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L'Unione informa
 
    30 settembre 2009 - 12 Tishrì 5770  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
alef/tav    
  Locci Adolfo
Locci,

rabbino capo
di Padova
Venerdì inizierà la festa di Sukkot (15 di Tishrì) che tradizionalmente è definita zeman simchatenu - epoca della nostra gioia. A cosa si collega questa gioia. Il Gaon di Vilna (Eliyahu ben Shlomo Zalman; 1720-1797) spiega che le 'ananè kavod (le nubi della gloria, simbolo della Presenza e della protezione divina sul popolo d'Israele) si erano dissolte quando fu commessa la colpa del vitello d'oro. Moshè rabbenu, intercesse per il popolo e tornò dal monte, il 10 di Tishrì, con il perdono divino e l'ordine di costruire il Mishkan. Il 15 di Tishrì tornarono le nubi ed ebbe inizio la costruzione del tabernacolo. I nostri padri espressero allora la loro gioia quando, attraverso il ritorno delle nubi e la costruzione del Tabernacolo, sentirono di aver ricevuto il perdono divino. Prendere il Lulav, costruire e abitare nella Sukkà, sono le mitzwoth che ci permetteranno di sentire ed esprimere, come i nostri padri, la gioia per il ricevimento del nostro perdono divino. Chag Sameach a tutti.
“L’ebraismo inteso come sinagoga si riduce a un’astratta confessione religiosa che non figura neppure all’anagrafe. Ad esso ci legano solamente dei dolci ricordi famigliari, delle melodie popolari e qualche ricetta di cucina. .. L’ebraismo in noi non dovrebbe essere risvegliato il giorno di Kippur, dalla preghiera per i morti, ma tutti i giorni e dai vivi...Il discredito che ha colpito la religione non proviene dalla svalutazione del divino, ma dal suo addomesticamento". Emmanuel Levinas “Com’è possibile l’ebraismo?”, L’Arche, 1959. Marco
Vigevani,

agente letterario
vigevani  
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  a serious manCinema - Nel grande ritorno dei fratelli Cohen
c'è un Giobbe di provincia che non si arrende

Presentato in questi giorni a Toronto nel corso del recente Festival del Cinema Internazionale, A Serious Man è l’ultimo film dei fratelli Coen. Dopo aver vinto l’Oscar con No Country for Old Man, i due
cineasti mettono in scena una commedia nera con elementi autobiografici e riferimenti alla vicenda biblica di Giobbe. Protagonista della vicenda, ambientata nella Minneapolis del 1967, è Larry Gopkin (Michael Stuhlbarg), professore di Fisica alla locale Università. Larry vorrebbe essere preso sul serio, ma le persone che lo circondano gli mancano di rispetto e la sua vita si rivela difficile. A casa la situazione non è proprio ideale: suo fratello Arthur (Richard Kind), senza lavoro, ha occupato permanentemente il divano; la moglie Judith (Sari Lennick) vuole lasciarlo per uno dei suoi amici, il serio e seducente Sy Ableman (Fred Melamed); la figlia Sarah (Jessica McManus) sta risparmiando i soldi per rifarsi il naso mentre il figlio Danny (Aaron Wolff) si prepara al Bar-Mitzvah ascoltando i Jefferson Airplane e fumando erba.
Intanto all’università uno studente cerca di corromperlo per poi denunciarlo mentre una campagna di lettere anonime rischia di costargli il posto di ruolo. Una serie di eventi che metterebbe alla prova la pazienza di un Giobbe, spinge Larry, ormai sull’orlo dell’esaurimento, a chiedere aiuto al saggio e sfuggente rabbino Nachter (George Wyner). Ma prima dell’udienza con lui dovrà passare da altri suoi due colleghi, il primo e il secondo rabbino.
Significativamente, il prologo del film è una sequenza ambientata in uno shtetl della Polonia: una serie di personaggi è intenta a discutere (in Yiddish) il senso della vita e il volere divino. Nell’America dell’integrazione e del successo, l’Ebreo Larry, da sempre ma nuovamente emarginato, riprende quelle discussioni per cercare di capire cosa gli sta capitando. Il professore di fisica, lo scienziato che basa la sua ricerca sulla certezza dei dati scientifici, deve ammettere i suoi limiti e rivolgersi ai rabbini per sentirsi dire che non tutto ha una spiegazione e che ci sono fatti che rimangono a noi incomprensibili.
Come incomprensibili e assurdi sono certi momenti del film: la vicenda di un dentista che trova una serie di lettere ebraiche che dicono “Aiutami” sui denti di un gentile, la vicina di casa di Larry che prende il sole in giardino nuda e gli si offre, la sequenza del bar-mitzvah girata dal punto di vista di un adolescente completamente ‘fatto’ e le fantasie di un gruppo di WASPS intorno all’idea di una caccia all’Ebreo.
C’è un’amarezza di fondo nel film che non sappiamo quanto sia autobiografica. I Coen hanno vissuto a Minneapolis prima di lasciarla per andare all’Università. Il film si concentra però non su un personaggio che cerca di fuggire la soffocante provincia (come avviene spesso in tanti film autobiografici), ma su un uomo che invece di mollare tutto resta per condurre quella ricerca propriamente ebraica sul senso della sua esistenza e sul disegno che D-o riserva al popolo ebraico.

