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28
settembre
2010 - 20 Tishrì 5771 |
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Roberto
Della Rocca,
rabbino
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sera inizia il settimo e ultimo giorno della festa di Sukkòt conosciuto
come Hoshaanà Rabbà. Il 21 del mese di Tishrì è anche il ventiseiesimo
giorno dalla creazione del mondo iniziata il 25 di Elul, e questo
stesso numero equivale al valore della somma delle lettere che
compongono il Nome di Dio, il Tetragramma. E’ questa una delle
spiegazioni del nome di Hoshaanà Rabbà dove "Rabbà" sarebbe
riferito al Grande Nome. Il 26 in verità è un numero di
completezza, ci sono 26 generazioni da Adamo a Moshè, dal primo uomo al
dono della Torah, da una storia di deviazione alla realizzazione di un
percorso di Teshuvah. Per questo motivo la notte di Hoshaanà Rabbà è
chiamata "lel Hachotàm
Hagadòl", "la
notte del grande sigillo" nella quale il Giudice Supremo
emana il verdetto definitivo sulla sorte di ognuno di noi. Come quando
c’era il Bet Hamiqdash, diversamente dagli altri giorni di Sukkòt,
nella preghiera di domattina faremo 7 giri intorno all'altare in
ricordo dei 7 giri fatti intorno alle mura di Gerico, che cadendo
permisero agli ebrei l'ingresso in Eretz Israel. CHOMOT, mura, hanno in
ebraico le stesse lettere della parola CHOTAM, sigillo. Il sigillo giudizio è
indissolubilmente associato alle nostra capacità di abbattere quelle mura, talvolta
invisibili, che non ci consentono neppure di vedere le nostre mete.
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Marina
Arbib,
germanista
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Con Sukkòt siamo nella
settimana che si conclude con la festa di Simchat Torah," la gioia
della Torah"; in tutte le feste la gioia è, per così dire, di precetto,
ma a Simchat Torah lo è in modo addirittura paradigmatico. Tutto bene,
però, certo, come si fa a dare il precetto di "gioire"? Un amico
israeliano poneva lo spinoso quesito: come si può gioire a comando?
Forse, per questo, aggiungeva, i Maestri hanno statuito che bere vino e
mangiare carne è sufficiente, giacché non si può ottenere la gioia,
schiacciando semplicemente un tasto, come si cambia canale sul
televisore. La "gioia a comando": ricorda il grido di Mike Bongiorno
:"Allegria!!", che, nel lontano passato televisivo, si levava dalle
labbra del tecnocrate del divertimento di massa, suggerendo quanto
grandi possano essere l'ottusità umana - e la crudeltà che ne è il
necessario complemento - di fronte alla solitudine e alla sofferenza di
chi si sente "tagliato fuori". Però, parlando della "gioia della
Torah", si parla di fede. E la fede è una sfida continua a indovinare
la polpa del frutto nascosta dietro lo spessore opaco della buccia (o
"Kelipah"). Un po' come l'amore umano, quando non è sola compensazione
narcisistica. Fa vedere le scintille che ancora brillano sotto la
cenere, laddove l'intelletto è abilissimo nell'analizzare la cenere in
tutte le sue sfumature. I Maestri, che la fede l'avevano, hanno
prescritto la carne e il vino come un invito al corpo ad agire e a
sentire, per raccogliere le forze per quell'avventura eroica che è la
gioia. Non alla mente, che è maestra di cavilli e di scappatoie, ma al
corpo, questo grande sconosciuto sul quale, solo ora, cominciamo a
riflettere... Uomini e cose conoscono la sofferenza; l'uomo si è
inventato la gioia. Forse ha inventato anche la fede: invenzione
eroica, alla faccia di Feuerbach e di Freud.
