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L'Unione informa |
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18 gennaio 2010 - 3 Tevet 5770 |
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alef/tav |
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Riccardo
Di Segni, rabbino capo di Roma |
Ieri
è stata una giornata piena di cose importanti. Bisogna essere grati al
Signore perchè il nostro Ospite nikhnas beshalom weyatza beshalom, "è
entrato in pace ed è uscito in pace". Ma ciò che più mi ha emozionato
ieri è stato vedere al TG1, sì al TG1, la scena della squadra di
soldati israeliani che ad Haiti riuscivano a salvare una persona
sepolta dalle macerie del terremoto. E la gente che assisteva
applaudiva e diceva: "viva Israele".
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E
così, finalmente sappiamo di chi è la colpa del decadere della morale.
Non dei programmi televisivi, non delle veline tutte culo e tette, non
della volgarità dilagante ovunque, non del conformismo che fa
assomigliare tutte le ragazze, senza distinzione, trasformandole in
macchinette per il sesso, non dei cartelloni pubblicitari osceni. No,
la colpa è di Anna Frank e del suo Diario. E pensare che quando l'ho
letto, avevo undici anni, non mi ero affatto accorta di leggere un
libro pornografico. Che ingenua... |
Anna Foa,
storica |
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Qui Milano - Buongiorno Pagine Ebraiche
Ai
fatidici novanta minuti in cui redazione e collaboratori di Pagine
Ebraiche hanno lavorato a ritmo frenetico per chiudere il giornale e
raccontare la visita di Benedetto XVI al Tempio Maggiore di Roma con
l’occhio del giornale dell’ebraismo italiano, è seguita la notte più
lunga. Il numero di febbraio è andato in rotativa a Cernusco sul
Naviglio intorno alle due, in coda a molti giornali quotidiani del
giorno, con cui, fatte le debite proporzioni, per una volta è entrato
in diretto confronto. Così è iniziata la corsa contro il tempo per
portare ai leader ebraici italiani il mensile dell’ebraismo italiano in
tempo per leggerlo con il caffè della mattina insieme ai grandi
giornali nazionali e locali. Con il sacrificio di qualche ora di sonno
l'obiettivo è stato raggiunto. Da Roma a Milano, a Torino, a Firenze, a
Venezia è stato possibile per presidenti di Comunità, consiglieri,
rabbini, studiosi, leggere in parallelo il contenuto di Pagine Ebraiche
e il proprio quotidiano preferito. Con i commenti a un evento che è
stato importante raccontare in prima persona con le stesse voci
dell’ebraismo italiano.
Qui Firenze - Pagine Ebraiche e le suore giuste fra le Nazioni
Pagine
Ebraiche arriva, pochissime ore dopo la stampa, anche fra le mura del
convento di Santa Marta a Firenze. Il luogo dove Emanuele Pacifici,
padre dell’attuale presidente della Comunità ebraica di Roma, e suo
fratello Raffaele z.l.
trovarono rifugio dal 1943 fino alla fine della guerra, riuscendo così
ad evitare la deportazione nei lager nazisti. Il ruolo dell'istituto
cattolico è stato ricordato con commozione da Riccardo Pacifici nel suo
intervento di ieri sera di fronte al papa. Nella foto suor Mariana,
preside dell’istituto scolastico gestito dalle religiose, legge con
attenzione il giornale dell'ebraismo italiano dedicato alla visita di
Benedetto XVI alla sinagoga della più antica minoranza presente sul
territorio italiano. Suor Mariana ha commentato: “Quando ero piccola
pregavamo per i ‘perfidi ebrei’. Adesso, invece, il confronto avviene
tra persone con pari dignità. È tutto molto bello”.
Qui Roma - Un nuovo giornale ebraico nazionale e tempestivo
"Congratulazioni:
un giornale ricco di contenuti e soprattutto tempestivo, ma come avete
fatto? Avrete lavorato tutta la notte, ancora complimenti. Mancava
nell'ebraismo italiano un giornale che riuscisse ad unire sulle stesse
pagine le opinioni dei nostri intellettuali da tutta Italia, da Israele
e dagli Stati Uniti", così uno dei lettori romani al momento di
prendere in mano questa mattina il nuovo numero di Pagine Ebraiche.
Leggere sulla stampa ebraica italiana notizie e commenti sugli
avvenimenti più recenti in contemporanea con i grandi quotidiani è
stato apprezzato da molti lettori che hanno fatto pervenire messaggi
alla redazione.
