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L'Unione informa |
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4 novembre 2009 17 Cheshwan 5770 |
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alef/tav |
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Adolfo Locci, rabbino capo di Padova |
“...e Avraham restò ancora davanti all’Eterno” (Bereshit 18, 22). Spiega
Rabbì ‘Ovadiàh Sforno (Cesena 1475 – Bologna 1550) che sebbene gli
angeli erano già arrivati a Sodoma per eseguire la sentenza di
distruzione, Avraham era rimasto al cospetto di D-o in preghiera per
chiedere misericordia in favore degli abitanti di Sodoma. Alcuni
sostengono che questa sia la prima preghiera della Bibbia, una
preghiera che purtroppo non ha apparentemente sortito alcun effetto,
perché Sodoma comunque viene distrutta. Tuttavia, tre persone si
salvarono grazie alla preghiera di Avraham: Lot e le sue due figlie.
Può accadere di non vedere i risultati immediati della nostra
preghiera, ma Avraham ci insegna che bisogna essere sempre fiduciosi
perché tali effetti, a volte, si possono manifestare in un futuro più
lontano. Nel caso specifico, la preghiera di Avraham ha giovato molto,
perché da Lot e sua figlia discende Moav, dal quale discende il re
David, dal quale discenderà il Mashiach... |
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C'è un solo luogo al mondo dove la fantasia è così viva da chiamare questo simbolo @ uno strudel. |
Guido Vitale, giornalista |
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Scuola e laicità - Rav Di Segni: "No alle guerre di religione". Polacco: "La politica sia all'altezza della situazione"
Fioccano le reazioni dopo la sentenza emessa dalla Corte europea dei
diritti dell'uomo di Strasburgo, sull'affissione del Crocifisso nelle
aule scolastiche. Secondo il pronunciamento della Corte, infatti, la
presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce "una
violazione dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni"
e una violazione alla "libertà di religione degli alunni". La
sentenza è stata emessa in base al ricorso presentato nel 2002 da Soile
Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002
aveva chiesto all'istituto statale "Vittorino da Feltre" di Abano Terme
(Padova), frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi
dalle aule. I giudici di Strasburgo le hanno dato ragione ed hanno
stabilito che il governo italiano dia alla signora Lautsi un
risarcimento di cinquemila euro per danni morali.
"Dal
punto di vista teorico la casa di tutti non dovrebbe avere simboli di
una religione particolare". Ha commentato il rabbino capo di Roma
Riccardo Di Segni. "Tuttavia l'applicazione asettica di questo
principio sono sicuro che potrebbe offendere tradizioni e sensibilità
radicate. Per questo motivo - afferma il Rav - sono contrario a
qualsiasi battaglia di religione sul simbolo del crocifisso". Reazioni anche
in seno all'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane "Ritengo che la
giunta dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane avrà modo di
valutare a giorni, assunte anche ulteriori informazioni,il
pronunciamento emesso a Strasburgo e contrario all'esposizione del
crocifisso nella scuola pubblica".
Dice
il Consigliere Gadi Polacco. 'Personalmente, quindi, ritengo che questa
sentenza segua altre che mettono in discussione l'attuale assetto
civile sotto vari aspetti. Il processo di maturazione della società
italiana in senso laico, a mio parere, appare - spiega Polacco - non
solo utile e necessario ma anche inevitabile: la politica deve ora
dimostrarsi all'altezza della situazione per favorire uno sbocco che
consenta a tutti, credenti e non credenti, una convivenza basata sulla
piena cittadinanza nel reciproco e costruttivo rispetto".
