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L'Unione informa
 
    18 maggio 2010 - 5 Sivan 5770  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
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  roberto della rocca Roberto
Della Rocca,

rabbino 
Shavuòt, il tempo del dono della nostra Torà, ci  riserva due curiose eccezioni rispetto ad altre ricorrenze. La prima è che di questa festa non viene mai menzionata esplicitamente la data, il 6 di Sivàn, indicata piuttosto come un tempo appeso a una conta di sette settimane a partire da Pesakh. La seconda eccezione sta nel fatto che durante Shavuòt  non vi è uno specifico e particolare precetto da compiere, come si deve fare invece durante Pesakh con la Matzà, o durante Sukkòt con il Lulàv e la Sukkà.  Shavuòt è infatti caratterizzata da vari usi e consuetudini ma non da una mitzwà specifica. Due eccezioni che ci indicano con forza come il tempo della ricezione della Torà non può essere circoscritto né a giornate specifiche, né  soltanto ad alcune mitzwòt particolari. Una Torà che si lascia racchiudere nei limiti del tempo e dello spazio perde l'aspetto più caratteristico della Torà stessa.
La coscienza è una lampada accesa. Se si tengono chiusi gli occhi, non la si vede. Vittorio Dan Segre, pensionato vittoro dan segre  
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  Qui Torino -  La Comunità guarda avanti

assemblea Torino“Il Consiglio della Comunità Ebraica di Torino deplora che la notizia relativa alla decisione del Collegio in merito alla procedura di revoca sia stata diffusa dalla stampa prima che il Consiglio stesso avesse avuto la possibilità di riunirsi, di esaminare la decisione stessa, di prendere le relative decisioni e di informare gli iscritti. Il Consiglio deplora che molte notizie di stampa abbiano travisato le proprie posizioni nonché i motivi che hanno portato alla decisione del Collegio e forniscano una informazione non corretta”.
“Sono infatti assolutamente infondate le illazioni circolate su alcuni media ebraici e non, che il contenzioso con rav Somekh nasca da una presunta eccessiva rigidità nell’interpretazione dell’Halachà: non vi è mai stato – come rilevato anche nella sentenza del Collegio Arbitrale - né mai avrebbe potuto esserci alcun “tentativo del Consiglio di forzare Rav Somekh ad assumere comportamenti lassisti” tanto più in tema di conversioni all'ebraismo (ghiurim). La Comunità di Torino rivendica infatti, con convinzione e orgoglio, la sua connotazione di Comunità ortodossa, secondo quanto stabilisce lo Statuto dell’Ebraismo Italiano; tale sarà anche la sua connotazione futura, nel rispetto dell’autonomia dell’istituzione rabbinica e delle proprie tradizioni e nella certezza che questi principi debbano valere per tutte le Comunità ebraiche italiane: le scelte che verranno effettuate lo dimostreranno”.
Con queste dichiarazioni ufficiali, che rivelano un momento delicatissimo e difficile per la realtà ebraica del capoluogo piemontese, il Presidente della Comunità Ebraica di Torino ha aperto la tesa assemblea degli iscritti che ieri sera ha preso atto del verdetto del Collegio Arbitrale competente a decidere riguardo la validità della revoca dell'incarico gerarchico di rabbino capo a Rav Alberto Moshe Somekh.
Costellata di interventi talvolta emozionali, ma sempre saldamente ancorati nella cultura del civile confronto che contraddistingue l'ebraismo italiano, l'assemblea, che si è conclusa con una conferma con un solo voto contrario riguardo alla componente della relazione di bilancio e con un'approvazione a larga maggioranza (47 a favore, 36 contrari e numerosi astenuti) per la componente più politica della relazione, si è conclusa a tarda notte e ha fatto segnare un tasso di partecipazione nel corso delle lunghe ore della sua durata di gran lunga maggiore di quello abituale.
Fra i momenti da segnalare, la lettura pubblica di una lunga relazione del Consiglio che ha dato conto anche agli iscritti che non ne avessero presa visione dei motivi che hanno indotto la Commissione statutaria presieduta dal presidente Ucei e composta da tre rabbini e da tre probiviri dell'Unione, a respingere tutte le eccezioni a suo tempo sollevate dal rav Somekh. Le dimissioni di tre consiglieri di minoranza (Maurizio Piperno Beer, Raffaello Levi e Silvia Di Chio) che hanno in questo modo inteso manifestare pubblicamente il proprio dissenso dai contenuti della decisione che lo stesso ricorso del rav Somekh aveva suscitato. Molti interventi, fra cui quello della vicepresidente dell'Unione Claudia De Benedetti e di Franco Segre del Gruppo di studi ebraici, che toccando corde diverse hanno sollecitato una Comunità lacerata a guardare avanti, a superare le divisioni e a impegnarsi per il futuro della realtà ebraica torinese.
Il desiderio di ricostruire e di guardare avanti si è fatto faticosamente strada fra emozioni e lacerazioni ancora non sopite, ma che in un modo o nell'altro dovranno essere superate. Parole di stima e di apprezzamento per il rav Somekh sono venute da più parti. Da coloro che ne hanno sostenuto con decisione la sua posizione gerarchica e che non hanno visto riconosciute le loro ragioni e da coloro che si sono impegnati per un cambiamento nell'organizzazione dell'Ufficio rabbinico torinese. Il Presidente Levi, in particolare, augurandosi che il Rav trovi nel quadro della realtà ebraica torinese o italiana la migliore collocazione possibile, ha fra l'altro pubblicamente lodato la misura e la dignità dimostrate nel momento, difficile per tutti, dell'accoglimento del verdetto.


