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15
dicembre
2010 - 8 Tevet 5771
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Adolfo
Locci,
rabbino capo
di Padova
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““...cessò di vivere (vaygwà) e si riunì (vayeàsef) alla sua gente” (Bereshit
49:33). Questo modo di definire la morte del patriarca Ya‘akov, senza
nominarla (wayamot), induce i chakhamim ad affermare che “Ya‘akov non è
morto”. Cosa intendono dire i saggi? Per capirlo bisogna far ricorso ad
un concetto mistico. Al nostro patriarca, è collegato - in particolare
- l’attributo “Emet-verità” che rappresenta, tra l’altro, la visione di
un mondo materiale come mezzo per raggiungere quello spirituale. La
morte, dunque, è solo corporea e la Torà vuole trasmettere questa
verità attraverso il patriarca Ya‘akov/Emet, colui che in gioventù fece
un magnifico sogno: una scala, piantata sulla terra (‘olam hazè) che
arrivava fino in cielo (‘olam habbà). Dedicato
le‘illuy nishmat harofè hamekubal haEloky Rabbì Moshè David Valle, del
quale ieri ricorreva l’anniversario (7 Tevet 5537)
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Guido Vitale,
giornalista
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I giornalisti hanno un diritto da rivendicare: la libertà di lavorare
sereni. Ma anche un dovere da osservare: l'umiltà di non confondere il
proprio lavoro di osservatori con la pretesa di improvvisarsi
protagonisti e portabandiera. Una difesa efficace dei propri diritti
non lascia spazio alle crisi d'identità.
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Qui Milano - Parte
dall’identità ebraica la nuova sfida culturale
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Prende avvio parlando di
identità ebraica, e di famiglia e comunità, strutture che ne
costituiscono due pilastri fondamentali, il nuovo progetto
dell’Assessorato alla cultura della Comunità Ebraica di Milano
realizzato in collaborazione con il Dipartimento educazione e cultura
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Un ciclo di serate-conferenza, con cadenza mensile, per discutere di
temi d’attualità ebraica con la partecipazione del rav Roberto Della
Rocca, direttore del Dipartimento educazione e cultura Ucei.
“I tempi e i luoghi dell’identità ebraica. Famiglia e comunità, due
strutture in crisi?” è il titolo dell’iniziativa in programma stasera,
che vedrà come protagonisti, insieme a rav Della Rocca, Sergio Della
Pergola e Daniel Segre, in un dibattito moderato dalla giornalista
Fiona Diwan, direttrice del Bollettino della Comunità ebraica milanese.
“Questa iniziativa – spiega l’assessore alla cultura Daniele Cohen (nell'immagine) –
vuole rappresentare il punto di partenza del rilancio culturale della
nostra Comunità. Abbiamo apprezzato molto il lavoro del DEC che in
questi anni ha creato spazi di approfondimento per tematiche anche
molto sensibili, ma sempre in modo rispettoso e aperto ai problemi
della gente. Siamo quindi felici di poter proporre dei momenti di
incontro che diano questo tipo di impronta anche alle politiche
culturali della nostra Comunità”.
Durante il Congresso dell'Unione è stata approvata una mozione per
dislocare a Milano, almeno parzialmente, il dipartimento Educazione e
Cultura. Anche se ci vorrà del tempo per capire quando e in che forma
questo potrà prendere forma, un punto fermo ci tiene a sottolineare
l’assessore: “Milano è pronta a mettersi in gioco sulla cultura, per se
stessa e come punto di riferimento le piccole Comunità, che sono quasi
tutte dislocate nel Centro Nord”.
Rossella
Tercatin
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Qui Roma - Nuovo spazio
alla cultura
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È
stato il rabbino capo
della Capitale rav Riccardo Di Segni ad inaugurare la nuova libreria
Kyriat Sefer della Comunità Ebraica di Roma apponendo la mezuzà sullo
stipite all’ingresso dello storico locale di via del Tempio 2 che ora,
completamente restaurato, accoglie anche gli uffici del Centro di
cultura. La libreria, insieme al Centro di cultura, si candida quindi a
diventare un vero e proprio baricentro culturale non soltanto della
Comunità ma di tutta la città di Roma inserendosi al centro del ghetto
in una posizione strategica come fulcro fra le scuole ebraiche e il
Tempio. Fra il numeroso pubblico
erano presenti il Presidente Riccardo Pacifici, l’assessore ai giovani
Daniel Citone, Miriam Haiun nuova direttrice del centro di cultura e
Leone Paserman presidente della Fondazione Museo della Shoah che hanno
potuto osservare l’allestimento delle nuove proposte che vanno dal
Talmud curato da Rav Steinsaltz alla narrativa contemporanea
israeliana. Nell’ augurare mazal tov alla nuova libreria, rav Di Segni ha auspicato che questa “divenga un biglietto da
visita per la nostra Comunità e un punto di riferimento per la nostra
cultura a fronte del grande interesse e fascino che
la cultura ebraica riesce a suscitare
nel pubblico”.
