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L'Unione informa
 
    18 novembre 2009 - 1 Kislev 5770  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
alef/tav    
  adolfo locci Adolfo
Locci,

rabbino capo
di Padova
Esaù era un esperto di caccia, un uomo di campagna mentre Giacobbe era un uomo integro che risiede nelle tende (Genesi 25, 27). Isacco benedirà consapevolmente Giacobbe perché ha dimostrato di essere 'tam', integro e semplice nel voler mettere in pratica la volontà divina come insegnato da suo nonno Abramo al quale l’Eterno disse: "Procedi dinanzi a Me e sii integro" (Genesi 17, 11). Giacobbe non solo è tam ma è anche 'yoshev hoalim' colui che “risiede nelle tende” a studiare e Torà. Egli rappresenta l’evoluzione dell’insegnamento di Abramo perché non bisogna solo attendere un segnale dal Signore, bisogna anche saperLo ricercare...
C'è un solo luogo al mondo dove i rapinatori, abbandonando la banca con il bottino, si fermano a baciare la pergamena biblica affissa allo stipite della porta.
Guido
Vitale,

giornalista
guido vitale  
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  Qui Torino - Il convegno interreligioso Ecumenica
Rav Somekh: "Sì al dialogo, ma manteniamo le identità"

somekhNei locali della chiesa valdese di Torino, istituzione storicamente impegnata, sul territorio, nelle questioni inerenti la laicità e nel confronto fra le differenti religioni, si è tenuto il convegno internazionale e interconfessionale “Luoghi della fede: visibilità, legittimità, arte”. Il pluralismo religioso delle nostre città è un dato assodato e confermato, è il risultato di un processo del tutto irreversibile. Questo quartiere, San Salvario, ne è esempio vivente: a un isolato dalla chiesa valdese in cui si svolge il convegno sorge la sinagoga, e qui è anche il centro dell'immigrazione araba nella città sabauda. Prendere seriamente atto di ciò comporta l'esigenza di porsi nuove domande, di avviare un confronto continuo e costruttivo tra gli esponenti di diverse fedi. È con questo intento che “Ecumenica” (Centro di documentazione di cinema e televisione a tematica religiosa e spirituale), svolge la sua attività, ormai da diversi anni: ha realizzato attività culturali e informative con la collaborazione e il diretto coinvolgimento di qualificati esponenti ed esperti delle confessioni religiose presenti sul territorio, in un clima di reciproco rispetto e confronto positivo e propositivo che si è progressivamente consolidato; promuove e organizza annualmente iniziative atte a favorire confronti e conoscenza presso i più vasti strati di pubblico, come seminari, convegni, conferenze, presentazioni di libri e prodotti cinetelevisivi.
Quest'ultima iniziativa ha visto la partecipazione di esponenti e ministri di culto di moltissime religioni: presenti all'appello c'erano la Chiesa valdese (padrona di casa), la Chiesa cattolica, la Chiesa ortodossa romena, la Comunità ebraica, la Comunità islamica, l'Unione buddista italiana, l'Unione induista, la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni, la Comunità Baha'i e anche diversi enti e movimenti laici.
Per la comunità ebraica ha parlato il Rabbino capo di Torino Alberto Somekh: “Perché Dio - s'interroga Somekh - ha creato tante religioni? Perché esse testimoniano, con stili differenti, lo stesso messaggio unitario di fondo”. Sottolinea però l'importanza, per quanto riguarda la tradizione ebraica, “di mantenere salde e visibili le peculiarità della propria religione: per questo – spiega – alla stele, punto di riferimento religioso aperto e inclusivo, si sostituisce il tempio, le mura che delimitano, che separano l'interno dall'esterno. Emerge quindi un'esigenza di esclusività, l'istanza che gli ebrei hanno prima subito e poi introiettato”. “Oggi – continua – anche questa fase è superata, siamo giunti ad una sintesi: viviamo al fianco a molte altre religioni e culture, dialoghiamo con loro, ma manteniamo uno spazio riservato. Non ci nascondiamo, siamo liberi e fieri di manifestare la nostra particolarità, per esempio con luoghi di culto grandi e visibili”. Il diritto ad luogo di preghiera per tutte le minoranze religiose è uno dei temi principali del convegno: “Ma ad ogni diritto corrispondono dei doveri – conclude Somekh. Visibilità è sinonimo di trasparenza: chi pretende di avere in concessione un ruolo di riunione deve garantire la massima trasparenza, si deve poter sapere ciò che vi viene detto o fatto. È giusto che il sermone sia in italiano: noi, in sinagoga, preghiamo ovviamente in ebraico, ma la derashà (il discorso del rabbino) è in italiano, perché non c'è nulla da nascondere”.