gv




Qui Milano – Elezioni comunitarie, la scelta degli elettori

JarachPer le elezioni più affollate di candidati e liste della storia della Comunità Ebraica di Milano (rispettivamente 56 e 7, per un totale di 19 posti in Consiglio), alle urne si è recato il 40 per cento degli aventi diritto, circa 2100 persone. Un numero in linea con le precedenti tornate, ma un po’ inferiore alle aspettative, complice anche la bella domenica di sole e alcuni matrimoni che hanno portato molti ebrei milanesi fuori città. Se da un lato la presenza di tanti candidati è stata considerata segno di grande voglia di occuparsi della Comunità, c’era un po’ di apprensione per il rischio che una eccessiva frammentazione avrebbe indebolito la governabilità.
Ma la scelta degli elettori è stata netta e questa eventualità è stata evitata, come emerge dai risultati resi noti nella serata di lunedì. La lista Ken, con una connotazione prevalentemente laica, porta in Consiglio 10 candidati e ipoteca l’onore e l’onere di formare la Giunta. “Ci siamo presentati convinti di poter vincere, ma non ci aspettavamo un successo così netto, già otto consiglieri sarebbero stati una buona maggioranza – sottolinea Roberto Jarach, candidato presidente di Ken, secondo più votato con 762 preferenze – Certo, non abbiamo intenzione di chiudere la porta a nessuno, ma è molto positivo sapere di non aver bisogno di sostegno esterno per una maggioranza solida. Cercheremo comunque delle convergenze, anche se probabilmente alcuni degli eletti sono portatori di una visione diversa dalla nostra. D’altro canto, durante lo scorso mandato, dopo 28 anni in Consiglio alla maggioranza, ho potuto apprezzare l’importanza del ruolo dell’opposizione, e ce ne sarà bisogno anche in questo caso”.
Fra i nomi noti nel panorama della politica comunitaria, non sono stati eletti fra gli altri i candidati e Consiglieri Ucei Yoram Ortona (Tikvà) e Riccardo Hofmann (Ken) e David Piazza (Per Israele). All’ultima tornata elettorale (maggio 2006) aveva nettamente vinto la lista Per Israele, che oggi esce pesantemente ridimensionata con quattro consiglieri (tra cui Yasha Reibman già portavoce della Comunità, e la capolista Sara Modena, assessore alla Cultura nella precedente Giunta). Non entra in Consiglio nemmeno il presidente uscente Leone Soued con la sua lista Tikvà, che rimane senza eletti. “Sicuramente questo risultato denota una voglia di cambiamento da parte della gente, dopo quattro anni in cui al governo c’è stato un gruppo di orientamento più tradizionalista, è prevalsa un’ala più laica, ne prendiamo atto e auguriamo un buon lavoro”, ha dichiarato Soued.
Chi sperava di mantenere in Consiglio una pluralità di voci, ha comunque parzialmente visto realizzarsi il suo desiderio, con l’elezione di molti fra gli altri capilista, Roberto Liscia di Yahad, Avram Hason di Chai e Guido Osimo di Comunità & Scuola.
