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L'Unione informa |
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9 dicembre 2009 - 22 Kislev 5770 |
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alef/tav |
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Adolfo Locci, rabbino capo di Padova |
“...e il pozzo era vuoto, non aveva acqua.” (Genesi 37, 24) La
Torà definisce così il luogo dove Giuseppe viene gettato nell’attesa
della decisione che i fratelli avrebbero preso riguardo la sua sorte.
E’ noto il commento di Rashi che dice: “non conteneva acqua ma serpenti
e scorpioni”. Il Gaon di Vilna spiega che le parole del commentatore
francese rappresentano un’allegoria. I maestri del Talmud, paragonano
spesse volte la Torà all’acqua mentre i serpenti e gli scorpioni,
simboleggiano i caratteri negativi e ignobili di un individuo. Rashi
dunque, sembra sottolineare che quando nell’uomo non alberga la Torà,
egli non è vuoto ma, al contrario, in lui sono presenti quei caratteri
negativi che gli fanno perdere la sua umanità. |
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Ci sono due libri su Israele di cui si discute a New York. "Start Up Nation"
è il saggio in cui Dan Senor e Saul Singer descrivono l'eccezione
dell'economia di Israele nella fase di recessione globale, spiegandola
con la particolarità di un sistema produttivo basato sulle invenzioni e
di una fabbrica umana che valorizza la responsabilità individuale. "The Invention of the Jewish People"
dell'accademico israeliano Shlomo Sand pone invece degli interrogativi
sulla legittimità ebraica del sionismo in quanto il popolo ebraico
sarebbe in gran parte composto da discendenti della conversione dei
kazari del Medioevo. Se questi volumi sollevano forti e opposte
emozioni è perché ripropongono il dilemma ebraico: fra orgoglio e
autodemolizione.
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Maurizio Molinari,
giornalista |
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Qui Padova - Gattegna: "Il nuovo Statuto richiede larghe intese"
“Dobbiamo
sgombrare il campo da possibili equivoci. Il Consiglio dell’Unione non
vuole imporre le modifiche allo Statuto e di sicuro non c’è la volontà
di accelerare l’approvazione di un documento che deve essere ben
ponderato e che potrà essere approvato solo se avrà una larga
condivisione.” Queste le parole espresse dal Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna, durante l’assemblea svoltasi a Padova e convocata dal Presidente della Comunità Ebraica padovana Davide Romanin Jacur
per analizzare le proposte di modifica allo Statuto Ucei, che dovranno
essere approvate da un congresso straordinario dell’Unione. Un
occasione per fugare qualsiasi sospetto o dubbio; a tale proposito il
Presidente ha ricordato che verranno organizzati diversi momenti di
confronto per valutare nello specifico ogni singola modifica allo
statuto, un documento che dovrà durare nel tempo e che richiede quindi
una riflessione profonda e accurata. Molta la carne al fuoco, dalle
decisione che verranno prese sulla riorganizzazione dell’assetto
interno dell’Unione a quelle relative all’assetto delle Comunità
ebraiche e del rapporto tra le singole Comunità e la componente
rabbinica. Un occasione di incontro per parlare anche di ciò che
ha fatto l’Ucei negli ultimi quattro anni e quello che intenderà fare
negli ultimi mesi di mandato. Si è parlato delle importanti conquiste
nel campo della comunicazione con la rassegna stampa, il Portale
dell’ebraismo italiano moked.it, con il notiziario quotidiano “l’Unione
informa” e con Pagine Ebraiche , strumenti che permetteranno agli ebrei
italiani di interfacciarsi in modo più aperto con il mondo esterno. A
detta del Presidente Gattegna “Dialogare è il modo migliore per
superare qualsiasi tipo di pregiudizio nei nostri confronti e per
aprire un nuovo tipo di rapporto con la società circostanze.” Nel corso dell'incontro è intervenuta anche la vicepresidente dell’Ucei Claudia De Benedetti che ha parlato del lavoro svolto con i giovani e nel campo delle relazioni con le comunità ebraiche internazionali. I
due ospiti hanno avuto inoltre l’occasione di visitare la sinagoga di
Padova e quattro cimiteri antichi ora completamente restaurati dalla
Comunità Ebraica di Padova.
