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L'Unione informa
 
    25 agosto 2010 - 15 Elul 5770  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
alef/tav    
  locci Adolfo Locci,
rabbino capo
di Padova
“Avrai un peso regolare...affinché si prolunghino i tuoi giorni sulla terra che l’Eterno tuo Dio ti concede” (Deuteronomio 25:15). Alla base di ogni società, affinché possa mantenersi stabile, devono essere stabilite regole e unità di misura condivise. Quando però questi “elementi fondamentali” sono dal principio iniqui, o stabiliti secondo brame personali, accade che tutta la collettività perde il suo equilibrio e l’instabilità mina fortemente il mantenimento futuro. La mancanza di un “peso regolare”, causa alla comunità sgretolamento e divisione che, di conseguenza, la porterà anche alla perdita di contatto con la terra sulla quale si è stabilita.
Il 9 di Elul 5683 (21 agosto 1923) il rav Meir Shapira di Lublino propose al mondo ebraico di dedicarsi giornalmente allo studio di una pagina (daf) di Ghemarà, tutti con la stessa pagina in modo tale che una persona, anche trovandosi fuori casa, avrebbe potuto proseguire il suo studio di Torà giornaliero. L'iniziativa ebbe un gran successo, e oggi in ogni bet midrash ordinato e in molti baté keneset troviamo gruppetti di persone pronte a dedicare un'ora della loro giornata allo studio del daf yomì, della pagina giornaliera di Ghemarà. In questi giorni abbiamo iniziato lo studio del trattato sull'idolatria (massekhet 'avodà zharà)  ed ecco una lezione importante di Rabbì Meir, l'allievo per eccellenza di Rabbì Akivà, che studiò per qualche tempo al Bet Midrash di Rabbì Ishmael e che proseguì a studiare da Elishà ben Avuià anche dopo che questi divenne molto controverso (acher). Fondamentale fu la sua opera di ricostruzione dello studio della Torah, dopo il terribile periodo adrianeo con le repressioni dell'imperialismo romano. In  'avodà zharà 3a apprendiamo: "Rabbì Meìr soleva dire: 'Da dove apprendiamo che perfino il goy che si occupa di Torah è considerato come il Sommo Sacerdote (kekohen gadol)'? Come è detto (Levitico 18:5): "Osserverete dunque le Mie leggi e i Miei statuti, seguendo i quali l'uomo (haadam) ha la vita; Io sono il Signore". Non è detto cohanim, leviti o Ebrei, ma l'uomo (haadam); hai appreso che perfino il goy che si occupa di Torah è considerato come il Sommo Sacerdote". Può essere che altri Chachamim abbiano avuto una visione differente, come Rabbì Shimón bar Yochai (Rashbi) e ogni opinione merita uno studio approfondito. Il Meiri di Perpignano, in loco, si appoggia sull'opinione di Rabbì Meir per insegnarci: "Perfino il non-ebreo che si occupa di Torah e ne comprende la profondità, e la osserva disinteressatamente (lishmà), riceve la ricompensa come un ebreo…" e si discute se ci riferiamo ai Sette precetti noachidi, oppure a tutta la Torah. E il Rashbaz aggiunge che se così per il non-ebreo, a maggior ragione per gher zedek che ha studiato Torah e il Maharan Alshaker, che cacciato dalla Spagna (1492) riuscì infine ad arrivare in Eretz Israel, parla dell'importanza per il goy di elevare la propria anima con lo studio della Torah per il Santo Nome.
Alfredo Mordechai Rabello,
giurista, Università Ebraica di Gerusalemme
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  Bejahad 5770 - Al via il festival di cultura ebraica

BejahadPrende il via stamane ad Abbazia il festival di cultura ebraica Bejahad, una serie di appuntamenti culturali e sociali che rappresenta da oltre dieci anni la più importante occasione di incontro degli ebrei dell'ex Jugoslavia. Quest'anno per la prima volta il festival dedicherà un’intera giornata di cultura e arte, organizzata in collaborazione con il Dipartimento Educazione e Cultura (DEC) dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Comunità ebraica di Trieste, all'ebraismo italiano (nell'immagine a sinistra il presidente della Comunità triestina Andrea Mariani assieme al vicepresidente della Comunità ebraica di Zagabria Vladimir Salamon in uno degli incontri preparatori al festival). L'evento, che prevede la presenza, fra gli altri, del direttore del DEC, rav Roberto Della Rocca, e del coordinatore del dipartimento Cultura e informazione UCEI, Guido Vitale, si svolgerà domani. Nella stessa giornata Sanja Roic´ e Sinan Gudzevic´ terranno una lettura dedicata a Primo Levi e Alberto Moravia. La mostra fotografica “Trieste e Venezia: kehillot tra passato e futuro” proporrà quindi uno spaccato di due Comunità ebraiche vicine, sia dal punto di vista storico sia da quello delle interrelazioni, all’ebraismo croato. In esposizione immagini del fotografo Michele Levis e scatti d’epoca dagli archivi comunitari. La giornata si concluderà il concerto Hayam shar - il mare canta di Ashira ensemble con Evelina Meghnagi.


