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L'Unione informa |
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9 marzo 2010 - 23 Adar 5770 |
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alef/tav |
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Roberto Della Rocca, rabbino |
La
contiguità testuale della costruzione del Tabernacolo con la
fabbricazione del vitello d'oro, sottolinea le enormi differenze ma
anche le paradossali somiglianze tra queste due esperienze. La prima
analogia è evidenziata dal fatto che ambedue le storie iniziano con un
concetto che indica la radunanza della comunità. Non può sfuggire, inoltre, come quello stesso oro
che gli ebrei hanno portato via dall’Egitto a titolo di risarcimento
per il lavoro svolto come schiavi costituisce l’ingrediente
fondamentale sia per il vitello d’oro che per il Tabernacolo e per i
suoi arredi, come la lampada a sette braccia e le vesti sacerdotali. Un
oro a doppio taglio, usato in un caso come trasgressione e nell'altro come prescrizione. Un oro quindi,
metafora di un’energia che è la medesima fonte della nostra elevazione
come della nostra degradazione. Nel Tabernacolo gli ebrei assimilano a
se l'oro egiziano, nel vitello d'oro vengono viceversa assimilati dall'oro
in un irretimento idolatrico paradigma di una regressione verso
l’Egitto. Due esperienze contigue quindi, che indicano come, talvolta,
quelle nostre stesse risorse e quelle nostre stesse radunanze, vengono utilizzate per le più alte forme di creatività ma anche, purtroppo, per basse forme di degradazione. |
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Il
duello sulla beatificazione di Pio XII vede protagonisti a New York un
ebreo e un cattolico, a parti invertite. L'ebreo è Gary Krupp, titolare
di una fondazione di Long Island che da quando venne dichiarato
"cavaliere" da Giovanni Paolo II ha dedicato tempo, fatica e risorse
per raccogliere prove sul "salvataggio di 860 mila ebrei da parte di
Pio XII durante la Seconda Guerra Mondiale". Il cattolico invece è il
prete John Pawlikowski, fra i fondatori del Museo dell'Olocausto a
Washington, che dedica tempo, fatica e risorse a convincere il Vaticano
a "non associarsi alla assai dubbia competenza di Krupp
sull'argomento". Solo in America. |
Maurizio Molinari, giornalista
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davar |
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Ajami non conquista l'Oscar, ma Waltz, il "cacciatore" di Tarantino, è l'attore più bravo
La
sfortuna che da mezzo secolo persegue Israele agli Oscar ha colpito
ancora e, mentre tre film con tema ebraico sono stati snobbati, il
"Cacciatore di ebrei" è tornato a casa con un premio. L’Israeliano Ajami,
un crudo film sulle tensioni arabo-israeliane in un quartiere misto di
Jaffa, non è riuscito ad aggiudicarsi il premio per il miglior film
straniero andato all’Argentino Il Segreto dei suoi Occhi (El Segreto de sus Ojos) diretto da Juan José Campanell. Anche
le tre opere a tema ebraico in competizione per il miglior film -
"Inglourious Basterds," "A Serious Man" e "An Education" - non ce
l’hanno fatta. Quentin Tarantino ha anche perso nella sezione miglior regia, nonostante gli elogi per Inglorious Basterds,
una brutale opera di fantasia nella quale una banda di soldati ebrei
americani rimuove scalpi a soldati tedeschi e elimina i leader nazisti. A Inglorious Basterds,
però, è andato il primo premio della serata, con il grandissimo attore
austriaco Christoph Waltz (nell'immagine, il cui figlio, fra l'altro, è
rabbino a Gerusalemme) vincitore della statuetta come miglior attore
non protagonista grazie alla sua interpretazione di Hans Landa, il
"Cacciatore di ebrei", l’agghiacciante e comicamente meticoloso
colonnello tedesco responsabile della cattura dei soldati ebrei.
“Oscar
e Penelope, questo si che è un uber-Bingo”, ha dichiarato Waltz
accettando il premio, riferendosi alla statuetta presentatagli dalla
sensuale Penelope Cruz e citando una delle battute del film. Anche
Steve Martin, il conduttore della serata, è riuscito a far ridere il
pubblico con un sketch su Hans Landa all’inizio della cerimonia: “Hai
interpretato un nazista ossessionato dalla caccia agli ebrei in
Inglorious Basterds”, ha detto Martin e, aprendo le braccia verso il
pubblico, "Beh Christoph…qui hai trovato una miniera d’oro!”
