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L'Unione informa
 
    1 settembre 2010 - 22 Elul 5770  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
alef/tav    
  locci Adolfo Locci,
rabbino capo
di Padova
“E ora scrivete per voi questa cantica...” (Deuteronomio 31:19). La Ghemarà nel trattato di Sanhedrin, spiega che ogni uomo ha il dovere di scrivere un Sefer Torah e non poggiarsi su quello, anche se idoneo, ereditato dai propri padri. I maestri, con questo detto, non si riferiscono solo alla “scrittura” del Sefer Torah ma soprattutto alla sua “lettura” diretta e continua. Lo studio della Torah è, al tempo stesso, dovere individuale e responsabilità collettiva, che ci unisce al nostro passato e guida verso il futuro. “Beato colui che si affatica nella Torà” (Berakhot 17a).
Ricordati che i tuoi figli e i nipoti hanno una sola infanzia.
Vittorio Dan
Segre,
pensionato
alfredo mordechai rabello  
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  Qui Milano - Un anno per la pace

JarachSi chiude un anno caratterizzato, per molte comunità, dalla tornata elettorale per il rinnovo dei Consigli e si apre il 5771 alla vigilia di un importante Congresso dell'UCEI che tenterà di dare nuove regole alla gestione delle singole comunità e dell'Unione in linea con le nuove esigenze dettate dal continuo mutamento delle situazioni ambientali interne e esterne. Comune e prioritario resta l'obiettivo di consolidare la nostra identità e la salvaguardia dei nostri valori religiosi, etici e  culturali.
Solo il superamento delle frammentazioni interne e una immagine verso l'esterno di gruppo unito e determinato nella difesa dei propri valori comuni potranno continuare a garantire, a una realtà numericamente ridotta, il giusto riconoscimento del fondamentale contributo dato alla storia e allo sviluppo sociale del nostro paese e del suo attuale
potenziale. Questo stesso riconoscimento ci consentirà di dare ancora maggior forza
e peso alle posizioni in difesa dei diritti dello Stato di Israele e contro ogni tentativo di rinascita di movimenti ed idee fondate su aberranti discriminazioni razziali o religiose.
L'augurio è che ci si possa ritrovare tutti uniti nella difesa di questi valori e che il 5771 possa segnare una tappa decisiva nel processo di pace in Medio Oriente per il bene ed il futuro di Israele.
A tutti gli ebrei italiani formulo, a nome di tutta la Comunità Ebraica di Milano i più sinceri auguri di Shanà Tovà Umtukà.

Roberto Jarach, presidente della Comunità Ebraica di Milano


Qui Ferrara, Qui Pisa - Un anno di serenità

CaroDalla piccola ma vivace Comunità di Pisa e Ferrara giunga l'augurio che l'anno che sta per iniziare sia portatore di serenità e di pace per tutto il popolo ebraico. L'anno che sta per concludersi non è stato facile per la nostra Comunità, ma abbiamo la consapevolezza di esserci attivati con impegno per superare le prove. Con l'aiuto di D. auspichiamo che l'ebraismo italiano, alla vigilia di predisporre un nuovo regolamento per le sue istituzioni, sappia prendere opportune iniziative volte a rafforzare la nostra compagine. Con la collaborazione fattiva di tutti occorre procedere uniti per affrontare le sfide che si presentano per gli ebrei d'Israele e per quelli della Golà.
Tahel shanà uvirchotèa. "Cominci un anno con le sue benedizioni".

