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L'Unione informa
 
    6 giugno 2010 - 24 Sivan 5770  

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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
alef/tav    
  benedetto carucci viterbi Benedetto Carucci Viterbi,
rabbino
Gli esploratori di cui parla la parashà letta ieri sono di fatto dei reporter. La loro relazione sulla terra di Israele è sapientemente costruita di fatti intrecciati indissolubilmente a opinioni. Creano così, con strategica retorica, consenso introno alla loro interpretazione dei fatti. E distruggono la possibilità di un rapporto reale con la terra di Israele. 
La parola vergogna ha girato molto in questi giorni fino a diventare una categoria politica. Si può provare individualmente vergogna per qualcosa e o per qualcuno, ma se questo sentimento diventa una categoria politica, meglio un discrimine politico, allora ciò allude a un fatto che mi inquieta. Conosco perfettamente il precedente di questo meccanismo, rientra nella pragmatica del pentimento, una misura che inizia con l’autointerrogarsi e termina con la delega a qualcuno che esprima il perdono o emetta la sua sentenza di condanna. Nel Novecento questo percorso è stato battuto molte volte e ha non solo contrassegnato, ma anche inaugurato i regimi politici totalitari. In politica la vergogna se pretesa come atto collettivo è una pessima richiesta ed è l’indicatore di una mentalità totalitaria e inquisitoriale. Molto meglio la responsabilità. Non solo perché obbliga a un esame di sé, e chiede che anche altri lo intraprendano valutando se stessi - più esplicitamente facendo le pulci a se stessi e chiedendo che anche dall’altra parte si intraprenda lo stesso percorso - ma perché è un indicatore significativo di una dimensione laica, una condizione che sarebbe una risposta “alta”, né pavida, né succube a fronte dei molti fanatismi, intransigentismi e radicalismi che imperversano. Forse è anche per questo che oggi la responsabilità, tanto collettiva come individuale, latita, inondata e sopravanzata dalla vergogna, o dall’indignazione, spacciate entrambi per una sua versione più aggiornata, anzi più radicale.
David
Bidussa,

storico sociale delle idee
david bidussa  
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  Un albero per Gino - Il figlio Andrea: "La notizia prende corpo" 
 
