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L'Unione informa |
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15 ottobre 2009 - 27 Tishri 5770 |
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alef/tav |
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Riccardo
Di Segni, rabbino capo di Roma |
Il
ponte sullo Stretto continua a far discutere. Il fatto è che la
costruzione di un ponte, oltre agli aspetti tecnici, ha grandi
significati simbolici. A Roma chi se ne occupava era il pontifex, che
faceva parte di una categoria consacrata. La Vulgata, creando uno
strano equivoco, tradusse kohen con pontifex, anche se i nostri kohanim
non si occupavano di ponti. Il kohen gadol divenne il "pontefice
massimo", e così via. La costruzione di ponti era tra le tre cose che
per gli ebrei caratterizzavano di più l'opera dei Romani; in positivo
per alcuni, in negativo per Rabbi Shimon ben Yochai ("lo
fanno solo per farci pagare le tasse"; la battuta non fu apprezzata dai
Romani e gli costò una latitanza di anni; TB Shabbat 33b). Il
ponte unisce coloro che stanno tra due rive opposte e per questo si
chiamano "rivali"; curiosamente, già nell'ebraico biblico, riv è la lite, la contesa. Chi sta me'ever lanahar, "dall'altra parte del fiume", è 'ivri,
ebreo, siamo noi, costituzionalmente, dalle origini. Per Rabbi Nachman
di Breslav il problema non è il ponte sullo Stretto, ma "il mondo
intero" che "è un ponte molto stretto (gesher tzar meod), e l'importante è non aver mai paura". |
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La
scorsa settimana, Ada Yonath dell'Istituto Weizmann di Rehovot, ha
vinto il Premio Nobel per la chimica, la prima donna in questa materia
dal 1964. Quello che forse è stato meno notato è che altri due
israeliani erano stati precelti nel gruppo ristretto dei finalisti per
il Nobel: Yakir Aharonov dell'Università di Tel Aviv per la fisica, e
Amos Oz per la letteratura. Naturalmente nessuno ha pensato per un solo
istante che l'Accademia svedese potesse accordare the premi Nobel a
Israele nella stessa settimana. E cosí Israele se ne è aggiudicato uno
solo. Ma negli studi l'eccellenza raramente emerge per caso. Occorrono
buone strutture e Israele in questo campo compete bene. La scorsa
settimana è stata appunto pubblicata la lista delle 200 migliori
università del mondo, distribuite fra 32 paesi. Israele ne piazza tre
(Gerusalemme centoduesima, Tel Aviv centoquattordicesima, e il Technion
di Haifa centotrentaduesimo), contro quattro della Francia, una della
Spagna, una dell'Austria, e una dell'Italia (Bologna
centosettantaquattresima). Gli Stati Uniti ne hanno 54 fra le prime
200, l'Inghilterra 29, Giappone, Canada e Olanda 11, la Germania 9,
l'Australia 9, la Svizzera 7. È proprio la Svizzera che ha il numero
maggiore di università eccellenti in rapporto alla popolazione del
paese, seguita da Hong Kong, Nuova Zelanda, Olanda e Svezia.
L'Inghilterra è al settimo posto, Israele si piazza al dodicesimo, gli
Stati Uniti al sedicesimo, la Francia è ventiduesima, l'Italia
ventisettesima. Sono dati che non richiedono commento. E vediamo cosa
deciderà l'anno prossimo la giuria del Nobel. |
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme |
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Pagine Ebraiche - Un nuovo giornale della minoranza ebraica in Italia
E' in distribuzione il primo numero del nuovo giornale ebraico nazionale “Pagine Ebraiche”.