Daniele Ascarelli
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Qui Roma - Accoglienza delle diversità religiose e culturali
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“Mi
sembra un miracolo essere qui a presentare questo progetto
pensato a marzo in un incontro molto informale e che vede oggi la
condivisione e la sottoscrizione di tutti i rappresentanti religiosi”
ha dichiarato lo psicologo Alessandro Bazzoni della ASL Roma E
portavoce del progetto “L'accoglienza delle differenze e specificità
culturali e religiose della ASL Roma E”, che è stato presentato
all'Accademia dell'arte sanitaria del Complesso monumentale del Santo
Spirito “Ora il gruppo di lavoro dovrà passare alla operatività creando
una rete di relazioni con le Istituzioni che dovranno definirsi e dire
in quali termini vogliono realizzarlo”. Il progetto realizzato in
collaborazione con con l'Accademia di Storia dell'Arte Sanitaria, le
associazioni Religions for peace, Ascoltare le sofferenze,
Cittadinanzattiva -Tribunale Diritti del Malato e Associazione
volontari ospedalieri e con il patrocinio dell'Associazione medica
ebraica (Ame), dell'Ordine dei medici di Roma, dell'Associazione per la
tutela etica nella cura ed assistenza (Teca), dell'Associazione medici
cattolici (Amci) e dell'Associazione medici di origine straniera
(Amsi), si pone come obbiettivo di individuare condividere e proporre,
modalità operative miranti al miglioramento delle prestazioni sanitarie
dirette alle persone di differenti estrazioni culturali e religiose,
per fornire a tutti i malati indistintamente le stesse fonti di
sostegno relazionale, culturale, appoggio spirituale e condivisione
confessionale, come ad esempio in relazione all'alimentazione, alle
modalità adottate in caso di decesso, al diverso approccio di relazione
e assistenza al paziente nella sua totalità, alle modalità relazionali
e comunicative per condividere il consenso informato e ottenere quindi
la dichiarazione di aver ricevuto un'adeguata informazione.
Dopo
il saluto di professor Pier Paolo Visentin, presidente Teca e
segretario generale dell'Accademia di Storia dell'Arte sanitaria, si
sono susseguiti quelli di Mario Falconi (Ordine dei medici di Roma),
Teofilo Katamba (Amsi), Franco Placidi (Amci), e Guido Coen (Ame)
che hanno espresso la propria soddisfazione per la presentazione di
questo importante progetto. “Dice il Talmud, Chi salva una vita, salva
il mondo intero” ha infatti dichiarato Coen passando subito dopo a
ricordare come la nella religione ebraica vi sia una lunga tradizione
legata all'accoglienza del diverso e come l'essere medico implichi una
maggiore disponibilità nei confronti del prossimo. Subito
dopo si è svolta la cerimonia di sottoscrizione del progetto da parte
di tutti i rappresentanti religiosi intervenuti. Al dottor Cesare
Efrati, medico dell'Ospedale israelitico di Roma, è stato affidato il
compito di accendere una candela a nome dei rappresentanti di tutte le
religioni e come simbolo delle candele che si accendono al tramonto del
venerdì per celebrare lo shabbat, poi ognuno ha espresso un pensiero o
una preghiera secondo il rito della propria religione, fra di essi di
monsignor Sergio Mangiavacchi per la pastorale sanitaria della diocesi
di Roma, Gianni Montanari dell'Unione induista italiana, Izzedin Elzir,
presidente Ucoii e imam della Comunità di Firenze, Maria Angela Falà,
dell'Unione buddhista italiana, del reverendo Antonio Adamo pastore
della Chiesa valdese, Hari Singh Khalsa rappresentante della Comunità
sikh in Italia, padre Augustin Gheorghiu della Chiesa ortodossa rumena,
Dora Bognandi dell'Unione delle Chiese avventiste, Giuseppe
Scaramuzza segretario regionale Cittadinanzattiva e Francesca Danese
presidente del centro servizi per il volontariato del Lazio. Alessandro
Bazzoni ha quindi spiegato gli obbiettivi specifici dell'interessante
progetto che vanno dalla creazione di un “Tavolo istituzionale
multireligioso e interculturale” che abbia il compito di osservare,
monitorare e migliorare l'accoglienza in ospedale dei malati di ogni
estrazione culturale e religiosa alla redazione di un “Protocollo di
accoglienza” per le strutture di degenza del polo ospedaliero Santo
Spirito e, successivamente, per le strutture territoriali, alla
istituzione di un “Albo di assistenti e interlocutori religiosi”
accreditati presso le istituzioni ospedaliere attraverso accordi con le
Comunità di appartenenza, alla creazione di uno spazio di preghiera,
meditazione, raccoglimento senza emblemi o simboli di parte inteso come
“luogo di apertura al silenzio” .