Gino Bartali“Mio padre ha avuto una grande sfortuna nella vita, quella di essere fiorentino”. Andrea Bartali, figlio del Gino nazionale campione della bicicletta e salvatore di ebrei negli anni del nazifascismo, pronuncia parole spiazzanti. Il primogenito della leggenda sui pedali di Ponte a Ema spiega la sua affermazione: “Intendevo dire che se fosse nato in una città anonima, le istituzioni e chi conta lo terrebbero in maggiore considerazione”. Ma Firenze non è un posto qualsiasi: “Qua rischia di essere solo uno dei tanti uomini che ne hanno fatto la storia e perciò, come spesso succede in situazioni analoghe, di finire nel dimenticatoio”. Eppure, da quella città dalla memoria tiepida (all'ombra del cupolone del Brunelleschi esiste un solo museo dedicato a Ginettaccio, gestito da una cooperativa chiamata in causa dalla famiglia Bartali per alcune scorrettezze) è stato lanciato un appello dai notevoli risvolti simbolici: piantiamo un albero in suo onore nel Giardino dei Giusti dello Yad Vashem, il memoriale delle vittime della Shoah. Perché Gino pedalò anche per loro, corriere e latore di documenti falsi di una rete clandestina che aiutava centinaia di ebrei nascosti negli istituti religiosi e nelle abitazioni di coraggiosi uomini e donne del Centro Italia. Il sogno di vedergli conferito il massimo riconoscimento dello Stato di Israele sta diventando sempre più una realtà: negli scorsi giorni è arrivata la prima testimonianza utile. Giulia Donati, 88enne fiorentina residente a Tel Aviv dal 1974, dopo aver saputo che c’è chi intende onorare Bartali con un albero in quel luogo straordinariamente denso di significati, ha scritto una lettera ai funzionari dello Yad Vashem citando il nome di Gino tra quello dei suoi salvatori. La svolta tanto attesa è arrivata. “Grazie al grande impegno di Sara Funaro e al supporto mediatico di Pagine Ebraiche (la prima testata a formulare l’appello su scala nazionale), è stato possibile far ripartire una battaglia che era stata intrapresa anni fa su iniziativa della professoressa Magnotta e di tanti altri, tra cui il rabbino capo di Firenze Joseph Levi e Piero Nissim”. Gino Bartali, eroe silenzioso e uomo dalla dignità immensa, in pubblico non parlava mai dei suoi meriti extrasportivi. “In vita non voleva riconoscimenti, anche se sperava che la sua storia facesse da esempio per le nuove generazioni che negli sportivi vedono dei modelli di riferimento”. Così una volta disse al figlio: “Un giorno capirai da solo, quando verrà il momento di parlare”. Quel momento è arrivato qualche anno fa. Insieme alla madre e ad alcuni personaggi molto noti del panorama ciclistico toscano (incluso Franco Ballerini), Andrea ha deciso di dare vita alla Fondazione Gino Bartali onlus, fondazione che si prodiga per trasmettere i grandi valori che furono propri di suo padre, "un uomo che vedeva lo sport anche come una forma di solidarietà". In tempi di sportivi campioni di individualismo, la domanda viene spontanea: quanti sono realmente a conoscenza del silenzioso eroismo di tuo padre? "A Firenze in molti, via via che ci si allontana dalla Toscana sempre meno”. Anche se negli ultimi tempi qualcosa è cambiato: “Una settimana fa ero a Verona per seguire l’ultima tappa del Giro di Italia. A un certo punto si avvicina il direttore dell’Arena e, senza che gli avessi detto niente, mi sommerge di complimenti e applausi per l’iniziativa dello Yad Vashem”. È un ottimo segnale, il commento di Andrea, “perché vuol dire che la notizia sta circolando”.

Adam Smulevich


Sorgente di Vita: dalla Freedom Flottila
alle manipolazioni genetiche


sorgente di vitaLa puntata di Sorgente di vita di domenica 6 giugno apre con una breve riflessione del giornalista Peppino Caldarola sull’azione israeliana contro la Freedom Flotilla: le implicazioni internazionali, il ruolo della Turchia, l’isolamento di Israele. Segue un servizio sulla cellula artificiale prodotta in laboratorio da Craig Venter: il rabbino e biologo Gianfranco Di Segni affronta gli interrogativi scientifici ed etici sulle manipolazioni genetiche alla luce della tradizione ebraica. Si parla poi di Militia, gruppo della destra radicale autore di azioni eclatanti nella capitale con il giornalista Guido Caldiron. Infine lo spettacolo “Stones” messo in scena a Torino da sei mimi-attori israeliani: il monumento alle vittime della Shoà e ai resistenti del ghetto, posto dove sorgeva il ghetto di Varsavia, si anima in una performance ricca di emozioni.
Sorgente di vita va in onda domenica 6 giugno alle ore 1,20 circa su Raidue.
Il programma verrà replicato lunedì 7 giugno alla stessa ora e lunedì 14 giugno alle ore 7 del mattino.
I servizi di Sogente di vita sono anche
online.
 
 
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  Davar Acher - "Go back to Auschwitz"

