se
non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui
|
|
|
|
|
L'Unione informa
|
|
|
|
30 agosto 2010 - 20 Elul
5770 |
|
|
|
|
|
|
alef/tav |
|
|
|
|
|
Riccardo
Di Segni,
rabbino capo
di Roma |
Sarà
la magistratura a chiarire le dinamiche e le responsabilità di quanto è
successo nella sala parto dell'ospedale di Messina, dove due medici
avrebbero litigato mettendo a rischio una partoriente là presente e il
bambino che doveva nascere. Ma questo episodio getta un'insolita luce
su un brano biblico, tanto importante quanto complicato. E' la legge
della parashà di Mishpatim (Esodo 21:22) che dice: "se due uomini
litigano e colpiscono una donna incinta e i suoi figli escono e non ci
sarà una disgrazia ecc."Su questo brano si basano vari e importanti
principi giuridici, dalla responsabilità di lesioni non intenzionali,
alla modalità di rifusione del danno fino alla valutazione dello status
del feto. E' proprio su questo brano (letto nella versione ebraica o
nella traduzione greca) che si definisce la diversa visione giuridica
ebraica e cristiana sull'aborto. Ma aldilà di questo, la scena che
descrive la Torà è strana. Perché due uomini che si azzuffano
dovrebbero colpire e danneggiare proprio una donna incinta e non una
persona qualsiasi? L'incidente di Messina spiega che questo è
possibile, anche oggi, in modi nuovi. In altre situazioni si direbbe
che la realtà supera l'immaginazione, qui si può dire che la realtà
supera il midrash. |
|
Il Foglio
di ieri se la prende con monsignor Marchetto, segretario del Pontificio
consiglio per i migranti e gli itineranti, per il suo attacco alla
politica di espulsioni dei rom portata avanti dalla Francia,
accusandolo di aver paragonato le espulsioni dei rom a un "nuovo
olocausto". In questi termini, del resto, la notizia è stata data anche
da altri giornali, fra cui El Mundo e l'Unità. Leggendo attentamente
sui giornali che la riportano il testo dell'intervista rilasciata da
monsignor Marchetto, però, leggiamo non che i rom "sono vittime di un
olocausto", bensì che essi "sono stati vittime anch'essi di un
olocausto". La differenza è abissale, perché Marchetto non fa un
inaccettabile parallelo fra l'Olocausto e le espulsioni, ma si
riferisce al fatto storico che i rom e i sinti sono stati sterminati
durante l'Olocausto, uno sterminio che non è un'opinione politically
correct di Marchetto, ma un fatto storico: dai quattro ai
cinquecentomila i sinti e i rom sterminati, del dicembre 1942 il
"decreto di Auschwitz" emanato da Himmler con cui si decretava la loro
deportazione nei campi di sterminio, il campo degli zingari, ad
Auschwitz, 21000 i prigionieri che vi passarono, gli ultimi tremila
mandati alle camere a gas nella notte fra l'1 e il 2 agosto del 1944.
