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L'Unione informa |
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13 maggio 2010 - 29 Iyar 5770 |
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alef/tav |
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Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano |
Nell'ultimo
verso della parashà di Bemidbàr che si legge sempre prima di Shavuòt, è
scritto che la famiglia di Kehàt che aveva l'incarico di trasportare
l'Arca con le Tavole della Legge, non poteva assistere al momento in
cui l'Arca veniva coperta. Secondo Rav Moshè Feinstein questo divieto
rappresenta simbolicamente il divieto di "coprire" anche solo
parzialmente la Torà. A volte c'è la tentazione di nascondere alcune
parti della Torà che non corrispondono alle mode culturali del moment.
La Torà però è una ed è eterna, se cedessimo alla tentazione di
adeguarla alle mode del momento la renderemmo effimera e ne
intaccheremmo l'eternità.
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Alla
vigilia della Parashà di Bemidbar (Numeri), è lecito anche a un
demografo (e non solo ai Rabbini) esprimere un pensiero sul censimento
della popolazione che avviene nel secondo anno dall'uscita dall'Egitto.
La domanda primaria è se 70 persone che erano scese in Egitto (in
realtà 67, perché Er e Onan erano già morti prima, e Dina era l'unica
donna menzionata, ma i calcoli si riferiscono ai soli uomini) potevano
divenire oltre 600 mila uomini in grado di portare armi, come
specificato nel censimento. Bene, se si considera il testo che indica
un periodo di 430 anni di permanenza in Egitto, questa crescita
imponente sarebbe stata possibile a un ritmo di crescita annuale del
2,14 per cento, che non è poi un tasso di interesse cosí fantastico.
Per raggiungere questo, i modelli demografici richiedono una
combinazione fra una durata della vita di 40 anni (come in effetti
avvenne nel deserto) e una fecondità media di sei figli per donna (come
esplicitamente spiega Rashi nel suo commento a Esodo, 1,7). Dal
successivo censimento nella Parashà di Pinhas, potremo calcolare che
nel deserto (dove la popolazione ebraica si era mantenuta quasi
stazionaria) con gli stessi 40 anni di durata della vita, la fecondità
era stata in media di 3,4 figli. Invece, in terra d'Israele, prima
dell'Egitto, i 53 figli maschi dei 12 figli di Giacobbe, ossia in media
4,4 al netto della mortalità infantile, dovevano essere i sopravviventi
di 8,6 nascite. Dunque la natalità doveva essere stata massima in Terra
d'Israele, intermedia in Egitto, e minima nel deserto. Forse
un'indicazione di una gerarchia di valori non solamente demografica.
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Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme |
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Qui Torino – Il Salone Internazionale del Libro apre i battenti
Al
via questa mattina il ventitreesimo Salone Internazionale del Libro di
Torino, la più importante manifestazione italiana nel campo
dell’editoria. Seconda fiera letteraria europea per numero di
espositori dopo la Buchmesse di Francoforte e prima in assoluto per
numero di visitatori (lo scorso anno 307.650 presenze), catalizzerà
l’attenzione di bibliofili, appassionati fino a lunedì 17 maggio. Paese
ospite dell’edizione 2010 è l’India, mentre il tema che funge da filo
conduttore è la memoria in tutte le sue declinazioni. Un tema che
nasce dalla constatazione di un paradosso: “Proprio nel momento in cui,
grazie alle nuove tecnologie, possiamo disporre di sterminate banche
dati tanto vaste come da sfidare la nostra stessa immaginazione e
capacità di gestione - si legge nella scheda di presentazione della
manifestazione - ci siamo accorti che il nostro rapporto con il passato
si è fatto distratto, intermittente, quasi infastidito”. Gli
organizzatori puntano quindi a riproporre una questione delicata e
attuale, quella del rapporto fra tradizione e innovazione. La domanda
che ciascuno si dovrebbe porre, nelle loro intenzioni, è questa: “Cosa
conservare e cosa buttare? Proveranno a dare una risposta scrittori,
giornalisti e uomini di cultura provenienti da tutto il mondo.
