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  Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma Riccardo
Di Segni,

rabbino capo
di Roma
Le arti magiche, gli scongiuri e le maledizioni sono inefficaci contro il popolo ebraico. E' il messaggio della parashà del prossimo Sabato che racconta l'incauto tentativo del re Balaq di assoldare il mago Bilam nella mission impossible di liquidare Israele con le parole. Però lo scaltro Bilam ha un asso nella manica: laddove le parole non riescono, c'è un modo antico per un risultato garantito, la seduzione sessuale. Alla fine della parashà si scatena la seduzione collettiva delle figlie di Moav, che solo un intervento duro riuscirà a bloccare e contenere nei suoi effetti micidiali. Troppo facile dedurne una morale e una verità perenne, che il destino biologico di Israele si gioca molto sull'endogamia. Senza aver chiaro questo presupposto, e condividerlo, parlare di calo demografico, conversioni e recuperi, significa confondere il problema con la soluzione, la malattia con la cura. E' indispensabile che i dirigenti comunitari se ne occupino e se ne preoccupino, ma in modo virtuoso. Ho letto con piacere un comunicato congiunto dei tre presidenti (UCEI, Roma e Milano) che hanno risolto l'incidente di una recente intervista e hanno detto che ora sono d'accordo e vogliono collaborare. Ma hanno parlato solo di politica. Di famiglia e di futuro no, e vorremmo sapere se sono d'accordo, e in che modo, anche su quello. 
A proposito della fatwa contro i cani emanata in Iran. Secondo il Talmud (Berachot 40a) non è lecito mangiare prima di aver dato da mangiare ai nostri animali. Abbiamo quindi l'obbligo non solo di esser compassionevoli verso gli animali, ma anche di dare loro, in certe circostanze,  la precedenza sulle nostre esigenze. Sui cani, in particolare, ricordiamoci che per secoli, nella polemica antigiudaica, la metafora del cane per indicare gli ebrei è stata assai comune.  Anna Foa,
storica
Anna Foa, storica  
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  Qui Cuneo - Un nuovo centro sociale e culturale
per l'antica Comunità piemontese

InaugurazioneUn luogo di incontro e di confronto. Con questo auspicio è stato inaugurato ieri il nuovo centro sociale e culturale della Sezione di Cuneo della Comunità Ebraica di Torino. Un altro passo verso il completamento del restauro dell’edificio di Contrada Mondovì 20, dove sorge la splendida sinagoga e ora il centro sociale. Un evento importante per la Comunità Ebraica come per la città: a testimoniarlo, il grande successo di pubblico e una sala gremita . “Se oggi abbiamo raggiunto questo risultato” ha commentato il presidente della Comunità di Torino Tullio Levi “grande merito va riconosciuto a Enzo Cavaglion, colonna portante della piccola Comunità cuneese. Grazie alla sua determinazione una trentina d’anni fa hanno avuto inizio i lavori di restauro”. L’edificio, nel cuore dell’antico ghetto cittadino, comprende: il bet ha knesset, il cheder, il centro sociale, il mikvé, il forno delle azzime e il cortile per costruire la sukkah. Tutte le strutture e i servizi, dunque, che hanno caratterizzato per secoli la vita degli ebrei piemontesi e non solo.