Luciano Meir Caro, rabbino capo di Ferrara


Qui Roma - Obiettivo puntato sull'arte

LogoRicco il cartellone degli eventi in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, con il coordinamento generale di Claudio Procaccia direttore del Dipartimento di Cultura Ebraica  e di Miriam Haiun direttrice del Centro di Cultura della Comunità Ebraica di Roma. Il 5 settembre in 28 paesi europei e 62 città italiane le comunità ebraiche apriranno le porte delle proprie sinagoghe e dei propri musei in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica giunta alla sua undicesima edizione che vede come città capofila Livorno ed è dedicata quest'anno ad ‘Arte ed ebraismo’ “un binomio particolarmente interessante, perché è noto il complesso rapporto che c’è tra rappresentazione figurativa e normativa ebraica” come sottolinea il presidente Ucei, Renzo Gattegna, ma anche “un’occasione per saperne di più e per sfatare qualche luogo comune”.
Nella Capitale, fin dal mattino sarà possibile partecipare a visite guidate nel cuore del ghetto, al Museo ebraico  e al Tempio Maggiore dove nel pomeriggio si svolgerà la celebrazione di un matrimonio (alle 17.30) e in serata (alle 21) un concerto di musiche liturgiche della tradizione romana del coro del Tempio Maggiore, diretto dal maestro Claudio Di Segni. Con la partecipazione del rav Alberto Funaro, del maestro Angelo Spizzichino e del professor Pasquale Troia.
La novità di quest'anno è rappresentata dall'apertura al pubblico della sinagoga di via Balbo, nel quartiere Esquilino, dove alle 12, Georges de Canino illustra e descive “Le vetrate” di Aldo Di Castro  (z.l.).
Indossando abbigliamento comodo e scarpe sportive gli amanti dell'archeologia potranno  visitare le catacombe di villa Torlonia. Le visite si svolgeranno ogni ora a partire dalle 9 del mattino e fino alle 17, in piccoli gruppi organizzati. La prenotazione è obbligatoria.
Molti gli eventi organizzati nella Sala Margana, in Piazza Margana 41, dove a partire dalle 11 del mattino la dottoressa Elsa Laurenzi parlerà delle catacombe ebraiche di Villa Randanini, Adachiara Zevi di “Musei ebraici: per quale arte?” e Cesare Terracina “ Evoluzione dell’arte ebraica: dal simbolo al segno”. Nel pomeriggio a partire dalle 16 Yedidià Sergio Terracina interverrà su “Il Santuario nel deserto: verità e bellezza”. A seguire Roy Doliner presenterà  un suo testo sui segreti della Sistina e sul messaggio proibito di Michelangelo. Sempre nel pomeriggio, alle 18.30 alla Discoteca di Stato in via Caetani 32 gli amanti della musica potranno ascoltare il coro femminile dell’Associazione Coro Ha Kol che si esibirà in un concerto dal titolo “… e Miriam cantò. Musiche della tradizione ebraica”.
Al Palazzo della Cultura fin dalle 10.30 del mattino sarà presentato il progetto “Arte ed ebraismo. In cattedra e sui banchi: tutti artisti” a cura della Scuola Media Angelo Sacerdoti.
Sempre al Palazzo della Cultura, l'Adei presenta la Mostra di artiste e donne ebree del
'900, esposizione di opere di Paola Levi Montalcini, Eva Fischer, Eva Romanin Jacur, Franca Sonnino, Ariela Böhm, una mostra artigianale di gioielli di Silvia Modigliani e Lisanna Limentani e una esposizione di quadri, ceramiche e intagli di Laura Attias, Lavinia Di Porto, Marina Falco Foa, Donatella Limentani, Marina Limentani, Fernanda Luzzati, Pia Rosselli, Laura Sornaga Sonnino, Laura Schaerf.
Alle 11 i ragazzi del Liceo Renzo Levi presenteranno “Israele d’oro (e di belle parole). Poesia, prosa e musica nei testi di 16 autori israeliani”.
All'Istituto Pitigliani alle 10.45 Cesare Terracina presenterà una mostra sull'opera grafica di Tobia Rava e subito dopo Stefania Roncolato parlerà della decorazione dei contratti matrimoniali ebraici italiani con particolare riguardo alle pergamene settecentesche di Monte San Savino, mentre alla Ermanno Tedeschi Gallery alle 18  si presenterà una mostra di Stéphane Zerbib e Dan.rec curata da Giorgia Calò. Due le mostre di Yehonatan Pelles, “Lech-Lecha’. Ritratti e memoria”  allo  Studio Ivaldi e “Benè Romì. Gli ebrei di Roma” allo Studio Sheva entrambe curate da Georges de Canino.
Al Keren Kayemet LeIsrael in via Pietro Antonio Micheli 53 alle 18 sarà presentato il libro di Dova Cahan: Un ashkenazita tra Romania ed Eritrea - Herscu Saim Cahan.

