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L'Unione informa |
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6 ottobre 2009 - 18 Tishri 5770 |
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alef/tav |
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Roberto
Della Rocca, rabbino |
Il primo a costruire delle sukkòt, capanne, è Giacobbe (Genesi, 33;17) dopo il particolare incontro con il gemello Esaù dopo venti anni di separazione. Esaù
vorrebbe portarsi dietro Giacobbe il quale rifiuta
l'invito dicendo di voler procedere secondo il suo ritmo scandito
dal passo dei bambini e della melachah da svolgere, cioè il lavoro da
compiere e l’opera che il destino gli ha assegnato. Potrebbe
giustificarsi dicendo, a giusta ragione, vado più lentamente perché
sono zoppo, ma preferisce non "sfruttare" il dolore che gli è stato
inflitto e dire piuttosto, vado lentamente perché ho i bambini, il
gregge, non posso andare alla tua velocità. E' in questo stesso
contesto che la Torah definisce Giacobbe shalem,
integro e completo. A un fratello che mostra i muscoli che gli dice:
"io ho molto...", Giacobbe, rimasto piccolo, risponde fiero: "io ho
tutto....". E' con questi messaggi sempre attuali che la Torah ci
presenta l'esperienza delle sukkòt. |
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Si teme meno il mondo senza Dio che il mondo con Dio, perché a nessuno piace di essere osservato da vicino. |
Vittorio Dan Segre,
pensionato |
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La cultura, l'Osservatorio 'Articolo3', il dialogo con i concittadini. Gli ebrei di Mantova progettano il futuro testimoniando il passato
Una
storia immensa da testimoniare, una città simbolo dell'Italia della
cultura, una Comunità ebraica piccola, complessa e gloriosa da
governare. Un passato da raccontare e un futuro tutto da inventare
assieme ai concittadini. Ne parliamo con Fabio Norsa, (nell'immagine
circondato da un gruppo di giovani della sua città durante una delle
visite ai luoghi di sterminio in Polonia che il Comune offre agli
studenti), Presidente della Comunità Ebraica di Mantova e Consigliere
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Presidente,
prima di tutto un commento sul Festival della Letteratura che si è
svolto questo autunno e che attira a Mantova centinaia di migliaia di
italiani attenti al mondo della cultura. Anche quest’anno è
stato un grande successo, di pubblico e di contenuti. Un momento magico
per la città di cui ha beneficiato indirettamente anche la comunità
ebraica. Abbiamo un grande vantaggio, il fatto che il Festival coincida
spesso con le nostre festività. Negli anni scorsi, per esempio, abbiamo
avuto in sinagoga Amos Oz e Gad Lerner e ciò ha contribuito a
catalizzare ancora di più l’interesse della gente nei nostri confronti. Nel corso delle varie edizioni della manifestazione letteraria avete presentato qualche libro sul mondo ebraico mantovano? L’anno
scorso, sui banchi del Festival, era in vista “Il giardino degli
ebrei”, un dettagliatissimo volume, edito da La Giuntina, che racconta
la storia dei cimiteri ebraici del mantovano, memoria storica e
culturale della nostra presenza sul territorio. Una considerazione sulla Giornata Europea della Cultura Ebraica che si è svolta recentemente. Com’è andata a Mantova? Bene,
c’è stata una buona affluenza, milleduecento persone circa, che hanno
visitato i numerosi siti ebraici in città e provincia. Questo è un
territorio ricco di presenza ebraica, una volta c’erano ben
sessantaquattro insediamenti nella zona. Adesso sono molti meno ma
l’interesse che ci circonda è davvero considerevole. Questo si deduce
anche dai dati della raccolta dell’Otto per Mille, analizzando i quali
si può riscontrare come a Mantova ci sia il numero più elevato,
proporzionalmente al numero di abitanti, di persone che hanno scelto
l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Un risultato straordinario,
se si pensa che gli ebrei in città sono solo un centinaio. Pochi
ma buoni, verrebbe da aggiungere. Quali sono le maggiori difficoltà e
le sfide principali da affrontare nella gestione di una piccola
comunità come quella mantovana? Innanzitutto
vorrei sottolineare come mandare avanti una piccola comunità sia
probabilmente più facile che essere a capo di una grande, nonostante le
evidenti problematiche causate dalla scarsità di risorse umane a
disposizione. C’è un contatto più immediato con le persone ed è
possibile tenere più facilmente tutto sotto controllo. Nel nostro caso,
viviamo molto sul volontariato ed è per noi indispensabile l’impegno in
prima persona dei consiglieri. Possiamo contare inoltre su un ottimo
rapporto con le istituzioni locali, con le quali collaboriamo in molti
progetti, come ad esempio “Articolo 3, Osservatorio sulle
discriminazioni”, forse il fiore all’occhiello delle iniziative a cui
partecipiamo. Ci vuole descrivere di che cosa si occupa l’Osservatorio? Volentieri.
È un’esperienze unica nel suo genere sul territorio italiano. Sostenuto
da Comune, Provincia e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane,
riunisce realtà eterogenee (ebrei, sinti, Arcigay e disabili) e
monitora costantemente che non avvengano discriminazioni nei confronti
di questi soggetti e più in generale nei confronti di persone
svantaggiate, come immigrati e minoranze. Andiamo spesso nelle scuole a
parlare della nostra attività e, al fine di potenziare le funzioni
dell’Osservatorio, stiamo pensando di aprire a breve uno
sportello per il pubblico e una rete di consulenza legale.
