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L'Unione informa |
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22 giugno 2010 - 10 Tamuz 5770 |
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alef/tav |
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Roberto Della Rocca, rabbino |
Tre sono le espressioni maggiormente adoperate per definire una Comunità: Tzibbùr, Kahal- Kehilà, Edà. Se lo Tzibbùr può essere paragonato a una sorta di consorzio di alcuni servizi comuni fondamentali e il Kahal-Kehillà a una convocazione di assemblea permanente, l’ Edà è
la forma più elevata di congregazione, con il suo significativo
richiamo etimologico a quella radice che indica la testimonianza. Come
a dire che la sfida di ogni Tzibbùr e di ogni Kehilà resta quella di riuscire a elevarsi e trasformarsi in una Edà.
Un raggruppamento di individui che stanno assieme per portare avanti
una testimonianza e un progetto particolari. Nella sezione di Chukkàt che abbiamo letto lo scorso Shabbat, a Moshè viene comandato di convocare l’Edà, di prendere con lui la verga e di parlare alla roccia. Moshè invece convoca il Kahal- anziché l’ Edà
-, percuote la roccia, l'acqua esce e disseta il popolo. Anche se la
roccia, che rappresenta il popolo, è dura e viene voglia di spaccarla
con la forza dell'autorità (la verga), Moshè avrebbe dovuto tirare
fuori l’acqua (paragonata sempre alla Torà) dal popolo ebraico
“roccioso”, parlando, spiegando. E’ di fatto questa la colpa imputata a
Moshè che sancirà la capitolazione della sua leadership. Quando un
leader non crede più nella possibilità che la sua Comunità potrà
trasformarsi da Kahal-Kehilà a Edà e anziché far uscire l’acqua-Torà dalla roccia-popolo con la parola dovendo invece ricorrere a ripetute bacchettate è la sua leadership a doversi mettere in discussione. |
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Non attendere di essere vecchio per essere eccentrico. |
Vittorio Dan Segre, pensionato |
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davar |
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Libertà per Gilad - Il monito dei giovani
Giovedì
24 giugno Roma e Milano si mobiliteranno per inviare ai rapitori di
Gilad Shalit un segnale significativo e forte. Chiederanno a gran
voce la liberazione del soldato israeliano rapito da Hamas il 25 giugno
del 2006, quattro anni fa. Hanno deciso di farlo spegnendo le luci di
due fra i monumenti più importanti delle loro città: Colosseo e
Castello Sforzesco. Di
seguito riportiamo alcuni fra i comunicati divulgati per l'occasione
dall'Unione Giovani Ebrei d'Italia e dal Bene Berith giovani, che sono
fra i promotori dell'evento di Roma, e dal vicepresidente della
Comunità Ebraica di Milano, Daniele Nahum, che con il Comune di Milano
organizzerà una fiaccolata nel capoluogo lombardo. Piperno e Moscati: "Tutte le città d’Italia spengano un monumento per Shalit" Rivolgiamo
un invito a tutte le città d’Italia affinché seguano l’esempio di Roma
e Milano spegnendo le luci del loro monumento simbolo il 24 giugno per
Shalit - affermano in una nota congiunta Giuseppe Massimo Piperno
e Angelo Moscati, rispettivamente presidente dell’Unione Giovani
Ebrei d’Italia e del Benè Berith Giovani - siamo grati ai sindaci
Alemanno e Moratti che hanno immediatamente accolto la nostra richiesta
di spegnere le luci del Colosseo e del Castello Sforzesco per
richiedere la liberazione di Gilad Shalit, ormai da quattro anni nelle
mani dei terroristi di Hamas. A Roma alle ore 21.30 è prevista una
grande manifestazione sotto l’arco di Costantino che vedrà la presenza
del Ministro Ronchi, del Sindaco Alemanno, del presidente della
Provincia Zingaretti, del governatore della Regione
Polverini, dell’onorevole Cesa, del presidente della Comunità
Ebraica di Roma Riccardo Pacifici, del direttore de' Il Foglio Giuliano
Ferrara e del padre di Gilad, Noam Shalit. Queste le
associazioni che hanno aderito: Giovane Italia (PDL)
Giovani democratici (PD), Il Foglio, Partito Repubblicano
Italiano, Giovani UDC Roma, Sinistra per Israele, Forum nazionale
giovani, Associazione Romana Amici D'Israele, Informazione Corretta,
American Jews Committe, Fondazione De Fonseca, Keren Kayemet LeIsrael,
Assessorato ai giovani UCEI, Federazione delle Associazioni Italia –
Israele, Associazione Medica Ebraica d'Italia, Sohnut Italia - Agenzia
ebraica per Israele, Giovani Per il Futuro, Keren Hayesod, Associazione
parlamentare di amicizia Italia-Israele, Comunità di Sant'Egidio, Benè
Akiva Roma, L.U.I.S.S. Roma, A.N.P.I
Giuseppe Massimo Piperno e Angelo Moscati
