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L'Unione informa |
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16 settembre 2009 - 27 Elul 5769 |
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alef/tav |
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Adolfo Locci, rabbino capo di Padova |
Nella
parashà di Vayelech, Moshè ha insegnato l'ultima delle 613 mitzwoth. E'
curioso che il computo delle mitzwoth inizi con quella della
procreazione (Bereshit 1:28) e termini con quella di scrivere un Sefer
Torà (Devarim31:19). Quando si diventa genitori biologicamente, forse, lo si deve già essere culturalmente... |
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Nell'imminenza
delle feste di inizio anno ebraico le sinagoghe di New York temono
attacchi terroristici, chiedendo più sicurezza di quanto la polizia
possa garantire. A offrire un rimedio è Rabbi Gary Moscowitz, 52 anni
di Queens, con il "Gruppo internazionale di ufficiali di culto per la
sicurezza" ovvero una task force di rabbini capaci di sparare,
destreggiarsi con le arti marziali e soccorrere eventuali feriti. Il
tabloid New York Post ha messo il team di Moscowitz in copertina, titolando "Don't mess with rabbis" (Non vi mettete contro i rabbini). |
Maurizio Molinari,
giornalista |
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Millenni di speranza, un atto di coraggio. A Ostia apre i battenti la sedicesima sinagoga di Roma
“Questo
evento ha dell’incredibile, nessuno avrebbe mai detto che quasi dopo
duemila anni di storia Ostia sarebbe tornata a ospitare una sinagoga: è
una grande scommessa per la Comunità Ebraica di Roma", con queste
parole il rav Riccardo Di Segni (nell'immagine
in basso) ha avvolto in un ideale abbraccio il numeroso pubblico
intervenuto all'inaugurazione della sedicesima sinagoga di Roma,
dal suggestivo nome Shirat ha Yam
e, riferendosi al nome della sinagoga che richiama alla mente il famoso
passo biblico, rav Di Segni ha aggiunto: "La cantica del mare è un
segno di liberazione e di forza, di fronte alle acque del Mar Rosso e
con gli egiziani che inseguono il popolo di Israele Mosè si rivolge a
D-o e D-o lo esorta a non rivolgersi a Lui ma ad agire. Ecco, noi
abbiamo sfidato gli elementi e siamo arrivati alla salvezza. Questo è
un luogo di preghiera ma anche un punto importante per la coesistenza
creativa ".
Fra le numerose personalità intervenute anche il professor Giorgio Israel, oggetto
negli scorsi giorni di infami minacce antisemite, che ha
sottolineato quanto sia difficile avere come riferimento delle
istituzioni che si trovano a trenta chilometri di distanza. Lo studioso
(nell'immagine assieme al Presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici, alla vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Claudia De Benedetti,
che in qualità di assessore ai giovani si è impegnata a dare alla
struttura la collaborazione e l'aiuto dell'ufficio giovani
nazionale e a molti altri partecipanti che si sono stretti
attorno a lui con calore e solidarietà), è uno dei numerosi potenziali
utenti della sedicesima sinagoga dell'area romana. La struttura di
Ostia - ha ricordato il Presidente Pacifici, che si è battuto
intensamente per conquistare il traguardo della sua realizzazione -
sarà destinata a essere non solo un luogo di preghiera, ma anche un
centro culturale e sociale in cui si terranno eventi e attività per
giovani e anziani. Erano presenti, fra gli altri, il presidente del XIII municipio romano Giacomo Vizzani e Loretta Kayon, rappresentante della Comunità Ebraica della zona.
Qui Torino - Una anno per ritrovare la fiducia
Che
gli ebrei torinesi possano ritrovare la reciproca fiducia consentendo
così alla Comunità di esprimere tutte le sue straordinarie possibilità.
Tullio Levi, Presidente della Comunità ebraica di Torino
Qui Torino - Un anno per fare del bene
Rosh
haShanà è una festa che non lesina sorprese. Quest'anno chi si recherà
al Bet ha-Kenesset sabato mattina e si attenderà di udire lo Shofàr
resterà, per così dire, deluso: di Shabbat non si suona! Ma non perché
si tratti di una Melakhah, di un "lavoro" proibito di Shabbat. Il
Talmud spiega infatti che il suono dello Shofàr è chokhmah, ma non è
melakhah! Si tratta in realtà di una disposizione cautelativa che i
Maestri hanno adottato per evitare che inavvertitamente lo si
trasportasse per la strada, cosa proibita di Shabbat. Che cautela, al
punto di sopprimere una Mitzwah della Torah, qual’è appunto il suono
dello Shofàr di Rosh ha-Shanà, per il timore che ciò comporti... una
trasgressione! Senza entrare in una discussione dettagliata delle
norme, credo che la disposizione dei Maestri ci voglia insegnare un
principio importante. Il merito non compensa una colpa. Se conseguire
una buona azione deve comportare una trasgressione, è meglio astenersi
dalla buona azione del tutto. La lezione è particolarmente importante
alla luce della mentalità corrente, basata invece sull'idea di riscatto
del "sì, però...": il bene di un gesto redime la parte negativa che
esso può implicare. Le Halakhot di Shabbat Rosh ha-Shanà ci inducono a
ragionare diversamente e a vedere le cose in modo un po' meno semplice.
