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L'Unione informa
 
    20 aprile 2010 - 6 Iyar 5770  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
alef/tav    
  Roberto Della Rocca Roberto
Della Rocca,

rabbino 
Nel 1904, poche settimane dopo che rav Kook fece la sua alyà in Eretz Israèl moriva Teodoro Hertzl. Nonostante i rapporti tesi e complessi con il fondatore del Sionismo politico il rav Kook tenne su di lui un’appassionata orazione funebre nella quale paragonò Hertzl al “Mashiach ben Josèf”, Messia discendente da Josèf, paradigma nella letteratura rabbinica del combattente storico, destinato a morire, che interpreta la crisi e “le doglie del parto” che anticipano e spianano la strada alla redenzione finale e al “Mashiach ben David” , Messia di stirpe davidica. Ancora oggi a 62 anni dalla nascita dello Stato di Israele i nostri modi di festeggiare Yom Atzmaùt sono il prodotto di quella filosofia per la quale il Sionismo ha preparato una salvezza terrena per un popolo interprete di una dialettica inesauribile tra terreno e celeste, tra nazionale e religioso, tra stato degli ebrei e stato ebraico. 
Isidor Isaac Rabi attribuì il merito del premio Nobel per la Fisica (1944) ai suoi genitori: "Tornando da scuola - spiegò - non mi hanno mai chiesto cosa avessi imparato. Solo quali domande ero stato capace di porre". Vittorio Dan
Segre,
pensionato

Vittorio Dan Segre  
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  Claudia De Benedetti nuova presidente dell'Agenzia ebraica 

Claudia De BenedettiClaudia De Benedetti, vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e assessore alle politiche giovanili del Congresso Europeo Ebraico, è il nuovo presidente della sezione italiana dell'Agenzia ebraica.
"Nasce in Italia - afferma la nuova presidente - la nuova sezione nazionale dell’Agenzia ebraica per Israele (in ebraico Sochnut). Fondata nel 1929, presente in 80 paesi, l’Agenzia ebraica è l’istituzione che più di ogni altra rappresenta l’identità degli ebrei nel mondo contemporaneo. Il suo compito istituzionale consiste nell'assistere le popolazioni ebraiche e favorire la loro immigrazione in Israele (in ebraico l'"alyà", cioè salita). Nei suoi ottant'anni di vita l'Agenzia ebraica ha affrontato sfide ardue, a volte impossibili, per esempio durante gli anni della Shoà, della grande fuga degli ebrei orientali dai paesi arabi, o della dissoluzione dell'Unione Sovietica, vincendole con caparbietà e determinazione per perseguire il solo obiettivo di accompagnare la nascita dello Stato d’Israele; ha permesso così a oltre tre milioni di ebrei di trasferirsi in Israele. Negli ultimi mesi l’esecutivo mondiale dell'Agenzia ebraica, sotto la direzione di Natan Sharanky, il celebre ex dissidente sovietico a sua volta emigrato in Israele, ha stabilito di sviluppare la propria azione in alcuni paesi tra cui l’Italia, nonostante il basso peso demografico dell'ebraismo italiano. E' una scelta importante, che sottolinea il prestigio e l'importanza culturale e politica della più antica comunità della diaspora e l'amicizia fra Israele e l'Italia".
La sede della Sochunut sarà a Roma accanto a quella del Keren Hayesod, "prestigiosa istituzione sorella - aggiunge Claudia De Benedetti - che ha nominato di recente un nuovo comitato composto di giovani consiglieri guidati dall’esperto presidente Cesare Anticoli". La nuova presidente ha presentato un programma di mandato che prevede tra l’altro il rafforzamento della cooperazione tra Italia e Israele nei settore universitario, medico e high-tech. "Il nostro obiettivo - ha aggiunto - è far crescere sul piano quantitativo e qualitativo i rapporti di amicizia e collaborazione fra Italia e Israele e avvicinare ancor più il mondo ebraico italiano alla società israeliana".


