se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai  click qui  
 
  logo  
L'Unione informa
 
    23 giugno 2010 - 11 Tamuz 5770  
alef/tav   davar   pilpul   rassegna stampa   notizieflash  
 
Moked - il portale dell´ebraismo italiano
alef/tav    
  locci Adolfo
Locci,

rabbino capo
di Padova
“Chi potrà contare la polvere di Giacobbe e calcolare solo un quarto d’Israele? Possa io morire la morte dei giusti, e la mia fine possa essere uguale alla sua” (Numeri 23:10). Il Chafez Chayym (Rabbi Israel Meir HaCohen Kagan, 1838 - 1933) spiega che con questa espressione, Bil‘am chiede di morire la “morte del giusto”;  il mago astrologo mesopotamico, vuole morire come un ebreo però non desidera affatto vivere come tale. Una vera vita ebraica richiede molto alla persona: conoscenza, abnegazione, osservanza, devozione, volontà. La “vita del giusto” non si addice a Bil‘am, egli ne desidera solo gli effetti, che la sua vita possa continuare nel mondo futuro. Ma “morire” come un ebreo, anche se può essere auspicabile, non è mai da considerare superiore al voler “vivere” da ebreo. Rav Itzchak Nissembaum, morto nel ghetto di Varsavia nel 1943, coniò l’espressione Kiddush hachayym - santificazione della vita - con la quale volle insegnare che da quel momento in poi gli ebrei avrebbero dovuto considerare come vero “Kiddush haShem” - santificazione del nome di D., il vivere una concreta vita ebraica. Un concetto che il filosofo Emil L. Fackenheim avrebbe chiamato il “614esimo precetto”: il dovere di sopravvivere da ebrei e non dare una vittoria, neanche postuma, a tutti coloro che volevano e vogliono la nostra scomparsa, come individui, come popolo, come nazione.
Una gioia perpetua, cessa di essere una gioia. (Baal Shem Tov) Alfredo Mordechai Rabello,
giurista
Alfredo Mordechai Rabello  
  torna su
davar    
 
  Mondiali 2010 - Messi e Argentina in finale, questione di cabala 

MessiSignori e signori, in alto i calici. Veste la maglia numero dieci della nazionale argentina, dribbla da spellarsi le mani, è il numero uno dei calciatori in attività. Lionel Messi, stella indiscussa del Barcellona e della Seleccion, è un fenomeno e questo si sapeva da tempo. Ma la novità è che le sue prodezze trascendono di gran lunga le note capacità pedatorie. Grazie a David Skolni, cabalista israeliano di origine sudafricana, è stata scoperta la vera natura e il segreto del talento di Rosario. Messi non si accontenta di essere un campione: il prode Lionel sarebbe addirittura un “messaggero di Dio”. Troppe coincidenze cabalistiche, ha spiegato Skolni, autore di uno studio molto complicato i cui risultati sono stati pubblicati dal Jerusalem Post. Vicende familiari, carriera e analogie pallonare con il suo allenatore Maradona (dal 1986 rinominato “la mano di Dio” per il celebre goal segnato contro gli inglesi): la vita di Messi (messianico anche nel cognome) è tutta un numero. E quei numeri, secondo Skolni, parlano chiaro: Leo è latore di un messaggio divino e questa sua particolarità porterà lo squadrone sudamericano in finale.

as


Qui Firenze - Proposte e progetti per i Talmud Torà

Talmud TorahDirettori e coordinatori dei Talmud Torà delle piccole e medie realtà a confronto. Organizzato dal Centro Pedagogico del Dec (Dipartimento Educazione e Cultura) UCEI, si è svolto ieri nella Sala Servi della Comunità ebraica di Firenze un incontro fondamentale per pianificare il prossimo anno scolastico. Erano presenti alcuni rabbanim (tra cui il presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana Rav Richetti) e Ilana Bahbout, coordinatrice Dec. Il lavoro si è svolto in più fasi. Nella prima sono state raccolte le proposte delle varie Comunità per aiutare il Dec a lavorare secondo una programmazione mirata, con pacchetti di studio, attività e seminari che incontrino le esigenze di tutti. Successivamente Anna Coen e Mirna Dell’Arriccia, autrici del volume “In principio…Bereshit. Le Parashot narrate ai ragazzi”, hanno presentato l’impianto metodologico del nuovo progetto editoriale pensato per i giovani studenti ebrei. Ultimo step la mappatura dei Talmud Torà (numeri e localizzazione), con la presenza in sala di Daniela Misan, coordinatrice del neonato Talmud Torà di Trieste che ha appena concluso il primo anno di attività e che guarda al futuro con una serie di importanti progetti da realizzare nei prossimi mesi. Molto soddisfatta Odelia Liberanome, coordinatrice del Centro Pedagogico: “Questi incontri sono necessari, proficui e danno vita a un confronto propositivo per le piccole Comunità, che altrimenti hanno poche opportunità per incontrarsi. Permettono inoltre alle stesse Comunità di vivere una dimensione più ampia di quella offerta dalla realtà locale di riferimento”.

