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L'Unione informa |
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21 giugno 2010 - 9 Tamuz 5770 |
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alef/tav |
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Riccardo
Di Segni, rabbino capo di Roma |
Le
arti magiche, gli scongiuri e le maledizioni sono inefficaci contro il
popolo ebraico. E' il messaggio della parashà del prossimo Sabato che
racconta l'incauto tentativo del re Balaq di assoldare il mago Bilam
nella mission impossible di liquidare Israele con le parole. Però lo
scaltro Bilam ha un asso nella manica: laddove le parole non riescono,
c'è un modo antico per un risultato garantito, la seduzione sessuale.
Alla fine della parashà si scatena la seduzione collettiva delle figlie
di Moav, che solo un intervento duro riuscirà a bloccare e contenere
nei suoi effetti micidiali. Troppo facile dedurne una morale e una
verità perenne, che il destino biologico di Israele si gioca molto
sull'endogamia. Senza aver chiaro questo presupposto, e condividerlo,
parlare di calo demografico, conversioni e recuperi, significa
confondere il problema con la soluzione, la malattia con la cura. E'
indispensabile che i dirigenti comunitari se ne occupino e se ne
preoccupino, ma in modo virtuoso. Ho letto con piacere un comunicato
congiunto dei tre presidenti (UCEI, Roma e Milano) che hanno risolto
l'incidente di una recente intervista e hanno detto che ora sono
d'accordo e vogliono collaborare. Ma hanno parlato solo di politica. Di
famiglia e di futuro no, e vorremmo sapere se sono d'accordo, e in che
modo, anche su quello.
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A
proposito della fatwa contro i cani emanata in Iran. Secondo il Talmud
(Berachot 40a) non è lecito mangiare prima di aver dato da mangiare ai
nostri animali. Abbiamo quindi l'obbligo non solo di esser
compassionevoli verso gli animali, ma anche di dare loro, in certe
circostanze, la precedenza sulle nostre esigenze. Sui cani, in
particolare, ricordiamoci che per secoli, nella polemica antigiudaica,
la metafora del cane per indicare gli ebrei è stata assai comune. |
Anna Foa,
storica |
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davar |
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Qui Cuneo - Un nuovo centro sociale e culturale per l'antica Comunità piemontese
Un
luogo di incontro e di confronto. Con questo auspicio è stato
inaugurato ieri il nuovo centro sociale e culturale della Sezione di
Cuneo della Comunità Ebraica di Torino. Un altro passo verso il
completamento del restauro dell’edificio di Contrada Mondovì 20, dove
sorge la splendida sinagoga e ora il centro sociale. Un evento
importante per la Comunità Ebraica come per la città: a testimoniarlo,
il grande successo di pubblico e una sala gremita . “Se oggi abbiamo
raggiunto questo risultato” ha commentato il presidente della Comunità
di Torino Tullio Levi “grande merito va riconosciuto a Enzo Cavaglion,
colonna portante della piccola Comunità cuneese. Grazie alla sua
determinazione una trentina d’anni fa hanno avuto inizio i lavori di
restauro”. L’edificio, nel cuore dell’antico ghetto cittadino,
comprende: il bet ha knesset, il cheder, il centro sociale, il mikvé,
il forno delle azzime e il cortile per costruire la sukkah. Tutte le
strutture e i servizi, dunque, che hanno caratterizzato per secoli la
vita degli ebrei piemontesi e non solo. Dopo la tradizionale
apposizione della mezuzà, si è svolta una piccola tavola rotonda con
gli interventi di rav Alberto Somekh (Mantenersi ebrei in una piccola
comunità); dello storico Alberto Cavaglion (La Comunità di Cuneo nei
secoli); del presidente Tullio Levi (La salvaguardia del patrimonio
artistico della Comunità di Torino e delle Sezioni) e dell’architetto