Qui Roma - Passato presente e futuro dell’ebraismo italiano: 
un’analisi demografica della presenza ebraica in Italia

Qui Roma“Demografia ebraica italiana: studi e prospettive” è questo il titolo dell’incontro di studio con il professor Sergio Della Pergola, demografo dell’Università Ebraica di Gerusalemme, svoltosi ieri presso il centro bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, organizzato in preparazione del prossimo Mokèd primaverile a Milano Marittima, che sarà dedicato al tema del Marranesimo.
Nell’aprire la conferenza rav Roberto Della Rocca, direttore del Dipartimento di educazione e cultura dell'UCEI, ha illustrato il filo conduttore dell’incontro-dibattito richiamando l’attenzione dei presenti su tematiche di indiscutibile interesse e che potremmo riassumere così: passato, presente e futuro dell’ebraismo italiano, uno sguardo demografico.
L’analisi della storia e della sorte degli ebrei d’Italia ha rappresentato il nucleo dell’intervento del professor Della Pergola il quale ha riferito che “l’ebraismo italiano ha una lunga storia, una storia che racconta una presenza continua e creativa”. Nel prendere la parola il demografo ha infatti sottolineato come l’ebraismo italiano abbia delle radici assai profonde che molto spesso si perdono nella notte dei tempi: “Intorno alla seconda metà del 200 a.c. - spiega Della Pergola - a Roma potrebbero esserci già degli insediamenti ebraici”. Mediante uno studio del genoma umano, su linea patrilineare, il professore ha poi mostrato la derivazione del gruppo romano da quello Askenazita e l’affinità con molti altri gruppi della diaspora.
Attraverso l’analisi demografica si può descrivere la storia della presenza ebraica in Italia con l'ausilio di un grafico che disegna tre grandi onde ognuna delle quali ne rappresenta l’ascesa, il picco e la discesa.
La prima onda si riferisce alla Roma Imperiale. “La massiccia presenza ebraica nella Roma Imperiale - afferma il professore - è significativa e ci fa pensare a una buona integrazione e a un’ottima capacità di convivenza da parte della minoranza ebraica”. 
Dopo tale periodo si assiste però a un brusco calo demografico dovuto a diversi fattori quali epidemie, regresso culturale e soprattutto all’avvento del cristianesimo. “Se con il paganesimo gli ebrei erano generalmente accettati e rispettati, con la venuta del cristianesimo l’ebraismo diviene un outsider, un qualcosa da combattere” spiega Della Pergola.  A questo periodo di decadenza segue però una lenta ma progressiva ripresa, collegata all’espansione dell’Islam, la quale raggiunge un picco massimo durante il Rinascimento.  La cacciata dalla Spagna e il vortice dell’inquisizione portano però a un nuovo e netto calo della presenza ebraica. Gli ebrei italiani dovranno faticare a lungo per ritrovare un proprio equilibrio e una propria stabilità. La crescita demografica sarà lenta e faticosa e raggiungerà un terzo picco solo nell’Italia liberale per poi essere nuovamente travolta dall’ira nazista.
“La storia della presenza ebraica in Italia - riferisce Della Pergola - è però collegata all’atteggiamento che la società ha riservato alle minoranze, quando la società è aperta al pluralismo c’è spazio anche per gli ebrei, è il contesto in cui si vive a decidere se si può operare liberamente”.
L’ebraismo italiano ha resistito per oltre duemila anni e ha sopportato gravi carichi. Alti e bassi si sono alternati nel corso dei secoli e hanno quindi determinato la crescita o la diminuzione del numero degli individui.
“L’atteggiamento che ogni società riserva alle proprie minoranze si rende evidente - spiega ancora il demografo - anche nella possibilità che queste danno non solo di integrarsi ma anche di raggiungerne i vertici, l’esempio di Luigi Luzzati è emblematico: gli ebrei italiani hanno avuto un primo ministro prima dei neri d’America”.
Nell’ultima fase della conferenza Della Pergola ha dedicato l’attenzione ai flussi dall’Italia verso Israele. Anche questi sembrano essere collegati agli eventi storico-politici. “Subito dopo la Seconda guerra mondiale assistiamo ad una spinta molto forte verso Israele ma anche negli anni di piombo, alla fine della prima Repubblica e nel presente continuano a registrarsi dei picchi”.
Per capire cosa accadrà nel futuro, cosa ne sarà degli ebrei d’Italia, si deve prestare attenzione agli eventi storico-politici non solo del microcosmo italiano ma dell’Europa in generale e “si deve puntare a sviluppare una energia interna all’ebraismo” conclude il demografo.
Mentre la conferenza si avvia alla conclusione dal pubblico giungono domande e riflessioni. Un ampio, profondo e coinvolgente dibattito prende vita. Alcuni chiedono quale sia la tendenza demografica degli ebrei nel mondo. Il professor Della Pergola risponde tranquillizzando i presenti e affermando che l’ebraismo non sta affatto subendo un drastico calo demografico: “Lo sviluppo socio economico di molte famiglie ha determinato un aumento del numero dei figli e ciò è avvenuto non solo nelle comunità italiane, ad esempio in Israele si vive un certo ottimismo, un senso positivo della vita, si fanno più figli”.
Chiude il dibattito il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni il quale, nel suo intervento, tiene a sottolineare come “nonostante il calo demografico la Comunità romana abbia registrato un picco in salita, è una sfida con successo, la Comunità è aumentata di mille unità in 10 anni. Ciò testimonia che l’idea di una comunità repulsiva è falsa”.

