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8
dicembre
2010 - 1 Tevet 5771
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Adolfo
Locci,
rabbino capo
di Padova
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“L’Eterno parlò a Moshè dicendo:
'Parla ad Aharon e di a lui: quando accendi i lumi...'” (Bemidbar
8:1-2). Il Midrash Rabbà (Bemidbar Rabbà 15,6) racconta
che Aharon, dopo aver visto tutte le tribù di Israele portare l’offerta
per l’inaugurazione del Tabernacolo (come letto in questi otto giorni
di Hanukkah), è molto triste perché riconosce che, a causa sua (per
aver fatto il vitello d’oro), la tribù di Levi è stata esclusa da
questo onore. Allora il Signore disse a Moshè: "Dì ad Aharon di non
aver timore perché sarà destinato a una cosa più importante di questa.
I sacrifici saranno possibili solo se il Santuario è edificato, mentre
i lumi arderanno per sempre". Infatti i Chashmonaim, discendenti di
Aharon, lottarono e vinsero contro i greci, salvarono la nostra
identità ebraica e resero eterni i lumi della Menorà per mezzo della
mitzwà dell’accensione Hanukkiah.
Alla luce degli ultimissimi sviluppi del Congresso Ucei vorrei
sottolineare che è necessario essere consapevoli per
garantire l'eternità di questi “lumi”, e oltre ad avere una profonda
umiltà, bisogna che si abbia la capacità di saper costantemente portare
“olio puro” alla Menorà (simbolo della nostra identità) che abbiamo
ereditato...
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Vittorio Dan
Segre,
pensionato
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La vita è troppo corta per perdere tempo odiando qualcuno.
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L'Italia ebraica a congresso
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Il nuovo Consiglio Ucei attuerà la riforma Renzo Gattegna il più votato fra gli eletti
I
diciotto componenti del nuovo Consiglio dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane sono stati eletti, mercoledì 8 dicembre nel
pomeriggio, al termine dei lavori del sesto congresso Ucei. Il presidente uscente Renzo Gattegna è il consigliere neoeletto che ha raccolto il maggior numero di preferenze. Accanto
a lui siederanno in Consiglio Claudia De Benedetti (Casale Monferrato),
Anselmo Calò (Roma), Dario Bedarida (Firenze), Victor Magiar (Roma),
Annie Sacerdoti (Milano), Giorgio Mortara (Milano), Valerio Di Porto
(Roma), Riccardo Hofmann (Milano), Andrea Mariani (Trieste), Raffaele
Turiel (Milano), Settimio Pavoncello (Roma), Sandro Di Castro (Roma),
Giulio Disegni (Torino), Vittorio Pavoncello (Roma). Lo spoglio
delle schede prosegue per la nomina dei rabbini che integreranno il
Consiglio, dei Probiviri e dei Revisori dei conti. La conclusione
del dibattito, la definizione delle mozioni, l'approvazione della
riforma dello Statuto dell'ebraismo italiano e il rinnovo del Consiglio
e delle altre cariche, avevano contrassegnato l'ultima giornata di
congresso, che ha visto, alle sue battute iniziali, anche la presenza
del Capo dello Stato Giorgio Napolitano. I delegati hanno lavorato
intensamente, affrontando in un clima complessivamente costruttivo
discussioni serrate e decisioni molto complesse e delicate che nei
prossimi giorni dovranno essere analizzate nei dettagli e trovare
attuazione. L'attuale Consiglio sarà sostituito da un parlamentino
composto da 52 membri, che si dovrà riunire almeno tre volte l’anno.
“Lo Statuto del 1987 ha funzionato benissimo. I nostri sforzi su questo
nuovo testo sono andati soprattutto nella direzione di aggiornarlo,
anche tenendo conto delle modifiche ad esso apportate nel corso del
tempo e con l’obiettivo di dare sostanza alla definizione di Unione
delle Comunità Ebraiche, coinvolgendo maggiormente queste ultime negli
organi di governo dell’Unione”, ha detto il riconfermato Consigliere
dell’Ucei Valerio Di Porto che aveva presieduto la Commissione per la
riforma dello statuto. Nel nuovo Statuto è stato inoltre previsto
un nuovo sistema elettorale per la Comunità ebraica romana, la più
grande in Italia, che sarà basato su un sistema proporzionale con un
premio di maggioranza ed elezione diretta del Presidente.