Un successo personale lo ottengono poi due candidati della lista Unità e Continuità, sul podio del numero di preferenze, il capolista Walker Meghnagi che ha ricevuto il maggior numero di voti assoluto, 852, e Daniela Zippel, terza con 731. “La vittoria di Ken è indiscutibile – commenta Meghnagi – Se però è vero che hanno i numeri per governare da soli, speriamo ci sia comunque la volontà di allargare il consenso anche all’esterno della loro lista, perché non è la contrapposizione quello che serve alla Comunità in questo momento. Sicuramente Ken è stata capace di trasmettere un messaggio forte di innovazione e discontinuità rispetto al passato, ma qui si tratta di costruire per il futuro a lungo termine, non può essere sufficiente disfare ciò che è stato fatto prima, in attesa che vinca qualcun altro alle prossime elezioni e disfi quello che verrà fatto ora”.
Un dato da rilevare è l’ingresso in Consiglio di tre under 30, Simone Mortara, Daniele Nahum e Gad Lazarov, candidati con Ken, che ha fatto delle proposte per i giovani uno dei suoi punti qualificanti.
La prima riunione di Consiglio, in cui saranno designati giunta e presidente è fissata per il primo giugno. I problemi da affrontare sono numerosi e urgenti. Con l’auspicio, che è stato espresso più o meno indistintamente da tutti, candidati ed elettori, durante la campagna elettorale, di rendere la Comunità Ebraica di Milano un’istituzione più accogliente e rappresentativa per tutti i suoi membri, mettendo da parte le fratture ideologiche, di diversa osservanza religiosa e di diversa provenienza geografica, per un futuro più solido e coeso.


Rossella Tercatin



 

Qui Torino - Amos Oz vince il Premio Internazionale
Salone del Libro


amos ozUna notizia chiude quella che è stato definita “l’edizione dei record” (oltre trecentoquindicimila i visitatori che hanno popolato padiglioni e corridoi della Fiera): l’assegnazione del Premio Salone Internazionale del Libro di Torino ad Amos Oz. A decretare la sua vittoria sono stati visitatori, giornalisti, relatori, editori ed espositori, che lo hanno preferito a Paul Auster e Carlos Fuentes, gli altri due finalisti selezionati ad aprile dalla Giuria Tecnica. Il grande intellettuale e scrittore nativo di Gerusalemme ha ottenuto 3146 voti (pari al 47 per cento dei votanti), staccando ampiamente sia Auster (2385 voti, 35 per cento dei votanti) che Fuentes (6755 voti, 18 per cento dei votanti). Le votazioni si sono concluse alle ore 13 di lunedì 17 maggio, ultimo giorno di apertura della rassegna che due anni fa ebbe Israele come paese ospitante.
Il premio, un assegno di 25000 euro a titolo di fee per il proprio impegno, verrà consegnato ad Oz nel prossimo autunno (resta ancora da definire se ad ottobre oppure a novembre) in una delle sedi del Parco Culturale Piemonte Paesaggio Umano. Il vincitore terrà un ciclo di incontri e lezioni magistrali aperte a tutti gli interessati, con particolare attenzione agli studenti delle scuole secondarie della zona.
Nel corso della conferenza stampa di chiusura di quello che è unanimemente riconosciuto come uno dei più importanti festival letterari europei, il direttore Ernesto Ferrero ha ricordato i grandi meriti di Oz nel proseguimento del processo di pace e nella lotta ad ogni forma di estremismo, esprimendo un auspicio: “Sarebbe bello se in occasione dei suoi prossimi impegni torinesi venisse consegnata a tutti i partecipanti una copia del saggio Contro il fanatismo”.