Valentina Della Seta
(ha collaborato Daniele Ascarelli)


Qui Milano - Yom ha Azmaut 5770

Qui MilanoL’aria di primavera profuma le celebrazioni di Yom ha Atzmaut organizzate dalla Comunità con la collaborazione del Keren Hayesod e di tutti gli enti ebraici milanesi. Nel giardino della scuola, recentemente rinnovato, è tanta la gente accorsa per il 62esimo compleanno dello Stato d’Israele, e l’atmosfera è festosa. La soddisfazione per la riuscita della serata è espressa dal presidente della Comunità Leone Soued, felice di essere “in questa scuola, perché Yom ha Atzmaut è un evento che sentiamo molto, ed è ancora più bello celebrarlo in quella che tutti consideriamo la nostra casa”.
Così, mentre all’interno scorrono le immagini della mostra fotografica “Israele oggi”, organizzata dall’associazione Amici d’Israele, i bambini giocano, i ragazzi dei movimenti giovanili, Benè Akiva e Hashomer Hatzair, in giro con le tipiche camicie rispettivamente bianche e azzurre, regalano la migliore allegoria della bandiera con la stella di Davide, gli adulti chiacchierano, tutti mangiano.
Gli argomenti di conversazione certo non mancano. Fra meno di un mese si terranno le elezioni per rinnovare il Consiglio della Comunità e il fermento è palpabile. D’altronde con sette liste, per un totale di quasi sessanta candidati questa sarà una tornata importante, e tra i presenti si respira grande coinvolgimento.
All’imbrunire Yasha Reibman introduce gli interventi della serata, con i saluti del presidente Soued, delle autorità locali, l’assessore regionale Luciano Bresciani, e il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dapei, del rabbino capo Alfonso Arbib e del rappresentante del Keren Hayesod Daniele Schwarz.
Poi la festa si sposta fuori città dove l’Ufficio giovani della Comunità Efes2 si è occupato di organizzare un Yom ha Atzmaut per gli over 18.