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Guido Lopez (1924-2010)
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Pur nei giorni d’intenso
lavoro del Congresso dell’Unione sarebbe triste dover constatare che
questo portale si dimenticasse di rendere omaggio alla figura di Guido
Lopez, che ci ha lasciato lunedì scorso, lasciandoci tutti più soli.
Era nato a Milano il 2 gennaio 1924. All’ebraismo italiano ha dedicato
non poche energie, come ognuno potrà constatare scorrendo gli indici
della “Rassegna mensile di Israel” ora disponibili. Alla sua città
aveva dedicato il suo libro più famoso “Milano in mano”, più volte
ristampato e accresciuto. Il suo animo di scrittore lo portava spesso
verso la Toscana, l’adorata Bolgheri, nel ricordo di suo Papà, il
grande Sabatino Lopez, cui nella vecchiaia Guido venne ad assomigliare
in modo sorprendente (“figlio di padre noto”, amava dire di sé).
Scrivendo di Saba e di Svevo in un libretto delizioso che s’intitola “I
verdi, i viola e gli arancione” (Mondadori, 1971), Guido ha fatto
giustizia di molti stererotipi sulla ebraicità degli scrittori
giuliani. Sull’ebraismo di Saba vi sono in quel libro pagine molto
illuminanti. Sempre in quel libro vi sono raccontati i primordi della
casa editrice Mondadori, dove a lungo Guido sarà a capo dell’Ufficio
Stampa: vivo era il ricordo dello sfollamento ad Arona della famiglia
di Guido e della casa editrice, mentre a pochi metri in linea d’aria si
consumava l’eccidio di Meina. Fu amico e interlocutore privilegiato di
Primo Levi. A Guido è indirizzato l’epigramma dello scrittore torinese
più citato senza fare riferimento al destinatario: “Difficile essere
ebrei, ma anche divertente”.
Alberto
Cavaglion
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"Greci" che
vogliono far dimenticare la Tua Torah...
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La preghiera 'al hanissim ci
offre in poche parole il significato di Hanukkah che i Chachamim
volevano che ci portassimo dietro nei secoli; il regno della tirannide
greca non era propriamente quello dei Greci, bensì dei Seleucidi (eredi
di Alessandro Magno nella regione) che, nella loro tirannide, vollero
"farci dimenticare la Tua Torah e far trasgredire gli statuti della Tua
volontà". Non sospettiamo i Seleucidi di essere dei proseliti di
Socrate, Platone o Aristotele, e del resto quanti ebrei allora potevano
essere sotto questa influenza? La pericolosa influenza a cui si
riferisce Hanukkah riguardava alcuni aspetti della vita popolare
greco-seleucida, come il mettere in mostra il corpo, la promiscuità dei
sessi, l'edonismo, l'idolatria; non si era ai tempi dell'empio Haman
che si proponeva "di distruggere, trucidare e disperdere tutti i
giudei, giovani e vecchi, donne e bambini";al posto del pericolo fisico
dei tempi di Haman, vi era ora un pericolo non meno grave, ma più
subdolo ed allettante, che arrivava fino alla profanazione del
Santuario. Molti dei nostri non trovarono la cosa pericolosa, essendo
essi oramai sulla china dell'assimilazione ma Mattatià l'Asmoneo con i
suoi figli compresero che si era creata una situazione insopportabile
dal punto di vista spirituale e che era giunta l'ora di far prevalere
l'educazione ebraica e l'indipendenza politica che avrebbe dovuto
proteggerla.