(riferendosi alla grande quantità di ebrei presenti in sala). Questa
è stata la terza edizione consecutiva degli Oscar nella quale un film
israeliano candidato al premio per il miglior film straniero è tornato
a mani vuote - i film sulla guerra del Libano, Beaufort e Walzer con
Bashir, erano considerati i favoriti prima di essere scartati
rispettivamente nel 2008 e nel 2009. Ajami
è una coproduzione tra due giovani cineasti israeliani, Scandar Copti,
un arabo-cristiano, e Yaron Shani, ebreo. È stato campione d’incassi
della passata stagione cinematografica in Israele. Poche ore prima della cerimonia degli Oscar, Copti ha dichiarato di non voler rappresentare Israele. “Non
faccio parte della nazionale israeliana quindi non rappresento
Israele”, ha detto Copti in un’intervista al Canale 2. “È una questione
tecnica. Funziona così agli Oscar. È Israele perché i fondi vengono da
lì. C’è un regista palestinese e uno israeliano, attori palestinesi e
attori israeliani. Il film tecnicamente rappresenta Israele, ma io non
rappresento Israele”. Limor Livnat, ministro della Cultura e dello
Sport, aveva criticato le osservazioni di Copti: “Il film Ajami è stato
prodotto e nominato agli Oscar grazie ai fondi stanziati dallo Stato
d’Israele, fondi dei quali adesso Scandar Copti sembra dimenticarsi",
ha detto Livnat. “Ma senza l’aiuto dello Stato, questa sera Copti non
camminerebbe sul tappeto rosso”.
Rocco Giansante
Qui Gerusalemme - La grande festa di Tsad Kadima
E'
stata la voce della cantante Riki Gal a contrassegnare, al Teatro di
Gerusalemme, l'annuale serata di gala dell'associazione Tsad
Kadima. Scopo della serata raccogliere fondi per appoggiare i
progetti dell’associazione a favore di più di 320 bambini e ragazzi in
Israele. Fra il numeroso pubblico erano presenti gli amici di Tsad
Kadima in Italia e naturalmente molti degli italiani che risiedano in
Israele. Alessandro Viterbo, presidente del comitato
organizzatore, ha rivolto alcune parole ai presenti e ha raccontato dei
grandi progetti in atto quest'anno, come il nuovo centro di Beer-Sheva
in costruzione e un ambizioso programma di formazione professionale. Lo
stesso ha ricordato anche i rapporti che legano l'Italia in genere e
l'Italia ebraica in particolare all'associazione Tsad Kadima e
naturalmente ha espresso il più sentito ringraziamento al pubblico, che
con la sua partecipazione ha sottolineato il compiacimento per il
lavoro di educazione e riabilitazione che questa associazione compie da
23 anni in Israele.
Prima
della serata la vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, Claudia De Benedetti (nell'immagine), ha incontrato i
numerosi ragazzi di Tsad Kadima presenti all'evento esprimendo ai
presenti il suo compiacimento per la collaborazione professionale in
atto tra l'associazione israeliana e alcuni enti italiani,
collaborazione che vede la sua espressione in continui scambi di
visite. Al termine del concerto Yoel Viterbo ha ringraziato a nome di
tutti la bravissima cantante.
Qui Firenze - Allarme neonazisti in città
Stasera
la Fiorentina si gioca buona parte della stagione e della credibilità
nella gara di ritorno degli ottavi di finale di Champions League contro
il Bayern Monaco. Ma oltre allo spauracchio provocato dallo
straordinario tasso tecnico dei tedeschi, a spaventare la città è anche
un allarme lanciato nelle scorse ore dal questore Francesco Tagliente. In
arrivo a Firenze, oltre a 2800 supporter “normali”, ci sarebbe infatti
un manipolo di tifosi di chiare simpatie neonaziste. Le stime parlano
di circa 200 ultras, che si preparano ad affollare la zona antistante
allo stadio e le vie del centro con intenzioni non propriamente
pacifiche. Ovviamente arriveranno sprovvisti di biglietto: in Germania
sono colpiti da Daspo e conseguentemente non possono mettere piede
negli impianti sportivi. Nel recente passato si sono resi
protagonisti di episodi che lasciano ben poco spazio a interpretazioni.
