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16 settembre 2010 - 8 Tishrì 5771
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l'Unione informa
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Riccardo Di Segni
Riccardo
Di Segni,
rabbino capo
di Roma

E' a tutti noto il principio rabbinico (alla fine del trattato di Yoma) che dice che Kippur cancella le colpe commesse nei confronti di D., ma non quelle nei confronti degli uomini. E' per questo motivo che entro la vigilia di Kippur bisogna andare a chiedere scusa a chi si è offeso, e perdonare chi ci ha offeso e chiede scusa. La classificazione rabbinica tra due tipi di colpe compare solo una volta nella letteratura classica; il messaggio evidente è che neppure D. può sostituirsi alla persona offesa. Comunque la distinzione è in qualche modo sorprendente. Non sempre è facile distinguere chi abbiamo offeso con il nostro comportamento, se solo l'uomo o solo D. o in qualche modo entrambi. E poi possono esserci delle colpe che potrebbero non rientrare in nessuno dei due gruppi, come le colpe compiute verso sé stessi, che sono più frequenti di quanto possa sembrare; queste chi le perdona? La risposta non sembra difficile, ma ognuno la trovi per conto proprio. Risposta, in ebraico, è teshuvà. Quella che dobbiamo fare e trovare in questi giorni.
Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica di Gerusalemme 

Sergio Della Pergola
Con l'apertura di trattative tra Israele e l'Autorità palestinese, fortemente volute dal presidente Obama, vi è qualche speranza che si possa avanzare nella soluzione almeno parziale dei molti problemi insoluti in Medio Oriente. Ma questa settimana è avvenuto un piccolo fatto che almeno temporaneamente allontana le due parti in conflitto. Dal 12 settembre, infatti, Israele ha adottato l'orario invernale - non senza polemiche, dato che c'è chi dice che la cosa è stata fatta soprattutto per creare l'impressione che il giorno del digiuno di Kippur (che inizia venerdì sera) termini sabato pomeriggio un'ora prima. L'Autorità palestinese, invece, adotterà l'orario invernale solamente il 15 ottobre. Dunque, per un mese, israeliani e palestinesi non saranno d'accordo nemmeno su che ora è.  
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davar
Qui Gerusalemme - "Torniamo al lavoro"
WertheimerStef Wertheimer nonostante i suoi 83 anni e l’ingente somma ricevuta (quattro miliardi di dollari) per la vendita a Warren Buffet dell’80 per cento della sua azienda ISCAR, situata in Galilea a Tefen, è rimasto simpatico e attivo. Stef è venuto su dalla gavetta: nato in Germania arrivò con la famiglia nel 1937 in Israele e partecipò alla guerra d’Indipendenza. Smobilitato nel 1949 pensava di continuare come civile il suo lavoro a Rafael, grande centro per lo sviluppo di nuovi armamenti. Ma non poté essere assunto perché privo di un diploma universitario e quindi tornò a casa a Naharya. Nel classico garage mise su un’officina dove sviluppò la sua grande idea: nelle macchine utensili invece di cambiare ogni volta tutto l’utensile, basta cambiare la punta e fece dei taglienti in tungsteno e carbonio per il taglio dei metalli. Fu un successo strepitoso e una rivista professionale americana lo nominò come una delle dieci persone al mondo che nel ventesimo secolo cambiarono sostanzialmente l’industria delle macchine utensili.

