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L'Unione informa
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1 settembre 2010 - 22 Elul 5770 |
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alef/tav |
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Adolfo
Locci,
rabbino capo
di Padova |
“E ora scrivete per voi questa cantica...” (Deuteronomio 31:19).
La Ghemarà nel trattato di Sanhedrin, spiega che ogni uomo ha il dovere
di scrivere un Sefer Torah e non poggiarsi su quello, anche se idoneo,
ereditato dai propri padri. I maestri, con questo detto, non si
riferiscono solo alla “scrittura” del Sefer Torah ma soprattutto alla
sua “lettura” diretta e continua. Lo studio della Torah è, al tempo
stesso, dovere individuale e responsabilità collettiva, che ci unisce
al nostro passato e guida verso il futuro. “Beato colui che si affatica
nella Torà” (Berakhot 17a).
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Ricordati che i tuoi figli e i nipoti hanno una sola infanzia.
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Vittorio Dan Segre, pensionato |
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Qui Milano - Un anno per la pace
Si
chiude un anno caratterizzato, per molte comunità, dalla tornata
elettorale per il rinnovo dei Consigli e si apre il 5771 alla vigilia
di un importante Congresso dell'UCEI che tenterà di dare nuove regole
alla gestione delle singole comunità e dell'Unione in linea con le
nuove esigenze dettate dal continuo mutamento delle situazioni
ambientali interne e esterne. Comune e prioritario resta l'obiettivo
di consolidare la nostra identità e la salvaguardia dei nostri valori
religiosi, etici e culturali. Solo il superamento delle
frammentazioni interne e una immagine verso l'esterno di gruppo unito e
determinato nella difesa dei propri valori comuni potranno continuare a
garantire, a una realtà numericamente ridotta, il giusto riconoscimento
del fondamentale contributo dato alla storia e allo sviluppo sociale
del nostro paese e del suo attuale potenziale. Questo stesso riconoscimento ci consentirà di dare ancora maggior forza e
peso alle posizioni in difesa dei diritti dello Stato di Israele e
contro ogni tentativo di rinascita di movimenti ed idee fondate su
aberranti discriminazioni razziali o religiose. L'augurio è che ci
si possa ritrovare tutti uniti nella difesa di questi valori e che il
5771 possa segnare una tappa decisiva nel processo di pace in Medio
Oriente per il bene ed il futuro di Israele. A tutti gli ebrei italiani formulo, a nome di tutta la Comunità Ebraica di Milano i più sinceri auguri di Shanà Tovà Umtukà.
Roberto Jarach, presidente della Comunità Ebraica di Milano
Qui Ferrara, Qui Pisa - Un anno di serenità
Dalla
piccola ma vivace Comunità di Pisa e Ferrara giunga l'augurio che l'anno che sta
per iniziare sia portatore di serenità e di pace per tutto il popolo
ebraico. L'anno che sta per concludersi non è stato facile per la
nostra Comunità, ma abbiamo la consapevolezza di esserci attivati con
impegno per superare le prove. Con l'aiuto di D. auspichiamo che
l'ebraismo italiano, alla vigilia di predisporre un nuovo regolamento
per le sue istituzioni, sappia prendere opportune iniziative volte a
rafforzare la nostra compagine. Con la collaborazione fattiva di tutti
occorre procedere uniti per affrontare le sfide che si presentano per
gli ebrei d'Israele e per quelli della Golà. Tahel shanà uvirchotèa. "Cominci un anno con le sue benedizioni".