Michael Calimani
Qui Venezia - Dalla Memoria della Shoah alle riflessioni sul futuro con la riforma dello Statuto
La
preghiera al tempio Levantino, la recitazione dell’“Ani Ma'amin” e i
sei lumi posti sul memoriale dell’olocausto in campo di Ghetto Nuovo in
ricordo di altrettanti milioni di ebrei deportati e sterminati nei
campi di concentramento, vittime di una barbarie inaudita. Furono più
di 200 le persone deportate a partire dal 5 dicembre 1943, quando il
questore Cordova comandò di eseguire l’immediato arresto degli ebrei:
gli uomini vennero tradotti al carcere di Santa Maria Maggiore, le
donne alla Giudecca, e i bambini al centro minorenni. Al calar di
quella notte l’ordine fu eseguito. Nulla riuscì a fermare la
scelleratezza dei rastrellamenti che non risparmiarono neppure i vecchi
e i malati ricoverati negli ospedali cittadini, deportati nella Risiera
di San Sabba. Non servirono a nulla neppure i sacrifici di uomini
d’onore come il presidente della Comunità Giuseppe Jona che a settembre
di quell’anno si era suicidato pur di non consegnare la lista degli
iscritti alla comunità israelitica. Una domenica tra memorie di
un passato da non dimenticare e nuove prospettive per il futuro degli
ebrei in Italia, con l’incontro seguito alla commemorazione dei
deportati, riguardante le proposte di modifica allo Statuto dell'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane, che dovranno essere approvate da un
congresso straordinario dell’Unione. Presenti all’incontro la
vicepresidente dell’Ucei Claudia de Benedetti e Valerio Di Porto,
presidente della commissione modifiche statutarie che da un anno svolge
il ruolo di coordinatore dei lavori che hanno portato alla bozza di
Statuto ora in esame. Il documento che verrà portato al
congresso straordinario dell’Ucei, sarà un documento voluto e condiviso
dagli ebrei italiani, un tentativo di raccogliere per le comunità le
varie istanze, le critiche e i suggerimenti per arrivare a riportare
all’esame della commissione tutto quello raccolto nelle assemblee
comunitarie e giungere al congresso con un ventaglio di possibilità più
ampio. La discussione pone l’attenzione sia sulle grandi scelte
strategiche che dovranno essere prese in merito alla riorganizzazione
dell’assetto interno dell’Ucei sia quelle che si dovranno applicare
alle piccole, medie e grandi comunità.
Sulle
questioni in esame sono intervenuti gli iscritti e gli appartenenti
alla commissione regolamento della Comunità Ebraica di Venezia,
composta da persone competenti della materia specifica e da
ex-presidenti della Comunità, che negli ultimi mesi ha esaminato la
bozza di modifica allo Statuto. Molte le criticità evidenziate, in
primis i tempi ristretti con cui si cerca di far approvare lo Statuto,
considerando che ad oggi non si è ancora ricevuto il contributo
dell’assemblea rabbinica che dovrà deliberare sui temi riguardanti il
rapporto tra comunità e rabbino. Preoccupazione hanno destato i
principi su cui si fondano alcune modifiche allo Statuto: la
governabilità, l’efficienza, la capacità di azione puntuale. Si propone
che nelle comunità maggiori venga assegnato un premio di maggioranza
alla lista che risulti avere più del 40 per cento di consensi,
trasformando di fatto una minoranza in una maggioranza. Il presidente
risulterebbe essere la persona con il numero maggiore di voti, senza
che ci sia una mediazione del Consiglio nella scelta della persona che
andrà a rappresentare la comunità. In sede d’Unione si propone invece
un assemblea di delegati formata dai membri di diritto provenienti
dalle varie comunità, e riequilibrata in modo esagerato, lì dove dei 35
membri elettivi 20 vengano espressi da Roma suscitando dubbi sulla
effettiva rappresentatività dell’assemblea stessa. Una cosa risulta
infatti essere la rappresentanza di membri del congresso atti ad
eleggere un Consiglio, altro sarebbe eleggere direttamente membri
dell’organo istituzionale. In discussione anche le forme di
collaborazione e consorzio tra comunità vicine, la figura del
presidente e i suoi poteri effettivi. Ha interessato gran parte del
dibattito la questione relativa alla rappresentatività delle piccole e
medie comunità, vera ossatura dell’ebraismo italiano. Il parere comune
è che si tenda a ridurre ulteriormente il loro spazio vitale,
concentrando i centri nevralgici a stretto contatto con il potere
politico. A tale proposito è doveroso riportare le parole del
presidente della Comunità Ebraica di Padova, Davide Romanin Jacur che
considera le variazioni: “Un’ottusa interpretazione della democrazia
che favorisce soltanto i numeri, dimenticando completamente la storia,
le tradizioni e l’estensione dell’ebraismo italiano periferico,
riducendo di fatto l’Unione delle Comunità ad un ufficio della Comunità
Ebraica di Roma”.