Adam Smulevich
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pilpul |
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Un intervento per salvare la Memoria
Oggi o al massimo domani dovrebbe essere definitivamente approvata la
proposta di legge riguardante il finanziamento del Centro di
Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC), presentata alla Camera a
prima firma dell’onorevole Alessandro Ruben e sottoscritta, in perfetto
spirito bipartisan, da altri 15 deputati. Dopo
un rapido esame e conseguente approvazione presso la Commissione
Cultura della Camera, la proposta è approdata al Senato alla fine di
luglio. Al termine delle vacanze estive, le Commissioni del Senato
competenti in sede consultiva (Affari costituzionali e bilancio) hanno
espresso il proprio parere (in gergo tecnico: non ostativo). Manca ora
soltanto il completamento della discussione e la votazione finale sul
provvedimento nella Commissione Cultura, che speriamo possa avvenire
questa settimana. La proposta di legge (alla Camera contrassegnata
dal n. 2500 e al Senato dal n. 1733) prevede la concessione di un
contributo di 300 mila euro annui, a decorrere dal 2009, a favore della
Fondazione CDEC, allo scopo di sostenerne l’azione di perseguimento dei
fini istituzionali.
Valerio Di Porto, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane |
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rassegna stampa |
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Ci sono progressi per il museo della Shoà a Roma, come riferiscono tutti i giornali della capitale (per esempio Messaggero, Corriere, Repubblica, Tempo nelle
pagine romane). E' stata iniziata la fase della progettazione
esecutiva, la regione sta unendosi all'impresa, è realistico pensare a
un'apertura nel 2012. Un'altra notizia positiva appare su molti
quotidiani, ed è invece di carattere religioso internazionale. Sembra
che la più grande autorità islamica sunnita, l'imam dell'università Al
Ahzar del Cairo, Muhammed Said Tantawi, abbia emesso un decreto
religioso per dire che il velo integrale del tipo niqab, che lascia
liberi solo gli occhi o ancor peggio il burka, che imprigiona anche
quelli, non è affatto un simbolo religioso, ma solo un costume tribale
e lo ha proibito alle studentesse della sua città: una buona notizia
per le donne imprigionate nella scatola di stoffa che ne rendeva
invisibile l'identità e nulla la libertà di espressione (Manila Alfano
sul Giornale, Francesca Caferri su Repubblica). Si
muovono le cose sul fronte palestinese, in maniera non chiara ma
percepibile. Innanzitutto si riparla di un accordo imminente fra Hamas
e l'Autorità palestinese, che dovrebbe essere firmato il 26 al Cairo (L'Avvenire, Il Sole). Israele ha liberato un deputato di Hamas (L'Osservatore romano).
Continua la polemica negli ambienti dell'Autorità Palestinese sulla
scelta di rinunciare a utilizzare il rapporto Goldstone per portare a
processo i dirigenti israeliani (il "pacifista" Michele Giorgio sul Manifesto,
naturalmente scandalizzato anche lui per un passo che evidentemente è
frutto di una qualche trattativa con Israele). Non vi sono stati gli
incidenti previsti nella città vecchia di Gerusalemme in occasione del
grande afflusso di folla per la birkat cohanim
di Sukkot, nonostante il fatto che molti dalla parte palestinese
abbiano soffiato sul fuoco e stia crescendo il nuovo negazionismo arabo
che non riconosce alcun carattere ebraico alla storia della città, come
racconta Fiamma Nirenstein sul Giornale. Infine sta emergendo una polemica sull'origine dell'antisemitismo, dopo l'articolo di Mieli sul Corriere di domenica che recensendo "Giudeofobia" di Peter Schaeffer accreditava un'origine tutta pagana, oggi sull'Avvenire
interviene Marco Roncalli richiamando le specifiche origini religiose
cristiane dell'antigiudaismo antico: una strana inversione delle
posizioni prevedibili, che sembra promettente per raggiungere una
comprensione più equilibrata dell'odio antico che sperimentiamo ancora
oggi.
Ugo Volli |
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notizieflash |
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Israele,
ignoti vandali distruggono l'acropoli
dell'antica città nabatea di Avdat Tel Aviv, 6 ott - Secondo
la stampa israeliana ingenti danni sono stati causati da ignoti vandali
alla città nabatea di Avdat nel Neghev. La polizia israeliana sospetta
che responsabili delle distruzioni siano il custode (un beduino) e un
suo compagno, che sono stati arrestati. Avdat era una città nabatea,
che si trovava lungo la 'Via delle spezie' ed intratteneva strette
relazioni commerciali con la città di Petra, oggi in Giordania,
particolarmente fiorente nel terzo secolo dopo l'Era volgare. La zona
più colpita dalla furia distruttiva dei vandali è quella dell'acropoli.
Archi eretti oltre duemila anni fa sono stati trovati in frantumi, a
terra. Similmente, numerose colonne sono state spezzate e diversi muri
sono stati imbrattati con vernice. Danni severi hanno subito anche i
resti di chiese bizantine del terzo secolo dopo l'Era volgare.
"Sembrava che nella zona si fosse verificato un pogrom" ha detto uno
dei responsabili del sito, secondo cui in una nottata di violenze sono
stati danneggiati anni di paziente ricerca. Secondo la polizia, i due
beduini (che si proclamano innocenti) avrebbero inteso rivalersi sul
sito archeologico dopo aver perduto la loro abitazione tolta loro dalle
autorità israeliane, perché priva di permessi. Alcuni anni fa Avdat è
stata proclamata dall'Unesco "patrimonio dell'umanità ". |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei
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