Manuel Disegni



Qui Milano - Cinematov 2009 “La collina della primavera”
per raccontare un volto diverso d’Israele

 
milano cinemaSono alcuni anni che il cinema israeliano vince e convince. Come è accaduto con il Leone d’Oro conquistato da Lebanon a settembre, o con Valzer con Bashir, Golden Globe come miglior film straniero del 2008. Opere potenti, che raccontano alcune delle esperienze più tragiche che la società israeliana abbia attraversato.
Ci sono tuttavia molte pellicole israeliane che il pubblico straniero non ha mai avuto la possibilità di conoscere.
Sono proprio questi i film che la prima edizione della rassegna “Cinematov - La Collina della Primavera: cinema israeliano da Tel Aviv” (17 - 22 novembre, cinema Gnomo), organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano con la collaborazione della Comunità Ebraica, si propone di mostrare, partendo dalla celebrazione del centenario di Tel Aviv, come racconta la curatrice Marta Teitelbaum.
“Il cinema israeliano più conosciuto e apprezzato all’estero, è quello che narra il conflitto nei suoi aspetti più drammatici – spiega - Con questa manifestazione speriamo di raggiungere un pubblico vasto per raccontare sfaccettature della società israeliana troppo spesso trascurate. In questo senso abbiamo pensato che Tel Aviv, con il suo dinamismo, la sua modernità, rappresenti il punto di partenza ideale”.
Alla serata inaugurale ha preso parte tanta gente, in cui membri della Comunità ebraica milanese si mescolavano ad appassionati cinefili.
La rassegna è stata introdotta da Yael Dayan, Presidente del Consiglio comunale di Tel Aviv, figlia del Generale Moshe Dayan.  “Tel Aviv-Yaffo rappresenta secondo me il modello di ciò che Israele dovrebbe essere – esordisce – una città democraticamente ebraica, che porta dentro di sé le tradizioni e la storia millenaria del Paese, ma è capace di andare oltre nella scelta del proprio futuro”. Yael Dayan si sofferma sull’importanza della comprensione e della tolleranza nei confronti dell’altro, di cui Tel Aviv dà prova ogni giorno. “Durante questa rassegna non verranno presentati film sulla guerra, soggetto con cui il cinema israeliano raccoglie sempre maggiore notorietà – conclude – Verranno invece raccontati gli aspetti più diversi della società israeliana partendo proprio dalla città di Tel Aviv, nelle cui strade la lingua ebraica è rinata e gli artisti hanno trovato ispirazione”.
L’Assessore alla Cultura del Comune di Milano Massimiliano Finazzer Flory ha parlato poi dei forti legami del capoluogo lombardo con Tel Aviv, ufficializzati nel 1997 da un fruttuoso gemellaggio, che prospetta un futuro di sempre maggiori scambi culturali.
“Girafot” di Tzahi Grad, film del 2001 scelto per la serata di apertura, mostra le vite incrociate tra equivoci e segreti di tre giovani donne Efrat, Abigail e Dafna. Vincitrice di numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, la pellicola rappresenta il perfetto emblema della Tel Aviv nella “bolla”, avulsa dalla situazione politica e sociale in cui versa il Paese, secondo la tipica visione della città che ha preso piede negli anni Novanta, come spiega Asher Salah, esperto cinematografico e docente presso la Scuola di Belle Arti Betzalel di Gerusalemme, che si occuperà di presentare tutti i film di Cinematov.
Durante la settimana, saranno proiettati alcuni cortometraggi realizzati dagli studenti della Tel Aviv University, come Otobus, sul quotidiano tragitto in autobus di un gruppo di lavoratori, o Efshar Lirkod, “Puoi ballare”, incentrato sulla vita dei musicisti di strada, e una varietà di pellicole risalenti agli anni Settanta e Ottanta, che in Israele sono ormai dei classici, come la commedia Te’alat Balumich, “Il canale Blaumich”, di  Efraim Kishon, oltre ad alcuni film più recenti.