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L’intelligenza di Sgarbi
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Buona parte dell’intervista
rilasciata da Vittorio Sgarbi, pubblicata sull’ultimo numero di
HaTikwa, è dedicata all’episodio – già a suo tempo ampiamente
pubblicizzato – del presunto atteggiamento eccessivo e scortese che nei
confronti del critico d’arte avrebbero assunto, tempo fa, gli addetti
alla sicurezza dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv: un comportamento
giudicato dall’interessato tanto molesto e inopportuno da indurlo ad
affermare che non avrebbe più messo piede in Israele, scelta che appare
confermata nella suddetta intervista. Alla base del risentimento,
spiega Sgarbi, c’è soprattutto il fatto che lui era andato in Israele
essendo stato invitato, e ciò lo avrebbe dovuto esentare dai necessari
controlli di routine: “ero ospite di Israele, sapevano perfettamente
chi ero… Se uno va in Israele spontaneamente è giusto che facciano i
controlli che vogliono. Se uno invece va come ospite deve essere
rispettato, non c’è nessuna ragione perché sia temuto come un nemico…
Se un ebreo viene a casa mia non faccio nessun controllo”.
Essendo Sgarbi notoriamente considerato persona di intelligenza fuori
dal comune, tali considerazioni meritano qualche commento:
1) Gli addetti alla sicurezza del Ben Gurion non mancano mai a nessuno
di rispetto, che sia invitato o no, e non trattano nessuno “da nemico”,
ma tutti come persone che possono essere usate, anche a loro insaputa,
da possibili nemici. Sgarbi pensa forse che i “nemici” si presentino
con un ghigno sadico e un pugnale tra i denti?
Siamo sicuri che Sgarbi non fa nessun controllo su chi va a casa sua,
ebreo o no, per il semplice motivo che non c’è nessuno che minacci di
farlo saltare in aria con qualche bomba. Il massimo che ha rischiato,
in vita sua, è qualche fischio. Forse per Israele il discorso è un poco
diverso. Ma, nonostante l’aeroporto Ben Gurion sia il target n. 1 dei
terroristi di mezzo mondo, esso resta tuttavia l’aeroporto più sicuro
del pianeta, grazie proprio alla pignoleria di quei solerti addetti
alla sicurezza che tanto hanno infastidito Sgarbi. Strano che una
persona della sua intelligenza mostri di non capirlo, e apprezzarlo.
Sgarbi non dice da chi è stato invitato in Israele, se dal governo, da
un’Università, un’istituzione culturale o altro. Ma la cosa,
in ogni caso, non ha alcuna importanza, così come non ha alcuna
importanza, ai fini della sicurezza, se uno va in Israele invitato da
qualcuno o no. Se anche Sgarbi fosse stato invitato, per esempio, dal
Presidente dello Stato in persona, neanche il Presidente stesso avrebbe
potuto influire sui meccanismi di sicurezza, che sono necessariamente
inderogabili e, per definizione, non ammettono eccezioni. Certo,
secondo un ragionamento “all’italiana”, secondo cui “gli amici degli
amici” o i “Lei non sa chi sono io” devono avere un trattamento
diverso, Sgarbi non avrebbe “fatto la fila”, come ogni comune mortale.
Ma questo Israele non se lo può permettere, nell’interesse dei suoi
milioni di visitatori. Strano, ancora una volta, che un’intelligenza
così raffinata non arrivi a comprenderlo.
Le numerose volte che sono andato in Israele (molto spesso, da
invitato, come Sgarbi), sono sempre stato sottoposto, ovviamente, ai
controlli di scurezza, e ho sempre provato gratitudine per quei ragazzi
impegnati in un lavoro ingrato, duro e stressante, nel quale anche una
piccola distrazione potrebbe rivelarsi fatale. Quasi sempre sono stato
trattato con grande cortesia e affabilità, e qualche volta anche, come
è umano con accada, in modo un po’ sbrigativo. Può anche darsi (anche
se non me ne ricordo) che talvolta io abbia un po’ bofonchiato per la
rigidità di un addetto particolarmente zelante. Ma se avessi
trasformato il mio malumore verso un responsabile della security un po’
brusco in una generale insofferenza verso lo Stato ebraico, nel suo
insieme, avrei dimostrato lo stesso livello di intelligenza di Sgarbi.
Che però, per fortuna, è irraggiungibile.
Francesco Lucrezi, storico
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rassegna
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Mondiali di nuoto a Dubai, vasca blindata per gli israeliani
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Campionati
blindati per i cinque israeliani impegnati ai Mondiali di nuoto in
vasca corta di Dubai. Arrivata negli Emirati Arabi Uniti con un giorno
di ritardo per questioni legate alla sicurezza, la delegazione
israeliana ha rotto il ghiaccio nelle batterie con Gal Nevo, eliminato
dai 200 stile libero con il trentasettesimo posto su 78 atleti...»
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Anche
nelle giornate nelle quali non ci sono particolari novità dal medio
oriente non mancano gli articoli da leggere nei quotidiani di tutto il
mondo. Desidero, per una volta, iniziare con una breve, pubblicata dal
Corriere che ci informa di un nuovo convoglio, in viaggio verso Gaza,
composto interamente da asiatici, ricevuto con tutti gli onori da
Ahmadinejad...»
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