Lavoro in Commissione e in
assemblea plenaria per la terza giornata del sesto Congresso
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Il dibattito proseguirà
serrato fino a questa notte e i lavori della massima assise
dell'ebraismo italiano si concluderanno domani in mattinata con il
rinnovo degli organismi statutari.
Gli articoli che seguono cercano di offrire al lettore un quadro,
necessariamente parziale e incompleto, sull'enorme mole di lavoro che i
delegati stanno affrontando in queste ore e sull'estrema complessità
dei temi evocati.
Congresso
- Gestione e finanza
Otto per mille,
decentramento, bilanci comunitari e comunicazione e sinergie. Questi
gli argomenti chiave affrontati dalla Commissione organizzazione,
gestione e finanza, presieduta da Davide Romanin Jacur (Padova)
affiancato nel suo compito dai delegati David Sermoneta (Roma), Miki
Steindler (Roma), Carlo Rimini (Verona), Paola Bedarida (Livorno),
Maurizio Ortona (Genova), Roberto Jarach (Milano), Roberto Liscia
(Milano), Cobi Benatoff (Milano), Cesare Cava (Pisa) e il consigliere
UCEI Anselmo Calò.
In sede di assemblea plenaria le mozioni sono state recepite e
approvate a larga maggioranza, fatta eccezione per parte della mozione
6, che auspica lo stanziamento del 10 per cento dei proventi dell’Otto
per mille per progetti strategici quali la Shechitah, la Kasheruth, la
scuola e l’indagine socio demografica sugli ebrei in Italia. Per
quest’ultimo progetto si è infatti voluto aggiungere un tetto massimo
di spesa di 100 mila euro, proposto dal presidente della Comunità
ebraica di Roma Riccardo Pacifici.
Molti temi cruciali emersi durante i lavori di commissione, dalla
scelta di un modello unico per i bilanci alla richiesta di servizi
decentrati, dalla gestione delle entrate relative all’Otto per mille
alle possibili soluzioni per un loro futuro incremento.
In apertura l’idea di rendere la Commissione permanente con ruolo
sussidiario all’operato del Consiglio nella discussione dei progetti
strategici per il prossimo mandato. Tra le diverse proposte si è
auspicata inoltre la scelta di linee d’indirizzo uniformi da impiegare
in ogni realtà comunitaria nella stesura e gestione dei bilanci. Ciò
eviterebbe il formarsi di conflitti tra modelli di tipo pubblico e
privatistico e, grazie a un allineamento dei diversi bilanci
comunitari, si renderebbero possibili alcuni controlli a monte. Tale
forma di vigilanza non è da considerarsi come un’intromissione nella
sfera di competenza di ogni singola Comunità, ma come un’azione utile a
evitare che l’Unione si trovi a dover ereditare problemi di
incongruenza e deficit strutturali.
Il tema preponderante nella discussione è rimasto quello relativo ai
costi dell’Unione, quali servizi sia il caso di continuare a finanziare
e quali invece quelli che andranno inevitabilmente tagliati. Riguardo
al bilancio interno si è fatto notare quanto peso abbiano gli stipendi
degli oltre trenta dipendenti dell’Unione. A questo proposito il
consigliere UCEI con delega al bilancio, Anselmo Calò ha voluto
puntualizzare che l’Unione si regge di fatto sul lavoro dei dipendenti:
“Non stiamo trattando la compravendita di una materia prima. Potremmo
dire che ciò che amministriamo sono le persone e le loro prestazioni”.
Si è poi parlato ampiamente di decentramento con la proposta di un
piano di fattibilità che vada a sondare i costi e le opportunità di
delocalizzare alcuni dipartimenti, in particolare il Dec-Dipartimento
educazione e cultura e il Cri-Collegio rabbinico italiano. Nella
prospettiva che il Dec venga destinato ad altro loco si ipotizza un
risparmio che andrebbe a incidere su alcune voci di costo. I servizi
infatti andrebbero a beneficiare un’area a maggior densità comunitaria,
con un conseguente avvicinamento all’utente finale, concentrato in
prevalenza al Nord.