Scuola e laicità - L'analisi “Una chiara lezione dalla Corte europea”
La
Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha accolto ieri il ricorso di una
cittadina italiana di origine finlandese che accusava lo Stato italiano
di favorire la religione cattolica e di non rispettare i principi
d'imparzialità e di laicità dello Stato, permettendo alla scuola dei
suoi figli di tenere appeso un crocifisso anche dopo aver richiesto di
rimuoverlo. La decisione della Corte appare di estrema importanza sia
perché conferma la possibilità reale per un individuo di fare ricorso
contro uno Stato, sia perché mette a nudo le carenze di equilibri fra
poteri pubblici e cultura religiosa nell'Italia contemporanea e le
conseguenze cui può condurre un'accoglienza incondizionata alle istanze
della Chiesa cattolica. La Corte Europea dei Diritti
dell´Uomo è un tribunale che ha sede a Strasburgo il cui compito è
quello di pronunciarsi su casi di violazione dei diritti umani in cui
una delle parti in causa sia uno dei 47 stati facenti parte della
Convenzione dei Diritti Umani firmata a Roma nel 1950. La
Convenzione originale, prima delle modifiche avvenute negli anni
Settanta e Novanta, prevedeva la creazione di una Commissione Europea
dei Diritti dell´Uomo, di una Corte dei Diritti dell´Uomo e di un
Comitato di Ministri del Consiglio d´Europa. In questo sistema sia gli
individui sia gli stati potevano presentare i propri casi alla
Commissione la quale decideva se fossero ammissibili oppure no e dava
un primo parere non vincolante. In seguito la Commissione e/o lo Stato
coinvolto potevano decidere se portare il caso alla Corte oppure se
lasciar decidere al Consiglio dei ministri. In questo modo risultava
difficile per un individuo portare il proprio caso fin davanti alla
corte e assicurarsi un giudizio. Dal novembre 1998 è entrato in
vigore il 'Protocollo numero undici' che ha unito la Commissione
Europea dei Diritti dell´Uomo e la Corte dei diritti dell´Uomo in una
sola istituzione, l'odierna Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. La
nuova Corte, che da poco ha compiuto i dieci anni, ha finalmente
permesso agli individui di portare i propri casi direttamente alla
Corte, senza passare attraverso le vecchi procedure. Questa novità
ha permesso a semplici cittadini, come la signora Albertin (Lautsi), di
portare direttamente il suo caso di fronte alla Corte Europea di
diritti dell’Uomo, accusando l’Italia di aver violato l’ articolo 9
della Convenzione, che garantisce la libertà di “pensiero, coscienza e
religione, di cambiare pensiero e religione, e di manifestare ciò in
luogo pubblico e privato". La ricorrente, infatti, aveva portato
inizialmente il caso davanti al Tribunale amministrativo regionale
competente per territorio, accusando l’Italia di aver violato l’
articolo 3 della Costituzione italiana che assicura l’eguaglianza
davanti alla legge senza distinzione di “sesso, razza, lingua,
religione, opinione politica”, l’ articolo 19 che assicura a tutti “il
diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in
qualsiasi forma, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in
pubblico il culto,” e l’ articolo 97 che garantisce l’imparzialità
dell’amministrazione pubblica. La signora Lautsi aveva inoltre chiesto
al Tribunale di interpellare la Corte costituzionale sulla questione di
costituzionalità. Davanti alla Corte costituzionale la signora sostenne
che, dato l´obbligo di andare a scuola, la presenza di un crocefisso
fosse un´imposizione su gli allievi, sui genitori e sui professori e
che favorisse la religione cristiana a scapito di altri credi. Il
governo italiano al processo sostenne che il crocefisso nelle classi
fosse un "fatto naturale" poiché esso non è soltanto un simbolo
religioso, ma anche il simbolo della Chiesa cattolica, che è l´unica
citata nella Costituzione italiana (art. 7), pertanto bisognerebbe
considerare questo segno come un simbolo dello Stato Italiano. La Corte
Costituzionale si dichiarò incompetente e il caso tornò al
Tribunale amministrativo. Questo decise che "il crocifisso era,
oltre che un simbolo religioso, un simbolo della storia e della cultura
italiana e quindi dell´identità italiana e il simbolo dei principi di
eguaglianza, libertà e tolleranza e allo stesso tempo della laicità
dello Stato". E´ importante ricordare che i rapporti tra Stato e
Chiesa sono regolati dai Patti Lateranensi del 1929, modificati dal
nuovo Concordato con il Vaticano del 1984. Secondo le nuove
disposizioni, il principio proclamato dai Patti secondo cui la
religione cattolica è la sola religione di Stato, non è più in vigore.