Nutrita
la presenza prevista di intellettuali ebrei e vicini alla cultura
ebraica. E sarà proprio uno di loro, lo scirttore israeliano Amos Oz, a
contendere ai colleghi Carlos Fuentes e Paul Auster il Premio Salone
Internazionale del Libro, riconoscimento destinato a chi, con la sua
opera, abbia saputo fare della letteratura uno strumento irrinunciabile
di conoscenza. Centinaia di stand e pubblico che affluisce
numeroso dalle prime ore del mattino. Molti si fermano per un pit stop
nello spazio riservato all’informazione ebraica in Italia: a chi passa
da quelle parti viene offerta una copia del numero di maggio di Pagine
Ebraiche, che dedica al rapporto fra libri e cultura ebraica un dossier
in cui intellettuali e artisti raccontano la loro esperienza. Non
è la prima volta che il giornale dell'ebraismo italiano varca le soglie
della grande manifestazione culturale. Lo scorso anno l'edizione della
Fiera del Libro 2009 aveva tenuto a battesimo una prima pubblicazione
ebraica in formato tabloid, una sorta di numero zero di quello che
sarebbe divenuto il giornale dell'ebraismo italiano. Quest’anno il
punto di presenza dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane offre in
ogni caso molte altre novità. I vistatori trovano in distribuzione
infatti anche la gloriosa rivista culturale edita dall'Ucei Rassegna
Mensile di Israel e il rinato giornale dei giovani ebrei italiani, di
nuovo in rotativa da appaena qualche mese dopo una lunga sosta delle
pubblicazioni.
Adam Smulevich
Qui Venezia - I funerali della stilista Roberta di Camerino
Si
sono svolti oggi a Venezia i funerali di Roberta di Camerino,
all’anagrafe Giuliana Coen Camerino. Creatrice di moda, fondatrice di
uno dei marchi italiani più famosi nel mondo. Presenti alla
celebrazione in Ghetto oltre a parenti e amici anche Giorgio Orsoni,
neoeletto sindaco di Venezia, Vittorio Levis, Presidente della Comunità
Ebraica e altri esponenti del Consiglio. Il sindaco Orsoni ha
espresso il suo dolore per la morte di un’amica e di una grande
imprenditrice veneziana: “Esprimo il cordoglio personale e quello
dell'intera Amministrazione perché scompare una figura importante per
Venezia, figura di cui questa città sentirà la mancanza. Stilista,
creativa, imprenditrice, Giuliana ha contribuito a diffondere il nome
di Venezia e del Made in Italy in tutto il mondo”. La griffe,
dedicata alla figlia Roberta acquistò notorietà nel dopoguerra grazie
alla produzione di accessori e abiti di moda, in particolare ai
tailleur con decorazioni in stile trompe-l'œil, ai foulard e alle
borse, molte delle quali ideate durante il periodo della fuga in
Svizzera dalla natìa Venezia a causa delle persecuzioni naziste e della
promulgazione delle leggi razziste. Tornata nel capoluogo veneto
nel 1945 aprì un piccolo laboratorio nell'Istituto di Rieducazione
situato alle Zitelle, attivando un servizio di reinserimento per
ragazze emarginate nel mondo del lavoro sartoriale. Successivamente
prese residenza a Lugano, mantenendo comunque i contatti con la sua
città natale e con la comunità ebraica lagunare. Molti i successi
conseguiti negli anni. Nel 1956 la stilista viene premiata con l’’Oscar
della Moda, il Neiman Marcus Award e nel 1963 sfila per la prima volta
nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze. Risale invece agli anni
’70 l’accordo firmato con la Mitsubishi Corporation per la diffusione
del marchio nel sud-est asiatico. All’inizio degli anni ‘80 il volume
d'affari della casa di moda veneziana ammonta a dodici miliardi di lire
e il Whitney Museum of America Art decide di dedicare a Roberta di
Camerino una retrospettiva con i disegni delle sue creazioni. Infine da
ricordare anche la pubblicazione nel 1981 di una sua autobiografia
intitolata “R come Roberta”, scritta insieme al giornalista Marco
Mascardi e pubblicata da Mondadori. Michael Calimani
“Innovazione per una vita migliore”, Israele all’Expo 2010
Un grazioso frutteto di alberi d’arancia offre riparo al visitatore
accaldato dalla calura estiva. Una volta all’ombra dei rami carichi di
frutta, gli alberi cominciano a bisbigliare. In cinese. Non
si tratta di un sogno, ma del benvenuto ai turisti che si accingono a
visitare il primo padiglione israeliano della storia a un’esposizione
universale. Complici i sempre più intensi rapporti commerciali tra
Gerusalemme e Pechino, nel 2007 Israele ha firmato la sua
partecipazione all’Expo di Shanghai, che ha preso il via in questi
giorni. “Better city – Better life”, città migliori per una vita
migliore, il tema che propone l’edizione di quest’anno, pronta a
raccontare al mondo la nuova Cina, attenta alle esigenze dell’uomo e
della natura, almeno nelle dichiarazioni d’intento. Un
binomio che sicuramente Israele conosce bene, ponendosi da sempre
all’avanguardia nella ricerca e utilizzo di energia pulita e risorse
rinnovabili, esempio assoluto di come la tecnologia, se ben impiegata,
possa migliorare la vita dell’uomo nel rispetto della natura.