Comunità e Comune spengono le luci del Castello Sforzesco in ricordo del soldato israeliano rapito La
Comunità Ebraica di Milano e il Comune di Milano spegneranno le luci
del Castello Sforzesco giovedì 24 giugno per ricordare il quarto
anniversario del rapimento del soldato israeliano Gilad Shalit,
prigioniero del movimento terroristico Hamas. Daniele Nahum,
vicepresidente della Comunità Ebraica di Milano, ha dichiarato:
“Ringraziamo il Presidente del Consiglio comunale Manfredi Palmeri e
l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory per aver aderito
al nostro appello a compiere un gesto di solidarietà nei confronti del
soldato israeliano Gilad Shalit, rapito il 24 giugno di quattro anni fa
dal movimento terroristico Hamas. A Gilad Shalit vengono negati i
diritti del prigioniero sanciti dalla Convenzione di Ginevra, infatti
la sua famiglia non ha informazione sul suo stato di salute, né fisica
né mentale. Il Comune di Roma ha sposato l’iniziativa dell’Unione
Giovani Ebrei d’Italia e del Benè Berith Giovani, di spegnere, durante
la sera del 24 giugno, le luci del Colosseo per qualche minuto, in
ricordo del rapimento di Shalit. Anche la nostra città farà un gesto
concreto per dimostrare solidarietà a Gilad Shalit, spegnendo per
quindici minuti, dalle ore 21:45 fino alle ore 22, le luci del Castello
Sforzesco”. La Comunità Ebraica di Milano e il Comune
organizzeranno dalle ore 21:15 fino alle ore 22 di giovedì 24 giugno,
una fiaccolata davanti al Castello Sforzesco.
Daniele Nahum
Ye'ud - Esprimersi in pubblico e gestire le istituzioni
Si
è concluso domenica pomeriggio il quarto seminario del corso di
formazione dell’assessorato ai Giovani dell’Ucei, Ye’ud Future Leaders
Training. Questa volta le lezioni si sono svolte nei locali del Tempio
dei Giovani di Roma, dove i ragazzi sono stati accolti con affetto e
calore dagli abituali frequentatori della sinagoga, che hanno condiviso
con loro, oltre allo spazio, i pasti dello shabbat, i canti, e le
derashot che hanno caratterizzato l’Oneg Shabbat. Novità di grande
impatto di questo seminario è stato il ritorno delle formatrici di
Pubblic Speaking del "CLO Consulting”, già protagoniste lo scorso anno
nella prima edizione del corso. I due gruppi, "base" e "avanzato", si
sono intervallati durante la tre giorni, acquisendo nuovi strumenti e
conoscenze sui metodi per parlare in pubblico e sulla consapevolezza
delle proprie capacità di oratori. A fare la parte del leone,
ancora una volta, i contenuti: dopo l’apertura dei lavori da parte del
dirtettore scientifico del progetto rav Roberto Della Rocca, nella
giornata di venerdì, hanno dato il proprio contributo il segretario
generale dell’Ucei, dottoressa Gloria Arbib, che ha illustrato la
struttura e le funzioni dei vari organi dell’Unione. Grazie
all’intevento di Claudia De Benedetti, vicepresidente e assessore ai
Giovani dell’UCEI, ma soprattutto presdiente dellla Sohnout Italia, non
sono mancati ospiti internazionali tra cui il professor Steven Katz,
direttore del Wiesel Center della Boston University, Ofer Arussi, CEO
Assitant della Sohnout Europea e Michal Levi shlihà europea del Maccabi. Nella
giornata di sabato i due gruppi hanno incontrato anche il profossor
David Meghnagi, direttore del Master di didattica della Shoah
all’università Roma Tre, che ha affrontato a trecentosessanta gradi i
temi della Shoah, dell’identità ebraica, della connessione fra la
preghiera e la musica, in una coinvolgente analisi deale mille e
frammentate caratteristiche dell’essere ebreo. Tra gli interventi
conclusivi del seminario, i ragazzi hanno incontrato Anselmo Calò,
assessore al bilancio dell’UCEI, che ha affrontato il tema del bilancio
dell’Unione, dell’8 per mille e del funzionamento dei dipartimenti
della struttura. Il tutto condito con il frutto di una esperienza
comunitaria di lunga data. Le attività si sono concluse con la
realizzazione di un filmato, in cui i "veterani" del gruppo hanno messo
in pratica le conoscenze apprese nei corsi di Pubblic Speaking,
illustrando al pubblico il proprio percorso all’interno di Ye’ud e
tutto ciò che hanno potuto guadagnare da questo. Il gruppo è rimasto
inoltre entusiasta degli interventi di Sandro Di Castro, responsabile
del tempio e presidente del Benè Berith Roma. In tre diversi momenti
dello shabbat hanno dato modo di riflettere sul ruolo della leadership
all’interno di un contesto ebraico, facendo riferimento a commentatori
biblici e alla Parashà della settimana. Ha lasciato il segno
l'intervento del rav Riccardo Di Segni del sabato pomeriggio.