ugo volliPiccola riflessione ad uso di quanti si interrogano ancora sul perché gli ebrei italiani, tradizionalmente progressisti, si siano spostati a destra.
Vi è stata nei giorni scorsi una correlazione quasi matematica fra la collocazione politica dei giornali e dei politici e il loro atteggiamento rispetto all'azione dei teppisti che si sono organizzati militarmente sulla nave turca Marmara per provocare il massimo dei tumulti al momento del preventivato blocco israeliano. Tanto più a sinistra era schierato un giornale o un politico dichiarante, tanto più facilmente si è bevuto la propaganda islamista, tanto più si è rifiutato di riconoscere i fatti anche di fronte ai video più eloquenti, tanto più si è indignato, ha condannato Israele, ne ha profetizzato la vicina scomparsa allineandosi ad Ahmadinejad, tanto più ha infine accostato la condanna a Israele a quella degli ebrei, trovando del tutto naturale andare a manifestare al ghetto di Roma e alle sinagoghe nel resto d'Italia.
Ma anche le parti più istituzionali e "riformiste" dello schieramento di sinistra hanno pensato bene di manifestare davanti all'ambasciata israeliana. Gira in rete un video in cui una dirigente sindacale si riferisce a Israele dicendo "quei bastardi" e poi dice "magari mi prenderanno per razzista".
Eh già... Solo le destre più estreme e semiclandestine, le schegge neonaziste vere e proprie, hanno avuto riflessi condizionati anti-israeliana pari a quelli della sinistra.
Con le opportune differenze questa stessa proporzione vale anche nel mondo ebraico, con gli ebrei di estrema sinistra del tutto allineati alla propaganda anti-israeliana dei loro compagni, quelli di sinistra un po' meno estrema dolenti e scandalizzati, spesso profetizzanti la fine di Israele per mano della sua improvvida classe dirigente.
Ammettiamo pure che in questo gioco di opinioni e dichiarazioni tutti siano stati sinceri e abbiano semplicemente reagito per come capivano quel che fosse successo, cioè per come interpretavano le informazioni disponibili a tutti, evitiamo cioè di pensare a calcoli politici o malafede. Come si spiega questo fatto? E' forse necessario applicare qui un vecchio principio dell'ermeneutica: ogni giudizio viene formulato applicando a ciò che si conosce, quel che già si crede, si vuole, si sa (o si crede di sapere). L'orizzonte delle aspettative e delle credenze dell'interprete contribuisce insieme ai fatti a determinare la sua interpretazione. Anzi, i fatti stessi vengono percepiti a seconda del proprio orizzonte interpretativo.
Dunque, se tutta la sinistra ha visto nella faticosa e rischiosa azione del commando israeliani per prendere il controllo di una spedizione mirante a dar mano libera ad Hamas nient'altro che "un'aggressione", "un arrembaggio", "una strage", "un crimine", "un assassinio" eccetera eccetera, e se non ha visto invece la dimensione aggressiva non solo dei teppisti che accoglievano a sprangate i soldati israeliani scesi sulla nave quasi disarmati per evitare incidenti, ma del sostegno ad Hamas - questo mostra che il suo orizzonte di attesa nei confronti di Israele è del tutto negativo, che essa pensa davvero che si tratti di "uno stato canaglia", come ha scritto "Liberazione" (sempre con le diverse nuances fra destra e sinistra, fra sinistra ebraica e sinistra politica generale).
Solo un'antipatia e una sfiducia radicata per Israele e in prospettiva per tutto l'ebraismo possono spiegare queste reazioni. Chiamatele se volete "solo" antisionismo o prendete atto che si tratta di un sia pur tendenziale antisemitismo. Resta il fatto che la sinistra, quasi tutta la sinistra, con solo qualche differenza di accento, ce l'ha se non proprio con gli ebrei, con qualcosa cui gli ebrei tengono moltissimo e con cui si identificano. Che essa considera con antipatia il nostro sogno secolare di realizzare il carattere di popolo attraverso uno stato, dunque un territorio legato da sempre alla nostra identità. Che pensa che la nostra terra sia "rubata", come si esprime anche qualche ebreo (di estrema sinistra). Che ritiene "un errore", "una provocazione al mondo arabo", l'esistenza dello Stato di Israele.
Gli ebrei di sinistra, almeno quelli moderati, cercano nei limiti del possibile di suggerire faticosi distinguo e complesse forme di mediazione. Preferiscono pensare che col ritorno ai confini del '49, intorno a cui sono nate tante guerre e terrorismo, la situazione miracolosamente si acquieterà. Ma la loro parte politica, con tutta evidenza, non li ascolta, dalla base al vertice ha interiorizzato il proprio pregiudizio su Israele, la sua classe dirigente, la sua cultura e in definitiva sull'ebraismo, salvo un minimo velo di ritegno verbale su quest'ultimo punto - forse per via di un "credito" accumulato ad Auschwitz, che come ha scritto una lettera incredibilmente pubblicata sull'Unità "è in via di esaurimento". All'azzeramento del conto, immagino, saremo tutti invitati a "tornare ad Auschwitz", come si è espresso gentilmente un radiotrasmittente della flottiglia.
Nessuna meraviglia, dunque, se sono cordialmente ricambiati.