Nel lanciare l'iniziativa, l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha
voluto dare vita a una testata giornalistica che aspira a essere
autorevole e stimolante, rivolta anche al mondo esterno, al grande
pubblico dei lettori italiani che guardano con interesse alla realtà
ebraica e non solo agli appartenenti alla minoranza degli ebrei
italiani. Il giornale sarà distribuito sia in abbonamento sia
nelle principali edicole e librerie italiane, nelle stazioni
ferroviarie e negli aeroporti. L'Ucei ha fissato in 20 euro il prezzo
dell'abbonamento annuale alla testata per l'Italia e per l'estero e in
100 euro la quota per gli abbonati sostenitori. Il prezzo di copertina
del singolo numero è di 3 euro. La pubblicazione potrà contare su una forte integrazione con il Portale dell'ebraismo italiano www.moked.it e con il notiziario quotidiano telematico “l'Unione informa”, strumenti che hanno suscitato nel loro primo anno di vita l'interesse di oltre 100 mila utenti o abbonati. Per realizzare il giornale, assieme alla redazione del Portale dell'ebraismo italiano hanno lavorato circa 50 collaboratori. Nel primo numero della pubblicazione, fra i vari servizi, un intervento del direttore del quotidiano Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian,
che presenta l'annunciata visita del papa alla sinagoga di Roma,
un'intervista al giornalista e ora Presidente del gruppo Rcs libri Paolo Mieli,
un'inchiesta sul ritorno all'ebraismo delle popolazioni dell'Italia
meridionale a Trani e San Nicandro Garganico, interviste alle
scrittrici Nadine Gordimer e Denise Epstein. Pagine Ebraiche è realizzato in formato tabloid e stampato dalle rotative full color del gruppo Stem-Seregni. Alla realizzazione grafica (il progetto è firmato da Sge Grafica - Giandomenico Pozzi) hanno contributo molti disegnatori di fama. Gli illustratori italiani Paolo Bacilieri, Carlo Ambrosini, Alberto Ponticelli e Maurizio Rosenzweig hanno prodotto in occasione dell'uscita del primo numero tavole originali per rivolgere un omaggio al creatore di “Maus”, Art Spiegelman. Giorgio Albertini
ha ritratto Paolo Mieli e illustrato le quattro pagine di editoriali e
commenti che danno spazio a intellettuali come il rabbino capo di Roma Riccardo
Di Segni, Sergio Della Pergola, Vittorio Dan Segre, Anna Foa, Donatella
Di Cesare, Giorgio Sacerdoti, Alfredo Mordechai Rabello, Sandro Gerbi,
Alberto Cavaglion, Ugo Volli, David Bidussa e molti altri. In un saluto ai lettori intitolato “Conoscersi per capirsi”, il Presidente Ucei Renzo Gattegna sostiene che "La rivista mensile Pagine Ebraiche, il Portale dell’ebraismo italiano www.moked.it
e il notiziario quotidiano online l'Unione informa fanno parte di un
progetto finalizzato a dotare la minoranza ebraica in Italia, così
antica, così particolare, così aperta al dialogo e al confronto, di
strumenti di comunicazione veloci, flessibili e interattivi. Una
strategia della conoscenza che si propone di presentare l'ebraismo e
gli ebrei per quello che sono realmente. Di far comprendere la loro
vita, le loro tradizioni e le loro speranze. Il nostro impegno vuole
essere un contributo alla vita civile, sociale e culturale del Paese,
perché affronti e superi le nuove sfide, consolidando i princìpi di
libertà, di democrazia e di laicità. Valori, questi, alla base del
vivere comune che sono stati irrevocabilmente scelti e acquisiti dagli
italiani".
Pagine Ebraiche – L'emozione del primo numero

Sono
le quattro del mattino e le rotative non stanno ferme un attimo.
Sfornano i quotidiani che saranno venduti nelle edicole di qui a poche
ore, e tra enormi bobine di carta, pacchi di giornali da distribuire,
rulli e inchiostri colorati, il primo numero di Pagine Ebraiche prende
vita. A una velocità vertiginosa di oltre 100 mila copie l'ora, 2668
chilogrammi di carta riciclata (è proprio il caso di parlare di peso
della cultura!) si trasformano nel nuovo mensile dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane che, con una tiratura di oltre 30 mila
copie, verrà distribuito agli iscritti delle Comunità e al pubblico
interessato attraverso vari canali. Emozionante vedere i primi giornali
uscire dalle macchine e poterli sfogliare, anche se si tratta di copie
difettose che vanno buttate via, come sempre accade all’inizio della
stampa dei quotidiani. Spiega il tipografo che pagina 18 ha la
miscelazione del rosso sbagliata, e si dà da fare per correggere gli
errori assieme agli altri tecnici. Finalmente tutti i problemi
vengono risolti dalla cabina di regia della tipografia e Pagine
Ebraiche, stampato e imballato, è pronto per raggiungere tutta Italia.