Rossella Tercatin


Qui Torino - Festa e creatività

Qui TorinoSessantadue bossoli del Keren Kayemet LeIsrael per sessantadue anni di vita dello stato ebraico. L’originale installazione, posta all’entrata della Comunità ebraica di Torino, celebra l’anniversario della nascita di Israele, utilizzando simbolicamente le Kufsaot Ckhulot (scatole azzurre) della più antica organizzazione ecologica del mondo. “L’opera - spiega Inon Rozen, designer israeliano che, assieme a Roy Grinfeld, ha realizzato il progetto - è nata dall’idea di Sarah Kaminski, Consigliere alla cultura della Comunità, di festeggiare in modo diverso lo Yom ha Atzmaut di quest’anno. In particolare, Sarah ci aveva raccontato di quando a scuola, in Israele, ogni venerdì mattina, durante l’ora di educazione civica, riponeva assieme ai suoi compagni una monetina nella scatola del Keren Kayemet. Un contributo simbolico alla causa sionista”. Un gesto che racchiudeva in sé lo spirito e l’impegno della gente per la costituzione e il rafforzamento dello stato ebraico. “La Comunità di Torino” continua Rozen “ha circa centocinquanta bossoli, ciascuno dei quali racchiude una storia, alcuni peraltro molto vecchi. Per la nostra istallazione abbiamo chiesto al Keren Kayemet di Roma, con l’aiuto di Roberto Lanza, di inviarci alcune scatole azzurre”. L’opera, con la collaborazione dell’arevà di Torino Alex Licht e di Shai Rachlin è stata realizzata in modo semplice ma molto efficace, appendendo su dei fili trasparenti i sessantadue bossoli, una sorta di universo con pianeti in latta.
“E’ stato un modo” spiega la Kaminski, docente di ebraico all’università di Torino “per coinvolgere, attraverso la loro creatività, i giovani israeliani e la loro nuova associazione Tzabar, perché si sentano parte attiva di questa comunità. L’installazione in sé - continua la professoressa - celebra Yom ha Atzmaut, dando risalto a una delle istituzioni sioniste, che da oltre un secolo costituisce l’ossatura dello Yshuv prima e dello stato ebraico poi”. Il Keren Kayemet LeIsrael, infatti, nasce ufficialmente nel 1901, durante il Quinto Congresso Sionistico di Basilea, con l’obiettivo di raccogliere il denaro necessario per l’acquisto dei terreni di Eretz Israel. Da allora, l’impegno dell’organizzazione per la tutela e lo sviluppo della terra di Israele è incessante. KKl, come si legge nel sito ufficiale, “ha bonificato paludi e piantato più di 200 milioni di alberi, ha livellato il terreno per la costruzione di infrastrutture e case, ha aperto strade e costruito bacini idrici per la conservazione dell’acqua piovana, ha fatto indietreggiare il deserto creando spazio per gli abitanti del paese”.
L’origine della scatola azzurra risale invece al 1882, quando il professor Zvi Herman Shapira, docente di matematica, concepì l’idea della creazione del “Fondo nazionale”(Keren HaKayemet), presentando ai suoi colleghi la “Pushke”, in yiddish, la bussola di latta, in cui chiese di inserire qualche monetina in favore della causa.
Hakufsà Hackhulà ha rappresentato a lungo per molti ebrei, israeliani come della diaspora, un legame simbolico con la terra di Israele. Si leggano a riguardo le parole di Emanuele Pacifici nella sua autobiografia “Non ti voltare”. Pacifici, ricordando i giorni trascorsi alla scuola ebraica di Genova, scrisse: “Superata la scala si entrava nei locali della scuola e lì, subito a sinistra, messo in bella mostra, era appeso al muro il bossolo del Keren Kayemet Le Israel, di un azzurro intenso, con due Maghen David sulle due facce. Il bossolo era un po’ per me, anzi direi proprio irraggiungibile, ma aveva un grande fascino in quanto quel salvadanaio, completamente diverso da tutti gli altri, era la testimonianza tangibile che esisteva un legame fra me e Eretz Israel”.

Daniel Reichel


Qui Ferrara - Gli ebrei negli anni del Fascismo

Qui ferraraLa sala Estense del Comune di Ferrara ha ospitato il primo incontro in programma della seconda giornata della Festa del Libro ebraico in Italia che si svolge in questi giorni a Ferrara. “Gli ebrei negli anni del Fascismo” il tema sul quale si sono confrontati Annalisa Capristo del Centro studi americani, Giorgio Sacerdoti professore di Diritto alla Università Bocconi di Milano e presidente del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) e Elisa Signori storica dell'Università di Pavia coordinati da Michele Sarfatti direttore del CDEC.
Parte da due punti di domanda la riflessione dei quattro esperti. Chi erano, che ruolo avevano, che cosa facevano gli ebrei nella società italiana negli anni 1920-30? Che percezione ebbero gli ebrei italiani delle prime leggi antiebraiche?
Secondo Annalisa Capristo per quanto riguarda la percezione da parte ebraica il problema non è univoco perché la Comunità ebraica presentava tutte le sfaccettature interne il solo fatto che vi fossero ebrei che aderirono al partito fascista e altri che non lo fecero crea una differenza di base sulla percezione che essi ebbero delle primi provvedimenti antiebraici. La campagna diffamatoria contro gli ebrei fatta attraverso la stampa, ad esempio, non poteva passare inosservata. L'allarme fu diffuso l'interpretazione e la reazione fu diversa però: alcuni la considerarono una conseguenza della politica estera di Mussolini altri invece avvertirono il pericolo e reagirono attraverso articoli e lettere ai giornali. Mussolini diceva che gli attacchi giornalistici non dipendevano da lui ma di fatto gli articoli che denigravano gli ebrei continuavano ad essere pubblicati senza che il regine prendesse una posizione contraria.
La situazione cambia bruscamente con l'emanazione delle leggi razziste del 1938, secondo Elisa Signori le leggi del '38 funzionano come un tourning point perché non servono solo ad annichilire ma anche a privare l'università italiana di un gran numero di menti di rilievo, “una volta che questi docenti sono cacciati si apre però una storia di importanti carriere all'estero per quelli che riescono a fuggire”. Alcuni degli scienziati ed intellettuali ebrei, infatti, colpiti dal provvedimento legislativo del 5 settembre  emigrano negli Stati Uniti. Tra loro ricordiamo: Emilio Segrè, Achille Viterbi (padre di Andrea Viterbi), Enrico Fermi (che aveva sposato un'ebrea), Arnaldo Momigliano, Bruno Pontecorvo, Bruno Rossi, Ugo Lombroso.
Chi decide di rimanere in Italia è costretto ad abbandonare la cattedra. Tra questi: Tullio Ascarelli, Walter Bigiavi, Mario Camis, Federico Cammeo, Alessandro Della Seta, Donato Donati, Mario Donati, Marco Fanno, Gino Fano, Federigo Enriques, Carlo Foà, Giuseppe Levi, Benvenuto Terracini, Tullio Levi-Civita, Rodolfo Mondolfo, Adolfo Ravà, Attilio Momigliano, Gino Luzzatto, Donato Ottolenghi, Tullio Terni e Mario Fubini.
Non si deve però dimenticare che i provvedimenti razzisti coinvolgono tutto un mondo, quello degli studenti ebrei per esempio (2000 circa), ai quali la legislazione impedì di iscriversi all'Università oppure, se prossimi alla laurea, a concludere gli studi nel minor tempo possibile a patto che non fossero fuori corso.
“E' successo di tutto di più nella Scuola” conferma Michele Sarfatti “basti pensare che i provvedimenti sulla razza oltre a vietare tutta una parte di letteratura ebraica vieta di attaccare le carte geografiche al muro se sono di autore ebreo. La casa editrice Treves che non può più stare sul mercato e cambia il nome in Garzanti”.
A gettare uno sguardo sull'ebraismo italiano negli anni che seguono la Guerra è Giorgio Sacerdoti, si pensi ad esempio alle difficoltà incontrate dai docenti ebrei nel 'recuperare' le proprie cattedre. Secondo il Professore la storia e la storiografia si occupano della 'vicenda' ebraica molto in ritardo, la prima pubblicazione sulla Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, di De Felice risale al 1961, vi è stato un lungo silenzio sul ruolo che ha avuto la cultura ebraica nella società italiana, ruolo che invece gli ebrei italiani hanno giocato da protagonisti costituendo parte integrante dell'ossatura di questa società.

