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L'Unione informa
 
    6 settembre 2010 - 27 Elul 5770  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
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  Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma Riccardo
Di Segni,

rabbino capo
di Roma
"Dress code", lo chiamerebbero in inglese. Il modo prescritto di vestirsi in certi luoghi o situazioni; il segnale che si manda con qualsiasi abbigliamento si indossi. Non fa eccezione, anzi, lo sottolinea in tanti momenti la nostra tradizione. Alla vigilia di Rosh haShanà è prescritto un bagno di pulizia, e ordine nella capigliatura e barba; i vestiti della festa dovranno essere eleganti e sobri (Shulchan 'Arukh, O. Ch. 581:4). Ma Rosh haShanà è anche giorno di giudizio. Non si recita l'Hallel perché non è una festa di completa allegria. Ma allora perché curare l'aspetto fisico e l'abito? Una risposta la troviamo in una storia di Bereshit: quando Josef viene fatto uscire dal carcere per andare a interpretare i sogni del Faraone venne rasato e cambiato di abito (Bereshit 41:14); nella storia di Ester (strettamente legata a quella di Josef) a Mordekhai viene interdetto l'accesso al palazzo reale "perché non si entra nella porta del re vestiti di sacco" (Ester 4:2). Quindi la risposta è semplice; dobbiamo vestirci bene perché stiamo presentandoci a Colui che, proprio in questi giorni, è proclamato Re.  
Mentre aspettiamo di sapere cosa succederà a Sakineh, se i macellai di Teheran rinunceranno o meno alla loro preda in seguito alle proteste di mezzo mondo, è forse il caso di cogliere l'occasione per appoggiare con più forza la campagna sull'abolizione della pena di morte. Una campagna a cui l'opinione pubblica presta normalmente, almeno in Italia, una scarsa attenzione, tranne quando si presentano casi clamorosi come questo. La pena di morte è ancora presente in troppi paesi, e non tutti paesi, come l'Iran o la Cina, sottoposti a regimi non democratici. Rilanciando con forza la campagna per la sua abolizione, possiamo far sì che essa diventi un discrimine: il confine tra i Paesi in cui esiste libertà e quelli in cui non esiste, in cui si è cittadini e non sudditi, in cui a bussare alla porta all'alba è il lattaio e non la polizia. Il confine insomma fra civiltà e barbarie. Shanà Tovà. Anna Foa,
storica
Anna Foa, storica  
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  Qui Roma - Un anno per Shalit
di cesareL'anno appena trascorso è stato un anno di profondo cambiamento per l'ebraismo giovanile italiano e culminerà con il Congresso Straordinario dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia che si terrà a Padova dall’8 al 10 ottobre, momento in cui tutti i giovani dai 18 ai 35 anni potranno partecipare e esprimersi liberamente e creativamente sulla struttura che dovrà assumere l'UGEI nei prossimi anni.
Oggi come sempre il pensiero va a Ghilad Shalit, un nostro fratello ancora prigioniero. Con la doppia speranza di poterlo presto rivedere libero insieme a un periodo di pace per tutto il popolo ebraico.
L'augurio che desidero porgere a tutti i giovani e meno giovani ebrei d’Italia è quello di un anno di grande gioia e felicità in cui non manchi mai la voglia di partecipare attivamente alla vita ebraica contribuendo alla crescita del futuro ebraismo italiano. Shanà Tovà Umetukà.
Giuseppe Massimo Piperno, presidente dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia

Qui Napoli - Un anno per l'ebraismo italiano
di cesareIl  5771 sarà un anno fortemente caratterizzato dal risultato del  prossimo congresso UCEI con le modifiche allo Statuto  e il rinnovo del Consiglio. Si sente, infatti, l’esigenza di un profondo rinnovamento dell’ebraismo italiano, salvaguardando il rispetto delle nostre tradizioni  religiose, culturali e morali. La grande visibilità e l’interesse che l’ebraismo ha acquistato in questi anni rende necessario un adeguamento delle nostre strutture per meglio dialogare con un mondo  multietnico. Nel formulare i migliori auguri per il nuovo anno, sono certo che le aspettative di rinnovamento siano condivise, superando divergenze, ostacoli e campanilismi, e portino all’approvazione del nuovo Statuto. Shanà Tovà.
Pier Luigi Campagnano, presidente della Comunità Ebraica di Napoli

