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26 dicembre 2010 - 19 Tevet 5771
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Benedetto Carucci Viterbi
Benedetto
Carucci
Viterbi,
rabbino 

Aharon, quando incontra suo fratello Moshe dopo l'episodio del roveto ardente, è "felice in cuor suo": non mostra all'esterno il suo sentimento. Spesso l'eccesso di contentezza per il successo altrui è espressione di invidia: Aharon, che invidioso non è pur avendone eventuale ragione (vede la leadership consegnata al suo fratello minore), dimostra così la sua convinta assunzione di una funzione di secondo piano.


David
Bidussa,
storico sociale delle idee


David Bidussa
La notizia di trasformare i kibbutzim sopravvissuti, alla loro crisi e al trionfo del mercato, in  patrimonio dell'umanità sotto il controllo dell'Unesco, forse suscita tenerezza, un sentimento che di solito provano le persone in  forza e in carne nei confronti dei vecchi indifesi, un po' rimbambiti, ma tanto cari. A me mette tristezza. Imbalsamare le idee e i vissuti degli altri, o forse impagliarli come si usa per i trofei di caccia esposti nel soggiorno, mi sembra un'idea macabra, prima ancora che stravagante o trendy.
 
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davar
Due Shabbat, un appello
locandina shabbatotUna volta a settimana ci isoliamo per unirci. Una volta a settimana il mondo si ferma”.
Partito per iniziativa della Rabanit Tzviya Eliyahu, moglie del Rav Mordechai Eliyahu zt"l (già rabbino capo sefardita  Rishon LeTziyon), questo suggestivo slogan sta circolando in tutte le comunità ebraiche del mondo per promuovere un'iniziativa che vorrebbe mettere in collegamento famiglie di tutto il mondo.
“L'iniziativa - conferma il rav Ariel Di Porto - è nata su suggerimento della rabbanit Eliau. Si tratta di una campagna volta a portare al rispetto dello shabbat le persone più lontane, approfittando del fatto che il 25 dicembre ed il Primo gennaio non sono giorni lavorativi. Si è chiesto quindi alle persone già osservanti e vicine di invitare a passare lo shabbat assieme le persone più lontane, per far respirare loro l'atmosfera del Sabato". "Ci si rifà ad una tradizione talmudica,"  chiarisce il rabbino "secondo la quale il rispetto di due shabbatot consecutivi può portare alla redenzione di Israele. Per il prossimo sabato varie sinagoghe si stanno organizzando per passare lo shabbat assieme, con pranzi e lezioni di rabbanim”.
Un invito quindi al rispetto dello shabbat, in un periodo in cui non si lavora, le scuole sono chiuse e una stretta adesione alla legge ebraica è meno impegnativa. L'esortazione è rivolta non soltanto a coloro che abitualmente non rispettano lo shabbat, ma anche a chi abitualmente cerca di rispettarlo e non riesce a farlo completamente. L'opportunità di rispettare due shabbatot di seguito, proprio perché capitano nel periodo delle vacanze invervali, si verifica solo una volta ogni alcuni anni.

l.e.


I Batè Kneset, le organizzazioni ed i privati che desiderano offrire ospitalità per questa importante iniziativa sono pregati di contattare l’Ufficio Rabbinico all’indirizzo ufficio.rabbinico@romaebraica.it"



Il segreto del Napoli? Un amuleto ebraico
napoliSarà forse un amuleto il segreto del Napoli secondo in classifica e ripetutamente vittorioso negli ultimi secondo di gioco (già 5 le vittorie ottenute in questa stagione nei minuti di recupero tanto che ormai si parla di “Zona Napoli” al posto della celeberrima “Zona Cesarini”)? Non è certo un mistero che l’allenatore dei partenopei, il livornese Walter Mazzarri, sia molto superstizioso e ami quindi ripetere alcuni gesti scaramantici prima e durante le partite, seguito e imitato da migliaia di tifosi che di fatto lo hanno innalzato a beniamino assoluto della curva al pari di Lavezzi e Cavani. Ma il segreto della fortuna di Mazzarri potrebbe essere non tanto nei gesti quanto in un piccolo portafortuna che conserva gelosamente nel fondo tasca della sua giacca. Si tratta di una hamsa, amuleto diffuso tra ebrei e musulmani che viene generalmente usato come oggetto decorativo in pendenti, portachiavi o decorazioni per la casa.
hamsaA raccontare l’aneddoto è Israel Maoz, intermediario calcistico e talent scout israeliano (sue le intuizioni di Cafu e Marcos Asuncao alla Roma). “Da quando ho regalato a Walter l’amuleto – spiega Maoz – il Napoli non perde un colpo. Mi sa che funziona davvero”. Prima di ogni partita degli azzurri si consuma così un rito scaramantico: Israel manda un sms a Walter in cui gli ricorda di mettere la hamsa nella giacca, il mister risponde affermativamente e ringrazia per il regalo. Visto che la preghiera  incisa sulla hamsa di Mazzarri è la Tefilat haDerech, la preghiera del viaggiatore, c’è da pensare che ci siano buone possibilità che il Napoli continui a viaggiare ancora a lungo col turbo.

