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L'Unione informa
 
    4 novembre 2009
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
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  locci Adolfo Locci,
rabbino capo di Padova
“...e Avraham restò ancora davanti all’Eterno” (Bereshit 18, 22). Spiega Rabbì ‘Ovadiàh Sforno (Cesena 1475 – Bologna 1550) che sebbene gli angeli erano già arrivati a Sodoma per eseguire la sentenza di distruzione, Avraham era rimasto al cospetto di D-o in preghiera per chiedere misericordia in favore degli abitanti di Sodoma. Alcuni sostengono che questa sia la prima preghiera della Bibbia, una preghiera che purtroppo non ha apparentemente sortito alcun effetto, perché Sodoma comunque viene distrutta. Tuttavia, tre persone si salvarono grazie alla preghiera di Avraham: Lot e le sue due figlie. Può accadere di non vedere i risultati immediati della nostra preghiera, ma Avraham ci insegna che bisogna essere sempre fiduciosi perché tali effetti, a volte, si possono manifestare in un futuro più lontano. Nel caso specifico, la preghiera di Avraham ha giovato molto, perché da Lot e sua figlia discende Moav, dal quale discende il re David, dal quale discenderà il Mashiach... 
C'è un solo luogo al mondo dove la fantasia è così viva da chiamare questo simbolo @ uno strudel. Guido Vitale,
giornalista
guido vitale  
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  Scuola e laicità - Rav Di Segni: "No alle guerre di religione".
Polacco: "La politica sia all'altezza della situazione"

logo scuola Fioccano le reazioni dopo la sentenza emessa dalla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, sull'affissione del Crocifisso nelle aule scolastiche. Secondo il pronunciamento della Corte, infatti, la presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce "una violazione dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni" e una violazione alla "libertà di religione degli alunni".
La sentenza è stata emessa in base al ricorso presentato nel 2002 da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all'istituto statale "Vittorino da Feltre" di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi dalle aule. I giudici di Strasburgo le hanno dato ragione ed hanno stabilito che il governo italiano dia alla signora Lautsi un risarcimento di cinquemila euro per danni morali.

di segni"Dal punto di vista teorico la casa di tutti non dovrebbe avere simboli di una religione particolare". Ha commentato il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. "Tuttavia l'applicazione asettica di questo principio sono sicuro che potrebbe offendere tradizioni e sensibilità radicate. Per questo motivo - afferma il Rav - sono contrario a qualsiasi battaglia di religione sul simbolo del crocifisso".
Reazioni anche in seno all'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane "Ritengo che la giunta dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane avrà modo di valutare a giorni, assunte anche ulteriori informazioni,il pronunciamento emesso a Strasburgo e contrario all'esposizione del crocifisso nella scuola pubblica".

polaccoDice il Consigliere Gadi Polacco. 'Personalmente, quindi, ritengo che questa sentenza segua altre che mettono in discussione l'attuale assetto civile sotto vari aspetti. Il processo di maturazione della società italiana in senso laico, a mio parere, appare - spiega Polacco - non solo utile e necessario ma anche inevitabile: la politica deve ora dimostrarsi all'altezza della situazione per favorire uno sbocco che consenta a tutti, credenti e non credenti, una convivenza basata sulla piena cittadinanza nel reciproco e costruttivo rispetto". 


Scuola e laicità - L'analisi
“Una chiara lezione dalla Corte europea”