Il
padiglione “Innovation for better life”, che si estende per oltre 2000
metri quadrati, è stato realizzato dall’architetto israeliano Haim
Dotan, la cui madre è nata proprio a Shangai. Due sinuose strutture,
rispettivamente in pietra e vetro, si avvolgono a vicenda, come due
conchiglie, o due mani che si stringono. Spiega il suo sito,
haimdotan.com, che le due forme allacciate “simboleggiano una quieta
conversazione tra uomo e terra, tra uomo e uomo, tra nazione e nazione”
e rappresentano il “dialogo tra umanità e natura, passato e futuro,
effimero ed eterno”. Per accedere al complesso, alto 24 metri,
si attraversa appunto il Giardino sussurrante (Whispering garden), in
cui cinquanta alberi da frutto bisbigliano in cinese e inglese, a
creare il contatto diretto tra il visitatore e l’ambiente
circostante. Si celebra così l’importanza della natura per lo Stato
d’Israele, ma anche i grandi risultati ottenuti per quanto riguarda i
sistemi d’irrigazione, vitali per un paese in cui l’acqua scarseggia. All’interno
della struttura, la Sala della luce (Hall of Light), e la Sala
dell’innovazione (Hall of Innovation) mostrano poi i successi
israeliani in campo tecnologico. Attraverso centinaia di schermi è
possibile ascoltare bambini israeliani, scienziati, medici, inventori,
che raccontano le proprie idee e le proprie speranze per il futuro. Isaac
Herzog, Ministro del welfare e dei Servizi sociali, rappresentante del
governo israeliano all’inaugurazione dell’Expo, ha dichiarato di essere
rimasto molto impressionato dal calore dell’accoglienza ricevuta e “dal
grandissimo interesse verso il nostro stand che consentirà a tanta
gente di scoprire che quella d’Israele è una storia di successo sotto
tanti aspetti diversi”. Le stime degli organizzatori sembrano
dargli ragione. Sono tre milioni e mezzo i visitatori previsti per il
padiglione israeliano, fino al 31 ottobre 2010, giorno in cui calerà il
sipario sull’Expo di Shanghai, in attesa di rialzarsi nella nostra
Milano fra cinque anni.
Rossella Tercatin |
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La forza delle donne
A commento della parashà di questo Sabato, inzio del libro dei Numeri,
che parla di un censimento di soli uomini abili alla guerra, una
citazione da Rav Jonathan Sacks: "Quando vuoi conoscere la forza di un
esercito, come all'inizio del libro di Bemdibar, conta gli uomini. Ma
quando vuoi conoscere la forza di una civilizzazione, guarda le donne.
Perché è la loro intelligenza emozionale che difende la
dimensione personale da quella politica, il potere della relazione
dalla relazione di potere".
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
L'arte di Mel Gibson
"La
Passione di Mel Gibson fu l'acrobatico colpo di reni dell'antigiudaismo
nell'epoca sorgente degli effetti speciali. Il sangue scorreva come
oceano, annichilendo la risurrezione al rango di una scoperta
secondaria di Pietro e Giovanni e ricostituendo nell'accusa di deicidio
la pietra angolare del cristianesimo. Messe alle spalle migliaia di
barattoli di pomodoro, il regista ora realizza il suo onesto
capolavoro. La Passione porno. Della nuova impresa artistica, stanno
già parlando i telegiornali di tutto il mondo, ma in realtà siamo
ancora alla ricerca sul campo: le suite dei motel californiani, i
materassi e naturalmente la posizione del missionario. Protagonisti, il
nostro eroe spirituale e una famosa porno-attrice ignota che ha
dichiarato alla stampa di avere lavorato con Mel Gibson per tredici
volte. Uscendo dai rudi panni del meretricio, la sconosciuta ha detto
con ammirazione che il grande regista a letto non sbaglia un
colpo. Il nuovo film di Mel Gibson si chiamerà "Arma lettale".