In occasione del match Bordeaux-Bayern, disputatosi nello scorso
autunno, bloccarono il traffico, insultando i passanti e urlando contro
di loro slogan nazisti. E successivamente vennero perfino alle mani con
alcuni tifosi del Bayern che non avevano gradito il loro comportamento
violento. Le misure di sicurezza approntate per la partita odierna
si annunciano dunque straordinarie. A occuparsi di garantire che
l’incontro si svolga in un’atmosfera serena e all’insegna della
sportività saranno sia poliziotti italiani che un numero consistente di
agenti tedeschi, giunti nel capoluogo toscano al seguito del club
bavarese.
Adam Smulevich
Qui Milano - Noi e gli altri, quali interventi
I
terremoti nell’isola di Haiti e in Cile. Il sofferto iter per
completare la riforma sanitaria negli Stati Uniti. Il modello di
welfare state in Italia. La sanità nelle sue diverse declinazioni è un tema fondamentale del XXI secolo, a livello nazionale e internazionale. In
questa prospettiva, oggi 9 marzo 2010, la Comunità ebraica di Milano,
l’Associazione Medica Ebraica - Italia, e l’Associazione Monte Sinai
hanno organizzato la conferenza internazionale “Il mondo dopo Haiti,
Cile, Europa Occidentale: dalle Maxi-Emergenze all’Emergenza Sociale.
Lo sviluppo del modello israeliano e le prospettive di collaborazione
internazionale tra Lombardia, Israele e Stati Uniti”. Spiega Yoram
Ortona, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche e portavoce
della Comunità milanese (nell'immagine in alto): “I temi di cui
discuteremo stasera vogliono offrire degli spunti di riflessione per
questioni che rappresentano una sfida pressante del nostro tempo. Da
una parte bisogna studiare le strategie da mettere in campo per
affrontare le conseguenze delle catastrofi naturali, dall’altra ci sono
i problemi sociali legati alla fruizione dei servizi sanitari. In
quest’ottica, la regione Lombardia rappresenta un fiore all’occhiello
della nostra sanità, e ha già all’attivo una consolidata collaborazione
con lo Stato d’Israele”. Sono molti a essere interessati a
comprendere il funzionamento del modello israeliano per esportarlo. Il
Ministro della Sanità dello Stato ebraico Yaakov Litzman ricambia in
questi giorni la visita del collega italiano Ferruccio Fazio, in
Israele col presidente del Consiglio Berlusconi all’inizio di febbraio,
e parteciperà alla serata, insieme a numerosi rappresentanti delle
istituzioni del nostro paese e della Regione Lombardia, tra cui Ignazio
La Russa, ministro della Difesa, Stefania Craxi, sottosegretario agli
Affari esteri, Roberto Formigoni, presidente della Lombardia. Per gli
USA, oltre a diversi esponenti del mondo scientifico, sarà presente
Valerie Jarrett, assistente del presidente degli Stati Uniti per gli
Affari intergovernativi e per le Politiche sociali e presidente della
Commissione per la Riforma sanitaria. Nell’ambito del progetto di
riforma sanitaria infatti, l’esperienza israeliana può fornire un
importante contributo, e interessa a maggior ragione vedere come questa
viene replicata in realtà diverse da quella originaria. La Regione
Lombardia, per esempio, si sta muovendo per introdurre un sistema di
assistenza medica domiciliare con mezzi telematici, che in Israele è
già un servizio consolidato, per ridurre i tempi e i costi di degenza
dei malati.
Favorire
l’interscambio tra Italia e Israele in ambito medico è uno degli scopi
principali dell’Associazione medica ebraica. “Lo Stato d’Israele
rappresenta un modello di eccellenza di strutture sanitarie nel mondo -
illustra il presidente Giorgio Mortara (nell'immagine a fianco) - La
capacità degli operatori israeliani di affrontare le situazioni di
emergenza e urgenza è stata portata agli occhi di tutti in occasione
dei soccorsi alla popolazione haitiana dopo il terremoto di gennaio. Ma
anche a livello di esigenze sociali, il servizio israeliano è
all’avanguardia. Negli ultimi 15 anni ha assorbito senza drammi
l’ingresso nel sistema di un milione di nuovi cittadini immigrati
dall’Ex Unione sovietica”. La collaborazione in ambito sanitario
tra i vari stati negli ultimi anni si sta allargando sempre di più, e
aumentano le proposte per configurare un sistema socio-sanitario
universale e solidale. “Il fatto che l’interscambio non coinvolga più
soltanto singole esperienze di eccellenza, ma abbia una base sempre più
vasta - conclude il dottor Mortara - è una premessa fondamentale per
rispondere alle emergenze sanitarie in modo globale, che rappresenta
anche, da un punto di vista politico, una chiave per creare una
maggiore vicinanza tra i popoli”.