Il rabbino capo di Roma su un punto è stato chiaro: la
preparazione della futura leadership comunitaria non può prescindere da
una forte conoscenza e identità ebraica. "Solo su forti radici ebraiche
- è il messaggio di Di Segni - si può pensare di costruire delle solide
Comunità che riescano a superare il modello, poco vincente, suggerito
dalle organizzazioni pubbliche, spesso ingessate e litigiose".
Benedetto Sacerdoti
Tsad Kadima e i corsi speciali per giovani disabili
Domenica
20 giugno si è svolta nella sala Frank Sinatra dell'Università Ebraica
di Gerusalemme al monte Scopus la cerimonia finale di due corsi
speciali per giovani diversamente abili. I due corsi "I quartieri di
Gerusalemme" sono stati organizzati in collaborazione col progetto
"Perach" dall'associazione Tsad Kadima, che da anni si occupa di
organizzare e aiutare il percorso formativo dei bambini che
soffrono di lesione cerebrale in Israele. La
cerimonia si e tenuta alla presenza, fra gli altri, degli istruttori
del "Machon Ben Zvi per gli studi su Gerusalemme", che hanno fornito
l'accompagnamento professionale durante il corso; Alessandro Viterbo,
rappresentante della Fondazione Marchese De Levy di Torino nonché tra
gli ideatori del progetto, che ha dato il sostegno finanziario e ha
consentito così la realizzazione dei corsi; dei rappresentanti del
Decanato dell'Università Ebraica di Gerusalemme, Lior Kapuller,
infaticabile direttrice progetto Perach che opera in campo disabilità,
che ha fornito studenti regolari come accompagnatori e assistenti del
corso, Yuval Tsur conduttore dei progetti Tsad Kadima a Gerusalemme e
coordinatore dei corsi; oltre naturalmente a genitori e studenti. Tutti
gli oratori hanno sottolineato il significato di "Portare Gerusalemme
alla sommità della nostra felicità" come citazione universale che lega
abitanti e amanti della città. I
rappresentanti dei partecipanti hanno espresso il loro più grande
ringraziamento alla fondazione torinese "De Levy" per il notevole
appoggio finanziario, che ha permesso un regolare svolgimento dei corsi
e hanno espresso la loro volontà di approfondire gli argomenti trattati
in un ulteriore corso l'anno prossimo. La
particolarità di questi corsi è aver dato la possibilità ai giovani
diversamente abili di conoscere da vicino i quartieri della città
nonostante le grandi difficoltà fisiche e gli ostacoli a volte
insormontabili per chi è costretto a muoversi su sedia a rotelle. Grandi
le spese che sono state affrontate, specialmente nell'uso di autobus
speciali adattati alle necessità di ognuno. I quartieri piu suggestivi
di Gerusalemme sono stati invasi dai partecipanti dei corsi, che armati
di registratori e macchine fotografiche non hanno risparmiato energia
per afferrare gli aspetti piu particolari di citta vecchia Nachlaot
,Talbieh,Rehavia,Beit Hakerem. I
ragazzi hanno prodotto lavori di ricerca che hanno riassunto il loro
sforzo annuale, al fine di afferrare i segreti che i quartieri di
Gerusalemme nascondono dietro le mure e le porte. Tra
i lavori piu curati: ospedali storici di Rehov Haneviim, il leggendario
campo Shneler e la citta vecchia attraverso le sue porte (nella foto i
ragazzi alla porta di Zion). I
corsi sono una rinnovata espressione dell'impegno dell'associazione
"Tsad Kadima" a inserire i giovani cerebrolesi nella vita e nella
realtà quotidiana di Israele. Così come il nuovo centro in costruzione
a Beersheva(apertura prevista a settembre), che si propone di agire in
campo disabilità giovanile anche nel sud di Israele.