In tema di decentramento forte è la richiesta di personale itinerante
che vada a fornire un servizio di supporto dal punto di vista
amministrativo, nel redigere ad esempio i bilanci, religioso, per
quanto concerne la Hazanut e i servizi cultuali fondamentali, con il
supporto dell’Ari, nelle comunità ove la cattedra rabbinica risulti
vacante, e legale, da considerarsi non come intervento diretto
dell’Unione, ma solo come consulenza su dinamiche di natura legale
spesso difficili da gestire valutare. Altro punto focale, la Kasheruth,
con la proposta di un piano che vada a centralizzare la distribuzione
della carne grazie all’utilizzo delle strutture all’avanguardia di cui
è provvisto il Nord Italia. Fino ad oggi la carne macellata dalla
Comunità ebraica di Roma a Cittadella in provincia di Padova veniva
riportata in toto a Roma senza che le comunità limitrofe venissero
coinvolte nella distribuzione. Con una maggiore sinergia tra le realtà
ebraiche locali si potrebbe realizzare, da un lato un abbattimento dei
costi e dall’altro si riuscirebbe a fornire alle piccole comunità della
zona un servizio di Shechità e Kasherut adeguato alla richiesta.
Un’attenzione particolare è stata riservata al ricalcolo delle
percentuali di ripartizione del gettito Otto per mille, proponendo
l’eliminazione del fondo per i progetti, impiegato prevalentemente in
progetti realizzati ad hoc finalizzati al fund raising, e il
congelamento del fondo di oscillazione già accantonato dall’Unione per
il 2010. In termini di percentuali si andrebbe a configurare una
ridistribuzione in questi termini: 60 per cento la quota assegnata alle
Comunità, 25 per cento quella destinata all’Unione, 10 per cento per il
finanziamento di progetti strategici quali la Shechità e Kasherut
nazionale e l’indagine sociodemografica sugli ebrei in Italia e il 5
per cento destinato agli enti. I pagamenti dell'Otto per mille saranno
comunque subordinati, oltre che alla rendicontazione entro tre anni,
all'osservanza delle norme statutarie in materia di bilancio e finanze,
tenendo conto delle indicazioni dei revisori delle singole Comunità. In
caso di mancata rendicontazione, infatti, i fondi andranno in
perenzione.
Si è poi riproposta la problematica delle diverse testate locali
dell’ebraismo italiano che non lavorano ancora in un rapporto sinergico
con i prodotti informativi dell’UCEI, come invece dovrebbe essere nella
prospettiva di un’ottimizzazione delle spese. A questo proposito è
stata riconosciuta l’importanza del Desk UCEI che si è occupato negli
ultimi anni di sviluppare sistemi d’informazione come Moked.it, portale
dell’ebraismo italiano, e il mensile cartaceo Pagine Ebraiche.
“Si è pensato – spiega il consigliere UCEI, Anselmo Calò – che invece
di investire nell’acquisto di pagine sui giornali una volta l’anno,
fosse meglio concentrare i nostri sforzi su un sistema informativo che
resta attivo per tutto l’anno, se questa sia stata o no una scelta
valida e se abbia portato a un incremento per quanto concerne l’Otto
per mille lo sapremo tra due anni”.
Congresso - Gli
ebrei lontani
L’obiettivo è raggiungere la galassia dispersa degli ebrei lontani,
quelli che hanno preso le distanze dalle Comunità per scelta, per
incomprensioni o per necessità, quelli che abitano lontani dai centri
ebraici e dai loro servizi e quelli che stanno lavorando alla
riscoperta delle radici, così da favorirne il riavvicinamento. A questo
scopo la Commissione assistenza sociale e ebrei lontani – composta da
Massimo di Gioacchino, Angelo Liscia, Giorgio Mortara, Mario Fineschi,
Riccardo Hofmann, Loretta Kayon, Saul Meghnagi, Alberto Sadun, Eileen
Cartoon, Gadi Piperno e Davide Lascar – chiede di mettere in campo una
molteplicità di strumenti. A partire dalla proposta, contenuta nella
prima mozione, di dedicare il prossimo anno proprio agli ebrei lontani
con progetti specifici da parte delle Comunità.
