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1 novembre
2010 - 24 Cheshvan 5771 |
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Riccardo
Di Segni,
rabbino capo
di Roma
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Un pensiero di Rav Kook: “Il
profano è la materia del sacro e il sacro è la sua forma. Quanto più il
profano è forte, tanto più la forma è importante.”
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Anna
Foa,
storica
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L'attacco ai cattolici in una
chiesa di Bagdad, con il loro massacro preceduto dall'uccisione
immediata, all'irruzione del commando islamico, del giovane sacerdote
che celebrava la messa, è soltanto un momento, sia pur particolarmente
sanguinoso, di una strategia terrorista anticristiana che ha già
causato molto sangue. I giornali parlano di una comunità cristiana a
cui diventa sempre più difficile sopravvivere, e per cui si prospetta,
in un futuro molto prossimo, un destino di esilio. Credo che gli ebrei,
proprio perché sono stati a loro volta perseguitati, assassinati,
mandati in esilio, debbano guardare con grande preoccupazione a questa
tragica vicenda ed esprimere la loro vicinanza a quanti piangono oggi
l'efferata uccisione di esseri umani colpevoli di professare la loro
religione e di essersi riuniti in preghiera.
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Qui Trieste - Walter Chendi trionfa a Lucca Comics La Porta di Sion conquista il primo premio
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Dopo
la presentazione del dossier che Pagine Ebraiche di novembre dedica ai
rapporti fra cultura ebraica e mondo del fumetto, dal Lucca Comics and
Games 2010 arriva un’altra notizia significativa. “La porta di Sion”,
la graphic novel di Walter Chendi dedicato al ruolo che Trieste svolse
negli anni Trenta come tappa di migliaia di ebrei europei verso la
Palestina, ha vinto il premio Gran Guinigi 2010 per la migliore storia
lunga: un autentico Oscar del fumetto, assegnato ogni anno dalla
seconda fiera di comics in Europa, e terza nel mondo. La storia del
giovane Jacob e della sua partenza per la Palestina dopo la
proclamazione delle leggi razziste era stata presentata in anteprima da
Pagine Ebraiche nel gennaio del 2010. Walter Chendi ha incontrato di
nuovo la redazione del Portale dell’ebraismo italiano a Trieste durante
Redazione aperta 2010, ha firmato alcuni disegni del numero zero di Daf
Daf ed era alla presentazione del dossier Comics and Jews a Lucca. Nella
motivazione la giuria ha sottolineato “l’estrema godibilità e lo
story-telling nitido”, con cui l’autore “si è messo al servizio di una
narrazione importante per il tema trattato e avvincente per gli snodi
del racconto”, aggiungendo che “la vicenda narrata riesce a mettere a
parte il lettore di un evento storico drammatico senza cadere in una
retorica di circostanza”, rivolgendosi in modo efficace sia agli adulti
che ai più giovani.
Walter prima di tutto complimenti. Ti aspettavi l’assegnazione di questo premio? Assolutamente
no. Se devo essere sincero non credevo possibile che premiassero la mia
storia, considerando quello che è l’orientamento politico-culturale che
va per la maggiore in questo periodo. Tra l’altro nessuno mi aveva
avvertito, quindi quando sabato sera in Teatro ho sentito pronunciare
il mio nome sono rimasto davvero incredulo. Questo è il primo
riconoscimento importante nella mia carriera, ed è una grande emozione.
Ci tengo a ringraziare il mio maestro, Vittorio Giardino, e anche la
redazione di Pagine Ebraiche, che per prima ha creduto nel mio lavoro. Per scrivere “La porta di Sion” ti sei trovato ad approcciare per la prima volta il mondo ebraico, la storia, le tradizioni… È
stato un’esplorazione molto affascinante, e devo ammettere che un aiuto
importantissimo me l’ha dato Valerio Fiandra, consigliandomi le letture
giuste, e spiegandomi con grande pazienza tutto quello che avevo
bisogno di capire. Poi dopo la fase della documentazione, mi sono
sforzato di scegliere la strada più semplice per raccontare la mia
storia, senza addentrarmi in dettagli che probabilmente io stesso non
sarei stato in grado di comprendere fino in fondo. In tutte le tue opere si nota un’attenzione particolare per il tema della diversità e delle minoranze. Io
penso che in qualsiasi forma di arte sia importante parlare di qualcosa
che si conosce bene e, allo stesso tempo, di farlo in modo
diversificato. Io scrivo di Trieste e scriverò sempre di Trieste. Penso
che la mia città rappresenti essa stessa una minoranza in Italia. E al
suo interno le minoranze sono tantissime. È un elemento fondamentale
della vita di questa zona. Io ho assistito spesso anche a episodi di
discriminazione. Per questo parlare di minoranze mi viene assolutamente
naturale. Archiviata “La porta di Sion”, hai in cantiere nuovi progetti? A
metà novembre usciranno cinque nuovi episodi delle “Maldobrìe” (novelle
a fumetti tratte dall’omonima raccolta di Carpinteri e Faraguna, che
raccontano storie di marinai del primo Novecento in dialetto
istro-veneto-trentino ndr). E sto lavorando a un’altra storia lunga,
che sarà incentrata sul tema del rapporto tra amore, vita e morte in
tempo di guerra, sulla linea che separa la guerra giusta dalla guerra
ingiusta, sulla libertà di pensiero. Sono ancora in fase di studio.
