se
non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui
|
8
ottobre
2010 - 30 Tishrì 5771 |
 |
|
 |
|
|
|
|
 |
 |
Roberto
Colombo,
rabbino
|
Nella
prima pagina del libro dei verbali del 1765 della Comunità ebraica di
Mez, in Francia, è scritto l’intero decalogo. Questo fu stilato da
Aryeh Leib Gunzberg - noto come Shaagat Ayeh - il giorno in cui fu
nominato Rabbino della città. Al presidente e ai consiglieri spiegò:
“L’esperienza m’insegna che ciò che è scritto nei verbali delle
Comunità è per voi l’unico vero testo sacro perciò ho copiato nella
prima pagina almeno i dieci Comandamenti”.
|
|
 |
Sonia
Brunetti
Luzzati,
pedagogista
|
|
Il dieci ottobre sarà la
giornata nazionale dedicata alle persone con la sindrome di Down, una
realtà che in Italia riguarda circa 40 mila casi. I bambini down nella
scuola mettono a dura prova le affermazioni di principio
sull’accettazione della diversità. Essi infatti apprendono e
partecipano alle attività scolastiche o ai giochi solo in rapporto alla
gratificazione, che scaturisce dalla relazione che stabiliscono con i
coetanei e con chi insegna loro. Una sfida quotidiana di fronte alla
quale è necessario capire, non impietosirsi.
|
|
 |
|
 |
Israele e
noi - Ottanta voci, molti in piazza
|
 |
Molte centinaia di persone
hanno affollato piazza di Pietra a Roma dove campeggiava una schermo
gigante che rimandava le immagini di quello che avveniva all'interno
della sala del Tempio di Adriano. Difficile mettere insieme la lunga
lista dei nomi degli intellettuali, dei politici, dei vip, del mondo
della carta stampata, della letteratura e della scienza intervenuti a
questa lunga maratona che dalle sei del pomeriggio alle dieci di sera
si sono succeduti sul palco e che ha portato a Roma personaggi di fama
internazionale fra cui l'ex primo ministro spagnolo Josè Maria Aznar.
Un'ottantina i relatori (Paolo Mieli, Mara Carfagna, Francesco Rutelli,
Giorgio Albertazzi Vittorio Sgarbi, Furio Colombo, Gianni Alemanno,
Riccardo Pacifici, Alain Elkan, Luca Barbareschi, Ernesto Galli Della
Loggia, Magdi Cristiano Allam per citarne solo alcuni) e fra i tanti presenti
una folta rappresentanza di Consiglieri Ucei fra cui Claudia De
Benedetti, Victor Magiar, Sandro Di Castro e Valerio Di Porto. Meno di
cinque minuti a testa per riaffermare la realtà dello Stato di Israele,
unica democrazia del Medioriente che a giudizio di molto intervenuti
sempre più viene mostrato, invece, da un'informazione distorta, come
uno Stato di apartheid. “Israele è il paese contro il quale sono
rivolte l'80 per cento delle inchieste all'Onu” ha rilevato l'onorevole
Fiamma Nirenstein organizzatrice dell'evento in un commosso intervento
lungamente applaudito dal pubblico. “Di Israele vengono boicottati gli
intellettuali, gli accademici, i film, le imprese, gli sportivi, gli
scienziati che salvano ogni giorno l'umanità con le loro invenzioni, i
tecnici che ci danno le migliori innovazioni informatiche”, ma è anche
il paese dove “le donne arabe partoriscono accanto a quelle ebree”.
I brevi interventi dei
relatori, poche parole spesso intense come quelle dello scrittore Alain
Elkan che si è soffermato sul significato dell'essere ebreo e
dell'essere israeliano mettendo in guardia dal rischio di porre
l'accento sulla differenza, sono state intervallate dai videomessaggi
del presidente israeliano Shimon Peres e del premier Benjamin
Netanyahu, che ha sottolineato quanto "l'impegno di persone come José
María Aznar, Fiamma Nirenstein e gli altri amici di Israele in tutta
Europa” sia importante per lo Stato ebraico perché “ci ricorda che non
siamo soli, che abbiamo amici nel mondo che sono dalla nostra parte e
da quella della verità. Ma gli amici di Israele sanno che mobilitandosi
per lo Stato d'Israele stanno impegnandosi anche per loro stessi",
perché con Israele condividono i valori più basilari di una società.