as



Qui Venezia - Il Consiglio vota all'unanimità Amos Luzzatto

VeneziaNon è stata necessaria alcuna votazione per eleggere il nuovo presidente e la giunta della Comunità, nominati invece per acclamazione dall’intero Consiglio riunito. Amos Luzzatto è il nuovo presidente della Comunità Ebraica di Venezia, affiancato in giunta dai consiglieri Mario Gesuà Sive Salvadori e Corrado Calimani.
Salvadori e Calimani ricopriranno entrambi la carica di vicepresidente, una proposta avanzata dallo stesso presidente che ha incontrato il consenso dell’intero consiglio. Tale scelta è stata presa con l’intento di ottenere il più largo consenso e collaborazione da parte delle diverse componenti comunitarie.
Nel suo intervento di apertura, Amos Luzzatto ha affrontato le principali tematiche su cui il consiglio dovrà presto deliberare, dalla risoluzione degli eterni conflitti che hanno portato la comunità intera a una vera e propria spaccatura, alla scelta del nuovo rabbino, visto il pensionamento ormai prossimo dell’attuale rabbino capo, Rav Elia Richetti, alla linea politica e culturale che dovrà assumere il nuovo Consiglio:
“Dobbiamo fare di tutto - afferma Luzzatto - per riportare serenità all’interno di questa comunità, una comunità che negli ultimi anni ha toccato picchi di conflittualità tali da creare profonde fratture nel suo tessuto sociale”.
La bassa affluenza al voto, che ha registrato un calo di circa l’11 per cento, è un chiaro indice di disaffezione ed è la maggiore preoccupazione del nuovo presidente: “Inutile analizzare politicamente il voto, - dice Amos - il significato è evidente, gli elettori non si sentono ben rappresentati e non hanno fiducia né in questo nuovo Consiglio, né in quelli precedenti. Tocca a noi adesso dimostrare loro il contrario”.
Il presidente ha poi sottolineato il forte radicamento della Comunità ebraica nel tessuto cittadino: “La Comunità Ebraica di Venezia, nella sua specificità, è una componente essenziale della più complessa realtà veneziana. Attraverso i secoli la Serenissima ha assimilato lingue diverse, religioni, costumi di vita e nazioni, diventando una vera e propria città cosmopolita. Noi siamo qui per continuare a dare il nostro contributo in questa direzione”.
Riguardo alle relazioni con il resto del mondo ebraico, Luzzatto ha le idee molto chiare: “Vanno considerate non soltanto le relazioni interne alle comunità italiane, ma soprattutto quelle con altri centri di vita ebraica fuori dall’Italia, prime fra tutte quelle con lo stato di Israele, non con la sua politica, ma con la sua  società. Quello che a noi interessa è il costume, la cultura, la produzione universitaria e libraria, i giornali e la lingua ebraica. Quest’ultima è essenziale per avere una relazione materiale e concreta con la rinascita di una cultura ebraica autoctona, propria, originale e rappresenta la chiave per poter accedere a tutta la cultura ebraica: dalla più tradizionale alla meno tradizionale, dalla Mishnà alle poesie di Bialik”. 
Una posizione chiara e illuminata di un uomo che, alla tenera età di 82 anni, si è rimesso in gioco per il bene della sua Comunità. Amos Luzzatto nasce a Roma nel 1928 in una famiglia di antica tradizione ebraica: il nonno materno, Dante Lattes fu uno dei principali esponenti della cultura ebraica italiana del nostro secolo mentre il trisavolo paterno, Samuel David Luzzatto, detto Shadal, fu docente al Collegio Rabbinico di Padova ed esponente italiano della Wissenschaft des Judentums.
Per più di quarant’anni Amos ha svolto la professione di chirurgo in diversi ospedali italiani. E’ libero docente universitario e ha tenuto un corso sulla lettura ebraica del midrash  presso la cattedra di Storia delle religioni all’Università Ca’ Foscari di Venezia. E’ stato impegnato per la realizzazione, presso la medesima Università, del Master europeo Socrates sull’archeologia e la dinamica della scrittura, occupandosi nello specifico della parte ebraica. Ha tenuto, presso l’Università Roma, tre corsi sul midrash e sulla dinamica del pregiudizio. Dal giugno 1998 è stato Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane fino al 2006. E’ presidente della Fondazione “Primo Levi” di Torino ed è stato direttore responsabile del periodico di cultura La Rassegna Mensile d’Israel.
Non solo medico e professore, ma anche scrittore: ha tradotto e commentato numerosi testi della tradizione ebraica dal Libro di Giobbe al Cantico dei Cantici. Ha inoltre pubblicato una serie di volumi sullo studio e la lettura dei midrashim e interessanti saggi sull’essere ebrei e sul ruolo degli ebrei nella storia e nella società d’oggi.