E’ sugli strumenti da utilizzare che si è concentrato il dibattito
della Commissione in un appassionante excursus su alcuni progetti che
in questi anni hanno ottenuto un buon successo nel recupero di quanti
si erano allontanati. A Milano, ha raccontato Sara Modena, il progetto
Kesher è riuscito ad avvicinare molte persone distanti dalla Comunità
attraverso un mix di lezioni e momenti di aggregazione.
Loretta Kayon ha invece ripercorso la genesi di Shirat HaYam, il
progetto che a Ostia ha ricreato un nucleo ebraico grazie alla proposta
di attività che spaziano dal culto alle feste alle lezioni (iniziativa
meritevole anche dal punto di vista ambientale perché il nuovo centro
ha visto la luce su un terreno un tempo adibito a discarica).
Un’esperienza meno strutturata ma di grande efficacia è poi quella in
corso a Roma, ha spiegato Massimo di Gioacchino, dove ogni anno a
Kippur nel giardino degli asili si danno appuntamento insieme ai
frequentatori abituali della sinagoga centinaia di persone di solito
lontane.
La chiave per avvicinare chi si è allontanato, hanno concordato i
partecipanti, passa attraverso un atteggiamento di accoglienza e su
relazioni umane di qualità. Per questo va riservata particolare
attrazione alle competenze delle persone cui affidare questo delicato
compito, sottolinea la Commissione, auspicando anche l’inserimento di
una formazione in materie psico sociali per i rabbini di Comunità.
Sul fronte del sociale si tratta poi, come richiesto nella seconda
mozione, di sostenere le tante famiglie che si trovano in difficoltà
economiche. A questo scopo la Commissione ha chiesto di destinare
maggiori risorse dei fondi Otto per mille a progetti sociali e di
aiuto, in ambito ebraico ma non solo. E’ emersa quindi l’esigenza di
dare vita a una rete tra le Comunità che integri i diversi servizi e
costruisca sinergie tra le istituzioni e le associazioni che si
occupano del sociale e del sanitario. In questa direzione anche la
proposta della terza mozione di contribuire alla preparazione delle
molte famiglie italiane che in questi tempi di crisi cercano una
soluzione nell’alyah, favorendo un collegamento con l’Agenzia ebraica,
le strutture sociali della Comunità e l’organizzazione degli Italkim.
Poi, il capitolo del progetto Meridione di cui la Commissione ha
chiesto la prosecuzione allo scopo di supportare la Comunità di Napoli
nell’assistenza agli ebrei di quelle regioni, di monitorare e seguire
le manifestazioni di avvicinamento all’ebraismo e la riscoperta di
antiche origini ebraiche e di estendere l’intesa già stipulata con la
Regione Sicilia. Un’ipotesi che in assemblea ha suscitato un acceso
dibattito come la mozione dedicata alle realtà ebraiche non ortodosse
presenti nel nostro Paese in cui la Commissione, ritenendo “non più
procrastinabile una presa di coscienza del fenomeno” invitava il
Consiglio a “proseguire sulla strada del dialogo”.
Congresso -
Kasherut e Rabbinato
La Kasherut, l’offerta del Collegio rabbinico, un Beth Din unico per
l’intera comunità ebraica italiana. E poi ancora le conversioni,
l’allontanamento dalle tradizioni, la carenza di cultura ebraica. La
commissione Rabbanuth, Kasherut e Collegio rabbinico ha riunito
esponenti delle istituzioni ebraiche italiane e rabbanìm in un
dibattito intenso, diretto dal presidente Settimio Pavoncello.
A partecipare ai lavori rav Aaron Locci, rav Riccardo Di Segni, rav
Alfonso Arbib, rav Giuseppe Laras, rav Gianfranco Di Segni, rav Alberto
Somekh, rav Luciano Caro, rav Eliahu Birnbaum, rav Roberto Della Rocca,
insieme a Dario Calimani, Gadi Polacco, Giacomo Zarfati, Gadi Luzzatto,
Daniele Bedarida, Gavriel Levi, Eli Rossi Innerhofer, Daniela Zippel,
Corrado Calimani, Avram Hason, Emanuele Cohenca, Milo Hasbani. La
passione che ha caratterizzato molti interventi è stata il naturale
riflesso della delicatezza dei temi in gioco, percepiti da tutti,
delegati, membri del consiglio uscente, osservatori, come cruciali per
il futuro dell’ebraismo italiano.