La Corte costituzionale ha affermato in seguito che il comportamento
dello stato debba essere imparziale ed equidistante senza attribuire
più importanza ad appartenenti di una particolare religione. Si
è discusso molto su questo tema negli anni scorsi e il dibattito si è
sempre concluso con accuse reciproche tra religioni e con il timore di
sconfinare in uno scontro di civiltà. Ora la Corte europea ha
messo un punto fermo sulla carenza d'imparzialità e di laicità in
Italia, riaffermando che il crocifisso è, prima di tutto, un simbolo
religioso e non può essere confuso con un semplice elemento culturale.
Un messaggio chiaro per capire che si può essere cittadini a pieno
titolo senza essere obbligatoriamente cattolici e che lo Stato deve
rispettare e proteggere chi non crede o professa una fede diversa. Ma
la decisione della Corte di Strasburgo dimostra anche l´importanza di
far parte di una società di stati che si è dotata di istituzioni
sovrastatali capaci di garantire i diritti degli individui anche quando
i propri governi si dimostrano incapaci di farlo.
Margherita Sacerdoti
Qui Milano - Rutelli, Lewis e Baharier nel “Bollettino” di novembre
Dopo
il dialogo interreligioso, cui era dedicato il numero precedente, il
numero di novembre del Bollettino della Comunità Ebraica di Milano
dedica la copertina alla crisi economica e all'incremento della povertà
anche fra le famiglie ebraiche italiane. Il giornale denuncia anche la
crescente intolleranza e violenza nei confronti dei diversi e di tutti
i soggetti che appartengono alle fasce deboli della società:
immigrati, omosessuali, handicappati. “Stranieri eravate in terra
d’Egitto”, le parole bibliche che ricorrono nella tradizione ebraica e
invitano gli ebrei ad avere una maggiore attenzione verso chi vive ai
margini della società sono rirpese con enfasi dal giornale. Dal canto
suo, il pensatore Haim Baharier, biblista autore del volume “Il
tacchino pensante”, in una chiacchierata con Debora Peters ricorda ai
lettori ciò che il pensiero ebraico e la Torà dicono a proposito
dell'amore verso il prossimo. Sempre nel numero di novembre
un’intervista al longevo storico inglese Bernard Lewis, uno dei
maggiori conoscitori dell'Islam e del Medio Oriente, che parla di
ebraismo come di “patrimonio millenario da proteggere e trasmettere”.
Grande spazio, come anche negli scorsi numeri, viene dedicato ai nomi
noti del mondo politico italiano, con l’intervista di Giorgio Secchi a
Francesco Rutelli, ormai uscito dal PD, che si dichiara da sempre
vicino a Israele. “Basta con l’antisionismo” il messaggio che Rutelli
manda ai suoi vecchi compagni di strada, più volte responsabili, lascia
intendere, per aver sostenuto posizioni poco equilibrate riguardo al
conflitto mediorientale. Sempre a proposito di Israele, un’analisi di
Renato Coen che accusa il premier Netanyahu e il leader palestinese Abu
Mazen di sostanziale immobilismo (“lo strano limbo di Bibi e Mahmoud”)
sottolinea come l’attuale situazione (“né pace né guerra”) in Israele
rischi di essere un problema anche per Barack Obama, già di per sé poco
attivo su questo fronte caldo della politica estera americana. Della
ricorrenza dei venti anni dalla stipulazione delle Intese Ebraiche,
invece, parla il giurista e Presidente del Centro di documentazione
ebraica contemporanea di Milano Giorgio Sacerdoti, intervistato da
Ester Moscati. Uno dei membri della commissione dell’Unione delle
Comunità Israelitiche (allora si chiamava così), incaricati di trattare
con la Commissione governativa per la stipulazione di questi storici
accordi, che da due decenni a questa parte regolano i rapporti tra
Stato e mondo ebraico italiano. Non manca, inoltre, un osservatorio
sulle vicende iraniane, con particolare attenzione alle incerte sorti
della comunità ebraica locale. Quasi trentamila persone costrette a
vivere nell’ombra.
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Maccabi sconfitto in casa dalla Juventus
Niente da fare, anche stavolta il Maccabi Haifa non è riuscito a
sbloccarsi. Zero punti e zero goal segnati, resta questo il ruolino di
marcia degli israeliani, ancora a secco dopo quattro incontri di
Champions League. Una competizione che diventa di partita in partita
sempre più amara per i “verdi”, che anche in quest’occasione non hanno
tuttavia demeritato, al cospetto di un avversario di ben altro livello.
