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L'Unione informa |
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11 novembre 2009 24 Cheshwan 5770 |
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alef/tav |
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Adolfo Locci, rabbino capo di Padova |
Nella
parashà di Vayerà, Sara decide che Isacco non deve avere più vicino il
fratello Ismaele e Abramo lo lega ad un altare sacrificale. Nella
parashà di Chayè Sarà il servitore Eliezer va in Mesopotamia a
prendergli una sposa. In quella di Toledot apre pozzi, che erano stati
già scavati dal padre; la moglie Rebecca, con il figlio Giacobbe,
decidono a quale figlio egli deve impartire la benedizione del
primogenito. La Torà mostra Isacco come un uomo passivo e molto, forse
troppo, tollerante. Un Midrash, invece, sembra presentarci Isacco in
modo diverso. Si narra che il Signore fosse alla ricerca di un
difensore, di qualcuno che si assumesse le responsabilità delle colpe
del popolo d’Israele durante il Suo giudizio. Abramo e Giacobbe si
rifiutano mentre Isacco acconsente a ricevere su di sé il peso delle
colpe d’Israele. Qual’è, dunque, la reale personalità di Isacco, quella
descritta dalla Torà scritta o quella ipotizzata dalla Torà orale? In
realtà, il Midrash non vuole presentarci un Isacco diverso, ma solo
aiutarci a capire quello che, da una lettura superficiale delle sue
vicende, potremmo non aver ben inteso. Il comportamento di Isacco
insegna che, a volte, la grandezza di un uomo si misura non tanto dalle
azioni dirette che compie, ma soprattutto da come reagisce agli eventi
che gli accadono e dalle responsabilità che assume su di sé. Un grande
uomo è anche colui che ha la capacità di annullare sé stesso in favore
del bene collettivo... |
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Nella
New York ebraica questi sono i giorni di Benny Lau, quarantenne nipote
dell'ex rabbino capo Meir Lau, giunto da Gerusalemme per una serie di
incontri nei quali espone una nuova versione dell'ebraismo "modern
orthodox" mirata a fare concorrenza al rabbinato ortodosso come anche a
rubare fedeli a riformisti e conservative. "Bisogna studiare le poesie
di Bialik come se fossero pagine di Ghemara'" dice, assicurando che a
fare la differenza, in Israele come nella Diaspora, sarà l'emergente
generazione dei "Chabbachunkikim",
l'acronimo che descrive una coalizione di giovani che provengono dai
Chabad-Lubavich, dai chassidim di Breslav, che amano le canzoni di
Shlomo Charlebach e si richiamano agli insegnamenti del sionismo
religioso di Rav Cook. |
Maurizio Molinari,
giornalista |
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Qui Torino – Lezione Primo Levi, uno scienziato fra sterminio, caso e destino
Le
aule, i muri, i legni tra i quali Primo Levi fu studente. L'antica aula
magna della facoltà torinese di Chimica ha ospitato l'inaugurazione del
Centro Internazionale di Studi sullo scrittore e scienziato torinese.
“Era una personalità completa, non separava la conoscenza scientifica
da quella umanistica” ricorda di lui il presidente del nuovo Centro
Studi, Amos Luzzatto, che ha il compito d'introdurre la Lezione Primo
Levi. Si tratta di un appuntamento annuale, l'unico evento pubblico
organizzato dal nuovo Centro. Il relatore è Robert Gordon, giovanissimo
italianista, docente all'Università di Cambridge. Gordon tiene la sua
lezione davanti a una sala gremita. Tra il pubblico, molti giovani
presenti nell'aula, anche la presidente della Regione Piemonte Mercedes
Bresso, il direttore del Centro, professor Fabio Levi, docente di
Storia Contemporanea all'Università di Torino, la famiglia di Primo
Levi e molti componenti della Comunità ebraica, socia della Fondazione
che sostiene il centro. Ma la maggior parte degli uditori sono studenti
del D'Azeglio, lo storico liceo classico torinese che fu frequentato da
Primo Levi stesso. Il topos letterario della fortuna, di cui
Gordon ripercorre brevemente la parabola passando per Machiavelli e
Shakespeare, entra, con Levi, nella riflessione sulla Shoah: è questo
il tema che il professore ha voluto affrontare nella lezione
inaugurale. Chi si salva dall'orrore, è fortunato? È fortunato o
predestinato? Qual'è il ruolo del caso nella vita? E qual'è stato nella
Shoah? Come pensare un'etica in un mondo dominato dalla casualità, o
dalla causalità, o ancora dal destino inteso come espressione della
volontà divina? L'attenzione è posta sulle grandi questioni etiche e
metafisiche che solleva il pensatore Levi quando s'interroga sul senso
della propria sopravvivenza. “Considerate se questo è un uomo […]
che muore per un sì o per un no”. La “sfacciata fortuna”, che nel lager
determina la sopravvivenza dei prigionieri, mette in crisi l'umanità
dell'uomo: è, nel parallelo proposto da Gordon, quella stessa “outrageous fortune”,
fortuna sfacciata, sulla quale s'interroga Amleto nel celeberrimo
monologo “Essere o non essere”. Come si deve porre l'uomo di fronte
allo strapotere della sorte? Non dà risposte definitive Levi, ma Gordon
segue le piste segnate dal grande scrittore accompangnando l'uditorio
in un percorso affascinante che mostra la complessità nascosta e la
coerenza interna dell'opera di Primo Levi. E la necessità di rileggerla
continuamente con un nuovo sguardo. Le grandi intelligenze laiche,
lascia intendere Gordon, non servono a dare risposte, ma soprattutto a
suscitare domande. È questo lo spirito della lezione di Primo Levi.