Michael Calimani





Qui Roma - Duecento studenti in ricordo di Stefano Gaj Tachè

Taché Il nome del piccolo Stefano Gaj Tachè ucciso a soli due anni nell'attentato davanti alla sinagoga di Roma il 9 ottobre 1982, potrebbe entrare a far parte dell'elenco dei nomi delle vittime del terrorismo. Questa la proposta di cui si è fatto promotore il presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici che ha chiesto ai circa 200 alunni delle scuole elementari di Roma, presenti in piazza del Campidoglio per il premio di letteratura per ragazzi “Stefano Gaj Taché - l’amico dei bambini”, di scrivere al Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, per chiedere che il nome di Stefano “venga inserito nel libro che contiene i nomi delle vittime del terrorismo”. Una proposta subito accolta dal sindaco di Roma Gianni Alemanno che durante la cerimonia in Campidoglio cui erano presenti fra gli altri i genitori e il fratello di Stefano, Raffaele Pace, presidente dell’associazione culturale “Ebraismo e dintorni” e gli alunni delle scuole elementari (IV classe) coinvolti nel progetto, ha dichiarato che “non bisogna pensare solo alle vittime del terrorismo ideologico, quello di destra e di sinistra, bisogna pensare anche a quel terrorismo che aveva altre ideologie, di carattere magari internazionalista, indipendentista, ma che sempre terrorismo era e sempre tantissime vittime ha fatto. Mi sembra giusta questa idea, anche perché si tratta di un bambino, di una vittima innocente che non si può dimenticare”.
Il premio di letteratura «Stefano Gaj Tachè» ha coinvolto oltre 700 alunni delle elementari, chiamati a valutare le opere in tre sezioni: narrativa, fumetti e audiovisivi. Il premio è andato ad Anna Russo per il libro «Caro Amid, fratello lontano», a Paolo Paron per il fumetto «La notte di San Giovanni», a Elisabetta Levorato De Mas e Annita Romanelli per il cartone animato «La compagnia dei Celestini».