as


Qui Milano - Dibattito acceso al Consiglio straordinario

Qui MilanoGiunte aperte, giunte chiuse. Dopo le elezioni con il maggior numero di candidati di sempre, il fermento che pervade la Comunità ebraica milanese si è tradotto in un Consiglio straordinario di passione. Un pubblico eccezionalmente numeroso ha assistito al confronto serrato fra la maggioranza di Ken e i Consiglieri delle quattro liste di opposizione. Nonostante i toni accesi, un’ulteriore conferma di una rinata voglia di partecipazione alla vita comunitaria.
I Consiglieri di minoranza avevano richiesto la convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dell’articolo 21 dello Statuto UCEI. Primo punto all’ordine del giorno, la decisione della Giunta di tenere le proprie riunioni a porte chiuse, cioè escludendo la possibilità per gli altri consiglieri di assistervi.
“La nostra scelta – ha spiegato il presidente Roberto Jarach - nasce dalla necessità di discutere problemi delicati trattando dati sensibili, per cui riteniamo opportuno, nonché più efficace, farlo senza doverci preoccupare della circolazione di informazioni riservate. Ritengo che l’accusa di poca trasparenza che ci è stata mossa sia ingiusta, considerando che per la prima volta abbiamo deciso di rendere conoscibili a tutti le delibere adottate attraverso la newsletter della Comunità”.
Roberto Liscia ha illustrato le ragioni per cui i consiglieri di minoranza, pur con diverse sfaccettature, hanno giudicato negativamente la chiusura delle riunioni di Giunta “Questa situazione ha due risvolti non condivisibili, la mancanza di controllo, e il non avvalersi, nel processo di formazione delle decisioni, delle altre 12 intelligenze che sono parte di questo Consiglio. Sarebbe bene che potessimo operare come una Giunta allargata”. Un invito a maggioranza e opposizione ad abbassare i toni è stato rivolto da Walker Meghnagi “È arrivato il momento di creare quel clima di collaborazione che tutti auspicavamo in campagna elettorale. Per questo è importante che la maggioranza possa lavorare serenamente e, allo stesso tempo, si impegni a coinvolgere tutti, perché insieme possiamo fare tanto”.
L’Assessore alle finanze Alberto Foà ha però tenuto a precisare le ragioni per cui è importante che la Giunta lavori a porte chiuse “Ho trovato una situazione finanziaria e organizzativa molto difficile, e ritengo che questa crisi derivi da un problema ‘morale’. Questo non per accusare qualcuno di immoralità, ma è mia convinzione che la mancanza di regole e la disorganizzazione derivano proprio dal fatto che maggioranza e opposizione, abbiamo in passato perso la specificità dei propri ruoli, dando vita a un processo di decisioni collettive di scarsa trasparenza e impossibile da controllare. Non si possono finanziare tutte le iniziative, né aiutare tutti i bisognosi. È necessario compiere delle scelte, scelte delicate. Ecco perché è importante che la giunta operi in totale discrezione e senza alcuna pressione esterna”.
I consiglieri eletti con “Per Israele”, in particolare Yasha Reibman e Michele Boccia, hanno tuttavia espresso grande preoccupazione, definendo questo modus operandi un pericoloso precedente. “I consiglieri hanno sempre avuto la possibilità di partecipare alle giunte – ha sottolineato Reibman - In questo modo il Consiglio non può sapere, né fare più nulla. È giusto che tutti partecipino ai lavori”. A ribattere è stato l’Assessore Daniele Nahum, evidenziando il fatto che la lista Per Israele è parte di un gruppo nazionale, che segue una filosofia diversa. “A Roma, Per Israele governa la Comunità e tiene riunioni di Giunta aperte esclusivamente agli altri Consiglieri di maggioranza. Opporsi a una nostra analoga decisione qui a Milano diventa incoerente”. Nahum ha poi rilanciato, insieme ad altri membri della maggioranza, la proposta di istituire delle Commissioni di lavoro, che possano supportare gli Assessori, ma anche occuparsi di problemi specifici, in modo da garantire la possibilità di sfruttare le competenze dei Consiglieri rimasti esterni alla Giunta, proposta accolta da diversi esponenti di minoranza.
Il Presidente Jarach si è assunto la responsabilità di decidere per il futuro se tenere le riunioni di Giunta aperte o meno. Contemporaneamente è stato accolta la proposta di istituire una commissione che studi delle linee guida comportamentali per la Giunta, in sostituzione delle consuetudini che fino a questo momento hanno governato la vita comunitaria milanese in assenza di specifiche previsioni dello Statuto UCEI e di un vero e proprio regolamento della Comunità.
Sono state poi discusse le facoltà di comunicazione dei Consiglieri con gli iscritti. Il gruppo di Per Israele ha richiesto che venga garantita a tutti la possibilità di interventi e repliche sulle testate comunitarie (il Bollettino, il sito Mosaico e la newsletter), finora utilizzati solo dalla maggioranza. Richiesta che è stata accolta dal presidente Jarach, che si è impegnato a garantire la pluralità.
Ultimo punto all’Ordine del giorno erano i rapporti della Comunità con i media, problema portato alla ribalta da un’intervista rilasciata da Jarach al quotidiano La Stampa. “Capisco che le mie dichiarazioni relative ai matrimoni misti, ai rapporti con Israele e nei confronti di Riccardo Pacifici, così riportate, possano aver dato adito a interpretazioni sbagliate. Ribadisco di essere stato frainteso e penso che le mie successive precisazioni abbiano sgombrato il campo da ogni equivoco” ha sottolineato il Presidente, che è stato invitato a una maggiore cautela nei rapporti con la stampa, nonché ad aprire un confronto sugli stessi temi all’interno della Comunità.

