se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai  click qui  
 
  logo  
L'Unione informa
 
    29 ottobre 2009 -
 10 Cheshwan  5770
 
alef/tav   davar   pilpul   rassegna stampa   notizieflash  
 
Moked - il portale dell´ebraismo italiano
alef/tav    
  Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma Riccardo
Di Segni,

rabbino capo
di Roma
All'inizio delle storie del patriarca Abramo, che leggeremo questo Shabbat, c'è una drammatica parentesi egiziana, con il sequestro della bellissima Sara alla corte del Faraone. Il motivo della matriarca rapita da un re si ripeterà ancora due volte nelle pagine successive, con Sara e Avimelekh e Rivka e Avimelekh. E' evidente che l'intrigo potere-sesso non è una novità delle recenti cronache italiane, ma una costante documentata dall'antichità remota. Una domanda interessante, che si poneva allora come oggi, è in base a quali riferimenti di codici legali e/o morali si possa giudicare il comportamento e la trasgressione. Ai tempi di Abramo c'era la sua fede/morale da una parte e la legge egiziana o filistea-cananea dall'altra. Nella società di oggi quale è il codice morale condiviso e non scritto in base al quale la società laica considera trasgressioni più o meno tollerabili i comportamenti dei suoi dirigenti, arrivando a chiederne le dimissioni? Notevole in proposito la risposta di Abramo ad Avimelekh; dovendo usare con il re un linguaggio comprensibile e comune, Abramo dice "pensavo che qui non ci fosse timore di Eloqim" (Bereshit 20:11). Il codice condivisibile è il timore di Eloqim, ma è ancora un termine ambiguo; perché può riferirsi sia al piano divino, che a quello umano (Eloqim significa anche giudice); da dove deriva la legge della società? 
Nel riassumere un anno di attività  di questa pagina elettronica, il direttore Guido Vitale ha fornito un dato su cui riflettere. La rassegna quotidiana della stampa italiana che il Portale dell'ebraismo italiano www.moked.it ha reso accessibile a tutti, nel corso di un anno produce 120mila pezzi di interesse su temi relativi all’ebraismo e a Israele. E' una quantità incredibilmente alta di testi che dimostra l’attenzione meticolosa e perfino ossessiva dei media di fronte al fenomeno “ebrei”. Ma non necessariamente di fronte ad altri temi. Quando 18 palestinesi vengono arrestati durante una dimostrazione sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme, segue la notizia secondo cui Israele sta provocando un miliardo di musulmani nel mondo. Ma quando lo stesso giorno attivisti di un movimento islamico causano almeno 150 morti e 600 feriti in due attentati di fronte al ministero della Giustizia a Bagdad, la notizia passa con un leggero senso di fastidio. Il rifiuto di Israele di accettare pedissequamente un documento della commissione Diritti Umani dell’ONU circa presunti crimini di guerra ai danni di una popolazione islamica solleva grandi dibattiti, ma l’attentato nel quale perdono la vita nove dipendenti dell’ONU, nuovamente da parte di agenti islamici, è considerato parte di una inevitabile routine. Due pesi e due misure nell’informazione – un fenomeno ben presente fra i 120mila ritagli di giornale – sono qualcosa di ancora più inquietante rispetto alla pratica intollerabile delle veline. Sono un sintomo grave di disfacimento della società civile.    Sergio
Della Pergola,