Rocco Giansante



"Essere tra identità ed esperienze di confine" intercultura
e identità eterogenee in un convegno alla Sapienza di Roma


locandina"Non ho mai avuto il bisogno di semplificare me stesso o di creare un'unità artificiale attraverso negazioni. Accetto la mia complessità, e spero di avere ancora più aspetti in me di quelli di cui sono ora consapevole". Si esprimeva così Gustav Landauer, ebreo di lingua tedesca, studioso di cultura inglese e russa, fautore di un comunismo anarchico ispirato da fonti religiose ebraiche e cristiane vissuto fra la fine dell''800 e il primo ventennio del '900, il cui pensiero è uno degli elementi che ispirano il Convegno organizzato dalla Facoltà di Filosofia dell''Università la Sapienza di Roma e che si svolgerà oggi e domani a Villa Mirafiori sede della Facoltà. "Il Convegno si propone di mettere a fuoco il tema, oggi molto importante e significativo, dell'inter-cultura, delle identità eterogenee, dei labili confini tra le religioni e le nazioni" spiega la professoressa Irene Kajon coordinatrice del convegno che viene organizzato a cura del gruppo interdisciplinare Progetto Ateneo Sapienza su "Minoranze e visione dell'altro". La giornata odierna vedrà il susseguirsi degli interventi del rav Roberto Della Rocca, direttore del Dipartimento Educazione e Cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane,  e dei professori Donatella Di Cesare,  Marco Morselli, Stefania Biagetti, Roberto Bordoli con il coordinamento di Irene Kajon. Domani si susseguiranno invece gli interventi dei  professori Chiara Adorisio, Cristina Guarnieri, Katja Tenenbaum, Paolo Piccolella, Laura Salmon, Silvano Facioni, Laura Quercioli Mincer, Alessandro Gebbia e Fiorella Gabizon.




Un libro per ricordare gli anni del Circolo Weizmann,
pagine della nostra cultura e della nostra identità


circolo weizmann"Quando iniziò la travolgente parabola del Circolo Weizmann ero troppo giovane per partecipare, ma ne sentii fortemente gli effetti indiretti: non si parlava di altro, [...] la Comunità scopriva improvvisamente la psicoanalisi, c'era la corsa a partecipare o perlomeno ad ascoltare [...]" Scrive il rav Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità Ebraica di Roma, nella prefazione del volume  Il Circolo Weizmann, Identità e cultura nella vita della Comunità Ebraica di Roma degli anni '60 e '70 a cura di Bice Migliau direttrice del Centro di Cultura ebraica di Roma, che sarà presentato oggi pomeriggio al Centro Bibliografico dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane alle ore 17.45.
Il libro edito dal centro di Cultura ebraica con il contributo della regione Lazio sarà presentato da Mario Toscano, Lia Levi, Natan Orvieto e Gianni Yoav Dattilo. "Il volume intende testimoniare un'esperienza importante della vita della Comunità di Roma negli anni '60 e ci restituisce l'immagine di una comunità vitale che, dopo le tragiche vicende della persecuzione e della Shoah, mostrava un grande desiderio di ricostruzione" spiega Mario Toscano, nell'analizzare il principio ispiratore del volume che getta un fascio di luce sull'esperienza del Circolo Weizmann, luogo di confronto e di scambio di idee e soprattutto sulla figura del suo fondatore, Gianfranco Tedeschi, noto psicoanalista junghiano e presidente, in quegli anni, della Comunità ebraica di Roma, scomparso nel 2003.
 
