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L'Unione informa |
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23 giugno 2010 - 11 Tamuz 5770 |
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alef/tav |
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Adolfo Locci, rabbino capo di Padova |
“Chi
potrà contare la polvere di Giacobbe e calcolare solo un quarto
d’Israele? Possa io morire la morte dei giusti, e la mia fine possa
essere uguale alla sua” (Numeri 23:10). Il Chafez Chayym (Rabbi
Israel Meir HaCohen Kagan, 1838 - 1933) spiega che con questa
espressione, Bil‘am chiede di morire la “morte del giusto”; il
mago astrologo mesopotamico, vuole morire come un ebreo però non
desidera affatto vivere come tale. Una vera vita ebraica richiede molto
alla persona: conoscenza, abnegazione, osservanza, devozione, volontà.
La “vita del giusto” non si addice a Bil‘am, egli ne desidera solo gli
effetti, che la sua vita possa continuare nel mondo futuro. Ma “morire”
come un ebreo, anche se può essere auspicabile, non è mai da
considerare superiore al voler “vivere” da ebreo. Rav Itzchak
Nissembaum, morto nel ghetto di Varsavia nel 1943, coniò l’espressione
Kiddush hachayym - santificazione della vita - con la quale volle
insegnare che da quel momento in poi gli ebrei avrebbero dovuto
considerare come vero “Kiddush haShem” - santificazione del nome di D.,
il vivere una concreta vita ebraica. Un concetto che il filosofo Emil
L. Fackenheim avrebbe chiamato il “614esimo precetto”: il dovere di
sopravvivere da ebrei e non dare una vittoria, neanche postuma, a tutti
coloro che volevano e vogliono la nostra scomparsa, come individui,
come popolo, come nazione. |
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Una gioia perpetua, cessa di essere una gioia. (Baal Shem Tov) |
Alfredo Mordechai Rabello, giurista |
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davar |
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Mondiali 2010 - Messi e Argentina in finale, questione di cabala
Signori
e signori, in alto i calici. Veste la maglia numero dieci della
nazionale argentina, dribbla da spellarsi le mani, è il numero uno dei
calciatori in attività. Lionel Messi, stella indiscussa del Barcellona
e della Seleccion, è un fenomeno e questo si sapeva da tempo. Ma la
novità è che le sue prodezze trascendono di gran lunga le note capacità
pedatorie. Grazie a David Skolni, cabalista israeliano di origine
sudafricana, è stata scoperta la vera natura e il segreto del talento
di Rosario. Messi non si accontenta di essere un campione: il prode
Lionel sarebbe addirittura un “messaggero di Dio”. Troppe coincidenze
cabalistiche, ha spiegato Skolni, autore di uno studio molto complicato
i cui risultati sono stati pubblicati dal Jerusalem Post. Vicende
familiari, carriera e analogie pallonare con il suo allenatore Maradona
(dal 1986 rinominato “la mano di Dio” per il celebre goal segnato
contro gli inglesi): la vita di Messi (messianico anche nel cognome) è
tutta un numero. E quei numeri, secondo Skolni, parlano chiaro: Leo è
latore di un messaggio divino e questa sua particolarità porterà lo
squadrone sudamericano in finale.
as
Qui Firenze - Proposte e progetti per i Talmud Torà
Direttori
e coordinatori dei Talmud Torà delle piccole e medie realtà a
confronto. Organizzato dal Centro Pedagogico del Dec (Dipartimento
Educazione e Cultura) UCEI, si è svolto ieri nella Sala Servi della
Comunità ebraica di Firenze un incontro fondamentale per pianificare il
prossimo anno scolastico. Erano presenti alcuni rabbanim (tra cui il
presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana Rav Richetti) e Ilana
Bahbout, coordinatrice Dec. Il lavoro si è svolto in più fasi. Nella
prima sono state raccolte le proposte delle varie Comunità per aiutare
il Dec a lavorare secondo una programmazione mirata, con pacchetti di
studio, attività e seminari che incontrino le esigenze di tutti.