Michael Calimani
Qui Torino - Riflessione comune sul nuovo Statuto
Uno Statuto nuovo per l'ebraismo italiano. Guido Neppi Modona, illustre giurista e membro della Commissione per le modifiche allo Statuto dell'Unione e Claudia De Benedetti,
vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane hanno
presentato a Torino la bozza da proporre al Congresso che si dovrebbe
riunire fra Purim e Pesach. “Sono stati toccati ventinove articoli - ha
spiegato Neppi Modona - sedici riguardanti la disciplina delle singole
comunità, tredici in merito all'Unione e ai suoi organi” (nell'immagine da sinistra Guido Neppi Modona, Claudia De Benedetti e Tullio Levi). Per
la prima parte, le modifiche più rilevanti fanno riferimento al sistema
elettorale del Consiglio della Comunità, in particolare per quelle con
un numero di iscritti superiore a quattromila. Per Roma e Milano,
sostanzialmente, è previsto il voto di lista con l'indicazione del
candidato presidente; la possibilità dell'elettorato passivo di votare
per una sola lista, esprimendo però le preferenze sino a un massimo di
un terzo dei componenti del Consiglio. “La soglia - spiega Neppi Modona
- è stata tenuta così bassa per una maggior tutela delle minoranze,
perché generalmente sarebbe dei due terzi”. E' stata inoltre inserita
una soglia di sbarramento del 5 per cento per l'attribuzione dei seggi
onde evitare un eccessivo frazionamento del Consiglio. L'attribuzione
del premio di maggioranza alla lista che supera il 40 per cento dei
voti ha suscitato alcune perplessità, essendo relativamente in
controtendenza con la ricerca di una maggior tutela del principio
democratico e delle minoranze. Riguardo alla normazione per
statuto del sistema elettorale delle singole comunità, è stata
sottolineata la poca praticità di questo tipo di scelta; ciò infatti
comporterebbe, in caso si volesse cambiare la legge elettorale, la
modifica dell'intero Statuto, con un procedimento necessariamente più
complicato e gravoso. D'accordo con questa obiezione, il professor
Neppi Modona ha sottolineato la necessità “di demandare alle singole
comunità la scelta del sistema elettorale che ritengono più consono nel
rispetto, però, di regole e principi più generali e inderogabili,
stabiliti per Statuto”. Ad esempio la puntuale indicazione dei casi di
incompatibilità, ineleggibilità e decadenza. A riguardo, fra le
modifiche introdotte è previsto che i membri della Giunta non possano
ricoprire cariche politiche o amministrative ovvero incarichi direttivi
in partiti politici, a pena di decadenza. Alcune perplessità ha
suscitato la possibilità di nominare in Giunta, sia della singola
comunità sia dell'Unione, due esperti, anche esterni al Consiglio. La
ratio è di permettere la copertura di competenze specifiche, che i
consiglieri eletti non hanno, attraverso la nomina di uno specialista:
serve qualcuno con particolari nozioni in ambito tributario, si può
nominare un esperto. Le critiche che sono emerse, facevano riferimento
alla difficoltà di regolare il rapporto di questi due soggetti con il
Consiglio: ad esempio, ci si è chiesto, che cosa accadrebbe ai due
esperti nel caso il Consiglio che li ha nominati decadesse; o ancora se
per una prestazione specifica di questo tipo fosse necessario prevedere
una retribuzione. Sono state espresse riserve sugli articoli 29 e