 
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  anna momiglianoRothscild Boulevard - Un microago israeliano per aiutare le popolazioni che soffrono
 

Obiettivo: più vaccino per tutti. Specie per i Paesi più poveri, per i quali è assai difficile garantire un'adeguata copertura ai propri cittadini in vista di una maggiore diffusione dell'influenza A.
Una piccola azienda bio-medica israeliana sostiene di avere trovato una soluzione per rendere i vaccini più efficaci dell'80%, attraverso l'utilizzo di un micro-ago. NanoPass è una start up - otto persone in tutto - basata a Ness Ziona, nella zona centrale di Israele. Come suggerisce il nome, è specializzate in nanotecnologie biomediche. Qualche mese fa la piccola società ha brevettato un micro-ago, adattabile alle siringhe attualmente in commercio, ma appena visibile all'occhio nudo, date le sue ridottissime dimensioni. Il prodotto, nato con l'obiettivo principale di ridurre il disagio nei pazienti, avrebbe già ottenuto la certificazione CE e sarebbe in attesa dell'autorizzazione dell'americana Food and Drug Administration, stando a quanto riferiscono fonti della compagnia. Inoltre la start-up ha firmato un accordo con l'Infectious Disease Research Institute di Seattle. Insomma, si tratta di un progetto bene avviato, che però è nato principalmente per ridurre i disagi nei pazienti dei Paesi ricchi, non per aumentare la diffusione dei vaccini nei Paesi poveri. Adesso però i creatori del micro-ago sostengono che questa nuova tecnologia potrebbe essere cruciale nel piano di vaccinazioni per l'influenza A e per altre vaccinazioni di massa: “Test clinici recentemente pubblicati sulla rivista Vaccine provano che [l'utilizzo del micro-ago] può ridurre la dose di un regolare vaccino per l'influenza stagionale, preservando la sua efficacia”, dice l'amministratore delegato Yotam Levin. “In pratica questo significa che le autorità possono utilizzare la quantità di vaccino che hanno acquistato, per vaccinare almeno il doppio, se non il triplo, di persone”. Adesso è ancora presto per cantare vittoria. Ma se confermata da studi più approfonditi, la scoperta di questa piccola azienda israeliana potrebbe trasformarsi in uno strumento preziosissimo per diffondere molti tipi di vaccino nei Paesi in via di sviluppo.

Anna Momigliano
 
 
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Così l'assassino più alto in grado a Teheran ha ucciso 
anche a Roma

Il ministro della Difesa iraniano Ahmad Vahidi ha appena lanciato minacce a Israele, che se proverà ad attaccare le installazioni nucleari della Repubblica islamica finirà con l'esalare l'ultimo respiro. Vahidi è noto per essere stato il comandante dell'unità Forza Quds che ha perpetrato nel 1994 l'attacco all'associazione ebraica di Buenos Aires; lasciando a terra 85 morti. Le squadre di soccorso argentine lavorarono notte e giorno per estrarre i corpi di decine di sepolti vivi, invitando la folla al silenzio per poter ascoltare le grida dei superstiti da sotto i detriti. La successione di uccisioni politiche da parte del regime di Teheran, gli omicidi a catena , iniziò durante la presidenza di Rafsanjani. Vahidi fu il killer seriale che raggiunse in Europa, uno dopo l'altro, gli obiettivi da abbattere. Quel che non si sa è che il ministro Vahidi ha colpito anche a Roma, in una stradina del quartiere di Montesacro. I suoi uomini uccisero come in un agguato mafioso Naghdi Mohammed Hussein, l'ex plenipotenziario iraniano presso la Santa Sede passato all'opposizione. [...]
Giulio Meotti, Il Foglio - 30 settembre 2009