Rossella Tercatin



Qui Torino - Il fascino delle sinagoghe piemontesi

sinagoghe“Parole, immagini, oggetti e architetture delle sinagoghe piemontesi” è il titolo del volume curato dagli architetti Franco Lattes e Paola Valentini edito da Allemandi che sarà presentato questa sera alla Comunità Ebraica di Torino. Un viaggio lungo la storia delle comunità ebraiche piemontesi, la testimonianza concreta di una realtà presente sul territorio da secoli ma anche un’occasione di riflettere sul ruolo dell’architettura nell’ebraismo. “Il libro è, con alcuni ampliamenti, il catalogo della mostra permanente ospitata nella sinagoga di Carmagnola” ci spiega il professor Lattes, docente di progettazione architettonica presso il Politecnico di Torino “l’idea è di regalare al pubblico un ricordo tangibile della visita”. Ma non solo, mostra e libro documentano “lo sforzo compiuto negli anni, e che ancora continua, per restaurare gli edifici e conservare le tracce della presenza ebraica in Piemonte”. Dodici sinagoghe sparse in tutta la regione, per ciascuna viene raccontata la storia, per ciascuna troviamo le immagini della Tevà o dell’Aron Ha Qòdesh.
La storia di questi edifici, di questi luoghi intreccia quella delle varie Comunità ebraiche e il loro rapporto con il mondo esterno “sono possibili molteplici riflessioni a partire dall’architettura” sostiene il professor Lattes “possiamo chiederci se vi sia un messaggio, un’influenza ebraica dentro l’architettura. Nella realizzazione delle sinagoghe non c’è una codificazione canonica ma tale costruzione è comunque cucita attorno ad un rito, alla liturgia” e aggiunge “altro spunto interessante è comprendere l’influenza di coloro che ebrei non sono nella creazione delle sinagoghe. E’ noto che spesso gli stessi architetti progettavano tanto chiese quanto sinagoghe”.
Nel volume, peraltro, viene sottolineato come le operazione di restauro documentate, non sono volte alla mera contemplazione del manufatto che, si legge, “potrebbe addirittura configurare una forma di idolatria e il rifiuto dell’idolatria è uno dei caratteri costitutivi dell’ebraismo”. Perché dunque conservare oggetti ed edifici di una storia passata? Alcune delle ragioni, secondo Lattes e Valentini, sono i legami affettivi, la testimonianza, la memoria di luoghi e spazi che hanno segnato, nel bene e nel male, la storia degli ebrei piemontesi.
Lo sguardo però non è rivolto solo al passato, un’orma non è molto se non si conosce chi la lasciata. Per questo, per dimostrare la vitalità della presenza ebraica, nel libro troviamo anche immagini allegre e commoventi di un matrimonio, celebrato nel 2007 a Casale Monferrato e immortalato dalla fotografa Monika Bulaj.
“Il luogo, lo spazio” ha sottolineato Franco Lattes “è un elemento di appartenenza dal quale però, nella visione ebraica, vi è comunque un distacco parziale”. Non vi è quell’attaccamento incondizionato e acritico ad un solo epicentro spaziale, che spesso esclude tutto ciò che sta al di fuori dei suoi confini. “Guardare lo specchio per vedere solo sé stessi” sostiene il professore “non ha alcun senso. Mentre avere la consapevolezza di ciò che siamo, ci aiuta a rapportarci con gli altri, ad aprire un dialogo.”
Conoscere la ricchezza del patrimonio ebraico, evitando contemplazioni fine a sé stesse, può aiutare nella riscoperta delle proprie tradizioni ma anche “ad aprire un dialogo” con gli altri.

Daniel Reichel
 
 
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  Peres incontra Ronaldo: "Il calcio non ha religione"

peres ronaldoIl Fenomeno, quello con la effe maiuscola, è tornato. Il peso forma e la rapidità sul campo di gioco non sono quelle dei bei tempi, ma Ronaldo è rimasto un fuoriclasse nel suo secondo lavoro, sicuramente più nobile, di ambasciatore ONU per la pace. Nei giorni scorsi, infatti, ha incontrato Shimon Peres, in visita diplomatica in Brasile. I due, che si erano già conosciuti nel 2005 in occasione di una “missione” di Ronaldo in Israele, si sono salutati con affetto e non è mancato il rito calcistico dello scambio delle maglie, come documenta l'immagine qui sopra. “Mi ricordo della tua visita in Israele di quattro anni fa – ha detto Peres - e non credo di aver mai visto i nostri giovani così entusiasti come in quella occasione, con gli occhi che luccicavano loro quando ti guardavano. Il calcio non ha nazione o religione, tu sei una grande persona, sia per il grande talento che hai sia per la tua personalità. Sei un vero ambasciatore di pace”. Ronaldo, visibilmente emozionato, ha risposto: “Incontrarla è un grande onore, tornerò presto in Medio Oriente”.

a.s.
 
 
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“Disintegrazione del mito dell’Olocausto”.
Il libro del dr Ahmadinejad

“Disintegrazione del mito dell’Olocausto: le idee e i pensieri del dottor Mahmoud Ahmadinejad”. E’ questo il titolo del nuovo libro del presidente dell’Iran. E’ stato pubblicato in farsi, la lingua degli iraniani, e in arabo, pronto per essere esportato in tutto il mondo islamico. Siamo venuti in possesso di una parte della traduzione in inglese. E’ un saggio ambizioso di 274 pagine che sintetizza il pensiero e le parole sugli ebrei, Israele e l’Olocausto del primo capo di stato islamico che ha elevato il negazionismo a politica governativa. Pochi mesi dopo essere stato eletto nel 2005, Ahmadinejad suscitò reazioni indignate in occidente profetizzando “la sparizione dalle carte geografiche” di Israele e definendo “un mito” l’Olocausto. Nel dicembre del 2006 organizzò a Teheran una conferenza internazionale revisionista sulla Shoah, con la partecipazione dei più noti negazionisti europei e americani.[...]