Il bene non è una moneta di scambio. Prima di tutto, cerca di estirpare
il male facendo Teshuvah. Solo allora, il bene avrà davvero un valore. Shabbat Shalom e Shanah Tovah a tutti.
Rav Alberto Moshe Somekh, rabbino capo di Torino
Qui Firenze - Un anno per il rinnovamento
A
tutte le piccole e grandi comunità ebraiche italiane, un augurio di
Shanà Tovà, un anno di rinnovamento e ricostruzione della nostra
tradizione che tanto ha contribuito e tanto può ancora contribuire
all’ebraismo. Unendo le forze, tra maestri e allievi, rabbini e
comunità, Hashem ascolterà benevolmente le nostre preghiere.
Rav Joseph Levi, rabbino capo di Firenze
Qui Napoli - Un anno per crescere insieme
Rosh-haShanà
5770. Un nuovo anno sta per iniziare è consuetudine scambiarsi
auguri, fare progetti, darsi obbiettivi e rivisitare avvenimenti
dell’anno appena trascorso. Manifestazioni, scuole, conferenze ci
impegnano sempre al massimo delle nostre possibilità. Quest'anno
la Comunità Ebraica di Napoli con la sua sezione di Trani, è stata
città capofila della Giornata europea della cultura ebraica. La
manifestazione ha avuto una grande successo con la partecipazione
fattiva di autorità locali e istituzionali e un folto pubblico
interessato alla nostra cultura e alle nostre
tradizioni. Sono convinto che questa iniziativa e il
Festival della Cultura che ha seguito la giornata possano giovare
all’ebraismo italiano portando, dopo cinque secoli di assenza
dall’Italia meridionale, una nuova linfa vitale. Chiudo
con l’invito a partecipare numerosi alle attività delle Comunità.
Ognuno di noi fa vivere e crescere la propria comunità con la
preghiera, l’amministrazione, il sostegno economico, la partecipazione. Shana-Tovà a tutti
Pier Luigi Campagnano, Presidente della Comunità Ebraica di Napoli
Qui Parma - Un anno per Gilad Shalit, un anno per la speranza
Un
dolce augurio di buon anno, che possiate trascorrere in serenità, sia
con voi stessi che nei rapporti con gli altri. Con la speranza che
l’arrivo dell’anno nuovo coincida con la tanto attesa liberazione di
Gilad Shalit
Alexander Manea, Presidente della Comunità Ebraica di Parma
Dossier - Negba, il primo festival verso il Sud
Ha
preso il via durante la Giornata europea della cultura ebraica, è
durato cinque giorni (dal 6 al 10 settembre), giorni intensi, giorni di
riflessioni, di dibattiti, di festeggiamenti, per quello che è stato
definito il ritorno degli ebrei al Sud. Negba, dall’ebraico Verso Sud,
è stato il primo festival della cultura ebraica. Un successo di
pubblico inaspettato e partecipe. La Puglia è stata la regione scelta
per ospitare l’evento. Per ricostruire una piccola cronologia delle
decine di eventi, che si sono susseguiti per l’occasione, sul Portale
dell'ebraismo italiano, nella sezione dossier sono stati raccolti tutti gli articoli pubblicati dalla nostra redazione sul tema.
Dossier - Giornata europea della cultura ebraica 2009
Quali
sono gli eventi, le iniziative e le attività che sono state promosse in
occasione della decima edizione della Giornata della cultura ebraica? Da oggi, per voi, sul Portale dell'ebraismo italiano, nell'area dossier, una collezione di notizie e articoli pubblicati nei giorni passati sul tema.
Inizia male l’avventura in Champions del Maccabi Haifa
Il
risveglio dai sogni può essere talvolta molto brusco. È stato
sicuramente così per i tifosi del Maccabi Haifa, che hanno visto la
propria squadra sconfitta dal Bayern Monaco per tre a zero nella prima
partita del girone eliminatorio della Champions League. Dopo
l’entusiasmante cavalcata nei turni preliminari, che aveva mostrato la
solidità difensiva (tranne nel match casalingo con l’Aktobe) della
squadra, era lecito aspettarsi un risultato migliore. Nessuno si
illudeva che il Maccabi, alla seconda partecipazione alla massima
competizione europea, avrebbe avuto vita facile contro i bavaresi, ma
la netta sconfitta subita, ancora più pesante visto che avvenuta in
suolo amico (si giocava allo stadio Ramat Gan davanti a quasi
quarantamila spettatori), è una brutta botta da digerire. Eppure, fino
al goal del vantaggio tedesco, gli israeliani non avevano certo
demeritato, creando un paio di insidiose occasioni da goal sulle quali
si era opposto, non senza difficoltà, l’estremo difensore del Bayern.