Rossella Tercatin

 
 
  torna su
pilpul    
 
  Mussolini e l'esame di maturità

Michele SarfattiNella scuola si può e si deve conoscere, studiare e commentare Benito Mussolini, il suo pensiero, il suo operato. Con tabù e censure non si costruisce alcunché.
E' però profondamente errato proporre all'esame di maturità Mussolini nel modo così ben riassunto dallo storico Giovanni de Luna: "Quattro citazioni messe assieme col manuale Cencelli, o la par condicio televisiva: il fascista, il comunista, il democristiano, il religioso [solo il cattolico, nota mia], un tema bilanciato per quote proporzionali".
Ed è profondamente errato chiamare gli studenti a riflettere su quella che forse è la frase (un vero documento storico) più rilevante del Novecento italiano, senza precisare il suo rilevantissimo contesto. Il deputato Giacomo Matteotti (non importa se fosse socialista - lo era - o repubblicano, comunista o cattolico popolare) aveva criticato nel Parlamento italiano il non ancora dittatore Mussolini, per questo era stato ucciso, e proprio di ciò Mussolini il 3 gennaio si assunse la "responsabilità politica, morale, storica". La rivendicazione dell'assassinio di Matteotti è il momento sintetico della nascita della dittatura. Per gli studenti il valoroso deputato assassinato dovrebbe costituire enormemente più del nome di una strada, comunque non un tabù o una censura su una traccia di tema.
Aggiungo che la storiografia italiana utilizza la locuzione "complessa vicenda del confine orientale" per riassumere il formidabile e luttuoso intreccio di questioni micro e macro nazionali sviluppatesi nel Novecento nell'area tra Italia e Jugoslavia. Ora, chiedere agli studenti - nell'altra traccia di tema - di soffermarsi solo sugli eventi dal 1943 significa comunicare loro la bassa rilevanza del fondamentale trentennio precedente. Anche in questo caso con tabù e censure non si costruisce alcunché, né un'educazione alla storia, né un'educazione a un'identità italiana completa e consapevole.