Eppure le premesse per portare a casa almeno un punto c’erano tutte:
ennesima vittoria in campionato (l’ottava di fila), ambiente caricato a
mille e pubblico delle grandi occasioni. Non è bastato. Va detto, in
ogni caso, che la Juventus ha giocato meglio del Maccabi, anche se non
ha mai effettivamente dato l’impressione di poter chiudere il match,
tanto che gli israeliani sono rimasti in partita fino al triplice
fischio finale. Primo tempo -
Bell’inizio di gara dei bianconeri, che mettono subito il piede
sull’acceleratore. Ma Davidovitch è attento. Prima chiude lo specchio
della porta ad Amauri, pescato in area da Felipe Melo, poi è prodigioso
su una gran botta dai trenta metri di Diego. Il predominio territoriale
juventino è piuttosto evidente, tuttavia l’occasione più clamorosa del
primo tempo è degli israeliani. Azione di calcio d’angolo ed il pallone
arriva Keinar, Buffon (da terra) si supera con un doppio intervento che
ha del miracoloso. Un minuto dopo è il suo collega Davidovitch a
salvare la porta del Maccabi sulla pericolosa conclusione di Amauri.
Non può nulla, però, nel finale di tempo quando un cross dalla destra
di Caceres trova Camoranesi in mezzo all’area di rigore. Tocco sotto e
vantaggio bianconero. Una bella mazzata, a pochi secondi
dall’intervallo. Secondo tempo -
Levi prova a dare la sveglia ai suoi, inserendo il talentuoso Ghadir al
posto dell’infortunato Culma. Dieci minuti dopo entra anche Refaelov,
ma la sostanza della partita non cambia. Maccabi troppo timido e
Juventus padrona del match. Una padrona un po’ “addormentata” comunque,
poiché non sfrutta gli ampi spazi lasciati liberi dai “verdi”.
Probabilmente i ragazzi di Ferrara sentono nelle gambe (e nella testa)
la fatica dell’intenso match di sabato scorso contro il Napoli e
preferiscono gestire il risultato senza troppi patemi. Al
trentaduesimo, però, sono gli israeliani a sfiorare nuovamente il goal.
Bella palla morbida di Refaelov ma né Arbeitam nè Ghadir riescono a
spingerla in rete. Da quel momento in poi, la partita si spegne
definitivamente (anche se va segnalata una bella uscita di piede di
Buffon su Ghadir) e l’arbitro norvegese Hauge fischia la fine dopo tre
minuti di recupero. Prossimo impegno per il Maccabi, la proibitiva
trasferta all’Allianz Arena in casa di un Bayern Monaco affamato di
punti-qualificazione. Maccabi Haifa - Juventus 0-1 Marcatori: Camoramesi al 46' p.t. Maccabi Haifa (4-3-1-2):
Davidovitch; Meshumar, Keinan, Teixeira, Masilela, Osman, Culma (dal 1'
s.t. Ghadir), Boccoli (dal 26' s.t. Zaguri); Katan; Dvalishvili (dal
10' s.t. Refaelov), Arbeitman. All. Levi. Juventus:
(4-2-3-1) Buffon; Caceres, Legrottaglie, Chiellini, Grosso; Felipe
Melo, Poulsen; Camoranesi, Diego, Tiago (dal 15' s.t. De Ceglie);
Amauri (dal 39' s.t. Trezeguet). All. Ferrara. Note Ammoniti: Masilela, Osman, Culma, Felipe Melo.