WertheimerLa sua ISCAR è situata nel parco industriale di Tefen ad oriente di Naharya. In questi giorni ha fondato un nuovo parco industriale a Nazaret offrendo agli arabi israeliani della Galilea la possibilità di sviluppare le loro industrie. Il parco ha funzioni di incubatore, ci dice Stef. E si insegna al nuovo imprenditore come esportare. C’è una mensa comune dove si possono scambiare le idee fra i vari partecipanti. E’ il suo quinto parco israeliano (ne esiste uno anche a Istanbul) ma è la prima volta che si dirige al pubblico arabo.
Stef ha molte idee e fra queste ha messo in opera due scuole industriali per ragazzi di 15 anni. Vi rimangono fino ai 18 anni quando si arruolano o in Marina o nella riparazione dei sistemi di difesa. L’esercito si impegna a farli lavorare nel mestiere che hanno appreso e quando vengono smobilitati sono ricercatissimi come operai specializzati. Così il servizio militare non è più una perdita di tempo ma è parte integrale della preparazione professionale del giovane.
Ho chiesto a Stef cosa pensa di Israele oggi.”Dobbiamo tornare a A.D. Gordon (che fondò il sionismo operaio, 1856-1922) , e dobbiamo imparare a lavorare. Dimentichiamo gli studi universitari e la corsa al denaro. Insieme al noto scrittore Haim Hefer abbiamo scritto una canzone che comincia così: ‘Non aspettate il Messia, mettetevi a lavorare’”.
Certamente è un buon consiglio.

Sergio Minerbi, diplomatico


Qui Beer Sheva - "Mai sola, sempre forte"
DanaCiao! Sono Dana, ho diciannove anni, sono nata in Italia da padre arabo (musulmano) e madre italiana (cristiana).
Quest’anno, finita la scuola, ho deciso di fare un anno di volontariato (servizio civile) in Israele, per lavorare con i bambini insegnando danza e disegno, le mie passioni più grandi, e nel frattempo esaudire uno dei miei sogni, imparare l’ebraico.
E’ un’esperienza fantastica, cominciata da un mese, con attività teatrali, di conoscenza con i compagni del gruppo e un seminario sull’educazione alla natura.
Le difficoltà sono tante quante le soddisfazioni, che mi danno la carica e la forza per dare il meglio di me stessa e cercare di imparare il più possibile.
In Italia ho lasciato la mia famiglia, i miei amici, il mio gruppo di danza, tutte le persone che amo; così nei momenti più difficili o nelle esperienze più forti ed emozionanti mi sfogo scrivendo.
E’ un momento in cui posso lasciare per un attimo l’arabo, l’inglese e quel poco di ebraico per rilassare la mente e parlare a me stessa in italiano attraverso carta e penna.
 
Questo è un pezzo del mio diario, riguardante il seminario sull’educazione alla natura finito da poco.

E’ qualcosa di magico.
Sono nel deserto del Negev,
oggi ognuno di noi doveva percorrere un tragitto autonomamente.
E’ l’esperienza più bella che abbia mai vissuto.
Le religioni non mi piacciono, preferisco pensare che ce ne sia una grande e uguale per tutti, e credere nei valori che ognuno di noi ha dentro di sé.
Ma questa è stata una preghiera meravigliosa.
Al centro ci sei solo tu, puoi girarti intorno mille volte, ma ci sarà sempre deserto.
Sabbia, sassi, montagne dorate con bordi bianchi luminosi come se fossero di cristallo.
Come stare in una reggia immensa e preziosa.
Un silenzio e una pace spiazzante, si sente solo il rumore dei miei passi, che a un certo punto diventa quasi fastidioso.
Se mi fermo c’è un leggero vento, il ronzio di qualche insetto ed è come se anche la natura e il deserto stesso avesse un suono e cominciasse a parlare.
Quando non hai nulla al di fuori di te stesso e ciò che ti circonda, ti sembra di avere tutto.
La sensazione di sentirsi sola ma allo stesso tempo fortissima
Ci sono pochi ciuffi di piante, talmente secche da essere bianche, argentate.
E’ un momento in cui si riesce a percepire la propria presenza, pur non riuscendo a guardarsi.
C’è la possibilità di riflettere veramente su chi siamo, come essere viventi.
Sul valore e l’importanza che ha il nostro corpo, la nostra mente, il nostro cuore.
Durante il percorso ho pensato molto alle persone che amo e che ora sono lontane da me.
Ho pensato alle difficoltà che affronto ogni giorno, e a quanto forte sono.
Il tragitto mi ha messa sullo stesso piano degli altri compagni, eravamo tutti uguali, tutti soli e tutti nel deserto.
Non c’era differenza di lingua, origine, mentalità, carattere, età.
Ringrazio chi ha voluto questo per me, ringrazio il destino, la casualità dei fatti, ringrazio la natura, l’uomo, il mondo.
Infine dico grazie anche a me stessa.
Perché questa esperienza mi ha insegnato veramente a sdoppiarmi, ovvero ad essere me…insieme a me stessa.
Mai sola, sempre forte.