Luciano Meir Caro, rabbino capo di Ferrara
Qui Roma - Obiettivo puntato sull'arte
Ricco il cartellone
degli eventi in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, con il coordinamento generale di
Claudio Procaccia direttore del Dipartimento di Cultura Ebraica e di
Miriam Haiun direttrice del Centro di Cultura della Comunità Ebraica di
Roma. Il
5 settembre in 28 paesi europei e 62 città italiane le comunità
ebraiche apriranno le porte delle proprie sinagoghe e dei propri musei
in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica giunta alla
sua undicesima edizione che vede come città capofila Livorno ed è
dedicata quest'anno ad ‘Arte ed ebraismo’ “un binomio particolarmente
interessante, perché è noto il complesso rapporto che c’è tra
rappresentazione figurativa e normativa ebraica” come sottolinea il
presidente Ucei, Renzo Gattegna, ma anche “un’occasione per saperne di
più e per sfatare qualche luogo comune”. Nella Capitale, fin dal
mattino sarà possibile partecipare a visite guidate nel cuore del
ghetto, al Museo ebraico e al Tempio Maggiore dove nel pomeriggio
si svolgerà la celebrazione di un matrimonio (alle 17.30) e in serata
(alle 21) un concerto di musiche liturgiche della tradizione romana del
coro del Tempio Maggiore, diretto dal maestro Claudio Di Segni. Con la
partecipazione del rav Alberto Funaro, del maestro Angelo Spizzichino e
del professor Pasquale Troia. La novità di quest'anno è
rappresentata dall'apertura al pubblico della sinagoga di via Balbo,
nel quartiere Esquilino, dove alle 12, Georges de Canino illustra e
descive “Le vetrate” di Aldo Di Castro (z.l.). Indossando
abbigliamento comodo e scarpe sportive gli amanti dell'archeologia
potranno visitare le catacombe di villa Torlonia. Le visite si
svolgeranno ogni ora a partire dalle 9 del mattino e fino alle 17, in
piccoli gruppi organizzati. La prenotazione è obbligatoria. Molti
gli eventi organizzati nella Sala Margana, in Piazza Margana 41, dove a
partire dalle 11 del mattino la dottoressa Elsa Laurenzi parlerà delle
catacombe ebraiche di Villa Randanini, Adachiara Zevi di “Musei
ebraici: per quale arte?” e Cesare Terracina “ Evoluzione dell’arte
ebraica: dal simbolo al segno”. Nel pomeriggio a partire dalle 16
Yedidià Sergio Terracina interverrà su “Il Santuario nel deserto:
verità e bellezza”. A seguire Roy Doliner presenterà un suo testo
sui segreti della Sistina e sul messaggio proibito di Michelangelo.
Sempre nel pomeriggio, alle 18.30 alla Discoteca di Stato in via
Caetani 32 gli amanti della musica potranno ascoltare il coro femminile
dell’Associazione Coro Ha Kol che si esibirà in un concerto dal titolo
“… e Miriam cantò. Musiche della tradizione ebraica”. Al Palazzo
della Cultura fin dalle 10.30 del mattino sarà presentato il progetto
“Arte ed ebraismo. In cattedra e sui banchi: tutti artisti” a cura
della Scuola Media Angelo Sacerdoti. Sempre al Palazzo della Cultura, l'Adei presenta la Mostra di artiste e donne ebree del '900,
esposizione di opere di Paola Levi Montalcini, Eva Fischer, Eva Romanin
Jacur, Franca Sonnino, Ariela Böhm, una mostra artigianale di gioielli
di Silvia Modigliani e Lisanna Limentani e una esposizione di quadri,
ceramiche e intagli di Laura Attias, Lavinia Di Porto, Marina Falco
Foa, Donatella Limentani, Marina Limentani, Fernanda Luzzati, Pia
Rosselli, Laura Sornaga Sonnino, Laura Schaerf. Alle 11 i
ragazzi del Liceo Renzo Levi presenteranno “Israele d’oro (e di belle
parole). Poesia, prosa e musica nei testi di 16 autori israeliani”. All'Istituto
Pitigliani alle 10.45 Cesare Terracina presenterà una mostra sull'opera
grafica di Tobia Rava e subito dopo Stefania Roncolato parlerà
della decorazione dei contratti matrimoniali ebraici italiani
con particolare riguardo alle pergamene settecentesche di Monte San
Savino, mentre alla Ermanno Tedeschi Gallery alle 18 si
presenterà una mostra di Stéphane Zerbib e Dan.rec curata da Giorgia
Calò. Due le mostre di Yehonatan Pelles, “Lech-Lecha’. Ritratti e
memoria” allo Studio Ivaldi e “Benè Romì. Gli ebrei di
Roma” allo Studio Sheva entrambe curate da Georges de Canino. Al
Keren Kayemet LeIsrael in via Pietro Antonio Micheli 53 alle 18 sarà
presentato il libro di Dova Cahan: Un ashkenazita tra Romania ed
Eritrea - Herscu Saim Cahan.