Manuel Disegni |
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Qui Londra – L'identità e il giudice
Una
vicenda controversa sta scuotendo alle fondamenta la comunità ebraica
del Regno Unito: la pronuncia della Corte Suprema inglese sul ricorso
depositato dalla United Synagogues (l’organizzazione che raggruppa le
comunità britanniche che si richiamano alla linea dell’ebraismo
ortodosso) contro una sentenza della Corte d’Appello, secondo la quale
i criteri di selezione della JFS contrastano con il Race Relations Act,
un atto votato dal Parlamento nel 1976 per combattere ogni tipo di
discriminazione. Fondata nel 1732, la Jewish Free School è la più grande scuola ebraica d’Europa con circa 4000 studenti. Essendo
una delle migliori scuole superiori della Gran Bretagna, il numero di
candidati a frequentarla è di gran lunga superiore ai posti
disponibili: una preferenza è sempre stata accordata ai candidati ebrei
secondo la legge rabbinica, ai figli di madre ebrea o convertiti
all'ebraismo secondo i dettami della legge ebraica. Le azioni
legali di una famiglia, tuttavia, rischiano di sconvolgere la
situazione attuale. M. è un ragazzo che frequenta insieme al padre una
sinagoga non ortodossa di Londra. Nel 2007 ha presentato la sua domanda
d’iscrizione alla JFS che, però, non fu accolta perché sua madre si è
convertita all’ebraismo sotto la responsabilità di un tribunale non
ortodosso. Il ragazzo, quindi, non poteva essere considerato idoneo
dalla United Synagogues, a cui JFS fa capo. Nel luglio dello scorso
anno il padre decide di portare la scuola in Tribunale con l’accusa di
discriminazione. In giugno, la Corte d’Appello ha emesso una
sentenza favorevole alle tesi della famiglia del ragazzo, stabilendo
che un criterio di selezione basato sullo status religioso della madre
è un criterio discriminatorio e quindi incompatibile con il Race
Relations Act. La sentenza sta provocando una lunga catena di reazioni e una serie di animate discussioni. Alcuni
hanno criticato la grande quantità di denaro ed energia impiegata dalla
United Synagogues per combattere una battaglia a loro avviso di
retroguardia. Le scuole ebraiche del Regno Unito che percepiscono
sovvenzioni pubbliche hanno dovuto cambiare il metodo di selezione
degli studenti e adottare nuovi criteri. È stato messo a punto
così un sistema per misurare l'idoneità dei candidati: un punteggio è
assegnato e calcolato in base al livello di pratica religiosa dello
studente e della sua famiglia. Si è prodotta in ogni caso una situazione paradossale: un Tribunale civile, pronunciandosi
su una materia delicata e di stretta competenza di un Beth Din,
rischierebbe di imporre modifiche essenziali alla maniera
d’identificare chi è Ebreo. La questione“Chi è Ebreo?”
è, così, ritornata in forza sulle pagine dei giornali. Il dibattito si
è focalizzato sul ruolo e la funzione dell’educazione ebraica:
strumento essenziale per mantenere e rinnovare i legami con la
tradizione e nutrire l’identità ebraica, come può essere adattata per
meglio rispondere alle trasformazioni del mondo contemporaneo? Bisogna
garantire un’educazione ebraica anche a chi non è ebreo secondo la
legge ebraica? M. oggi frequenta la JFS, mentre United Synagogues,
presieduta dal Rabbino capo Jonathan Sacks, continua la sua battaglia
alla Corte Suprema. La JCoSS (the Jewish Community Secondary
School), una nuova scuola superiore ebraica che inizierà ad operare il
prossimo settembre, sarà intanto aperta agli studenti che si dichiarano
ebrei e appartengono a tutte le denominazioni presenti nella realtà
britannica.