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Bejahad 5770 - Le cinque vocali della Mitteleuropa

Varcato il confine che taglia l’Istria, sulla Dragogna, il grande salto verso l’Adriatico è a un soffio. Il golfo del Quarnero, le prime isole che costellano la costa dalmata, si scorgono dalla discesa verso Abbazia. Da Fiume a Zagabria l’attraversamento delle pianure e delle Alpi del Velebit sono ormai una breve corsa lungo l’autostrada della nuova Europa. E si riapre uno spazio comune. Quando sui banchi di scuola di un impero il cui inno si cantava in due dozzine di lingue diverse (incluso l’ebraico e l’yiddish) i bambini aprivano per la prima volta il quaderno di scrittura, il pennino doveva tracciare le cinque vocali. Quelle lettere, da Vienna a Budapest, da Trieste a Leopoli, erano le iniziali di una promessa rimasta a lungo senza risposta: “Austria Erit In Orbe Ultima” (l’impero di tutte le genti della Mitteleuropa, con i suoi valori di tolleranza e libertà e l’apporto determinante della cultura ebraica, tornerà per durare in eterno). Oggi Fiume, che fu la contesa capitale e il laboratorio di tutte le etnie, di tutte le culture, le tendenze, le avanguardie e i veleni del 900, riscopre il proprio patrimonio ebraico. A Zagabria uno statista e presidente della Repubblica come Stipe Mesic e uno dei grandi storici della nuova Europa come Ivo Goldstein, testimone di una famiglia miracolosamente scampata ai massacri dei collaborazionisti Ustascia, si incontrano portando assieme i nipotini alla nuova scuola ebraica. Abbazia riscopre la vocazione turistica di elegante località di vacanza e a fine agosto ospita il festival ebraico Bejachad. Le lingue e le culture dei Balcani e dell’Adriatico, si intersecano, dalle inflessioni slave, al tedesco, all’italiano, all’ebraico, all’yiddish. Le ferite dei nazionalismi e dei razzismi restano profonde. Ma da Est il segno eterno delle cinque vocali arde sotto la cenere. L’ultima pagina del quaderno resta ancora da scrivere.

g.v., Pagine Ebraiche, luglio 2010


Bejahad 5770 - Un rav al lavoro per la ripresa

banner 2E’ senz’altro uno dei motori della rinascita ebraica della Croazia. Rav Kotel Da-Don, 42 anni, sposato con quattro figli (tre maschi e una femmina) è infatti l’artefice di molteplici iniziative centrali per la vita ebraica, che spaziano dal culto all’educazione dei bambini. Senza ovviamente trascurare il festival Bejahad. Nato in Israele, il rav ha vissuto a Gerusalemme dove ha concluso gli studi rabbinici nella Yeshivah haHotel e nella Yeshivah Midrash sefaradi nella città vecchia. Laurea in legge all’Università di Bar Ilan e Phd in Jewish studies, è arrivato in Croazia 12 anni fa e da allora porta avanti un lavoro serrato per restituire alla sua comunità le istituzioni cancellate dalle persecuzioni razziali e dal recente conflitto. “Oggi a Zagabria - dice infatti con orgoglio - abbiamo le principali istituzioni che contraddistinguono una Comunità ebraica: una sinagoga, una scuola ebraica, la kashrut e una casa di riposo per gli anziani”. I problemi non mancano. “La questione principale - racconta riguarda il finanziamento delle attività e della scuola. Non riceviamo un sostegno sufficiente dallo Stato, in particolare non riceviamo alcun aiuto per ciò che riguarda la scuola”. Un’altra difficoltà riguarda l’assenza di un mikveh. “Per ora - dice rav Da-Don - chi ne ha bisogno si reca a Trieste, dove si trova il mikve più vicino alla nostra Comunità”. Le relazioni con la realtà triestina sono ottime, come quelle con l’ebraismo italiano, precisa il rav. “Abbiamo rapporti molto buoni con tutto il Rabbinato italiano e naturalmente con il rabbino di Trieste, Itzhak David Margalit, il nostro più stretto vicino”.

