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L'Unione informa
 
    24 Novembre 2009 - 7 Kislev 5770  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
alef/tav    
  roberto della rocca Roberto
Della Rocca,

rabbino 
Giacobbe si trova in un momento di particolare solitudine e paura perché sta fuggendo da suo fratello Esaù per andare verso un altro avversario, suo zio Labano. Eppure il testo ci dice che Giacobbe uscì da Beer Sheva, il luogo dove era giunto suo nonno Abramo e dove si erano insediati i suoi genitori, per  dirigersi verso Charan, proprio quel posto da cui Abramo era partito per il suo percorso di crescita. Non si tratta quindi di una fuga ma di un'uscita. Uscire da una situazione difficile non è la stessa cosa che fuggire da questa. Ogni anno infatti dobbiamo uscire dall'Egitto e non fuggire. Per far questo nostro padre Giacobbe ci insegna la necessarietà  di ripercorrere a ritroso  l'itinerario fatto da suo nonno Abramo. Un po' come procedono i gamberi, camminando all'indietro ma con lo sguardo  rivolto sempre in avanti.
Le parole che illuminano l'anima sono più preziose dei gioielli.  Vittorio Dan Segre,
pensionato
vittorio dan segre  
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Otto per mille, risorse e progetti per il futuro


ottopermilleC’è una questione ricorrente, c’è un filo conduttore, nelle domande che quotidianamente sorgono nell’ambito della realtà ebraica italiana e della vita delle sue istituzioni. E che si tratti di un discorso che ritorna spesso alla ribalta, o di interrogativi sollevati in una sede ufficiale, in un dibattito comunitario, o delle lettere che pervengono alle redazioni della stampa ebraica italiana, o persino nelle missive di autori che disseminano affermazioni più o meno credibili, più o meno distorte, nate nell’ombra con la speranza di sollevare polveroni, resta in ogni caso da affrontare un tema che può facilmente essere ricondotto alla capacità delle realtà ebraiche italiane di raccogliere e di utilizzare le risorse.
Non è solo un problema di equità nella distribuzione, non è solo un problema di trasparenza, non è solo un problema di strategie, ma anche di capacità delle comunità italiane di garantire i mezzi necessari alla propria sopravvivenza. E chi porta, come l’assessore al Bilancio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Anselmo Calò, la responsabilità politica delle finanze diviene necessariamente oggetto di un’attenzione da parte dei mezzi di informazione, che hanno il compito di farsi portatori degli interrogativi raccolti fra la gente e di ottenere risposte adeguate ai problemi in gioco.
Assessore, in quanto responsabile delle Finanze UCEI, come è possibile a suo avviso rispondere a questi interrogativi?
L’impegno del Consiglio e mio personale per realizzare le molteplici attività dell’Unione è molto intenso. E naturalmente teniamo in grande considerazione il giudizio degli iscritti alle Comunità. Ma i problemi in gioco sono complessi e vanno interpretati senza pregiudizi e strumentalizzazioni. Innanzitutto è bene sapere che l’Unione è obbligata dalle legge a rendicontare l’impiego dei fondi dell’Otto per mille ricevuti dallo Stato, i quali possono essere impegnati solo per le finalità stabilite dalla legge. In questi anni la Commissione di vigilanza presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ha formalmente apprezzato le modalità con cui i fondi pubblici sono stati utilizzati.
Alla vigilia della presentazione al Consiglio del bilancio preventivo 2010, parliamo della utilizzazione delle risorse e della distribuzione della raccolta Otto per mille.
