se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai  click qui  
 
  logo  
L'Unione informa
 
    24 dicembre 2009 - 7 Tevet 5770  
alef/tav   davar   pilpul   rassegna stampa   notizieflash  
 
Moked - il portale dell´ebraismo italiano
alef/tav    
  alfonso arbib Alfonso
Arbib,

rabbino capo
di Milano
Nella parashà di Mikkètz Yosèf interpreta i sogni del faraone. L'interpretazione di Yosèf viene accettata dal faraone e viene preferita a quella dei maghi egiziani. Secondo alcuni commentatori il motivo di questa preferenza è che i maghi interpretano i sogni del faraone come sogni separati mentre Yosèf li interpreta come un sogno unico. Secondo Rav Mordechai Elon questa differenza di approccio tra i maghi e Yosèf deriva da una caratteristica fondamentale della tradizione ebraica che è quella di vedere nella realtà un disegno unitario.
Al congresso annuale dell'associazione americana di studi ebraici (AJS) che si è concluso ieri a Los Angeles, l'ebraismo italiano era ben rappresentato. Un'intera sessione era dedicata a una riflessione su Primo Levi, la Shoah e il ruolo del testimone. Per molti in America Primo Levi è divenuto il testimone per eccellenza, la voce guida nell'inquieta ricerca dei percorsi imperscrutabili della crudeltà e della sofferenza, anche se probabilmente il nostro autore avrebbe negato ai sopravvissuti l'attributo di veri testimoni. Un'altra animata seduta al convegno si è occupata della vita sociale degli ebrei in Italia prima e dopo l'emancipazione attraverso la storia dei primi locali pubblici per la degustazione del caffè a Livorno (Francesca Bregoli), i rapporti fra ebrei e gesuiti nello sviluppo bibliotecario a Modena (Federica Francesconi), e l'interazione fra ebrei e non-ebrei nella creazione della musica sinagogale in Piemonte e in altre regioni italiane (Francesco Spagnolo), in aggiunta alla ricerca sistematica sulle pietre tombali (Michela Andreatta). L'interesse per la storia e la cultura degli ebrei in Italia è vivo e come sempre occupa un posto rispettabile nel panorama culturale globale. Dal 3 al 5 gennaio si terrà a Tel Aviv il convegno del Giubileo di Italia Judaica, l'iniziativa di ricerca diretta da Shlomo Simonsohn che con la partecipazione di decine di studiosi ha dato impareggiabile impulso alla storiografia degli ebrei in Italia.
Sergio
Della Pergola,

Università Ebraica di Gerusalemme
della pergola  
  torna su
davar    
 
  banner1
banner2


L’anello di Immanuel

anello2Non solo confronto teologico, ma anche cultura e arte. Benedetto XVI nella sua visita avrà occasione di inaugurare al Museo della sinagoga la grande mostra di pannelli dipinti preannunciata sullo scorso numero di Pagine Ebraiche. E potrà ammirare alcune meraviglie che testimoniano come gli ebrei di Roma, sempre stretti fra la necessità di combattere per la propria sopravvivenza e la sfida della continuità con gli ideali ereditati dai padri, abbiano saputo creare tesori inestimabili. “Gli omaggi che tradizionalmente gli ebrei porgevano ai nuovi papi al momento della loro elezione – commenta la direttrice del Museo ebraico di Roma, Daniela Di Castro – servono a comprendere quale fu per secoli la particolare posizione di questa comunità. Stretta fra gli obblighi del ghetto e del pregiudizio e la volontà, oltre che l’orgoglio, di essere parte attiva negli eventi che coinvolgevano l’Urbe, così da continuare ad essere considerati cittadini romani, cosa che permetteva loro, fra l’altro, di poter restare nel luogo dove si erano insediati secoli e secoli prima, mentre altrove, in Italia e in Europa, la presenza ebraica era continuamente messa in questione”. Questo senso di contraddizione dolorosa, di segnali e di simboli di dolore e di coraggio, di coercizione e di vita, si ritrova nei pannelli settecenteschi rinvenuti negli archivi della Comunità. Partecipare alla decorazione del percorso della cavalcata con cui il papa prendeva possesso della città e della basilica lateranense, era un grande onore per tutti i cittadini, ambito dalle famiglie nobili, dalle corporazioni e da associazioni diverse.
                                                                                                                     