d.g., Pagine Ebraiche, luglio 2010


Qui Firenze - Una Giornata tra le eccellenze museali

UffiziOrganizzare un evento che si declina sul tema dell’arte a Firenze è - si perdoni il paragone profano - come organizzare un mondiale di calcio in Brasile: il contesto di riferimento stimola a dare il meglio di se stessi e a sfruttarne tutte le potenzialità. In occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica in programma domenica 5 settembre con tema Arte ed ebraismo, la Comunità ebraica del capoluogo toscano propone alla cittadinanza un itinerario artistico inedito e una serie di attività e incontri che coinvolgono istituzioni, uomini di cultura e le più celebri strutture museali fiorentine. Un esempio su tutti: alcuni capolavori della Galleria degli Uffizi in cui sono evidenti i riferimenti alla Torah - nella lista ci sono opere di Botticelli, Tiziano e Rembrandt - saranno contrassegnati dal logo della Giornata e dalla citazione del versetto biblico a cui si riferiscono. Oltre alla Galleria degli Uffizi e alle sale comunitarie, sono coinvolte  le seguenti strutture: Palazzo Vecchio, Palazzo Pitti e Gabinetto Viesseux.

Guidobaldo Passigli“Siamo molto orgogliosi di poter usufruire di location di questo livello - commenta il presidente della Comunità ebraica Guidobaldo Passigli -. Abbiamo un programma ambizioso che si presta a sfruttare al meglio la straordinaria ricchezza artistica di Firenze”. Il presidente, insediatosi a metà aprile, rivolge un ringraziamento particolare a chi lo ha preceduto: “Il lavoro degli ultimi mesi è figlio del canovaccio predisposto dal precedente Consiglio (presieduto da Daniela Misul ndr) che è stato abile a muoversi lavorando sugli ottimi rapporti esistenti con le istituzioni e con alcuni protagonisti del mondo della cultura”. L’itinerario, ideato e coordinato da Carlo Sisi, ex direttore della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, parte dalla Comunità e dal Museo Ebraico (dove saranno esposti alcuni dipinti di Mario Cavaglieri e un ritratto del filantropo Giuseppe Montefiore realizzato da Vittorio Corcos) e prosegue nelle quattro strutture citate, mete predilette dell’incessante pellegrinaggio turistico che popola strade e piazze della culla del Rinascimento. Filo conduttore del percorso sarà l’arte e l’ebraismo, un binomio che verrà sviluppato in più direzioni: produzione artistica di pittori ebrei, rapporto degli ebrei con l’arte figurativa, pittori non ebrei in cui sono evidenti i richiami all’ebraismo.