Il primo punto su cui si è concentrata la discussione è stata la
Kasherut nelle sue varie declinazioni. In molti, specialmente gli
esponenti di piccole Comunità, hanno auspicato l’istituzione di un
timbro di Kasherut unico per il territorio italiano, con il duplice
scopo di avere un quadro chiaro dei prodotti kasher a disposizione, e
di creare un marchio che possa essere riconosciuto per l’esportazione
all’estero. Le mozioni prodotte hanno raccolto la necessità che l’UCEI
si prenda carico dei problemi legati a questo tema in un progetto di
ampio respiro, tenendo però conto anche delle osservazioni dei rabbini
presenti: l’esistenza di diversi livelli di kasherut sia a livello
nazionale sia internazionale, l’esiguità del personale a disposizione
del rabbinato per affrontare questo lavoro, e i risvolti commerciali
che la questione implica. In due diverse proposte si è così invitato il
nuovo Consiglio a istituire un Ufficio centrale dedicato, e a creare un
registro nazionale dei prodotti kasher attraverso una previsione di
legge.
Nell’ottica di una maggiore collaborazione dell’UCEI con le Comunità
sotto il profilo dell’educazione ebraica, sono state formulate alcune
proposte relative al Collegio rabbinico italiano, per rendere fruibili
i suoi corsi fuori dalle sedi centrali di Roma, Milano e Torino. Molto
discusso è stato il problema del numero scarsissimo di giovani che
intraprendono la carriera rabbinica. Le mozioni hanno cercato di
intervenire in questa direzione, ma anche nel senso di cristallizzare
alcuni prerequisiti per ottenere il titolo di rabbino, e in particolare
il soggiorno in una yeshivah estera, e uno stage di sei mesi in una
piccola Comunità.
Un dibattito particolarmente complesso è stato infine quello
riguardante l’ipotesi di un tribunale rabbinico unico sul territorio
nazionale, legato a due ulteriori questioni sensibili: le conversioni
all’ebraismo e i rapporti con l’Assemblea rabbinica italiana.
Diversi rabbanim hanno espresso perplessità legate, da un lato,
all’idea di occuparsi del tema delle conversioni senza considerare il
problema a monte, l’allontanamento dall’educazione ebraica e dalla
tradizione, e dall’altro alla necessità di una relazione molto stretta,
anche dal punto di vista geografico, fra chi intraprende un percorso di
conversione e i suoi punti di riferimento. La discussione si è
allargata al significato stesso della conversione e alle implicazioni
che questo punto ha nella vita delle Comunità e dei rabbini italiani.
Confronto sintetizzato in una mozione che, ribadendo la necessità di
dare priorità agli investimenti per l’educazione ebraica all’interno
delle Comunità, invita l’Assemblea rabbinica italiana ad affrontare
l’ipotesi del Beth Din nazionale unificato.
Congresso - I
giovani e la cultura
Ampio lo spettro delle tematiche trattate e presentate sotto forma di
mozione al Congresso UCEI dai membri della Commissione formatasi per
discutere di politiche comunitarie inerenti alla sfera culturale,
educativa e giovanile dell’ebraismo italiano. Alla presenza di molti
consiglieri UCEI, del vicepresidente Claudia De Benedetti, di
professionisti in campo educativo, consiglieri di Comunità, rabbanim e
dirigenti di istituzioni culturali nazionali tra cui il direttore del
Dipartimento Educazione e Cultura UCEI rav Roberto Della Rocca, il
direttore della Fondazione Cdec Michele Sarfatti, il presidente della
Fondazione Museo della Shoah Leone Paserman e il direttore della
Fondazione Meis Riccardo Calimani, il dibattito e le istanze sono state
portate avanti da due sottogruppi distinti coordinati dal presidente di
commissione Raffaella Mortara.