Il Tizio della Sera
Qui Milano - 'Il venditore di sigari' di Amos Kamil
Una
pièce teatrale da non perdere, “Il venditore di sigari” scritta Amos
Kamil, autore pluripremiato di cinema e teatro, nato in Israele ma
cresciuto a New York, dove l’opera è stata rappresentata con
molto successo off-Broadway –rimarrà in scena fino al 30 maggio
al Teatro Litta di Milano. Da non perdere perché affronta con
ritmo serrato, senza mai un attimo di noia, temi fondamentali. Che cosa
vuol dire essere ebreo, e che cosa è, o dovrebbe essere, Israele; che
significato ha la tradizione religiosa nell’identità individuale e
politica; l’impossibilità di distinguere il Bene dal Male, e la natura
ontologica del Male; Nietsche, Spinoza e Cartesio e il rapporto tra
pensiero laico e religione. Ma soprattutto, che prezzo si paga per
sopravvivere, e come essere sopravvissuto non basti a dare la
licenza per giudicare gli altri. La storia, di cui raccontiamo
solo l’incipit, perché si snoda come un giallo, piena di colpi di
scena, è ambientata a Berlino, in un negozio di sigari che apparteneva
a un ebreo e durante la guerra è stato requisito dai nazisti. Una
storia che parte da una situazione reale ispirata dal nonno
dell’autore. Scappato in tempo dalla Germania, era tornato a Berlino,
perché gli mancavano cinque anni per poter ricevere la pensione e per
quei cinque anni, tutte le mattine alle 6 e mezzo, era andato nella
tabaccheria gestita da un tedesco, ma nel ghetto ebraico, per comprare
un sigaro. Quello più economico, come segno male augurante per il
venditore. Ma, diversamente dal protagonista del libro, non gli aveva
mai parlato. Doktor Reiter, il protagonista della pièce, ex
professore di fisica (l’attore Gaetano Callegaro, che sbandiera ha la
spocchia di chi si crede nel giusto) parla invece moltissimo, e
perseguita verbalmente il nuovo proprietario della tabacchieria (il
bravissimo Paolo Cosenza) che pazientemente sopporta
angherie e insulti. Finché… “Non puoi giudicare una persona
se non conosci la sua vita, se non cammini per un chilometro nelle sue
stesse scarpe” sostiene l’autore. Non un chilometro, ma un’ora e mezzo
di percorso teatrale nella vita dei due protagonisti, per scoprire
che “se conosci veramente il tuo nemico puoi scoprire la sua umanità e
capire che se fossi al suo posto forse ti comporteresti come lui.
Sopravvivere non è una colpa” è la conclusione di Amos Kamil, passando
per Genesi e Talmud, scienza e filosofia, recriminazioni e sensi di
colpa. “Nascere tedesco nel 1920 significava essere condannato a
diventare un carnefice “spiega il regista Alberto Oliva, che si è
battuto per un anno e mezzo per riuscire a fare pubblicare e poi
mettere in scena il testo. “Nascere ebreo nello stesso anno era la
condanna a diventare una vittima. In entrambi i casi, la ribellione a
questo destino poteva costare molto cara. A quali compromessi un
essere umano, da solo, è disposto a scendere quando si trova sull’orlo
dell’abisso?" Lo spettacolo, partendo dalla questione ebraica in
un monento (il 1947) cruciale per la sua evoluzione, alle soglie
della nascita di Israele, parla a tutti, ebrei e non ebrei , perché
tutti prima o poi siamo chiamati a fare i conti con la nostra identità
e a scegliere i tempi e i modi del nostro impegno –o non impegno-
sociale. Sala piena, lunghi applausi da un pubblico giovane e in
maggioranza non ebraico: il tema tocca corde universali in una realtà,
come quella odierna, in cui la definizione identitaria è così
problematica e il confine tra bene e Male così labile.
Viviana Kasam
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rassegna stampa |
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La notizia più diffusa oggi è la scoperta di una scritta antisemita a Roma così spudorata da prendersela con Anna Frank (Libero, Messaggero, Repubblica nelle edizioni sia nazionali che romane).
La condanna è come al solito unanime, ma dopo tanti episodi negli
ultimi mesi sembra proprio che non si riesca a eliminare l'attivismo
antisemita a Roma, si tratti di un unico gruppo o di un ambiente.