Il prossimo 20 dicembre il Consiglio allargato alla partecipazione dei presidenti delle Comunità non solo discuterà del bilancio preventivo 2010, ma dovrà approvare anche il bilancio consuntivo 2008 già discusso nell’ultima seduta. Vale la pena di spendere alcune parole su come è strutturato il bilancio dell’UCEI. La sua struttura è stata pensata in maniera che le spese dell’amministrazione non gravino sul gettito dell’Otto per mille proveniente dallo Stato. Gli oltre 3,9 milioni di euro pervenuti per l’anno 2008 per la metà sono andati direttamente alle Comunità per le loro attività mentre l’altra metà è stata spesa per le attività educative svolte dal dipartimento Educazione e Cultura nelle Comunità, per i giovani, per la formazione rabbinica svolta dal Collegio Rabbinico; per la Cultura con le attività del Centro bibliografico e il Corso di laurea in studi ebraici, la giornata della Cultura e il giorno della Memoria, infine per l’informazione, con il Portale dell’ebraismo italiano. Inoltre ben 546 mila euro sono stati destinati a progetti con valenza sociale sul territorio e all’estero. Vorrei anche precisare che la redazione di Pagine Ebraiche è la stessa del Portale e del notiziario quotidiano online “l’Unione informa”. La stampa e la spedizione periodica del mensile saranno sostenute a regime con la pubblicità. Pertanto, come approvato nel marzo scorso a Livorno dal Consiglio dell’UCEI allargato ai Presidenti, la stampa e l’invio del periodico non graveranno sul bilancio dell’ente. Nello scorso maggio il numero zero di Pagine Ebraiche è stato distribuito in 100 mila copie. L’intero costo di questa operazione è stato di poco inferiore ai 50 mila euro, rappresentando meno di un quinto di quanto fu impegnato negli anni scorsi per la campagna pubblicitaria per l’Otto per mille. Secondo i nuovi orientamenti adottati dalla Giunta, la campagna dell’Otto per mille deve svolgersi in tutto l’arco dell’anno e non può essere solo concentrata a ridosso delle scadenze fiscali. E’ quindi possibile che in futuro si ripetano operazioni analoghe, utilizzando il giornale dell’ebraismo italiano come veicolo di pubblicità per l’Otto per mille.
Che conseguenza avrebbe una mancanza o una diminuzione del gettito dell'Otto per mille?
Far mancare all’UCEI i fondi dell’Otto per mille, significherebbe semplicemente far mancare soprattutto alle Comunità importanti risorse e il venir meno dei mezzi per gli interventi educativi, e formativi che l’UCEI svolge. La Comunità di Roma, per esempio, ha ricevuto per l’anno 2008 fondi provenienti dall’Otto per mille per circa 770 mila euro. In tutto i trasferimenti diretti alle Comunità sono stati di 1.998.000 euro, al netto dei progetti finanziati a parte.
A quanto ammontano i costi di gestione dell’Unione?
Le spese di amministrazione dell’Unione, che nel 2008 sono state complessivamente di 600 mila euro, sono finanziate interamente da mezzi propri (oltre 250 mila euro di redditi da immobili al netto delle imposte) e contributi delle Comunità per l’azione di rappresentanza che l’Unione svolge nei confronti dei poteri costituiti dello Stato a tutela dei diritti costituzionali degli ebrei riconosciuti dall’Intesa (legge 101/89).
Si fa talvolta riferimento a ipotetici sprechi determinati da una gestione poco oculata. Sono accuse giustificate?
L’UCEI negli ultimi tre anni ha subito un profondo rinnovamento, con una riorganizzazione dei Dipartimenti, un avvicendamento di parte del personale, con un significativo rafforzamento delle attività. Tutto questo senza alcun aumento del numero degli effettivi e con una stabilizzazione dell’organico che ha fatto uscire tante famiglie dal precariato. Vorrei che il Consiglio dell’Unione fosse giudicato per le attività compiute e non per qualche vicenda specifica riferita oltretutto in maniera distorta. Poiché ogni domanda deve ricevere una risposta questa occasione è utile per presentare i risultati del bilancio consuntivo dell’anno 2008 dell’Unione, consentendo così a ciascun lettore di farsi un’opinione non sui sentito dire, ma sui fatti come concretamente essi sono.

(Tratto da Pagine Ebraiche n. 2 - dicembre 2009)