Università Ebraica di Gerusalemme
sergio della pergola  
  torna su
davar    
 
  congresso ugei Qui Milano - Giovani ebrei a congresso

Manca poco al XV Congresso dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, che si svolgerà a Milano dal 30 ottobre al 1 novembre, e appare già caratterizzato da due elementi fondamentali. Sarà l’ultimo Congresso da Presidente per Daniele Nahum, che ricopre questa carica dal 2007 e il numero di partecipanti è straordinario, il più alto registrato nell’ultimo decennio.
In questi anni l’Ugei è cresciuta molto, organizzando da un lato feste e eventi sociali che hanno coinvolto centinaia di giovani, e facendosi notare dall’altro, per l’attenzione a temi quali la laicità dello Stato, la tutela delle minoranze, la difesa dei diritti umani in alcuni dei fronti più caldi del mondo, dal Darfur all’Iran, acquisendo una forte risonanza mediatica.
“Penso che l’Ugei abbia riconquistato la rilevanza che merita tra le organizzazioni ebraiche - spiega Nahum – parlando con tanti amici in questi giorni ho percepito una forte voglia di partecipare e di impegnarsi personalmente a dare il proprio contributo, un risultato importantissimo, paragonato agli scarsi numeri di pochi anni fa. Questo dimostra che lo sforzo che abbiamo fatto per svolgere un ruolo da protagonisti nel mondo esterno ha risvegliato in primo luogo l’interesse dei nostri giovani. Oggi l’Ugei rappresenta un interlocutore per il mondo politico e per la stampa, capace di far sentire la voce dell’ebraismo giovanile. Spero ovviamente che questa linea venga portata avanti anche dalla prossima presidenza, a cui offro fin da ora la mia collaborazione”.
Il Congresso non sarà soltanto l’occasione per fare il punto sul lavoro dell’anno che si avvia alla conclusione, e programmare quello per il 2010, con l’elezione del nuovo Consiglio. Sarà anche un momento di incontro per ragazzi provenienti da tutta Italia, con lo Shabbaton e la festa di sabato sera, ma anche per confrontarsi su argomenti d’attualità, attraverso un dibattito sulla situazione politica israeliana con Lorenzo Cremonesi, giornalista del Corriere della Sera, corrispondente a Gerusalemme dal 1984 al 2000 e inviato speciale.
 “A questo Congresso interverranno tra i centocinquanta e i duecento giovani. Aver scelto Milano ha stimolato la gente a venire - spiega Giuditta Bassous, membro del Consiglio Ugei 2009, milanese ma studentessa a Padova – Questo per me è stato un anno di grande crescita, con l’opportunità di conoscere il mondo ebraico italiano sotto una prospettiva diversa. Un impegno che il nuovo Consiglio dovrà portare avanti sarà quello di potenziare i gruppi locali nelle varie città, e soprattutto nelle piccole comunità per fare in modo che l’Ugei possa davvero raccogliere e rappresentare tutti”.
“Se questo Congresso riscontra una partecipazione del genere - aggiunge Tana Abeni, Consigliera da due anni – molto del merito va al lavoro svolto dalla Presidenza, quest’anno tuttavia sono probabili alcuni cambiamenti. Daniele ha fatto tanto e sicuramente mancherà al Consiglio, ma è anche giusto che arrivino nuove energie a prendere in mano le redini dell’Ugei”.

Rossella Tercatin



Qui Roma - Alberto Nirenstein, laico per scelta ebreo nell'anima


alberto nirenstein"Mio padre era un uomo coraggiosissimo, non temeva nulla né intellettualmente né fisicamente, questa è la sensazione che ho sempre provato nei suoi confronti". Con queste parole la giornalista e deputata Pdl, Fiamma Nirenstein, con gli occhi e l'affetto di una figlia ricorda suo padre, Alberto Nirenstein, a cui sarà dedicata la serata che si svolgerà questa sera alle 21 all'Istituto Pitigliani di Roma, organizzata  dal Centro di Cultura e dal Master internazionale di didattica sulla Shoah, di Roma Roma Tre, cui prenderanno parte lo psicologo e direttore del Master David Meghnagi, il presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici, Ernesto Galli Della Loggia professore ordinario di Storia contemporanea e direttore del corso di dottorato di ricerca in Filosofia della storia alla Università Vita-Salute San Raffaele di Milano ed il giornalista Luciano Tas.
"Ricordo discussioni furiose su tanti argomenti, era molto ebreo e molto ateo, agnostico in sostanza. Era un comunista e un sionista. Era molto bello parlare con lui - continua la Nirenstein appassionandosi nel raccontare alcuni frammenti del passato -  ricordo che mi prendeva in giro per il mio modo di parlare l'ebraico. Mio padre  parlava un bellissimo ebraico, un ebraico letterario, colto molto simile a quello di Bialik. Era un uomo modestissimo adorava parlare con gli umili, soprattutto con loro. Gli piaceva parlare con la gente diretta e semplice, raccontare e ascoltare piccole cose, era il preferito delle signore giornalaie, dei vicini agricoltori della casa del mare, del barista. Gli piaceva camminare in piena natura ancora più che in mezzo alle opere dell'uomo, che pure amava e ci mostrava con passione".
La vita di Albert Nirenstein spicca per la sua singolarità. Nasce nel 1915  in uno shtetl polacco a Baranow un paese che si trovava fra Lublino e Varsavia in una data che non è possibile reperire perché la metodicità nazista ne ha cancellato l'anagrafe, come pure lo stesso paese è sparito dalle carte geografiche dopo che l'invasione nazista lo rade al suolo. Gli anni Venti e Trenta forgiano il suo impegno politico, il sionismo e il comunismo ed il sogno, come tanti giovani ebrei dell'epoca, di uno Stato socialista e binazionale, arabo-ebraico in Palestina. Nel '36 parte e per vie avventurose traversando strade impervie a piedi, su vecchie ferrovie, giunge a Haifa.
Nella Palestina del Mandato britannico,  lastrica strade per mantenersi agli studi, che conclude con successo, all'Università Ebraica di Gerusalemme.
E' la sua fortuna: durante la Shoah tutti i suoi cari vengono uccisi. «Non ho un album di famiglia da consultare e non possiedo materiale visivo per i miei ricordi» osserverà infatti  in un appunto.