Sul maxischermo anche un video messaggio dello scrittore Roberto
Saviano che dice "spesso in Italia e in Europa alla critica, legittima
verso qualunque stato, su Israele, c'è qualcosa che viene aggiunto,
come una critica dopata, cioè la delegittimazione totale: Israele non
deve esistere. Se hai a cuore la pace, se hai a cuore due popoli, due
democrazie, non puoi prescindere dal conoscere e capire la democrazia
israeliana" . Sulla stessa linea Piero Fassino che ammonisce dal
“trasformare la critica legittima allo Stato di Israele in
delegittimazione”.
Fra gli interventi, quello del presidente della Comunità ebraica di
Roma Riccardo Pacifici, che riallacciandosi a quanto affermanto da
Francesco Rutelli poco prima, ha ricordato lo stato di isolamento in
cui si trovava la Comunità ebraica di Roma nel 1982 quando, in un
attentato terroristico realizzato da un commando palestinese, perse la
vita il piccolo Stefano Gay Tachè, e quello del dissidente siriano
Farid Gadhri ma anche quello dell'attore e regista Giorgio Albertazzi
che ha letto il passo di un brano di Herbert Pagani.
Poco dopo sul palco il ministro degli Esteri Franco Frattini che ha
ricordato le varie volte in cui l'Italia si è schierata dalla parte
dello Stato ebraico, ma anche che c'è “un antisemitismo serpeggiante”
che occorre ancora arginare ed è quindi necessario continuare a
chiedere “agli amici di Israele di fare tutto quello che è necessario”
per arrivare alla pace “ma anche ai Paesi arabi di dimostrare che non
danno ospitalità a coloro che vanno in giro per il mondo a sostenere
che gli israeliani debbano essere uccisi”. Mentre il sindaco di Roma
Gianni Alemanno ha ricordato il soldato Gilad Shalit cui la città di
Roma ha attribuito la cittadinanza onoraria e sottolineato che “ogni
volta in cui lo Stato di Israele viene minacciato siamo minacciati
anche noi “difendere la dignità di Israele - ha sottolineato Alemanno -
è un modo per difendere la dignità di tutti noi”.
Molti i messaggi scritti fatti pervenire agli organizzatori e di cui è
stata data lettura in sala, fra questi quello del premier Silvio
Berlusconi, che ponendosi sulla stessa prospettiva di Aznar ha parlato
di “radici comuni” sottolinendo come tutelare Israele significhi
"difendere i nostri stessi valori", quello del presidente del Senato
Renato Schifani che ha definito la maratona oratoria “una preziosa
occasione per descrivere la verità su Israele” e “per portare alla luce
aspetti meno noti della vita di un Paese la cui immagine viene spesso
ingiustamente limitata alle drammatiche questioni del conflitto
mediorientale" e quello del presidente della Camera Fini che
richiamandosi alle parole pronunciate dal Nobel Elie Wiesel nel Giorno
della Memoria “La pace fra Israele e Palestina è ancora un sogno, ma
prima o poi arriverà” ha sottolineato come la Comunità internazionale
deve aiutare “nel superamento delle numerose difficoltà che insidiano
la via verso una pace stabile e duratura”.
Lucilla Efrati
|
|
Israele e
noi - Con Israele, fra la gente
|
 |
La maratona oratoria si è conclusa. Le bandiere di Israele, i manifesti incitanti
alla verità e alla difesa dello Stato israeliano sono stati riposti.
Erano un migliaio le persone giunte per l'occasione, accolte, ma solo
in parte, all'interno del Tempio di Adriano, che nonostante le
dimensioni non aveva spazio per tutti. Gli altri sono rimasti davanti
al maxi schermo all'esterno, sulla piazza, da dove il pubblico, in
silenzio, ha potuto seguire il susseguirsi degli interventi.
A prendere la parola più di ottanta persone, tanto che il moderatore
della serata, Giancarlo Loquenzi, direttore dell’Occidentale, ha dovuto
lanciare un invito agli oratori: "Dimenticate i vostri discorsi,
scordatevi almeno della metà dei vostri messaggi, siete tantissimi e
tutti devono avere lo spazio promesso". E ancora, ironicamente: "Fiamma
ha lanciato un sassolino, ora siamo travolti da una slavina".