D’altra parte per “La porta di Sion” ho impiegato quasi cinque anni,
quindi penso dovrà passare ancora un po’ di tempo!
Rossella Tercatin
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Qui Firenze - Adam e la pagina rosa sulla Gazzetta
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Eugenio,
il venditore di magliette di piazza Madonna a Firenze, sparring partner
in infinite discussioni sui massimi sistemi del calcio, gliel’aveva
promesso: “Il giorno in cui il tuo nome finirà sulla Gazzetta dello
sport ti offrirò un pranzo in piena regola”. Adam cominciava quel
giorno il proprio praticantato giornalistico nella redazione del
Portale dell'ebraismo italiano. Ieri pomeriggio Adam Smulevich,
praticante giornalista della nostra redazione, è passato davanti al
banco di Eugenio, dove tra maglie di Jovetic e Mutu, gagliardetti e
sciarpe della Viola, bandiere del Collettivo e via dicendo c’è una
lunga pila di giornali sportivi, sventolandogli in faccia una copia
della Gazzetta di venerdì 29 ottobre, quella in cui, riprendendo Pagine
Ebraiche, si raccontano gli ultimi sviluppi che sembrano portare al
conferimento dello status di Giusto tra le Nazioni a Gino Bartali e in
cui si fa riferimento alla battaglia mediatica intrapresa da Smulevich
per compiere quello che altro non è che un atto di giustizia nei
confronti di un grande campione sia sui pedali che nella vita. “Eugenio,
mi sa che ti tocca mettere mano al portafoglio”. “Accidenti, mi hai
fregato”. La location scelta da Smulevich per il pagamento del pranzo è
il caffè Giubbe Rosse di Firenze, suo abituale ufficio dall'atmosfera
mitteleuropea dove però si mangia anche una italianissima pasta aglio e
olio. Magari in compagnia di Andrea Bartali, figlio del campionissimo
di Ponte a Ema e altro accanito frequentatore del caffè che,
sorseggiando un espresso e degustando un aperitivo all’ombra dei quadri
dei maestri del futurismo insieme a Smulevich, ha attinto dai suoi
ricordi familiari più intimi e raccontato al nostro giovane collega
l’eroismo di Ginettaccio negli anni del nazifascismo, quando fingendo
di allenarsi per le grandi corse a tappe trasportava nel sellino della
bicicletta da corsa documenti falsi da consegnare agli ebrei nascosti
nei conventi e nelle case di coraggiosi uomini e donne del Centro
Italia.