E la cultura greca? L'atteggiamento ebraico non è di netta condanna,
dipende con chi hai a che fare. Per esempio Rabban Shim'on ven Gamliel
permette la lettura della Bibbia in greco e Rabbì Jochanan ne spiega il
motivo (Talmud Bavlì, Meghillah 8b): "Ha detto la Tor: «Possa D-o far
stendere Jefet ed abiti nelle tende di Scem» (cioè) le parole di Jefet
siano nelle tende di Scem.... Rabbi Chiya bar Abba dice: «Questa è la
ragione, perché è scritto: 'Possa D-o concedere la bellezza a Jefet'»,
(cioè) “la bellezza di Jefet sia nelle tende di Scem". Il problema
diventa allora fino a che punto sia lecito inserire il bello di Jefet,
la cultura greca o occidentale in genere, nelle tende di Scem, cioè
nell'insegnamento ebraico. È questo il problema su cui si sono
cimentati i Maestri di ogni generazione, e in particolare quelli a noi
più vicini nel tempo, quando incominciarono a sgretolarsi le mura dei
ghetti, e tutto sembrava permesso alla mente assetata di conoscenza e
soprattutto alla libertà da ogni limitazione. Il vero problema, come
hanno sottolineato il Rav Shimshon Refael Hirsh nella Golah tedesca, e
il Rav Avraham Izhak Hacohen Kook in Erez Israel, il vero problema non
è tanto accogliere il bello di Jefet, quanto avere prima delle salde
tende di Scem, cioè a dire avere una salda preparazione di Torah, di
Talmud Torah che ci permetta di poter prendere dall’esterno
insegnamenti che si fonderanno con quelli tradizionali e ne
diventeranno parte integrante.
Normalmente non vi è problema a fare nostri gli insegnamenti
scientifici; il mondo della Halachah dei nostri tempi è pieno di
discussioni su come risolvere problemi scientifici e medici alla luce
della Halachah, e spesso siamo sorpresi dalla liberalità delle
soluzioni offertici. Più difficile è il cimentarsi con problemi di
valori, con problemi filosofici e soprattutto con "la strada" del mondo
occidentale e già lo Scemà ci mette in guardia di tener presente anche
"per strada" "quelle Parole".
La situazione non è facile, ma forse è proprio il cimentarci con questi
problemi, l’alternarsi di chiusura ed apertura verso il mondo esterno,
che è segno della vitalità delle tende di Scem, tende che hanno saputo
resistere ai forti venti delle persecuzioni, e ai venti apparentemente
dolci dell’assimilazione, che ci ci invitavano a mettere da parte le
nostre stesse tende, perdendo così i nostri figli per il popolo
ebraico; l’insegnamento dei Maestri è che è possibile apprendere, a
patto che tu sia consapevole di dover essere te stesso, di non perdere
anzi di rafforzare le tende di Scem, di accogliere in queste tende i
nostri figli e i nostri nipoti, non in forma passiva, bensì come
costruttori e rinforzatori delle Tende della Tua Torah.
Alfredo
Mordechai Rabello, Università Ebraica di Jerushalaim
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Unione In forma - VI
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VI auguro che il VI Congresso
dell'UCEI sia VIvace e non VIncolato, VIVIdo e non VIscoso, VIrtuoso e
non VIziato, VIssuto e non VIstoso; insomma VIncente.
Resh Nullius
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I racconti di
Giosafatte
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notizieflash |
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rassegna
stampa |
Impresa (con rimpianti) per l’Hapoel Tel Aviv
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Leggi la rassegna |
Impresa
storica per l’Hapoel Tel Aviv, che nell’ultimo turno del girone
eliminatorio di Champions League strappa un inaspettato pareggio sul
campo del Lione. Gli israeliani hanno giocato con autorevolezza contro
un avversario di grande blasone dimostrando ottima organizzazione nella
manovra e sfiorando, complice la contemporanea sconfitta del Benfica in
casa dello Schalke, un clamoroso ripescaggio ai sedicesimi di finale di
Europa League come terza forza del girone. »
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La Voce Repubblicana pubblica oggi le
parole di saluto rivolte dal Presidente Gattegna al Capo dello Stato
Napolitano che ha voluto accogliere l’invito rivoltogli di essere
presente al Congresso che si chiude oggi a Roma; un Congresso come
sempre acceso, con posizioni in duro contrasto, ma l’amicizia di
Napolitano è, sicuramente, un punto fermo per gli ebrei... »
Emanuel Segre Amar
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posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
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