30 sulla disciplina del rapporto fra rabbino e comunità, ma su questo
punto si attende il documento ufficiale con il parere dell'autorità
rabbinica italiana. A riguardo, Neppi Modona e la vicepresidente De
Benedetti hanno riferito di una lettera del rav Della Rocca da cui
emergevano alcune proposte: in particolare l'attribuzione all'assemblea
rabbinica di maggiori poteri e indipendenza, sulle orme di quanto
previsto in Italia per la disciplina dei giudici e del Consiglio
Superiore della Magistratura. Una sorta di organo di autogoverno che
decida, ad esempio, in quale comunità sia più appropriato nominare un
determinato rabbino. Si profilerebbe, dunque, una notevole divisione
dei poteri fra assemblea rabbinica e istituzioni dell'Unione. Decisamente
significativo è stato l'intervento sulla seconda parte dello Statuto,
quella inerente agli organi centrali dell'Ucei. “Come commissione -
sostiene Neppi Modona - abbiamo lavorato per cercare di rendere più
incisivi i rapporti tra le singole comunità e l'Unione, tenendo conto
della necessità di equilibrare il peso politico e la visibilità”.
L'istituzione dell'assemblea dei Delegati (che di fatto abroga
Consiglio e Congresso), organo permanente, rientra in questa ottica:
l'attribuzione di un potere generale di controllo e di stimolo, assieme
a una funzione propriamente legislativa, garantirebbe una maggiore
influenza sull'operato della Giunta e, pertanto, sull'intera politica
dell'Unione. Inoltre la previsione di trentacinque membri eletti a
suffragio universale, assieme alla presenza di diritto dei presidenti
comunitari, servirebbe ad aumentare peso e rappresentanza delle
comunità, con una particolare attenzione a quelle più piccole. Per una
maggiore democraticità, Modona propone “al posto dei presidenti, già
sufficientemente occupati, di nominare dei rappresentanti, eletti da
ciascuna comunità”. Il problema è di ordine economico e
organizzativo. Spostare e riunire tre-quattro volte l'anno circa
sessanta persone potrebbe risultare proibitivo, sia per i costi sia per
eventuali defezioni, con alterazione in corsa della composizione
assembleare. Considerazioni di diversa natura ma comunque
interessanti arrivano dal pubblico torinese: per svecchiare la
rappresentanza consigliare e garantire una maggiore competenza, è stata
proposta la previsione di ruoli comunitari retribuiti. Indennità di
incarico o di funzione sarebbero sì un onere per le comunità ma
permetterebbero un'attenzione continua alle questioni comunitarie con
una maggior investimento di tempo di coloro che agiscono. Altra
osservazione che, ha sottolineato la De Benedetti, è stata sollevata
anche a Milano, riguarda la previsione da Statuto della possibilità che
le differenti Edot abbiano una propria sinagoga e siano iscritte alla
comunità di riferimento. Una delle ipotesi venute fuori è più
complicata: se si verifica una divisione in due nuclei della stessa
comunità, come ci si dovrebbe comportare? Ci si è chiesto se non
sarebbe meglio prevedere una tale eventualità nello Statuto, una sorta
di tutela per il futuro. Come ha più volte sottolineato Neppi
Modona, questo tipo di incontri è utile per avere un confronto aperto
con le comunità, trarne degli spunti. “Si tratta di una bozza che può
sempre essere migliorata”, ha concluso il professore.