Smulevich
ha così pensato di pubblicare sul numero di aprile di Pagine Ebraiche
un appello per trovare nuove prove dell’eroismo di Bartali, un eroismo
in linea di massima noto all’opinione pubblica ma di cui al momento
mancava la simbolica certificazione dei sopravvissuti. Carenza dovuta
al fatto che Gino era un eroe silenzioso che in vita non aveva mai
voluto parlare dei suoi meriti extrasportivi perché detestava i
riconoscimenti pubblici e perché quei ricordi voleva tenerseli tutti
per sé e per i suoi cari. Cercare testimoni e testimonianze era
l’ultimo dei suoi pensieri: “Certe cose si fanno e basta”, rispondeva a
chi gli chiedeva lumi su quelle frequenti pedalate tra Firenze e
Assisi, dopo che la strada per Genova era diventata un campo minato di
morte e delazione. Ma un giorno il padre disse al figlio: “Capirai da
solo quando arriverà il momento di parlarne”. E Andrea ha capito che il
momento è arrivato: attraverso la Fondazione Gino Bartali onlus sono
anni che porta avanti in più sedi il ricordo del padre, postino per la
dignità dell’uomo e la libertà. Andrea tiene vivo anche il sogno di far
piantare in suo onore un albero nel Giardino dei Giusti dello Yad
Vashem, il massimo riconoscimento conferito dallo Stato di Israele a
chi rischiò la propria vita per mettere in salvo anche un solo ebreo
nel periodo più buio del Novecento. Per un albero nel viale che ricorda
tra gli altri Perlasca e Schindler servono due testimonianze di
sopravvissuti o di parenti di primo grado dei sopravvissuti. Fino a
qualche mese fa le testimonianze non c’erano, ma adesso il sogno di
Andrea sta per trasformarsi in realtà: decisivo infatti l’appello per
far riemergere dall’oblio spaccati di vicende straordinarie pubblicato
dal collega Smulevich sulle colonne di Pagine Ebraiche. La prima a
farsi avanti è stata l’88enne Giulia Donati, ebrea fiorentina
trapiantata a Tel Aviv che, dopo aver letto l’appello di Smulevich, ha
redatto e inviato la prima testimonianza utile per piantare l’albero
Bartali tra i colli di Gerusalemme. Con la prova cartacea della signora
Donati metà dell’opera si compieva. Adesso, passati alcuni mesi dalla
sua testimonianza, il cerchio si è verosimilmente chiuso: nelle scorse
ore un noto avvocato penalista fiorentino che ebbe quattro familiari
per via materna salvati tra gli altri da Bartali ha consegnato la sua
testimonianza nelle mani di Andrea. E così il via libera delle autorità
israeliane sembra davvero a un tiro di schioppo. Anzi, di pedalata.
gv
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Qui Milano - Rossella per un giorno diva in tv
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Trenta
secondi. Venti. Dieci. “Michele 3-2-1!”. Purtroppo è scaduto il tempo e
siamo punto e a capo: a chi si riferiscono i londinesi quando
utilizzano l’appellativo “auntie”? Bing Bang, Bbc, Union Jack o
Chelsea? Quale accendiamo Rossella? Nulla caro Gerry, io mi fermo qui.
Addio milione ma almeno a casa non si torna a mani vuote. E la nostra
Rossella è comunque stata bravissima ad arrivare fino a lì. Non si è
ancora capito? Esatto, la collega e amica Rossella Tercatin ha
partecipato al celebre programma di canale 5 Chi vuol essere
milionario, fermandosi alla decima domanda e portando a casa un assegno
da quindicimila euro.
Immaginiamo lo stupore, condiviso da
chi scrive, nel vedere giovedì sera sul piccolo schermo quel volto
famigliare. Bionda, occhi azzurri, lieve accento milanese. Ma aspetta
io la conosco! Cosa ci fa Rossellina affianco a Gerry Scotti! Cerca di
vincere il milione nella magica scalata delle quindici domande che, sei
volte alla settimana, intrattiene milioni di persone. E la cosa forse
ancor più stupefacente era la naturalezza di Rossella nel rispondere ai
quesiti di Scotti. Chi fra questi sovrani ha avuto cinque mogli? E lei
sorridente rispondeva Carlo Magno mentre da casa già si inveiva alla
sfortuna per una domanda non poi così semplice. Con il padre sorridente
e orgoglioso alle spalle, la collega raccontava a Gerry la sua media
universitaria o ancora qualcosa sul suo lavoro in questa redazione. E
noi, amici, parenti, conoscenti, dall’altra parte dello schermo a fare
il tifo per lei.