logo scuolaLa Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha accolto ieri il ricorso di una cittadina italiana di origine finlandese che accusava lo Stato italiano di favorire la religione cattolica e di non rispettare i principi d'imparzialità e di laicità dello Stato, permettendo alla scuola dei suoi figli di tenere appeso un crocifisso anche dopo aver richiesto di rimuoverlo. La decisione della Corte appare di estrema importanza sia perché conferma la possibilità reale per un individuo di fare ricorso contro uno Stato, sia perché mette a nudo le carenze di equilibri fra poteri pubblici e cultura religiosa nell'Italia contemporanea e le conseguenze cui può condurre un'accoglienza incondizionata alle istanze della Chiesa cattolica. 
La Corte Europea dei Diritti dell´Uomo è un tribunale che ha sede a Strasburgo il cui compito è quello di pronunciarsi su casi di violazione dei diritti umani in cui una delle parti in causa sia uno dei 47 stati facenti parte della Convenzione dei Diritti Umani firmata a Roma nel 1950.
La Convenzione originale, prima delle modifiche avvenute negli anni Settanta e Novanta, prevedeva la creazione di una Commissione Europea dei Diritti dell´Uomo, di una Corte dei Diritti dell´Uomo e di un Comitato di Ministri del Consiglio d´Europa. In questo sistema sia gli individui sia gli stati potevano presentare i propri casi alla Commissione la quale decideva se fossero ammissibili oppure no e dava un primo parere non vincolante. In seguito la Commissione e/o lo Stato coinvolto potevano decidere se portare il caso alla Corte oppure se lasciar decidere al Consiglio dei ministri. In questo modo risultava difficile per un individuo portare il proprio caso fin davanti alla corte e assicurarsi un giudizio.
Dal novembre 1998 è entrato in vigore il 'Protocollo numero undici' che ha unito la Commissione Europea dei Diritti dell´Uomo e la Corte dei diritti dell´Uomo in una sola istituzione, l'odierna Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. La nuova Corte, che da poco ha compiuto i dieci anni, ha finalmente permesso agli individui di portare i propri casi direttamente alla Corte, senza passare attraverso le vecchi procedure.
Questa novità ha permesso a semplici cittadini, come la signora Albertin (Lautsi), di portare direttamente il suo caso di fronte alla Corte Europea di diritti dell’Uomo, accusando l’Italia di aver violato l’ articolo 9 della Convenzione, che garantisce la libertà di “pensiero, coscienza e religione, di cambiare pensiero e religione, e di manifestare ciò in luogo pubblico e privato". La ricorrente, infatti, aveva portato inizialmente il caso davanti al Tribunale amministrativo regionale competente per territorio, accusando
l’Italia di aver violato l’ articolo 3 della Costituzione italiana che assicura l’eguaglianza davanti alla legge senza distinzione di  “sesso, razza, lingua, religione, opinione politica”, l’ articolo 19 che assicura a tutti “il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto,” e l’ articolo 97 che garantisce l’imparzialità dell’amministrazione pubblica. La signora Lautsi aveva inoltre chiesto al Tribunale di interpellare la Corte costituzionale sulla questione di costituzionalità. Davanti alla Corte costituzionale la signora sostenne che, dato l´obbligo di andare a scuola, la presenza di un crocefisso fosse un´imposizione su gli allievi, sui genitori e sui professori e che favorisse la religione cristiana a scapito di altri credi. Il governo italiano al processo sostenne che il crocefisso nelle classi fosse un "fatto naturale" poiché esso non è soltanto un simbolo religioso, ma anche il simbolo della Chiesa cattolica, che è l´unica citata nella Costituzione italiana (art. 7), pertanto bisognerebbe considerare questo segno come un simbolo dello Stato Italiano. La Corte Costituzionale si dichiarò incompetente e il caso tornò al Tribunale amministrativo. Questo decise che "il crocifisso era, oltre che un simbolo religioso, un simbolo della storia e della cultura italiana e quindi dell´identità italiana e il simbolo dei principi di eguaglianza, libertà e tolleranza e allo stesso tempo della laicità dello Stato".
E´ importante ricordare che i rapporti tra Stato e Chiesa sono regolati dai Patti Lateranensi del 1929, modificati dal nuovo Concordato con il Vaticano del 1984. Secondo le nuove disposizioni, il principio proclamato dai Patti secondo cui la religione cattolica è la sola religione di Stato, non è più in vigore. La Corte costituzionale ha affermato in seguito che il comportamento dello stato debba essere imparziale ed equidistante senza attribuire più importanza ad appartenenti di una particolare religione.
Si è discusso molto su questo tema negli anni scorsi e il dibattito si è sempre concluso con accuse reciproche tra religioni e con il timore di sconfinare in uno scontro di civiltà.
Ora la Corte europea ha messo un punto fermo sulla carenza d'imparzialità e di laicità in Italia, riaffermando che il crocifisso è, prima di tutto, un simbolo religioso e non può essere confuso con un semplice elemento culturale. Un messaggio chiaro per capire che si può essere cittadini a pieno titolo senza essere obbligatoriamente cattolici e che lo Stato deve rispettare e proteggere chi non crede o professa una fede diversa. Ma la decisione della Corte di Strasburgo dimostra anche l´importanza di far parte di una società di stati che si è dotata di istituzioni sovrastatali capaci di garantire i diritti degli individui anche quando i propri governi si dimostrano incapaci di farlo.

