se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai  click qui  
 
  logo  
L'Unione informa
 
    20 dicembre 2009 - 3 Tevet 5770  
alef/tav   davar   pilpul   rassegna stampa   notizieflash  
 
Moked - il portale dell´ebraismo italiano
alef/tav    
  Benedetto Carucci Viterbi, rabbino Benedetto Carucci Viterbi, rabbino Josef e Jehudà rappresentano due modalità diverse di concepire l'esistenza. Il primo la fonda sul proprio agire che, in quanto giusto, gli consente la realizzazione degli obiettivi. Jehudà, d'altra parte, accetta con senso di gratitudine tutto ciò che gli viene da Dio. L'ebraismo non può essere che l'unione di queste due prospettive.
Nel furto dell’insegna di Auschwitz, oltre alla stupidità, o alla “banalità del male” c’è sicuramente l’oltraggio alla memoria. Ma non solo. E mi spiego. In un film a episodi di Dino Risi, “I mostri”, c’è un brano, dal titolo “Scenda l’oblio”, in cui si vede una coppia di spettatori, interpretati da Luisa Rispoli e Ugo Tognazzi, che al cinema sta vedendo un film sulla Resistenza. La scena è quella di un gruppo di partigiani che addossati a un muretto di una casa in campagna, sono fucilati da una squadra di SS. Compiuta l’esecuzione, il personaggio interpretato da Tognazzi si rivolge alla moglie e le dice: “Ecco, nella nostra villetta al mare dovremmo costruire un muretto proprio come quello!”. Qualcosa del genere mi immagino sia accaduto l’altra notte. Qualcuno deve aver pensato che aveva bisogno di una bella insegna in ferro battuto per poter dare un tocco “casual” al proprio cancello o al muro spoglio della propria tavernetta e, non avendo tempo, - Natale è alle porte -  ha pensato che la maniera non solo migliore, ma anche più celere, fosse quella di rubarlo. Non c’è bisogno di essere neonazisti, basta essere indifferenti. David
Bidussa,

storico sociale delle idee
David Bidussa  
  torna su
davar    
 
  Pio XII: “virtù eroiche” e perplessità ebraiche

Pio XII“Non possiamo in alcun modo interferire su decisioni interne della Chiesa che riguardano le sue libere espressioni religiose”. Se tuttavia la decisione di riconoscere le cosiddette “virtù eroiche” di papa Pio XII “dovesse implicare un giudizio definitivo e unilaterale sull’operato storico di Pio XII ribadiamo che la nostra valutazione rimane critica”. I leader ebraici italiani hanno espresso perplessità e dissenso con voce alta e unita di fronte alla decisione vaticana che potrebbe preludere alla beatificazione di papa Pio XII. In un comunicato congiunto, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, il Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e il Presidente della Comunità ebraica della Capitale Riccardo Pacifici affermano che “La Commissione congiunta degli storici del mondo ebraico e del Vaticano è ancora in attesa di accedere agli archivi di quel periodo. Non dimentichiamo le deportazioni degli ebrei dall’Italia e in particolare il treno di 1021 deportati del 16 ottobre 1943 che partì verso Auschwitz dalla stazione Tiburtina di Roma nel silenzio di Pio XII”. “Il mondo ebraico - proseguono il rav Di Segni e i presidenti Gattegna e Pacifici - continua a essere riconoscente ai singoli e alle istituzioni della Chiesa che si adoperarono per salvare gli ebrei perseguitati”.


"Un gesto vile il furto dei simboli della Memoria"