A
Chi vuol essere milionario si arriva dopo una lunga trafila di domande,
test, colloqui. A Rossella in agosto gli autori avevano dato l’ok per
la partecipazione al programma. L’unica cosa, aveva risposto la
collega, non a settembre perché ci sono alcune festività ebraiche e
sarebbe impossibile venire. Puntualmente poco prima di Sukkot chiamano
da Canale 5 per chiederle la disponibilità di venire negli studi di
Roma proprio durante la festa. Si sa come vanno queste cose, dicendo no
probabilmente si saluta la possibilità di partecipare. Rossella declina
gentilmente l’offerta,“guardi davvero non è possibile”. Ma aveva fatto
particolarmente colpo sugli autori e così viene richiamata per la fine
di ottobre. Arrivata a Roma, conosce gli altri concorrenti, alcuni lì
già da qualche giorno, in attesa di sedersi accanto a Scotti. Si
registra di lunedì. “Mi fanno trucco e parrucco e mi mandano
immediatamente nello studio di registrazione”. Nemmeno il tempo di
realizzare e Gerry le fa la prima domanda, quella da 500 euro; poi via
a via si sale. Fino alla fatidica tappa dei ventimila euro. L’aiuto del
pubblico e il 50e50 sono andati, rimane la telefonata a casa. Il
concorrente ha la possibilità di chiamare qualcuno per riceverne il
consiglio. Da “casa” la risposta deve arrivare entro trenta secondi
altrimenti cade la linea. Rossella punta sul fratello, Michele. “Ciao
Gerry”, “Ciao Michele, come stai? Tu hai un’agenzia di viaggi vero? E
dove ci puoi mandare di bello?”. Due battute con il conduttore e poi
parte il count down. “Allora Michi, a chi si riferiscono i londinesi
quando utilizzano il soprannome ‘auntie’(zietta)?”. Il tempo scorre, si
sente battere una tastiera ma da google nessuna risposta. “Dieci
secondi Michi”. Poi tre, poi due, uno. Nulla da fare. L’aiuto è saltato
ma la domanda era difficile. Tanto è vero che anche provando da casa,
rilassati e senza tensione, la soluzione su internet non si trova
immediatamente, non in trenta secondi. Peccato. Rossella,
comunque, si porta a casa un'esperienza fuori dal comune e il ricordo
di una serata sul piccolo schermo, guardata, applaudita, invidiata da
milioni di telespettatori. Su Facebook compaiono tantissimi complimenti
di amici e parenti e il suo cellulare giovedì sera è uno squillo
continuo. L’unica beffa è la risposta: alla fine del programma,
quando oramai Rossella ha rinunciato a rispondere, Scotti le chiede,
così tanto per giocare, “secondo te qual è quella giusta? Accenderesti
la A, la B, la C o la D?”. “Se avessi dovuto rispondere – sorride
Rossella – avrei detto la B ovvero la Bbc”. Ecco, era proprio la Bbc la
‘zietta’ dei londinesi. Molti si mangerebbero le mani, ma non lei,
che invece è capace di riderci sopra e di rimettersi al lavoro con
l'energia di sempre. Per una giovane giornalista è stata solo
un'esperienza nuova e importante, quella di vedere dal di dentro il
meccanismo della grande macchina televisiva. Senza fare una piega
e senza mai darsi arie, poche ore dopo lo sprazzo di notorietà
televisiva è di nuovo al lavoro, poi a Lucca Comics a presentare
DafDaf, il giornale ebraico per bambini di cui si occupa. E una nuova
volta porta fortuna a qualcuno. In questo caso a Walter Chendi,
l'autore della Porta di Sion che di lì a poco trionferà con il primo
premio dell'Oscar del fumetto e di cui Rossella aveva già parlato per
prima su Pagine Ebraiche negli scorsi mesi.
Daniel Reichel
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Abraham e i filosofi
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La figura di Abramo ha sempre
affascinato i filosofi, da Filone a Levinas. Già solo per la sua
capacità di contemplare i cieli senza fermarsi all’idolatria degli
astri, ma anelando ad un Creatore, Abramo si rivela una sorta di
filosofo autodidatta che cerca – come sottolinea Maimonide – di
illuminare l’ambiente che lo circonda con argomenti razionali. Mentre
emigra per ordine di D-o, entrando in conflitto con lo stato e
sfuggendo a stento alla morte, riesce – a differenza del filosofo – a
compiere fino in fondo la sua missione monoteistica acquisendo seguaci
e fondando la prima cellula del popolo di Israele.
Donatella
Di Cesare, filosofa
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notizieflash |
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rassegna
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Eva Fischer, i miei novant'anni
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Compie 90 anni la pittrice ebrea Eva Fischer, ultima rappresentante
della Scuola Romana del dopoguerra. L'artista croata naturalizzata
italiana vanta nella sua lunga carriera 124 mostre personali in tutto
il mondo e rapporti d'amicizia con i mostri sacri della cultura del
secondo Novecento, da Dalì a Picasso, da Moravia a Chagall. Dicono di
lei: “Ha una personalità pittorica che non somiglia a quella di
nessuno”, lei replica: “Accetto con sicura modestia questa
definizione”. »
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è il giornale dell'ebraismo
italiano |
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 |
Dafdaf
è il giornale ebraico per bambini |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un
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