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L'Unione informa
 
    23 settembre 2009 - 5 Tishrì 5770  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
alef/tav    
  Adolfo Locci Adolfo Locci,
rabbino capo
di Padova
"Ricorda i tempi antichi, cercate di comprendere gli anni di generazione in generazione...." (Devarim 32:7). Il "Chafetz Chayym" (Rabbi Israel Meir HaCohen Kagan, 1838 - 1933) spiega che le parole "ricorda i tempi antichi" si riferiscono a epoche passate, mentre l'espressione "comprendere gli anni di generazione in generazione" riguarda i giorni futuri. Questa spiegazione si può ben collegare con un insegnamento del Ramchal (Rabbì Moshè Chayym Luzzatto, 1707-1746). Nella Mesillat Yesharim, il "bachur mi-Padova" insegna che per arrivare alla Kedushà (santità, distinzione), bisogna sviluppare diverse qualità, la prima delle quali è la "Zehirut - attenzione". Questa qualità, che si raggiunge per mezzo della Torà, permette di fare: 1) un'attenta analisi del nostro nostro "passato" per acquisire la consapevolezza degli errori commessi (per non ripeterli più) e delle cose giuste fatte (per continuare a farle); 2) di guardare al nostro "futuro" in una prospettiva di crescita e miglioramento.
I giorni che stiamo trascorrendo, sono molto propizi per iniziare seriamente questo percorso...
La coppia di cui più discute a Washington è composta da una musulmana e un ebreo. La prima è Huma Abedin, stakanovista, avvenente segretaria personale di Hillary Clinton. Il secondo è Anthony Weiner, deputato democratico eletto a Forest Hill-Flatbush, Brooklyn, in uno dei collegi a più alta densità ebraica d'America. Sulla carta non potrebbero essere più diversi: lei orgogliosa delle origini nell'Islam indo-pakistane, clintoniana di ferro e coperta di capi griffati; lui ebreo newyorkese sionista, obamiano doc, dal look talmente casual da apparire trasandato. Ma si amano, c'è chi dà per imminenti le nozze. Potrebbero presto  diventare una delle coppie più potenti dell'Amministrazione.
Maurizio Molinari,
giornalista
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  Segnalibro - Il sindacato inglese
e l'antisemitismo delle anime belle

vigevani La notizia è di pochi giorni fa: il congresso dei sindacati inglesi (TUC) e il sindacato dei docenti universitari inglesi hanno approvato a grande maggioranza il boicottaggio rispettivamente delle merci israeliane e dei contatti con le università israeliane in risposta all’operazione Piombo Fuso a Gaza . Si legge anche che sulla stessa strada del boicottaggio queste organizzazioni sono in compagnia dei sindacati sudafricani e di quelli irlandesi . Negli stessi giorni il rapporto Goldstone sulla guerra a Gaza - molto severo verso Israele – è stato criticato per la sua parzialità e inattendibilità da quasi tutti i giornali occidentali, Economist in testa, che hanno sottolineato come, nonostante le terribili perdite umane tra i palestinesi, Israele non abbia perseguito una guerra del terrore contro i civili, ma al contrario abbia cercato di evitare in moltissimi casi vittime civili . Qui non si tratta più soltanto del solito “usare due pesi diversi” verso Israele e verso tutti gli altri paesi, qui si tratta - e diciamolo una volta per tutte – dell’antisemitismo delle anime belle, quello che dà sfogo all’odio e lascia la coscienza immacolata.

Marco Vigevani, agente letterario



"Unesco: con l'elezione di Irina Bokova
si allontanano le ombre di antisemitismo"


Nirenstein"Esprimiamo la nostra soddisfazione per la vittoria della candidata bulgara Irina Bokova sul candidato egiziano Farouk Hosni alla Direzione dell’Unesco.
Da mesi, la candidatura di Hosni si prospettava come un’ombra sul ruolo che dovrebbe svolgere l’Unesco rispetto alla promozione della cultura nel mondo: Hosni, infatti, aveva espresso nel passato posizioni pesantemente antisemite e anti-occidentali, pur rivestendo (e da ben 22 anni!) l’importante ruolo di Ministro della Cultura egiziano.
Hosni aveva fatto ripubblicare in Egitto i Protocolli dei Savi di Sion, aveva dichiarato il proprio disprezzo per la cultura ebraica e l'aveva cancellata dal suo paese con tutte le sue forze, aveva promosso la diffusione di tesi negazioniste dell’Olocausto e aveva anche boicottato e censurato autori arabi colpevoli di aver scritto testi che non combaciavano con le sue idee.
Siamo lieti che un candidato come Hosni non sia stato accettato dal consesso internazionale, pur rispettando il suo paese e il suo popolo dalla cultura millenaria: Hosni è stato bocciato grazie alla profonda consapevolezza, espressa anche dai molti deputati italiani di tutte le parti politiche che hanno firmato il nostro appello al Consiglio Esecutivo dell’Unesco, che la cultura debba avere un carattere aperto e universale. E' una vittoria della coscienza civile. Ci congratuliamo infine con la neo Direttrice Irina Gueorguieva Bokova, la prima donna a ricoprire questo importante ruolo".