Pio XIIL’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane esprime sdegno e preoccupazione per il furto della tristemente famosa scritta Arbeit Macht Frei, posta all’entrata di Auschwitz e divenuta simbolo di quel luogo di morte. Lo ha affermato il Presidente Ucei Renzo Gattegna, che ha ricordato come “quella frase derisoria significa ‘Il lavoro rende liberi’, ma era posta in un luogo che era invece la negazione della libertà e sinonimo di morte. Mi auguro che la scritta venga trovata al più presto dalle autorità polacche e che si risalga all’identità dei responsabili del vile gesto”. “Gli stessi deportati - ha detto Gattegna - furono costretti a costruire e ad apporre quella scritta; quei deportati per i quali l’unico modo di sottrarsi ad atroci sofferenze e tornare metaforicamente liberi era quello di morire, essere cremati, e quindi scomparire del tutto, senza sepoltura, sotto forma di fumo e cenere dispersi dal vento.”
“Il prossimo 27 gennaio si celebrerà il Giorno della Memoria e sarà il sessantacinquesimo anniversario dell’apertura dei cancelli di Auschwitz - ha aggiunto Gattegna -. Nostro dovere è vigilare affinché la Memoria venga tramandata, ma i responsabili dell’oltraggio, con ogni probabilità, desidererebbero che noi tutti dimenticassimo quanto accaduto. Dobbiamo riflettere su questo punto e non permettere che ciò accada”. Anche il Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, ha espresso la sua piena condanna per il vile gesto. "Esprimo la mia condanna più totale per una vigliaccata di questo tipo”, ha detto Pacifici chiarendo come sia evidente che “chi ha compiuto questo gesto ha voluto colpire il simbolo e la memoria di tutti noi”. “Non vorrei - ha concluso Pacifici -  che oggi si cominci col rubare la scritta e poi, in assenza di controlli, si passi a saccheggiare il Museo in cui sono custodite le prove dello sterminio del popolo ebraico e che rappresentano, via via che gli ultimi sopravvissuti muoiono, la memoria di ciò che accadde in Europa".
 
 
  torna su
pilpul    
 
  Logo Banner Pagine EbraicheLogo Banner Pagine Ebraiche




Pio XII e gli ebrei. Analisi insoddisfacente


Pio XIIGiovanni Sale è direttore dell’Istituto storico della Compagnia di Gesù e redattore della Civiltà Cattolica. Il suo nuovo libro si intitola Le leggi razziali in Italia e il Vaticano (Jaca Book, 303 pagine) e Pagine Ebraiche è stato tra i primi a ottenerne una copia. Il volume si occupa prevalentemente del periodo che va dal 1937 alla morte di Pio XI nel febbraio 1939, ciò a causa sia della perdurante chiusura agli studiosi dell’archivio storico di Pio XII sia del fatto che comunque fu nel secondo semestre del 1938 che la vicenda ebbe il massimo sviluppo. A voler essere precisi un fatto nuovo lo si ebbe nella complessa estate 1943, quando si informò il ministro dell’Interno del nuovo governo Badoglio che alcune norme della legislazione antiebraica fa fascista erano per la Chiesa cattolica “meritevoli di conferma”. Su ciò però Sale non si sofferma: la sua narrazione si conclude rigorosamente prima della caduta di Mussolini e dell’inizio del processo di abrogazione.
Il libro è interessante e insoddisfacente. E’ interessante perché il gesuita pubblica vari documenti inediti del ricco archivio della rivista La Civiltà Cattolica e rende noti ulteriori testi dell’archivio vaticano. E’ insoddisfacente perché il volume è gravemente non curato. Che dire, ad esempio, della riproduzione di una lettera a Pio XI recante in calce la firma collettiva “un fortissimo numero di Cattolici di Sesto San Giovanni” e pubblicata sotto il titolo “lettera di un gruppo di ebrei”? (la missiva comunque vale la firma, perché è una protesta contro la “ingiustizia grande” fatta ai “nostri fratelli”). La lettura dei documenti di questo libro quindi non può sostituire la consueta ricerca in archivio. Però essa propone comunque alcune novità. Come alcuni scritti vaticani del 1937, che attestano una sorta di apprezzamento divergente del Vaticano verso il decreto legge fascista contro il concubinato tra bianchi e nere (per il governo era una questione di “difesa della razza”, per la Chiesa cattolica era una moralizzazione opportuna da non estendere però ai matrimoni veri e propri). Per quanto concerne gli aspetti principali della politica della Santa Sede, possiamo riassumere che la documentazione offertaci da Sale non contiene novità né riguardo al giudizio di Pio XI sulla nota bozza di “enciclica mancata” su razzismo e antisemitismo (continua a esserci del tutto ignoto), né riguardo ad altre sue espressioni pubbliche contro l’antisemitismo oltre a quelle pronunciate il 6 settembre 1938. La narrazione dell’autore inoltre conferma (al di là del proprio molto ottimistico approccio) che il Vaticano si mosse innanzitutto per difendere le persone di “razza” ebraica e di religione cattolica: soprattutto relativamente al loro diritto a coniugarsi con cattolici, poi anche a quelli di studiare, a evitare il lavoro precettato, eccetera. Il libro si apre con un saggio introduttivo di Emma Fattorini e tra lei e Sale si sviluppa una netta divergenza riguardo a una particolare questione (il fatto non è usuale nell’editoria ed è indice di vitalità). Per il gesuita, i documenti inediti da lui riprodotti confermano che il vertice della Compagnia di Gesù non bloccò l’iter della bozza di enciclica pontificia e che furono “ambienti vaticani” e lo stesso Pontefice a ritenere quel testo “non opportuno o semplicemente controproducente”. La storica scrive invece che la nuova documentazione, “lungi dall’allontanare i sospetti”, “rinforza” i già numerosi indizi che portano a un “attivo rallentamento e insabbiamento” attuato proprio dal generale dei gesuiti. A me pare che abbia ragione Fattorini, senza però escludere il possibile intervento di altri alti esponenti antigiudaici e reazionari. Aggiungerei anche, per usare le parole di Giovanni Miccoli del 1997, “tutta la difficoltà del pensiero cattolico di avviare un discorso positivo sugli ebrei”. Certo è che nell’autunno-inverno 1938-1939 Oltretevere vi fu guerra su questo tema. E, anche a seguito di malattie e morti, vinse la linea di Pacelli.

