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L'Unione informa |
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12 ottobre 2009 - 24 Tishrì 5770 |
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alef/tav |
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Riccardo
Di Segni, rabbino capo di Roma |
In
assenza (speriamo) di altre notizie ed eventi, questa settimana sarà
dominata dalle celebrazioni in ricordo del 16 ottobre 1943, la grande
retata nazista degli ebrei romani, data simbolo della shoà italiana. E'
una delle occasioni in cui in Italia si riflette sulla storia della
persecuzione; a questa se ne sono affiancate altre, come la Giornata
della Memoria del 27 Gennaio. Si discute, e non a torto, sul rischio di
"inflazionare" o banalizzare i ricordi con l'eccessiva ripetizione di
occasioni. Fermo restando il dovere del ricordo e della testimonianza,
il rischio più grande è per la stessa identità ebraica. Che l'ebraismo
sia vissuto solo o principalmente come memoria di dolore e morte, come
offesa alla dignità umana, piuttosto che come esperienza vitale
positiva, enorme patrimonio di fede, idee, cultura. Ed è un rischio
"trasversale", che riguarda tutti, ebrei e non ebrei. |
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Le immagini delle forche erette a Teheran, che appaiono oggi su Repubblica,
sono agghiaccianti nella loro totale disumanità: tre corpi che
oscillano appesi ad una sorta di enormi gru. Ieri, ad una forca come
quella è stato appeso un ragazzo di ventun'anni, colpevole di aver
ucciso in una rissa un suo coetaneo quando aveva solo diciassette anni,
giustiziato nonostante le proteste del Paese e delle Associazioni
internazionali. Altri 114 adolescenti attendono in carcere il momento
dell'esecuzione. Ma fra poco, non sappiamo quando e ancora speriamo che
la mobilitazione del mondo le fermi, saranno impiccati tre oppositori
rei di aver manifestato contro le elezioni truccate di Ahmadinejad.
Come si svolgano i processi, ce lo diceva ieri su Il Sole
la scrittrice Azar Nafisi: confessioni tutte uguali, volti disfatti,
stremati dalle torture. Un sistema totalitario che ci ricorda quello
staliniano, i processi contro Bucharin, Buio a Mezzogiorno di Arthur
Koestler. Ha ragione Emma Bonino: nell'agenda per discutere con l'Iran,
oltre al nucleare, ci deve essere anche il rispetto dei diritti umani.
E prima di ogni altra cosa, sono i paesi che si proclamano democratici,
e che lo sono davvero, a dover abolire la pena di morte: per poter
alzare alta la voce di fronte a regimi come questi, senza dover celare
i loro scheletri negli armadi. |
Anna Foa,
storica |
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davar |
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I potenti, il Talmud e la necessità di comprendere
In un recente intervento pubblicato da l'Unione informa
Rav Riccardo Di Segni ha spiegato la regola talmudica su come vada
giudicato dal Sinedrio il Re d'Israele e la regola dedotta da
un'immagine mitica - l'arcangelo Gabriele che punisce i giudici
vigliacchi - è che il Re d'Israele "non giudica e non viene giudicato,
non testimonia e non si testimonia su di lui". Inoltre - continua Rav
Di Segni il Talmud specifica che la regola non vale per altre massime
autorità ebraiche (come il Gran Sacerdote) e che Yannai non era di
stirpe Davidica. Rav Di Segni termina con un reticente riferimento alla
recente storia dello Stato d'Israele . Il pensiero va a Ehud Olmert che
si è dimesso da Capo del Governo per presentarsi come imputato davanti
al Tribunale. La nota di Rav Di Segni ritengo - volutamente - apre
alcuni significativi interrogativi il primo è perché la regola
talmudica non si debba applicare al Re d'Israele di stirpe davidica? Il
secondo - con riferimento alla attuale situazione dello Stato d'Israele
- quale carica equivale al giorno d'oggi al Re? Infine il fatto che il
Re d'Israele non vada giudicato, significa che può compiere quindi
qualsiasi nefandezza, intanto nulla potrà accadergli? Nel caso
specifico mi risulta infatti che Alessandro Ianneo non fosse proprio
uno "stinco di Santo". Caro Rav già altre volte le regole ebraiche
enunciate in maniera così scarna senza spiegazioni sono state
interpretate da taluno come una assoluzione da applicare a casi
concreti della cronaca quotidiana, forse abbiamo bisogno in casi come
questo di saperne di più per capirne di più. Anselmo Calò, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Quando
scrivo le note per la newsletter cerco di individuare argomenti attuali
per stimolare interesse, domande e voglia di approfondire. Cosa ben
diversa da processi, condanne e assoluzioni, difficili da fare in ogni
caso e impossibili nelle dieci righe. Vedo che almeno questa volta sono
riuscito a stimolare curiosità. "Il resto è: vai e studia". Rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
L'integrazione al centro del Seminario Adei Wizo “Una Cultura in tante culture”
Il
tema dell'integrazione con particolare riguardo alla Scuola e agli
alunni di etnie diverse è il punto focale di un interessante seminario
itinerante organizzato dall'Adei Wizo dal titolo “Una Cultura in tante
culture” presentato questa mattina a Roma all'Istituto di Istruzione
Superiore Leonardo da Vinci in via Cavour .