Lucilla Efrati

Per maggiori informazioni sugli eventi organizzati in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica visita il Portale dell'ebraismo italiano www.moked.it


Qui Casale, Qui Vercelli - "Il Piemonte protagonista"

MuseoScorrendo il programma della XI edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica non si può non notare il numero di sinagoghe aperte al pubblico presenti in Piemonte: Casale Monferrato, Vercelli, Mondovì, Carmagnola sono solo alcune delle testimonianze architettoniche, dal prezioso valore artistico, di un passato e un presente ebraico ancora vivo. “Il legame fra arte ed ebraismo nella nostra regione è sempre stato forte - spiega Elio Carmi, vicepresidente della Comunità ebraica di Casale Monferrato - Noi come Comunità ci siamo impegnati in questi anni a valorizzarlo”. Come è accaduto a Biella, grazie all’impegno di Rossella Bottini Treves, presidente della Comunità di Vercelli. O ancora come a Cuneo dove non solo è stata restaurata la sinagoga ma recentemente la famiglia Cavaglion, con la collaborazione della Comunità di Torino, ha inaugurato il suo centro sociale.
Arte, dunque, che racconta la storia in divenire della realtà ebraica piemontese. Arte con salde radici nel passato ma con lo sguardo rivolto al presente e al futuro. Un esempio di questo legame continuo nel tempo è Casale Monferrato dove il pubblico domenica potrà non solo visitare la storica sinagoga ma anche il Museo degli Argenti e il Museo dei Lumi. Cuore della giornata monferrina sarà la tavola rotonda su Arte, Ebraismo e Interpretazione, introdotta da rav Giuseppe Laras e coordinata da Maria Luisa Caffarelli. Alla discussione  parteciperanno prestigiosi esponenti del panorama artistico italiano come Stefano Levi Della Torre, Stefano Piantini e Arturo Schwartz. “La giornata del 5 settembre – spiega Claudia De Benedetti, vicepresidente dell’UCEI - sarà inoltre l’occasione per la presentazione del volume Cento Lumi per Casale Monferrato (Edizione Skirà) che raccoglie le immagini e la storia delle lampade (oggi ben più di 100) presenti al Museo dei Lumi”. Una collezione unica al mondo in cui artisti di fama mondiale, fra cui Arman, Mondino, Luzzati, Recalcati, reinterpretano il candelabro della festa di Channukkah e che ben presto varcherà i confini nazionali. “La mostra - spiega il vicepresidente – sarà presentata l’8 novembre al prestigioso Musée d’Art et d’Histoire du Judaïsme di Parigi. Un successo che affonda le sue radici nella collaborazione fra l’UCEI e il CRIF, il Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche in Francia. Un segno tangibile - continua la De Benedetti - del legame che intercorre e che si sta sempre più rafforzando fra le due realtà”. Nelle sale del museo parigino i visitatori potranno ammirare e conoscere, attraverso un percorso guidato, la storia dei Lumi della collezione monferrina. “Sarà” sottolinea Elio Carmi “un importante vetrina per tutto l’ebraismo italiano”.
Tornando al 5 settembre spicca fra gli eventi piemontesi l’apertura in Sinagoga dell’ufficio P.T. per l'annullo filatetico sulla cartolina, realizzata in occasione della Giornata della Cultura, che riproduce
un’opera dell'artista Tobia Ravà.
Dopo il grande successo dello scorso anno, Giorgio Secchi ripropone il viaggio nel passato lungo le vie di Asti, in cui i visitatori potranno rivivere, attraverso le parole di Guido Artom (tratte da I giorni del mondo), la storia della Comunità ebraica, del ghetto cittadino e dell’emancipazione del 1848. All’evento parteciperanno Paolo De Benedetti, uno dei massimi esperti di judaica in Italia, l’attore Aldo Delaude e Shemuel Lampronti. Sarà inoltre aperta al pubblico la sinagoga, con visite guidate a cura di Artefacta, così come a Carmagnola, Ivrea, Cuneo, Mondovì mentre a Saluzzo e Cherasco le visite saranno curate da Pierreci Codess Coopcultura. A Chieri, invece, i visitatori saranno condotti per le vie dell’antico ghetto e saranno esposti oggetti della famiglia Levi, oltre a libri di argomento ebraico. Domenica saranno aperti al pubblico anche i cimiteri ebraici di Moncalvo e Trino Vercellese.