Successivamente Anna Coen e Mirna Dell’Arriccia, autrici del volume “In
principio…Bereshit. Le Parashot narrate ai ragazzi”, hanno presentato
l’impianto metodologico del nuovo progetto editoriale pensato per i
giovani studenti ebrei. Ultimo step la mappatura dei Talmud Torà
(numeri e localizzazione), con la presenza in sala di Daniela Misan,
coordinatrice del neonato Talmud Torà di Trieste che ha appena concluso
il primo anno di attività e che guarda al futuro con una serie di
importanti progetti da realizzare nei prossimi mesi. Molto soddisfatta
Odelia Liberanome, coordinatrice del Centro Pedagogico: “Questi
incontri sono necessari, proficui e danno vita a un confronto
propositivo per le piccole Comunità, che altrimenti hanno poche
opportunità per incontrarsi. Permettono inoltre alle stesse Comunità di
vivere una dimensione più ampia di quella offerta dalla realtà locale
di riferimento”.
as
Qui Milano - Dibattito acceso al Consiglio straordinario
Giunte
aperte, giunte chiuse. Dopo le elezioni con il maggior numero di
candidati di sempre, il fermento che pervade la Comunità ebraica
milanese si è tradotto in un Consiglio straordinario di passione. Un
pubblico eccezionalmente numeroso ha assistito al confronto serrato fra
la maggioranza di Ken e i Consiglieri delle quattro liste di
opposizione. Nonostante i toni accesi, un’ulteriore conferma di una
rinata voglia di partecipazione alla vita comunitaria. I
Consiglieri di minoranza avevano richiesto la convocazione
straordinaria del Consiglio ai sensi dell’articolo 21 dello Statuto
UCEI. Primo punto all’ordine del giorno, la decisione della Giunta di
tenere le proprie riunioni a porte chiuse, cioè escludendo la
possibilità per gli altri consiglieri di assistervi. “La nostra
scelta – ha spiegato il presidente Roberto Jarach - nasce dalla
necessità di discutere problemi delicati trattando dati sensibili, per
cui riteniamo opportuno, nonché più efficace, farlo senza doverci
preoccupare della circolazione di informazioni riservate. Ritengo che
l’accusa di poca trasparenza che ci è stata mossa sia ingiusta,
considerando che per la prima volta abbiamo deciso di rendere
conoscibili a tutti le delibere adottate attraverso la newsletter della
Comunità”. Roberto Liscia ha illustrato le ragioni per cui i
consiglieri di minoranza, pur con diverse sfaccettature, hanno
giudicato negativamente la chiusura delle riunioni di Giunta “Questa
situazione ha due risvolti non condivisibili, la mancanza di controllo,
e il non avvalersi, nel processo di formazione delle decisioni, delle
altre 12 intelligenze che sono parte di questo Consiglio. Sarebbe bene
che potessimo operare come una Giunta allargata”. Un invito a
maggioranza e opposizione ad abbassare i toni è stato rivolto da Walker
Meghnagi “È arrivato il momento di creare quel clima di collaborazione
che tutti auspicavamo in campagna elettorale. Per questo è importante
che la maggioranza possa lavorare serenamente e, allo stesso tempo, si
impegni a coinvolgere tutti, perché insieme possiamo fare tanto”. L’Assessore
alle finanze Alberto Foà ha però tenuto a precisare le ragioni per cui
è importante che la Giunta lavori a porte chiuse “Ho trovato una
situazione finanziaria e organizzativa molto difficile, e ritengo che
questa crisi derivi da un problema ‘morale’. Questo non per accusare
qualcuno di immoralità, ma è mia convinzione che la mancanza di regole
e la disorganizzazione derivano proprio dal fatto che maggioranza e
opposizione, abbiamo in passato perso la specificità dei propri ruoli,
dando vita a un processo di decisioni collettive di scarsa trasparenza
e impossibile da controllare. Non si possono finanziare tutte le
iniziative, né aiutare tutti i bisognosi. È necessario compiere delle
scelte, scelte delicate. Ecco perché è importante che la giunta operi
in totale discrezione e senza alcuna pressione esterna”. I
consiglieri eletti con “Per Israele”, in particolare Yasha Reibman e
Michele Boccia, hanno tuttavia espresso grande preoccupazione,
definendo questo modus operandi un pericoloso precedente. “I
consiglieri hanno sempre avuto la possibilità di partecipare alle
giunte – ha sottolineato Reibman - In questo modo il Consiglio non può
sapere, né fare più nulla. È giusto che tutti partecipino ai lavori”. A