Alessandro Viterbo
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Libertà per Gilad - Giovedì al Colosseo
Giovedì
sera, a Roma, le luci del Colosseo saranno spente per ricordare al
mondo che un giovane uomo, Gilad Shalit, è prigioniero di Hamas da
quattro anni. Quando il caporale israeliano fu rapito in un giorno
d’estate, molti temettero che la sua sorte fosse segnata; in seguito
abbiamo avuto momenti di speranza e momenti di delusione, dal momento
che la sua liberazione appare legata a difficili e incerte trattative
che investono Gaza, i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane,
i confini. A oggi nessun inviato della Croce rossa o di altre
organizzazioni internazionali ha potuto visitare il prigioniero e
verificare le sue condizioni, come l’umanità e il diritto
internazionale imporrebbero. La scorsa settimana in tutto il
mondo si sono ripetute manifestazioni di solidarietà in occasione del
compleanno di Aun San Suu Kyi, la «lady» dell’opposizione birmana agli
arresti domiciliari, da venti anni simbolo dell’opposizione
non-violenta a una dittatura oppressiva e sanguinaria. In molte città
abbiamo assistito a manifestazioni di vario genere, tutte con il
medesimo obiettivo: ricordare al mondo l’ingiustizia che continua a
essere perpetrata. Ci si chiede se questo tipo di iniziative siano
veramente utili alla causa, come anche gli appelli, e alcuni tendono a
ridurne la portata. Ciò che possiamo dire è che quando si ha a che fare
con regimi dispotici e poco disposti a divulgare le notizie - come nel
caso della Birmania o di Hamas – le vittime aspirano ad avere una eco
nel mondo, per non finire in un oblio ancora più comodo per gli
oppressori. E se qualcuno nutre altri dubbi sull’utilità di gesti
simili, gli basterà osservare il volto di Noam Shalit, padre di un
figlio barbaramente detenuto da quattro anni, per capire che anche
queste iniziative servono.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Il padre di Shalit: “In nome del mio Gilad attraverso Israele” La
«marcia per Gilad» inizierà dalla casa cli Mitzpeh Hila, la casa della
famiglia Shalit. Inizierà domenica prossima e dal Nord d'Israele si
dipanerà fino a Gerusalemme. Fino alla residenza del primo ministro.
L'Israele che non dimentica quel giovane soldato da quattro anni nelle
mani di un commando di Hamas, si unirà a Noam e Aviva Shalit, i
genitori di Gilad. Shimshon Liebman è il presidente della campagna per
la liberazione di Gilad, l'animatore della marcia, assieme a Noam e
Aviva. «Abbiamo ricevuto migliaia di di adesioni - dice Liebman a
l'Unità - da ogni parte d'Israele. E' il segno che la gente non ha
dimenticato Gilad, non ha lasciato sola la sua famiglia». A riprova è
un recente sondaggio secondo il quale il 67% degli israeliani sarebbe
favorevole a scambiare il caporale Shalit con 450 prigionieri
palestinesi. [...] Umberto De Giovannangeli, l'Unità, 22 giugno 2010
E giovedì a Roma si spegne il Colosseo: «Liberatelo» Spegnere
le luci per riaccendere una speranza. E per illuminare la volontà di
quanti continuano a battersi per il suo ritorno a casa. Giovedì
prossimo alla mezzanotte israeliana - le 23 in Italia - le luci del
Colosseo saranno spente per chiedere l'immediata liberazione di Gilad
Shalit, il soldato israeliano prigioniero di Hamas, rapito il 25 giugno
2006. A comunicarlo, in una nota, sono il sindaco di Roma, Gianni
Alemanno, e il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo
Pacifici. La manifestazione, alla quale sarà presente Noam Shalit, il
padre di Gilad Shalit, è promossa dalle associazioni giovanili Bnei
Berit Giovani e Ugei (Unione Giovani Ebrei Italiani) per un loro
coetaneo. «All'evento sono invitati tutti i cittadini - spiegano
Alemanno e Pacifici -. L'obiettivo è quello di unire le forze e
sensibilizzare l'opinione pubblica per riportare Gilad a casa, nonché
per rilanciare il processo di pace in Medio Oriente». [...] U.D.G., l'Unità, 22 giugno 2010
Suez, navi da guerra Usa: Obama rassicura Israele New
York - Undici navi da guerra americane attraversano lo Stretto di Suez,
e subito si scatena una ridda di supposizioni. Nel calderone
surriscaldato del Medio Oriente si rincorrono le voci più disparate: e
se alcuni sospettano che gli americani intendano fermare con la forza