Margherita Sacerdoti


Qui Milano - Rutelli, Lewis e Baharier nel “Bollettino” di novembre


bollettinoDopo il dialogo interreligioso, cui era dedicato il numero precedente, il numero di novembre del Bollettino della Comunità Ebraica di Milano dedica la copertina alla crisi economica e all'incremento della povertà anche fra le famiglie ebraiche italiane. Il giornale denuncia anche la crescente intolleranza e violenza nei confronti dei diversi e di tutti i soggetti che  appartengono alle fasce deboli della società: immigrati, omosessuali, handicappati. “Stranieri eravate in terra d’Egitto”, le parole bibliche che ricorrono nella tradizione ebraica e invitano gli ebrei ad avere una maggiore attenzione verso chi vive ai margini della società sono rirpese con enfasi dal giornale. Dal canto suo, il pensatore Haim Baharier, biblista autore del volume “Il tacchino pensante”, in una chiacchierata con Debora Peters ricorda ai lettori ciò che il pensiero ebraico e la Torà dicono a proposito dell'amore verso il prossimo. Sempre nel numero di novembre un’intervista al longevo storico inglese Bernard Lewis, uno dei maggiori conoscitori dell'Islam e del Medio Oriente, che parla di ebraismo come di “patrimonio millenario da proteggere e trasmettere”. Grande spazio, come anche negli scorsi numeri, viene dedicato ai nomi noti del mondo politico italiano, con l’intervista di Giorgio Secchi a Francesco Rutelli, ormai uscito dal PD, che si dichiara da sempre vicino a Israele. “Basta con l’antisionismo” il messaggio che Rutelli manda ai suoi vecchi compagni di strada, più volte responsabili, lascia intendere, per aver sostenuto posizioni poco equilibrate riguardo al conflitto mediorientale. Sempre a proposito di Israele, un’analisi di Renato Coen che accusa il premier Netanyahu e il leader palestinese Abu Mazen di sostanziale immobilismo (“lo strano limbo di Bibi e Mahmoud”) sottolinea come l’attuale situazione (“né pace né guerra”) in Israele rischi di essere un problema anche per Barack Obama, già di per sé poco attivo su questo fronte caldo della politica estera americana. Della ricorrenza dei venti anni dalla stipulazione delle Intese Ebraiche, invece, parla il giurista e Presidente del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano Giorgio Sacerdoti, intervistato da Ester Moscati. Uno dei membri della commissione dell’Unione delle Comunità Israelitiche (allora si chiamava così), incaricati di trattare con la Commissione governativa per la stipulazione di questi storici accordi, che da due decenni a questa parte regolano i rapporti tra Stato e mondo ebraico italiano. Non manca, inoltre, un osservatorio sulle vicende iraniane, con particolare attenzione alle incerte sorti della comunità ebraica locale. Quasi trentamila persone costrette a vivere nell’ombra.