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Qui Roma
- "Per la verità, per Israele"
Nirenstein: "Un successo inaspettato"
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"Un sasso gettato in uno
stagno che è diventata una grandissima ondata", così l'onorevole Fiamma
Nirenstein definisce il successo dell'iniziativa Per la verità per
Israele (annunciata anche sul numero di ottobre di Pagine Ebraiche)
presentata alla Camera dei deputati, che si svolgerà il prossimo 7
ottobre alle 18,30 presso il Tempio di Adriano, in piazza di Pietra a
Roma. Il tema centrale della Maratona oratoria, a cui hanno già aderito
moltissime personalità del mondo intellettuale, politico e del
giornalismo non solo italiano, è stato illustrato alla conferenza
attraverso un video di pochi minuti: dal Canada a Edimburgo, da
Melbourne a Torino, da Dublino a Dubai a New York, dove l'80 per cento
delle risoluzioni delle Nazioni unite sono contro Israele, e a uno dei
casi che ha avuto più clamore nell'opinione pubblica internazionale la
Mavi Marmara, sono solo alcuni degli esempi, non lontani nel tempo,
ricordati nel video e dai relatori intervenuti per l'occasione, che
dimostrano la campagna di demonizzazione e delegittimazione quotidiana
che avviene nei confronti dell'unica democrazia del Medio Oriente,
quella israeliana. Una demonizzazione ad ampio raggio che si svolge in
ambito economico, accademico, culturale e anche sportivo.
"Questa nostra iniziativa - ha spiegato l'onorevole Nirenstein,
promotrice dell'evento - nasce dal sentimento e dalla disperazione ma
soprattutto dalla volontà di rovesciare questa situazione, indotta da
un consenso silenzioso delle classi dirigenti e dei politici, ed è per
questo che li abbiamo chiamati da tutta Europa, dai parlamenti e dalle
università, per dire basta alle bugie su Israele, il mondo è stufo di
sentire bugie su Israele, che vogliono privarlo della possibilità di
difendersi dai nemici che lo circondano”.
“Sono centinaia le adesioni giunte finora - ha sottolineato la
Nirenstein - che mi hanno sorpresa e stupefatta e che ci ha
obbligati perfino a porre un freno alle iscrizioni a parlare all'evento
del 7 ottobre”. “Ma l'originalità e la singolarità di questo evento -
ha affermato più volte la vicepresidente della Commissioni Esteri della
Camera - è l'adesione bipartisan, nessun colore politico segna questa
iniziativa, il fatto che vi partecipino personaggi provenienti da tutta
Europa e che fra coloro che prenderanno la parola a ottobre ci sarà il
capo dei dissidenti siriani e una delegazione dei dissidenti iraniani”.
“Tutto questo rende l'iniziativa unica e mi fa sentire entusiasta”, ha
detto la Nirenstein che ha poi concluso il suo intervento sottolineando
come il lavoro più grande spetta a noi giornalisti, “è vostro il
compito di coprire l'evento e parteciparvi per porre fine a questo
rovesciamento della morale e della realtà”.
Presenti, fra gli altri, alla conferenza: Riccardo Pacifici, presidente
della Comunità Ebraica di Roma; Giorgio Israel, scienziato e saggista;
Gianni Vernetti del nuovo gruppo liberal democratico Alleanza per
l'Italia (Api); Rocco Buttiglione, presidente dell'Udc; Peppino
Caldarola, giornalista; Johanna Arbib del Keren Hayesod; Giancarlo
Loquenzi, direttore dell'Occidentale e David Zard, musicista.
Il presidente Pacifici ha iniziato il suo intervento lanciando una
provocazione: ha invitato i giornalisti a pensare a cosa sarebbe
successo se fossero stati chiamati ad affrontare per esempio i problemi
dei palestinesi o di qualche dittatura araba. “Proviamo a cambiare lo
scenario della conferenza stampa - ha detto Pacifici - in una
situazione diversa da questa, vi sareste trovati di fronte non a un
appello per la costituzione di uno Stato palestinese ma a un appello
alla distruzione di Israele e alla sua cancellazione dalla carta delle
nazioni”. E ancora il presidente della Comunità capitolina, ha invitato
a una riflessione: “Quando Israele reagisce a una azione non viene
giudicato come avviene per le truppe in Afghanistan o in Iraq, che
posso certamente commettere degli errori in azioni di guerra, i loro
errori vengono accettati”. “Ma io - ha proseguito Pacifici - non sono
qui per difendere Israele. Israele non ha bisogno di me per difendersi,
sono qui perché sono preoccupato per il mio Paese l'Italia per il mio
continente l'Europa, se accettassimo questi standard distorti di
valutazione rischieremmo l'annientamento dell'Italia, dell'Europa,
della democrazia, della nostra identità, dei nostri valori e
soprattutto della nostra Costituzione”.