L'aver trasformato un passato "sono stati vittime" in un presente "sono
vittime" cambia quindi notevolmente il senso del discorso, come del
resto fa ogni cattiva lettura. Ma purtroppo viviamo in un'epoca in cui
nessuno sa più l'italiano e anche quando lo conosce non fa la fatica di
leggere quel che è davvero scritto, ma quel che si immagina, o che gli
fa comodo, sia scritto. |
Anna
Foa,
storica |
|
|
|
|
|
|
torna su |
davar |
|
|
|
|
Qui Livorno - Un anno per il caporale Shalit
Prigionieri
di Sion - Assirè Zion - sono tutti quei nostri fratelli che per anni,
per decenni, hanno vissuto sotto regimi totalitari e antisemiti, regimi
che li hanno tenuti segregati dal resto del mondo ebraico e spesso li
hanno fatti oggetto di persecuzioni. Il loro desiderio di salire verso
Israele e di ricongiungersi con i correligionari nel mondo li espose a
dure repressioni e all’impossibilità di emigrare. Oggi che questa
segregazione non esiste più, dobbiamo levare un pensiero reverente e
riconoscente a chi ha mantenuto nelle avversità la propria fede e la
volontà di restare unito all’Am Israel. Sono stati questi moderni
Amanti di Sion - Chovevè Zion - che hanno tenuto accesa la fiamma
dell’ebraismo in un periodo oscuro e hanno così permesso il
rafforzamento del nostro Stato. Avvicinandosi i Giorni Terribili -
Yamim Noraim - in cui si ricordano con commozione i propri defunti, si
elevi un pensiero anche a coloro che per Sion hanno lottato e sofferto,
e in particolare al caporale Gilad Shalit, tuttora nelle mani dei suoi
spietati rapitori in una sconosciuta prigione. A tutti i lettori
dell'Unione informa va il nostro più caldo augurio di Chatimà Tovà e
Mo’adim le-Simchà
Samuel Zarrough, presidente della Comunità ebraica di Livorno
Qui Venezia - Un anno per la comprensione
Si
apre il 5771, l’anno nel quale gli ebrei italiani sono chiamati a
rinnovare gli strumenti che permettono al nostro ebraismo di avere una
vita organizzata e strutturata. Da come li rinnoveremo dipende
un’alternativa vitale: riusciremo a ricreare qualcosa di genuinamente
ebraico che rappresenti degnamente i valori che ancora ci
caratterizzano, o costruiremo un bellissimo castello destinato a
sgretolarsi al primo soffio, seppellendo quanto resta di un passato
glorioso? Voglio augurare a tutti noi che in quest’anno Ha-Kadosh
Barukh Hu ci doni la capacità di comprenderci fra di noi, in modo da
poter tutti collaborare a costruire un futuro valido e stabile.
Kethivà wa-chatimà tovà.
Elia Richetti, presidente dell'Assemblea rabbinica italiana e rabbino capo di Venezia
Qui Firenze - Un anno per risolvere i problemi
Mutuando
un esempio classico del marketing, il leader di una comunità dovrebbe
comportarsi come quell'amministratore che estrae casualmente una
pallina da un sacchetto che ne contiene alcune bianche e le altre di
vari colori, ciascuna in gradazioni dal più scuro al più chiaro. Se la
sfera estratta è bianca, rappresentazione di una soluzione ottimale
esistente, egli la deve riconoscere come tale e rimetterla nel
sacchetto. Se invece la sfera è colorata, egli deve adottare delle
iniziative o strategie per farla diventare, se non proprio bianca,
almeno di tonalità più chiara. Se si procede con metodo e con costanza
in questa direzione, alla fine avremo tutte palline bianche, cioè
problemi e situazioni ben impostati e ben risolti. E' questo l'augurio
che io formulo ai presidenti delle ventuno comunità ebraiche italiane. Shanà Tovà
Guidobaldo Passigli, presidente della Comunità ebraica di Firenze
Qui Milano - Un anno per riscoprire il legame con il passato
Il
periodo che precede l’inizio di un nuovo anno rappresenta un momento in
cui i nostri pensieri si rivolgono al futuro. Nel Talmud, nel trattato
di Sukkah leggiamo “Se ascolterai l’antico, ascolterai il nuovo”. Da
questo passo comprendiamo che, nell’ebraismo per costruire un autentico
rinnovamento, occorre mantenere il legame con il passato, senza
lasciarsi distrarre dalle mode passeggere e necessariamente
superficiali. In questo 5771 auguro alle nostre Comunità di poter
guardare avanti per costruire un futuro che affondi le sue radici nelle
fonti dell’eternità del popolo ebraico: le sue tradizioni.
Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano
L'integrazione e la pace
Una
lunga intervista con Il re di Giordania, Abdallah II, è stata trasmessa
ieri sera dal primo canale della televisione israeliana. Nato nel 1962,
il re parlato con calma, senza la solita retorica contro Israele, più
come un giovane amico memore dell’amicizia fra suo padre re Hussein e
il premier Rabin. E ha allargato il campo delle conversazioni che si
apriranno questa settimana, il 2 settembre, a Washington fra israeliani
e palestinesi. “Il quadro più largo per il popolo israeliano è
l’integrazione d’Israele nel mondo arabo-islamico. Questo è il premio”,
ha detto. Poco dopo è tornato sull’argomento aggiungendo: “Se
israeliani e palestinesi si siederanno al tavolo e risolveranno i loro
problemi, allora tutti questi elementi che tentano di agire per la
distruzione di Israele, non avranno più una giustificazione, non solo
nella regione ma anche più lontano da qui”. Argomento per ora
ipotetico, ma non privo di fascino. L’integrazione di Israele nel Medio
Oriente sarebbe indubbiamente una meta che meriterebbe dei sacrifici.
Sergio Minerbi, diplomatico
Giovani ebrei italiani: Gheddafi, spettacolo indecente
Il
presidente dell'Unione giovani ebrei italiani ha dichiarato: “Lo
spettacolo offerto ancora una volta da Gheddafi è indecente, non
vorremmo che il nostro paese divenisse il palcoscenico per le prediche
integraliste del dittatore libico”. “Il prossimo incontro lo faccia con
noi e ci renda conto delle condizioni disumane degli immigrati in
Libia, dei diritti umani non rispettati o degli ebrei cacciati e uccisi
dal suo paese nel 1967. È giunta l’ora che una volta per tutte vengano
definiti gli indennizzi e i risarcimenti degli ebrei dovuti scappare
dai pogrom del 1967 e di tutti gli italiani con l’avvento al potere di
Gheddafi nel 1970, questione di cui siamo certi il governo Berlusconi
se ne farà interprete. Invece che invitare l’Europa alla conversione,
Gheddafi studi e si renderà conto che i suoi show sono possibili grazie
a quella cultura ebraico cristiana che hanno reso oggi l’Europa libera,
laica e democratica.”
National Geographic: a Tel Aviv la Miami beach del Mediterraneo
Sabbia
fina, ombrelloni, bar e ristoranti, campi da calcio e beach volley,
palestre all’aperto. È il lungomare di Tel Aviv, chilometro dopo
chilometro in grado di soddisfare le esigenze di qualsiasi amante della
tintarella. Oggi la vivace spiaggia che nella lunga estate israeliana
diventa il cuore della vita della città, diurna e notturna, ha visto
ufficializzare le sue ambizioni di meta ideale per vacanze all’insegna
delle due emme (mare & movida). La prestigiosa rivista National
Geographic ha inserito la spiaggia di Tel Aviv al nono posto della top
ten delle spiagge cittadine del mondo. Prime tre classificate
Barcellona, la sudafricana Cape Town, e Honolulu, arcipelago delle
Hawaii, tanto per capirci. Scrive il National Geographic: “Nella
‘bolla’, come viene spesso definita la città per la tendenza dei suoi
abitanti a rimanere indifferenti di fronte alle tensioni della regione,
si trovano ristoranti, locali, discoteche aperte fino all’alba. E di
giorno è a disposizione una spiaggia che si estende per oltre otto
miglia (13 chilometri), letteralmente a pochi passi dalla città”. Così
Tel Aviv si è guadagnata la definizione di Miami Beach del
Mediterraneo, e vede legittimata la sua aspirazione a diventare un polo
di attrazione per il turismo giovane, che abbina volentieri bagni e
discoteche alla visita delle bellezze naturali e storiche che Israele
offre in ogni luogo. Considerando che nelle sere d’agosto, lungo la
promenade (tayelet in ebraico), si sente parlare più francese, inglese
e italiano dell’ebraico, il percorso sembra imboccato.