Dana Saadi
(da Conegliano Veneto al Monte Meron in Galilea) 

Qui Firenze, qui Tel Aviv - Gemellaggio nel nome dell’arte
Qui Milano - Una provocazione inopportuna  
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pilpul
La questione degli auguri di Rosh ha-Shanà fatti in ritardo
Tizio della Sera
Cari amici, la scorsa settimana non vi ho potuto fare gli auguri di Rosh ha-Shanà, scusate. Ma ora che ve li vorrei fare, a un tratto mi chiedo: ve li posso fare? Non sapendo se sia permesso fare in ritardo degli auguri spirituali come quelli di Rosh ha-Shanà, ho telefonato a un anziano rav che sta a New York ed è un amico di famiglia dei tempi antichi. Non ne faccio il nome per non associarlo al Tizio della Sera e farlo rotolare immediatamente nella Gehenna. A dire il vero, quando l’ho chiamato non ho pensato che lì erano le tre di notte. Eppure, lui mi ha risposto subito e con schiettezza: “Oioi, sei tu”. Gli ho spiegato il mio dubbio sugli auguri in ritardo e ha detto: “Circa la possibilità o il divieto di fare in ritardo gli auguri di Rosh ha-Shanà, bisogna vedere se vi sia stato un impedimento reale, una questione di dimenticanza, se la dimenticanza abbia coinciso con un problema di fondo, ad esempio il caso di uno che è cretino - il classico caso dello shoté. Quale caso di questi mi stai sottoponendo, figlio mio?”- mi fa. Non ho avuto assolutamente dubbi e ho risposto che si trattava di un gigantesco caso di shoté. “Ma conosci bene questa persona deficiente che non ha ancora fatto gli auguri di Rosh ha-Shanà e li vuole fare adesso che la Firma c’è stata da un pezzo?”, chiede il rav. “La conosco bene quella persona - faccio - ah se la conosco”. “E così - mi fa - sei sicuro di conoscere questa persona veramente bene…”. “Vorrei vedere che proprio io non conoscessi questo qui”, gli rispondo. “Sicuro sicuro?”. “Non sono scemo, sono io quel cretino”. “E così ti conosci bene, vero?”. “In effetti, rav, ora che ci penso, non saprei se mi conosco bene”. “E così, prima ti conosci bene e dopo non ti conosci bene...”. “Per favore, adesso non cominciamo con la matematica”. “E così - mi incalza - dici di non conoscerti bene, quando mi hai appena detto che la dimenticanza era di un grande cretino. Lo vedi che ti conosci benissimo?”. “Sì?!...”, chiedo raggiante. “Certo, sei uno shoté nato. Prima di tutto perché sei contento di essere shoté, e questa è veramente una cosa da shoté, e se non capisci è perché sei shoté. Seconda cosa, rifletti, nel caso tu ce la faccia: se tu non fossi un gigantesco shoté, non mi avresti svegliato alle tre di notte per fare una domanda così ”. E ha riattaccato.
No, penso, non posso rimanere in forse: io adesso prendo e lo richiamo subito. In effetti avviene che lo richiami e lo implori di dirmi se giudica che possa fare gli auguri di Rosh ha-Shanà, quando la Buona Firma c’è stata da un pezzo. “Cerchi di capire, rav - dico per ben figurare - sarebbe come fare gli auguri per la milà a uno che sta festeggiando la laurea in giurisprudenza”. Il rav sospira. “Quanto mi fai penare, tu?”. “Non lo so”, faccio io. E lui: “Pazienza, voglio aiutare l’asino iellatissimo che si è reincarnato in te”. Poi fa: “Circa la questione ‘auguri di Rosh ha-Shanà in ritardo’, si può adeguatamente citare la risposta del rav Eliau ben Zadìk di Tallin, gran suonatore di shofar con lo stile della gallinella, sia benedetto nel seno di Abramo. Il rav Eliau di Tallin disse a tutta la yeshivà di fare così: se siete in ritardo con gli auguri di Rosh ha-Shanà, fateli lo stesso. Serviranno per l’anno dopo, quando vi scorderete di nuovo di farli. E quando l’anno dopo vi scorderete di nuovo di farli, voi, o giovani, li avrete già fatti l’anno prima e di nuovo non ci sarà alcun problema per un anno. Vi dovrete solo ricordare di fare in anticipo anche quelli per l’anno successivo. Perché, be-emet, errore corretto fa sapienza certa”. Che bellezza, finalmente avevo la soluzione. “Grazie rav! E guardi, già che ci sono, le faccio gli auguri in anticipo di un bellissimo 5772, 73, 74!”. “Bravo - mi fa - ti ringrazio anticipatamente fino al 5790 compreso, così per diciotto anni riposo tutta la notte”.
Ai miei amici del notiziario quotidiano "l'Unione informa" e del Portale dell'ebraismo italiano  www.moked.it un bellissimo 5771. E poi anche un bellissimo 5772.