Ugo Volli


Il nodo di Gaza - Posizioni maremmane 

Gadi PolaccoAll'epoca della questione Falkland/Malvinas un Consiglio di Circoscrizione (quartiere) della mia Livorno "intimò" agli inglesi il ritiro. Oggi un giornale locale riporta due note: nella prima gli estensori perorano che il Comune di Castagneto Carducci esprima la propria "ferma condanna", mentre nell'altra, dando grande prova di democratico rispetto delle altrui opinioni, cinque firmatari con l'adesione "degli iscritti maremmani del Partito Comunista dei Lavoratori e dei militanti di Solidarietà Internazionalista"  dopo le rituali sentenze antisraeliane esprimono "il più profondo disgusto" verso, manco a dirlo, i critici dei "pacifinti". C'è sempre del ridicolo, del tragicomico quando vi siano di mezzo delle vittime, in certi commenti. Accade anche in questi giorni nei quali si sprecano le condanne altisonanti e il copia-incolla delle esecrazioni contro Israele. Dall'ONU a scendere, come si vede, sino alla nostra periferia, si nega l'evidenza, ovvero che se c'è una cosa pacifica, nella vicenda della "flottiglia", è proprio che questa spedizione non aveva niente di pacifico. 

Gadi Polacco, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane     

 
 
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Bloccata la nave irlandese, Israele dirotta i pacifisti
La sfida della Rachel Corrie, la nave irlandese che trasportava aiuti umanitari per i palestinesi, si è fermata «tra 30 e 35 miglia al largo di Gaza» così come hanno comunicato le stesse forze annate israeliane. Si è fermata con la forza, ma senza violenze. La nave è stata circondata da imbarcazioni della marina israeliana e costretta a deviare verso il porto di Ashdod. C'erano diciannove pacifisti a bordo che, come hanno comunicato con involontaria ironia le stesse autorità israeliane, saranno «trattati in modo diverso» rispetto agli attivisti catturati, e nove di loro uccisi, sei giorni fa con un blitz dei corpi speciali. Trattati in modo diverso perché, viene spiegato, gli attivisti della Rachel Corrie non hanno commesso reati, non hanno opposto resistenza si sono accordati. Non sono stati trasferiti in un carcere nel deserto ma sono potuti ripartire sulla stessa nave una volta che al porto le merci trasportate erano state controllate per impedire il contrabbando di armi. «Questi sono veri pacifisti. Ecco la differenza con la nave dell'odio carica di estremisti violenti che sostengono il terrorismo» ha commentato Benyamin Netanyahu. [...]
Fabio Morabito, Il Messaggero, 6 giugno 2010