Rossella Tercatin
Qui Genova - Cultura ebraica in mostra
Per
il presidente della Comunità ligure Maurizio Ortona “non si può non
cominciare dal più grande, Lele Luzzati: in collaborazione con il Museo
Luzzati, grazie all'amicizia del direttore Sergio Noberini, abbiamo
allestito, nel museo ebraico, una vasta panoramica dell'opera di
Luzzati, intitolata Viaggio nel mondo ebraico”. Questo viaggio è
l'interpretazione che Luzzati dette dell'ebraismo: lo comunicò con
scenette, disegni, maschere e scenografie, teatrini e stoffe. A Genova,
il fulcro della Giornata Europea della Cultura Ebraica 2010, dedicata
al tema dell'arte, è la mostra allestita per l'occasione nei locali del
museo ebraico. La mostra è divisa in tre diverse sezioni, le quali
daranno modo agli spettatori di seguire un percorso lungo le tappe più
significative della storia ebraica, attraverso l'occhio degli artisti
che l'hanno rappresentata. “Per approfondire la conoscenza del
personaggio - Ortona (nell'immagine) continua a spiegare l'omaggio
della Comunità di Genova al grande illustratore - abbiamo invitato a
parlare Giacoma Limentani, scrittrice, romanziera e traduttrice assai
sensibile ai temi della tradizione e della cultura ebraica, la quale
ebbe un sodalizio artistico e amicale con Luzzati, il quale illustrò
alcuni suoi scritti”. Nel corso della mattinata “interverrà anche Carla
Gianini, la moglie di Giulio Gianini, regista con cui Luzzati lavorò in
molte occasioni”. Le altre sezioni della mostra sono dedicate; una
all'allestimento realizzato dal Centro Ebraico Pitigliani di Roma, che,
sotto il titolo Gente che viene gente che va, racconta gli spostamenti
e le migrazioni, più o meno forzati, del popolo ebraico nel corso della
storia: l'altra, “sempre per rimanere nell'ambito dell'arte figurativa
- spiega il presidente Ortona - è dedicata ad un giovane talentuoso
artista della nostra Comunità, Claudio Eliezer Tommasetti”. A
conclusione della mattinata al museo ebraico è prevista una lezione del
rabbino capo di Genova rav Giuseppe Momigliano, incentrata sul tema dei
significati e simboli dei colori nella tradizione ebraica. “La
seconda parte della giornata - spiega Ortona - si terrà invece nella
zona del Porto Antico. In piazzale Mandraccio verrà eseguito, da trenta
ballerini, un inedito spettacolo di danze ebraiche: ci trasferiamo in
piazza, nel centro di Genova, con l'intento di allargare il più
possibile la partecipazione della cittadinanza”.
Manuel Disegni
Qui Monte San Savino - L'omaggio ad Amos Oz
A
oltre due secoli dalla scomparsa dell'ultimo ebreo di Monte San Savino
in seguito ai moti antifrancesi e antigiacobini del 1799, nelle strade
e nelle piazze del piccolo borgo della Valdichiana aretina per un
giorno si torna a parlare ebraico. L'evento clou della Giornata Europea
della Cultura Ebraica (nell'immagine un momento della Giornata 2009), ormai un appuntamento fisso per i sansavinesi
(che alcuni in zona chiamano “gli ebrei della Valdichiana”) sarà una
mostra dedicata ad Amos Oz, penna e coscienza critica di Israele che
non ha mai nascosto l'orgoglio di scrivere in quella lingua dal sapore
antico che per lui ha “il suono melodioso di un pregiato strumento
musicale” e di cui è ambasciatore nel mondo. “Dopo così tanto tempo era
importante far sentire una voce ebraica a Monte San Savino - spiega
Jack Arbib, principale artefice della riscoperta di
quella poco conosciuta identità sansavinese attraverso l'associazione
culturale Salomon Fiorentino -. Abbiamo scelto di incentrare il nostro
programma sulla figura di Oz perché, oltre ad essere uomo del dialogo e
della tolleranza, è il rappresentante di punta dell'ebraico, lingua che
ama in modo viscerale e che sfrutta in tutto il suo potenziale
espressivo”. La mostra, che si compone di una quarantina di fotografie
ispirate agli scritti dell'autore del celebre pamphlet Contro il
fanatismo, è un percorso ciclico nelle emozioni: pensieri di uno
scrittore che diventano parole di un libro, parole di un libro che si
trasformano in immagini, immagini che tornano pensieri in chi le
osserva. “Il nostro vuol essere un piccolo omaggio a un grande
protagonista della letteratura contemporanea - continua Arbib -. Sarà
un'esperienza interattiva e coinvolgente: estratti dei suoi libri
verranno letti e discussi da poeti, scrittori e gente di ogni tipo.