le navi iraniane che dovrebbero portare soccorso ai palestinesi di
Gaza, altri pensano che vorranno semplicemente dar seguito alla lettera
della risoluzione Onu che permette di salire a bordo di navi iraniane
sospette per accertarsi che non portino armi. Ma c'è chi avanza la
teoria estrema che gli americani stiano per avvicinarsi alle coste
iraniane per colpire, d'accordo con i sottomarini israeliani già nella
regione, i bersagli nucleari iraniani. Dal Dipartimento della Difesa
Usa viene la conferma del movimento delle navi, ma la spiegazione è
molto meno bellicosa; il convoglio guidato dalla portaerei Uss Truman
sta navigando lungo il Mar Rosso per arrivare al Mar d'Arabia e
sostituire il convoglio guidato dalla portaerei Eisenhower, impegnata
da mesi in operazioni di sostegno della guerra in Afghanistan. Insomma,
per quanto il passaggio del convoglio sia stato il più massiccio da
molti anni a questa parte, si tratterebbe solo di una manovra dì
normale avvicendamento. Che però anche negli Usa viene vista come
carica di significati simbolici. [...] Anna Guaita, Il Messaggero, 22 giugno 2010
Chi bloccherà il via vai di navi pacifiste verso Gaza? Roma.
I convogli della pace che tentano di forzare il blocco navale
israeliano al largo di Gaza picchiano sull'equilibrio che regge la
tregua, già poco speranzosa, in medio oriente. Ieri il Libano ha
autorizzato la Julia a “salpare per Cipro”: si tratta di una finzione
politica per lasciare partire dalle coste libanesi una nave che tutti
sanno diretta invece a Gaza, e che come tale non potrebbe ricevere
l'autorizzazione a lasciare il molo - così dice la legge. Tra Libano e
Israele c'è una situazione incerta di stallo, dopo la guerra contro
Hezbollah sospesa nell'agosto del 2006 dalla risoluzione 1.701
dell'Onu. Ogni pretesto, dicono gli osservatori, innescherà di nuovo la
violenza, considerato che oggi Hezbollah a Beirut è dentro il governo e
nel sud del paese si sta armando nell'indifferenza, o piuttosto con la
benedizione, dei politici un tempo avversi: Le armi di Hezbollah sono
essenziali per difendere il paese contro Israele, dice il volubile capo
dei drusi, Walid Jumblatt, che fino a due anni fa era uno tra i loro
convinti oppositori. Le navi pacifiste che fanno rotta verso Cipro sono
tagliate alla perfezione sulla politica del Libano, anti israeliana ma
senza troppo scoprirsi. Da oggi a ottobre potrebbero salparne fino a
cinquanta. Per Israele, il guaio delle partenze dalle coste libanesi è
che la rotta è corta e lascia poco tempo alle squadre della marina per
intervenire, in un tipo di operazione che può finire in disastro come
tre settimane fa con la nave turca Mavi Marmara. Il ministro della
Difesa israeliano, Ehud Barak, avverte che riterrà responsabile il
Libano se qualcosa andrà male. Il quartier generale della missione
militare Unifil, da New York, dice che i soldati Onu devono bloccare le
navi dirette a Gaza perché violano la risoluzione 1.701. Ma il comando
locale a Naqoura smentisce: l'ordine non c'è. Il contingente prova a
defilarsi dal possibile scontro. […] Il Foglio, 22 giugno 2010 |
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notizieflash |
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Il
Governo israeliano alleggerisce il blocco,
Frattini commenta: "Una buona decisione" Firenze, 21 giu - "E'
una buona decisione", così il ministro degli Esteri Franco Frattini ha
accolto l'annuncio del Governo israeliano di un programma di
allentamento del blocco nella Striscia. "Noi - ha osservato il ministro
- abbiamo lavorato molto per questo. L'Italia ha un rapporto di grande
amicizia con Israele, io vedrò il ministro degli Esteri israeliano in
questa settimana, tra due o tre giorni. Abbiamo detto agli israeliani
'non è nel vostro interesse il blocco di Gaza e noi siamo vostri
amici". "Questo - ha aggiunto Frattini riferendosi all'annuncio del
governo israeliano - porterà ad evitare nuove azioni tipo flottiglie o
tentativi di forzare le acque territoriali israeliane". |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
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Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
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