Michele Sarfatti, direttore del Centro di documentazione ebraica contemporanea - Milano


"Venite a vedere con i vostri occhi"

Francesco LucreziUn libro di recente pubblicazione, La Palestina del mandato nell’editoria italiana. 1918-1939, curato da Marilì Cammarata per le Edizioni dell’Università di Trieste, si segnala come uno strumento prezioso per capire le radici lontane del groviglio politico e diplomatico mediorientale, che, già nel tormentato periodo tra le due guerre mondiali, attirava grande attenzione e interesse da parte dell’opinione pubblica italiana, sollevando forti e contrastanti reazioni emotive intorno al ritorno degli ebrei nella Terra Promessa, al problema dei rapporti tra ebrei e arabi, al ruolo del Regno Unito e alla posizione assunta, nei confronti del mandato britannico, dall’Italia liberale e poi fascista. Già allora, le vicende di quel lembo di terra, ancora alquanto desolato e scarsamente popolato, erano seguite nel nostro Paese con una curiosità e partecipazione senza pari, condivise tanto da chi mostrava di apprezzare l’impegno sionista, quanto dai molti che l’osteggiavano, spesso esternando senza alcun pudore sentimenti di violento antisemitismo (ma anche il disprezzo per gli arabi, a dire il vero, appariva ben rappresentato, così come l’antipatia per gli inglesi, alimentata dalla malcelata invidia di Mussolini, che avrebbe voluto per sé il mandato sulla “mistica terra”).
Tra le molte pubblicazioni esposte e commentate dalla Cammarata, particolarmente interessante appare un piccolo opuscolo, firmato dalla Associazione degli scrittori ebrei di Palestina, contenente un ‘manifesto’ indirizzato “agli scrittori e intellettuali di tutto il mondo civile”, pubblicato a Roma, a cura della Federazione Sionista Italiana, probabilmente nel 1929, a seguito della prima grande rivolta araba, che provocò ampie stragi nella popolazione ebraica di Palestina. L’appello, firmato dai 10 componenti del Comitato centrale dell’Associazione, tra cui Chaim Nachman Bialik e Shmuel Agnon, rappresenta una drammatica invocazione di aiuto e di soccorso: “Venite a vedere coi vostri occhi quello che facciamo qua e quello che ci fanno”. La violenza fece sanguinare l’yishùv, il piccolo popolo, falcidiandone le esili fila; ma non ne indebolì minimamente la forza d’animo: “sappiate e sappia il mondo: siamo tornati questa volta nella nostra Terra per rimanerci e per non uscirne. Qui siamo nati, qui spuntò e fiorì il nostro genio nazionale, qui torneremo a vivere come popolo tra gli altri popoli civili”.
“Da come è andata la storia nei 20 anni successivi, - commenta la Cammarata (p. 84) - mi sembra di potere affermare che questo appello agli ‘intellettuali del mondo civile’ non è stato letto da nessuno, tanto meno dagli italiani…”. Ma la voce di Bialik e Agnon, quantunque inascoltata, suona ancora oggi, forte e chiara, e manda un messaggio preciso a tutta la chiassosa e variopinta armata dei nemici di Israele: se il vostro obbiettivo è quello di colpire gli ebrei, potete realizzarlo; se è quello di aizzare contro di loro l’opinione pubblica mondiale, anche questo è, evidentemente, possibile; e anche l’obbiettivo ultimo della cancellazione definitiva di Israele, quantunque più difficile e costoso, non si può dire che sia oggettivamente irrealizzabile. Ma se - come rivelato, da ultimo, dall’arringa ai militanti della Marmara, pronunciata dal leader turco Bulent Yilidrim, prima dell’impatto con la marina israeliana al largo di Gaza, ripreso da un video sequestrato e reso pubblico dal Ministero degli Esteri - il vostro scopo è quello di spaventare e piegare il popolo d’Israele, inducendolo a lasciare la sua terra, lasciate perdere.