 
Qui Torino - Sionismo, molte voci a confronto
 
bensoussanGiorni di intenso confronto, a partire da questa sera a Torino, sui temi della storia e della attualità del sionismo. Nel pomeriggio di oggi, interverranno in due diverse manifestazioni lo storico francese Georges Bensoussan (ritratto qui a fianco), autore di Israele un nome eterno. Lo Stato d'Israele il sionismo e lo sterminio degli ebrei d'Europa (Utet) e il diplomatico e studioso israeliano Sergio Minerbi. Alla presenza dell'autore, il libro di Bensoussan sarà presentato da Anna Foa, Elena Loewenthal e Alberto Cavaglion, mentre l'ambasciatore Minerbi parlerà dello stato dei rapporti fra Israele e il Vaticano. Ma il grande confronto sul sionismo riprenderà domani, sempre a Torino, nel quadro di un prestigioso convegno internazionale Culture del sionismo (1890-1945). Prese di posizione, interpretazioni, bilanci”, organizzato dall'Università del Piemonte orientale insieme alla Fondazione Camis De Fonseca, che si occupa di relazioni internazionali e al Goethe Institut Turin, centro di cultura tedesca, poiché ampio spazio sarà dedicato alla matrice storica austro-tedesca del sionismo. L'iniziativa è patrocinata dalla Regione Piemonte e dalla Comunità Ebraica di Torino.
La parabola del sionismo, sviluppatasi a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, ha segnato profondamente la storia e la cultura politica del Novecento. Nato come risposta al crescente antisemitismo dell'Europa ottocentesca, il sionismo si costituì come movimento politico al congresso di Basilea del 1897, presieduto da Teodoro Herzl. Edificò le sue fondamenta su un terreno culturale complesso ed eterogeneo: fu idea nazionale ma anche utopia cosmopolita, movimento religioso e culturale ma anche progetto politico. Confluì nel suo seno una vastissima pluralità di correnti ed istanze, dal nazionalismo al messianesimo, dal socialismo all'umanesimo.
Un singolare fenomeno antropologico, religioso e politico sorretto dalla commistione di antico e nuovo: ancora oggi suscita dibattito, e molte sono le questioni storiografiche rimaste aperte.
Le due giornate di incontri vogliono offrire un’occasione di approfondimento e confronto su alcuni protagonisti e momenti della storia di questa idea, tra la fine dell’Ottocento e la fondazione dello Stato d’Israele. Si tenterà di mettere in luce le ripercussioni che tale idea ha avuto nella cultura europea ed in particolare nell’ebraismo italiano.
Interverranno relatori provenienti da università europee ed israeliane fra cui Julius Shoeps, autore di “Se volete, non è una fiaba...”, Georges Bensoussan, che proporrà la sua visione del sionismo come rivoluzione culturale del mondo ebraico, Anna Foa che interverrà sul sionismo italiano, Eveline Goodman-Thau che affronterà la questione delle radici culturali dello Stato d'Israele, da rintracciare sia in Occidente che in Oriente,ma anche Klaus Davidowicz, Claudia Sonino, Roberta AscarelliSergio MinerbiAaron FaithAlberto Cavaglion, Brigitte Dalinger e Gabriella Steindler Moscati.
I lavori del convegno, che si terranno nelle splendide sale del Circolo dei Lettori di Torino, saranno seguiti da una discussione con il pubblico. Si prevede un confronto non soltanto sull'impatto che il sionismo ha storicamente avuto sulla cultura occidentale, ma anche sulla percezione attuale del concetto di sionismo.

Manuel Disegni
 
 
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pilpul    
 
  Un clic divino

capraraOrmai da anni prepariamo la campagna per l'8 per mille per conto della Cei, la Conferenza Episcopale Italiana. Abbiamo fatto anche molte altre campagne di utilità sociale: per il tribunale del malato, contro la sclerosi multipla, per la sicurezza stradale in Veneto. Certo, un papa che dice che la Chiesa deve aprirsi alla Rete apre nuovi orizzonti per tutti. Siamo in un mondo dove per la prima volta un candidato chiamato Barack Obama ha svolto la campagna elettorale su internet ed  è diventato presidente degli Stati Uniti. Le preghiere possono forse restare lontano dalla Rete?

Fabrizio Caprara, amministratore delegato Saatchi & Saatchi
La Repubblica Affari e Finanza, 23 novembre 2009 
 
 
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rassegna stampa    
 
 
leggi la rassegna
 
 