L'intervento di Gianni Vernetti invece è scaturito dalla sua decennale
esperienza in Parlamento in cui si è occupato di politica estera: “C'è
una costante in questo mio tempo dedicato alla politica estera ed è
rappresentato dalla quotidiana diffamazione dello Stato di Israele, una
diffamazione che attraversa tutte le coalizioni in maniera trasversale.
Vogliamo denunciare quel drammatico mondo alla rovescia che viene
quotidianamente dipinto su Israele. A partire dal linguaggio, vedi la
Freedom Flottila, quei terroristi definiti pacificisti e quel mondo
alla rovescia di quelle cooperative, mi riferisco a Conad e Coop, che
hanno boicottato i prodotti agricoli nati in aziende dove i palestinesi
godono di pieni e inediti diritti sindacali, di cui non godono in
nessun paese arabo”. “Il senso dell'iniziativa del 7 ottobre - ha
spiegato - è partecipare per provare a rimettere un po' di ordine in
questo mondo distorto” .
Caldarola ha voluto, dal canto suo, spiegare come è nata l'idea di
questa iniziativa: “E' nata all'indomani della vicenda della Freedom
Flottila, al di là del giudizio che si è dato sull'accaduto gran parte
dell'opinione pubblica era orientata da parte dei media in senso
totalmente sfavorevole verso Israele, da qui scaturisce l'esigenza di
un nuovo fatto politico per richiamare l'attenzione intorno alle
ragioni di Israele”. Caldarola ha ricordato poi il caso Shalit, il
soldato israeliano rapito. “Al di là di qualche piccolo evento non è
stato fatto molto per la campagna di liberazione di Gilad Shalit non si
è infatti registrata una crescita di pressione come è avvenuto in altre
occasioni, vedi il caso dell'iraniana Sakineh”.
Rilevante anche l'intervento di Giorgio Israel iniziato ricordando un
suo recente viaggio in Sud Africa dove ha potuto ammirare le
lunghissime spiagge bianche affollate oggi da persone di colore ma
riservate non molto tempo fa ai solo bianchi. “Mentre vedevo questo
paesaggio pensavo alla lunga spiaggia di Tel Aviv dove capita spesso di
incontrare arabi e donne islamiche con il velo, ecco un esempio della
grossa bugia dell'apartheid di Israele”. Altro esempio lampante portato
alla luce da Israel è stata la recente indignazione per quel tale che
voleva bruciare il corano, “quando c'è una persona che ogni giorno
vorrebbe bruciare un Paese e i suoi cittadini e nessuno si solleva per
difenderlo”. “Per questo la manifestazione di ottobre va al di la di
Israele. Israele è il termometro di un colossale rovesciamento: invece
della morale domina il politicamente corretto che è appunto il
rovesciamento della morale, l'ipocrisia fatta sistema. Dobbiamo
invertire questa corrente di ipocrisia mondiale”.
Anche Rocco Buttuglione ha aderito all'iniziativa ed è stato presente
alla conferenza di apertura per dare “un segno di solidarietà al popolo
di Israele”.