Lucilla Efrati
Per
maggiori informazioni sugli eventi organizzati in occasione della
Giornata Europea della Cultura Ebraica visita il Portale dell'ebraismo
italiano www.moked.it
Qui Casale, Qui Vercelli - "Il Piemonte protagonista"
Scorrendo
il programma della XI edizione della Giornata Europea della Cultura
Ebraica non si può non notare il numero di sinagoghe aperte al pubblico
presenti in Piemonte: Casale Monferrato, Vercelli, Mondovì, Carmagnola
sono solo alcune delle testimonianze architettoniche, dal prezioso
valore artistico, di un passato e un presente ebraico ancora vivo. “Il
legame fra arte ed ebraismo nella nostra regione è sempre stato forte -
spiega Elio Carmi, vicepresidente della Comunità ebraica di Casale
Monferrato - Noi come Comunità ci siamo impegnati in questi anni a
valorizzarlo”. Come è accaduto a Biella, grazie all’impegno di Rossella
Bottini Treves, presidente della Comunità di Vercelli. O ancora come a
Cuneo dove non solo è stata restaurata la sinagoga ma recentemente la
famiglia Cavaglion, con la collaborazione della Comunità di Torino, ha
inaugurato il suo centro sociale. Arte, dunque, che racconta la
storia in divenire della realtà ebraica piemontese. Arte con salde
radici nel passato ma con lo sguardo rivolto al presente e al futuro.
Un esempio di questo legame continuo nel tempo è Casale Monferrato dove
il pubblico domenica potrà non solo visitare la storica sinagoga ma
anche il Museo degli Argenti e il Museo dei Lumi. Cuore della giornata
monferrina sarà la tavola rotonda su Arte, Ebraismo e Interpretazione,
introdotta da rav Giuseppe Laras e coordinata da Maria Luisa
Caffarelli. Alla discussione parteciperanno prestigiosi esponenti del
panorama artistico italiano come Stefano Levi Della Torre, Stefano
Piantini e Arturo Schwartz. “La giornata del 5 settembre – spiega
Claudia De Benedetti, vicepresidente dell’UCEI - sarà inoltre
l’occasione per la presentazione del volume Cento Lumi per Casale
Monferrato (Edizione Skirà) che raccoglie le immagini e la storia delle
lampade (oggi ben più di 100) presenti al Museo dei Lumi”. Una
collezione unica al mondo in cui artisti di fama mondiale, fra cui
Arman, Mondino, Luzzati, Recalcati, reinterpretano il candelabro della
festa di Channukkah e che ben presto varcherà i confini nazionali. “La
mostra - spiega il vicepresidente – sarà presentata l’8 novembre al
prestigioso Musée d’Art et d’Histoire du Judaïsme di Parigi. Un
successo che affonda le sue radici nella collaborazione fra l’UCEI e il
CRIF, il Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche in
Francia. Un segno tangibile - continua la De Benedetti - del legame che
intercorre e che si sta sempre più rafforzando fra le due realtà”.
Nelle sale del museo parigino i visitatori potranno ammirare e
conoscere, attraverso un percorso guidato, la storia dei Lumi della
collezione monferrina. “Sarà” sottolinea Elio Carmi “un importante
vetrina per tutto l’ebraismo italiano”. Tornando al 5 settembre
spicca fra gli eventi piemontesi l’apertura in Sinagoga dell’ufficio
P.T. per l'annullo filatetico sulla cartolina, realizzata in occasione
della Giornata della Cultura, che riproduce un’opera dell'artista Tobia Ravà. Dopo
il grande successo dello scorso anno, Giorgio Secchi ripropone il
viaggio nel passato lungo le vie di Asti, in cui i visitatori potranno
rivivere, attraverso le parole di Guido Artom (tratte da I giorni del
mondo), la storia della Comunità ebraica, del ghetto cittadino e
dell’emancipazione del 1848. All’evento parteciperanno Paolo De
Benedetti, uno dei massimi esperti di judaica in Italia, l’attore Aldo
Delaude e Shemuel Lampronti. Sarà inoltre aperta al pubblico la
sinagoga, con visite guidate a cura di Artefacta, così come a
Carmagnola, Ivrea, Cuneo, Mondovì mentre a Saluzzo e Cherasco le visite
saranno curate da Pierreci Codess Coopcultura. A Chieri, invece, i
visitatori saranno condotti per le vie dell’antico ghetto e saranno
esposti oggetti della famiglia Levi, oltre a libri di argomento
ebraico. Domenica saranno aperti al pubblico anche i cimiteri ebraici
di Moncalvo e Trino Vercellese.