Daniel Reichel
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Torah oggi - "Anche io pianterò per i miei figli"
A Copenaghen si svolge in questi giorni il vertice per il clima dal
quale dovrà scaturire una risposta al problema delle emissioni di
anidride carbonica e del conseguente effetto serra. Qual è la
sostenibilità compatibile con uno sviluppo che guardi anche al futuro? Per
questa, come per ogni questione, la tradizione ebraica ha espresso una
sua idea su come affrontare questo problema, senza limitarsi all’oggi,
ma guardando al domani. Una prima risposta ci viene dalla storia
raccontata nel Talmud (Ta’anit 23a). Una
volta Chonì Hame’aghel stava camminando per la strada, quando vide un
uomo che stava piantando un carrubo. Gli chiese: “Quanti anni ci
vogliono perché dia dei frutti?” Gli rispose: “Settant’anni”. Gli
disse: “Sei certo di vivere settant’anni, tanto da mangiarne i frutti?”
Gli rispose: “Io ho trovato il mondo con i carrubi: così come i miei
padri hanno piantato per me, anche io pianterò per i miei figli”. Il concetto di continuità dell’impegno per la vita si trova anche nella poesia Alla vita del poeta turco Hikmet: 'Prendila
sul serio ma sul serio a tal punto che a settant’anni, ad esempio,
pianterai degli ulivi non perché restino ai tuoi figli ma perché
crederai alla morte, pur temendola, e la vita peserà di più sulla
bilancia'. Ogni persona ha una duplice responsabilità:
consegnare alle future generazioni un mondo vivibile sia sul piano
fisico-ambientale, che su quello spirituale-ambientale: la
sostenibilità deve essere un obiettivo primario dell’educazione
familiare, prima ancora che di quello delle istituzioni pubbliche. Ogni
ebreo ha il compito di contribuire alla conservazione e alla
valorizzazione del mondo materiale, così come di quello spirituale, per
trasmettere ai propri figli o allievi un ebraismo vivo e autentico
,“non inquinato”.
Rav Scialom Bahbout
Champions League – Il Maccabi saluta la coppa con un record
Sembrava
impossibile e invece il Maccabi Haifa è riuscito a entrare nel libro
dei record della Champions League, anche se suo malgrado. Da ieri sera,
infatti, dopo l’ennesima sconfitta (0-1) questa volta con il Bordeaux,
la squadra israeliana è diventata ufficialmente il primo team nella
storia della massima competizione calcistica europea a chiudere il
gironcino con zero punti e zero goal fatti. Una bella botta da digerire
per squadra e tifosi. Eppure chi ha seguito le vicende del Maccabi sa
che questo verdetto è un po’ eccessivo per quanto visto sul campo di
gioco, dove i “verdi” hanno spesso e volentieri dimostrato di non
essere poi i così scarsi. Su tutti vale l’esempio della partita di
Torino contro la Juventus, match in cui avrebbero meritato quantomeno
un pareggio, se non la vittoria. Ma davanti c’era un super Buffon,
straordinario ad evitare che la porta bianconera venisse violata, e
anche un pizzico di sfortuna, una costante nel cammino europeo del
Maccabi. Serpeggia la delusione tra i tifosi ma di una cosa almeno
possono rallegrarsi, e cioè del fatto che la prossima volta non potrà
certamente andare peggio di così. Primo tempo - Ritmi
piuttosto bassi in avvio di partita, il Maccabi fa possesso di palla,
il Bordeaux copre gli spazi con facilità. Al decimo minuto prima
occasione per il Maccabi, Refaelov serve un ottimo pallone a
Dvalishvili ma il georgiano non centra la porta. Passano pochi istanti
e il Bordeaux va in vantaggio, bello slalom di Traore sul lato destro
della difesa israeliana, cross in mezzo e Jussie insacca. I francesi
sfiorano immediatamente il raddoppio, ottimo l’intervento di Texeira
(uno dei migliori in campo) che salva sulla linea con il proprio corpo
una conclusione del brillante Jussie. Il Maccabi è in difficoltà ma
gradualmente riconquista il pallino del gioco. Ghadir, il più vivace
dei suoi, si fa pescare più volte oltre la linea del fuorigioco e va