“E' una delle attività
che l'Adei svolge all'esterno - spiega Ziva Fischer (nell'immagine a fianco) - già presidentessa
nazionale della Wizo che ha ideato il Corso, con la collaborazione di Paola Sonnino, esso rappresenta l'unione
fra la sessantennale esperienza israeliana nel quadro delle
problematiche di interazione sociale e culturale e dei
problemi italiani. E' un opera importante nella quale la Wizo ritiene
necessario porsi come punto di riferimento per dare una possibile
risposta su come si affronta l'integrazione e come si può lavorare per
la pace, ma anche per mostrare un volto diverso della realtà
israeliana”.
Il progetto è realizzato con il contributo dell’otto
per mille all'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ed è patrocinato
oltre che dall'Ucei dall'Ambasciata d’Israele, dal Ministero della
Pubblica Istruzione, dalla Regione Lazio, dalle Province di Roma e
Firenze, dal Comune di Roma e dalle Comunità Ebraiche di Roma, Firenze
e Milano. Alla presentazione del seminario introdotto dalla stessa
Fischer ha partecipato la docente del Corso Angelica Calò
Livne (nell'immagine), scrittrice, pubblicista e regista oggi principalmente
conosciuta per aver dato vita alla fondazione “Beresheet La Shalom” (In
principio la pace) che, nel nord di Israele, raccoglie ebrei, musulmani
e cristiani, promuovendo dibattiti, scambi culturali e iniziative
artistiche e che nel 2004 le sono valsi il Premio Assisi e nel 2006
l'hanno candidata al premio Nobel per la pace, insieme all'amica e
collega palestinese Samar Sahar. Dopo un incontro con gli
studenti della facoltà di Scienze politiche che avrà luogo il 13
ottobre alle ore 14 all'Università di Firenze, il corso si svolgerà a
Firenze nell'Istituto superiore di istruzione Elsa Morante il 14
ottobre alle ore 9.45 e sempre alla stessa ora all'istituto
professionale Daniele Marignoni-Marco Polo di Milano il 15 ottobre. “Nei
tre anni precedenti, il seminario si è rivolto esclusivamente agli
insegnanti di ogni ordine e grado delle scuole statali in diverse città
italiane. - spiega ancora la Fischer - Quest'anno invece si è deciso di
condurre l'esperienza con gli alunni e i loro insegnanti insieme, allo
scopo di creare un contesto “virtuale” di compartecipazione volto a
diminuire le barriere e favorire l'integrazione ed anche per verificare
nell'immediato la validità di queste tecniche”.
l.e.
Il mese di ottobre fra commemorazione e ricordo Le pagine dolorose della storia degli ebrei di Roma
Densa
di appuntamenti l'agenda degli eventi a Roma nel mese di ottobre. Dopo
esserci appena lasciati alle spalle alcune delle festività ebraiche più
importanti, il Capodanno, il digiuno del Yom Kippur e la festa di
Sukkot, iniziano le celebrazioni in ricordo di alcune delle pagine più
drammatiche e buie della storia degli ebrei di Roma: l'attentato
terroristico alla sinagoga di Roma del 9 ottobre 1982, data in cui un
commando palestinese aprì il fuoco contro i fedeli che uscivano dal
Tempio lasciando a terra 37 feriti e uccidendo il piccolo Stefano Tachè
Gay z.l. di soli due anni e
la deportazione dal Portico d'Ottavia di 1022 ebrei, il 16 ottobre 1943
destinati al campo di concentramento di Auschwitz, di cui solo 17
fecero ritorno. Il drammatico esito di distruzione e di morte provocato dall'attacco terroristico di ventisette anni fa è stato ricordato sabato scorso dal rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni
con una lezione che si è svolta nel Tempio maggiore, cui sono
intervenuti il consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Sandro Di Castro, il rav Ariel Di Porto e Yossy Tachè, papà di Stefano. Fra
gli eventi organizzati per celebrare la razzia del ghetto di
Roma sarà presentato domani alle ore 11 al Senato della Repubblica
nella Sala Caduti di Nassirya il progetto culturale "La memoria e
l'immagine: 16 ottobre 1943", promosso dall'Osservatorio della
fotografia della Provincia di Roma con il patrocinio del Senato per