cagliSarà anche la Giornata di Corrado Cagli, pittore del Novecento che fu sperimentatore di nuovi linguaggi e promotore di idee e tecniche artistiche innovative: le sue opere, donate dai figli e dall’artista negli anni Settanta, usciranno dai depositi per essere visibili in più sale museali. L’idea di Sisi ha ricevuto il via libera del sindaco Matteo Renzi, che da tempo intendeva valorizzare i lavori di Cagli. Il percorso non si esaurirà dal mattino al tramonto: “Il 5 settembre - prosegue il presidente Passigli - è solo l’inizio. Molte iniziative, tra cui l’esposizione dei quadri di Cavaglieri e le mostre allestite nei musei, si protrarranno per alcune settimane. È uno dei punti di forza del nostro programma, oltre al prestigio delle sedi coinvolte”. Il programma, dislocato in vari punti della città, avrà come fulcro delle attività la Comunità di via Farini, nel cui giardino saranno esposte le sculture di Gidon Graetz. In mattinata lo studioso Sandro Servi parlerà del tema delle festività ebraiche in alcune incisioni di Bernard Picart (1673-1733) e in altri libri olandesi del XVII e XVIII secolo. Le incisioni, a cui sarà dedicata una mostra, sono la chiave per immergersi nelle dinamiche religiose della comunità sefardita di Amsterdam e per approfondire la grande fascinazione provata dagli intellettuali del tempo, in particolare ugonotti preilluministi, per l’ebraismo. A seguire la professoressa Dora Liscia Bemporad, direttrice del Museo Ebraico di Firenze, terrà una conversazione su arte ebraica, artisti e committenti nella Yeshivà Margulies. Nel primo pomeriggio è prevista una tavola rotonda con Carlo Sisi, Antonio Natali, Ettore Spalletti e Alberto Boralevi, presidente della Fondazione Ambron Castiglioni, altro soggetto istituzionale che ha dato un apporto significativo nell’organizzazione del percorso. Al termine del dibattito, presentazione del volume Pittori ebrei in Italia: 1800 – 1938 di Elena Casotto. Conclusione della Giornata al Teatro Affratellamento con una performance teatrale (a cura di Enrico Fink e Laura Forti) dedicata a Charlotte Salomon, artista tedesca di origini ebraiche morta giovanissima ad Auschwitz. Nel corso della Giornata, oltre a una serie di iniziative rivolte ai più piccoli, ai bibliofili e agli appassionati di cucina e oggettistica ebraica, sarà attivo un servizio navetta che collegherà la Comunità a Piazza della Signoria e a Piazza Pitti, mentre le porte del Cimitero Monumentale di viale Ariosto, al cui interno il team coordinato dall’architetto Renzo Funaro ha riportato alla luce circa trecento lapidi risalenti al Cinquecento, si apriranno per una serie di visite guidate. L’offerta è vasta e articolata: Renzo Bandinelli, assessore alla Cultura della Comunità che ricoprendo lo stesso ruolo anche nel precedente mandato ha garantito una certa continuità programmatica, sottolinea il grande sforzo compiuto. Di tipo economico (“si è trattato di un impegno non indifferente in parte ripianato da donazioni di privati”) ma anche di persone che si sono sobbarcate una mole notevole di lavoro. “Un merito speciale - spiega l’assessore - va riconosciuto alla Segreteria, senza la quale non sarebbe stato possibile allestire un programma così importante”. Bandinelli introduce alcune novità dell’edizione di quest’anno. La prima riguarda la stampa: su proposta della Sigma, la cooperativa che si occupa di gestire i contatti con l’esterno, la conferenza stampa di presentazione della GECE 2010 (in data venerdì 3 settembre) avrà carattere itinerante: “I giornalisti saranno accompagnati nei vari luoghi in cui si svolgeranno le iniziative. In questo modo avranno un quadro completo interagendo con tutti i protagonisti della manifestazione”. L’altra novità riguarda il packaging: per quest’anno niente piattini di plastica, gli assaggi di prodotti tipici della gastronomia ebraica, uno dei must della Giornata fiorentina - saranno serviti in un contesto più raffinato. “In linea con il prestigio del nostro programma - spiega Bandinelli - abbiamo fatto realizzare un cestino da viaggio molto sofisticato ed elegante, che potrà essere conservato come gadget ricordo”. Il 5 settembre è una data fondamentale per gli ebrei di Firenze, che sono pronti ad esibire nuovamente il loro gioiello più prezioso: “Ci presentiamo alla Giornata nelle condizioni ideali, dopo che i recenti restauri hanno riportato il giardino e la sinagoga all’antico splendore”.