Rossella Tercatin |
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Torah oggi - Il pasticcio delle liste
A
proposito della soluzione escogitata per l’ammissione di alcune liste
presentatesi alle elezioni si è parlato di pasticciaccio all’italiana.
Seppure con molta prudenza, perché il caso è certamente complesso - a
tutt’oggi non è stata data una risposta definitiva - proviamo ad
analizzare il caso dal punto di vista della legge ebraica. a) La
Torah stabilisce (Esodo 23: 2): Non seguire la maggioranza per fare il
male, non parlerai in una causa (solamente) per propendere verso una
qualsiasi posizione; si deve decidere secondo maggioranza. L’ammissione
alle elezioni delle liste che presentavano delle anomalie burocratiche
può essere definita un male? Certamente no, dato che lo scopo delle
elezioni è quello di dare voce a tutti, per far sì che il popolo scelga
i candidati per eleggere la maggioranza che dovrà governare: si tratta
naturalmente di trovare una soluzione legislativa per risolvere il
problema. b) Quando si passa da una situazione generale a un caso
particolare, la legge va applicata, ma anche interpretata: non esistono
due situazioni del tutto identiche e per questo è necessario fare
ricorso a un esperto che abbia il potere di decidere in merito. Questo
è ciò che avviene di norma ogni volta che viene posta una questione
(sheelà) a un nuovo problema mai verificatosi. c) In mancanza di
un esperto cui sia riconosciuto questo potere, le parti possono
rivolgersi a un borer (arbitro): una volta scelto l’arbitro, le sue
decisioni non possono più essere ricusate. Nel caso italiano, il
Presidente della Repubblica funge da arbitro essendo stato scelto dal
Parlamento e dovendo svolgere proprio una funzione di garanzia a tutela
di tutte la parti in causa. Sembra che sia stato proprio il Presidente
a suggerire al governo il tipo di decreto da introdurre, un decreto
che, secondo quanto è dato capire, stabilisce in sostanza come debba
essere interpretata la legge. Non siamo noi italiani, eredi dei latini, ad affermare che summa lex, summa iniuria?
rav Scialom Bahbout |
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Sono
iniziati (nello scetticismo generale) i colloqui di pace indiretti fra
Israele e palestinesi propiziati dall'America (Tobias Buck sul Financial Times),
anche se subito i palestinesi hanno accampato come ostacolo alle
trattative la decisione del ministro della difesa Barak di autorizzare
il completamento di un centinaio di case, già approvate dal governo
Olmert nell'insediamento di Beitar Ilit (articolo siglato pdm sulla Stampa). Il Mattino
conferma che la prima visita all'esterno dei confini dell'Unione
Europea del nuovo "ministro degli Esteri europeo", la laburista inglese
baronessa Ashton sarà entro il mese a Gaza, insieme al segretario
dell'Onu Ban-Ki-Mon: è un segno del profondo condizionamento della
politica europea all'agenda della Conferenza Islamica. Un altro segno è
la posizione del Commissario dei diritti umani del Consiglio d'Europa,
lo svedese Thomas Hammarberg, ex esponente di Amnesty International,
secondo cui il burka è un diritto delle donne e contrastarlo significa
violare la privacy. Lo racconta Fiamma Nirenstein in un indignato
articolo sul Giornale,
che mi permetto di consigliare a tutti coloro che si fanno ancora
qualche illusione sulla possibilità che qualcosa di buono possa venire
dall'establishment europeo. Che ci sia una fondamentale cecità e
un'incapacità di difendere i propri valori si ricava anche
dall'inchiesta firmata da Gian Luigi Vecchi sul Corriere (e dall'intervista a Padre Federico Lombardi dello stesso giornalista che lo accompagna, sempre sul Corriere).