 
 
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  maccabihaifaMaccabi sconfitto in casa dalla Juventus

Niente da fare, anche stavolta il Maccabi Haifa non è riuscito a sbloccarsi. Zero punti e zero goal segnati, resta questo il ruolino di marcia degli israeliani, ancora a secco dopo quattro incontri di Champions League. Una competizione che diventa di partita in partita sempre più amara per i “verdi”, che anche in quest’occasione non hanno tuttavia demeritato, al cospetto di un avversario di ben altro livello. Eppure le premesse per portare a casa almeno un punto c’erano tutte: ennesima vittoria in campionato (l’ottava di fila), ambiente caricato a mille e pubblico delle grandi occasioni. Non è bastato. Va detto, in ogni caso, che la Juventus ha giocato meglio del Maccabi, anche se non ha mai effettivamente dato l’impressione di poter chiudere il match, tanto che gli israeliani sono rimasti in partita fino al triplice fischio finale.
Primo tempo - Bell’inizio di gara dei bianconeri, che mettono subito il piede sull’acceleratore. Ma Davidovitch è attento. Prima chiude lo specchio della porta ad Amauri, pescato in area da Felipe Melo, poi è prodigioso su una gran botta dai trenta metri di Diego. Il predominio territoriale juventino è piuttosto evidente, tuttavia l’occasione più clamorosa del primo tempo è degli israeliani. Azione di calcio d’angolo ed il pallone arriva Keinar, Buffon (da terra) si supera con un doppio intervento che ha del miracoloso. Un minuto dopo è il suo collega Davidovitch a salvare la porta del Maccabi sulla pericolosa conclusione di Amauri. Non può nulla, però, nel finale di tempo quando un cross dalla destra di Caceres trova Camoranesi in mezzo all’area di rigore. Tocco sotto e vantaggio bianconero. Una bella mazzata, a pochi secondi dall’intervallo.
Secondo tempo - Levi prova a dare la sveglia ai suoi, inserendo il talentuoso Ghadir al posto dell’infortunato Culma. Dieci minuti dopo entra anche Refaelov, ma la sostanza della partita non cambia. Maccabi troppo timido e Juventus padrona del match. Una padrona un po’ “addormentata” comunque, poiché non sfrutta gli ampi spazi lasciati liberi dai “verdi”. Probabilmente i ragazzi di Ferrara sentono nelle gambe (e nella testa) la fatica dell’intenso match di sabato scorso contro il Napoli e preferiscono gestire il risultato senza troppi patemi. Al trentaduesimo, però, sono gli israeliani a sfiorare nuovamente il goal. Bella palla morbida di Refaelov ma né Arbeitam nè Ghadir riescono a spingerla in rete. Da quel momento in poi, la partita si spegne definitivamente (anche se va segnalata una bella uscita di piede di Buffon su Ghadir) e l’arbitro norvegese Hauge fischia la fine dopo tre minuti di recupero. Prossimo impegno per il Maccabi, la proibitiva trasferta all’Allianz Arena in casa di un Bayern Monaco affamato di punti-qualificazione.
 
Maccabi Haifa - Juventus 0-1
Marcatori: Camoramesi al 46' p.t.
Maccabi Haifa (4-3-1-2): Davidovitch; Meshumar, Keinan, Teixeira, Masilela, Osman, Culma (dal 1' s.t. Ghadir), Boccoli (dal 26' s.t. Zaguri); Katan; Dvalishvili (dal 10' s.t. Refaelov), Arbeitman. All. Levi.
Juventus: (4-2-3-1) Buffon; Caceres, Legrottaglie, Chiellini, Grosso; Felipe Melo, Poulsen; Camoranesi, Diego, Tiago (dal 15' s.t. De Ceglie); Amauri (dal 39' s.t. Trezeguet). All. Ferrara.
Note Ammoniti: Masilela, Osman, Culma, Felipe Melo.