Numerosissimi gli
interventi, ma chiaro e univoco il messaggio: "Basta alla valanga di
bugie che ogni giorno si rovescia su Israele" e un'unanime concordia
nell'augurarsi che giunga presto la pace in Medio Oriente. "Tutelare i
valori e l'identità di Israele significa difendere i nostri stessi
valori, la nostra origine culturale, civile e religiosa", questa
un'altra frase ricorrente. Presente per l'occasione un
pubblico di tutte le età dai giovani agli anziani, ebrei e non.
Decine gli striscioni
esposti inneggianti alla verità sullo Stato d'Israele, fra gli altri
quello tenuto da un gruppo di bambini nella piazza, raccolti attorno al
maxi schermo, con la scritta: "Sostegno incondizionato ma per la
verità" e uno all'interno del Tempio, quello dei ragazzi del Bene
akivà, che ha attirato anche l'attenzione delle telecamere presenti:
"Mi difendo, quindi sono", questo il messaggio lanciato dai ragazzi
dell'organizzazione giovanile ebraica.
E ora che la manifestazione
ha avuto termine la domanda è: Qualcosa cambierà?
Secondo Marco Eramo, una fra le tante persone comuni, non ebreo, giunto
in piazza attratto dall'iniziativa qualcosa è già cambiato.
"Sono un simpatizzante del
partito radicale, confesso che mi sono avvicinato alla conoscenza della
realtà dello Stato d'Israele proprio grazie alla mia affiliazione al
partito. Sono state tante le manifestazioni per Israele a cui ho avuto
la possibilità di partecipare e ho l'impressione che qualche hanno fa
raccoglievano solo poche persone, e spesso di un solo schieramento
politico. La manifestazione di oggi invece non ha colore, non vede
schieramenti protagonisti. Al di là dei possibili errori e
contraddizioni che in ogni democrazia esistono, ritengo che sia
importante contestualizzare la realtà israeliana, circondata da nemici
che vogliono il suo annientamento, stare con Israele non vuol dire
essere contro qualcuno, vuol dire essere per la democrazia".
Un messaggio chiaro, ma che forse non ha convinto tutti. Nel mezzo
dell'iniziativa due giovani, avvolti da bandiere palestinesi hanno
tentato di provocare la folla attraversandola. Ma sono stati
immediatamente fermati, senza alcuno scontro, e senza consentire
disordini, dai Carabinieri presenti sul posto.
Valerio Mieli
|
|
Qui Roma - Al via il Festival di Letteratura Ebraica
|
 |
Cresce
l’attesa per la terza edizione del Festival Internazionale di
Letteratura Ebraica che si svolgerà a Roma dal 9 al 13 ottobre. Il
programma è articolato e va a toccare tematiche di stringente attualità
partendo dagli insegnamenti della plurimillenaria tradizione religiosa
e culturale ebraica. Tanti gli ospiti e i filoni letterari che saranno
protagonisti nei cinque giorni di incontri: dal pensiero mistico allo
humour, dalla filosofia di Michelstaedter alla narrativa di Shalev e
molto altro ancora. Spazio per il grande cinema con la proiezione del
film Il giardino dei Finzi Contini e per la musica del mediterraneo con
un concerto di Raiz e dei Radicanto. Attivo inoltre un ricco bookshop
con una vasta selezione di titoli. La terza edizione del Festival,
curato come negli anni precedenti dal trio Shulim Vogelmann, Ariela
Piattelli e Raffaella Spizzichino e sponsorizzato dalle principali
istituzioni locali e regionali, dalla Comunità ebraica di Roma e
dall’Ambasciata di Israele in collaborazione con il Centro di Cultura
Ebraica, coinvolgerà due strutture dal grande fascino: la Casa
dell’Architettura che sarà sede di gran parte degli eventi e il Palazzo
della Cultura che ospiterà un approfondimento di Rav Riccardo Di Segni
e Giulio Busi sulla cabala oltre al concerto di Raiz e dei Radicanto.