I «pacifisti» italiani sulla nave? Antisemiti che negano l'Olocausto
Pacifisti? Opinabile. Antisemiti? Piuttosto difficile negarlo, anche se si industriano in tal senso con prose contorte sul web. Una visita al sito di TerraSantaLibera è comunque assai istruttiva. Può servire, ad esempio, a meglio comprendere chi sia la signora Angela Lano, sedicente pacifista che si trovava a bordo della nave turca «Mavi Marmara» presa d'assalto una settimana fa dagli incursori israeliani. O l'altro militante Giuseppe Fallissi. La signora Lano, direttore dell'agenzia di stampa Infopal.it, è collaboratrice, come Fallisi, di TerraSantaLibera. Infopal.it non fa grandi sforzi per apparire imparziale rispetto alla questione palestinese: per loro ci sono dei cattivi assoluti (Israele) e delle vittime innocenti per definizione (i palestinesi). I loro collegamenti con Hamas, che ovviamente non considera un'organizzazione terroristica, sono documentati. Meno spesso si parla dei toni di odio antisemita che Infopal utilizza, e che come riporta il Foglio hanno spinto un personaggio come Mariano Mingarelli, leader di lungo corso della militanza filopalestinese in Italia, a prendere le distanze dalla Lano. Annunciando la propria rottura con Infopal, Mingarelli ha detto riferendosi alla sua direttrice: «Non voglio certi nomi accanto al mio». Stessa scelta hanno fatto gli antisionisti della rete Ebrei contro l'Occupazione. Ma TerraSantaLibera.org merita sul serio una visita. Non tanto per gli insulti che vi si rivolgono al Giornale, pure interessanti. Piuttosto perché visi trovano perle di antisemitismo davvero rare. Un sito sul quale Carlo De Benedetti, che sulla Repubblica ha appena ospitato un lungo articolo-reportage a firma Lano, viene qualificato di «ebreo sionista» o anche definito, con inconfondibile stile nazistoide, «l'ebreo De Benedetti». Un sito nel quale aleggia un clima negazionista dell'Olocausto e sul quale si rinvengono inviti a «investigare sull'11 Settembre» (il sottinteso rimanda alla leggenda del complotto ebraico), interviste e brani firmati da noti negazionisti come Roger Garaudy e Robert Faurisson. [...]
Roberto Fabbri, Il Giornale, 6 giugno 2010

Pronta l'offensiva della Turchia: cannoni contro il blocco a Gaza
La scaramuccia è finita, ma la guerra vera è solo all'inizio. E Gaza rischia di diventarne la nuova Danzica. Dopo l'abbordaggio della Rachel Corrie, ultimo bastimento pacifista diretto verso la Striscia, sull'asse Gerusalemme Gaza-Ankara non si profila un futuro facile. Apparentemente ieri tutto è filato liscio. La marina israeliana ha abbordato la Rachel Corrie alle prime luci dell'alba e - a differenza di lunedì mattina - non ha trovato alcuna resistenza. Così il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha potuto rimarcare la distanza tra pacifisti veri e pacifisti travestiti: «Oggi abbiamo visto la differenza». Parole seguite dall'impegno dell'esercito a trasferire a Gaza gli aiuti scaricati dalla Rachel Corrie nel porto israeliano di Ashdod. Dietro l'apparente lieto fine covano per la crisi dei rapporti tra Israele e Turchia, una deriva islamista che il governo di Ankara non sembra voler arginare e una politica turca ispirata a un crescente nazional islamismo. Quest'ultimo elemento sembra la cartina di tornasole per comprendere le mosse di Erdogan. il premier turco secondo alcune fonti starebbe pensando d'imbarcarsi personalmente su una nuova flottiglia per sostenere - anche con l'ausilio delle proprie navi da guerra - la necessita d'infrangere l'embargo da Gaza. Uno scenario da brivido che evoca l'immagine di una flotta guidata dal premier di un paese Nato pronta, nel nome di Gaza, a cannoneggiarsi con quella israeliana. Uno scenario a cui s'aggiungono le dichiarazioni dal Libano del segretario Hezbollah Hassan Nasrallah, pronto ad elogiare il «terremoto» che squassa le relazioni tra Israele e Turchia e minaccia di far cadere il blocco di Gaza. Ad amplificare quel «terremoto» contribuiscono gli ambigui ammiccamenti di Erdogan all'Iran. [...]
Gian Micalessin, Il Gionale, 6 giugno 2010