(Nell'immagine una foto scattata durante la visita del direttore del Museo ebraico di Parigi, Laurence Sigal-Klagsbald, a Casale, assieme alla vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Claudia De Benedetti, al
vicepresidente della Comunità ebraica di Casale, Elio Carmi, all'architetto Giulio Bourbon, direttore del museo ebraico di casale e al maestro Antonio Recalcati, ideatore del museo dei lumi).

Daniel Reichel



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Qui Gerusalemme
Giovani leader a confronto


 
 
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  Deuteronomio e rivoluzione

Daniel HavivLa Torah, e in particolare il libro del Deuteronomio, è al tempo stesso storia e meta-storia. E in particolare è, fra i suoi molteplici aspetti, il libro dell'utopia politica dell'ebraismo.
L'atteggiamento anti-assolutista, anti-dogmatico e riformatore degli ebrei lungo tutta la loro storia ha a mio parere le sue radici in questo grande libro, e in particolare nella parashà di Shofetim. In essa si parla di come deve essere il re d'Israele, e soprattutto di come egli non deve essere. Intendo qui come "riformatore" l'atteggiamento degli ebrei in minoranza fra gli altri popoli in "dialogo positivo" verso l'esterno, sempre combattiva in prima linea a favore dei diritti civili, dei risorgimenti e delle rivoluzioni. Naturalmente parlo qui degli elementi attivi e non di tutti gli ebrei, fra i quali c'erano anche i conservatori. Però, anche in senso interno, l'ebraismo non è mai stato veramente dogmatico e si è sempre saputo evolvere ed essere attuale, dentro la vita della comunità, indipendentemente dalle correnti esterne. Esso non si è mai cristallizzato in un "catechismo". Rambam per esempio, che da buon medievale scolastico cercò di codificare la fede, imitando un po' la moda di allora, con i famosi 13 articoli, non è stato poi accettato da tutto l'ebraismo ortodosso, tanto che oggi in certi ambienti è lasciato da parte e non viene studiato. Come a dire che nell'ebraismo "in the long run" le forze cristallizzatrici non hanno avuto un successo totale o sono state in un modo o nell'altro rifiutate.
Il re che si prefigura nel Deuteronomio ha fra gli altri attributi il divieto di riportare il popolo ebraico in Egitto. Ma che significa questo? Fisicamente e storicamente tornare in Egitto significherebbe tornare indietro verso la terra della schiavitù, rinunciando alla libertà, alla legge appena ricevuta, alla costruzione della propria vita di popolo indipendente e autonomo. Ma l'altro significato, quello spirituale, del ritorno in Egitto sarebbe regredire verso il luogo per eccellenza dove si pratica l'idolatria, verso il luogo delimitato secondo il midrash da 49 porte di impurità. In Egitto domina un re che rappresenta il contrario dell'idea fondamentale della Torah, la fede nel Dio unico e creatore e il divieto dell'idolatria. Il Faraone non è solo un re, ma anche un dio, è un re-dio, per cui tornare in Egitto sarebbe una discesa, un retrocedere dell'uomo dal suo cammino in ascesa spirituale verso l'attuazione del monoteismo. Ma il popolo sta andando proprio adesso in avanti, in ascesa, verso la Terra nella quale servirà il Re dei re, il Dio unico, Colui che lo ha tirato a fatica fuori dalla terra della schiavitù.