Il pericolo corso ha avuto però l’effetto di “svegliare” la compagine
bavarese, fino ad allora poco appariscente, che ha scatenato le sue
“bocche da fuoco”. Così Van Buyten, difensore centrale belga,
approfittando di una situazione di gioco convulsa, ha portato in
vantaggio i tedeschi al sessantacinquesimo minuto gelando l’entusiasmo
dei supporter israeliani. Il Maccabi ha provato a reagire e si è
avvicinato al pareggio con Dvalishvili, ma la potente conclusione
dell’attaccante del Maccabi è stata ribattuta dal portiere tedesco. Il
match, pur senza ulteriori emozioni da una parte e dall’altra, è
rimasto in bilico fino agli ultimi minuti di gioco, quando una
doppietta micidiale del giovane Thomas Muller, talento proveniente
dalle squadre giovanili, ha messo definitivamente in ginocchio gli
israeliani. Tre a zero e tutti sotto la doccia. Appuntamento per il
possibile riscatto del Maccabi, tra due settimane in casa del Bordeaux.
Adam Smulevich
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Segnalibro di Marco Vigevani - Vasilij Grossman: "L’uomo non rinuncia mai volontariamente alla libertà"
“Avendo
appurato che l’essere umano china il capo di fronte a una violenza
senza limiti, è bene trarre anche un’ultima deduzione, utile per
comprendere l’uomo e le sue sorti future. Nella morsa della violenza
totalitaria la natura umana subisce un mutamento, si modifica? L’uomo
perde il proprio desiderio innato di libertà? […] Una mutazione della
natura umana implicherebbe il trionfo universale ed eterno della
dittatura, mentre l’anelito inviolabile alla libertà condannerebbe a
morte il totalitarismo. [...] Il desiderio congenito di libertà
non può essere amputato; lo si può soffocare, ma non distruggere. Il
totalitarismo non può fare a meno della violenza. Se vi rinunciasse,
cesserebbe di esistere. Il fondamento del totalitarismo è la violenza:
esasperata, eterna, infinita, diretta o mascherata. L’uomo non rinuncia
mai volontariamente alla libertà. E questa conclusione è il faro della
nostra epoca, un faro acceso sul nostro futuro.”
Da Vasilij Grossman, "Vita e destino" (scelta da Marco Vigevani, agente letterario) |
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Io nel mirino di prof allievi di Goebbels Non
è certamente per un pavido tentativo di mettersi al riparo ma per
mostrare fino a che punto di malafede si possa arrivare pur di
costruire dei capri espiatori se dico che quel che ha fatto il Gruppo
di lavoro sulla formazione degli insegnanti da me presieduto non aveva
nulla a che vedere col problema del precariato. Al contrario. La nostra
scelta è stata di separare il problema della formazione iniziale degli
insegnanti da quello del reclutamento e di occuparci soltanto del
primo, il che era peraltro prescritto dal decreto costitutivo della
commissione [...] […] In questi mesi, le polemiche in cui ci siamo
trovati sono state tutte civili, salvo qualche insulto isolato nei
limiti della norma. Ho registrato personalmente i soliti riferimenti al
mio ebraismo» da parte dei soliti estremisti, magari qualche caduta di
stile di un funzionario in pensione, qualche frasaccia sul mio cognome
(“è tutto un programma”), ma sono abituato dalla nascita a questi
detriti, che non mi fanno né caldo né freddo. Però stavolta è stato
passato un confine: non soltanto per la definizione di puparo ebreo»,
quanto per il parallelismo con Marco Biagi rafforzato da un riferimento
«teorico» insistito al fatto che, come allora Biagi sarebbe stato lo
strumento della costruzione del precariato in generale (cosa che
peraltro è un falso macroscopico), così oggi la sua operazione si
starebbe riproponendo nella scuola.[...] Giorgio Israel, il Giornale, 16 settembre 2009
La razzista dell'Onu che accusa l'Italia di razzismo La
“paladina” dei diritti umani che accusa l'Italia di discriminare i Rom
e di abbandonare in mare i clandestini? Una nemica viscerale di
Israele, una sfegatata sostenitrice dell'aborto, con un controverso
passato punteggiato di dichiarazioni accomodanti verso sanguinari
dittatori e movimenti terroristici. Navanethem Pillay, alto commissario
delle Nazioni Unite, che lunedì ha lanciato i suoi strali contro la
Penisola, conosce bene il Sudan e il suo presidente, Omar al Bashir,
rincorso da un mandato di cattura internazionale per crimini di guerra
e crimini contro l'umanità nel Darfur. Eppure il 9 dicembre del 2008,
desiderosa di non dispiacere al Paese africano, sottolineava
compiaciuta che la commissione d'inchiesta non ha riscontrato alcuna
politica genocida in Sudan. Dunque: italiani cattivi e Al Bashir
buono.[...] Fausto Biloslavo, il Giornale, 16 settembre 2009
L'Onu accusa Israele e Hamas «A Gaza crimini di guerra» [...]La
commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite ha lavorato cinque mesi a
raccolto 188 interviste, diecimila pagine di documentazione, 1.200
fotografie. Il professor Richard Goldstone e i suoi collaboratori,
un'inglese, una pakistana e un'irlandese, presentano un conto pesante.