Lucilla Efrati


Sarfatti
Qui Ferrara - 'Quest' la nuova rivista della Fondazione CDEC



 
 
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  Istantanee - Tel Aviv, il ricordo dei caduti

Marina ArbibFa quasi freddo in questa sera di aprile, nel cortile della scuola elementare di Tel Aviv, "Tel Nordau". I bambini rabbrividiscono nelle camicie bianche, come da protocollo. Su uno schermo rizzato all'aperto, scorrono i volti degli allievi, caduti sotto le armi. Sono più di settanta ragazzi, più una ragazza (Esther Birnboim) e non c'è da stupirsi: tra le scuole elementari di Tel Aviv, "Tel Nordau" è la veterana, fondata, nel 1926.
Sotto, campeggia la scritta: "Crescere tra fiori e distruzione. La guerra vista dall'infanzia". Viene proiettato un film sui bambini di "Tel Nordau", in visita ai bambini di Shderot, che ripassano le lezioni nel rifugio, per ripararsi dagli scuds. "Il viaggio in pullman è stato proprio breve, ma ...Tel Aviv mi sembra così lontana!", esclama un ragazzino con gli occhiali. Una bambina fissa la ciocca di capelli biondi che si è presa tra le dita e confessa, pensierosa :"A me dispiace per questi qua, ma son contenta che andiamo via!". "Mio papà dice che il nonno gli diceva che quando lui sarebbe stato grande, non ci sarebbero più state guerre", dice un altro, con l'apparecchio per i denti. "Per davvero?!", fa la bambina bionda, un po' titubante. Poi aggiunge, sbuffando: "Uff, mi prendi in giro! Non son mica contenta - io - ad aver paura". "Forse, ci si fa l'abitudine", azzarda un altro.
Gli scolari di Shderot, però, non la pensano così :"Io mi sono stufato del rosso, anche quando disegno", dice uno e tutti hanno l'aria di approvare: il rosso, a Shderot, sta per "Matzav adom": segnale di allarme, correre al rifugio.
Finita la proiezione, i ragazzini di "Tel Nordau" cantano in coro; tra le bambine, molte bionde o castane, spiccano tre piccole asiatiche, che cantano con compunzione.
L'ultima canzone è di Corinne Al'al e recita:

"Non ho un altro Paese
Anche se la mia terra brucia
...
Col corpo che duole, col cuore che ha fame
Qui è la mia casa.

Non tacerò, che la mia Terra
Ha cambiato faccia
Non smetterò di ricordarle,
E le canterò all'orecchio
Sino a che non aprià gli occhi".