Dopo la tradizionale apposizione della mezuzà, si è svolta una piccola tavola rotonda con gli interventi di rav Alberto Somekh (Mantenersi ebrei in una piccola comunità); dello storico Alberto Cavaglion (La Comunità di Cuneo nei secoli); del presidente Tullio Levi (La salvaguardia del patrimonio artistico della Comunità di Torino e delle Sezioni) e dell’architetto che ha curato il restauro, Laura Menardi (Il restauro dell’edificio della Sinagoga di Cuneo). Fra le autorità presenti, ha voluto portare il suo saluto l'ambasciatore di Israele Gideon Meir, il quale ha espresso la sua emozione per la grande opera di restauro e ha voluto ricordare “la bellezza della tante sinagoghe sparse per il Piemonte che testimoniano una forte presenza ebraica. Una storia fatta di prosperità e tragedia di cui rimane una viva memoria”. Ma il grande pregio di questo progetto è lo sguardo verso il futuro: come ha suggerito nel suo intervento rav Alberto Somekh, “a Cuneo si potranno organizzare dei Shabbatonim, dei sabati in cui riunirsi e incontrarsi con membri di altre comunità. Abbiamo pensato con Davide Cavaglion di organizzarne uno già in ottobre”. Non solo vita ebraica ma anche polo di attrazione per tutta la città, con la sala seminari come epicentro di attività culturali e altre iniziative di interesse.
Inevitabilmente emozionato Davide Cavaglion, attivo rappresentante della realtà ebraica cuneese. “Non sono riuscito a trattenere i ricordi” racconta Cavaglion “appena sono iniziati i lavori di restauro il passato ha cominciato a riaffiorare: il rumore dei banchi, l’odore ottocentesco delle sale, l’immagine della volta del tempio per metà bianca”. Un passato che oggi rivive grazie al grande lavoro dell’architetto Laura Menardi che ha spiegato nel suo intervento la cronologia e le modalità con cui è stato avviato il progetto. “I lavori - ha sottolineato la Menardi - sono stati suddivisi in tre lotti: il piano terra, per cui i lavori sono terminati; il primo piano e facciate prospicienti, dove sorgerà lo studiolo del rabbino e foresteria (del secondo lotto fa parte anche il cortile in cui un tempo si celebrava sukkot); infine il piano seminterrato o del forno per le azzime e bagno rituale (mikvé)”.
Poche parole ha voluto aggiungere Alberto Cavaglion “nello stile rustico cuneese, in cui le parole lasciano il posto ai fatti”. Lo storico ha ricordato la grande connessione che intercorre fra la Comunità ebraica e la popolazione locale “fra cui è nata una sorta di solidarietà dell’estromesso”. I cuneesi, come è noto, sono stati spesso oggetto di scherno e ridicolizzati; stessa sorte è capitata nei secoli agli ebrei per cui, ha ironizzato Cavaglion “essere un ebreo cuneese è, se possibile, doppiamente difficile”. Ironia, velata di amarezza, che ha poi lasciato posto al già citato auspicio che il centro sociale possa essere un luogo di confronto e scambio di idee (nell'articolo che segue la versione integrale dell'intervento di Alberto Cavaglion).
Dopo la tefillah, la serata si è conclusa con un piacevole rinfresco.
 