che ha curato il restauro, Laura Menardi (Il restauro dell’edificio
della Sinagoga di Cuneo). Fra le autorità presenti, ha voluto portare
il suo saluto l'ambasciatore di Israele Gideon Meir, il quale ha
espresso la sua emozione per la grande opera di restauro e ha voluto
ricordare “la bellezza della tante sinagoghe sparse per il Piemonte che
testimoniano una forte presenza ebraica. Una storia fatta di prosperità
e tragedia di cui rimane una viva memoria”. Ma il grande pregio di
questo progetto è lo sguardo verso il futuro: come ha suggerito nel suo
intervento rav Alberto Somekh, “a Cuneo si potranno organizzare dei
Shabbatonim, dei sabati in cui riunirsi e incontrarsi con membri di
altre comunità. Abbiamo pensato con Davide Cavaglion di organizzarne
uno già in ottobre”. Non solo vita ebraica ma anche polo di attrazione
per tutta la città, con la sala seminari come epicentro di attività
culturali e altre iniziative di interesse. Inevitabilmente
emozionato Davide Cavaglion, attivo rappresentante della realtà ebraica
cuneese. “Non sono riuscito a trattenere i ricordi” racconta Cavaglion
“appena sono iniziati i lavori di restauro il passato ha cominciato a
riaffiorare: il rumore dei banchi, l’odore ottocentesco delle sale,
l’immagine della volta del tempio per metà bianca”. Un passato che oggi
rivive grazie al grande lavoro dell’architetto Laura Menardi che ha
spiegato nel suo intervento la cronologia e le modalità con cui è stato
avviato il progetto. “I lavori - ha sottolineato la Menardi - sono
stati suddivisi in tre lotti: il piano terra, per cui i lavori sono
terminati; il primo piano e facciate prospicienti, dove sorgerà lo
studiolo del rabbino e foresteria (del secondo lotto fa parte anche il
cortile in cui un tempo si celebrava sukkot); infine il piano
seminterrato o del forno per le azzime e bagno rituale (mikvé)”. Poche
parole ha voluto aggiungere Alberto Cavaglion “nello stile rustico
cuneese, in cui le parole lasciano il posto ai fatti”. Lo storico ha
ricordato la grande connessione che intercorre fra la Comunità ebraica
e la popolazione locale “fra cui è nata una sorta di solidarietà
dell’estromesso”. I cuneesi, come è noto, sono stati spesso oggetto di
scherno e ridicolizzati; stessa sorte è capitata nei secoli agli ebrei
per cui, ha ironizzato Cavaglion “essere un ebreo cuneese è, se
possibile, doppiamente difficile”. Ironia, velata di amarezza, che ha
poi lasciato posto al già citato auspicio che il centro sociale possa
essere un luogo di confronto e scambio di idee (nell'articolo che segue
la versione integrale dell'intervento di Alberto Cavaglion). Dopo la tefillah, la serata si è conclusa con un piacevole rinfresco. Daniel Reichel
Qui Cuneo - Noi, ebrei sull'altra frontiera
Credo
non siano molti i luoghi in Italia dove la percezione della condizione
ebraica risulti chiara come a Cuneo. Nel corso dei secoli ebraicità e
cuneesità sono state due categorie in qualche modo assimilabili: due
modi di rappresentare una diversità identitaria. Una condizione di
marginalità da manuale, una identità di confine o come si usa dire “di
frontiera” che, ovviamente, non è la stessa di Trieste. Come i
bergamaschi per la Serenissima, i cuneesi per i Savoia sono stati una
realtà spesso raffigurata in termini caricaturali. Deformazioni,
stereotipi, luoghi comuni su vizi e le manie autolesionistiche dei
cuneesi sono andate ad arricchire un armadio del pregiudizio che
presenta non pochi collegamenti con il repertorio anti-ebraico. Un
censimento voluto dai francesi, l’8 dicembre 1806, assegnava a Cuneo il
primato della comunità più densamente abitata nel basso Piemonte: 215
persone contro 202 a Fossano, 159 a Savigliano, 140 a Saluzzo, 85 a
Mondovì. La curva demografica sale nonostante la Restaurazione e il
ritorno delle “Regie Patenti” (301 sono le persone censite nel 1835).