Francesco Lucrezi, storico

 
 
  torna su
rassegna stampa    
 
 
leggi la rassegna
 
 

Sono giorni di esami di maturità, questi, e attenti sono i giornali a leggere i temi assegnati ieri agli studenti. Ma mentre Paradisi su Liberal ne parla in modo equilibrato, osservando che l’argomento delle foibe è stato sdoganato dal limbo mentre, secondo il ben noto manuale Cencelli, viene offerto agli studenti anche un brano di Primo Levi, su Europa Franco Cardini ne scrive usando parole come: “altri olocausti, presenti e futuri, sotto i nostri occhi; dalla Palestina all’Iraq...”. Olocausto, signor Cardini? Prima di tutto dovrebbe riflettere sul significato intrinseco della parola “olocausto” (ci vorrebbe un accurato studio di Dante, che evidentemente manca). E poi, come si fa a fare paragoni di questo genere? L’unica spiegazione, che sta nascosta nei meandri della politica più cieca, ce la dà lo stesso Cardini il quale, infatti, cita esempi come la Palestina (in prima posizione), e l’Iraq, e pochi altri, ma si guarda bene dal parlare di quel Sudan dove, nel solo scorso mese di maggio, il locale dittatore, ricercato dal Tribunale dell’Aja e tuttavia recente commensale anche del segretario dell’ONU, ha fatto trucidare oltre 600 “nemici” colpevoli di non voler essere musulmani. Certe verità scomode si devono nascondere, e infatti non arrivano sui nostri quotidiani che preferiscono continuare a parlare dei “pacifisti” della Mavi Marmara. Così leggiamo oggi che una nuova nave sta per salpare, questa volta dalle coste iraniane: “missione umanitaria” scrive l’Avvenire, con 1100 tonnellate di aiuti preparati dalla mezzaluna iraniana (la corrispondente della Croce Rossa). L’articolista ci ricorda le parole pronunciate a Teheran dagli organizzatori: “non siamo in cerca d’avventura e combattimenti”; in fondo all’articolo si legge tuttavia che la nave avrà una scorta militare dei Pasdaran. Bene fa il Giornale, nella sua breve sull’argomento, a segnalare il nome della nave: “Bambini di Gaza”. Verrebbe voglia di chiedere agli organizzatori di questa spedizione se si rivolgono ai bambini innocenti (come dovrebbero essere tutti i bambini del mondo) o a quelli che, purtroppo, fin dalla primissima infanzia, sono allevati nel culto del martirio, nell’odio verso l’ebreo da uccidere fino all’ultimo che si nasconde dietro a un albero, nell’addestramento alle armi. A dimostrazione poi di come si faccia informazione (in tutto il mondo), bisogna rilevare che El Pais scrive che questa nave salperà “senza scorta militare”. Poveri lettori, in simile babele di informazioni discordanti e piene di falsità. Si inizia a ricordare oggi che Gilad Shalit è prigioniero dei terroristi di Hamas. Questo giovane (ora ha 23 anni, 4 dei quali passati in prigionia), diventato cittadino onorario di Roma, verrà ricordato nella capitale dove giovedì sera, a mezzanotte, il Colosseo sarà spento per 15 minuti; pure Milano ha deciso di spegnere il Castello Sforzesco per 15 minuti. Ieri a Parigi oltre 15000 persone, tra le quali 60 politici eletti recentemente in Francia, sono scese in piazza a manifestare per Gilad Shalit, ma purtroppo oggi nessun giornale e nessuna televisione francese ne ha parlato. E’ questo un vergognoso aspetto di tanta informazione, quando si parla di Israele. Su tale tema Michal Sfaradi, su l’Opinione, ricorda che la città di Torino ha rifiutato analogo gesto di solidarietà umana, adducendo a spiegazione “i recenti avvenimenti”; motivazione questa non accettabile, e che quindi ha spinto un gruppo di amici di Gilad Shalit a manifestare la sera di giovedì, nel mezzo della festa cittadina, subito prima dei fuochi che tradizionalmente illuminano le rive del Po la sera di san Giovanni. Il Foglio, in un articolo di Nicoletta Tiliacos, dà ampio risalto alle parole del presidente Pacifici che osserva, tra l’altro, che a Gaza, a differenza di tutti gli altri luoghi della terra, la Croce Rossa Internazionale non è autorizzata a distribuire gli aiuti. Solo a Gaza tutto viene gestito dai tiranni locali a discapito della popolazione locale, ma a beneficio personale (ndr). L’Osservatore Romano e l’Unità affrontano il problema della ventilata decisione dell’amministrazione di Gerusalemme (del suo “sindaco ultrà”, come scrive De Giovannangeli) di abbattere 22 “case illegali” per dare spazio al parco Giardini del Re (Salomone); le case illegali, in uno stato di diritto, vengono abbattute, e questo avviene, in Israele, sia con le costruzioni degli arabi che con quelle degli ebrei. Inoltre, vige da sempre una legge che proibisce di costruire nelle valli, dove appunto sorgono i parchi o, come in questo caso, i progetti archeologici. Peccato che questa verità non trovi spazio sui due quotidiani che preferiscono censurare sempre e comunque tutto quanto avviene in Israele. Particolare attenzione a tutto quanto avviene a Gerusalemme e dintorni è dimostrata anche da Le Monde che descrive, con dovizia di particolari, il processo in corso per i destini di una casa di Jaffa abbandonata, nel 48, da alcuni (ma non tutti) membri di una famiglia greco ortodossa. Sono i tipici casi nei quali gli avvocati vanno a nozze. Infine, il Manifesto, in un articolo dedicato agli enormi interessi che girano attorno al gas iraniano, scrive, in apertura, che “sottomarini israeliani sono schierati al largo della costa iraniana armati di missili nucleari”. La notizia il giornalista, ci ricorda, la riprende da altri giornali, ma bisogna chiedersi come possa circolare con serietà se si pensa a come tutti i governanti di Israele hanno sempre saputo nascondere, nel totale silenzio, tutte le principali informazioni strategiche.