vicino al pareggio in due circostanze. I francesi, dal canto loro, si
difendono in maniera ordinata e cercano di lanciare i propri attaccanti
in contropiede. Si arriva all’intervallo con il Maccabi immeritatamente
in svantaggio. Secondo tempo -
I primi dieci minuti sono dei padroni di casa anche se al quarto Keinan
rischia una clamorosa autorete con un retropassaggio azzardato a
Davidovitch. Entra in campo Arbeitman, bomber del campionato
israeliano, per dar manforte ai compagni. Però, passata la fase
iniziale, i ritmi calano drasticamente. La partita manca di agonismo e
l’arbitro utilizza molto raramente il fischietto. È ancora Jussie,
comunque, a rendersi pericoloso al quarto d’ora, ma un intervento del
bravo Texeira mette il pallone in calcio d’angolo. Elisha Levi,
intanto, ne approfitta per fare esordire un ragazzo di diciassette
anni, il terzino Tawatha. Riprendono gli attacchi dei francesi, il
solito Jussie e Cavenaghi falliscono due buone occasioni. Il Maccabi ci
prova ma la fatica si fa sentire. La partita scivola così verso la fine
senza ulteriori brividi da una parte e dall’altra. Alla fine del match
lo stadio intero saluta con un lunghissimo e commovente applauso il
trentottenne Harazi, capitano di ben settecentoventi battaglie, che dà
l’addio al calcio giocato.
Maccabi Haifa - Bordeaux 0-1 Marcatori: Jussie al 12’ p.t Maccabi:
Davidovitch, Meshumar, Keinan, Jorge Texeira, Masilela (al 17’ s.t
Tawatha), Golasa (al 27’ s.t Harazi), Kayal, Culma, Rafaelov, Ghadir,
Dvalishvili (al 9’ s.t Arbeitman). All. Levi Bordeaux: Rame, Jurietti, Sanè, Placente, Wendel, Saivet, Traore (al 33’ s.t Sertic), Fernando, Jussie, Bellion, Cavenaghi. All. Blanc
Classifica finale Girone A: Bordeaux 16 Bayern Monaco 10 Juventus 8 Maccabi Haifa 0
Adam Smulevich
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"Lo Stato adotti la legge divina" Laicità in pericolo in Israele Non
è un caso che Yaakov Neeman, illustre avvocato e ministro della
Giustizia del governo Netanyahu, abbia scelto la conferenza sulla
Halakha (legge religiosa ebraica) tenutasi recentemente a Gerusalemme
per sostenere che sia necessario gradatamente sostituire la Legge
(biblica e talmudica) a quella attualmente in vigore in Israele. Il
ministro, uomo religioso, ha probabilmente voluto rinforzare la
compagine della coalizione governativa scossa dalla decisione del
premier di sospendere per dieci mesi le costruzioni negli insediamenti
ebraici in Cisgiordania (lasciando libera quella in Gerusalemme). Oltre
al luogo, ha scelto anche un momento adatto per lanciare la sua
"bomba". Siamo alla vigilia della festa di Hanukkah, la festa delle
Luci che inizia venerdì sera e dura otto giorni. Essa ricorda la
vittoria riportata sul regime ellenista nel 165 prima dell'Era volgare
in Palestina. Guidata dalla famiglia sacerdotale dei Maccabei contro
Antioco IV Epifane, iniziata come una rivolta contro la tassazione,
riprese possesso del tempio di Gerusalemme purificandolo con una
piccola boccetta di olio sacro che miracolosamente durò per otto
giorni, ma creando in seguito il regno ebraico degli Asmonei alleato e
poi nemico di Roma. La rivolta dei Maccabei fu adottata dal movimento
sionista come simbolo di liberazione politica dal dominio straniero
(donde la Maccabiade, versione ebraica delle Olimpiadi) senza tener
conto del fatto che si trattò essenzialmente di una rivolta dei
tradizionalisti religiosi contro l'ellenizzazione (oggi si direbbe
occidentalizzazione). «Se tornassero i Maccabei - ebbe a dire
scherzosamente un famoso rabbino - metà della popolazione israeliana
dovrebbe essere punita, a partire dai primi ministri, per violazione
alla Halakha». Non è certo quello che il signor Neeman intende fare. Ma
ha dimostrato di voler dare un colpo al sistema legislativo laico e
democratico attualmente in vigore in Israele, a cominciare dalla
riduzione dell'autorità della Corte suprema ritenuta troppo laica.