Michele Sarfatti, direttore della Fondazione Cdec,
tratto da Pagine Ebraiche - gennaio 2010
 
 
  torna su
rassegna stampa    
 
 
leggi la rassegna
 
 

«Non possiamo dimenticare quel treno 
partito per Auschwitz nel silenzio»   

Roma - Usciti dallo Shabbat, gli ebrei riaccendono i telefoni e si confrontano, cercando le parole adatte a esprimere il disagio, fortissimo, ma anche la distanza, e l'equilibrio sembra impossibile. In serata arriva il comunicato congiunto, che rappresenta la valutazione ufficiale del mondo ebraico italiano sulla spinosa vicenda. «A proposito della firma del decreto sulle virtù eroiche di papa Pio XII precisiamo che non possiamo in alcun modo interferire su decisioni interne della Chiesa che riguardano le sue libere espressioni religiose. Se tuttavia la decisione di oggi dovesse implicare un giudizio definitivo e unilaterale sull'operato storico di Pio XII ribadiamo che la nostra valutazione rimane critica». A firmarlo sono il rabbino capo della Comunità ebraica di Roma Riccardo Di Segni, il presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei) Renzo Gattegna e il presidente della Comunità di Roma Riccardo Pacifici. La critica, che parte da lontano, da quando per la prima volta si ipotizzò la beatificazione del Papa colpevole a giudizio di gran parte del mondo ebraico di un silenzio troppo grande, viene così articolata: «La commissione congiunta degli storici del mondo ebraico e del Vaticano - prosegue la nota - è ancora in attesa di accedere agli archivi di quel periodo. Non dimentichiamo le deportazioni degli ebrei dall'Italia e in particolare il treno di 1021 deportati del 16 ottobre 1943 che partì verso Auschwitz dalla stazione Tiburtina di Roma nel silenzio di Pio XII. Il mondo ebraico - concludono Di Segni, Pacifici e Gattegna - continua ad essere riconoscente ai singoli e alle istituzioni della Chiesa che si adoperarono per salvare gli ebrei perseguitati». «La questione degli archivi del Vaticano resta apertissima - spiega Marcello Pezzetti, direttore della Fondazione Museo della Shoah di Roma - Noi storici non abbiamo mai avuto accesso ad alcun documento successivo al settembre del '43, abbiamo potuto analizzare solo una selezione scelta dalla Santa Sede. Si dice che Pio XII poco dopo il rastrellamento del ghetto emanò una direttiva con cui chiedeva alle istituzioni religiose di accogliere gli ebrei: bene, ma questo documento noi non l'abbiamo mai visto. Se le carte fossero pubbliche si porrebbe fine a queste ipotesi e illazioni che non depongono certamente a favore di Pio XII. Ritengo che questa decisione intaccherà negativamente i rapporti col mondo ebraico; come si fa a fare santa una persona che non ha scomunicato un regime dichiaratamente omicida, che ha ucciso i disabili, gli ebrei, gli zingari... Si avvicina la visita di Ratzinger in sinagoga, il 17 gennaio: penso che i sopravvissuti allo sterminio esprimeranno la loro legittima protesta». Dubbi, critiche, sconcerto agitano la comunità ebraica. La storica Anna Foa dichiara di «essere contraria sia alla leggenda nera su Pio XII», che lo vuole connivente col regime nazifascista «che alla leggenda rosa», ritenendo entrambe deformazioni della realtà, ma riconosce «alla Chiesa il diritto di far santo chi vuole». Stesso concetto esprime Giuseppe Laras, presidente dell'Assemblea rabbinica italiana: «Il processo di beatificazione è una questione interna della Chiesa che va rispettata. Ma non posso non pensare a ci che accadde al tempo della Shoah. La figura di questo pontefice controversa: comunque non seppe gridare forte il suo sdegno e la sua opposizione allo sterminio». «Bisogna scindere l'aspetto teologico dal giudizio storico - aggiunge Guido Vitale, direttore del periodico Pagine ebraiche - Ma sarebbe ingenuo pensare che il dialogo sia una strada facile, senza ambiguità». E a questo proposito Vitale descrive la vignetta di Enea Riboldi che uscirà sul prossimo numero: Benedetto XVI a mo' di funambolo che attraversa il Tevere sul filo col bilanciere: uno dei due pesi dice dialogo, l'altro conversione . Come a dire, tutto ancora. in salita.