Abbiamo inoltre il piacere di ospitare una delegazione del comune di
Arad, sua attuale città di residenza, che ci ha permesso di esportare
la mostra a Monte San Savino e che ci aiuterà con la recitazione dei
testi in ebraico. Ripeto, è fondamentale che da queste parti si torni a
sentire una eco ebraica”. L'inizio della Giornata, come da tradizione,
avverrà con la donazione di alcuni volumi alla biblioteca di Monte San
Savino (“forse l'unica struttura comunale in Italia ad avere una
sezione dedicata alla letteratura ebraica”, dice Arbib) e proseguirà
con varie iniziative dislocate in più punti. Oltre agli appuntamenti
dedicati ad Oz, in programma una gustosa conversazione tra Arbib e
l'artista Mimmo Grasso che cercherà di individuare punti di contatto
tra la lingua della Torah e il dialetto napoletano, un concerto di
musica ebraica del flautista e cantore Eyal Lerner, un itinerario
guidato dall'architetto Sergio Bianconcino alla scoperta dei luoghi di
residenza e socialità degli ebrei sansavinesi, declamazione di poesie
ebraiche e degustazioni dei migliori vini kasher. In distribuzione
anche una maglietta speciale della Giornata, disegnata da Mimmo
Paladino. Conclusione al Cimitero Ebraico in zona Campaccio, per una
visita ma soprattutto per una preghiera. “Ci tengo molto a chiudere con
un kaddish, anche perchè questo cimitero è per me un luogo della
memoria. Quando l'ho visto per la prima volta era in condizioni
pessime. Constatando l'incuria in cui versava mi è venuta in mente la
mia storia familiare, il nostro cimitero ebraico in Libia distrutto da
un regime folle, e ho pensato: figli senza padri e padri senza figli.
Così ho deciso di prendermene cura come se al suo interno vi fossero
sepolti parenti e amici”. L'impatto con le erbacce e la desolazione del
Campaccio risale al 2001. Da allora di strada, nella valorizzazione del
patrimonio ebraico di Monte San Savino, ne è stata fatta molta. Dal
restauro della sinagoga, un tempo deposito di rifiuti del Comune e
adesso nuovamente agibile, alla nascita dell'associazione culturale
Salomon Fiorentino, soggetto basilare nel lavoro di ricerca e
costruzione di ponti con la società, per arrivare a una serie di
iniziative editoriali e museali che stanno riscuotendo molto successo.
Come Le Ketubbot di Monte San Savino, mostra dedicata ai contratti
matrimoniali ebraici a cura di Stefania Roncolato (autrice del libro
omonimo edito da Giuntina), che è stata a Tel Aviv e sarà presentata al
centro Pitigliani di Roma domenica prossima.