(Rossella Tercatin, Daniel Reichel, Adam Smulevich)
La fine della lettura della Torà e… Iniziamo da Bereshit - La capacità del gher
Abbiamo
letto a Simchat Torà: "Il Sign-re è venuto dal Sinai, dal monte Seir
splendette per loro si mostrò dal monte Paran e si mosse dalle miriadi
…" (Deut. 33:2) e Rashì riporta il Midrash: "dal monte Seir splendette
per loro: si è rivolto ai figli di Esaù offrendo loro la Torà e non la
vollero";"si mostrò dal monte Paran: si è rivolto ai figli di Ismaele
perchè ricevessero la Torà e non la vollero…( Eichà rabbà parasha`
ghimel, ani haghever…). Anche alla fine della Torà Moshé Rabbenu vuole
ricordare, dice il Midrash, come il Santo e benedetto Egli sia, si sia
effettivamente rivolto ad ogni popolo proponendogli la Sua Torà e che
questa offerta sia stata respinta, per il considerare di difficile
adempimento questo o quel comandamento da ognuno dei varii popoli. Ha
quindi sbagliato il Sign-re facendo questa offerta, ci domandava il
nostro Maestro Rav Zvì Jehudà Kook, Capo della Yeshivà Mercaz Harav a
Gerusalemme, e rispondeva lui stesso dicendoci come in realtà
l'insegnamento del Midrash non era quello ritenuto comunemente, e cioè
farci vedere che i popoli non avevano voluto accettare la Torà, bensì
quello di dimostrarci che tutti i popoli avevano la capacità (mesugalut) di accettare la Torà, e da qui la possibilità di accogliere i gherim (proseliti) fra noi. Quando
nel 1965 mi presentai con l'avvocato Alfonso Pacifici per chiedere al
Rav Kook di poter studiare nella sua Yeshivà "Mercaz Harav" il Rav Kook
mi propose durante il nostro colloquio, di poter avere come chevruta
(compagno-guida) un gher zedek allievo della Yeshivà stessa, cosa che
accettai con entusiasmo, mantenendo con lui ancor oggi contatti
amichevoli. La Yeshivà Mercaz Harav si è trovata l'anno passato
al centro di un attacco terroristico che doveva vedere otto dei suoi
allievi più giovani perire al Kiddush Hashem. Si tratta di giovani che,
come molti altri, hanno saputo fare di se stessi uno spazio di santità,
come leggiamo nelle ultime parole della Torà: asher asà Moshé Leené Kol Israèl
(che ha fatto Mosè agli occhi di tutto Israel): le iniziali delle
ultime tre parole formano la parola: klì, recipiente; l'ultima lettera
della Torà è l (della parola Israèl); la prima lettera con cui si apre
la Torà è b (della parola bereshit) e assieme formano la parola LEV,
cuore; per ricevere la Torà, per essere lieti di poterla studiare
giorno e notte, dobbiamo preparare un recipiente di kedushà che
consiste nel buon occhio e nel buon cuore. Abbiamo terminato la
lettura e subito possiamo srotolare il Sefer per poter ricominciare da
Bereshit: il segreto è considerare questa lettura una nuova lettura,
cercando di scoprire il significato più intimo della nostra Torà.
In questi primi capitoli troviamo appunto i sette precetti
noachidi, sei dati ad Adamo e il settimo a Noè: il Rabbino di Livorno,
Elia Benamozegh, aveva già affrontato il tema della relazione fra
rivelazione noachide e quella mosaica, osservando: “La legge di
Noè, non ha niente da invidiare per nobiltà e santità alla legge di
Mosè stesso. Essa fu, non solo la legge di Adamo, di Noè e di tutti i
patriarchi prima di Abramo, ma anche quella di Abramo, di Isacco, di
Giacobbe, di tutti i loro figli e discendenti e di Mosè stesso prima
della rivelazione sul Sinai” (dal suo Israel et l’Humanité.). La
tradizione di Adamo non è giunta al solo popolo ebraico ma anche ad
altri popoli; è una tradizione che, secondo il Midrash, Mosè avrebbe
trovato nella casa del suocero, il sacerdote Jetrò; là, nel suo
giardino, si sarebbe trovato il bastone di Adamo. "L'elaborazione
dello statuto noachide - scriverà Raniero Fontana nel suo profondo
"Sinaitica" (La Giuntina, Firenze 2006) deve tener conto della
specificità dei figli di Israele senza peraltro rinunciare per questo a
portare i gentili su un terreno comune a entrambi – il terreno della
Torah" (p.60 s.) e sarà proprio sullo spazio della Torà che dovrà
avvenire l'incontro fra l'ebreo, il non ebreo ed il gher: l'inizio
della Torà da Bereshit non è che il seguito di Vezhot Haberachà, della
chiusura della Torà con la Berachà di Moshé, la visione di Erez Israel
ed il termine della sua vita terrena…
Alfredo Mordechai Rabello, giurista, Università Ebraica di Gerusalemme
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pilpul |
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Cose turche
Un quarto d’ora dopo la messa in onda della prima puntata, lo
sceneggiato turco sulla violenze israeliane a Gaza è stato sospeso.