Qui Torino - La sorpresa dei lettori in edicola
Gelido
lunedì mattina. I torinesi, come d'abitudine, inaugurano la nuova
settimana recandosi in edicola per acquistare La Stampa. Il quotidiano
dedica la prima pagina alla storica gita oltretevere del papa. La
sorpresa è grande nel vedere, già nelle prime ore del mattino, di
fianco al grande quotidiano nazionale il secondo numero dell'anno di
Pagine Ebraiche, uscito eccezionalmente in tempo record. La notizia
della visita monopolizza l'informazione nazionale, ma viva è la
curiosità degli avventori delle edicole per la versione che ne danno
gli ebrei italiani. I padroni di casa non si fanno attendere.
Qui Venezia - Pagine Ebraiche anche in Laguna
Un
sole pallido avvolge Venezia e accoglie l'arrivo nel ghetto del numero
di Febbraio 2010 di Pagine Ebraiche, stampato durante la notte di
domenica a Milano e disponibile oggi insieme agli altri quotidiani,
come Il Gazzettino. Curiosità fra la gente di leggere direttamente dal
giornale dell'ebraismo italiano in contemporanea con la stampa
quotidiana dello stesso giorno anche le cronache della visita alla
sinagoga di Roma di Benedetto XVI avvenuta ieri sera. Il giornale
riporta pagine di cronaca e approfondimento dedicate all'incontro al
tempio maggiore a Roma.
Qui Milano - Una comunità e tante anime
La
Comunità ebraica di Milano e le numerose provenienze dei suoi iscritti.
“Composita” la definiscono alcuni. “Disomogenea” criticano altri. Per
discutere della ricchezza, ma anche dei problemi che derivano dalla
compresenza di tante culture diverse, l’Assessorato alla Comunicazione
ha organizzato un incontro dal titolo “Quale futuro per la Comunità? Edoth: culture e tradizioni diverse”. L’assessore
Yoram Ortona ha condotto il vivace dibattito, invitando i
rappresentanti di otto edoth (cioè gruppi portatori delle stesse
tradizioni), provenienti da Iran, Egitto, Libia, Libano, Turchia,
Israele, Est Europa e Italia, a raccontare qualcosa di più sulla
propria storia e visione dell’ebraismo. “Questa serata si inquadra
in una serie di incontri sulle prospettive per il futuro della nostra
comunità – introduce Ortona per illustrarne l’origine e gli obiettivi -
Il primo incontro, che ha trattato il problema di coloro che si
allontanano dall’ebraismo e dalle sue istituzioni, ha avuto un grande
successo e ha dimostrato la voglia della gente di discutere. Questa
volta vogliamo dare la parola alle ‘comunità nella comunità’, che
rappresentano una peculiarità forte dell’ebraismo milanese, una sua
grande risorsa, ma anche una debolezza in alcuni frangenti”. Nel
corso della serata si sono approfondite le ragioni che hanno portato i
vari gruppi a scegliere Milano per rifarsi una vita, spesso dopo lo
sradicamento da paesi in cui vivevano da generazioni, le difficoltà e
gli aspetti positivi che hanno incontrato. Ma non sono mancati anche i
riferimenti al presente, ai rapporti tra le microcomunità, al
moltiplicarsi delle sinagoghe e delle scuole. Tutti hanno concluso
sottolineando la necessità imprescindibile di dedicare in futuro, più
attenzione ai giovani nell’ambito della vita comunitaria. È stato
auspicato anche un maggiore interscambio tra le varie edoth,
incrementando le occasioni di incontro, magari con la creazione di una
consulta ad hoc. A questo proposito è stato presentato un progetto
scientifico che sarà portato avanti da Liliana Picciotto e Betti Guetta
del Centro di documentazione ebraica contemporanea, dal titolo “Etnie
ebraiche immigrate a Milano: storie, memorie, culture e integrazione”.