Adam Smulevich
Qui Padova - Elevazioni e Permutazioni
In
occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, il 5 settembre
2010, la Comunità ebraica di Padova offre, tra le diverse attività in
programma, un percorso tra Ghematrià e permutazioni attraverso i lavori
di 23 artisti italiani e stranieri che si sono prestati a
reinterpretare i concetti principali della mistica ebraica con opere di
pittura, scultura, fotografia, video. La mostra Elevazioni &
permutazioni 2, nata dalla collaborazione tra Maria Luisa Trevisan e
Nadine Shankar, docente di filosofia all’accademia di Belle Arti
Bezalel di Gerusalemme, verrà allestita nei locali della ex sinagoga
tedesca in via delle Piazze con una parte delle opere esposte nei mesi
estivi al Laboratorio di ricerca d’arte contemporanea PaRDeS di Mirano.
Nella tradizione ebraica, dai circoli della Merkavà al movimento
Chassidico e oltre, le lettere dell’alfabeto ebraico, e tanto più
quelle che compongono il nome di Dio, forniscono una possibile chiave
di lettura non solo della Torah, ma della realtà stessa che ci circonda. (...)
Michael Calimani
Questo articolo prosegue sul Portale dell'ebraismo italiano moked.it
Arte ebraismo
Un
titolo significativo per la Giornata Europea della Cultura Ebraica del
prossimo 5 Settembre. In una società come quella italiana ed europea
che si confronta quotidianamente con le sfide e i problemi del
multiculturalismo con passi in avanti e pericolosi passi indietro,
l’arte è uno strumento di divulgazione e di comprensione dell’altro.
L’arte, soprattutto contemporanea, è stata spesso interprete delle
tendenze culturali e sociali in atto e talvolta anticipatrice di
queste. Non è un caso che moltissime espressioni oggi dell’arte, della
cultura, della grafica e della multimedialità si confrontino con i temi
sociali e fra questi spicca il tema dell’integrazione, così importante
e spesso così malposto agli occhi dell’opinione pubblica per molteplici
motivi, politici spesso, ma anche legati alla fretta di consumare le
notizie e alla mancanza di un progetto culturale di integrazione, che
garantisca i diritti ma che preveda i doveri, che garantisca il
multilinguismo ma che valorizzi la lingua italiana….. Da Livorno
capofila, da Roma, dalla mia Milano e da tutte le città piccole e
grandi quest’anno abbiamo un’occasione in più, grazie al tema scelto,
per far e farci conoscere e per essere uno stimolo e un esempio di
pacifica e stimolante convivenza fra tutte le componenti sociali e
culturali della società.
Riccardo Hofmann, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
|
|
|
|
|
torna su |
pilpul |
|
|
|
|
Tacchi a spillo. L’Italia e l’Islam
Fino
a che punto l’economia detta legge sulla politica? Fino a che punto
contano il mercato, gli affari, il profitto? E sotto la pressione della
crisi economica regge ancora la democrazia parlamentare? C’è da
dubitarne - in Occidente e soprattutto in Italia. In tale contesto non
stupisce la visita di Gheddafi. Non è la prima volta. Gli affari sono
affari, anche se non hanno molto a che vedere con il bene pubblico e
sono spesso privati, tanto privati da passare sotto silenzio. Al
di là poi dei petrodollari, la Libia si è offerta di «collaborare» per
fare in modo che i disperati, che attraversano il deserto, non giungano
fino alle rive del mediterraneo. Non importa come. Il sipario è calato
su quel che avviene dietro le quinte. La coscienza è alleggerita e alla
fin fine grata alla Libia che si offre come equivoco bastione per
difendere la fortezza dell’Europa. Grata al punto da considerare
stravaganze e bizzarrie le mosse studiate e ponderate dell’ambiguo
«leader» libico (perché poi «leader»? Non governa con poteri quasi
assoluti da decenni?). Così oggi i giornali parlano di «show» a
proposito della lezione sul Corano imposta da Gheddafi, esponente del
panarabismo e restauratore della shari’a nel suo paese da dove, tra
linciaggi e agguati mortali, nel 1967 - in concomitanza con la guerra
dei sei giorni in Israele - furono cacciati tutti gli ebrei. Una