ribattere è stato l’Assessore Daniele Nahum, evidenziando il fatto che
la lista Per Israele è parte di un gruppo nazionale, che segue una
filosofia diversa. “A Roma, Per Israele governa la Comunità e tiene
riunioni di Giunta aperte esclusivamente agli altri Consiglieri di
maggioranza. Opporsi a una nostra analoga decisione qui a Milano
diventa incoerente”. Nahum ha poi rilanciato, insieme ad altri membri
della maggioranza, la proposta di istituire delle Commissioni di
lavoro, che possano supportare gli Assessori, ma anche occuparsi di
problemi specifici, in modo da garantire la possibilità di sfruttare le
competenze dei Consiglieri rimasti esterni alla Giunta, proposta
accolta da diversi esponenti di minoranza. Il Presidente Jarach si
è assunto la responsabilità di decidere per il futuro se tenere le
riunioni di Giunta aperte o meno. Contemporaneamente è stato accolta la
proposta di istituire una commissione che studi delle linee guida
comportamentali per la Giunta, in sostituzione delle consuetudini che
fino a questo momento hanno governato la vita comunitaria milanese in
assenza di specifiche previsioni dello Statuto UCEI e di un vero e
proprio regolamento della Comunità. Sono state poi discusse le
facoltà di comunicazione dei Consiglieri con gli iscritti. Il gruppo di
Per Israele ha richiesto che venga garantita a tutti la possibilità di
interventi e repliche sulle testate comunitarie (il Bollettino, il sito
Mosaico e la newsletter), finora utilizzati solo dalla maggioranza.
Richiesta che è stata accolta dal presidente Jarach, che si è impegnato
a garantire la pluralità. Ultimo punto all’Ordine del giorno erano
i rapporti della Comunità con i media, problema portato alla ribalta da
un’intervista rilasciata da Jarach al quotidiano La Stampa. “Capisco
che le mie dichiarazioni relative ai matrimoni misti, ai rapporti con
Israele e nei confronti di Riccardo Pacifici, così riportate, possano
aver dato adito a interpretazioni sbagliate. Ribadisco di essere stato
frainteso e penso che le mie successive precisazioni abbiano sgombrato
il campo da ogni equivoco” ha sottolineato il Presidente, che è stato
invitato a una maggiore cautela nei rapporti con la stampa, nonché ad
aprire un confronto sugli stessi temi all’interno della Comunità.
Rossella Tercatin
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Mussolini e l'esame di maturità
Nella
scuola si può e si deve conoscere, studiare e commentare Benito
Mussolini, il suo pensiero, il suo operato. Con tabù e censure non si
costruisce alcunché. E' però profondamente errato proporre
all'esame di maturità Mussolini nel modo così ben riassunto dallo
storico Giovanni de Luna: "Quattro citazioni messe assieme col manuale
Cencelli, o la par condicio televisiva: il fascista, il comunista, il
democristiano, il religioso [solo il cattolico, nota mia], un tema
bilanciato per quote proporzionali". Ed è profondamente errato
chiamare gli studenti a riflettere su quella che forse è la frase (un
vero documento storico) più rilevante del Novecento italiano, senza
precisare il suo rilevantissimo contesto. Il deputato Giacomo Matteotti
(non importa se fosse socialista - lo era - o repubblicano, comunista o
cattolico popolare) aveva criticato nel Parlamento italiano il non
ancora dittatore Mussolini, per questo era stato ucciso, e proprio di
ciò Mussolini il 3 gennaio si assunse la "responsabilità politica,
morale, storica". La rivendicazione dell'assassinio di Matteotti è il
momento sintetico della nascita della dittatura. Per gli studenti il
valoroso deputato assassinato dovrebbe costituire enormemente più del
nome di una strada, comunque non un tabù o una censura su una traccia
di tema. Aggiungo che la storiografia italiana utilizza la
locuzione "complessa vicenda del confine orientale" per riassumere il
formidabile e luttuoso intreccio di questioni micro e macro nazionali
sviluppatesi nel Novecento nell'area tra Italia e Jugoslavia. Ora,
chiedere agli studenti - nell'altra traccia di tema - di soffermarsi
solo sugli eventi dal 1943 significa comunicare loro la bassa rilevanza
del fondamentale trentennio precedente. Anche in questo caso con tabù e
censure non si costruisce alcunché, né un'educazione alla storia, né
un'educazione a un'identità italiana completa e consapevole.