Bisogna proprio che qualche giudice si decida finalmente a indagare sui
mandanti e a contestare loro i reati che commettono. E' ovvio dire che
la grande maggioranza dei romani non c'entra, né le amministrazioni
della città. Ne è prova ulteriore l'apertura di un centro di restauro
del Comune di Roma che si apre ad Acco (Il Tempo, Corriere della Sera Roma) Una
buona notizia, generalmente ignorata dai giornali italiani, è
l'ammissione di Israele nell'OCSE, l'organizzazione economica dei paesi
più avanzati, nonostante l'opposizione esplicita dei palestinesi e dei
loro alleati. (Italia oggi)
Il fatto è che l'economia israeliana, benché appesantita dalle spese
militari e colpita dal boicottaggio dei paesi arabi e degli antisemiti
di tutto il mondo, è in gran forma, per esempio non ha praticamente
subito la crisi che ha colpito pesantemente l'Europa: frutto della
grande fioritura tecnico-scientifica e delle liberalizzazioni. L'inimicizia
di buona parte dell'intellettualità europea per Israele non si lascia
influenzare da banalità come l'esistenza di una democrazia e il suo
successo economico. Lo si può vedere ritrovando le solite banalità
antisraeliane, sotto il fragile velo di una benevola neutralità, nella
relazione di Alain Touraine a un convegno di Palermo sul Mediterraneo,
in cui non abbiamo notato che nomi arabi o filo-arabi, pubblicato da Repubblica e
l'ostilità più aperta di Régis Debray che ha scritto un libro più o
meno con lo stesso titolo e la stessa antipatia di quello di Sergio
Romano ("A un amico ebreo"), illustrato in un articolo dell'Avvenire.
Se si vuol sapere come stanno andando davvero le trattative coi
palestinesi, bisogna leggere invece il pezzo bene informato di Angelo
Pezzana su Libero. E' interessante anche l'inchiesta di Antonio Picasso su Liberal
a proposito della "guerra di spie" fra Israele e i paesi arabi; peccato
che abbia un titolo clamorosamente ideologico e antisraeliano: piccolo
esempio di come anche gli oscuri redattori che titolano o riportano
notizie d'agenzia sui giornali minori sentano di dover contribuire alla
battaglia contro lo Stato ebraico. Fra le varie, c'è un lutto per la cultura ebraica, la morte del matematico e filosofo Imre Toth (Corriere della Sera, Avvenire). E va letto il commento di Elena Loewental sulla Stampa alla notizia che una balena di una specie diffusa solo nel pacifico è stata avvistata al largo della costa israeliana. Sconvolge infine leggere su una testata fondata dal vecchio Pci (Rinascita) dei brani negazionisti e antisemiti come quello di Finkelsetein e di Faurisson: quanto di peggio si sia visto sui giornali italiani negli ultimi anni.
Ugo Volli |
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notizieflash |
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Oggi al Senato quattro mozioni contro la politica di Teheran Roma, 13 mag - Quattro
distinte mozioni presentate dal Pdl, Lega Nord, Pd e Italia dei Valori,
saranno presentate oggi in Senato sulla questione del processo di pace
in Medioriente. Comune ai documenti è la richiesta al governo italiano
di impegnarsi in tutte le sedi internazionali per una politica di
dissuasione diplomatica nei confronti del governo di Teheran e dei suoi
programmi nucleari. In questo senso le mozioni chiedono al governo di
attivarsi per impedire che rappresentanti iraniani possano accedere a
incarichi negli organi direttivi del Consiglio dell'Onu. In special
modo, la mozione del Pdl chiede al governo di rinnovare la più "viva
riprovazione per le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate da
alcuni settori del regime iraniano" e, nello stesso tempo, continuare
ad adoperarsi, nelle sedi competenti, per far sì che l'Iran sia indotto
ad una maggiore ed intensa collaborazione. Un punto di sicuro dissenso
fra la mozione del Pdl e le altre riguarda il ruolo dell'Unrwa
(l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei
profughi palestinesi), attualmente sotto guida italiana. Il Pdl chiede
che l'Agenzia svolga un'azione "di effettivo aiuto e sostegno ai
profughi palestinesi" e rendiconti in maniera "trasparente"
sull'impiego dei finanziamenti oltre a svolgere il proprio ruolo "con
assoluta garanzia di indipendenza e neutralità". Per la Lega, invece,
l'impegno prioritario del governo va messo nel favorire l'avvio di un
negoziato tra la comunità internazionale e l'Iran. Gli
impegni chiesti dall'Italia dei Valori sono mirati al ruolo che
l'Italia può svolgere nell'Unione europea. In quella deve farsi
protagonista "al fine di ottenere che l'Unione europea, senza defezioni
e tentennamenti di singoli Stati membri e senza passivo attendismo,
collabori fattivamente con gli Stati Uniti nella difficile ripresa del
processo di pace in Medio Oriente, mettendo in gioco tutte le proprie
risorse, in termini di rapporti diplomatici ed economici, nei confronti
dello Stato di Israele, dei palestinesi, e degli Stati confinanti, non
mancando di censurare la politica di quegli Stati che si ostinano a non
voler riconoscere l'esistenza dello Stato di Israele".
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei
l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere
ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo
e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. |
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