La rassegna è piena di articoli sulla possibile liberazione di Gilad Shalit (Baquis sulla Stampa, Uglietti su Avvenire, Stabile su Repubblica ecc. ecc.) Si sprecano le cifre dei detenuti palestinesi che costituirebbero il riscatto del rapimento, si parla di date, si fa il nome di Bargouti come star dello scambio, si parla di un possibile esilio per i terroristi più pericolosi, si aggiunge che del pacchetto farebbe parte una "lunga tregua" di Hamas e un allentamento dell'isolamento di Gaza.
In realtà nessuno sa nulla per certo, il premier israeliano Netanyahu ha assicurato che i progressi ci sono ma le notizie che circolano non sono esatte e che comunque il rilascio sarà deciso secondo le modalità dell'ordinamento democratico israeliano, con un voto del governo e un dibattito alla Knesset. Leggendo i giornali israeliani (che non compaiono oggi nella selezione della rassegna) si ha l'impressione di una divisione aspra della società israeliana, fra quelli che considerano la liberazione di Shalit un obiettivo da perseguire a qualunque costo e quelli che temono che il prezzo da pagare in prospettiva sia un potente incentivo a nuove violenze palestinesi, nuovi lutti, magari anche nuovi rapimenti.
Si tratta di un dibattito che coinvolge essenzialmente i cittadini israeliani: sono loro che rischiano la vita facendo il servizio militare e che hanno il diritto di sapere che il paese farà tutto il possibile per soccorrerli se dovessero cadere prigionieri; sono loro che rischiano la vita in caso di una nuova ondata terroristica. Qualunque giudizio venisse dal mondo ebraico della Diaspora sarebbe improprio, proprio perché fatto da lontano, senza rischio. E' nostro dovere, io credo, assistere con partecipazione a questa difficile scelta dello Stato di Israele, cercare di comprendere le diverse posizioni e appoggiare la decisione che verrà presa, qualunque essa sia.
Anche in relazione alla liberazione di Shalit, che senza dubbio rafforzerebbe Hamas, come ogni pagamento di riscatto rafforza il criminale rapitore, si riparla di dimissioni di Abu Mazen (Il Foglio, L'Avvenire). E si riparla della possibile guerra che verrà, con l'Iran e coi suoi satelliti Hezbollah e Hamas. Giulio Meotti sul Foglio riflette sulla distribuzione di nuove maschere a gas che sta avvenendo in tutta Israele, Il Messaggero riferisce di nuove minacce dei pasdaran agli israeliani.
Da leggere oggi anche un paio di begli interventi sulle origini di Israele che smentiscono la propaganda antisionista: innanzitutto il corsivo di Elena Loewental che prelude alla presentazione del nuovo libro di George Bensussan (Israele un nome eterno, Utet) che avviene oggi pomeriggio alla Fondazione Einaudi di Torino. Importante anche il lungo commento di David Harris sull'Opinione che a proposito dei tentativi di boicottaggio accademico di Israele ristabilisce i fatti fondamentali che giustificano la legittimità internazionale dello Stato ebraico.
Per quanto riguarda la cultura, è interessante il commento di Giorgio Fabre sul Corriere, che riparla in maniera più calma e meditata dell'antisemitismo di Mussolini, trovando numerosi riscontri agli appunti di Claretta Petacci segnalati nei giorni scorsi. Incuriosisce infine la notizia dell'Avvenire di un festival ebraico a Salemi.

Ugo Volli

 
 
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notizieflash    
 
 
MO, Hamas: “Ancora due ostacoli                                                      per un accordo definitivo con Israele”
Gaza, 24 nov -
“Quella odierna sarà una giornata decisiva per comprendere le posizioni israeliane", così, facendo riferimento alle trattative con Israele per uno scambio di progionieri, ha affermato una fonte di Hamas a Damasco, che ha spiegato come per raggiungere un accordo definitivo debbano essere superati ancora “due ostacoli”. Il primo impedimento riguarda la liberazione di due arabi israeliani e di un arabo di Gerusalemme est su cui Hamas insiste, mentre Israele finora oppone uno strenuo rifiuto. Il secondo impedimento riguarda la sorte di tre comandanti del braccio armato di Hamas, Brigate Ezzedin al-Qassam, di cui pure Hamas esige la liberazione. Si tratta di Abbas a-Sayed, Ibrahim Hamed e Abdallah Barghuti. Il primo è stato trovato colpevole della uccisione in attentati di 36 israeliani; il secondo è considerato responsabile della morte di 76 israeliani e il terzo di 46. Hamas, ha detto la fonte, non accetta che essi restino in carcere. Israele avrebbe invece ceduto su un altro fronte: la richiesta di liberazione del segretario generale del Fronte democratico per la liberazione della Palestina, Ahmed Saadat, il mandante della uccisione del ministro israeliano Rehavam Zeevi (2001). Il governo israeliano si è detto pronto a procedere alla sua liberazione. Ieri comunque il ministro israeliano Silvan Shalom ha escluso che Saadat e Marwan Barghuti (al-Fatah) saranno liberati. La fonte ha detto infine che Hamas si attende maggiori delucidazione da parte del mediatore tedesco che fa la spola con Israele (e che oggi dovrebbe essere al Cairo). Secondo questa fonte anche la visita a Gerusalemme del ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle dovrebbe contribuire a favorire un accordo.
 
 
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