Il via al Festival pochi minuti dopo la fine dello shabbat. Ad aprire
la rassegna sarà lo scrittore israeliano Ron Leshem che alle 20.30
verrà intervistato da Paolo Giordano. La giornata di domenica inizia
invece alle 11 con Yarona Pinhas che condurrà il pubblico lungo un
percorso fatto di lettere e numeri alla scoperta della mistica ebraica
e continua alle 18 con Rav Di Segni e Giulio Busi che spiegheranno
origini e dinamiche della cabala. Alle 21 proiezione de Il Giardino dei
Finzi Contini, capolavoro a rischio sparizione che verrà presentato da
Alain Elkann e Manuel De Sica. Due gli appuntamenti in calendario
lunedì: alle 18.30 Edoardo Albinati incontrerà il poeta Ronny Someck
mentre alle 21 Simonetta della Seta dialogherà con lo scrittore Meir
Shalev. Martedì si parte alle 10.30 con Rav Benedetto Carucci Viterbi e
Sergio Campailla a confronto sulla figura di Carlo Michelstaedter,
proseguimento alle 18.30 con una chiacchierata sull’umorismo ebraico
che vedrà salire sul palco Daniel Vogelmann insieme a due mostri sacri
della risata come Enrico Vanzina e Bruno Gambarotta e chiusura alle
20.30 con Alessandra Farkas che discuterà di letteratura americana al
femminile con Erica Jong. Il Festival si concluderà mercoledì con un
dialogo a due voci tra Alessandro Piperno e Howard Jacobson alle 19.30
seguito dal concerto dedicato ai suoni del mediterraneo.
|
|
Luzzatto: "Fermiamo i negazionismi"
|
 |
Continua
a suscitare accese polemiche il caso di Claudio Moffa, professore
ordinario alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Teramo,
che ha tenuto una lezione il 25 settembre incentrata sull’analisi delle
tesi di chi nega la realtà della Shoah. Moffa, che era già stato
richiamato all’ordine nel 2007 per aver esposto tesi negazioniste, ha
messo in discussione l’esistenza delle camere a gas e i dati relativi
allo sterminio arrivando a confutare anche le testimonianze dal vivo
come quella di Shlomo Venezia, sopravvissuto al campo di concentramento
di Auschwitz-Birkenau. Su questa controversia abbiamo raccolto il
parere di Amos Luzzatto, presidente della Comunità ebraica di Venezia. Nell’intervento
del professor Moffa, si nega l’esistenza di documenti che attestino la
volontà di Hitler di sterminare tutti gli ebrei, al contrario la
soluzione finale si riferirebbe a un semplice piano di emigrazione di
massa. Come si può controbattere a una affermazione del genere? Quest’affermazione
non è di certo una novità nell’ambito negazionista. Hitler dava spesso
indicazioni verbali e non scritte. Ho avuto occasione di conoscere
Joachim Fest, autore del libro “La disfatta” dedicato agli ultimi
giorni di Hitler. Nel suo libro le vicende sono effettivamente
romanzate, ma dietro all’aspetto puramente letterario ritroviamo
un’accurata documentazione, che ha portato l’autore ad intervistare
addirittura la segretaria di Hitler, Traudl Junge, rimasta fino
all’ultimo nel bunker di Berlino. Ammettiamo per assurdo che Hitler non
abbia mai detto di sterminare gli ebrei e che l’operazione di sterminio
sia stata pianificata e attuata da Himmler, Eichmann e dagl’altri
sottoposti, ciò non cambia di certo la realtà delle cose. Hitler alla
conferenza di Wannsee non c’era, ma ciò non vuol dire che non avesse
deliberato in merito alla questione ebraica. I negazionisti sfruttano però questa tesi per avvalorare altre ipotesi che negano l’Olocausto. I
documenti ci sono, come c’era una proposta di emigrazione di massa che
poi è diventata una emigrazione verso la morte. C’era la proposta di
mandare in Madagascar tutti gli ebrei europei come c’era il progetto
fino all’inizio della guerra di cacciarli in Europa Orientale. Nel 1942
con Wannsee si è invece deciso ben altro, ci sono i verbali della
conferenza dove si esplicita e si promuove la soluzione finale. Se si
nega questo allora si può dire qualsiasi cosa. Riguardo
ai numeri dello sterminio, Moffa afferma che non esistano prove certe
che le vittime ebree nei campi ammontino a 6 milioni e auspica la
creazione di una equipe mista di studiosi che riprendano in mano i
documenti d’archivio. Ma cosa si trova realmente in questi documenti
presi ad esame nell’immediato dopoguerra? Se uno sa fare
una sottrazione ha già il dato esatto in mano. Abbiamo i numeri precisi
di quanti ebrei vivevano in Europa prima della guerra e di quanti ne
sono rimasti dopo la guerra. Se non si parla di 6 milioni esatti, la
cifra si avvicina molto. Che vadano a visitare città come Varsavia o
Cracovia dove erano presenti comunità ebraiche fiorenti. Dove sono
finiti tutti? Riguardo alle
camere a gas, Moffa per perorare le sue tesi cita lo storico
negazionista Faurisson, secondo il quale lo Zyklon B era impiegato per
la disinfestazione degli indumenti dei detenuti. Come viene considerata
questa tesi da parte della storiografia scientifica ufficiale? Che
si portino i documenti. Non si può decostruire e basta le prove
raccolte, bisogna portare dei documenti a sostegno delle proprie tesi.