Qui Casale - Il clarinetto di Feidman incanta OyOyOy

FeidmanGiora Feidman è stato il protagonista indiscusso del secondo week end di OyOyOy Festival, dove ha incantato i casalesi con il suo modo di fare così speciale. Lo ha dimostrato fin dal mattino nell'incontro con la stampa organizzato da Monferrato Cult all'Hotel Candiani e il pomeriggio durante la visita in sinagoga dove ha chiesto di pregare e lo ha fatto alla sua maniera intonando con il suo clarinetto "Eloim Eloim" e, per finire, la sera quando è salito sul palco di un Municipale gremito di gente arrivando dal fondo della sala. Il re del Klezmer, nato in Argentina nel 1936, ha suonato per 18 anni nella Orchestra Sinfonica di Tel Aviv, ama l'Italia e dichiara che se Verdi fosse nato a Buenos Aires avrebbe composto tanghi.Svolge la sua attività concertistica (circa 200 concerti all'anno) in tutto il mondo, ma soprattutto in Germania dove vive. Nel 1993 è stato chiamato da Steven Spielberg per suonare nella colonna sonora del film "Schindler's List". Suona con bocchini in cristallo Pomarico costruiti in Italia, in controtendenza con gli altri clarinettisti di fama internazionale che suonano con bocchini in ebanite.
Durante questo concerto si concede interamente, il pubblico lo ascolta come rapito. Rispetto al concerto di 15 anni fa, questo con la formazione degli archi è più vario e non solo di suono. Feidman sembra ora più intenso, più attento a calibrare gli effetti che lo hanno reso famoso. È sempre magicamente in grado di colorare ogni nota esattamente come vuole lui con la sola pressione di labbra e gola e chiede al pubblico di non applaudire quando decide di chiudere il primo tempo con l'Ave Maria di Gounod suonata da solo.
Ma l'incontro con Feidman non è stato il solo momento significativo di questo secondo fine settimana di OyOyOy,  una vera fucina intellettuale, che ha visto il mescolarsi di letteratura storia musica e pittura. Una grande affluenza di visitatori ha affollato le mostre dedicate a Marc Chagall, Aldo Mondino e Lele Luzzati sparse fra il Castello, la Comunità Ebraica e la libreria Il Labirinto, dove è stato presentato fra gli altri il libro di Elena Casotto "Pittori ebrei in Italia 1800-1938". A condurre la discussione e l'analisi del libro il critico d'arte Carlo Pesce, ma è importante sottolineare come al centro dell'incontro c'è l'opera del pittore italiano Gerolamo Navarra (che visse anche a Casale Monferrato, ospitato dalla Comunità Ebraica). Un personaggio singolare che rappresenta l'anello di congiunzione tra la pittura tout court e la pittura ebraica. Il compositore Giulio Castagnoli, la violoncellista Erika Patrucco e la lettrice Ilaria Ginepro sono invece riusciti a rendere tridimensionali le pagine del libro "Ereditate la verità" di Anite Lasker Walfish edito da Mursia, mentre la sinagoga di Casale Monferrato ha ospitato il dibattito moderato da Silvana Mossano che ha fatto seguito alla presentazione de “L’inferno dentro” (Sonda), il libro verità che Moreno Gentili ha raccolto da una serie di confessioni che vengono ricondotte a Ludwig, personaggio volutamente inventato dall’autore per concentrare tutta una serie di verità forti e crudeli. Dalle parole dell'altro relatore Andrea Testa si è appreso che purtroppo anche Casale ha avuto i suoi carnefici, tra cui un capitano delle SS, in servizio nel campo di sterminio di Trieste, per cui Testa fa notare che il lavoro di Gentili potrebbe avere una continuazione con testimonianze di casalesi.


 
 