nirensteinCombattente delle Brigate Ebraiche nella Seconda Guerra Mondiale, in Nord Africa e in Italia, dove si sposa con Wanda Lattes, partigiana di Giustizia e Libertà, dedica parte della sua vita alla ricostruzione delle vicende della Shoah, in un tempo in cui nessuno ne parla ancora. Tornando a Varsavia nel 1950 alla ricerca di documenti e testimonianze, trova i diari che un gruppo di intellettuali avevano nascosto in dieci casse, dopo aver descritto accuratamente le cronache dell’istituzione del ghetto e del massacro che ne seguì. Ma al termine del lavoro gli viene impedito di uscire dal Paese. "Quando telefonava dalla Polonia nella casa dei miei nonni a Firenze, dove vivevamo la mamma, la Susanna ed io, ci assemblavamo intorno al telefono nero appoggiato su un tavolino antico, trattenendo col fiato corto e l'ansia di scambiare almeno una parola la sensazione tragica di una lontananza infinita. - ricorda Fiamma - Sapevamo che a lui mancavano il cibo, gli abiti, le scarpe, la libertà; gli mancava di nuovo, dopo la perdita della sua famiglia di Baranow nella Shoah e dopo gli anni duri della fondazione di Israele, un nido dove posare il capo. Però, eravamo forti: questo era il messaggio. Dovevamo essere forti, perdurare nonostante le privazioni".
"Fu rilasciato solo alla morte di Stalin, nel 1953. Prima, neppure mia madre, riuscì a ottenere che la burocrazia sovietica gli permettesse il rimpatrio, pur essendosi rivolta direttamente a Palmiro Togliatti".
Nel 1958 esce il suo libro più noto Ricorda cosa ti ha fatto Amalek (edito da Einaudi) sulla Shoah, seguito da molti altri sullo stesso argomento.
Un uomo coraggioso dunque, come lo definisce Fiamma, con ideali forti ed un forte senso del suo essere ebreo. In un articolo uscito il giorno dopo la sua morte, nel settembre 2007, Ernesto Galli Della Loggia scrive scrive dell'amico appena perduto: "Alberto rimase sempre fedele all'ispirazione dell'ebraismo che ama definirsi laico, ma come può essere laico chi porta inciso per sempre nella carne e nell'anima l'ammonizione imperitura dello Shema' Israel". Un'eredità raccolta dalle sue figlie Fiamma, Susanna e Simona musicista e musicoterapeuta in Israele.
"Un eredità fortissima,  - concorda Susanna Nirenstein che seguendo le orme materne è anch'ella giornalista -  nonostante sia io che le mie sorelle siamo state educate in un modo poco tradizionalista, di fatto poi in mio padre il tratto ebraico era talmente forte che anche la nostra identità ebraica è stata forte tanto che il nostro amore per Israele è stato il punto fondante della nostra vita. Il suo legame con Israele è diventato il mio. I suoi interrogativi sulla Shoah, sono diventati i nostri, o almeno i miei, non smetto mai di leggerne, di scriverne anche se questa non è stata una mia esperienza diretta e se coltivo anche altri interessi".
"Evidentemente, conclude Susanna, per tutte noi questa identità ebraica giocata con la mano sinistra è poi diventata il fulcro della nostra esistenza".