anelloAnche gli ebrei erano chiamati a partecipare nell'ultimo tratto di strada dopo i Fori, proprio in prossimità dell'Arco di Tito. Gli addobbi a loro richiesti prevedevano arazzi e altri tessuti di gran pregio sopra i quali venivano montati pannelli ornati da miniature, motti e citazioni bibliche. “I motivi allegorici raffigurati da bravi miniaturisti –  continua Daniela Di Castro – così come la collocazione proprio sotto quell'arco che costituisce il simbolo stesso della mancanza di libertà della minoranza ebraica – rendono questi documenti una testimonianza importante. Le vicende della minoranza ebraica non costituiscono una storia lineare, ma sono continuamente attraversate da segnali di negazione, di gioia di vivere e di resistenza culturale in un caleidoscopio unico”. Le civette che trainano il carro di Minerva, la citazione di antiche frasi della tradizione ebraica (“Benedetto sii Tu quando vieni” cui subito si aggiunge ”Benedetto sii quando vai”), sono solo alcuni degli enigmatici segnali esposti. “Il Settecento – spiega la direttrice – è stato per gli ebrei romani un secolo denso di travagli. Nel 1682 erano stati chiusi i banchi di pegno, all'inizio del secolo seguente si moltiplicavano le prediche e i battesimi forzati e già dal 1553 si bruciava il Talmud, che rimase proibito a Roma fino al 1870”. Anche il catalogo, che porterà l'introduzione del rabbino capo della Capitale Riccardo Di Segni e del Presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, vuole essere non solo la guida a opere di immenso significato storico e artistico, ma una testimonianza del ruolo insostituibile che gli ebrei di Roma hanno svolto per questa minoranza e per la città che abitano. Ma i pannelli dipinti non saranno i soli segnali a costellare la visita del papa agli ebrei di Roma.

pagine ebraicheFra i tesori che Benedetto XVI potrà ammirare vi sono opere prestate dalla Galleria nazionale d’arte antica e dal Museo di Roma, dalla Fondazione Besso dalla Biblioteca Malatestiana di Cesena e Lolliniana di Belluno. C’è poi un anello che al museo è stato appena donato. Non si tratta solo di un oggetto prezioso, ma anche di un simbolo. Il cammeo è di papa Pio VII Chiaramonti (1740-1823), pontefice dall’anno 1800. Ma l’anello cela agli occhi indiscreti, all’interno di una doppia fascia chiusa da una cerniera, l’iscrizione “Immanuel”. Forse un nome di Gesù, ma in questo caso perché nascosto? Il nome del proprietario, allora? O piuttosto una parola chiave che in ebraico assume la dimensione della rivendicazione della nostra vicinanza a Dio? In ogni caso un gioiello unico nel suo genere che unisce al realismo del ritratto l’eccezionalità dell’identità ebraica del committente. L'anello rispecchierebbe la situazione in quegli anni: le proprie radici dovevano essere celate, mentre era l’omaggio al pontefice a essere esibito.
L’intaglio “in tenero”, vale a dire in conchiglia, aveva a Roma una tradizione secolare consolidata. E fu proprio con il XIX secolo che in questa particolare produzione si toccarono gli esiti più prestigiosi. L'anello sembra arrivato per chiudere il cerchio di una vicenda. Quella, senza pari, degli ebrei di Roma.

Pagine Ebraiche, gennaio 2010
 
 
  torna su
pilpul    
 
  riccardo di segniTorah oggi - Il profondo significato
del digiuno del 10 di Tevet


Tra feste e ricorrenze di tutti i tipi e segni in questi giorni non dovremo dimenticarci che questa domenica 27 cade il digiuno del 10 di Tevet. Istituito per ricordare l'inzio dell'assedio dei babilonesi a Gerusalemme 25 secoli fa (e ce ne ricordiamo ancora!) dopo la Shoah ha inglobato il ricordo delle sue vittime, con la recitazione di un grande kaddish collettivo, dedicato in particolare a tutti coloro di cui non si conosce la data precisa della morte. Tra i vari modi, e anche le incertezze e le polemiche dolorose su come ricordare la Shoah, questa soluzione del digiuno in una giornata già carica di antichi ricordi assume un senso speciale. La memoria ebraica non è certo corta, ma qualche volta le rischia di capitare quello che è frequente negli anziani, che ricordano molto bene il loro passato remoto, e poco gli avvenimenti recenti. Senza retorica dovremmo invece stare proprio attenti al passato recente e insistere sul suo senso per noi e per tutti. Tra  i rischi non c'è solo quello brutale della negazione, ma quello più subdolo e non meno pericoloso della confusione tra le vittime e gli altri. Almeno la Shoah purtroppo è nostra. E noi ne siamo le vittime. L'attacco è stato fatto al cuore dell'ebraismo e non al cuore di altre religioni. Ecco perchè ha un valore aggiunto il digiuno di questa domenica.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma



tizio della seraTutto bene

Impossibile non apprezzare la potente tensione morale della stampa nel commentare la notizia che la scritta di Auschwitz era stata recuperata. Secondo l'analisi sobria, ma velatamente commossa, il furto non rimanda afffatto a un gesto nazista. E' stato un semplice furto su commissione di un normalissimo collezionista.