Francesca Nunberg, Il Messaggero, 20 dicembre 2009

 
 
  torna su
notizieflash    
 
 
Sorgente di vita:  da Copenaghen ai cento anni di Tel Aviv
SGVIl vertice di Copenaghen e le preoccupazioni per il futuro della Terra con un commento del rabbino Scialom Bahbout sulla natura e sulla protezione dell’ambiente alla luce della tradizione ebraica è il tema di apertura della puntata di Sorgente di vita di questa sera. Segue un servizio sui cento anni di Tel Aviv, con interviste a Yehoshua Kenaz e Benny Barbash, due scrittori israeliani, due modi diversi di vivere e di raccontare la città dove vivono e lavorano, che fa da sfondo ai loro romanzi. Poi la mostra all’Auditorium di Roma dedicata a Emanuele Luzzati, scenografo, costumista, disegnatore, pittore, artista, con i ricordi di chi l’ha conosciuto e i commenti dei bambini affascinati dalle sue opere. Infine tre giornalisti, tre paesi, tre società diverse che si misurano con il dramma del terrorismo: Israele, raccontato da Nahum Barnea, uno dei più influenti giornalisti israeliani, Stati Uniti visti da Maurizio Molinari, corrispondente de La Stampa da New York, e l’Italia degli anni di piombo secondo Mario Calabresi, figlio del commissario ucciso nel 1972, oggi direttore de La Stampa. Sorgente di vita va in onda domenica 20 dicembre all’una circa su Raidue. In replica lunedì 21 dicembre alla stessa ora e lunedì 28 dicembre alle ore 9,30 del mattino. I servizi di Sorgente di vita sono anche on line.
p.d.s.

Pio XII - Israele: "Il suo operato
deve essere valutato dagli storici"

Gerusalemme, 20 dic - 

“Il processo di canonizzazione di Pio XII è cosa interna alla Chiesa cattolica. Israele non intende interferirvi, allo stesso tempo però, è anche persuaso che sia compito degli storici valutare il suo operato di fronte alla Shoah e reputa vitale che il Vaticano consenta l'accesso agli archivi”. Queste le parole del portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Ygal Palmor  all'indomani del processo decreto firmato da Benedetto XVI per la beatificazione.


Auschwitz, Netanyahu: “Trovate i responsabili del furto”
Gerusalemme, 20 dic -
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu invia un appello al governo polacco: “Trovate i responsabili del furto della scritta 'Arbeit Macht Frei'”. "Mi rivolgo al governo polacco - ha detto Netanyahu - affinché trovi i depravati criminali che hanno profanato il luogo dove oltre un milione di ebrei furono sterminati". "E' importante preservare il luogo del crimine dove maturò l'evento più terribile nella storia del popolo ebraico e di tutta la umanità ", ha affermato il premier.
 
 
    torna su
 
L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche.
Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili.
Gli utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste, in redazione Daniela Gross.
Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”.