Michele Sarfatti, direttore del Centro di documentazione ebraica contemporanea - Milano
"Venite a vedere con i vostri occhi"
Un libro di recente pubblicazione, La Palestina del mandato nell’editoria italiana. 1918-1939,
curato da Marilì Cammarata per le Edizioni dell’Università di Trieste,
si segnala come uno strumento prezioso per capire le radici lontane del
groviglio politico e diplomatico mediorientale, che, già nel tormentato
periodo tra le due guerre mondiali, attirava grande attenzione e
interesse da parte dell’opinione pubblica italiana, sollevando forti e
contrastanti reazioni emotive intorno al ritorno degli ebrei nella
Terra Promessa, al problema dei rapporti tra ebrei e arabi, al ruolo
del Regno Unito e alla posizione assunta, nei confronti del mandato
britannico, dall’Italia liberale e poi fascista. Già allora, le vicende
di quel lembo di terra, ancora alquanto desolato e scarsamente
popolato, erano seguite nel nostro Paese con una curiosità e
partecipazione senza pari, condivise tanto da chi mostrava di
apprezzare l’impegno sionista, quanto dai molti che l’osteggiavano,
spesso esternando senza alcun pudore sentimenti di violento
antisemitismo (ma anche il disprezzo per gli arabi, a dire il vero,
appariva ben rappresentato, così come l’antipatia per gli inglesi,
alimentata dalla malcelata invidia di Mussolini, che avrebbe voluto per
sé il mandato sulla “mistica terra”). Tra le molte pubblicazioni
esposte e commentate dalla Cammarata, particolarmente interessante
appare un piccolo opuscolo, firmato dalla Associazione degli scrittori
ebrei di Palestina, contenente un ‘manifesto’ indirizzato “agli
scrittori e intellettuali di tutto il mondo civile”, pubblicato a Roma,
a cura della Federazione Sionista Italiana, probabilmente nel 1929, a
seguito della prima grande rivolta araba, che provocò ampie stragi
nella popolazione ebraica di Palestina. L’appello, firmato dai 10
componenti del Comitato centrale dell’Associazione, tra cui Chaim
Nachman Bialik e Shmuel Agnon, rappresenta una drammatica invocazione
di aiuto e di soccorso: “Venite a vedere coi vostri occhi quello che
facciamo qua e quello che ci fanno”. La violenza fece sanguinare
l’yishùv, il piccolo popolo, falcidiandone le esili fila; ma non ne
indebolì minimamente la forza d’animo: “sappiate e sappia il mondo:
siamo tornati questa volta nella nostra Terra per rimanerci e per non
uscirne. Qui siamo nati, qui spuntò e fiorì il nostro genio nazionale,
qui torneremo a vivere come popolo tra gli altri popoli civili”. “Da
come è andata la storia nei 20 anni successivi, - commenta la Cammarata
(p. 84) - mi sembra di potere affermare che questo appello agli
‘intellettuali del mondo civile’ non è stato letto da nessuno, tanto
meno dagli italiani…”. Ma la voce di Bialik e Agnon, quantunque
inascoltata, suona ancora oggi, forte e chiara, e manda un messaggio
preciso a tutta la chiassosa e variopinta armata dei nemici di Israele:
se il vostro obbiettivo è quello di colpire gli ebrei, potete
realizzarlo; se è quello di aizzare contro di loro l’opinione pubblica
mondiale, anche questo è, evidentemente, possibile; e anche
l’obbiettivo ultimo della cancellazione definitiva di Israele,
quantunque più difficile e costoso, non si può dire che sia
oggettivamente irrealizzabile. Ma se - come rivelato, da ultimo,
dall’arringa ai militanti della Marmara, pronunciata dal leader turco
Bulent Yilidrim, prima dell’impatto con la marina israeliana al largo
di Gaza, ripreso da un video sequestrato e reso pubblico dal Ministero
degli Esteri - il vostro scopo è quello di spaventare e piegare il
popolo d’Israele, inducendolo a lasciare la sua terra, lasciate perdere.
Francesco Lucrezi, storico
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Sono
giorni di esami di maturità, questi, e attenti sono i giornali a
leggere i temi assegnati ieri agli studenti. Ma mentre Paradisi su Liberal
ne parla in modo equilibrato, osservando che l’argomento delle foibe è
stato sdoganato dal limbo mentre, secondo il ben noto manuale Cencelli,
viene offerto agli studenti anche un brano di Primo Levi, su Europa
Franco Cardini ne scrive usando parole come: “altri olocausti, presenti
e futuri, sotto i nostri occhi; dalla Palestina all’Iraq...”.