ricordare "la grande razzia nel vecchio ghetto di Roma". Oltre al
presidente del Senato Renato Schifani, saranno presenti Silvana Amati del Consiglio di presidenza del Senato, Riccardo Pacifici, presidente della Comunità Ebraica di Roma e Paola Rita Stella, assessore alle Politiche della scuola della Provincia di Roma. Mercoledì
14 ottobre alle ore 17 al complesso di Vicolo Valdina, sede espositiva
della Camera dei deputati, sarà inaugurata la mostra «Giusti
dell'islam» che racconta le storie dei (70 circa) musulmani che durante
la Shoah si diedero da fare per salvare la vita ad alcuni ebrei e per
questo hanno ricevuto dallo Yad Vashem il titolo di Giusti tra le
nazioni. Promossa dal Centro Pime di Milano per raccontare queste
storie dimenticate, la mostra rimarrà nella sede espositiva della
Camera dei deputati fino al 23 ottobre. All'inaugurazione interverranno
Antonio Mazzocchi, questore della Camera, Giorgio Bernardelli, curatore della mostra, Daniele Nahum, presidente Unione giovani ebrei d'Italia, e Khalid Chaouki, dell’associazione islamica Minareti.it. Il 15 ottobre alle ore 10 sarà presentato nella sede della Provincia di Roma La Rivincita del bene di Peppe Di Porto. Sempre il 15 ottobre alle ore 20 nella sala della Protomoteca del Comune di Roma sarà presentata la ricerca di Gianpaolo Pelizzaro sulla strage della Storta del 4 giugno del 1944, evento organizzato dal Benè Berith e dal Comune di Roma. Il
16 ottobre dopo le cerimonie di deposizione delle corone in ricordo
della deportazione dal ghetto di Roma che si svolgerà al Tempio
Maggiore alle ore 9 insieme ai rappresentanti del Comune, della
Provincia e della Regione, ed alle 9.30 in via della Lungara, a Palazzo
Valentini sede della Provincia di Roma alle ore 10 sarà presentato il
libro Anni spezzati, di Lia Tagliacozzo,
che racconta le vicende della Shoah e degli anni delle persecuzioni.
Nello stesso orario alla Scuola ebraica al Portico d'Ottavia il
presidente dell'Associazione Nazionale Miriam Novitch, Adolfo Perugia
porterà la testimonianza dello sterminio degli Ebrei in Europa
attraverso i documenti del dipartimento di Stato USA mentre nella
facoltà di Lettere e Filosofia della seconda Università di Roma Tor
Vergata, sarà proiettato il film di Carlo Lizzani, "L'Oro di Roma"
(1961). Sempre il 16 ottobre ma alle 11.30 a Villa Piccolomini le
scuole di Roma passeranno il testimone (la spilletta di Yad Vashem) a
quelle di Latina con il presidente della Regione Piero Marrazzo e il Presidente della Provincia Nicola Zingaretti. Il
17 ottobre alle ore 19 partirà da piazza Santa Maria in Trastevere la
marcia silenziosa organizzata dalla comunità di Sant'Egidio in memoria
della deportazione degli ebrei della città, che si concluderà un'ora
dopo in piazza 16 ottobre 1943. Per concludere altri due eventi:
il 20 ottobre alle 16.30 alla Casa della Memoria, in via San Francesco
di Sales, sarà presentato il libro Roma 16 ottobre del 1943. Anatomia
di una deportazione a cura dell'Archivio storico della Comunità Ebraica
di Roma ed il 25 ottobre alle ore 12.30 l'associazione Combattenti
Liberazione organizza il Viaggio nella Memoria, dal Museo Storico della
Liberazione in via Tasso al Ghetto ebraico. Nell'incontro sarà
ricordato il socio Amedio Filippelli, scomparso il 25 giugno 2009, e testimone diretto del rastrellamento nazifascista del 16 ottobre 1943. |
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Una delle grandi lezioni del pensiero ebraico
L’inizio
non è mai davvero un inizio. È questa una delle grandi lezioni del
pensiero ebraico, che lo distinguono da quello greco. L’inizio si
staglia nella tradizione - a cominciare dalla lettura della Torah.
Perciò l’inizio del futuro è sempre anche una ripresa del passato e,
più che una ripresa, forse anche un riscatto. Il passato non è passato
per sempre, non è statico. Ma può essere modificato e riparato grazie a
un inizio, risultato di un ripensamento, di una concentrazione, di una
riflessione critica, anzitutto di sé.