L'appuntamento è quindi fissato per il 7 ottobre al Tempio di Adriano
alla manifestazione prenderanno parte più di ottanta personalità tra
politici, intellettuali e artisti di tutta Europa. Aprirà la
manifestazione José Maria Aznar, presidente dell'associazione “Friends
of Israel” ed ex primo ministro spagnolo. Hanno aderito all’iniziativa,
oltre alle personalità citate presenti alla conferenza: Giuliano
Ferrara, Paolo Mieli, Roberto Saviano, Nicolai Lilin, Rita Levi
Montalcini, Lucio Dalla, Dore Gold, Bruce Bawer, Fabrizio Cicchitto,
Walter Veltroni, Benedetto Della Vedova, Margherita Boniver, Francesco
Rutelli, Giovanni Melandri, Giorgio La Malfa, Gaetano Quagliariello,
Furio Colombo, Shmuel Trigano, Pierluigi Battista, Toni Capuozzo,
Vittorio Sgarbi, Alain Elkann, Giovanni Sabbatucci, Ernesto Galli Della
Loggia, Andrea Marcenaro, Ruggero Guarini, Angelo Pezzana, Giancarlo
Loquenzi, Carlo Panella, Daniele Scalise, Rosa Matteucci.
Valerio Mieli
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I tesori dell'arte
ebraica in un calendario
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Dodici immagini che
ritraggono i tesori dell'arte ebraica dal
Rinascimento ai nostri giorni sono quelle che propone il calendario
2010-2011/5771 nato da una collaborazione fra l'editore Palphot e il
Museo di Arte Ebraica Italiana Umberto Nahon di Gerusalemme.
“L'idea e' nata dal fatto che l'editore Palphot, che stampa e vende
calendari in Israele e nel mondo, voleva fare un calendario sulla
Judaica italiana e si è rivolto al museo per ricevere alcune
fotografie. - dice la dottoressa Andreina Contessa ricercatrice presso
l'Istituto di Storia dell'arte dell'Università Ebraica di Gerusalemme e
responsabile del Museo - Pian piano l'ho convinto che noi abbiamo una
collezione ricca e di valore e che potevano fornire una fotografia
adatta ad ogni mese e una composizione di immagini che includesse
tecniche, materiali e oggetti diversi. Alcune foto le abbiamo fornite
noi, altre le hanno prese loro dagli oggetti del museo. Da questa
collaborazione è nato il calendario”.
Il Museo Umberto Nahon, uno dei più importanti Musei ebraici italiani
nel mondo, ospita la sinagoga di Conegliano Veneto, trasportata a
Gerusalemme nel 1952 , e ha inaugurato di recente una mostra dedicata
ai tesori d'arte di rara bellezza e fattura, assieme con pezzi
restituiti al loro splendore da un intervento di restauro che si
intitola appunto 'Made in Italy: Oggetti dello spirito, materia degli
oggetti', curata dalla stessa Adreina Contessa. Fra i tesori esposti al
pubblico di Gerusalemme: due corone in argento dei rotoli della Bibbia,
una veneziana del Settecento e una piemontese dell'Ottocento; e
un'ampolla per unguenti prodotta in
argento ed oro da orefici romani del Settecento.
''Gli ebrei italiani - nota l'esperta nel testo di presentazione -
furono capaci di mettere le maggiori realizzazioni dell'arte italiana
al servizio della propria tradizione culturale e religiosa, piegando la
materialità degli oggetti alle più alte aspirazioni spirituali''.
Ora le immagini di questi tesori, rotoli della Torah e oggetti di culto
della Sinagoga di Conegliano Veneto, gli shaddai risalenti al XVIII e
XIX secolo, il Parokhet del 1841 proveniente dall'Emilia Romagna, la
lampada di Hanukkah, le rilegature in argento di libri di preghiere, la
Meghillat Ester del tardo XVIII secolo, potranno entrare nelle case di
tutti coloro che lo desiderano attraverso questo calendario che costa
nei negozi 70 shekels e che viene venduto a prezzo ridotto affinché
tutti i visitatori del museo possano acquistarlo. Il prezzo per
l'Italia è di 60 shekels spedizione inclusa. Oltre alle meravigliose
immagini il calendario contiene anche una breve storia del Museo
Umberto Nahon e della sinagoga di Conegliano Veneto. Il testo è scritto
in tre lingue, ebraico, inglese e italiano, come anche le didascalie
delle immagini. E' la prima volta che un calendario Palphot inserisce
testi in italiano.