Olocausto, signor Cardini? Prima di tutto dovrebbe riflettere sul
significato intrinseco della parola “olocausto” (ci vorrebbe un
accurato studio di Dante, che evidentemente manca). E poi, come si fa a
fare paragoni di questo genere? L’unica spiegazione, che sta nascosta
nei meandri della politica più cieca, ce la dà lo stesso Cardini il
quale, infatti, cita esempi come la Palestina (in prima posizione), e
l’Iraq, e pochi altri, ma si guarda bene dal parlare di quel Sudan
dove, nel solo scorso mese di maggio, il locale dittatore, ricercato
dal Tribunale dell’Aja e tuttavia recente commensale anche del
segretario dell’ONU, ha fatto trucidare oltre 600 “nemici” colpevoli di
non voler essere musulmani. Certe verità scomode si devono nascondere,
e infatti non arrivano sui nostri quotidiani che preferiscono
continuare a parlare dei “pacifisti” della Mavi Marmara. Così leggiamo
oggi che una nuova nave sta per salpare, questa volta dalle coste
iraniane: “missione umanitaria” scrive l’Avvenire,
con 1100 tonnellate di aiuti preparati dalla mezzaluna iraniana (la
corrispondente della Croce Rossa). L’articolista ci ricorda le parole
pronunciate a Teheran dagli organizzatori: “non siamo in cerca
d’avventura e combattimenti”; in fondo all’articolo si legge tuttavia
che la nave avrà una scorta militare dei Pasdaran. Bene fa il Giornale,
nella sua breve sull’argomento, a segnalare il nome della nave:
“Bambini di Gaza”. Verrebbe voglia di chiedere agli organizzatori di
questa spedizione se si rivolgono ai bambini innocenti (come dovrebbero
essere tutti i bambini del mondo) o a quelli che, purtroppo, fin dalla
primissima infanzia, sono allevati nel culto del martirio, nell’odio
verso l’ebreo da uccidere fino all’ultimo che si nasconde dietro a un
albero, nell’addestramento alle armi. A dimostrazione poi di come si
faccia informazione (in tutto il mondo), bisogna rilevare che El Pais
scrive che questa nave salperà “senza scorta militare”. Poveri lettori,
in simile babele di informazioni discordanti e piene di falsità. Si
inizia a ricordare oggi che Gilad Shalit è prigioniero dei terroristi
di Hamas. Questo giovane (ora ha 23 anni, 4 dei quali passati in
prigionia), diventato cittadino onorario di Roma, verrà ricordato nella
capitale dove giovedì sera, a mezzanotte, il Colosseo sarà spento per
15 minuti; pure Milano ha deciso di spegnere il Castello Sforzesco per
15 minuti. Ieri a Parigi oltre 15000 persone, tra le quali 60 politici
eletti recentemente in Francia, sono scese in piazza a manifestare per
Gilad Shalit, ma purtroppo oggi nessun giornale e nessuna televisione
francese ne ha parlato. E’ questo un vergognoso aspetto di tanta
informazione, quando si parla di Israele. Su tale tema Michal Sfaradi,
su l’Opinione,
ricorda che la città di Torino ha rifiutato analogo gesto di
solidarietà umana, adducendo a spiegazione “i recenti avvenimenti”;
motivazione questa non accettabile, e che quindi ha spinto un gruppo di
amici di Gilad Shalit a manifestare la sera di giovedì, nel mezzo della
festa cittadina, subito prima dei fuochi che tradizionalmente
illuminano le rive del Po la sera di san Giovanni. Il Foglio,
in un articolo di Nicoletta Tiliacos, dà ampio risalto alle parole del
presidente Pacifici che osserva, tra l’altro, che a Gaza, a differenza
di tutti gli altri luoghi della terra, la Croce Rossa Internazionale
non è autorizzata a distribuire gli aiuti. Solo a Gaza tutto viene
gestito dai tiranni locali a discapito della popolazione locale, ma a
beneficio personale (ndr). L’Osservatore Romano e l’Unità
affrontano il problema della ventilata decisione dell’amministrazione
di Gerusalemme (del suo “sindaco ultrà”, come scrive De Giovannangeli)
di abbattere 22 “case illegali” per dare spazio al parco Giardini del
Re (Salomone); le case illegali, in uno stato di diritto, vengono
abbattute, e questo avviene, in Israele, sia con le costruzioni degli
arabi che con quelle degli ebrei. Inoltre, vige da sempre una legge che
proibisce di costruire nelle valli, dove appunto sorgono i parchi o,