Rossella Tercatin
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Il dialogo e il rispetto della differenza
“Siamo rimasti quelli che siamo sempre”. Sono le parole, semplici
e profonde, con cui Leone Sabatello, di recente scomparso, ha
raccontato la sua scelta di fedeltà di fronte alla possibilità di una
salvezza attraverso l’abiura e la conversione. È “questa forza, questa
tenacia, che rende grande la nostra Comunità” – ha sottolineato Rav
Riccardo Di Segni a metà del suo denso discorso pronunciato ieri in
sinagoga. Sta qui il “miracolo della sopravvivenza” del popolo ebraico. Da
parte sua Benedetto XVI ha indicato nel “dramma singolare e
sconvolgente della Shoah” il vertice di un “cammino di odio”. E,
riprendendo quel che aveva detto nella sua visita ad Auschwitz, ha
affermato che “i potentati del Terzo Reich volevano schiacciare il
popolo ebraico nella sua totalità”, e volevano “uccidere quel D-o che
chiamò Abramo, che parlando sul Sinai stabilì i criteri orientativi
dell’umanità”. Nel suo discorso e nei suoi gesti, oltremodo misurati,
si deve leggere però l’aspirazione a proseguire un cammino comune, un
“cammino irrevocabile di dialogo, di fraternità e di amicizia”. In
questo senso la visita di ieri va vista come un dialogo riuscito. Ed è
un sollievo – come quando si ricomincia a parlare dopo una
interruzione. Ma non basta. E perciò è un errore usare toni
trionfalistici e imprudente sostenere che le divergenze che hanno
preceduto questo incontro vanno dimenticate. Le divergenze restano. Non
solo nella lettura dei fatti storici più recenti, da Pio XII (su cui ha
richiamato l’attenzione Riccardo Pacifici) al ruolo della Chiesa
durante il nazismo e il fascismo, alla questione dei bambini ebrei,
salvati da istituzioni religiose, ma la cui identità è stata
cancellata. Molti altri capitoli dovranno essere aperti. D’altronde le
divergenze tengono aperto lo spazio del dialogo. Perché il dialogo può
esserci solo dove non c’è appropriazione dell’altro, ma rispetto per la
“differenza”. Occorre riconoscere che in realtà si è solo
all’inizio di un lungo cammino e che solo attraverso una più profonda
conoscenza reciproca e attraverso progetti comuni – come quello di una
“ecologia non idolatrica” proposto da Rav Di Segni – si possono muovere
passi decisivi. Il dialogo non può ridursi solo alla discussione sulle
diverse letture dei fatti storici. Né ci si può accontentare di una
convergenza in alcuni temi esegetici. Piuttosto il dialogo deve avere
uno spessore teologico. Certamente Ratzinger è tra coloro che, nella
chiesa cattolica, hanno riscoperto il valore della Torà anche per i
cristiani. Lo ricorda ad esempio Gian Maria Vian in un articolo
pubblicato ieri (Messaggero 17 gennaio), dove peraltro accenna – nello
stesso contesto – alla “ideologia pagana del nazionalsocialismo”. Il
problema riguarda anzitutto il cristianesimo che ha bisogno – oggi più
che mai – di una autoriflessione critica, di un percorso quasi di
teshuvà. Perché solo così – come diceva già Elia Benamozegh – il
cristianesimo potrà “spogliarsi di tutto ciò che ha di contrario
all’ebraismo”, deporre “i brandelli di paganesimo che lo hanno reso
irriconoscibile” e che hanno perpetuato “l’inimicizia, la lotta
fratricida tra ebraismo e cristianesimo, per cui il mondo piange
ancora”. Vi è nel cristianesimo un enorme potenziale trattenuto
dall’antiebraismo cristiano. Al fuoco del Maghen David, della Stella
che – dice Rosenzweig – ha attraversato e attraversa la storia, a
quella fede e fedeltà, “miracolo della sopravvivenza dell’ebraismo”, il
cristianesimo può attingere nuova vita. Ma per questo deve per sempre
lasciarsi alle spalle la teologia della sostituzione e l’insegnamento
del disprezzo. Non l’abolizione e il superamento della Torà, ma il suo
compimento e la sua diffusione devono essere la meta del cammino comune.
Donatella Di Cesare, filosofa
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Al
centro della stampa oggi c'è la visita del papa alla sinagoga di Roma:
un grande successo organizzativo e politico della comunità romana che
l'ha organizzata, anche al di là delle previsioni della vigilia. Tutti
i giornali danno con molto rilievo la cronaca dello storico evento: si
possono leggere per esempio Gian Luigi Vecchi sul Corriere, Maria Novella De Luca su Repubblica, Andrea Tornielli sul Giornale Piccirilli sul Tempo. Il significato della visita è sottolineato dalle interviste di Rav Di Segni (Nunberg sul Messaggero), di Claudia De Benedetti vicepresidente Ucei (Griseri su Repubblica), Riccardo Pacifici presidente della Comunità Ebraica di Roma sul Secolo XIX e sulla Stampa. I
tre discorsi importanti della giornata, di Riccardo Pacifici, Rav Di
Segni e del Papa sono ampliamente citati, per esempio da
Grignetti e Galeazzi sulla Stampa.