Sul Zyklon B e sul suo utilizzo ci sono i verbali nazisti. I primi
tentativi erano stati fatti con i tubi di scarico delle auto e ciò
attesta l’intenzione di uccidere con il gas, ma ci si metteva troppo
tempo e non si riuscivano a uccidere abbastanza persone
contemporaneamente. Hanno quindi trovato un’altra soluzione lo Zyklon B
per l’appunto. Sul discorso delle disinfestazioni, non mi pare poi che
i nazisti ci tenessero molto a migliorare le condizioni di vita dei
deportati. Dormivano schiacciati l’uno sopra all’altro, se si
ammalavano venivano lasciati morire e non venivano prese precauzioni
contro le epidemie e i contagi. Dovrebbero produrmi dei documenti dove
si attesta l’uso dello Zyklon B come disinfettante negli ospedali
tedeschi, altrimenti perché utilizzarlo solo per gli abiti dei detenuti? Citando
Norman Finkelstein, autore del testo “L’industria dell’Olocausto”,
Moffa afferma che l’Olocausto è stato sfruttato a fini politici ed
economici, un’arma grazie alla quale il popolo ebraico, a suo dire “una
potenza mondiale”, ha acquisito lo status di vittima. Cosa si può dire
a riguardo per fugare qualsiasi dubbio? Il libro
“L’industria dell’Olocausto” non si occupa di mettere in dubbio la
Shoah, non la nega, ma discute le modalità con cui è stata organizzata
un’ipotetica campagna politica ed economica nel dopoguerra. Si tende
quindi a gettare nello stesso calderone diversi argomenti che vanno
invece affrontati separatamente. Si
è arrivati a mettere in dubbio anche le testimonianze dirette, come
quella di Shlomo Venezia e di molti come lui hanno vissuto la Shoah in
prima persona. Nel recente libro di David Bidussa “Dopo l’ultimo
testimone” si analizza proprio il problema di come dovrà essere
veicolata la memoria dopo la scomparsa delle voci testimoniali. Siamo
davanti a una sottile manovra, proprio in attesa dell’ultimo testimone.
Poi nessuno più parlerà con cognizione diretta e così si potrà
affermare tutto e il contrario di tutto. Si potrà affermare che gli
ebrei sono talmente bravi a mentire da riuscire a farsi passare per
vittime al fine di ottenere dei benefici. Qual è lo scopo di questa campagna di delegittimazione che si sta prospettando per il futuro? Le
campagne si preparano progressivamente, demolendo certi stereotipi e
costruendone altri ed è questo che si sta cercando di fare. Nella
campagna di salita al potere di Hitler, la Germania del 1918 veniva
presentata come un paese martoriato per gli enormi debiti di guerra e
per l’amputazione del territorio, estremizzando problematiche di certo
esistenti. La stessa cosa si fa ora per quanto concerne il problema
israelo-palestinese che però è solo la causa occasionale utile alla
proliferazione di un certo tipo di antisemitismo. Due sono gli elementi
utili a questa campagna: la negazione dell’Olocausto e l’incriminazione
di Israele. Un’incriminazione che non si limita alla critica per la
politica sbagliata del suo governo, ma per la politica di tutto
Israele, fino all’ultimo contadino e mendicante. Come possiamo affrontare a tuo parere questa situazione? Diffondendo
l’idea che Israele è un paese come tutti gli altri. Il suo governo può
essere criticato, ma non si possono rovesciare le colpe dei governi sui
loro popoli. Questo è antisemitismo e a questo dobbiamo opporci. La
colpa però è anche nostra. Abbiamo spesso la tendenza a glorificare
anche gli elementi discutibili della politica israeliana. Non possiamo
diffondere ad esempio l’idea che Israele sia l’unica democrazia del
Medio Oriente senza spiegare il perché. Dobbiamo spiegare che è l’unico
paese dell’area dove è presente in parlamento un’opposizione
legalizzata, dove due giornali a larghissima tiratura come Haaretz e
Yediot Aharonot non perdono occasione per sparare contro il Governo e
continuano a farlo indisturbati. Questi sono elementi fattuali di
democrazia che non sono presenti in Egitto, in Giordania e in Siria.