come in questo caso, i progetti archeologici. Peccato che questa verità
non trovi spazio sui due quotidiani che preferiscono censurare sempre e
comunque tutto quanto avviene in Israele. Particolare attenzione a
tutto quanto avviene a Gerusalemme e dintorni è dimostrata anche da Le Monde
che descrive, con dovizia di particolari, il processo in corso per i
destini di una casa di Jaffa abbandonata, nel 48, da alcuni (ma non
tutti) membri di una famiglia greco ortodossa. Sono i tipici casi nei
quali gli avvocati vanno a nozze. Infine, il Manifesto,
in un articolo dedicato agli enormi interessi che girano attorno al gas
iraniano, scrive, in apertura, che “sottomarini israeliani sono
schierati al largo della costa iraniana armati di missili nucleari”. La
notizia il giornalista, ci ricorda, la riprende da altri giornali, ma
bisogna chiedersi come possa circolare con serietà se si pensa a come
tutti i governanti di Israele hanno sempre saputo nascondere, nel
totale silenzio, tutte le principali informazioni strategiche. Emanuel Segre Amar |
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notizieflash |
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Gianfranco Fini in visita al Parlamento israeliano "nel nome dei comuni valori di democrazia e libertà" Gerusalemme, 23 giu - Secondo
giorno della visita del presidente della Camera Gianfranco Fini, che è
accompagnato fra gli altri dal presidente dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e dall'onorevole Alessandro Ruben, in
Israele. Oggi è stato accolto da un picchetto schierato e dagli inni
nazionali alla Knesset (il parlamento israeliano). Fini ha firmato il
libro d'onore del Parlamento con queste parole: "Con sincera commozione
nel nome dei comuni valori di democrazia e libertà". Dopo ha avuto un
colloquio con il presidente della Knesset, Reuven Rivlin, e si è
intrattenuto con il leader dell'opposizione, Tizipi Livni, prima di
ricevere il saluto dell'assemblea riunita in seduta straordinaria. Il
programma di oggi, segnato anche da un incontro informale con il
ministro degli Esteri di Israele, Avigdor Lieberman, prevede per la
tarda mattinata una visita allo Yad Vashem. Domani, invece, Fini
incontrerà il presidente israeliano Shimon Peres e a seguire farà tappa
a Ramallah, in Cisgiordania, per incontrare i vertici dell'Autorità
palestinese.
Un
Master all'Università La Sapienza
rivolto a studenti israeliani e palestinesi Gerusalemme, 22 giu - L'Università
La Sapienza di Roma coordinerà un programma di collaborazione
istituzionale fra università israeliane e palestinesi, a deciderlo è
stata la “Cooperazione Italiana di Gerusalemme”, che ha promosso
l'iniziativa con il patrocinio dell'Unesco. Rivolto a 20 giovani
laureati israeliani e palestinesi il programma accademico del Master
(giunto alla sua terza edizione) toccherà tematiche della cooperazione
in affari umanitari, relazioni internazionali, salute pubblica,
economia, tutela dell'ambiente e dei beni culturali. Dopo un primo
periodo di attività accademiche in loco, il programma prevede
successivamente una fase di specializzazione di due mesi in Italia,
alla Sapienza Università di Roma. Aperto dal direttore dell'Unità
tecnica locale Gianandrea Sandre (e coordinato dai professori Manuel
Castello e Massimo Caneva) l'incontro negli uffici della Cooperazione
italiana di Gerusalemme ha visto la partecipazione di rappresentanti
dell'Università ebraica di Gerusalemme, di quelle di Haifa e di Tel
Aviv, nonché della Università palestinese al-Quds. Questo programma, si
legge in un comunicato, si inserisce nelle nuove strategie della
Cooperazione italiana, diretta dal ministro plenipotenziario Elisabetta
Belloni "che sta sempre più incentivando il ruolo e la presenza del
mondo accademico nelle attività della Direzione generale per la
cooperazione allo sviluppo". |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei
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ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo
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