Qui Vercelli - Un anno per la Comunità
di cesareSpero che l'imminente entrata nel nuovo anno mi possa dare la capacità, la forza e la tenacia per continuare a contribuire alla salvaguardia dei nostri valori e al consolidamento della nostra identità, storia e tradizione. Spero di riavvicinare alla nostra piccola Comunità tutti coloro che nel corso degli anni passati hanno perso fiducia nelle istituzioni ebraiche. La finalità di ricostituire e restituire degnamente i nostri luoghi di culto a noi e alle nuove generazioni, resta una priorità fondamentale e confido nella reciproca comprensione e nel costante interesse e sostegno nei confronti delle piccole comunità e di chi le amministra. Shanà Tovà.
Rossella Bottini Treves, presidente della Comunità Ebraica di Vercelli
 
Qui Ancona - Un anno per l’unità
di cesareDa pochi giorni eletto alla presidenza di questa nostra amata Comunità, è mio desiderio inviare un caloroso augurio al mio predecessore Claudio Calderoni, al quale va tutta la mia riconoscenza e amicizia. Porgo poi, a tutte le comunità ebraiche gli auguri più fervidi per le prossime solenni festività; che l’anno 5771 sia portatore di unità, pace, serenità e prosperità e un affettuoso augurio giunga a tutte le persone che in questi giorni hanno problemi di salute; che D-o li aiuti a superare tutte le difficoltà. Shanà Tovà.
Bruno Coen, presidente della Comunità Ebraica di Ancona
 
Qui Verona - Un anno per la concordia
di cesareInsegnano i nostri Maestri che, a differenza della generazione vissuta durante il Primo Tempio, a quella del Secondo Tempio, dato che non fu rilevato il loro peccato, non fu rivelata neanche la fine dell’esilio, nonostante che essi studiavano la Torah e osservavano i precetti. Si consideravano dei giusti e il peccato dell’odio gratuito era nella loro interiorità. Ignorare il peccato è un valido motivo per ostacolare la teshuvà. E’ come un malato che tutto il tempo che non sa di esserlo non cercherà la guarigione e non potrà guarire. La preghiera che noi rivolgiamo a D-o è che Egli possa sostituire il nostro desiderio di malevolenza con quello di concordia. Shanà vachatimà tovà.
Crescenzo Piattelli, rabbino capo di Verona


Qui Livorno - Molto lavoro, molto successo
 
di cesareC’è grande soddisfazione nelle parole di Samuel Zarrough, presidente della Comunità ebraica di Livorno, all’indomani della Giornata Europea della Cultura Ebraica 2010 di cui Livorno è stata città capofila in Italia. “Sono molto felice per la grande partecipazione interna ed esterna riscontrata - commenta Zarrough -. I cittadini che ci hanno fatto visita sono davvero tanti e la presenza delle più importanti autorità civili, religiose e militari in sinagoga ha conferito autorevolezza e prestigio alla manifestazione. Straordinario l’inizio in musica, con la Fanfara dell’Accademia Navale e il Coro del Tempio di Roma che ci hanno regalato emozioni uniche”. L’interesse della gente era tale, prosegue il leader degli ebrei livornesi, che al momento del concerto di chiusura al Teatro Goldonetta c’è stata una piccola rissa tra quanti non sono riusciti ad entrare. Una situazione di cui il presidente si dispiace, ma che è in ogni modo emblematica del notevole interesse che c’era per la GECE labronica. La vicepresidente della Comunità ebraica Paola Jarach si sofferma sulla partecipazione di tutta la città nella fase organizzativa e negli sviluppi della manifestazione. “Non è stato un evento organizzato dalla sola Comunità ebraica ma dalla città intera - spiega la vicepresidente - Il fatto che molte gallerie e librerie d’arte del centro abbiano aperto ospitando iniziative a tema ebraico ne è la riprova”. Niente di cui soprendersi, incalza la Jarach, “perchè questa è una città speciale che da sempre considera sua parte integrante la Comunità ebraica”. Si rallegra per l’esito della Giornata anche Gadi Polacco, consigliere UCEI e della Comunità livornese. “Il primo consuntivo della Giornata Europea della Cultura Ebraica e’ decisamente positivo, oltre le più rosee aspettative - scrive in una nota inviata anche ad alcune testate giornalistiche locali -. La grande partecipazione di pubblico e le tante collaborazioni realizzatesi con enti locali, privati, associazioni, foze armate e via dicendo, realizzano concretamente il concetto di citta’ capofila nella sua interezza. Una simbiosi che ha piacevolmente colpito tanti ospiti non livornesi e che si richiama alla migliore tradizione della citta’ e alla sua storia”. Il consigliere UCEI ha inoltre parole di riconoscenza per i tanti volontari che si sono offerti di dare un contributo. “Dopo i sinceri ringraziamenti ufficiali espressi ieri - conclude Polacco - sento di doverne uno altrettanto sincero a tutti i volontari, di cui tanti non iscritti alla Comunita’, che sono stati il motore indispensabile per la riuscita della manifestazione. Alle Forze dell’ordine va inoltre un ringraziamento unito all’apprezzamento per il servizio offerto”.