Dichiarazione dell’onorevole Fiamma Nirenstein (Pdl), Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera



 
 
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  noterelleNoterelle - Giustizia cechata

La giustizia è cieca, come indicano numerose immagini femminili che la ritraggono con una benda sugli occhi? Anche la Sinagoga, come la Giustizia, non vede. Adriano Prosperi (Giustizia bendata: percorsi storici di un’immagine, Einaudi, 2008) fa venire in mente questa curiosa simmetria. In molte Chiese d’Italia la Sinagoga è cieca; una donna che reca in mano una iscrizione vermiglia: Ego sum cechata a regno Dei separata. Nelle allegorie, evidentemente, esiste una cecità positiva e una negativa.
Adesso che in Italia, per fortuna, i rapporti fra Chiesa ed Ebrei non sono più color sangue-vermiglio come ai tempi descritti da Prosperi, la Legge potrebbe diventare il luogo per un confronto sereno. Diritto italiano e diritto ebraico sono tesori preziosi, non ecessariamente fra loro in conflitto. Il figlio del Rabbino di Mantova, Lodovico Mortara, è potuto diventare Guardasigilli nell’Italia liberale. In aiuto agli ebrei è venuto il diritto romano, nei primi anni Trenta, quando illustri cattedratici dottamente dimostrarono a rozzi colleghi l’incompatibilità fra il razzismo e la natura pluralistica del diritto romano (multietnica, si direbbe oggi). E’ una ricchezza in più sapere analizzare casi giudiziari da più punti vista, come saper parlare più lingue straniere.
Il diritto ebraico potrebbe ad esempio venire in soccorso per risolvere la piaga italica dei conflitti d’interesse e appianare i rapporti fra Magistratura e Politica, che nell’Italia odierna sono più vermigli (e cechati) che altrove. Noi stolidi buoni ci addentriamo in tali
controversie servendoci sempre del condizionale. E preferiamo non prendere a bersaglio il conflitto d’interessi di cui tutti già parlano. Per il diritto ebraico l’ibrido come forma di impurità va snidato ovunque. Può un Magistrato diventare Ministro? Può un Comico fondare un partito? Per il Magistrato risponde Arturo C. Jemolo, uno dei giuristi ebrei-cristiani nel Novecento fra i più competenti, che nel 1946 aveva implorato i Costituenti: “Sarà utile stabilire che il Magistrato non possa lasciare il suo ufficio di giudice per andare a sedere ad un tavolo di Ministero” (Che cos’è la Costituzione, Donzelli, 2008, p. 43). Per il Comico risponde da Vienna un altro ebreo anticonformista, Karl Kraus, che in ogni ibridismo trovava qualcosa di impudico, di indecente. Come un poeta che recita in pubblico le sue poesie. O un cuoco che mangia.

Alberto Cavaglion

 
 