Daniel Reichel


Qui Cuneo - Noi, ebrei sull'altra frontiera

CavaglionCredo non siano molti i luoghi in Italia dove la percezione della condizione ebraica risulti chiara come a Cuneo. Nel corso dei secoli ebraicità e cuneesità sono state due categorie in qualche modo assimilabili: due modi di rappresentare una diversità identitaria. Una condizione di marginalità da manuale, una identità di confine o come si usa dire “di frontiera” che, ovviamente, non è la stessa di Trieste. Come i bergamaschi per la Serenissima, i cuneesi per i Savoia sono stati una realtà spesso raffigurata in termini caricaturali.
Deformazioni, stereotipi, luoghi comuni su vizi e le manie autolesionistiche dei cuneesi sono andate ad arricchire un armadio del pregiudizio che presenta non pochi collegamenti con il repertorio anti-ebraico.
Un censimento voluto dai francesi, l’8 dicembre 1806, assegnava a Cuneo il primato della comunità più densamente abitata nel basso Piemonte: 215 persone contro 202 a Fossano, 159 a Savigliano, 140 a Saluzzo, 85 a Mondovì. La curva demografica sale nonostante la Restaurazione e il ritorno delle “Regie Patenti” (301 sono le persone censite nel 1835). Le conseguenze del processo di industrializzazione e il fenomeno dell’inurbamento invertiranno i dati. Il famigerato censimento voluto da Mussolini nel 1938 registra a Cuneo 182 persone.
Le origini dell’insediamento non sono diverse da quelle di altri centri piemontesi, oggi al centro di un rinnovato interesse storiografico. Le ricerche condotte negli anni passati da Giovanni Cerutti confermano quello che risulta dalle analoghe ricerche di Renata Segre, o, nello specifico di Cherasco, da Bruno Taricco o Pier Giorgio Comino per Mondovì. E’ notevole il rapporto privilegiato con la Francia, testimoniato dai cognomi delle famiglie cuneesi.
Nell’Ottocento alle memorie degli antenati protagonisti di una immigrazione provenzale si associa il dato oggettivo della libertà arrivata insieme a Napoleone, che portava con sé, come scrisse Carducci, “il vessillo della equalitade”. A Cuneo le memorie delle restrizioni, della reclusione e della persecuzione è attestata dagli scritti di rabbini illustri come Lelio della Torre o Arnaldo Momigliano, ma non vorrei che andasse dimenticata la figura di Carolina Invernizio, nata non lontano dalla Contrada dove sorge la piccola sinagoga cuneese, autrice di un libro che andrebbe riletto, non solo a Cuneo e non solo dagli ebrei, L’orfana del ghetto.
Ebraismo e cuneesità devono questa tacita solidarietà di esclusi e derisi alla storia, al loro passato di emarginazioni. Il frutto migliore di questa umana “simpatia” fra oppressi avrà il suo apice nei mesi della clandestinità, nel 1943-1945, quando verso perseguitati ebrei giunti nelle vallate del cuneese da mezza Europa, si moltiplicano episodi di commovente solidarietà.
Sono riflessioni che inducono a formulare un’ipotesi un po’ folle. Essere ebrei ed essere di Cuneo è come dire la stessa cosa. Barzellette spietate e crudeli vignette satiriche hanno avuto come bersaglio cuneesi ed ebrei. In questa città è ben chiaro a tutti i cittadini che cosa voglia dire essere bersaglio di una propaganda ostile oppure remare controcorrente facendo parte di una minoranza guardata con diffidenza. Viceversa per un ebreo di Cuneo, come chi scrive, gli sberleffi acrimoniosi di Totò che “ha fatto il militare a Cuneo” (o di Togliatti che derideva il conformismo cattolico dei coltivatori diretti di questo angolo di Piemonte) così come le barzellette sul gozzo hanno sempre procurato fastidio e noia. Quando si è costretti ad ascoltarle, si ride a denti stretti e si pensa ad altre caricature, ad altre barzellette che non fanno per nulla ridere.
Esiste sempre una solidarietà fra vittime del pregiudizio, che induce comunque il deriso a recare testimonianza, con dignità e orgoglio, della propria appartenenza, senza cedimenti o apostasie. Si è ripetuto fino alla noia che essere ebrei è cosa difficile. Essere ebrei di Cuneo potrebbe essere una condizione doppiamente difficile, una condizione di diversità moltiplicata per due. In certi momenti della storia d’Italia, può darsi sia stato così. Ma non sempre “essere ebrei di Cuneo” ha voluto significare l’esistenza di una doppia diversità.
Qui si dimostra un curioso paradosso. Le radici del pregiudizio, sommandosi, possono annullarsi in una tacita forma di reciproca comprensione. Gli ebrei, a Cuneo, sono notoriamente di poche parole. E’ una delle virtù del luogo che abbiamo meglio appreso. E’ dunque bene che mi fermi qui, limitandomi a ricordare che nella lotta contro il razzismo di cui tanto si parla, ebrei e cuneesi potranno insegnare, in un luogo d’incontro come questo che oggi s’inaugura, una elementare, matematica regola di pacifica coabitazione. Diversità più diversità uguale uguaglianza.

Alberto Cavaglion

 
 
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  «Studierai giorno e notte»

donatella di cesareAll’immensa perdita del Tempio il popolo ebraico, piegato militarmente dall’impero romano, seppe reagire innalzando un nuovo Tempio: il Tempio dello studio. Fu così che riuscì ad attraversare sofferenze atroci, esili interminabili. Si distinse tra le nazioni perché optò per la cultura del libro in luogo della cultura della pietra. Accettò di evitare ogni idolatria del monumento per incamminarsi verso la parola. Accettò di abitare nel Libro e di interpretarlo per viverci. Insegnò al mondo la possibilità di avere nel volume del Libro lo spazio vitale. È stato forse questo passaggio dalla pietra alla pagina il miracolo della sua sopravvivenza nella storia.
Lo studio è questione di vita o di morte. Ben prima di ogni conflitto esterno. Perché una comunità privata dello studio dell’ebraismo è votata al decadimento. «Studierai giorno e notte». L’ebraismo è il comandamento di un Libro - Libro unico intorno a cui si avvolgono le pagine degli altri libri, biblioteca universale e vicaria dell’universo.