Adam Smulevich


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Qui Torino - Una Giornata con Giorgina





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Qui Roma - Full immersion nell'arte ebraica




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Qui Milano - L’arte in sinagoga




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Qui Firenze - Un successo significativo  





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Qui Roma - La grande attrazione del Museo ebraico





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Qui Milano - L’arte ebraica in mostra e in concerto 



 
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Qui Mantova - La riscoperta di Sabbioneta




Venezia

Qui Venezia - Alla scoperta dell’antico ghetto




 
 
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  Rosh haShanà. Come se fosse il giudizio "ultimo"

di cesareLo shofàr che si suona al culmine di Rosh haShanah fa di questo giorno, con cui ha inizio l’anno ebraico, il “giorno del giudizio”. Franz Rosenzweig, riferendosi al Talmud (bRosh Hashanah 16b), sottolinea che, mentre il giudizio viene di solito posticipato alla fine dei tempi, in questa festa è invece situato nell’istante presente. Il singolo si fa avanti per essere giudicato sulla base delle sue azioni e delle sue parole. Il giudizio verrà scritto e poi suggellato, dopo i “giorni terribili” (yamim noraim), a Yom Kippur.
Il singolo è solo: compare davanti a D-o nella sua “nuda singolarità”. È come se si separasse non soltanto dalle vicende della storia del mondo, ma anche dalla storia del suo popolo. Pur pregando sempre nella forma plurale, nel “noi” della comunità, il singolo percepisce il suo “io” che non può più attendere e che non può più nascondersi. Sta nella comunità, ma deve rispondere di sé, in perfetta solitudine, un “morto nel mezzo della vita”, come se avesse ormai tutto alle spalle; è in veste funebre davanti agli occhi del Giudice.
Tutto sa di confine e di estremo. Il giudizio stesso è come se fosse il giudizio ultimo. Nulla esclude infatti che, per il singolo, il giudizio annuale non sia quello della fine. Ma così, nel ritorno dell’”ultimo” giudizio, l’eternità irrompe nel tempo, diventa accessibile al singolo. È questo per Rosenzweig un segno che contraddistingue i “giorni terribili”: lasciano percepire la meta, aprono il varco dell’eterno nel ciclo annuale del tempo. L’anno ebraico diviene “in tutto e per tutto il rappresentante plenipotenziario dell’eternità”.
A tutti Shanà Tovà.