Adam Smulevich
 
 
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  Cittadini della Memoria

francesco lucreziIl museo di Yad Va-Shèm, il sacrario della memoria di Gerusalemme, recentemente ingrandito e ristrutturato, offre oggi al visitatore, al suo ingresso, un lungo filmato, che scorre ininterrottamente su un’ampia parete triangolare, svettante fino all’alto soffitto. Una grande carta topografica dell’Europa centrale e orientale degli anni ’30, recante l’indicazione di città, villaggi, fiumi e montagne di Polonia, Ungheria, Lituania, Estonia, Lettonia, Ucraina, Russia, si srotola lentamente, senza fine, sulla parete. Su di essa si stagliano, di volta in volta, brandelli di filmati dell’epoca: strade affollate di viandanti, contadini indaffarati nei campi, bambini che si rincorrono, signori con alti cappelli neri, carrozze trainate da cavalli bardati, scolaresche che salutano con la mano. Immagini che, dopo alcuni secondi, si dissolvono, nel nulla, così come si accendono e si spengono i suoni delle voci, le cantilene, lo scalpiccìo dei cavalli, il cigolìo delle ruote. Un continuo apparire e disapparire, senza fine. Una visione dura da reggere, anche per animi non particolarmente sensibili. La legge istitutiva dello Yad Va-Shèm, del 1953, attribuisce una ‘cittadinanza della memoria’ a tutti gli ebrei d’Europa sterminati durante la Shoah, attraverso un’estensione retroattiva della sovranità dello stato risorto. Una cittadinanza che non è ‘onoraria’ o ‘simbolica’, ma giuridicamente reale, effettiva, ancorché post mortem. Ciò, certamente, non rappresenta alcuna forma di ‘consolazione’ per le vittime, e neanche un elemento di ‘legittimazione’ per lo Stato di Israele (che, diversamente da come si suole dire, non è certo nato “per la Shoah”, ma “nonostante la Shoah”), né, tanto meno, una sorta di ‘compensazione storica’: i nuovi figli di Giobbe non prenderanno mai il posto dei primi. Si tratta, semplicemente, di un dato di fatto, scolpito in eterno nel cuore del Paese. Un legame di identità e continuità indistruttibile, che è ricordato dai versi di Uri Tzvi Greenberg (“we are them”, noi siamo loro), così come, con ben altro spirito, dai quotidiani attacchi degli antisionisti negazionisti, che, odiando ‘tutto’ Israele, non dimenticano i sei milioni di suoi cittadini che non hanno avuto la sorte di vedere la loro patria, e di trovarvi salvezza.

Francesco Lucrezi, storico
 
 
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Sono i giorni che precedono l’inizio delle trattative dirette tra israeliani e palestinesi che si riuniranno il prossimo 2 settembre in una cena organizzata alla Casa Bianca alla presenza anche di Mubarak e del giovane re giordano Abdullah II Al-Hussein; iniziano logicamente le pubblicazioni delle analisi che ci accompagneranno in tutti i prossimi giorni. Su Liberal l’ex ambasciatore USA all’ONU John Bolton fa una analisi che appare estremamente severa nei confronti del presidente Obama alla ricerca, prima di tutto, di consensi in vista delle prossime elezioni di midterm. Le possibilità di successo delle trattative sono minime, mentre alti sono i rischi: se falliscono, le conseguenze negative saranno enormi. E intanto Obama sperpera il prestigio degli Stati Uniti su una nave che sta per affondare, distogliendo al contempo le attenzioni dall’Iran che diventa sempre più la superpotenza regionale. Sullo stesso argomento troviamo due interessanti editoriali sul Wall Street Journal e sul Foglio; quest’ultimo illustra posizioni non molto dissimili in una analisi delle incognite che ruotano attorno ai numerosi problemi che oggi Netanyahu deve affrontare (confini dei due stati, blocco delle costruzioni, eventuali maggioranze di governo alternative, eventuali nuove elezioni). Il quadro appare davvero fosco, e non vengono neppure menzionati i nodi più difficili da sciogliere: Gerusalemme, ritorno dei profughi, accettazione da parte araba dell’esistenza dello Stato di Israele. La decisione del governo israeliano di rendere obbligatorio per tutti gli allievi lo studio dell’arabo, una delle due lingue ufficiali in Israele, viene riportata da numerose testate: Avvenire la accompagna alle proteste di alcune ONG per la mancanza di aule in certe zone, soprattutto a Gerusalemme Est, mentre il Mattino pubblica un articolo di Michele Giorgio che, col suo solito livore antiisraeliano scrive che oggi sono pochi i medici che parlano arabo negli ospedali frequentati da palestinesi. Impossibile per lui parlare, a tal proposito, dei tanti medici e infermieri arabi che lavorano a fianco degli ebrei nei diversi ospedali israeliani dove non si deve dichiarare la propria religione per essere ricoverati. “C’è del marcio in Norvegia” è il titolo di un editoriale apparso sul Foglio: continua il boicottaggio israeliano nella socialdemocrazia pacifista e multiculturale di Oslo. Non si contano le vignette (si menziona quella che raffigura Olmert come comandante di un lager) e lo scrittore ed eroe nazionale Gaarder, noto per il romanzo: Il mondo di Sofia, si augura la prossima distruzione di Israele; tutto questo succede con il sostegno della chiesa luterana. Nel momento dell’uscita dei combattenti americani dall’Iraq Toni Capuozzo rivive sul Foglio i sette anni, dal momento dello scoppio della guerra, con i tanti dubbi che l’hanno sempre accompagnata. Sull’Herald Tribune Avner Cohen e Miller Marvin pubblicano l’anticipazione di una ricerca che uscirà a breve su Foreign Affairs: se finalmente i dirigenti israeliani accettassero di ufficializzare il possesso della bomba nucleare e se ne liberassero, il mondo intero sarebbe pronto a bloccare davvero lo sviluppo della bomba iraniana. Ancora un’importante testata che mette sullo stesso piano la democrazia israeliana che vuole solo la sopravvivenza dei propri cittadini, e la teocrazia violenta e sanguinaria sciita che dichiara apertamente di volere la distruzione di Israele perché possa scendere sulla terra il Mahdi. Ancora personalità importanti della cultura che non capiscono che la storia, passata, recente e recentissima, ha insegnato agli israeliani che, purtroppo, devono fare affidamento solo su se stessi. La settimana scorsa, nella mia consueta rassegna stampa, a proposito di un altro articolo pubblicato sull’Herald Tribune, ebbi a scrivere che non conosco a fondo né la realtà del movimento islamico sufista, né la figura del suo leader Feisal Abdul Rauf, che figura tra i promotori del progetto per il nuovo centro islamico. Per i lettori interessati a saperne di più segnalo ora l’articolo pubblicato su La Stampa di giovedì 19 firmato da Francesco Semprini ed intitolato: L’Imam dei misteri a libro paga degli 007 americani.  Purtroppo, anche in questo caso si deve riflettere a fondo su una certa attitudine di tanti personaggi a mistificare la realtà per raggiungere lo scopo voluto; attitudine che troppa gente, ancora oggi, non vuole comprendere. Sul Mattino l’archeologo italiano Emmanuel Anati si dimostra convinto, dopo oltre 30 anni di ricerche, di aver trovato le prove che il monte Har Karkom, che domina il Negev coi suoi 847 metri, sarebbe il vero Monte Sinai. Tra gli innumerevoli ritrovamenti archeologici, un santuario paleolitico e graffiti preneolitici provano che il monte era già sacro ben prima di quando lo avrebbe risalito Mosé; suo suocero Ietro gli disse infatti: vai a pascolare alla montagna di Dio, a dimostrazione di che cosa quel monte significava già allora. Su Avvenire, infine, desidero ricordare la breve col ricordo di Rav Elio Toaff del vescovo emerito di Livorno Abiondi, recentemente scomparso: è stato un grande combattente per il dialogo tra ebrei e cristiani, e come tale lo ricordiamo anche noi.