Lucilla Efrati
 
 
 
  torna su
pilpul    
 
  tizio della seraNon per criticare

L’altro giorno ho letto su Moked che quando Abramo aveva novantanove anni, gli apparve l’Onnipotente che ordinò di essere integro e andare avanti. Bisogna ammettere che la cosa è singolare. Ordinare a un uomo di un secolo di portarsi bene, è come dire a un cieco di non guardare dal buco della serratura. Il fatto è che il Creatore è perfettamente buono. Perché, cosa volete che faccia di male un uomo di novantanove anni? L’Altissimo contava sull’età di Abramo per premiarlo con sicurezza assoluta. Semmai, mi pare un po' forte a novantanove anni trovarsi davanti l’Eterno con un ordine. Signore, a me non lo fare. Se mi fai arrivare a novantanove anni e una sera decidi di venirmi a trovare, prima per favore fammi una telefonatina. Altrimenti, aspetta. Tanto in dieci minuti ti raggiungo. 

Il Tizio della Sera
 
 
  torna su
rassegna stampa    
 
 
leggi la rassegna
 
 

Con piacere, noto che il becero episodio di ieri non è stato ignorato dalla stampa italiana. Certo, la notizia del ritrovamento di una svastica sulla serranda dell'autorimessa di un ebreo romano, trova più spazio nella cronaca locale dei giornali (tranne la Repubblica). Ma fa parte del naturale compromesso a cui giornalisti e fogliazione devono scendere. Disegnata con uno spray nero, il simbolo nazista è stato ritrovato alla Magliana e ha scatenato le dichiarazioni del sindaco Alemanno e del presidente della provincia Zingaretti (se fosse ancora presidente della Regione Lazio, una parola l’avrebbe spesa anche Piero Marrazzo che è sempre stato vicino alle esigenze degli ebrei romani e italiani). Le testate che ne danno notizia sono Il Messaggero, Il Tempo, La Repubblica, Epolis e Leggo.
L’altro episodio da leggere riguarda la Chiesa. In particolare quella evangelica che ha nominato una donna alla guida di 25 milioni di religiosi tedeschi. Si chiama Frau Margot la prima papessa protestante, divorziata con quattro figli. La Stampa offre un interessante profilo del personaggio. Buona lettura.

Fabio Perugia

 
 
  torna su
notizieflash    
 
 
Israele: per l'ambasciatore turco in Israele                                      
le relazioni fra i due Paesi sono importanti
Gerusalemme, 29 ott -
In un intervento all'università Bar Ilan, a Tel Aviv, il nuovo ambasciatore della Turchia in Israele Ahmet Oguz Celikkol ha affermato l'importanza delle relazioni tra il suo Paese e lo Stato ebraico, in un momento in cui queste appaiono caratterizzate da forte tensione in seguito alle aspre critiche rivolte dal premier turco Recep Tayyip Erdogan alle politica del governo israeliano con i palestinesi. Celikkol, che è giunto in Israele solo da pochi giorni, ha detto: "Tutti sanno quanto importanti siano i rapporti tra Israele e Turchia". Ed ha aggiunto, "é anche molto importante comprendere il ruolo della Turchia nel mondo e nella regione". Fonti diplomatiche a Gerusalemme hanno osservato che malgrado i pesanti attacchi di Erdogan a Israele dalla Turchia giungono anche segnali distensivi, come nei giorni scorsi la partecipazione di un'unità navale turca a un'esercitazione con la marina israeliana. Il mese scorso invece un'esercitazione congiunta delle aviazioni israeliana, italiana e americana e turca in Anatolia era stata rinviata sine die in seguito al rifiuto turco, per la prima volta, di accettare la partecipazione israeliana. 
 
 
 
    torna su
 
L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche.
Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili.
Gli utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste, in redazione Daniela Gross.
Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”.