Week-end notturno nel ghetto
Anche quest'anno torna a risplendere la storica via nel cuore di Roma: via della Reginella. Per due giornate, dalle 19 a mezzanotte inoltrata, le botteghe e gli studi d'arte resteranno aperti, offrendo alla città la possibilità di godere delle meraviglie di questa piccola via rettilinea, che fa da ponte tra il centro storico e l'ex ghetto ebraico. Fiaccole, candele, dolciumi, vino e altre specialità della cucina kosher , offerti dai ristoratori del posto, saranno il biglietto da visita che accoglierà i romani e i turisti di passaggio, o in cerca di un intrattenimento alternativo alle notti chiassose della movida capitolina. «La festa di via della Reginella può essere un modello» spiega Viviana di Capua, presidente dell'Associazione abitanti centro storico, «per impedire il dilagare di attività non compatibili con le tradizioni di questa strada e l'uso che ne fa l'abitato». [...]
Beatrice Nencha, Libero, 6 giugno 2010

Renata Polverini a Gerusalemme 
con gli studenti lungo il “percorso dei Giusti”

Sarà la sua prima missione all'estero da presidente della Regione Lazio. E la destinazione è uno dei punti caldi del pianeta, ma anche un luogo della memoria: Gerusalemme. La governatrice del Lazio, Renata Polverini, oggi e domani accompagnerà in Israele i ragazzi vincitori del concorso promosso dalla Regione “Il percorso dei Giusti-La memoria del bene patrimonio dell'Umanità”. Si tratta di un premio che è partito nel 2006 e che ha interessato, anno dopo anno, gli studenti delle scuole superiori di tutte le province laziali. Serve a far conoscere alle nuove generazioni il valore dei “Giusti”, di chi ha avuto il coraggio di opporsi all'orrore: donne e uomini che sacrificarono la loro vita con scelte coraggiose per salvare altre vite umane. Un modo per consolidare la memoria della Shoah. [...] Il progetto ha ottenuto l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e ha inoltre il Patrocinio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della Comunità Ebraica di Roma.
Il Messaggero, 6 giugno 2010  

 
 
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Indagine internazionale sul blitz israeliano:                                    
il premier Netanyahu consulta i suoi ministri            
Gerusalemme, 6 giu -
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato per stasera una consultazione con i sei ministri a lui più vicini. Discuteranno della proposta del Segretario generale della Nazioni Unite Ban Ki-moon di condurre un'indagine multinazionale sul blitz israeliano sulla nave turca Marmara. Per l'Onu l'indagine dovrebbe essere condotta dall'ex premier neozelandese Georffrey Palmer e dovrebbe includere i rappresentanti di Turchia, Israele e Stati Uniti. Nel frattempo Netanyahu ha fornito nuovi dettagli sulla presenza a bordo di un gruppo di attivisti islamici violenti. "Quel gruppo - ha rivelato - è salito a bordo della Marmara separatamente dagli altri passeggeri, in una città diversa, si è organizzato in maniera separata, si è equipaggiato in maniera separata, e i suoi membri non sono stati sottoposti a controlli". Secondo la stampa è prevedibile che se Israele dovesse cedere alle pressioni diplomatiche e accettare una indagine internazionale sul blitz probabilmente esigerebbe che venga fatta luce anche sulle relazioni fra il governo turco e la Ong turca Ihh che ha organizzato la missione della Marmara.


Il rabbino colono Froman afferma: “Erdogan salverà Shalit”
Tel Aviv, 6 giu -
Il rabbino colono Menachem Froman, accompagnato da uno sceicco palestinese, nei giorni scorsi è stato ricevuto dal ministro turco Recep Tayyp Erdogan. “Il premier turco si prodigherà per cercare di liberare Ghilad Shalit”, ha affermato il rabbino. "Erdogan mi ha abbracciato con calore e mi ha coperto di doni" ha aggiunto Froman, che da anni cerca di imbastire una dialogo di pace fra esponenti religiosi ebrei ed islamici, fra cui anche Hamas. Secondo il rabbino Froman non è necessariamente negativo per Israele il recente avvicinamento della Turchia a Hamas e ai Paesi islamici radicali come Iran e Siria. "Gli ho detto che proprio in questa posizione egli potrebbe contribuire a favorire la pace fra Israele e i suoi vicini”. 
 
 
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