Sono duecento milioni i cristiani sottoposti a persecuzioni negli stati
islamici (e anche in India e nel Laos); a tratti la loro persecuzione
appare non direttamente religiosa e legata a ragioni
politico-economiche, come forse in questi giorni in Nigeria; altre
volte, come in Iraq è evidente che c'è un tentativo di eliminare "il
popolo della domenica" dopo aver espulso "il popolo del sabato". Ma "
'L'occidente laico sembra non capire', considera Luis Sako, vescovo
caldeo di Kirkuk", dove la persecuzione è sistematica. Forse è troppo
impegnato a difendere l'islam dalle invasioni della privacy riguardo al
burka, dalle vignette su Maometto o dai fimati di Wilders. Da leggere infine sul Sole,
per coloro che pensano che l'autodifesa di Israele sia poco rispettosa
dei diritti umani delle vittime, la descrizione di Daniela Raveda del
lavoro di un tal capitano Nelson, dalle parti di Las Vegas (Usa)
manovri con un joystick i droni che "secondo le stime della New
American Foundation, un think tank di Washington, [...] hanno ucciso
almeno 500 militanti e 250 civili tra il 2006 e la fine del 2009."
(dove "militanti" al solito è una cattiva traduzione di "miliziani",
cioè terroristi). Non risulta peraltro che nessun giudice Goldstone
stia approntando un rapporto per accertare la violazione dei diritti
umani o la sproporzionatezza dei mezzi militari usati. Ugo Volli |
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notizieflash |
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Iraniani
fermati nelle isole Seychelles,
giravano con passaporti israeliani rubati Tel Aviv, 9 mar - Tre
cittadini iraniani sono giunti nelle isole Seychelles (Africa
orientale) con passaporti israeliani. La polizia locale, sospettosa, li
ha fermati. I loro passaporti erano falsi. L'accaduto desta
preoccupazione in Israele, le indagini sul caso infatti hanno chiarito
che i passaporti erano stati rubati lo scorso anno in Thailandia ad
escursionisti israeliani. Secondo il quotidiano israeliano Maariv, che
ha riportato la notizia, i tre iraniani stavano progettando un attento
nelle isole Seychelles, dove, in occasione della Pasqua ebraica, che
comincerà a fine mese, molti turisti israeliani si sarebbero potuti
recare per le vacanze. Altri passaporti sono stati rubati e
probabilmente sono nelle mani di cittadini iraniani, iracheni e
siriani.
E' morto Kimche l'ex diplomatico e dirigente Mossad Tel Aviv, 9 mar - David
Kimche, fra i protagonisti della politica estera israeliana per
decenni, in qualità di diplomatico e da dirigente dei servizi segreti,
è venuto a mancare all'età di ottantadue anni. La stampa israeliana
ricorda oggi le sue azioni più pericolose. Fu, fra le altre cose,
coinvolto, negli anni '80, nel tentativo israeliano di allacciare
relazioni politiche con i falangisti libanesi di Bashir Jemayel, e fu
anche uno dei protagonisti dell' 'Irangate', ossia della vendita di
armi israeliane all'Iran per contenere l'Iraq di Saddam Hussein. Fu
attivo anche nei tentativi di raggiungere una soluzione negoziata fra
israeliani e palestinesi e di recente si espresse a favore di un
dialogo indiretto con Hamas. Kimche ha svolto una lunga serie di
incarichi di importanza critica per Israele, per i responsabili della
sicurezza e per il servizio diplomatico, il tutto con grande capacità e
dedizione", ha detto di lui il premier Benyamin Netanyahu. "Ha sempre
saputo combinare eleganza e patriottismo, sofisticazione e umanità".
Il vice premier israeliano alle Nazioni unite: “Vogliamo sanzioni paralizzanti per l'Iran" New York, 8 mar - A
ribadire la richiesta dello Stato israeliano alle Nazioni unite di
“sanzioni paralizzanti” contro l'Iran e il suo programma nucleare, è
stato questa volta il vice premier di Israele, Silvan Shalom, in
occasione della sua visita al Palazzo di Vetro. "Ho chiesto al
segretario generale Ban Ki-moon di usare la sua forza morale per
chiedere al Consiglio di sicurezza dell'Onu di agire sull'Iran - ha
detto Silvan Shalom - perché è arrivato il momemto di imporre sanzioni
paralizzanti". Il vice premier israeliano, ex ministro degli Esteri,
che ora ha la delega allo sviluppo regionale, ha chiesto che i leader
del Pasdaran "vengano inseriti in una lista nera" approvata dal
Consiglio di Sicurezza. L'organismo non è però in grado di fare passi
in questa direzione perché la Cina si oppone a nuove sanzioni contro la
repubblica islamica. |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
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Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
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