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Un successo bulgaro 

L'ambasciatore bulgaro in Francia, Irina Bokova, è il nuovo direttore generale dell'Unesco. Ma la vera notizia è chi direttore non è riuscito a diventarlo: Farouk Hosni, ex ministro della Cultura egiziano, che si è guadagnato la notorietà con il suo vivido antisemitismo. Con un profilo fatto di libri israeliani che andrebbero messi al rogo e odio per Israele bevuto nel latte materno , Hosni aveva le carte in regola per guidare un consesso politicamente corretto come quello dell'Unesco e fino a ieri le dichiarazioni di voto gli assicuravano 32 preferenze su un totale di 58. La reputazione di Hosni è peggiorata, se possibile, quando ha rivelato di aver protetto i terroristi palestinesi dell'Achille Lauro. Ieri sera a Parigi tutte queste cose hanno contribuito a sovvertire il pronostico. La procedura di elezione prevede una serie di sessioni a scrutinio segreto con il vincolo di una maggioranza qualificata che via via si alleggerisce. Più si va avanti, più i voti dei delegati pesano. Dei nove candidati originari, al momento del voto sette avevano abbandonato l'aspirazione a dirigere l'organo culturale delle Nazioni Unite, lasciando che si giocassero la sfida Hosni, favorito da tutti i pronostici, e l'ex ministro degli Esteri di Sofia. Nei primi scrutini la situazione si era stabilizzata su un pareggio: 29 a 29. Nella quinta votazione l'ultima prima che il bizzarro regolamento dell'Unesco affidi tutto al lancio della moneta due delegati hanno cambiato voto, passando dalla parte di Bokova. Sembra che l'ultimo, improvviso cambio non sia stato esplicitato nelle dichiarazioni di voto, quanto piuttosto deciso da due delegati in contrasto con le loro stesse parole. Chi sono questi due paesi è dato soltanto supporlo. Dall'inizio del dibattito su Hosni, l'Italia aveva dichiarato sostegno al candidato egiziano per onorare la promessa fatta due anni fa da Silvio Berlusconi al presidente dell'Egitto, Hosni Mubarak. Fonti della Farnesina dicono che il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha mantenuto fede alle promesse e non ha cambiato voto all'ultimo momento, nonostante gli scrutini iniziassero a prendere una piega inaspettatamente sfavorevole a Hosni. Allo stesso modo dovrebbero aver votato anche altri due paesi dell'area mediterranea, Spagna e Grecia. Curioso il caso francese: dopo aver sostenuto l'egiziano, il governo francese è stato preso in contropiede da un movimento intellettuale e popolare fortemente contrario al fanatismo antisemita di Hosni. Secondo Gianni Vernetti, deputato del Pd, già sottosegretario alla Farnesina e protagonista di una fiera opposizione culturale alla candidatura di Hosni, "la posizione contrastata della Francia potrebbe aver fatto cambiare alcuni equilibri". Al di là delle speculazioni, a Vernetti interessa il risultato:"E' un fatto molto positivo, abbiamo scampato un grande pericolo e le pressioni in Parlamento hanno funzionato". Una fonte francese sostiene un'identica versione a parti invertite: sarebbe stata l'Italia a cambiare idea sulla scorta di un movimento d'opinione (i lettori del Foglio me sanno qualcosa) ner impedire che la virulenza antisemita finisse a capo di una prestigio- sa organizzazione internazionale. Anche gli Stati Uniti pottrebbero aver influito sulla vittoria di Irina Bokova. Secondo alcune indiscrezioni, le cose sarebbero andate così: l'America avrebbe chiesto a Israele di dettare una linea nei confronti di Hosni; Gerusalemme avrebbe sostanzialmente rinunciato a dare suggerimenti, sgravando di fatto gli Stati Uniti dal ruolo di apripiista della fronda anti Hosni e confermando il basso profilo che i vertici di Israele, il primo ministro Benjamin Netainyahu in testa, avevano deciso di tenere nei confronti del candidato egiziano. Strategia a parte, conforta il risultato: "Aver respinto l'esponente di un violento antisemitismo è senz'altro un'ottima notizia", dice al Foglio il deputato del Pd Emanuele Fiano, un altro che insieme a un combattivo gruppo di intellettuali, tra i quali l'editorialista di punta dell Corriere della Sera, Pierluigi Battista, aveva fatto pressione perché l'Italia non sostenesse Hosni. Da ieri sera l'Unesco ha il suo primo direttore generale di un paese dell'ex blocco sovietico che sta cercando una via verso occidente; se fosse stato eletto l'egiziano Hosni, sarebbe stato il primo di un paese arabo. Nessuno avrebbe immaginato una nemesi più dolce. 

Il Foglio, 23 settembre 2009

 
 
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notizieflash    
 
 
L'Anti-defamation League plaude all'Italia:                                       
"E' la voce più chiara e più forte" contro l'antisemitismo
New York, 23 set-
 Il ministro degli Esteri Franco Frattini, in visita a New York, ha ribadito davanti agli esponenti - tra gli altri - dell'Anti-defamation League, dell'American Jewish Committee e del World Jewish Congress, la volontà di spendersi per una battaglia che - secondo l'opinionevministro - rientra tra le priorità del governo italiano. Il capo della Farnesina ha voluto ritagliare uno spazio consistente per quello che sta ormai diventando un incontro tradizionale, a testimonianza del feeling particolare tra Roma, Israele e gli esponenti dell'ebraismo mondiale. "Quella italiana, ha osservato Abe Foxman, direttore storico dell'Anti-defamation League, "é la voce più chiara e più forte" in Europa nella lotta all'antisemitismo. E non è un caso, ha notato, che l'Italia sia anche "l'alleato più stretto" di Israele tra i Ventisette. I legami energetici di Roma con l'Iran dell'antisemita Mahmud Ahmadinejad? "Non è il solo Paese europeo ad averli", ha obiettato Foxman. E comunque questo non gli impedisce di avere una "visione chiara" di quello che succede in Medio Oriente. Dan Mariaschin, del B'nai B'rith International, ha indicato l'Italia come "modello per il resto d'Europa". "C'é profondo apprezzamento" per le posizioni italiane, ha detto, a partire dal boicottaggio di Durban II, la conferenza Onu di Ginevra sul razzismo che - egemonizzata da alcuni stati arabi - é finita poi per scadere nell'antisemitismo. "Peccato - si è dispiaciuto Mariaschin - che altri Paesi europei non l'abbiano seguita".
 
 
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