Adam Smulevich 
 
 
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Crocifisso a scuola, no dell'Europa. Il governo ricorre

Bruxelles - I genitori hanno il diritto di educare i figli secondo le proprie convinzioni religiose e un crocifisso appeso sopra la lavagna dell'aula scolastica viola questo diritto. E' questa la conclusione a cui sono giunti, con verdetto unanime, i sette giudici della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo che non ha nulla a che vedere con le istituzioni europee - chiamati a pronunciarsi sul ricorso presentato nel 2002 da una cittadina italiana di origine finlandese, Soile Lautsi, e già respinto dal Tar del Veneto nel 2005 e dal Consiglio di Stato nel 2006. «La presenza del crocifisso, che è impossibile non notare nelle aule scolastiche, può essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso», osservano i giudici nella sintesi della motivazione, aggiungendo che questo «potrebbe perturbare gli alunni di altre religioni o atei, in particolare se appartengono a minoranze religiose». [...]
[…] La Corte riconosce a Lautsi, madre di due figli, il diritto a 5 mila euro di risarcimento per danni morali a carico dello Stato italiano. Un punto di vista su cui lo Stato italiano è pronto a dare battaglia, annunciando, come previsto dalla legge, un ricorso, che può essere accettato o meno, davanti ai 17 giudici della Grande Chambre. […]

C.Mar, Il Messaggero, 4 novembre 2009


Alemanno: «Il Crocifisso? Va mantenuto in classe»


Sì al dialogo con le religioni, e all'insegnamento delle altre confessioni nelle scuole romane; no a una decisione (quella della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo contro il Crocifisso nelle classi) «che offende la tradizione culturale e storica del nostro popolo e della nostra nazione». Gianni Alemanno parla di valori religiosi nel giorno delle polemiche sul Crocifisso in aula, mentre l'assessorato capitolino alla scuola annuncia l'arrivo dell'ora aggiuntiva di interreligione, che sarà aperta alla partecipazione, tra gli altri, di imam e rabbini.
«Sono veramente esterrefatto da questa sentenza assolutamente folle - dice Alemanno, commentando la decisione dei giudici di Strasburgo - La considero una decisione che offende la tradizione culturale e storica del nostro popolo e della nostra nazione e spero che le istituzioni europee abbiano molo di trovare una strada diversa per rivederla». [...]

Fabio Rossi, Il Corriere della Serra, 4 novembre 2009


Israel: c'è un attacco alle radici giudaico cristiane

[…] Giorgio Israel, scrittore e docente di Storia della matematica all'Università La Sapienza di Roma, cerca le parole più appropriate per lanciare il suo grido di allarme.
Che cosa la preoccupa di più?
In tutta Europa è in atto un attacco nei confronti dei simboli che più fortemente individuano le sue radici giudaico-cristiane. Nello stesso tempo si assiste a una singolare tolleranza nei confronti dei simboli islamici.
Perché è così allarmato?
Vedo atteggiamenti pseudo laici, laicisti e non equanimi. E sono rivolti verso una sola direzione. Sono segni inequivocabili e allarmanti che, nei fatti, si è attivato un meccanismo che tende a cambiare i connotati culturali del nostro continente. L'Europa è destinata a trasformarsi in Eurabia? [...]

Roberto I.Zanini, Avvenire, 4 novembre 2009


Il cardinale Kasper ai credenti: «Non dormite, alzate la voce»

«Sa cosa penso, tutto sommato? Che noi cristiani stiamo dormendo. Questa manifestazione di secolarismo aggressivo dovrebbe essere un segnale per svegliarci e alzare un po' la voce». Il cardinale Walter Kasper, 76 anni, presidente del pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani, è una persona mite, finissimo teologo che fu assistente di Leo Scheffczyk e di Hans Kung e ha guidato le facoltà di Munster e Tubinga, insegnato a Washington, pubblicato opere tradotte in tutto il mondo come Il Dio di Gesù Cristo, un uomo di dialogo (da anni tiene per la Chiesa i rapporti con le altre confessioni cristiane e con gli ebrei) aperto al mondo laico e ai non credenti. Essere miti, però, non significa dormire, sorride: «In alcuni ambienti europei, a Strasburgo e Bruxelles, vogliono costruire una realtà che non sarebbe più Europa, perché senza cristianesimo l'Europa non è. Tale tendenza antistorica esiste, ha potere, e questo non si può tollerare: anche i politici che si dicono cristiani dovrebbero parlare...». [...]

