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30
dicembre
2010 - 23 Tevet
5771 |
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Riccardo
Di Segni,
rabbino capo
di Roma
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La
notizia di questi giorni è che sono stati trovati in Israele dei resti
umani di homo sapiens, che sarebbero ancora più antichi di quelli
finora reperiti in Africa. Per cui, se la ricostruzione è corretta,
l'homo sapiens sarebbe comparso per la prima volta in Israele piuttosto
che in Africa. A parte tutte le questioni di compatibilità di queste
ricerche con il racconto di Bereshit interpretato letteralmente, la
definizione stessa di "homo sapiens" ha dei risvolti interessanti.
Perché l'espressione sembra ispirarsi alla Vulgata, la traduzione
latina della Bibbia, dove compare una sola volta in Proverbi 20:5, per
rendere l'ebraico "ish tevunà". Ma nella Bibbia altre volte volte si
parla di uomini sapienti e il primo a farlo è stato Yosef quando
propone al Faraone la scelta di un "ish navon wechakham" un uomo
sapiens a tutti gli effetti (Ber. 41:33); il Faraone coglie l'allusione
e dichiara che in effetti non c'è persona con le qualità intellettuali
di Yosef. Anche per il re egiziano-africano il vero homo sapiens veniva
da Israele.
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Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme
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C'è, anche fra di noi, chi
ritiene che si parla troppo di demografia, mentre quello che dovrebbe
contare veramente sarebbe la qualità. Allora, per concludere degnamente
l'annata, riportiamo il comunicato dell'Ufficio Centrale di Statistica
di Israele. Alla fine del 2010, la popolazione di Israele raggiunge i
7.795.000 abitanti. Di questi, 5.802.000 sono ebrei (l'equivalente di
200 ebraismi italiani), pari al 75,5 per cento del totale; 320.000 (4,2
per cento) sono parenti non-ebrei in famiglie miste; e 1.573.000 (20,4
per cento) sono arabi, inclusa Gerusalemme Est, ma esclusi i territori
della Cisgiordania e di Gaza. Nel corso del 2010, la popolazione
israeliana è cresciuta a un tasso dell'1,9 per cento - in contrasto con
la crescita zero di molti paesi europei - con un aumento assoluto di
143.000 persone. Di queste, 125.000 derivano dall'incremento naturale
(165.000 nascite e 40.000 decessi). Inoltre sono arrivati 16.000 nuovi
immigranti nell'ambito della legge del ritorno, oltre a 6.000 cittadini
israeliani - per lo più ragazzi - nati all'estero che sono entrati per
la prima volta in Israele, e altri 7.000 immigrati in seguito a
matrimonio, altri rapporti di parentela con la popolazione residente, o
mutamenti nel permesso di residenza. Da queste cifre vanno dedotte
11.000 persone che rappresentano il saldo negativo delle migrazioni
della popolazione residente in Israele.
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In
Israele scovati reperti che risalgono a 400 mila anni fa
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In
Israele, tra rovine romane, resti crociati, antichi insediamenti,
testimonianze della presenza ebraica nei millenni, insediamenti vari
dalla preistoria in poi, archeologi e storici hanno il loro bel da
fare. Ma questa volta gli studiosi hanno trovato - è proprio il caso di
dirlo - pane per i loro denti. O meglio un dente che potrebbe rivelarsi
il dente del giudizio per ribaltare la storia dell’evoluzione della
specie umana come l’abbiamo conosciuta fin qui. In una caverna nei
pressi di Tel Aviv sono stati rinvenuti denti umani risalenti a 400
mila anni fa. Sbalorditivo, se si pensa che i resti più antichi di homo
sapiens ritrovati fino a questo momento hanno “solo” la metà degli anni
del tipico molare tenuto orgogliosamente in mano dal suo scopritore. “È
un ritrovamento davvero emozionante - ha dichiarato Avi Gopher, che ha
condotto lo scavo ed esaminato i reperti insieme alla sua squadra -
Dobbiamo compiere ulteriori verifiche, ma se la datazione ottenuta dai
primi esami verrà confermata, gli scienziati dovranno rivedere tutte le
teorie sulla nascita della specie umana. Oggi si sostiene che l’uomo
moderno sia nato nel cuore dell’Africa e poi migrato verso nord, ora
potrebbe prendere piede l’ipotesi che invece i primi uomini come noi
siano vissuti proprio in Israele!”.
Ci vorrà del tempo per avere
delle certezze. Gli scettici spiegano che quel dente potrebbe essere
appartenuto semplicemente a un uomo di Neanderthal, antico cugino
dell’Homo Sapiens, in quanto derivante da un antenato comune, un
ominide vissuto in Africa circa 700 mila anni fa. Quindi nonostante la
somiglianza impressionante con i nostri molari, il dente potrebbe non
essere un dente “umano”, come sostiene per esempio sir Paul Mellars,
esperto di Preistoria della prestigiosa Università di Cambridge. Ma gli
scavi continuano e il professor Gopher si dice certo che porteranno al
ritrovamento di altre ossa e teschi che possano confermare
l’israelianità dei primi uomini sulla terra.
Nel frattempo,
mentre le fotografie del dente stanno facendo il giro del mondo
rimbalzando su web e giornali, Israele saluta un grande archeologo
scomparso proprio nelle ore in cui si annunciava la grande scoperta. Si
tratta di Vendyl Jones, famoso per i suoi scavi nel Deserto di Giudea
dove ritrovò diversi chili di incenso che si ritiene essere quello
usato nel Bet HaMikdash, il Tempio di Gerusalemme.