Inoltre dobbiamo continuare a parlare di Israele in termini culturali,
sociali, promozionali e non in termini prettamente politici. Parliamo
di come funzionano le università, di come si fa ricerca a livelli
altissimi e non solo di come viene portato avanti il conflitto.
Michael Calimani
|
|
 |
|
 |
Ancora sulle barzellette
|
 |
Forse era inevitabile che le
istituzioni ebraiche italiane dessero più peso a dichiarazioni
pronunciate in senato che a barzellette raccontate in contesti non
ufficiali, però personalmente ho trovato più inquietanti queste ultime,
soprattutto perché a raccontarle è il Presidente del Consiglio in
persona. Il nostro premier è un esperto conoscitore dei mass media ed è
molto attento all’immagine di sé che intende trasmettere, di persona
schietta, concreta, anticonvenzionale, con cui l’italiano medio si
possa identificare. Raccontare barzellette antisemite (mi sembra
impossibile definirle diversamente) si inserisce in questa strategia?
E’ un modo per apparire più vicino alla gente comune? Dobbiamo dunque
supporre che l’italiano medio consideri gli ebrei come una “nazione” di
ricchi avidi e profittatori, pronti a speculare persino sulla Shoah?
(Almeno pare essere caduto il pregiudizio secondo cui gli ebrei si
aiutano sempre tra di loro, ma in fondo era il più innocuo).
Mi è capitato spesso di discutere con i miei allievi (sia nella scuola
ebraica sia in quella pubblica) su quanto sia lecito e opportuno fare
umorismo sulla Shoah. Abbiamo riflettuto su quello che scrive Charlie
Chaplin nella sua autobiografia: “Se avessi saputo com'era spaventosa
la realtà dei campi di concentramento, non avrei potuto fare Il dittatore; non
avrei trovato niente da ridere nella follia omicida dei nazisti”.
Abbiamo analizzato film come “La vita è bella “ o “Train de vie”. Sono
venute fuori molte opinioni diverse, ma pareva comunque evidente a
tutti che il tema richiedesse cautela, attenzione e sensibilità.
Davanti a un esempio così illustre del contrario temo che rimarranno un
po’ perplessi.
Anna
Segre, insegnante
|
|
 |
notizieflash |
|
rassegna
stampa |
 |
|
 |
Allarme
bomba in un asilo di Tel Aviv
Tel
Aviv, 8 ottobre |
|
Leggi la rassegna |
Paura stamane in una scuola materna nel pieno centro di Tel Aviv. Un
pacco abbandonato nel cortile dell'asilo ha fatto scattare un allarme
bomba, rivelatosi falso dopo l'intervento degli artificieri. »
|
|
Difficile
districarsi tra le tante sollecitazioni di una settimana “vissuta
pericolosamente”. Ci scusiamo anticipatamente con i lettori per
l’obbligata selettività - nella rassegna di oggi più che in altre,
precedenti edizioni - poiché momentanee difficoltà tecniche rendono
difficile, per l’estensore, la lettura integrale dell’ampia messe di
articoli che sono invece offerti. »
Claudio Vercelli
|
continua
>> |
|
|
|
 |
 |
è il giornale dell'ebraismo
italiano |
 |
|
 |
 |
Dafdaf
è il giornale ebraico per bambini |
|
L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un
proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it
Avete ricevuto questo
messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare
con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete
comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it
indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. © UCEI -
Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo
aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione
informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale
di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.
|
|
|
|