(Nell'immagine
una foto scattata durante la visita del direttore del Museo ebraico di
Parigi, Laurence Sigal-Klagsbald, a Casale, assieme alla vicepresidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Claudia De Benedetti, al vicepresidente della Comunità ebraica di Casale, Elio Carmi, all'architetto Giulio Bourbon, direttore del museo ebraico di casale e al maestro Antonio Recalcati, ideatore del museo dei lumi).
Daniel Reichel

Qui Gerusalemme Giovani leader a confronto
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Deuteronomio e rivoluzione
La
Torah, e in particolare il libro del Deuteronomio, è al tempo stesso
storia e meta-storia. E in particolare è, fra i suoi molteplici
aspetti, il libro dell'utopia politica dell'ebraismo. L'atteggiamento
anti-assolutista, anti-dogmatico e riformatore degli ebrei lungo tutta
la loro storia ha a mio parere le sue radici in questo grande libro, e
in particolare nella parashà di Shofetim. In essa si parla di come deve
essere il re d'Israele, e soprattutto di come egli non deve essere.
Intendo qui come "riformatore" l'atteggiamento degli ebrei in
minoranza fra gli altri popoli in "dialogo positivo"
verso l'esterno, sempre combattiva in prima linea a favore dei
diritti civili, dei risorgimenti e delle rivoluzioni. Naturalmente
parlo qui degli elementi attivi e non di tutti gli ebrei, fra i quali
c'erano anche i conservatori. Però, anche in senso interno, l'ebraismo
non è mai stato veramente dogmatico e si è sempre saputo evolvere ed
essere attuale, dentro la vita della comunità, indipendentemente dalle
correnti esterne. Esso non si è mai cristallizzato in un "catechismo".
Rambam per esempio, che da buon medievale scolastico cercò di
codificare la fede, imitando un po' la moda di allora, con i famosi 13
articoli, non è stato poi accettato da tutto l'ebraismo ortodosso,
tanto che oggi in certi ambienti è lasciato da parte e non viene
studiato. Come a dire che nell'ebraismo "in the long run" le forze
cristallizzatrici non hanno avuto un successo totale o sono state in un
modo o nell'altro rifiutate. Il re che si prefigura nel
Deuteronomio ha fra gli altri attributi il divieto di riportare il
popolo ebraico in Egitto. Ma che significa questo? Fisicamente e
storicamente tornare in Egitto significherebbe tornare indietro verso
la terra della schiavitù, rinunciando alla libertà, alla legge appena
ricevuta, alla costruzione della propria vita di popolo indipendente e
autonomo. Ma l'altro significato, quello spirituale, del ritorno in
Egitto sarebbe regredire verso il luogo per eccellenza dove si pratica
l'idolatria, verso il luogo delimitato secondo il midrash da 49 porte
di impurità. In Egitto domina un re che rappresenta il contrario
dell'idea fondamentale della Torah, la fede nel Dio unico e creatore e
il divieto dell'idolatria. Il Faraone non è solo un re, ma anche un
dio, è un re-dio, per cui tornare in Egitto sarebbe una discesa, un
retrocedere dell'uomo dal suo cammino in ascesa spirituale verso
l'attuazione del monoteismo. Ma il popolo sta andando proprio adesso in
avanti, in ascesa, verso la Terra nella quale servirà il Re dei re, il
Dio unico, Colui che lo ha tirato a fatica fuori dalla terra della
schiavitù. Il significato spirituale, meta-storico, delle parole
che si riferiscono alla futura ed eventuale monarchia d'Israele è anche
strettamente collegato con la concezione ebraica dell'autorità, in
tutti i tempi. In questa parashà si legge che il re non dovrà avere
troppi cavalli né troppe ricchezze. Il popolo ebraico è alle porte
della Terra nella quale nella quale egli potrà finalmente essere sé
stesso e vivere la sua concezione dello stato, per cui è questo il