Tra i vari punti emersi nel corso del dibattito che verranno presentati
in sede congressuale alla ripresa dai lavori nel primo pomeriggio
spiccano molte iniziative dedicate ai giovani come la richiesta di
inserimento dell’assessore ai giovani UCEI, di un delegato UGEI e di un
assessore alle attività giovanili di una comunità ebraica nella
commissione Otto per mille, la prosecuzione del percorso di formazione
comunitario iniziato con il corso Yeud mantenendo modalità operative e
copertura economica degli anni passati e la promozione di iniziative
coordinate e sistematiche per la realizzazione di programmi e progetti
educativi condivisi rivolti alle diverse fasce di età nell’ambito di un
talmud torà nazionale.
Sempre sul fronte educativo la commissione inviterà il Congresso a
trasferire una sede del Dipartimento Educazione e Cultura a Milano così
da permettere l’istituzione di un punto di riferimento stabile per
tutte le realtà ebraiche settentrionali e la creazione di progetti
sinergici tra le varie comunità italiane di cui il Dec continui ad
essere tramite proseguendo nel solco di quanto gatto finora. Altre
sfide individuate dai membri della commissione riguardano tra le tante
il potenziamento economico e umano delle attività della Giornata
Europea della Cultura Ebraica con particolare attenzione alle dinamiche
della città capofila, l’adesione del palinsesto programmatico della
Giornata al circuito europeo, una migliore integrazione con il Cdec e
la creazione di una rete nazionale di operatori culturali. In generale
è emersa tra i delegati presenti ai lavori la volontà di lanciare un
messaggio forte al Congresso con la richiesta di maggiori finanziamenti
e sostegni alla cultura come elemento fondante e aggregante dell’intero
mondo ebraico italiano.
Congresso - La
riforma dello Statuto
Sistema elettorale delle Comunità e riorganizzazione dell’UCEI. Questi
i due punti al centro dei lavori della Commissione Statuto presieduta
da Giacomo Saban. Al vaglio dei delegati le diverse proposte di
emendamenti e modifiche allo Statuto. Ore intense di confronto, a volte
scontro, sui punti considerati vitali per il futuro equilibro delle
Comunità, dei rapporti con l’Unione e della sua stessa composizione.
Presi in esame i primissimi articoli del testo statutario (fra cui
quello legato all’iscrizione alle Comunità) con la condivisa
approvazione di alcune modifiche, la discussione è entrata nel vivo una
volta toccati gli artt. 16-17. Roma, Milano e medie-piccole Comunità,
qual è il sistema elettorale più adatto per garantire democraticità?
Maggiore tutela del principio di rappresentatività o maggiori garanzie
di governabilità? Il confronto su queste questioni sono inevitabilmente
legate alle differenze e peculiarità di ciascuna Comunità. “Il
proporzionale con la previsione dello sbarramento e il premio di
maggioranza – sostiene il delegato Valerio Di Porto, presidente della
commissione per la riforma dello Statuto – garantisce rappresentatività
da una parte e governance dall’altra”. Su questa linea anche Leone
Paserman e Victor Magiar.
“Non siamo dei Comuni”, afferma invece Ugo Di Nola, in dissenso con la
proposta di questo sistema, sostenendo il principio di maggioranza non
può essere applicabile a una Comunità. D’accordo Tullio Levi che,
esprimendo anche il pensiero dei presidenti delle medie e piccole
Comunità, aveva proposto un emendamento per eliminare premio e soglia
di sbarramento. Altra questione Milano, per la quale “non possiamo fare
lo stesso discorso di Roma”, sottolinea Simone Mortara. Se infatti
l’attuale sistema elettorale aveva determinato delle anomalie nella
Capitale (da qui l’esigenza di modifica), lasciando fuori dal Consiglio
una considerevole minoranza, nel capoluogo lombardo non si sono
verificati gli stessi problemi. Equilibri delicati, dunque, nascosti
dietro all’apparente tecnicismo di adottare un sistema elettorale o un
altro.
Altro punto nodale, la formazione del nuovo Consiglio da 59 componenti,
definito come il mini-parlamento. Troppo esteso e dunque ingestibile
secondo alcuni, fortemente rappresentativo e a garanzia della
possibilità di espressione delle piccole medie Comunità secondo altri.