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  Il dibattito necessario
 

tobia zeviSabato mattina sono uscito dall’albergo in direzione Central Park. Ho attraversato il parco affollatissimo e sono uscito sulla Settantantesima west, in corrispondenza della Spanish-portuguese synagogue. Conosco già questo edificio, ma ci torno quando sono a New York: qui si sposarono i miei nonni, Tullia e Bruno, poco più che ventenni. Entrambi scappati dalle leggi razziste, si conobbero a Manhattan, provenienti l’una da Milano e l’altro da Roma.
La sinagoga potrebbe essere definita come “modern-orthodox”, e assomiglia tutto sommato a quelle italiane. Al di là del nome, i frequentatori hanno provenienze e gradi di osservanza molto diversi, che il rabbino menziona esplicitamente nel suo discorso esaltando queste differenze. Vengono mantenuti, rispetto alla gran parte dei conservative e ai reformed, alcuni aspetti del culto tipici anche della nostra tradizione: la separazione tra donne e uomini durante la preghiera e il divieto per le prime di condurre il rito.
Il numero degli ebrei americani è tale da rendere impossibile qualunque confronto con l’Italia. Da noi l’unità della Comunità è un valore, il che non può essere in un contesto così ampio. Ma oggi occorre fare uno sforzo maggiore per valorizzare l’originalità del nostro ebraismo rispetto ai due grandi centri contemporanei, Israele e Usa. La nostra tradizione rabbinica e una vicenda di fervido impegno civile sono un patrimonio importante da difendere, che non va in alcun modo contrapposto all’interesse per gli “ebrei vivi”. Trasmettendo la ricchezza della nostra storia si potranno educare nuove generazioni di ebrei, evitando che dimentichino la loro origine religiosa e anche che emigrino verso altre Comunità.
Da questo punto di vista è significativo un fatto recente: il dibattito su Israele e sul Medioriente, che pareva sopito tra gli ebrei italiani, sembra essere ripreso in seguito all’appello J-call, promosso in Francia da alcuni intellettuali. Non credo che questa riflessione sia in sé né positiva né negativa per la nostra Comunità. È un male il fatto che questo dibattito non sarebbe stato possibile senza questo appello. Se gli ebrei italiani vogliono oggi discutere, e magari contrapporsi, su Israele e sulla pace, ben venga. Ma non lasciamo che siano altri a fornirci gli spunti o ad “autorizzare” opinioni che nella nostra comunità rischiano di essere un tabù.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
 
 
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La Bibbia in classe. Corso alle superiori nelle ore di italiano
Come l'Eneide, l'Iliade, L'Odissea anche la Bibbia entra nelle scuole. E' stato firmato il protocollo d'intesa tra Ministero dell'Istruzione e Biblia (associazione laica e aconfessionale che da anni lavora al progetto) e una commissione mista è all'opera per predisporre proposte e materiali da inviare a tutti gli istituti dopo l'estate. L'innovazione è di portata storica. Si premuoverà infatti la conoscenza della Bibbia all'interno delle diverse materie e in percorsi interdisciplinari. Verranto offerti strumenti didattici e persone competenti per mostrare al ragazzi come il testo sacro ha permeato opere letterarie, filosofia, arte, storia ed è vivo in esse. Da un punto di vista tecnico non verrà introdotta una nuova materia, né sarà toccata l'ora di religione; di fatto si creeranno le condizioni per aggiornare contenuti e svolgimento dei programmi. [...]

Marco Garzonio, 18 maggio 2010

 
 
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Profanato il monumento alla Shoah di Rodi                                     
Atene, 18 mag
Il monumento alla Shoah sull'isola di Rodi, è stato profanato questa notte da sconosciuti che hanno  distrutto la Stella di Davide e danneggiato un lato della struttura in granito. L'atto di vandalismo, il secondo in due anni, segue di pochi giorni quello a Salonicco dove tre persone sono state fermate perché sospettate di aver appiccato il fuoco a una tomba e imbrattato con scritte antisemite altre sepolture e le mura del locale cimitero ebraico. Il governo ha denunciato con toni duri quest'ultima ennesima espressione di antisemitismo registrata in Grecia. Nei mesi scorsi gesti simili erano avvenuti al cimitero ebraico di Ioannina e sull'isola di Creta dove per due volte era stata bruciata parte dell'antica e unica sinagoga di Hania. David Saltiel, presidente del Consiglio centrale della comunità ebraica di Salonicco ha affermato di ritenere che l'attacco al cimitero della seconda città greca ed altre azioni simili siano state incoraggiate dalla passata decisione di un tribunale "di assolvere uno scrittore neonazista (Costas Plevris) che aveva incitato ad azioni di violenza contro gli ebrei greci".

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Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste, in redazione Daniela Gross.
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