Le conseguenze del processo di industrializzazione e il fenomeno
dell’inurbamento invertiranno i dati. Il famigerato censimento voluto
da Mussolini nel 1938 registra a Cuneo 182 persone. Le origini
dell’insediamento non sono diverse da quelle di altri centri
piemontesi, oggi al centro di un rinnovato interesse storiografico. Le
ricerche condotte negli anni passati da Giovanni Cerutti confermano
quello che risulta dalle analoghe ricerche di Renata Segre, o, nello
specifico di Cherasco, da Bruno Taricco o Pier Giorgio Comino per
Mondovì. E’ notevole il rapporto privilegiato con la Francia,
testimoniato dai cognomi delle famiglie cuneesi. Nell’Ottocento
alle memorie degli antenati protagonisti di una immigrazione provenzale
si associa il dato oggettivo della libertà arrivata insieme a
Napoleone, che portava con sé, come scrisse Carducci, “il vessillo
della equalitade”. A Cuneo le memorie delle restrizioni, della
reclusione e della persecuzione è attestata dagli scritti di rabbini
illustri come Lelio della Torre o Arnaldo Momigliano, ma non vorrei che
andasse dimenticata la figura di Carolina Invernizio, nata non lontano
dalla Contrada dove sorge la piccola sinagoga cuneese, autrice di un
libro che andrebbe riletto, non solo a Cuneo e non solo dagli ebrei,
L’orfana del ghetto. Ebraismo e cuneesità devono questa tacita
solidarietà di esclusi e derisi alla storia, al loro passato di
emarginazioni. Il frutto migliore di questa umana “simpatia” fra
oppressi avrà il suo apice nei mesi della clandestinità, nel 1943-1945,
quando verso perseguitati ebrei giunti nelle vallate del cuneese da
mezza Europa, si moltiplicano episodi di commovente solidarietà. Sono
riflessioni che inducono a formulare un’ipotesi un po’ folle. Essere
ebrei ed essere di Cuneo è come dire la stessa cosa. Barzellette
spietate e crudeli vignette satiriche hanno avuto come bersaglio
cuneesi ed ebrei. In questa città è ben chiaro a tutti i cittadini che
cosa voglia dire essere bersaglio di una propaganda ostile oppure
remare controcorrente facendo parte di una minoranza guardata con
diffidenza. Viceversa per un ebreo di Cuneo, come chi scrive, gli
sberleffi acrimoniosi di Totò che “ha fatto il militare a Cuneo” (o di
Togliatti che derideva il conformismo cattolico dei coltivatori diretti
di questo angolo di Piemonte) così come le barzellette sul gozzo hanno
sempre procurato fastidio e noia. Quando si è costretti ad ascoltarle,
si ride a denti stretti e si pensa ad altre caricature, ad altre
barzellette che non fanno per nulla ridere. Esiste sempre una
solidarietà fra vittime del pregiudizio, che induce comunque il deriso
a recare testimonianza, con dignità e orgoglio, della propria
appartenenza, senza cedimenti o apostasie. Si è ripetuto fino alla noia
che essere ebrei è cosa difficile. Essere ebrei di Cuneo potrebbe
essere una condizione doppiamente difficile, una condizione di
diversità moltiplicata per due. In certi momenti della storia d’Italia,
può darsi sia stato così. Ma non sempre “essere ebrei di Cuneo” ha
voluto significare l’esistenza di una doppia diversità. Qui si
dimostra un curioso paradosso. Le radici del pregiudizio, sommandosi,
possono annullarsi in una tacita forma di reciproca comprensione. Gli
ebrei, a Cuneo, sono notoriamente di poche parole. E’ una delle virtù
del luogo che abbiamo meglio appreso. E’ dunque bene che mi fermi qui,
limitandomi a ricordare che nella lotta contro il razzismo di cui tanto
si parla, ebrei e cuneesi potranno insegnare, in un luogo d’incontro
come questo che oggi s’inaugura, una elementare, matematica regola di
pacifica coabitazione. Diversità più diversità uguale uguaglianza.
Alberto Cavaglion
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«Studierai giorno e notte»
All’immensa
perdita del Tempio il popolo ebraico, piegato militarmente dall’impero
romano, seppe reagire innalzando un nuovo Tempio: il Tempio dello
studio. Fu così che riuscì ad attraversare sofferenze atroci, esili
interminabili. Si distinse tra le nazioni perché optò per la cultura
del libro in luogo della cultura della pietra. Accettò di evitare ogni
idolatria del monumento per incamminarsi verso la parola. Accettò di
abitare nel Libro e di interpretarlo per viverci. Insegnò al mondo la
possibilità di avere nel volume del Libro lo spazio vitale. È stato
forse questo passaggio dalla pietra alla pagina il miracolo della sua
sopravvivenza nella storia. Lo studio è questione di vita o di
morte. Ben prima di ogni conflitto esterno. Perché una comunità privata
dello studio dell’ebraismo è votata al decadimento. «Studierai giorno e
notte». L’ebraismo è il comandamento di un Libro - Libro unico intorno
a cui si avvolgono le pagine degli altri libri, biblioteca universale e
vicaria dell’universo.
