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L'Unione informa
 
    18 febbraio 2010 - 4 Adar 5770  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
alef/tav    
  Alfonso Arbib Alfonso
Arbib,

rabbino capo
di Milano
Racconta Shai Agnon in 'Haesh vehaetzìm': "Così racconta il Rabbi di Apta. Un giorno mi resi conto che nel cielo non mi ascoltavano . La cosa mi fece soffrire. Mentre stavo soffrendo, mi resi conto che anche in terra non mi ascoltavano, che anche le persone della mia città non mi ascoltavano, la mia famiglia non mi ascoltava. Ho cominciato a riflettere e sono riuscito a riportare il cuore di mia moglie verso di me. Quando mia moglie cominciò ad ascoltarmi, cominciarono ad ascoltarmi i miei figli poi i miei familiari e mi ascoltò anche la mia città e infine tornò ad ascoltarmi la terra. Quando la terra cominciò ad ascoltarmi, mi ascoltò anche il cielo". Forse è questa la strada per riportare le nostre comunità alla vita ebraica.
Il cardinale monsignor Severino Poletto, arcivescovo di Torino, con la sua visita di lunedì alla Sinagoga della sua città ha ottenuto un risultato straordinario e assolutamente meritorio. Ad accoglierlo era una delegazione dell'Associazione di Amicizia ebraico-ebraica. Sergio
Della Pergola,

Università Ebraica di Gerusalemme
sergio della pergola  
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  Progetto Mishnà, pubblicato il quindicesimo trattato

mishnà Lo scorso martedì sera, alla presenza di un folto e attento pubblico, è stato presentato a Roma ‘Eduyòt, il 15° trattato pubblicato nell’ambito del Progetto Mishnà, che consiste nella nuova edizione italiana della Mishnà, la grande e sistematica raccolta di insegnamenti dei Maestri dell’ebraismo, tramandati dapprima oralmente e poi messi per iscritto da Rabbi Yehudà Ha-Nasì alla fine del Secondo secolo. Il Progetto Mishnà è a cura dell’Assemblea Rabbinica Italiana ed è sotto il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Nel Progetto sono coinvolti numerosi rabbini e studiosi di lingua italiana che operano sia in Italia che in Israele e negli Stati Uniti d’America. Il Progetto, nato nel 2000, ha registrato un ottimo successo presso le famiglie e le scuole ebraiche, Batè Midrash e Talmudè Torà. In particolare, la nuova edizione italiana riscuote molta popolarità fra i giovani, che
apprezzano l’ottima grafica e l’allestimento tipografico opera degli editori David Piazza (Morashà) e Ghidon Fiano (Lamed).
La presentazione di ‘Eduyòt è stata organizzata nel tempio di via Balbo dal Binian Shelomò. È intervenuto il curatore del trattato Luciano Tagliacozzo, della Comunità Ebraica di Napoli, diplomatosi l’anno passato presso il Corso di Laurea in studi ebraici e tuttora assiduo frequentatore “pendolare” del Collegio rabbinico italiano; dopo di lui hanno preso la parola rav Scialom Bahbout, membro del comitato di redazione, e rav Alberto Somekh, revisore della traduzione. Al termine, come in tutti i martedì, il maestro Joseph (Pino) Arbib si è collegato telefonicamente con rav Shelomò Amar, Rabbino capo sefardita d’Israele, il quale ha sottolineato l’importanza di studiare la Mishnà, “perché le lettere che formano la parola mishnà, anagrammate, formano anche la parola neshamà, anima”. Infine, Giancarlo Ascoli, che ha sponsorizzato la pubblicazione di ‘Eduyòt in memoria dei suoi genitori, ha offerto un rinfresco e ha regalato una copia del volume a tutti gli intervenuti. La serata è stata registrata e sarà visibile su sito http://www.binianshelomo.com/.
Nell’ambito del Progetto Mishnà sono stati pubblicati, finora, 15 trattati. Altri sei trattati sono in fase di impaginazione o di revisione editoriale e molti altri sono in via di preparazione avanzata. Chi vuole ricevere informazioni sul Progetto, abbonarsi o acquistare singoli trattati può rivolgersi a: redazione.mishna@libero.it.
Arrivederci alla presentazione del prossimo trattato, Bavà Metzi’à, curato dal professor Alfredo Mordechai Rabello!

rav Gianfranco Di Segni
 
 
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pilpul    
 
  I mondi nascosti nei simboli ebraici

rav di segniQuesto Shabbat leggeremo nella parashà di Terumà l'ordine di fabbricare una lampada d'oro a sette braccia. E' la famosa menorà, dal grande valore simbolico, che dall'antichità fino ad oggi ha rappresentato fisicamente l'ebraismo. A questo simbolo se ne è aggiunto nella storia un altro, la stella a sei punte, popolarmente chiamata magen David, lo scudo di David. Ciò che si ignora comunemente è che solo da poco (relativamente, su scala ebraica), cioè da tre-quattro secoli, questo segno è diventato il simbolo dell'ebraismo (e dal 1948 sta nella bandiera dello Stato d'Israele); prima era un simbolo polivalente, estetico e anche magico. Le Chiese medievali sono piene di queste stelle e non certo per occulte simpatie filogiudaiche. Quindi l'autentico e originale "logo" ebraico è la menorà, anche se non si può più fare a meno della stella. E' una storia curiosa, che rivela le stranezze del pluralismo ebraico e che come ogni altra cosa andrebbe, molto ebraicamente, studiata molto in profondità. Perchè i mondi nascosti che si aprono sotto a questi due simboli, e soprattutto il primo, sono affascinanti.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma



Reality  Medio Oriente

tizio della sera Di solito, gli agenti segreti rimangono segreti - ma se sono israeliani, diventano pubblici. E così, li hanno filmati con le mani nella marmellata mentre eliminavano un funzionario di Hamas, il
diciamo così  partito che nelle sue canzoni promette di bere sangue ebraico dai teschi di noialtri. Gli agenti pubblici di Israele si sono fatti riprendere dalle telecamere a circuito chiuso di un albergo come se si trattasse di una serie televisiva, anzi di un reality che poi è quello degli alberghi di mezzo mondo, dove non c'è niente di segreto, e tutto è pubblico, e ci domandiamo se gli agenti del Mossad non abbiano fatto apposta a farsi filmare, per mettere diciamo così la loro leggendaria firma d'autore. I volti sono stati trasmessi in tutto il mondo come quelli di criminali, di ricercati, di omicidi, di mostri psicopatici, di una banda di vampiri, di un gruppo di evasi da un manicomio criminale, di balordi assetati di sangue arabo. A trasmettere il format in Italia con quei volti come quelli di ricercati, ci ha pensato la Rai, non sapremmo se abbia fatto così anche Mediaset, non abbiamo visto, e ancora una volta i media hanno prodotto un'immagine allucinatoria della realtà politica mediorientale. Una fiction in salsa lisergica sulla cruciale situazione in atto da sessantadue anni tra Israele e Palestina, tra Iran e Israele, Egitto e Israele, Hezbollah e Israele, Siria e Israele, Rai e Israele. Come se non fosse in atto dal 1948 una guerra di tutti contro uno, poi trasformatasi in terrorismo, con la variante accusatoria e legittimante che siccome adesso in Palestina il terrorismo governa va protetto come accade per i panda. Non è difficile preventivare cosa sarebbe messo in onda se lo Stato ebraico un giorno tremendo ma non incomprensibile provvedesse a regolare le minacce genocide di Teheran, smorzando i suoi reattori. A Israele viene implicitamente chiesto ciò che non viene chiesto a nessun altro Stato. Di farsi scannare con educazione, in silenzio.
 
Il Tizio della Sera
 
 
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Gli occhi del mondo sono sempre su Teheran. E gli Stati Uniti muovono nuove strategie sullo scacchiere mediorientale: l’amministrazione di Barack Obama prova a tessere i rapporti con la Siria per isolare la dittatura di Ahmadinejad. Lo racconta Maurizio Molinari sulla Stampa, riportando la missione a Damasco del sottosegretario di Stato William Burs. Un viaggio per assicurare a Bashar Assad la volontà americana di costruire un rapporto in funzione della risoluzione di “comuni preoccupazioni”. E’ la politica dei rapporti con i nemici strategici, secondo la Casa Bianca, una delle chiavi per affrontare il nodo del nucleare iraniano. La spinta degli States è sottolineata anche dalla nomina di Robert Ford ad ambasciatore in Siria e in queste ore è sopportata dalla nuova linea di Mosca con Teheran. Tra i russi e gli iraniani, spiega il Corriere, i rapporti sono sempre più tesi e Vladimir Putin ha più volte dimostrato la sua propensione ad affiancare le politiche dell’Occidente. Non a caso il Cremino ha deciso di sospendere la consegna dei missili S-300 all’Iran. Monta, invece, la polemica per l’uccisione di un esponente di Hamas a Dubai. Il Mossad, a cui viene attribuito l’omicidio, è stato messo sotto accusa e la Gran Bretagna annuncia l’apertura di un’inchiesta dopo aver saputo che gli assassini del militante erano in possesso di passaporti inglesi contraffatti (Repubblica).
Da Londra a Roma, dove entro le mura dello Stato Vaticano la polemica sulla beatificazione di Pio XII resta di grande attualità. Oggi il Corriere propone la versione di un gruppo di studiosi cattolici che avrebbero scritto una lettera al Papa, chiedendo maggiore pazienza sul processo che vuole nominare santo Pacelli. Le preoccupazioni degli storici, che ammettono l’assenza di un documento vaticano che condanni la Shoah, sono incentrate nei rapporti con gli ebrei. Rapporti, spiega il Corriere, a rischio. Intanto al Festival di Berlino spunta una vecchia nota di Michelangelo Antonioni, in cui l’allora giovane critico elogiava il film antisemita “Suss l’ebreo” (Corriere).

Fabio Perugia

 
 
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Netanyahu: "Ahmed Sadat resterà in carcere"                                 Gerusalemme, 18 feb -
Rimarrà in carcere il capo del fronte popolare della Liberazione della Palestina (FPLP), Ahmed Sadat. Ad annunciarlo il premier israeliano Benyamin Netanyahu "Finché rimarrò capo del governo questo assassino resterà dietro le sbarre", ha detto Netanyahu in riferimento al capo dell'FPLP, condannato nel dicembre del 2008 a 30 anni di relcusione per la morte del ministro israeliano del Turismo, Rehavam Zeevi. Ahmed Sadat è uno delle centinaia di prigionieri di cui il movimento islamico Hamas reclama la liberazione in cambio del soldato franco-israeliano Gilad Shalit, rapito il 25 giugno del 2006 in territorio israeliano da tre gruppi armati palestinesi. I negoziati indiretti fra Israele e Hamas, patrocinati dall'Egitto con l'aiuto di un mediatore olandese per lo scambio di progionieri, attualmente sono in una fase di stallo.
 
 
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