Il Tizio della sera
 
 
  torna su
rassegna stampa    
 
 
leggi la rassegna
 
 

E’ il giorno della “mossa distensiva”. Il lungo elenco dei quotidiani italiani prende spunto da queste due parole, pronunciate dal Rav Di Segni, per scrivere un altro capitolo del libro sulla beatificazione di Papa Pio XII. Il Vaticano ha infatti deciso di non concludere il processo di valutazione nello stesso giorno in cui santificherà il nome di Giovanni Paolo II. E, soprattutto, precisa: tale valutazione riguarda essenzialmente la testimonianza di vita cristiana della persona e non la valutazione della portata storica di tutte quelle scelte operative. Insomma, seppur la Chiesa di Roma riconosce a Papa Pacelli un’attenzione particolare alle esigenze degli ebrei, durante la Seconda Guerra Mondiale, dichiara di utilizzare un termine di valutazione incentrato sulla figura del Pontefice all’interno della Chiesa (Corriere). Ciò non vuol dire che la beatificazione di Pio XII d’ora in poi filerà liscia. Il suo ruolo durante la Shoah va chiarito e il tempo, con l’apertura degli archivi vaticani, materializzerà maggiori risposte e, probabilmente, nuove e feroci polemiche. Ma ciò che conta, oggi, è che il segnale distensivo lanciato ieri dalla Chiesa permette di confermare la visita di Benedetto XVI nella sinagoga di Roma, il 17 gennaio.
Sul Messaggero possiamo così leggere i commenti alle ultime decisioni del Vaticano, da parte del presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, e del rabbino capo Riccardo Di Segni. Mentre sull’Osservatore Romano si possono scorrere le parole che compongono il decreto sulle virtù eroiche di Pio XII.
All’interno di questo commento alla rassegna stampa è d’obbligo evidenziare un fatto. Il presidente dell’assemblea rabbinica, Giuseppe Laras, rilascia due interviste. Una su La Repubblica, l’altra su La Stampa. Sul quotidiano di Torino Laras usa toni aspri nei confronti della Chiesa, arrivando anche a dire che la visita di Ratzinger in sinagoga “è un danno per il dialogo”, è “controproducente”, è “più negativa che positiva”. Per lui le parole pronunciate ieri dal Vaticano non sono un segnale distensivo. Poi l’intervista su La Repubblica. Qui Laras apprezza le parole del Vaticano e giudica la visita di Ratzinger al tempio maggiore di Roma “un’occasione per rilanciare il dialogo”. Insomma, se non vogliamo mettere in discussione la professionalità dei due giornalisti che riportano le parole del rabbino, Laras dà un giudizio su un giornale e un altro su un secondo quotidiano.
Infine, concludo questa riflessione sulla rassegna incentrata su Pio XII segnalando qualche commento. Su La Repubblica: il retroscena sul ruolo di Sant’Egidio nella vicenda e un’intervista a Giulio Andreotti. Poi il Manifesto che titola “Santo per difetto di memoria”. Sull’Avvenire le ragioni della Chiesa nelle testimonianze cristiane. Sul Messaggero si espone anche padre Gumpel, che ha istruito la causa di beatificazione.
Resta spazio solo per ricordare Itzhak Ike Aharonovitch, l’ex comandante della nave Exodus. Purtroppo ci ha lasciato (La Repubblica). Lui, sì, salvò migliaia di ebrei.

Fabio Perugia

 
 
  torna su
notizieflash    
 
 
Israeliani denunciano in Belgio Hamas per crimini di guerra        Gerusalemme, 24 dic -
Avvalendosi della cittadinanza belga, quindici israeliani hanno aperto un procedimento giudiziario contro Hamas denunciando in Belgio diversi dirigenti del movimento per crimini di guerra. La legge in vigore in questo paese dà infatti ai tribunali il potere di giudicare crimini internazionali se le vittime sono cittadini del Belgio o vi hanno vissuto per un certo periodo. La mossa è una replica evidente alla battaglia legale che i palestinesi stanno conducendo in una serie di fori internazionali contro Israele, anche chiedendo l'apertura di procedimenti giudiziari contro personalità politiche e militari israeliane accusate di crimini di guerra. Recentemente l' ex ministro degli esteri Tzipi Livni, infatti,  aveva dovuto rinunciare a un viaggio a Londra dopo aver appreso che rischiava di essere arrestata in seguito a una denuncia per crimini di guerra sottoposta da attivisti arabi a un magistrato britannico. La denuncia degli israeliani si è rivolta soprattutto contro il leader di Hamas a Damasco Khaled Mashal, il premier del governo di fatto di Hamas a Gaza Ismail Haniyeh, l'ex ministro degli esteri Mahmud Az-Zahar e il capo del braccio militare di Hamas Ahmed Jabri. Nella denuncia gli israeliani affermano di essere stati vittime in diversa misura dei tiri di razzi lanciati dalla striscia di Gaza contro il sud di Israele e la sua popolazione civile e di avere chiare prove che legano i leader di Hamas ad attacchi terroristici che hanno colpito pure cittadini belgi. 
 
 
    torna su
 
L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche.
Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili.
Gli utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste, in redazione Daniela Gross.
Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”.