Lucilla Efrati
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Qui Roma - Il Canova Club incontra il mondo ebraico
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Conoscenza,
scambio, dialogo: in questo spirito si è svolta a Roma, ieri sera,
l’interessante serata di incontro tra il mondo ebraico e gli esponenti
del Canova Club, circolo capitolino frequentato da alti esponenti della
cultura e dell’economia romana. Per l’apertura dell’anno sociale, due
anni fa il Canova incontrò il mondo cattolico, lo scorso anno quello
islamico. Quest’anno, per “chiudere il ciclo” delle tre grandi
religioni monoteiste, l’evento è stato ospitato dalla Comunità Ebraica
di Roma e sostenuto dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Gli
ospiti del Canova, interessatissimi e partecipi, sono stati
inizialmente accolti nella Sukkà del Tempio, dove il rav Roberto Della
Rocca, direttore del dipartimento Educazione e Cultura dell’UCEI, ha
spiegato il senso profondo della festività di Sukkot, occasione gioiosa
per ricordare un lungo periodo di grande precarietà del popolo ebraico:
un tema, questo, estremamente sentito nel periodo di grande difficoltà
sociale che stiamo vivendo. Dopo aver visitato il Museo Ebraico,
recentemente rinnovato della sala tripolina, gli ospiti sono stati
accolti nel Tempio, dove hanno assistito al saluto del presidente Renzo
Gattegna, che ha spiegato come “sia fondamentale costruire ponti tra le
culture, perché solo la conoscenza dell’Altro può contribuire ad
abbattere il pregiudizio.” Una “missione” che può essere portata avanti
anche attraverso incontri come questo. Dopo i saluti del
presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici (“le
diverse parti della società devono lavorare insieme, per tentare di
costruire un mondo migliore”), del rabbino Capo della Comunità Ebraica
di Roma Riccardo Di Segni (concentrato sul significato della Kippà, il
copricapo ebraico che serve a ricordare l’esistenza di D-o sopra di
noi) e di Stefano Balsamo, presidente del Canova Club (“una occasione
importante, di altissimo valore spirituale. Ringraziamo profondamente
gli enti ebraici che ci hanno aiutato ad organizzare questa serata”),
gli ospiti hanno assistito a delle “pillole” di cultura ebraica, per
ribadire il senso di una serata all’insegna del confronto e della
conoscenza. La serata è proseguita dunque con le relazioni del rav
Benedetto Carucci Viterbi, dell’assessore alla Cultura UCEI Victor
Magiar e di Aviram Levy, seguite dall’emozionante esibizione del Coro
Ha Kol di Roma, diretto dal maestro Claudio Di Segni. E non
poteva mancare la parte enogastronomica: all’uscita del Tempio, dopo
una full immersion nella cultura e nei valori dell’ebraismo, parte
degli ospiti hanno potuto assaggiare, in alcuni locali del Portico
D’Ottavia, le specialità tradizionali della cucina kasher romana, per
concludere nel migliore dei modi una serata densa di suggestioni.
Marco Di Porto
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Noi e la Destra
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Su Repubblica
di ieri, Mario Pirani punta il dito su qualcosa che dovrebbe
interessarci. Egli sottolinea come Silvio Berlusconi, dovendo
fronteggiare la pesante contrapposizione con Gianfranco Fini, è in
cerca di nuovi alleati. Cespugli, partitini regionali, scissionisti di
micro-partiti. Il problema è che tra questi nuovi compagni di strada
c’è la «Destra» guidata da Francesco Storace, movimento che si richiama
esplicitamente ai valori del fascismo e che era stato bandito dal
centro-destra proprio per volontà di Fini (com’è noto, in politica gli
ex-amici sono i peggiori dei nemici). É o non è preoccupante che
il presidente del Consiglio accolga benevolmente, addirittura
entusiasticamente, i camerati storaciani nella sua nuova maggioranza?