Israele trema e si prepara. L'Iran potrebbe colpire 
da un momento all'altro

Teheran andrà avanti con il suo programma nucleare. Americani ed europei si preparano a inasprire le sanzioni economiche. Israele, invece, si prepara a difendersi da un possibile attacco: un'eventualità che sembra meno lontana, da quando Teheran ha annunciato due giorni fa di essere in possesso di missili a lunga gittata, ma per la quale Gerusalemme si sta preparando già da diversi mesi. Le ragioni di preoccuparsi ci sono. Proprio il giorno dopo avere testato il missile a lunga gittata, e tre giorni dopo avere annunciato l'esistenza di un sito per l'arricchimento dell'uranio vicino alla città di Qom, l'Iran ha ribadito la propria intenzione a perseguire l'energia atomica: «Non discuteremo nulla che abbia a che vedere con i nostri diritti nucleari, ma possiamo discutere di altre questioni generali«, ha detto ieri Ali Akbar Salehi, capo dell'Organizzazione atomica iraniana.[...]
Anna Momigliano, Il Riformista - 30 settembre 2009
 
Arriva il motore di ricerca di Allah
Di Google ce n'è uno solo ma ha mille volti. Musulmano, ebreo. C'è chi cerca di plasmarlo ai propri fini, cambiandone il nome e i contenuti. Chi lo adatta ai propri valori religiosi. E così, del motore di ricerca più cliccato al mondo, che proprio in questi giorni festeggia il suo primo decennio di vita, negli ultimi tempi proliferano versioni riviste e corrette. Annacquate, un po' ridicole ma senza dubbio molto originali, che dimostrano come Google sia ormai entrato a fare parte della vita di tutti, inclusi coloro che più lo temono. Interfaccia attraverso cui passa l'informazione globale, Google è al tempo stesso amato e odiato. Amato da chi segue e vive la libertà, da chi ha un grande bisogno di comunicare e di vivere gli eventi. Odiato da chi teme l'energia che viaggia sul web. Molti regimi tirannici, come quello iraniano ma anche quello cinese, tentano di soffocarlo (Pechino c'è riuscita costringendo Google all'autocensura). [...]
Silvia Marchetti, Liberal - 30 settembre 2009

Lettere al Direttore
Gentile professor Israel, per non ingombrare eccessivamente la sua posta mi sono astenuto dallo scriverle in occasione delle gentili espressioni a lei indirizzate su un blog e poi uscite sulla stampa ove senz'altro la si qualificava ebreo per l'imperdonabile peccato di tentare di introdurre elementi di buon senso nel folle carrozzone dell'istruzione pubblica in Italia, ricordando sinistramente il caso Biagi.[...] La cosa capita proprio in questi giorni, in cui stavo leggendo, con vero godimento intellettuale, il suo bellissimo libro Chi sono i nemici della scienza [...]. Continui così, professore. La sua semplice esistenza sembra dar fastidio, il che è quanto di meglio un uomo, e più ancora un intellettuale, può realizzare nella vita [...].
Alberto Hermanin, Il Foglio -  30 settembre 2009

 
 
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notizieflash    
 
 
Rapporto Goldostone sull'operazione Piombo Fuso,                  
il premier israeliano pensa a una consultazione
Gerusalemme, 30 sett -
“Unilaterale e venato di razzismo” così Israele definisce il rapporto Goldstone delle Nazioni Unite sull'operazione Piombo Fuso contro Hamas a Gaza. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha indetto per oggi una consultazione ad alto livello per esaminare le ripercussioni internazionali di tale rapporto. La consultazione è stata convocata da Netanyahu, secondo la radio militare, dopo che ieri a Londra è stato richiesto da una organizzazione palestinese (e poi respinto) un mandato di arresto nei confronti di Ehud Barak, per asseriti "crimini di guerra". In quanto ministro della difesa, Barak gode in Gran Bretagna di immunità: ma i dirigenti israeliani si chiedono adesso cosa sarebbe avvenuto se la medesima richiesta fosse stata avanzata nei confronti di altri responsabili. Una delle ipotesi esaminate oggi da Netanyahu sarà l'indizione in Israele di una 'Commissione di verifica' dell'operazione Piombo Fuso: ciò per rispondere alla tesi di Goldstone secondo cui l'operato dei responsabili militari israeliani a Gaza non è stato finora indagato in maniera soddisfacente. Il quotidiano Yediot Ahronot sostiene che il ministro Barak ha già chiesto
in merito il parere del giudice Aharon Barak, ex presidente della Corte Suprema israeliana. Ma in seguito il ministero della Difesa ha smentito la notizia e ha precisato che ritiene sufficienti le inchieste interne su 'Piombo Fuso' condotte dall'esercito israeliano, e dunque si oppone alla costituzione di alcuna 'Commissione di verifica'.
 
 
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