Il significato spirituale, meta-storico, delle parole che si riferiscono alla futura ed eventuale monarchia d'Israele è anche strettamente collegato con la concezione ebraica dell'autorità, in tutti i tempi. In questa parashà si legge che il re non dovrà avere troppi cavalli né troppe ricchezze. Il popolo ebraico è alle porte della Terra nella quale nella quale egli potrà finalmente essere sé stesso e vivere la sua concezione dello stato, per cui è questo il momento più appropriato per incoraggiarlo ad andare avanti e non indietro, e fare l'ultimo grande passo, non solo fisico attraversando il Giordano, ma anche e soprattutto il trapasso mentale e immaginativo, di gran lunga più difficile del primo. Parafrasando questa parashà, la si può tradurre: "Se avrete bisogno di un re per amministrare la vostra vita di società, nominatevelo pure, ma ricordatevi che sono Io il Re vero, il Re dei re. Quello che vi sceglierete voi sarà uno di voi, di carne e sangue, e quindi sarà soggetto ad errare. Egli dovrà scriversi la mia legge e impararsela bene, non solo per applicarla come si deve, ma anche per ricordarsi ogni giorno che la legge l'ho scritta Io e non lui. In realtà il vostro re sarà un servitore come tutti gli altri, un cittadino fra cittadini con il compito di servirli, niente di più, e non il vero legislatore, poiché il legislatore sono Io". Ed è a causa di questo messaggio fondamentale di "relatività e non assolutezza" del re che l'atteggiamento ebraico verso l'autorità, anche verso gli stessi re d'Israele, ha sempre causato il fallimento di ogni potere assoluto. I re d'Israele, compreso il più saggio di tutti al tramontare dei suoi giorni, hanno in fin dei conti fallito come guide vere e assolute, ma forse proprio per questo hanno aderito fedelmente all'immagine e alla funzione alle quali la Torah li aveva predestinati. Per non parlare poi del re David, in seguito quasi idolatrato come bisavolo nientemeno che del Messia, che invece si rivelò fin dall'inizio come un ditattoruccio sanguinario, al quale fu negato proprio per questo il compito di costruire il Santuario.
Il Deuteronomio, visto come testo politico, preconizza l'indipendenza nazionale: 3500 anni prima dei Risorgimenti europei esso ci dice che il re deve essere ebreo, uno di voi (Deut.XVII,15), affinché non verrete soggiogati ad alcun regno straniero. Ma se è uno del suo popolo, il re trae la sua autorità da questo e quindi non è veramente al di sopra di esso. La legge non la decide lui, ma l'Eterno, per cui è Lui il Re vero e assoluto, il Re dei Re. Il re che il popolo si sceglie è solo un amministratore che ha la funzione di accudire ai bisogni terreni e contingenti della collettività.
Y. Leibowitz diceva, col suo stile unico e provocativo che rese indimenticabili le sue lezioni, che le funzioni di chi "governa" si possono riassumere in quella dello smaltimento della spazzatura dei cittadini, non di più.