Il discorso di Pacifici, secondo tutti i giornali, ha espresso con
forza e grande coraggio i sentimenti della Comunità, concorda tutta la
stampa: ha richiamato l'aiuto dei cattolici durante la Shoà, ma ha
anche citato esplicitamente il silenzio di Pio XII, ha parlato di
Shalit e del terrorismo, delle persecuzioni che subiscono ebrei e
cattolici nei paesi musulmani, ma ha anche proposto un atteggiamento
costruttivo sull'immigrazione. Quello di Rav Di Segni ha sottolineato
il complesso rapporto storico fra ebraismo e cattolicesimo, in
particolare fra comunità romana e papato, rievocando i progressi
recenti. Citatissimo naturalmente e analizzato nei dettagli il discorso
del papa, il suo riferimento alla Shoah come massimo male del
Novecento, "che è arrivato fino a Roma", il suo "velato" riconoscimento
delle reazioni insufficienti di alcuni, la sua difesa dell'operato del
Vaticano; ma anche la ripresa delle scuse al popolo ebraico espresse da
Giovanni Paolo II durante la sua visita a Gerusalemme e il suo
riconoscimento dell'eternità della missione del popolo di Israele. Il Corriere della Sera dà notizia anche della toccante lettera dei deportati, consegnata al papa in sinagoga, e le pagine romane dello stesso Corriere
riferiscono di un altro momento molto significativo della visita,
l'incontro con i feriti dell'attentato terroristico palestinese del
1982, subito fuori dal Tempio. Sullo stesso giornale
Roncone riporta anche l'emozione del rabbino emerito professor Toaff e
la richiesta di informazioni sui bambini che furono convertiti (ggv). Per quanto riguarda i commenti, da leggere sul Giornale quello di Fiamma Nirenstein e sul Messaggero l'intervista a Gianni Letta. Sempre sul Messaggero, si trovano due brevi ma assai significativi commenti di Riccardo Pacifici e Monsignor Fisichella. Sulla Stampa commenta Lucia Annunziata e su Repubblica Gad Lerner. Perfino Franco Cardini, mai troppo simpatizzante per l'ebraismo, giudica "storico" l'evento in un'intervista al Giornale. Interessanti anche le spiegazioni di Elena Loewenthal sulla Stampa al riguardo dell'ebraismo italiano. Anche le voci critiche della vigilia hanno moderato le loro posizioni. Così per esempio Amos Luzzatto, intervistato sull'Unità, e Rav Laras sul Messaggero. Minoritarie anche le riserve anche da parte cattolica (Garelli sulla Stampa e Cerruti sullo stesso giornale a proposito dei lefebvriani). Ma, come sicrive Zizola su Repubblica, "indietro non si torna". Grande rilievo alla visita anche sulla stampa internazionale (fra gli altri Wall street Journal, Le Monde, Herald Tribune, El Mundo, Frankfurter Allgemeine).
Ugo Volli |
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notizieflash |
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Un accordo di collaborazione fra polizia italiana e israeliana Gerusalemme, 18 gen - Il
capo della polizia Antonio Manganelli è da oggi a Gerusalemme per
valutare la possibilità di creare un gruppo di lavoro congiunto
fra specialisti della polizia e degli apparati di sicurezza d'Italia e
Israele e per approfondire la cooperazione operativa su temi sensibili
come la lotta al terrorismo e il cyber crime. L'iniziativa -
nata su proposta dello stesso Manganelli - è stata accolta con favore
dal direttore generale della pubblica sicurezza israeliana, Hagai
Peleg. Durante un colloquio fra i due, è stato sottolineato
"l'eccellente livello di collaborazione" esistente. Una collaborazione
cui il gruppo bilaterale mira a dare ulteriore impulso. Si tratta di
dar vita a 'un team di esperti' incaricato d'intensificare e rendere
permanente lo scambio di informazioni e di esperienze sulla
trincea dell'antiterrorismo come sul fronte dei nuovi pericoli
legati alla criminalità cibernetica. |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei
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ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo
e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. |
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