Donatella Di Cesare, filosofa
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rassegna stampa |
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Colosseo al buio per chiedere la liberazione del soldato Shalit Giovedì
prossimo alla mezzanotte israeliana, le 23 in Italia, le luci del
Colosseo saranno spente per chiedere l'immediata liberazione di Gilad
Shalit, il soldato israeliano prigioniero di Hamas, che è stato rapito
il 25 giugno 2006 da guerriglieri palestinesi durante un attacco a un
avamposto militare in territorio israeliano, durante l'assalto rimasero
uccisi due soldati israeliani e Shalit venne catturato. [...] Ora il
Colosseo spegne le sue luci per liberare Shalit, lo comunicano il
sindaco Gianni Alemanno, e il presidente della Comunità ebraica di
Roma, Riccardo Pacifici. Il Messaggero, 21 giugno 2010
Quando Franco inviava a Hitler le liste degli ebrei da sterminare Madrid
- Una lista di ebrei sefarditi da avviare verso l'Olocausto, seimila
nomi, un regalo del generalissimo Francisco Franco ad Adolf Hitler. O
meglio, un omaggio di José Finat Escrivà de Romani, conte di Mayalde,
direttore generale per la Sicurezza franchista e poi ambasciatore a
Berlino, all'amico Heinrieh Himmler, capo delle SS. E stato il lavoro
certosino di un giornalista ebreo, Jacobo Israel Garzón, a far luce su
un episodio che la polvere della Storia stava occultando da troppo
tempo. Un documento custodito miracolosamente all'Archivio Nazionale,
sul quale ha poi lavorato il quotidiano El Pais, sembra poter
dimostrare che il 13 maggio 1941 i governatori civili, corrispondenti
ai nostri prefetti, ricevettero da Madrid l'ordine di elaborare liste
dettagliate degli ebrei sefarditi. […] Josto Maffeo, Il Messaggero, 21 giugno 2010 Gaza, autorizzate «merci civili» Si
aprono (un pochino) i portoni dei valichi, si socchiudono le porte
delle prigioni. In difficoltà d'immagine, il governo Netanyahu
accelera: già da oggi, «tutte le merci civili» potranno entrare via
terra a Gaza. Tutte «eccetto quelle spiega il portavoce Mark Regev che
possono rafforzare la macchina da guerra di Hamas». [...] F.Bat., il Corriere della Sera, 21 giugno 2010 |
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notizieflash |
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Fini: “Israele non è isolato per la politica del suo Governo ma per il contesto internazionale che oggi è molto complesso” Tel Aviv, 21 giu - “Un
amico vicino e caloroso per il nostro Stato”, così il quotidiano
Yedioth Ahronot definisce il presidente della Camera Gianfranco Fini,
che ha rilasciato al giornale israeliano un'intervista. "Ogni volta che
il presidente dell'Iran invoca la distruzione di Israele, non si può
considerarlo solo come un'altra dichiarazione o propaganda eccessiva.
La comunità internazionale non comprende fino in fondo l'aspetto
psicologico di questa minaccia esistenziale", queste le parole di Fini
su Israele, alla vigilia di una sua visita nella regione. "Israele -
precisa ancora Fini - non è isolato per la politica del suo governo, ma
per il contesto internazionale che oggi è molto più complesso, mentre
le minacce che incombono su questo Stato vanno crescendo. Il problema
della sicurezza di Israele non è un problema fra i tanti, ma è il
problema con la 'P' maiuscola". Alla domanda su cosa occorra fare
per far fronte alla minaccia nucleare iraniana, Fini risponde: "E'
possibile dubitare dell'intenzione dell'Iran di aderire alle richieste
dalla comunità internazionale. Io stesso ho dei dubbi. Ma sinceramente
non vedo altra strada che quella già intrapresa: ossia di pressione
diplomatica accompagnata da sanzioni economiche. L'importante è trovare
unità nella comunità internazionale. Io penso che si sia compiuto un
ulteriore passo in avanti. Quanti finora si astenevano da chiedere a
Teheran di fermarsi, ora lo fanno". Riguardo ai rapporti economici
bilaterali fra Italia e Iran, Fini rileva infine che "i nuovi
investimenti italiani si sono fermati quasi del tutto". "Il volume del
nostro commercio con l'Iran - conclude - è adesso molto più
equilibrato".
Netanyahu-Obama, l'incontro è fissato per il 6 luglio Washington, 20 giu - L'incontro
fra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente americano
Barack Obama è fissato per il 6 luglio. A dare la notizia è stato il
capo dello staff della Casa Bianca Rahm Emanuel, lo ha fatto nel corso
di un'intervista televisiva rilasciata alla ABC. L'incontro che avrebbe
dovuto svolgersi già qualche settimana fa era stato annullato a causa
dell'obbligato rientro d'urgenza in Israele del premier, che si trovava
già in Canada, a seguito del blitz contro la flottiglia
filo-palestinese. |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei
l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere
ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo
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