Adam Smulevich


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pilpul
Davar Acher - Babbo Natale e il nostro disagio
Ugo VolliE' un sentimento condiviso, mi sembra, anche se non ne parliamo: durante le feste che concludono l'anno civile, si sente un disagio ebraico. Non certo per la festività cristiana, io credo, che tutti quanti sappiamo rispettare senza difficoltà, senza condividerla ma senza provare per essa sentimenti negativi. A turbarci non è certo la nascita e la circoncisione avvenute venti secoli fa di un bimbo ebreo che i cristiani venerano come messia e terza "persona" della divinità. Siamo ovviamente in disaccordo sul punto teologico, ma su quello psicologico ci sentiamo gentilmente estranei, non coinvolti, amichevolmente lontani. E naturalmente rispettosi, perché il Cristianesimo è un grande fenomeno religioso che sarebbe poco sensato non considerare seriamente anche in occasione delle sue feste più solenni.
Ci sono invece altri fatti ricorrenti che invece ci riguardano per forza, cui però non possiamo sfuggire come abitanti di questo paese o semplicemente del mondo occidentale. Elementi poco o nulla religiosi, e molto invece rilevanti nella sfera delle relazioni interpersonali e dei consumi. Le luminarie, gli abeti, le zampogne, i messaggi di auguri, le vetrine illuminate e strapiene di merci. E naturalmente per la corsa ai regali, i cartoncini di auguri, le mutande rosse che negli ultimi anni sembrano diventate obbligatorie per i giovani a capodanno. Gli oroscopi del nuovo anno, superstizione intorno alla superstizione. Il consumo di cibi lussuosi e poco sani. Lo champagne.
E ancora quelle strane creature mitiche che sono i babbi Natali: bizzarra trasformazione, dicono gli storici di un mitico hagios Nikolaos – letteralmente santo vincitore del popolo, forse mai esistito forse vescovo di Myra in Licia – in San Nicola "da Bari", San Nicola il grande, San Niccolò, Sinterclass, Santa Klaus, Santa e basta, Weinnachtman, Pére Noel; passato in ultimo negli anni Trenta dal tradizionale verde alla divisa della pubblicità della Coca Cola) e ormai diffuso in tutto il mondo.
In un delizioso articolo sul tema, scritto giusto sessant'anni fa, Claude Lévi Strauss definiva il vecchio dalla barba bianca trasportato dalle renne "un re" in quanto "è vestito di scarlatto" e spiegava che "non è un essere mitico, poiché non c'è mito che renda conto della sua origine e delle sue funzioni; e non è nemmeno un personaggio di leggenda, poiché non è collegato a nessun racconto semistorico. Appartiene piuttosto alla famiglia delle divinità. E' la divinità di una sola fascia di età della nostra società e la sola differenza tra Babbo Natale e una vera divinità è che gli adulti non credono in lui, benché incoraggino i propri figli a crederci." ("Babbo Natale giustiziato", Sellerio Editore, Palermo)
Tutta questa - diciamo - sfrenata creatività paganeggiante si prolunga in quella che circonda capodanno, che sarebbe la festa della circoncisione di Gesù, ma è festeggiata con pupazzi di "vecchie" bruciate, stoviglie scaraventate in strada, conti alla rovescia collettivi, obbligo in certi ambienti di ubriacatura e sesso propiziatorio, abbigliamenti bizzarri (una cosa nuova, una cosa vecchia, una cosa rossa, ecc.) e poi ancora con l'Epifania, "l'apparizione", trasformata linguisticamente nella "Befana" e miticamente in una vecchia semidivinità stregonesca, che scende dai camini e porta carbone. E' un fatto strano ma certo che questi strani riti o superstizioni non imbarazzano più che tanto i buoni cristiani i quali potrebbero a buon diritto sentirle come una dissacrazione della loro fede; ma all'ebreo medio creano più di qualche problema, un senso di estraneità, un disagio.
Come rispondere ai gentili auguri degli amici, senza far troppo i pedanti e dire "grazie ma io non ci credo", e però neppure assimilarci a quelle che a noi paiono bizzarre superstizioni? Come non contraccambiare il clima benevolo e augurante senza fare i guastafeste? Certo, dal delirio consumistico è facile star lontani (anche se un certo contagio ci è arrivato con i "mercatini di Hannukka). Ed è ovvio per un ebreo rispettare ma non prendere parte alle cerimonie religiose vere, come le messe di mezzanotte. E' certamente educato fare gli auguri ai cristiani, come loro li fanno a noi per le nostre feste.
Ma di fronte alla dimensione civile, collettiva e coinvolgente, apparentemente non religiosa, del cambiamento di data che ogni anno dovrebbe rinnovare il mondo e migliorarlo, come sosteneva il venditore d'almanacchi di Leopardi, come evitare di augurare ad amici e colleghi "buon anno commerciale", come facevano i nostri nonni, e magari accettare di divertirsi molto laicamente come fanno tutti intorno a noi? Di guardare i fuochi d'artificio, essere coinvolti nell'attesa televisiva di mezzanotte, di stare in compagnia? Se non vanno in Israele, come molti preferiscono, è quel che capita, io credo, a una buona parte degli ebrei italiani e occidentali. Non spetta certamente a me giudicare i gradi di questi compromessi. Ma io sento che comunque il disagio resta – segno di una distanza rispetto a uno dei momenti più comunitari e indifferenziati, più rituali e "antichi" dunque, della società in cui viviamo. E penso che questo disagio sia una buona cosa, perché ci rimanda alla nostra differenza e alla nostra identità.


Ugo Volli

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Sale la tensione nella Striscia di Gaza    Leggi la rassegna

Soldati israeliani hanno sventato un attentato questa mattina a Khan Yunes, nel sud della Striscia di Gaza, dove due membri della Jihad islamica sono rimasti uccisi mentre cercavano di piazzare dell'esplosivo. Secondo il portavoce dell'esercito israeliano, "i soldati hanno aperto il fuoco sui membri di una cellula terroristica che stava piazzando dell'esplosivo al di là della barriera di sicurezza" che separa Israele dalla Striscia di Gaza.
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