Il Tizio della Sera


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notizieflash   rassegna stampa
 
Farnesina - Yedioth Aharonot:
"Nessuna attività con l'Iran"

Roma, 16 settembre
 
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Nessuna nuova attività è stata avviata in Iran da parte delle grande imprese italiane. Lo ha scritto il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari, in una lettera al quotidiano israeliano Yedioth  Aharanot, che pochi giorni fa aveva accusato gli italiani di non aver ridotto l'impegno a ridurre gli scambi commerciali con Teheran. "L'effettivo andamento delle relazioni economiche fra Italia e Iran - spiega Massari - non può ridursi alle oscillazioni degli importi numerici dei flussi di interscambio che semmai riflettono attività economiche privatistiche e non strategiche , su cui nessuno Stato democratico può esercitare diritti di veto. Vanno piuttosto considerati altri elementi che l' articolista non ricorda, o riporta in maniera incompleta". "Da molti anni - precisa il portavoce della Farnesina - le grandi imprese che corrispondono agli interessi strategici italiani, a cominciare dall' ENI, hanno cessato di intraprendere nuove attività in Iran, rendendo al contempo note in sede internazionale le loro attività pregresse, in uno spirito di massima trasparenza del quale ci è stato dato atto dai nostri alleati americani ed europei.  
 
I negoziati fra Israele e Autorità palestinese continuano con grande impegno americano: il segretario di stato Hilary Clinton partecipa infatti al prolungamento della seconda sessione che si svolge oggi a Gerusalemme (redazione del Sole, Alberto Stabile su Repubblica). Nessuno può sapere però cosa accade per davvero nelle sale degli incontri, quali accordi vengano presi, che gioco delle parti sia accettato e quindi le valutazioni e "informazioni" sull'andamento dei negoziati riflettono soprattutto l'ideologia di chi scrive. Bisognerà attendere i primi atti concreti per poter capire qualcosa di più. (redazione del Pais). Nel frattempo continuano i lanci di razzi da gaza e le risposte israeliane (Buck sul Herald Tribune). La notizia italiana più significativa dal punto di vista di questa rassegna è che la protesta della Comunità ebraica di Milano è riuscita a far annullare i manifesti per una mostra dell’artista concettuale Cattelan, quotatissimo nel mercato dell’arte contemporaneo.  »

Ugo Volli






   

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L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.