Giulio Meotti, Il Foglio, 18 novembre 2009 


Nomine europee, scontro su D'Alema
Solana lo elogia

Gli attacchi puntano sui favoriti iniziali emersi da un accordo di spartizione tra i due principali partiti europei, il premier belga Herman Van Rompuy dei popolari del Ppe e Massimo D'Alema dei socialisti del Pse. Ma colpiscono anche vari altri candidati, a volte solo potenziali. La presidenza svedese di turno dell'Ue ha così preso atto della difficoltà di arrivare a un consenso su due soli nomi e sta considerando la «drammatizzazione» dei vertice straordinario dei capi di Stato e di governo in programma domani a Bruxelles per scegliere le due nuove cariche introdotte dal Trattato di Lisbona: il primo presidente stabile e il «ministro degli Esteri» (o Mister Pesc) dei 27 Paesi membri.[...]

Ivo Caizzi, Corriere della Sera, 18 novembre 2009


Spiegare la Shoah agli arabi, Khaled ci prova
Khaled Kasab Mahameed è un avvocato palestinese. Musulmano di religione, israeliano di passaporto. Ha alle spalle sei anni di studi trascorsi in Svezia e una «missione» che lo assilla giorno e notte: far conoscere ai palestinesi il dramma dell'Olocausto. Nel villaggio palestinese di Nil'in ha creato lo scorso gennaio quella che lui definisce «la prima esposizione permanente in Cisgiordania con immagini riguardanti la Shoah». Quattro anni fa ha fondato a Nazareth, dove risiede, il primo museo dell' Olocausto nel mondo arabo. cresciuto in una famiglia in cui la tragedia del popolo ebraico non è mai stata un tabù: «Nel mondo arabo nessuno sa niente della Shoah. Nei libri di scuola avevamo mezza pagina su questo tema. Un giorno non sarà più così. La gente deve essere educata. Se non conosci la sofferenza dell'altro non puoi comprenderlo fino in fondo. Non puoi capire gli israeliani senza studiare l'Olocausto». Per spiegare il contesto nel quale questa idea ha preso vita, ci conduce come prima tappa in quello che definisce «l'attuale focolare della lotta israelo-palestinese».[...]

Lorenzo Kamel, Europa, 18 novembre 2009


Aiea iacta est

Mohamed ElBaradei, che lascerà a fine mese la guida dell'agenzia Onu incaricata di controllare il nucleare nel mondo e che ieri ad Assisi ha firmato un appello per la pace, è stato abile nel gestire l'immagine dell'Aiea, al punto da ottenere nel 2005 il premio Nobel per la Pace. L'idea che l'agenzia è riuscita a propagandare di sé è quella di essere l'ultimo baluardo contro l'aggressività "immotivata" ieri dell'America di Bush contro l'Iraq di Saddam, oggi di Israele nei confronti della teocrazia iraniana (che ogni giorno proclama l'esigenza di cancellare lo Stato ebraico dalla carta). Ma le cose stanno così? ElBaradei sostiene che l'agenzia gode della fiducia di tutti i paesi del mondo. Ma in realtà tutti quelli che contano si affidano ai propri servizi di informazione, perché l'attitudine irenista dell'Aiea è considerata del tutto inappropriata ai pericoli rappresentati dall'armamento nucleare di feroci dittature.

Il Foglio, 18 novembre 2009

 
 
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notizieflash    
 
 
Israele: Shalit forse in libertà alla fine di novembre                        
Tel Aviv, 18 nov
Radio Gerusalemme, basandosi su informazioni divulgate dalla emittente statunitense in lingua araba al-Hurra, ha affermato che sembra avviarsi verso la conclusione la trattativa indiretta fra Israele e Hamas per uno scambio di prigionieri che restituirebbe la libertà al caporale israeliano Ghilad Shalit, prigioniero a Gaza dal giugno 2006. Secondo al-Hurra lo scambio di prigionieri potrebbe avere luogo entro la fine di novembre. Finora tuttavia non è giunta alcuna conferma ufficiale. Ieri un dirigente di Hamas, Osama al-Mezini, ha pure affermato che le trattative procedono grazie alla mediazione di un emissario tedesco e che è stato possibile "superare ostacoli". Fonti di Hamas, citate da radio Gerusalemme, hanno tuttavia smentito che la conclusione della trattativa possa avvenire entro la fine di novembre. La sorte del caporale Shalit, che detiene anche la cittadinanza francese, è stata discussa dal padre del militare con il ministro francese degli esteri, Bernard Kouchner, oggi in visita a Gerusalemme.
 
 
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