La ricerca di un compromesso ha portato la commissione a creare una
sottocommissione di sei membri. Il risultato è stato la proposta di un
Consiglio formato da 20 membri di Roma, 15 delle medie-piccole Comunità
e dieci di Milano. Una soluzione non condivisa da tutti e per questo i
lavori della Commissione Statuto sono proseguiti anche lungo la
mattinata, nel tentativo di limare i contrasti. Il problema dunque è
nuovamente, ma con articolazioni diverse, l’equilibrio tra
governabilità e rappresentanza, che deve tenere conto della
molteplicità di interessi in gioco.
Fra le tante modifiche, la disciplina del rapporto fra rabbini e
Comunità, viste le forti riserve di parte degli interessati, ha visto a
un accantonamento temporaneo della questione. Una delle proposte della
Commissione sarà la creazione di una sottocommissione di sei membri
(tre laici e tre rabbini dell’Ari) più un presidente, che dovrà
lavorare insieme per formulare un progetto condiviso di
regolamentazione di questo complesso rapporto.
Congresso -
Israele e società
La voce dell'ebraismo italiano, con
l'autorevolezza conferitale da una tradizione morale millenaria, deve
interloquire con il dibattito pubblico della società e contribuire con
la propria ricchezza al suo svolgimento democratico. Questo il punto
fermo da cui muovono le riflessioni della Commissione politica esterna,
Israele, diaspora e società presieduta da Riccardo Pacifici. “Il
congresso deve aprirsi e confrontarsi con la società esterna”, sostiene
Pacifici, che guarda al modello delle convention dell'ebraismo
americano in cui autorità civili, militari politiche e religiose di
altre confessioni partecipano ai lavori congressuali. E l'esigenza di
essere presenti nel mondo mediatico, oltre a impegnare gli organi
dirigenziali dell'UCEI, ha ribadito la Commissione, cui hanno preso
parte fra gli altri Federico Steinhaus, Vito Anav, Yoram Ortona, Sira
Fatucci, Andrea Mariani, Daniele Nahum, Walker Meghnagi, deve
promuovere anche la collaborazione tra le singole Comunità e le
relative istituzioni cittadine.
Tra i temi più dibattuti il ruolo che la minoranza ebraica, memore di
secoli di discriminazioni etniche e religiose, e quindi custode dei
valori di accoglienza e tolleranza, deve avere nella difesa dei diritti
degli immigrati e nella promozione del processo d’integrazione. La
guerra culturale all'antisemitismo si deve allargare al rifiuto
categorico di ogni forma di discriminazione razziale e religiosa, sia
essa quella brutale di gruppi e individui intolleranti, si quella più
sottile che si insinua nelle istituzioni e nei governi
europei. Nell'ambito di questa battaglia la Commissione
politica vuole impegnare il prossimo Consiglio esecutivo dell'UCEI a
dotarsi di strumenti di monitoraggio di episodi di antisemitismo e di
avviare un'azione di coordinamento fra i diversi centri già esistenti,
indicando come modello vincente l'esperienza mantovana
dell'Osservatorio Articolo 3.
Quanto a Israele, se da una parte occorre ribadire la nostra vicinanza
allo Stato e la sua importanza per tutti gli ebrei della diaspora, ha
detto Claudia Fellus è necessario fare chiarezza: “troppo spesso - dice
- ci chiamano israeliani, ma noi siamo cittadini italiani”. A
riscuotere il maggiore consenso nella Commissione è l’intervento della
sua componente più giovane, la diciottenne Chiara Sonnino, per cui “se
vogliamo combattere il razzismo presente nella società dobbiamo
cominciare a dissipare i pregiudizi presenti anche in casa nostra”,
imparando ad aprire il mondo ebraico al confronto con tutte le altre
popolazioni e religioni.
La discussione si accende quando si decide di fare una sorta di
bilancio dell'impegno delle nostre istituzioni contro l'odio
antiebraico. “Dobbiamo riconoscere che la situazione è molto migliorata
- sostiene Pacifici - sia a destra che a sinistra si vede meno
indifferenza di fronte a queste problematiche”. Qualcuno però obietta
che per quanto il nostro dialogo con le autorità sia migliorato, la
cultura antisemita non è del tutto scomparsa da una parte della classe
politica italiana, che spesso è vicina “anche e soprattutto per
opportunismo e moda politica”.
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