momento più appropriato per incoraggiarlo ad andare avanti e non
indietro, e fare l'ultimo grande passo, non solo fisico attraversando
il Giordano, ma anche e soprattutto il trapasso mentale e immaginativo,
di gran lunga più difficile del primo. Parafrasando questa parashà, la
si può tradurre: "Se avrete bisogno di un re per amministrare la vostra
vita di società, nominatevelo pure, ma ricordatevi che sono Io il Re
vero, il Re dei re. Quello che vi sceglierete voi sarà uno di voi, di
carne e sangue, e quindi sarà soggetto ad errare. Egli dovrà scriversi
la mia legge e impararsela bene, non solo per applicarla come si deve,
ma anche per ricordarsi ogni giorno che la legge l'ho scritta Io e non
lui. In realtà il vostro re sarà un servitore come tutti gli altri, un
cittadino fra cittadini con il compito di servirli, niente di più, e
non il vero legislatore, poiché il legislatore sono Io". Ed è a causa
di questo messaggio fondamentale di "relatività e non assolutezza" del
re che l'atteggiamento ebraico verso l'autorità, anche verso gli stessi
re d'Israele, ha sempre causato il fallimento di ogni potere assoluto.
I re d'Israele, compreso il più saggio di tutti al tramontare dei suoi
giorni, hanno in fin dei conti fallito come guide vere e assolute, ma
forse proprio per questo hanno aderito fedelmente all'immagine e alla
funzione alle quali la Torah li aveva predestinati. Per non parlare poi
del re David, in seguito quasi idolatrato come bisavolo nientemeno che
del Messia, che invece si rivelò fin dall'inizio come un ditattoruccio
sanguinario, al quale fu negato proprio per questo il compito di
costruire il Santuario. Il Deuteronomio, visto come testo
politico, preconizza l'indipendenza nazionale: 3500 anni prima dei
Risorgimenti europei esso ci dice che il re deve essere ebreo, uno di
voi (Deut.XVII,15), affinché non verrete soggiogati ad alcun regno
straniero. Ma se è uno del suo popolo, il re trae la sua autorità da
questo e quindi non è veramente al di sopra di esso. La legge non la
decide lui, ma l'Eterno, per cui è Lui il Re vero e assoluto, il Re dei
Re. Il re che il popolo si sceglie è solo un amministratore che ha la
funzione di accudire ai bisogni terreni e contingenti della
collettività. Y. Leibowitz diceva, col suo stile unico e
provocativo che rese indimenticabili le sue lezioni, che le funzioni di
chi "governa" si possono riassumere in quella dello smaltimento della
spazzatura dei cittadini, non di più.
Daniel Haviv, alchimista
Libertà di culto, rispetto della memoria
I
pareri riguardo all’opportunità dell’apertura di una moschea in
prossimità di Ground Zero, com’è evidente, appaiono nettamente divisi
tra favorevoli e contrari, senza spazio per sfumature, distinguo o
posizioni intermedie. Nel formulare una nostra opinione, chiariamo
innanzitutto che entrambe le posizioni appaiono sostenute da validi e
apprezzabili argomenti. Da una parte, infatti, il sacro principio della
libertà di culto e di pensiero - fra i valori fondanti della grande
democrazia americana -, e anche la giusta preoccupazione di “non darla
vinta” ai terroristi, rifiutando - come ben argomentato, su questa
newsletter, il 27 agosto, da Anna Segre
- di accettare l’equazione per cui tutti i musulmani dovrebbero essere
guardati con diffidenza e sospetto, in quanto potenziali terroristi, o
comunque contigui al terrorismo. Dall’altra, l’altrettanto importante
esigenza di rispettare il dolore dei familiari delle vittime e di tutta
la nazione, rifiutando un’opzione dall’indubbio impatto simbolico ed
emotivo, che potrebbe comunque essere vista come una forma di
provocazione. A nostro avviso, invocare la questione della libertà
di culto è fuori luogo, giacché nessuno la ha mai messa in discussione.