Daniel Haviv, alchimista



Libertà di culto, rispetto della memoria

francesco lucreziI pareri riguardo all’opportunità dell’apertura di una moschea in prossimità di Ground Zero, com’è evidente, appaiono nettamente divisi tra favorevoli e contrari, senza spazio per sfumature, distinguo o posizioni intermedie. Nel formulare una nostra opinione, chiariamo innanzitutto che entrambe le posizioni appaiono sostenute da validi e apprezzabili argomenti. Da una parte, infatti, il sacro principio della libertà di culto e di pensiero - fra i valori fondanti della grande democrazia americana -, e anche la giusta preoccupazione di “non darla vinta” ai terroristi, rifiutando - come ben argomentato, su questa newsletter, il 27 agosto, da Anna Segre - di accettare l’equazione per cui tutti i musulmani dovrebbero essere guardati con diffidenza e sospetto, in quanto potenziali terroristi, o comunque contigui al terrorismo. Dall’altra, l’altrettanto importante esigenza di rispettare il dolore dei familiari delle vittime e di tutta la nazione, rifiutando un’opzione dall’indubbio impatto simbolico ed emotivo, che potrebbe comunque essere vista come una forma di provocazione.
A nostro avviso, invocare la questione della libertà di culto è fuori luogo, giacché nessuno la ha mai messa in discussione. Il problema, del tutto diverso, è esclusivamente di sensibilità etica e civile, e si può sintetizzare in due distinte domande: è lecito, è ammissibile considerare l’apertura di un luogo di culto, sia pure in un luogo particolare, come offensiva, o comunque inopportuna? Ed è giusto lasciare l’ultima parola, in materie così delicate, a chi abbia direttamente sofferto, sulla propria pelle, per un terribile atto di violenza?
Personalmente, darei a entrambe le domande una risposta positiva. Ritengo giustificabile, infatti, che la presenza di una moschea, nei pressi della voragine di Manhattan, possa rievocare l’orribile strage, in quanto la matrice di questa, piaccia o non piaccia, è stata, indubbiamente, islamica. Sarebbe sbagliato, certo, incolparne collettivamente tutti i musulmani, ma altrettanto forzato appare il considerare gli attentatori come una scheggia completamente isolata e marginale dell’Islam. Non dimentichiamo che, la sera dell’11 settembre, non poche piazze islamiche, anche in paesi cosiddetti moderati, alleati dell’America, si sono riempite di folle esultanti. Non è un ricordo piacevole, ma non per questo deve essere rimosso o cancellato. “Chissà - si chiede, su l'Unione informa del 19 agosto, il Tizio della Sera - se saremmo favorevoli alla costruzione di un sacrario dedicato ai soldati tedeschi morti nella Seconda guerra mondiale, proprio accanto all’entrata di Auschwitz”. Eppure, anche in questo caso si potrebbe eccepire, e con buone ragioni, che non tutti i soldati tedeschi erano degli aguzzini o dei criminali.
Resta la seconda domanda: andrebbe riconosciuto, ai parenti delle vittime, una diritto privilegiato di tutela del lutto e della memoria? A mio parere sì, andrebbe riconosciuto (in America come in Italia: le povere vittime del terrorismo nostrano, dimenticate da tutti…), ed è proprio questo che fa apparire criticabile la decisione del sindaco Bloomberg, avallata dal presidente Obama. È vero che tra i sottoscrittori di una petizione a favore dell’apertura della moschea figura anche un membro dell’Associazione dei parenti delle vittime dell’11 settembre. Una scelta personale, nobile e coraggiosa, che può essere ammirata, e va, comunque, rispettata. Ma andrebbe altrettanto rispettata la volontà della stragrande maggioranza dei parenti delle vittime, che sono fortemente contrari, per motivi altrettanto seri e rispettabili.

Francesco Lucrezi, storico
 
 
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Solo pochi giorni or sono i massimi responsabili dell’esercito israeliano avevano compiuto un sopralluogo nella regione intorno a Hebron dove evidentemente temevano il ritorno degli attentati; la storia del MO ci insegna infatti che sempre, nel momento del dialogo, le forze che vi si oppongono si fanno sentire coi metodi più truci. (...)

Il commento di Emanuel Segre Amar prosegue sul Portale dell'ebraismo italiano moked.it

 
 
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Cuba: Fidel incontra il presidente della Comunità ebraica          
L'Avana, 31 ago -
Il leader cubano Fidel Castro ha incontrato 
la presidente della Comunità ebraica a Cuba Adela Dworin. "Durante la visita all'acquario c'è stato uno scambio di informazioni tra il leader della Rivoluzione e i suoi ospiti", scrive il quotidiano Granma. La Comunità ebraica è al centro dell'attenzione in seguito all'arresto lo scorso dicembre all'Avana dell'operatore statunitense Alan Gross, 60 anni, per aver distribuito telefoni satellitari agli oppositori, secondo le autorità cubane, che lo accusano di spionaggio. 
 
 
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