Emanuel Segre Amar

 
 
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Champions League - Il sogno dell’Hapoel diventa realtà              
francesco lucreziIl sogno è diventato realtà. L’Hapoel Tel Aviv, club vincitore dell’ultima Ligat Toto, si è qualificato per la prima volta nella sua storia alla fase a gironi della Champions League. È il secondo anno consecutivo che una squadra israeliana fa capolino tra le 32 grandi d’Europa: nella scorsa stagione l’impresa era riuscita al Maccabi Haifa, poi entrato nel libro dei record (negativi) del torneo con zero goal e zero punti fatti. Anche l’ultimo ostacolo prima del salto nell’elite del pallone, quel Salisburgo che a suo tempo fu allenato da Trapattoni, è stato superato. Ma quanta sofferenza: dopo il convincente 3 a 2 ottenuto in trasferta, la gara di ritorno sembrava una mera formalità, quasi una passerella davanti al pubblico amico. Complice una sfortunata autorete di Douglas Da Silva (anche se le responsabilità maggiori del fattaccio sono del  portiere Vincent Enyeama) in conclusione di primo tempo, il sogno ha rischiato di trasformarsi nel più brutto degli incubi. Un altro goal e gli austriaci avrebbero condannato i rossi di Tel Aviv a una drammatica eliminazione: sugli spalti del Bloomberg Stadium iniziava a serpeggiare la tensione. I brividi, nonostante un netto predominio territoriale dei padroni di casa che gettavano al vento una lunga serie di occasioni propizie per pareggiare, si sono tramutati in gioia sfrenata solo pochi istanti prima del triplice fischio finale. Cioè quando la botta sul primo palo di Eran Zahavi ha gonfiato la rete avversaria, scongiurando ogni possibile ribaltone. Da quel momento era il delirio: una città che vive di basket, scopriva che anche il calcio poteva darle grandi emozioni.
HAPOEL TEL AVIV 1 – 1 SALISBURGO
Autorete Da Silva (S), Zahavi (H)
a.s
 
 
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