Marina Arbib


 
 
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rassegna stampa    
 
 
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Ecco il piano febbrile di Teheran per rendere inutili le sanzioni
Roma. Le speranze di costringere il governo di Mahmoud Ahmadinejad in un angolo, attardandosi nella costruzione di un compatto fronte anti iraniano, si affievoliscono ogni giorno che passa. L'ipotesi di un attacco militare già remota presso l'Amministrazione Obama è sempre più impraticabile, perché Teheran sta disseminando i siti nucleari più avanzati in tutto il paese. Ma anche l'ipotesi delle sanzioni imposte dalla comunità internazionale si sta rivelando più complicata del previsto: gli Stati Uniti procedono a lunghe tessiture diplomatiche come se le sanzioni non imponessero scadenze a breve termine e l'Iran lavora per rendere inoffensiva ogni misura restrittiva.[...] Col passare del tempo la prospettiva dell'autosufficienza energetica iraniana si fa sempre più concreta, peraltro anche grazie ad attori europei. [...] L'Iran ha anche altri dieci impianti in cantiere che permetteranno agli ayatollah di raddoppiare la quantità di greggio raffinato entro il 2013. […] Questi dati dimostrano che, di fatto, l'Iran è in grado di raffinare il proprio greggio nonostante le sanzioni ad hoc di tipo finanziario. [...]
Il Foglio, 20 aprile 2010

Il sindaco liberal d'Olanda
Erano le 8.45 del mattino del 2 novembre 2004, quando il regista Theo van Gogh, noto polemista e autore di un film che denunciava la violenza dell'islam contro le donne e mostrava versetti del Corano scritti sui loro corpi, stava pedalando verso l'ufficio. Mohammed Bouyeri, un ragazzo di origine marocchina, gli sparò allo stomaco, gli incise la gola e gli piantò una lama nel petto. Su quel coltello era infilata una lettera: cinque pagine che invocavano la guerra santa contro i sionisti e i crociati. Il bersaglio principale era la deputata olandese e dissidente somala Ayaan Hirsi Ali, che aveva scritto con Van Gogh il cortometraggio blasfemo. Ma in cima alla lista dei nemici di Bouyeri c'erano anche l'ebreo Job Cohen, sindaco di Amsterdam, e Geert Wilders. Saranno proprio loro due che alle prossime elezioni di giugno si contenderanno la guida del governo dei Paesi Bassi, assieme allo storico partito dei cristiano-democratici. Wilders è il controverso e popolare leader del Partito per la libertà, Cohen è la nuova guida scelta per risollevare il leggendario Partito laburista. [...]
Giulio Meotti, Il Foglio 2010

 
 
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notizieflash    
 
 
Ferrara, presentato bando internazionale                                        
per la progettazione del Museo della Shoah
Ferrara, 19 apr -
Un bando di concorso internazionale per la progettazione del Museo Nazione dell'Ebraismo di Ferrara e della Shoah, è stato presentato dal sindaco del ferrarese Tiziano Tagliani. Il Museo sorgerà nelle ex carceri della città. Sono già stati avviati i lavori preliminari nel corpo dell'edificio che si affaccia su via Piangipane. La conclusione di questa prima tranche di lavori è prevista per il 2011 e consentirà l'insediamento degli uffici del Meis e delle prime aree espositive. Riguardo al concorso saranno premiati i primi tre progetti classificati, rispettivamente con 60 mila, 40
mila e 20 mila euro. L'area a disposizione per la costruzione del Museo è costituita da una superficie utile di circa 5.500 metri quadrati e 3.200 mq di area scoperta, il sito è collocato a ridosso delle mura sud.

Garanti della privacy del mondo uniti contro Google
Roma, 20 apr -
Anche Israele è fra i firmatari, assieme all'Italia, della lettera che sollecita la Google inc. e altre grosse multinazionali a "un più rigoroso rispetto delle leggi sulla privacy". Nella lettera, firmata dai presidenti delle Autorità di protezione dati, oltre a Italia e Israele, figurano i rappresentati di Canada, Francia, Germania, Irlanda, Olanda, Nuova Zelanda, Spagna e Gran Bretagna. "Si esprime profonda preoccupazione per il modo in cui Google affronta le questioni legate alla privacy, in particolare per quanto riguarda il recente lancio del social network, Google Buzz", ha spiegato, in una nota, il Garante della privacy italiano.


 
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Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste, in redazione Daniela Gross.
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