Emanuel Segre Amar

 
 
  torna su
notizieflash    
 
 
Gianfranco Fini in visita al Parlamento israeliano
"nel nome dei comuni valori di democrazia e libertà"
Gerusalemme, 23 giu -
Secondo giorno della visita del presidente della Camera Gianfranco Fini, che è accompagnato fra gli altri dal presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e dall'onorevole Alessandro Ruben
, in Israele. Oggi è stato accolto da un picchetto schierato e dagli inni nazionali alla Knesset (il parlamento israeliano). Fini ha firmato il libro d'onore del Parlamento con queste parole: "Con sincera commozione nel nome dei comuni valori di democrazia e libertà". Dopo ha avuto un colloquio con il presidente della Knesset, Reuven Rivlin, e si è intrattenuto con il leader dell'opposizione, Tizipi Livni, prima di ricevere il saluto dell'assemblea riunita in seduta straordinaria. Il programma di oggi, segnato anche da un incontro informale con il ministro degli Esteri di Israele, Avigdor Lieberman, prevede per la tarda mattinata una visita allo Yad Vashem. Domani, invece, Fini incontrerà il presidente israeliano Shimon Peres e a seguire farà tappa a Ramallah, in Cisgiordania, per incontrare i vertici dell'Autorità palestinese.

Un Master all'Università La Sapienza                                                
rivolto a studenti israeliani e palestinesi
Gerusalemme, 22 giu -
L'Università La Sapienza di Roma coordinerà un programma di collaborazione istituzionale fra università israeliane e palestinesi, a deciderlo è stata la “Cooperazione Italiana di Gerusalemme”, che ha promosso l'iniziativa con il patrocinio dell'Unesco. Rivolto a 20 giovani laureati israeliani e palestinesi il programma accademico del Master (giunto alla sua terza edizione) toccherà tematiche della cooperazione in affari umanitari, relazioni internazionali, salute pubblica, economia, tutela dell'ambiente e dei beni culturali. Dopo un primo periodo di attività accademiche in loco, il programma prevede successivamente una fase di specializzazione di due mesi in Italia, alla Sapienza Università di Roma. Aperto dal direttore dell'Unità tecnica locale Gianandrea Sandre (e coordinato dai professori Manuel Castello e Massimo Caneva) l'incontro negli uffici della Cooperazione italiana di Gerusalemme ha visto la partecipazione di rappresentanti dell'Università ebraica di Gerusalemme, di quelle di Haifa e di Tel Aviv, nonché della Università palestinese al-Quds. Questo programma, si legge in un comunicato, si inserisce nelle nuove strategie della Cooperazione italiana, diretta dal ministro plenipotenziario Elisabetta Belloni "che sta sempre più incentivando il ruolo e la presenza del mondo accademico nelle attività della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo".

 
 
    torna su
 
L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche.
Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili.
Gli utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste, in redazione Daniela Gross.
Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”.