Gian Guido Vecchi, Il Corriere della Sera, 4 novembre 2009


Libano, Napolitano frena sulla riduzione delle truppe

[…] Il dilemma è politico, non certo solo numerico: ridimensionare o no il contingente? I militari italiani che guidano i reparti Onu dell'Unifil sono orgogliosissimi, come il governo e Napolitano. Ma Quirinale e palazzo Chigi hanno due linee diverse. Una è quella confessata dal ministro della difesa, La Russa, e certo non medita: se l'Onu confermerà l'avvicendamento del comando con gli spagnoli, allora «abbiamo pensato ad un ridimensionamento numerico, non qualitativo», «se i nostri venissero sostituiti, oltre al normale ritiro di 300 unità, si potrebbe arrivare a quota 5-800 unità». [...]
[…] Se ne parlerà al Consiglio supremo di difesa dell'11 novembre, ma Napolitano ha già fatto capire che la sua posizione assieme a quella dei vertici militari impegnati sul campo è diversa. [...]

Claudio Rizza, Il Messaggero, 4 novembre 2009


Qatar, Israele, ancora Russia. Il premier e l'agenda estera

[…] In febbraio, si apprende, il presidente del Consiglio andrà in Israele: è un viaggio che più volte è stato rinviato, ma nei programmi venturi del premier tre giorni, forse quattro, sono già occupati. Berlusconi e i processi che lo riguardano è anche una questione di agenda governativa. E dunque di Legittimo impedimento. Ieri se ne è avuto il primo assaggio. Se l'agenda è quella d un capo di governo, con una sfilza interminabile di possibili appuntamenti interni ed internazionali, e se la Corte Costituzionale per ben due volte si è pronunciata riconoscendo come preminente l'impegno istituzionale dell'imputato che ricopre un'alta carica, allora è chiaro che i programmi del Cavaliere diverranno fondamentali (anche come indiretta strategia di difesa) nei prossimi mesi. Ieri Berlusconi è rientrato a Roma dopo quasi due settimane di assenza. In serata, a villa Madama, ha partecipato a una cena con l'associazione ebraica Keren Hayesod (annunciando che a febbraio parlerà alla Knesset). Ma soprattutto ha fatto sapere che intende essere presente a tutte le udienze dei suoi processi. E' un suo diritto, così come è suo diritto non mancare nessuno degli impegni istituzionali che deve svolgere come presidente del Consiglio.

Marco Galluzzo, Il Corriere della Sera, 4 novembre 2009

 
 
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notizieflash    
 
 
Israele: intercettata nave proveniente dall'Iran                                
La radio militare: “Trasportava armi per la Siria”
Tel Aviv, 4 nov -
Intercettata in alto mare dalla marina israeliana una nave, battente bandiera di Antigua, che proveniva dall'Iran. Il sequestro ha impedito la consegna di mezzi da combattimento destinati a terroristi che agiscono a nord di Israele. La radio militare ha riferito che, sotto a un carico di merci civili, erano state dissimulate ingenti quantità di mezzi da combattimento che dovevano, ancora secondo l'emittente, essere sbarcati in Siria. “Si tratta di un ulteriore successo nella lotta incessante contro i tentativi di traffico di armi e di mezzi da combattimento destinati ad elementi terroristi che minacciano la sicurezza di Israele", ha affermato il primo ministro israeliano Ehud Barak sulla questione.

Suonano le sirene a Tel Aviv, ma è solo un'esercitazione
Tel Aviv, 4 nov -
Suonano le sirene d'allarme nella città di Tel Aviv. Per fortuna è solo un'esercitazione. Dopo circa due minuti la situazione è tornata alla normalità. Il test ha assunto un aspetto più significativo alla luce delle rivelazioni dell'intelligence di Israele secondo cui nei giorni scorsi il braccio armato di Hamas ha compiuto un test di un razzo dotato di una gittata di 60 chilometri. Adesso Hamas è teoricamente in grado di colpire, o comunque di minacciare, la periferia meridionale di Tel Aviv: uno sviluppo che viene riferito oggi a grandi titoli dalla stampa locale.

 
 
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