Personalmente ritengo di sì. Anzi, penso che si tratti di una spia
decisiva per comprendere il degrado della vita pubblica italiana: tutti
presi dalla caccia al parlamentare in più, tutti impegnati a preparare
la «madre di tutte le battaglie», cioè le elezioni anticipate, i
politici del centro-destra non hanno tempo per leggere i blog che fanno
riferimento alla Destra («negri, froci, giudei» eccetera eccetera), o
per ascoltare i discorsi ardimentosi dei militanti. Mentre in Svezia il
partito conservatore preferisce varare un governo di minoranza
piuttosto che includere le forze razziste e xenofobe, e altrettanto,
per esempio, accade in Germania e in Francia, qui da noi nessuno si
scompone. Può essere che nessuno abbia niente da dire, ma l’impressione
è che non ci sia stata nessuna riflessione in tal senso. Infine,
che fanno gli ebrei italiani? Apparentemente, aspettano di vedere il
corso degli eventi. Mentre due anni fa dichiararono esplicitamente che
Alemanno non avrebbe dovuto schierarsi al ballottaggio con Storace (il
che poi è sostanzialmente avvenuto), oggi non si levano voci di
protesta. Può essere che si tratti di un atteggiamento di prudenza,
dovuto alla situazione politica mutevole. Può essere anche questione di
un metodo che preferisce trattative riservate alle dichiarazioni
pubbliche, spesso assai meno efficaci. Ma può trattarsi anche di una
questione culturale, che ci interroga come ebrei della Diaspora: a un
amico di Israele (così è percepito Berlusconi dalla maggioranza degli
ebrei italiani) si perdona tutto. Pure avere frequentazioni politiche
quantomeno discutibili.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Rispettiamo noi stessi
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L'articolo firmato da Giorgio Gomel e recentemente
pubblicato da l'Unione informa fa un pessimo servizio ad Israele e
incoraggia chi vuol distruggerla. Sono in Erez Israel da più di 70 anni
e so quello che dico. Giorgio Gomel dovrebbe venire a vivere in Israele
e rendersi conto
della situazione invece di divulgare quello che i nostri avversari
sostengono, senza tener conto della realtà. Abbiamo affrontato
parecchie guerre, col sacrificio di tante perdite e purtuttavia abbiamo
creato un paese che i nostri nemici ci invidiano. Pur di ottenere la
pace abbiamo fatto concessioni enormi: è servito a qualcosa? Fare
concessioni a chi la pace non la vuole non serve, si è dimostrato
inutile, come abbiamo constatato tante volte sulla nostra
pelle e lo sarà ancora se persisteremo su questa
strada. E' necessario cambiare tattica, rispettando noi stessi, il
valore della
nostra storia e di quello che abbiamo costruito.
Elena
Rossi Artom
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notizieflash |
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rassegna
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Siria:
“Vogliamo proseguire
i colloqui di pace con Israele”
Washington,
28 settembre |
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La Siria si è detta interessata a sostenere colloqui di pace con
Israele. Lo ha riferito ieri sera a New York il portavoce del
Dipartimento di Stato americano, Philip Crowley. Il ministro degli
Esteri siriano, Walid al-Moualem, "si è detto molto interessato nel
perseguire "colloqui di pace israelo-siriani" e "si è impegnato a
sviluppare alcune proposte al riguardo" ha detto Crowley riferendo dei
colloqui avuti tra il ministro siriano e il segretario di Stato
americano, Hillary Clinton.
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I giornali di oggi
enfatizzano la fine del congelamento delle costruzioni negli
insediamenti in Giudea e Samaria, scaduta l'altro ieri dopo i dieci
mesi promessi dal governo Netanyahu e più o meno tutti quanti danno per
scontato il punto di vista palestinese: che gli insediamenti siano
illegali perché il territorio al di là della linea armistiziale del '49
apparterrebbe alla Palestina e le andrebbe "restituito", sicché gli
insediamenti sarebbero "illegali", e che dunque il non rinnovo del
blocco sarebbe "un colpo alle trattative" (Così Ferrari
e Battistini sul Corriere,
Stabile su Repubblica
e molti altri, per non parlare
di De Giovanngeli sull'Unità
e dei soliti filo-Hamas del Manifesto,
di Liberazione
e di altri fogli estremisti,
che annunciano con gioia la fine delle trattative). »
Ugo Volli
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un
proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it
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