lezione sul Corano. Un monito affinché l’Islam sia la religione del
futuro in Europa. Che male c’è? La domanda non nasce solo da quel
«disincanto del mondo» che ha colpito da tempo l’Occidente. Qui il
disincanto si mescola con il cinismo molto italiano, aumentato a
dismisura negli ultimi tempi. Tacchi a spillo, gonne attillate,
generose scollature: immagine indegna e umiliante dell’Italia al
femminile - promossa dal governo - pronta a vendere la propria presenza
per un po’ di euro, a mettersi sul mercato per ascoltare una lezione di
Corano. Non sanno o fanno finta di non sapere come sono trattate le
donne nel mondo mussulmano? Certo non saranno tra le firmatarie
dell’appello per salvare Sakineh dalla lapidazione. Pensano a sé:
incassano i soldi e colgono la lezione sul Corano come una opportunità
per una eventuale carriera. Seguono supinamente l’economia e le sue
leggi (l’etica, ci dicono, è ormai un optional). Non riflettono
sul fatto che la donna come «altro», la donna nella sua alterità, non
riesce a trovare spazio nell’Islam? Il che è poi sintomo della tendenza
alla dominazione, alla difficoltà a riconoscere qualsiasi «altro» non
musulmano. Il modo in cui vengono trattate le donne è infatti sempre la
spia di una civiltà. Non ci riflettono perché, a loro volta, sebbene
nella modalità diversa di un paese non pre-moderno, ma post-moderno,
eppure irriducibilmente maschilista, sono soggetti secondari, persone
non libere, perché non rispettate. Consapevoli o no, costituiscono un
insulto per le donne di questo paese.
Donatella Di Cesare, filosofa
|
|
|
|
|
torna su |
rassegna stampa |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
“Ebrei geneticamente diversi”. Germania, furore per Sarrazin Berlino
- Si riparla, a Berlino, di patrimonio genetico degli ebrei come
fattore diversificante, ed establishment, media e società insorgono. Il
discorso è lanciato dal personaggio più controverso del momento: Thilo
Sarrazin, alto dirigente della Bundesbank e membro della Spd (partito
socialdemocratico, sinistra, all'opposizione). Per difendere le sue
tesi sull'effetto disastroso dell'immigrazione musulmana in Germania e
in Europa, che già hanno spaccato il Paese, egli ha dichiarato tra
l'altro in un'intervista a Welt am Sonntag «Tutti gli ebrei hanno un
determinato gene, i baschi anche hanno un gene che li distingue da
tutti gli altri». Durissime, scandalizzate le reazioni del governo e
della comunità ebraica: Sarrazin ha passato il segno. [...] Andrea Tarquini, la Repubblica, 30 agosto 2010
|
|
|
|
|
torna su |
notizieflash
|
|
|
|
|
Europei basket - Sconfitta indolore e qualificazione per Israele Al
termine di un girone pieno di emozioni e colpi di scena, la nazionale
israeliana di basket, nonostante la sconfitta subita domenica sera in
Montenegro (79-69), stacca il biglietto buono per i Campionati Europei
del 2011 in Lituania. Se gli uomini di Shivek si fossero imposti sul
parquet di Podgorica, cosa che era nelle loro possibilità, avrebbero
chiuso i conti come prima forza del raggruppamento, ottenendo la
certezza di un posto a Vilnius. La vittoria non è arrivata ma poco
male: grazie a una serie di combinazioni favorevoli, la seconda
posizione in classifica vale comunque la qualificazione diretta.
Montenegro spesso davanti e ospiti molto imprecisi (Casspi solo 5/20
dalla lunga distanza), il ko slavo è giusto ma non fa male. Festa
grande anche per le donne: il quintetto rosa, sconfiggendo la Romania
per 79 a 72, si è guadagnato l'accesso agli Europei femminili.
|
|
|
|
|
|
torna su |
|
L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche.
Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili.
Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per
concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross.
Avete
ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei
l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere
ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo
e-mail, scrivete a: desk@ucei.it
indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. |
|
|