Naturalmente gli ostacoli all'introduzione della legge religiosa in
Israele sono enormi, primo fra tutti la sostituzione della sovranità
divina a quella popolare espressa attraverso partiti incluso quello
nazionalistalaico, il Likud di Netanyahu) e il Parlamento. In secondo
luogo l'assenza del Tempio di Gerusalemme, che secondo gli ortodossi
deve attendere la venuta del Messia per essere ricostruito, pone il
problema della ricostruzione del Sinedrio, il tribunale supremo,
interpretativo della volontà (legislativa ed esecutiva) divina e della
scelta dei suoi membri proprio all'interno del mondo ortodosso. I
rabbini, contrariamente a quello che spesso si crede, non sono
sacerdoti, ma Maestri - come il termine di rabbino indica - con
autorità uguale. Infine il ripristino della legge religiosa in Israele
potrebbe rappresentare una rottura profonda non solo nel Paese, ma con
la Diaspora dove la corrente ortodossa (forte in Israele perché
incarnata in partiti politici) è minoritaria nei confronti della
corrente conservativa e di quella liberale. Ciò detto (e si tratta solo
della punta dell'iceberg) il problema della legittimità del potere è
sempre stato presente in Israele. Riconoscendone l'importanza
esplosiva, Ben Gurion si oppose da un lato all'adozione di una
Costituzione inaccettabile per gli ortodossi (che consideranola Legge
divina - quella scritta della Bibbia e quella orale elaborata nel
Talmud - come la sola valevole per gli ebrei). Dall'altro cercò negli
anni Cinquanta con l'aiuto del rabbino Ben Maimon, una delle autorità
della Halakha, di ricostruire il Sinedrio, sola istituzione collettiva
autorizzata a portare cambiamenti alla tradizione religiosa,
adattandola alle nuove esigenze di uno Stato sovrano moderno. Il
tentativo fallì soprattutto per le rivalità nel mondo ortodosso, che
allora si trovava in minoranza. Oggi che è in crescita di potere in
Israele è naturale che cerchi di affermarsi imitando, paradossalmente,
quello che avviene nel mondo islamico. Anche questo è il risultato di
un conflitto che da un lato non mostra speranze di soluzione politica e
dall'altro trasforma, per il meglio o per il peggio, Israele e molti
Paesi islamici (Gaza con Hamas inclusa) in laboratori per
l'elaborazione del problema centrale emergente nella società
internazionale di questo secolo: il significato e la struttura dello
Stato - ebraico o non ebraico - che si proclama al tempo stesso sacro e
moderno.
Vittorio Dan Segre, Il Giornale, 9 dicembre 2009 |
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MO:
il viceministro degli Esteri israeliano Dany Ayalon
domani a colloquio con la
Santa Sede Gerusalemme, 9 dic - Il
quotidiano israeliano Yediot Ahronot informa oggi che una delegazione
guidata dal viceministro israeliano degli Esteri Dany Ayalon è in
partenza per Roma dove domani intraprenderà colloqui con il Vaticano in
un nuovo tentativo di dirimere una serie di questioni che gravano ormai
da molti anni sui rapporti bilaterali. Secondo Yediot Ahronot la
delegazione israeliana, di cui fanno parte esperti dei ministeri della
Giustizia e delle Finanze, ha avuto istruzione di assumere posizioni
"elastiche", specialmente per quanto concerne esenzioni da tasse di
vario genere e lo status giuridico dei sacerdoti. Il giornale ha
comunque appreso che sull'edificio del Cenacolo sul Monte Sion di
Gerusalemme - di cui la Custodia di Terra Santa rivendica la proprietà
- Israele non rivedrà invece le proprie posizioni: intende
mantenervi il proprio controllo. |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei
l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere
ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo
e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. |
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