Donatella Di Cesare, filosofa
 
 
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Frustate a Sakineh, «condanna eseguita»
«La condanna è già stata eseguita», ovvero Sakineh Mohammadi Ashtiani ha già ricevuto la punizione di 99 frustate per aver «sparso corruzione e indecenza» diffondendo una sua foto col capo scoperto. Foto non sua - si è poi scoperto -, di cui lei non sapeva niente, pubblicata per errore da un giornale di Londra a migliaia di chilometri dal carcere di Tabriz dove la prigioniera più famosa d'Iran attende l'esecuzione da quattro anni. Ma tant'è, il regime reagisce con rabbia alla campagna mondiale per liberarla e si vendica, ancora una volta. La notizia dell'avvenuta flagellazione è stata data ieri da una ex compagna di cella di Sakineh, intervistata da Radio Farda e unico contatto dell'avvocato e dei figli con la prigioniera. «E' stata un'atrocità ingiustificata», ha detto all'Adnkronos il primogenito 22enne Sajad, che non vede né sente la madre da 20 giorni ma riesce ad avere sue notizie dalle detenute liberate. Sajad dice di vivere nel terrore. «Ho paura per me e per mia sorella soprattutto. Abbiamo ricevuto in questi giorni varie telefonate del ministero dell'Intelligence, ci chiedeva di presentarci alla sede di Tabriz ma per ora non l'abbiamo fatto perché abbiamo paura, non sappiamo cosa ci vogliano fare». […]
Cecilia Zecchinelli, il Corriere della Sera, 6 settembre 2010

Da Teheran mille dollari per ogni soldato Nato ucciso
Mille dollari pronta cassa per ogni soldato della Nato ucciso. Seimila dollari in contanti per ogni blindato trasformato in detriti fumanti. Così paga Teheran. Così l'intelligence iraniana finanzia l'insurrezione talebana in Afghanistan infischiandosene della tradizionale avversità tra la Repubblica Islamica, culla della potenza sciita, e gli insorti ispirati dal fanatismo sunnita. Teheran non si scompone per così poco. Quando si tratta di combattere americani ed occidente ideologia e religione possono attendere. L'unico principio guida è quello antico per cui il nemico del nemico diventa il miglior alleato. Più originale e perversamente spregiudicato è, per , il metodo scelto da Tehran per alimentare l'insurrezione. Grazie a una rete di società ombra Teheran riesce, infatti, ad impossessarsi delle commesse occidentali destinate alla ricostruzione del paese, utilizzandole per pagare gli stipendi dei talebani, ricompensare l'uccisione dei nostri soldati e finanziare gli attacchi alla Nato. A scoprirlo è il Times di Londra grazie al racconto di un tesoriere dei talebani disposto a svelare il meccanismo con cui alcune società ombra, messe in piedi dai pasdaran, distribuiscono ai comandanti talebani i soldi ottenuti partecipando agli appalti per la ricostruzione.
Gian Micalessin, il Giornale, 6 settembre 2010 

 
 
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notizieflash    
 
 
Negoziati - A Sharm el-Sheik il secondo incontro                          
Il Cairo, 5 sett -
E' confermato il secondo round di negoziati diretti fra israeliani e palestinesi si terrà il 14 settembre a Sharm el Sheik. Lo ha comunicato il portavoce del ministero degli Esteri egiziano. Ad accogliere il premier israeliano Netanyahu e il leader dell'Autorità palestinese Abu Mazen ci sarà il segretario di Stato americano Hillary Clinton. Il 13 settembre invece è prevista al Cairo una riunione dei ministri degli Esteri della Lega araba che dovrebbero dare il proprio sostegno ai negoziati.

Russia - Israele: Barak prende accordi con Mosca
Mosca, 6 sett -
Ehud Barak è volato oggi a Mosca dove ha firmato un accordo a lungo termine sulla cooperazione in campo militare. Lo hanno reso noto i due ministri in una conferenza stampa al termine dei colloqui. Serdiukov, ministro della Difesa russo, ha ricordato che "Mosca aveva già acquistato dodici droni israeliani, e 50 soldati russi vengono ora addestrati per utilizzarli". Barak dovrebbe incontrare anche il premier Vladimir Putin. "Sia la Russia che Israele sono sotto la minaccia del terrorismo radicale islamico", ha detto al suo arrivo Barak, prima di entrare nella stanza del ministero Serdiukov.
 
 
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