Motivo: l’atto di diffida del grande network arabo Al Jazeera, che ha
ottenuto il ritiro immediato della promettente serie turca per furto
fragrante d’ingegno. Una nota del network rileva che il 92% dello
sceneggiato di Istambul è stato prelevato direttamente dalla famosa
telenovela di Al Jazeera, “Il telegiornale”. Con le sue 45 puntate
flash quotidiane, la fiction giornalistica di Al Jazeera ha superato da
svariati anni il successo del campionato arabo di barzellette, “La sai
l’ultima sulle oasi?”.
Il Tizio della Sera |
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rassegna stampa |
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Siamo
alla vigilia del sedici ottobre. Mentre scrivo, al secondo piano della
Provincia di Roma, si aprono le iniziative in ricordo del
rastrellamento degli ebrei romani. Nicola Zingaretti presenta il libro
di Giuseppe Di Porto: «La rivincita del bene» (Libero).
Domani e dopodomani i giornali avranno la possibilità di ribadire
l’importanza della memoria, ricordando la razzia nell’antico ghetto
romano. Intanto la Germania deve ancora oggi fare i conti con il
razzismo. In un’Europa sempre più crocevia dell’immigrazione, ecco che
il Corriere
ci racconta la storia del banchiere razzista della Bundesbank e delle
sue ingiuriose frasi nei confronti dei migranti verso Berlino. Fa
pensare il fatto che, secondo un sondaggio, la metà dei tedeschi è
d’accordo col banchiere sotto accusa. Il magazine del quotidiano
diretto da Ferruccio De Bortoli ci narra invece la vita dei coloni
israeliani, «che tengono la pace in stallo». Un interessante reportage
tra case illegali, bus blindati e proteste urlate in arabo. Il tutto
nel giorno in cui Frattini (Avvenire) torna a parlare degli insediamenti e invita il governo israeliano a prendere provvedimenti. Proprio su processo di pace, il ruolo dell’America e quello dell’Iran, segnalo qualche importante commento. Sul Foglio Amy
Rosenthal invita Obama a recarsi a Teheran anche con il bastone, non
solo con la carota; «Hamas-Fatah a un passo dall’intesa», è il titolo
di un articolo del quotidiano della Conferenza episcopale italiana, Avvenire; sulla Stampa
di Torino l’accusa di Abu Mazen agli States: Obama ha ceduto ai
sionisti, oltre a un intervista a Samuel Maoz - il regista soldato -
che ammette: «Israele vivrebbe meglio senza Gaza».
Fabio Perugia
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notizieflash |
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Bucarest,
medaglia di Giusto tra le Nazioni
al romeno Alexandru Chereches, Bucarest, 14 ott - L'agenzia
di stampa Agerpres ha reso noto che lo Stato d'Israele ha conferito a
un romeno di Simleu Silvaniei (nord-ovest) il titolo e la medaglia di
'Giusto tra le nazioni' per aver salvato tre ebrei dalla deportazione.
La cerimonia si è svolta al Centro multiculturale Shalom di Simleu
Silvaniei, alla presenza di un esponente dell'ambasciata d'Israele a
Bucarest, di autorità locali e rappresentanti della comunità ebraica di
Romania. Nel 1944, Alexandru Chereches, allora sedicenne, aveva
nascosto i tre ebrei, che si trovavano nella regione romena ceduta
all'Ungheria di Horthy attraverso il Diktat di Vienna, aiutandoli
successivamente a passare il confine in Romania, dove riuscirono a
salvarsi. Il rappresentante dell' ambasciata d'Israele ha ricordato che
135.000 ebrei di Transilvania furono deportati nei campi di
concentramento e solo il 10% di essi sono sopravvissuti. |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei
l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere
ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo
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