Adam Smulevich
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Crocifisso a scuola, no dell'Europa. Il governo ricorre
Bruxelles
- I genitori hanno il diritto di educare i figli secondo le proprie
convinzioni religiose e un crocifisso appeso sopra la lavagna dell'aula
scolastica viola questo diritto. E' questa la conclusione a cui sono
giunti, con verdetto unanime, i sette giudici della Corte europea dei
diritti dell'uomo di Strasburgo che non ha nulla a che vedere con le
istituzioni europee - chiamati a pronunciarsi sul ricorso presentato
nel 2002 da una cittadina italiana di origine finlandese, Soile Lautsi,
e già respinto dal Tar del Veneto nel 2005 e dal Consiglio di Stato nel
2006. «La presenza del crocifisso, che è impossibile non notare nelle
aule scolastiche, può essere facilmente interpretata dagli studenti di
tutte le età come un simbolo religioso», osservano i giudici nella
sintesi della motivazione, aggiungendo che questo «potrebbe perturbare
gli alunni di altre religioni o atei, in particolare se appartengono a
minoranze religiose». [...] […] La Corte riconosce a Lautsi, madre
di due figli, il diritto a 5 mila euro di risarcimento per danni morali
a carico dello Stato italiano. Un punto di vista su cui lo Stato
italiano è pronto a dare battaglia, annunciando, come previsto dalla
legge, un ricorso, che può essere accettato o meno, davanti ai 17
giudici della Grande Chambre. […]
C.Mar, Il Messaggero, 4 novembre 2009
Alemanno: «Il Crocifisso? Va mantenuto in classe»
Sì
al dialogo con le religioni, e all'insegnamento delle altre confessioni
nelle scuole romane; no a una decisione (quella della Corte europea dei
diritti dell'uomo di Strasburgo contro il Crocifisso nelle classi) «che
offende la tradizione culturale e storica del nostro popolo e della
nostra nazione». Gianni Alemanno parla di valori religiosi nel giorno
delle polemiche sul Crocifisso in aula, mentre l'assessorato capitolino
alla scuola annuncia l'arrivo dell'ora aggiuntiva di interreligione,
che sarà aperta alla partecipazione, tra gli altri, di imam e rabbini. «Sono
veramente esterrefatto da questa sentenza assolutamente folle - dice
Alemanno, commentando la decisione dei giudici di Strasburgo - La
considero una decisione che offende la tradizione culturale e storica
del nostro popolo e della nostra nazione e spero che le istituzioni
europee abbiano molo di trovare una strada diversa per rivederla». [...]
Fabio Rossi, Il Corriere della Serra, 4 novembre 2009
Israel: c'è un attacco alle radici giudaico cristiane
[…]
Giorgio Israel, scrittore e docente di Storia della matematica
all'Università La Sapienza di Roma, cerca le parole più appropriate per
lanciare il suo grido di allarme. Che cosa la preoccupa di più? In
tutta Europa è in atto un attacco nei confronti dei simboli che più
fortemente individuano le sue radici giudaico-cristiane. Nello stesso
tempo si assiste a una singolare tolleranza nei confronti dei simboli
islamici. Perché è così allarmato? Vedo
atteggiamenti pseudo laici, laicisti e non equanimi. E sono rivolti
verso una sola direzione. Sono segni inequivocabili e allarmanti che,
nei fatti, si è attivato un meccanismo che tende a cambiare i connotati
culturali del nostro continente. L'Europa è destinata a trasformarsi in
Eurabia? [...]
Roberto I.Zanini, Avvenire, 4 novembre 2009
Il cardinale Kasper ai credenti: «Non dormite, alzate la voce»
«Sa
cosa penso, tutto sommato? Che noi cristiani stiamo dormendo. Questa
manifestazione di secolarismo aggressivo dovrebbe essere un segnale per
svegliarci e alzare un po' la voce». Il cardinale Walter Kasper, 76
anni, presidente del pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani, è
una persona mite, finissimo teologo che fu assistente di Leo Scheffczyk
e di Hans Kung e ha guidato le facoltà di Munster e Tubinga, insegnato
a Washington, pubblicato opere tradotte in tutto il mondo come Il Dio
di Gesù Cristo, un uomo di dialogo (da anni tiene per la Chiesa i
rapporti con le altre confessioni cristiane e con gli ebrei) aperto al
mondo laico e ai non credenti. Essere miti, però, non significa
dormire, sorride: «In alcuni ambienti europei, a Strasburgo e
Bruxelles, vogliono costruire una realtà che non sarebbe più Europa,
perché senza cristianesimo l'Europa non è. Tale tendenza antistorica
esiste, ha potere, e questo non si può tollerare: anche i politici che
si dicono cristiani dovrebbero parlare...». [...]