Donatella Di Cesare, filosofa
 
 
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Colosseo al buio per chiedere la liberazione del soldato Shalit
Giovedì prossimo alla mezzanotte israeliana, le 23 in Italia, le luci del Colosseo saranno spente per chiedere l'immediata liberazione di Gilad Shalit, il soldato israeliano prigioniero di Hamas, che è stato rapito il 25 giugno 2006 da guerriglieri palestinesi durante un attacco a un avamposto militare in territorio israeliano, durante l'assalto rimasero uccisi due soldati israeliani e Shalit venne catturato. [...] Ora il Colosseo spegne le sue luci per liberare Shalit, lo comunicano il sindaco Gianni Alemanno, e il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici.
Il Messaggero, 21 giugno 2010

Quando Franco inviava a Hitler le liste degli ebrei da sterminare
Madrid - Una lista di ebrei sefarditi da avviare verso l'Olocausto, seimila nomi, un regalo del generalissimo Francisco Franco ad Adolf Hitler. O meglio, un omaggio di José Finat Escrivà de Romani, conte di Mayalde, direttore generale per la Sicurezza franchista e poi ambasciatore a Berlino, all'amico Heinrieh Himmler, capo delle SS. E stato il lavoro certosino di un giornalista ebreo, Jacobo Israel Garzón, a far luce su un episodio che la polvere della Storia stava occultando da troppo tempo. Un documento custodito miracolosamente all'Archivio Nazionale, sul quale ha poi lavorato il quotidiano El Pais, sembra poter dimostrare che il 13 maggio 1941 i governatori civili, corrispondenti ai nostri prefetti, ricevettero da Madrid l'ordine di elaborare liste dettagliate degli ebrei sefarditi. […]
Josto Maffeo, Il Messaggero, 21 giugno 2010

Gaza, autorizzate «merci civili»
Si aprono (un pochino) i portoni dei valichi, si socchiudono le porte delle prigioni. In difficoltà d'immagine, il governo Netanyahu accelera: già da oggi, «tutte le merci civili» potranno entrare via terra a Gaza. Tutte «eccetto quelle spiega il portavoce Mark Regev che possono rafforzare la macchina da guerra di Hamas». [...]
F.Bat., il Corriere della Sera, 21 giugno 2010

 
 
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notizieflash    
 
 
Fini: “Israele non è isolato per la politica del suo Governo          
ma per il contesto internazionale che oggi è molto complesso”
Tel Aviv, 21 giu -
“Un amico vicino e caloroso per il nostro Stato”, così il quotidiano Yedioth Ahronot definisce il presidente della Camera Gianfranco Fini, che ha rilasciato al giornale israeliano un'intervista. "Ogni volta che il presidente dell'Iran invoca la distruzione di Israele, non si può considerarlo solo come un'altra dichiarazione o propaganda eccessiva. La comunità internazionale non comprende fino in fondo l'aspetto psicologico di questa minaccia esistenziale", queste le parole di Fini su Israele, alla vigilia di una sua visita nella regione. "Israele - precisa ancora Fini - non è isolato per la politica del suo governo, ma per il contesto internazionale che oggi è molto più complesso, mentre le minacce che incombono su questo Stato vanno crescendo. Il problema della sicurezza di Israele non è un problema fra i tanti, ma è il problema con la 'P' maiuscola".  Alla domanda su cosa occorra fare per far fronte alla minaccia nucleare iraniana, Fini risponde: "E' possibile dubitare dell'intenzione dell'Iran di aderire alle richieste dalla comunità internazionale. Io stesso ho dei dubbi. Ma sinceramente non vedo altra strada che quella già intrapresa: ossia di pressione diplomatica accompagnata da sanzioni economiche. L'importante è trovare unità nella comunità internazionale. Io penso che si sia compiuto un ulteriore passo in avanti. Quanti finora si astenevano da chiedere a Teheran di fermarsi, ora lo fanno". Riguardo ai rapporti economici bilaterali fra Italia e Iran, Fini rileva infine che "i nuovi investimenti italiani si sono fermati quasi del tutto". "Il volume del nostro commercio con l'Iran - conclude - è adesso molto più equilibrato".


Netanyahu-Obama, l'incontro è fissato per il 6 luglio                   
Washington, 20 giu -
L'incontro fra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente americano Barack Obama è fissato per il 6 luglio. A dare la notizia è stato il capo dello staff della Casa Bianca Rahm Emanuel, lo ha fatto nel corso di un'intervista televisiva rilasciata alla ABC. L'incontro che avrebbe dovuto svolgersi già qualche settimana fa era stato annullato a causa dell'obbligato rientro d'urgenza in Israele del premier, che si trovava già in Canada, a seguito del blitz contro la flottiglia filo-palestinese.
 
 
 
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L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche.
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