Rocco Giansante
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rassegna stampa |
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Ankara stanca dell'Europa rivuole l'impero ottomano […]
Il rovesciamento dei rapporti fra Ankara, Siria e Iran, nemici storici,
il raffreddamento dei rapporti con Israele, il crescente controllo
turco sull'approvvigionamento europeo di petrolio, potrebbe rivelarsi
per l'Europa e per la Nato non meno problematico della questione
nucleare iraniana. Che la Turchia stesse cambiando politica estera era
chiaro sin dal 2003 quando mise il veto al passaggio delle truppe
americane in azione contro l'Irak. Il raffreddamento dei rapporti con
Israele, accompagnati dagli attacchi verbali del premier Erdogan contro
Gerusalemme («è più facile trattare con Bashir del Sudan che con
Netanyahu») non sono il prodotto principale ma il termometro di un
riorientamento turco che nasce da tre delusioni e da quattro
cambiamenti storici. […] […] Non avendo più bisogno di Israele
alle spalle del nemico arabo e per evitare il voto del Congresso
americano sul massacro degli Armeni; avendo indebolito grazie alle
pressioni europee il ruolo dell'esercito nella politica turca;
assistendo all'affievolirsi della leadership americana, denunciare
Israele (cassa di risonanza mondiale) senza per altro rompere i
rapporti economici e tecnologici militare, bilanciare le esitazioni
dell'Europa con la pressione energetica, non costa e può produrre
ottimi risultati nel mondo Islamico. Vittorio Dan Segre, il Giornale, 11 novembre 2009
Roma per il sogno di Rabin Una
raccolta fondi per avviare anche in Italia il modello pedagogico nato
in quella speciale incubatrice che è il Museo di Israele a Gerusalemme.
E' lo scopo del concerto di domenica prossima in memoria di Yitzhak
Rabin, diretto dal maestro Lorin Maazel all'Auditorium Parco della
Musica (attesa la presenza del capo di Stato israeliano, Shimon Peres).
Iniziativa promossa dall'associazione Amici italiani del museo di Israele a Gerusalemme
(Aimig), cui seguirà nel Ninfeo di Villa Giulia una cena di fund
raising: obbiettivo 300 mila euro, in favore del progetto di formazione
artistico-culturale Open Window Dialogue, rivolto a ragazzi italiani
laureati in materie umanistiche. Le selezioni cominceranno dal primi di
gennaio. «Sono stato un soldato per ventisette anni», diceva Rabin
nel suo ultimo discorso, il 4 novembre 1995 a Tel Aviv. «Ho combattuto
finché non si vedeva alcuna possibilità di pace. Ora credo che questa
possibilità ci sia, una grande possibilità che dobbiamo cogliere». Dopo
pochi minuti, l'allora premier di Israele fu ucciso da un estremista
israeliano. Fu la fine di una stagione di speranza per il Medio
Oriente. […] Andrea Rustichelli, Sole 24 Ore, 11 novembre 2009 |
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notizieflash |
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Libano:
prima riunione del nuovo governo
Sono già evidenti le spaccature interne Beirut, 11 nov - "Un
governo delle due trincee", "Un governo degli opposti che ha in sé i
semi dell'esplosione alla prima disputa", così i giornali libanesi
definiscono il nuovo governo di unità nazionale del loro Paese. Il
nuovo governo si è riunito oggi per la prima volta e ha dato vita ad un
comitato di 11 ministri per elaborare un documento programmatico che
sarà poi sottoposto all'approvazione del Parlamento. Alla riunione non
ha partecipato il ministro Salim Sayegh, al cui partito cristiano delle
Falangi è stato revocato l'unico portafoglio che ha ottenuto nel
governo, formato da 30 ministri, quello degli affari sociali. E'
tuttavia improbabile che le Falangi lascino l'esecutivo, mentre Sayegh
sarà nel comitato ministeriale che terrà la sua prima riunione nel
pomeriggio di domani. Il comitato, che ha tempo un mese per completare
il suo compito, è formato da sei ministri della maggioranza sostenuta
dall'Arabia Saudita, quattro dell'opposizione guidata dal movimento
sciita Hezbollah, che ha il sostegno di Siria e Iran, e uno degli
"indipendenti" nominati dal presidente Michel Suleiman.
Prevedibilmente, il documento sarà bilanciato tra il "diritto" di
Hezbollah di mantenere le proprie armi in qualità di "resistenza"
anti-israeliana e la necessità di Beirut di rispettare la risoluzione
1701 delle Nazioni Unite. La 1701, che nel 2006 ha posto fine dopo 34
giorni al conflitto tra Israele e i guerriglieri Hezbollah, stipula tra
le altre cose il disarmo di "tutte le milizie libanesi e non" in
Libano. Hezbollah, contrariamente alla volontà di circa la metà dei
libanesi, rifiuta di disarmarsi. Ed è già forte è il timore di
possibili dispute tra le due anime dell'esecutivo, che potrebbero
causare un blocco delle attività. |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei
l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere
ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo
e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. |
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