Donatella Di Cesare, filosofa |
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Poche notizie oggi, e non inaspettate. L'esecuzione di un ragazzo a Teheran, per un delitto compiuto da minorenne (Il Messaggero, La Stampa), l'ennesimo
viaggio senza risultati di Mitchell in Israele e nei Territori
palestinesi, a causa dell'irrigidimento dell'Autorità palestinese sulla
questione dell'attività edilizia a Gerusalemme e negli insediamenti nel
West Bank. L'AP adesso ha anche di nuovo deciso di impegnarsi anche per
far discutere al più presto il rapporto Goldstone, dopo aver
contribuito a farlo rinviare (L'Unità). Nel
frattempo sono saltate le manovre aeree congiunte fra Turchia, Nato e
Israele per il rifiuto del governo islamista di Ankara di ammettere gli
aerei israeliani sul suo spazio aereo, come aveva invece sempre fatto
in passato. Questo ha comportato il ritiro di usa e Italia. E' l'ultimo
episodio di una seria crisi fra i due paesi che ormai dura da un
anno."Yediot Ahronot" ha fra l'altro riportato alcune frasi antisemite
del primo ministro turco Erdogan (Antonio Ferrari sul Corriere). Ci
sono alche alcune notizie un po' comiche, come la sfida per il mondiale
dei pesi welter di due pugili, uno islamico osservante e uno ebreo
ortodosso che combatterebbe con un Magen David sui pantaloncini (ma
l'articolo di Ivo Romano sulla Stampa
non spiega se indossi la kippà e se il pugilato sia un'attività
kasher). Considerata dal di fuori è altrettanto buffa, anche se meno
inconsueta la gita in Israele e nei Territori di 400 fra assessori e
funzionari di amministrazioni locali, dirigenti di Ong, e altre
personalità dello stesso tipo, naturalmente per lo più a spese dei
contribuenti, sotto l'etichetta della marcia della pace di Assisi, che
si autodefiniscono "in missione di pace" (Il Messaggero). Fra
i commenti, segnaliamo, non per la sua lucidità ma per mostrare il
punto cui può arrivare l'odio per Israele della sinistra ideologica,
l'articolo di Ury Avnery (abituale frequentatore del "Manifesto", ma
questa volta pubblicato da Haaretz)
che si intitola "Shalit non è stato rapito", dove si sviluppa la tesi
che il povero caporale israeliano, catturato tre anni fa da Hamas e
tenuto in isolamento da allora, senza la possibilità di essere visto da
nessuno, di cui abbiamo visto tutti quanti il penosissimo video qualche
giorno fa, sarebbe solo un normale "prigioniero di guerra", che
chiamarlo "rapito" sarebbe una manipolazione del governo israeliano,
che sarebbe semplicemente normale la richiesta di scambiarlo di mille
"combattenti", la cui responsabilità per l'uccisione di civili ed altri
atti di terrorismo farebbe parte delle "normali" vicende belliche, che
questo scambio "normale" di mille condannati per omicidio e atti
analoghi contro un "prigioniero" mai sottoposto a processo o incolpato
di alcuna personale responsabilità andrebbe concluso al più presto
secondo i desideri di Hamas, e che Israele dovrebbe immediatamente
impegnarsi a non cercare in alcun modo di liberarlo con la forza, nella
speranza che in cambio Hamas consenta prima o poi una visita della
Croce Rossa. Sarà, come dice sullo stesso giornale, e con un punto di
vista simile Alexander Yakobson (sempre su Haaretz),
che premiare quelli che dissentono dalla politica dello stato è una
caratteristica dei governi liberali, e quindi sarebbe giusto
privilegiare i rinnegati e gli antisionisti in tutte le circostanze. Ma
è difficile capire come nel mondo ebraico e nella Diaspora non vi sia
un rifiuto morale di posizioni così disgustosamente orientate a cercare
di aiutare un nemico sanguinario e senza pietà, come quelle di Avnery,
ma anche di Gideon Levy e Amira Hass.
Ugo Volli |
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notizieflash |
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“Non scaveremo sotto la Moschea al-Aqsa, è una bugia” Netanyahu smentisce gli slogan del Movimento islamico Gerusalemme, 12 ott - "Elementi
estremisti hanno divulgato bugie secondo le quali noi avremmo
intenzione di scavare sotto la Moschea al-Aqsa, è una menzogna”, il
premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha chiarito oggi la posizione
di Israele sugli slogan allarmati lanciati nelle ultime settimane dal
Movimento islamico in Israele, che hanno provocato un immediato aumento
della tensione a Gerusalemme. Compiacimento e soddisfazione ha invece
espresso il premier nel constatare che "la grande maggioranza degli
arabi israeliani non si sono lasciati trascinare da quelle provocazioni
e non hanno permesso che le bugie disseminate dagli estremisti
prendessero quota". Netanyahu ha quindi garantito alla popolazione
araba in Israele che il suo governo opererà "per creare pari
opportunità in tutti i campi fra cui educazione, economia ed
infrastrutture". |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei
l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere
ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo
e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. |
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