Gian Guido Vecchi, Il Corriere della Sera, 4 novembre 2009
Libano, Napolitano frena sulla riduzione delle truppe
[…]
Il dilemma è politico, non certo solo numerico: ridimensionare o no il
contingente? I militari italiani che guidano i reparti Onu dell'Unifil
sono orgogliosissimi, come il governo e Napolitano. Ma Quirinale e
palazzo Chigi hanno due linee diverse. Una è quella confessata dal
ministro della difesa, La Russa, e certo non medita: se l'Onu
confermerà l'avvicendamento del comando con gli spagnoli, allora
«abbiamo pensato ad un ridimensionamento numerico, non qualitativo»,
«se i nostri venissero sostituiti, oltre al normale ritiro di 300
unità, si potrebbe arrivare a quota 5-800 unità». [...] […] Se ne
parlerà al Consiglio supremo di difesa dell'11 novembre, ma Napolitano
ha già fatto capire che la sua posizione assieme a quella dei vertici
militari impegnati sul campo è diversa. [...]
Claudio Rizza, Il Messaggero, 4 novembre 2009
Qatar, Israele, ancora Russia. Il premier e l'agenda estera
[…]
In febbraio, si apprende, il presidente del Consiglio andrà in Israele:
è un viaggio che più volte è stato rinviato, ma nei programmi venturi
del premier tre giorni, forse quattro, sono già occupati. Berlusconi e
i processi che lo riguardano è anche una questione di agenda
governativa. E dunque di Legittimo impedimento. Ieri se ne è avuto il
primo assaggio. Se l'agenda è quella d un capo di governo, con una
sfilza interminabile di possibili appuntamenti interni ed
internazionali, e se la Corte Costituzionale per ben due volte si è
pronunciata riconoscendo come preminente l'impegno istituzionale
dell'imputato che ricopre un'alta carica, allora è chiaro che i
programmi del Cavaliere diverranno fondamentali (anche come indiretta
strategia di difesa) nei prossimi mesi. Ieri Berlusconi è rientrato a
Roma dopo quasi due settimane di assenza. In serata, a villa Madama, ha
partecipato a una cena con l'associazione ebraica Keren Hayesod
(annunciando che a febbraio parlerà alla Knesset). Ma soprattutto ha
fatto sapere che intende essere presente a tutte le udienze dei suoi
processi. E' un suo diritto, così come è suo diritto non mancare
nessuno degli impegni istituzionali che deve svolgere come presidente
del Consiglio.
Marco Galluzzo, Il Corriere della Sera, 4 novembre 2009
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notizieflash |
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Israele:
intercettata nave proveniente dall'Iran
La radio militare: “Trasportava armi per la Siria” Tel Aviv, 4 nov - Intercettata
in alto mare dalla marina israeliana una nave, battente bandiera di
Antigua, che proveniva dall'Iran. Il sequestro ha impedito la consegna
di mezzi da combattimento destinati a terroristi che agiscono a nord di
Israele. La radio militare ha riferito che, sotto a un carico di merci
civili, erano state dissimulate ingenti quantità di mezzi da
combattimento che dovevano, ancora secondo l'emittente, essere sbarcati
in Siria. “Si tratta di un ulteriore successo nella lotta incessante
contro i tentativi di traffico di armi e di mezzi da combattimento
destinati ad elementi terroristi che minacciano la sicurezza di
Israele", ha affermato il primo ministro israeliano Ehud Barak sulla
questione.
Suonano le sirene a Tel Aviv, ma è solo un'esercitazione Tel Aviv, 4 nov - Suonano
le sirene d'allarme nella città di Tel Aviv. Per fortuna è solo
un'esercitazione. Dopo circa due minuti la situazione è tornata alla
normalità. Il test ha assunto un aspetto più significativo alla luce
delle rivelazioni dell'intelligence di Israele secondo cui nei giorni
scorsi il braccio armato di Hamas ha compiuto un test di un razzo
dotato di una gittata di 60 chilometri. Adesso Hamas è teoricamente in
grado di colpire, o comunque di minacciare, la periferia meridionale di
Tel Aviv: uno sviluppo che viene riferito oggi a grandi titoli dalla
stampa locale.
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
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