Il problema, del tutto diverso, è esclusivamente di sensibilità etica e
civile, e si può sintetizzare in due distinte domande: è lecito, è
ammissibile considerare l’apertura di un luogo di culto, sia pure in un
luogo particolare, come offensiva, o comunque inopportuna? Ed è giusto
lasciare l’ultima parola, in materie così delicate, a chi abbia
direttamente sofferto, sulla propria pelle, per un terribile atto di
violenza? Personalmente, darei a entrambe le domande una
risposta positiva. Ritengo giustificabile, infatti, che la presenza di
una moschea, nei pressi della voragine di Manhattan, possa rievocare
l’orribile strage, in quanto la matrice di questa, piaccia o non
piaccia, è stata, indubbiamente, islamica. Sarebbe sbagliato, certo,
incolparne collettivamente tutti i musulmani, ma altrettanto forzato
appare il considerare gli attentatori come una scheggia completamente
isolata e marginale dell’Islam. Non dimentichiamo che, la sera dell’11
settembre, non poche piazze islamiche, anche in paesi cosiddetti
moderati, alleati dell’America, si sono riempite di folle esultanti.
Non è un ricordo piacevole, ma non per questo deve essere rimosso o
cancellato. “Chissà - si chiede, su l'Unione informa del 19 agosto, il Tizio della Sera
- se saremmo favorevoli alla costruzione di un sacrario dedicato ai
soldati tedeschi morti nella Seconda guerra mondiale, proprio accanto
all’entrata di Auschwitz”. Eppure, anche in questo caso si potrebbe
eccepire, e con buone ragioni, che non tutti i soldati tedeschi erano
degli aguzzini o dei criminali. Resta la seconda domanda: andrebbe
riconosciuto, ai parenti delle vittime, una diritto privilegiato di
tutela del lutto e della memoria? A mio parere sì, andrebbe
riconosciuto (in America come in Italia: le povere vittime del
terrorismo nostrano, dimenticate da tutti…), ed è proprio questo che fa
apparire criticabile la decisione del sindaco Bloomberg, avallata dal
presidente Obama. È vero che tra i sottoscrittori di una petizione a
favore dell’apertura della moschea figura anche un membro
dell’Associazione dei parenti delle vittime dell’11 settembre. Una
scelta personale, nobile e coraggiosa, che può essere ammirata, e va,
comunque, rispettata. Ma andrebbe altrettanto rispettata la volontà
della stragrande maggioranza dei parenti delle vittime, che sono
fortemente contrari, per motivi altrettanto seri e rispettabili.
Francesco
Lucrezi, storico
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Solo
pochi giorni or sono i massimi responsabili dell’esercito israeliano
avevano compiuto un sopralluogo nella regione intorno a Hebron dove
evidentemente temevano il ritorno degli attentati; la storia del MO ci
insegna infatti che sempre, nel momento del dialogo, le forze che vi si
oppongono si fanno sentire coi metodi più truci. (...) Il commento di Emanuel Segre Amar prosegue sul Portale dell'ebraismo italiano moked.it |
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notizieflash
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Cuba: Fidel incontra il presidente della Comunità ebraica L'Avana, 31 ago - Il leader cubano Fidel Castro ha incontrato la presidente della Comunità ebraica a Cuba Adela Dworin.
"Durante la visita all'acquario c'è stato uno scambio di informazioni
tra il leader della Rivoluzione e i suoi ospiti", scrive il quotidiano
Granma. La Comunità ebraica è al centro dell'attenzione in seguito
all'arresto lo scorso dicembre all'Avana dell'operatore statunitense
Alan Gross, 60 anni, per aver distribuito telefoni satellitari agli
oppositori, secondo le autorità cubane, che lo accusano di
spionaggio.
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche.
Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili.
Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per
concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross.
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ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei
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ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo
e-mail, scrivete a: desk@ucei.it
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