E certo, accusano i Qassam lanciati sulle città israeliane, uno
stillicidio durato anni che ha provocato una decina di morti. Ma
soprattutto ce l'hanno con chi ha pestato più forte: Tsahal e «l' uso
sproporzionato della forza» durante le tre settimane d'operazione
Piombo Fuso, «la punizione collettiva» che ha Israele, difenditi. […] […]
Su queste possibili violazioni ci sono inchieste aperte dallo stesso
esercito israeliano. Però le conclusioni della commissione Goldstone
erano state contestate da Israele prima ancora che venissero messe nero
su bianco: il sospetto fu subito d'«una sentenza preconfezionata»
quando l'Onu, nominando l'organismo, non accennò agli attacchi di
Hamas. E ora che il giudice ha scritto cosa pensa, da Gerusalemme è il
ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, a parlare d'un «capitolo
vergognoso nella storia del diritto internazionale e del diritto dei
popoli all'autodifesa», accusando Goldstone d'essersi limitato «a
raccogliere testimonianze false- o unilaterali contro Israele». Francesco Battistini, Corriere della Sera, 16 settembre 2009
Il Perlasca della poesia Lo si ricorda come poeta e amico di poeti sommi quali il danese Johannes Joergensen o il russo Vjaceslav Ivanov. [...] [...]
Ma d'ora in poi quest'uomo amante del destino proprio, ma anche di
quello altrui, sarà ricordato per un altro motivo. Infatti, dopo le
meticolose verifiche della commissione presso lo Yad Vashem, l'ente
israeliano per la memoria della Shoah l'ha proclamato «giusto fra le
nazioni». E così anche il marchigiano Tullio Colsalvatico (pseudonimo
di Tullio Pascucci), va ad affiancarsi agli ormai quasi cinquecento
cittadini italiani, che hanno visto riconosciuto in vita, o dopo la
morte, il loro coraggio nella protezione degli ebrei durante la Seconda
guerra mondiale. [...] Marco Roncalli, Avvenire, 16 settembre 2009
Israele si divide sul film di Tarantino «In “lnglorious” ebrei troppo violenti» [...]
Meir Schnitzer, critico del quotidiano Maariv che ha già visto a Cannes
«lnglorious» accusa Tarantino «di mostrare i nazisti come persone
colte, e gli ebrei come barbari che spaccano teste». E incalza: «E'
revisionismo degno di David lrving (lo storico britannico condannato in
Austria perché nega l'Olocausto, ndr)».Tarantino però si difende: «Non
sono un moralista e non giudico i miei personaggi. Volevo mostrare
l'elemento della vendetta ebraica ma senza presentare le cose in bianco
o in nero».[...] Avvenire, 16 settembre 2009
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notizieflash |
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Netanyahu chiede al leader palestinese Abu Mazen “Un gesto coraggioso come quello di Hussein e Sadat” Tel Aviv, 16 set - "Abu
Mazen deve compiere un gesto coraggioso, deve dire al suo popolo che il
conflitto è finito. In questi mesi ha rafforzato la propria posizione.
Deve dunque spiegare al suo popolo che se firma un accordo, allora in
conflitto è terminato. Non ci potranno essere altre richieste. Non sarà
possibile per loro avere uno stato palestinese e continuare ad avanzare
pretese. Deve compiere un gesto straordinariamente coraggioso, come
hanno fatto prima di lui re Hussein e il presidente Sadat. Occorre
essere un leader, per farlo", così il premier israeliano Benyamin
Netanyahu, in un'intervista rilasciata al quotidiano Maariv,
ha parlato del ruolo di Abu Mazen sulle sorti del conflitto
israelo-palestinese. Da giorni intanto George Mitchell, l'emissario del
presidente americano Barack Obama è impegnato nella spola fra
Gerusalemme e Ramallah, nell'intento di rilanciare i negoziati di pace.
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei
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ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo
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