Rossella
Tercatin
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“L’autismo
è maschio”, spiega il cugino di Borat
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“Chiedete a Simon
Baron-Cohen perché la stragrande maggioranza degli autistici sono
maschi e lui vi risponderà che nascere uomo significa soffrire di una
forma leggera di autismo”: parole di Paul Bloom, docente di psicologia
a Yale. Simon Baron- Cohen è considerato l’autorità mondiale in materia
di autismo. Docente di psicopatologia all’Università di Cambridge nel
Regno Unito, incidentalmente è anche il cugino di quel Sacha
Baron-Cohen che interpreta Borat, Bruno, Ali-Gi e altri improbabili
personaggi comici. Intervistato da Pagine Ebraiche, smentisce la
citazione sulla popolazione maschile mondiale che soffre di una forma
leggera di autismo, ma conferma che la teoria della “extreme male
brain” è sua: gli autistici hanno quello che si può definire “un
cervello estremamente maschile”. Lo dimostrano decenni di ricerche
dirette da Baron-Cohen, che ha trascorso gli ultimi 30 anni a studiare
le differenze psicologiche tra i sessi, applicandole al caso degli
autistici.
Come sono
cominciate le sue ricerche?
Negli anni Ottanta i miei colleghi ed io abbiamo scoperto che i bambini
autistici avevano una difficoltà specifica nell’immaginare quello che
sta nella testa delle altre persone, quello che io definisco “cecità
mentale”: per loro esiste solo la loro prospettiva e questo porta
complicazioni sociali.
E la teoria
del “cervello estremamente maschile”?
Negli anni Novanta ho fatto una connessione specifica tra le tipiche
differenze mentali tra i sessi e l’autismo, che rappresenta un profilo
maschile estremo. Questa è la teoria del “cervello estremamente
maschile”. Nella popolazione generale infatti, le femmine tendono in
media ad avere una maggiore empatia e i maschi un interesse maggiore
nei sistemi. Nell’autismo abbiamo un’empatia al di sotto della media e
un interesse nei sistemi intatto o inusitatamente forte, fino
all’ossessione.
Adesso state
monitorando i feti.
Recentemente i miei colleghi ed io abbiamo identificato un
legame tra il testosterone fetale e lo sviluppo sociale e linguistico,
dunque all’empatia, la sistematizzazione e i tratti autistici. Ora
stiamo facendo test per verificare se livelli elevati di testosterone
fetale costituiscono un fattore di rischio per l’autismo.
La ricerca
porterà a una cura per l’autismo?
La ricerca è sempre più circoscritta, si va alla ricerca dei circuiti
celebrali, delle proteine e alla fine dei geni che causano l’autismo.
Una cura potrebbe essere trovata, ma non in tempi brevi. Del resto dal
punto di vista etico si può dibattere se vogliamo veramente curare
tutte le forme di autismo. Io favorirei il trattamento di alcuni
aspetti penalizzanti dell’autismo, lasciando però fiorire gli aspetti
positivi. Quali sono i preconcetti più diffusi sull’autismo? Che gli
autistici siano tutti muti, che evitino il contatto con gli occhi o i
rapporti sociali. In realtà l’autismo è uno spettro continuo in cui
alcune persone hanno buone capacità linguistiche e ricercano molto
contatto sociale e in cui l’autismo è più sottile, per esempio con
difficoltà nell’empatia.
Film come
Rain Man e libri come Lo Strano caso del cane ucciso a mezzanotte
rappresentano gli autistici come dei geni matematici.
Il rischio opposto infatti è proprio quello di vedere tutti gli
autistici come persone di talento. Questo può essere vero di molte
persone con la sindrome di Asperger (una forma particolare di autismo,
nda), ma non è universale nell’autismo. Con l’eccezione dell’attenzione
al dettaglio in cui molti autistici eccellono.
Che cosa ne
pensa della fuga dei cervelli dall’Europa?
Non lo vedo come un problema, perché la scienza non ha confini. La
scienza è internazionale.
Da Freud a
Berkowitz, molti degli psicologi più importanti sono ebrei. Cosa ne
pensa?
Non è vero solo degli psicologi. Gli ebrei eccellono in modo
sproporzionato al loro numero in molti campi, inclusi la musica, la
fisica, la medicina e il cinema.
Credo che abbia a che vedere con il modo in cui i genitori ebrei fanno
sentire i loro figli importanti, che instilla una certa sicurezza in sé
durante lo sviluppo. Con la tradizione ebraica di fare domande ed
essere aperti a tollerare domande diverse e con l’enfasi ebraica
sull’educazione che è più importante dei beni materiali. Poi c’è il
sentimento ebraico di essere parte di una lunga storia o tradizione che
include artisti e intellettuali.
Qualcuno ha anche detto che i secoli in cui gli ebrei non hanno potuto
avere icone visuali possano averli incoraggiati a essere più
interessati in materie astratte, come il linguaggio e le idee. Ogni
volta che vado in sinagoga sono impressionato da come il popolo del
libro dia valore ai rotoli che hanno conservato nei secoli, amando la
cura di un testo scritto a mano.
Lei è il
cugino di quel Baron-Cohen che fa Borat. Che effetto fa?
Ammiro il suo umorismo, che ha una dimensione seria, che espone gli
aspetti della società che spesso non vediamo. Sospetto che i nostri
rispettivi lavori abbiano qualcosa in comune, nonostante le differenze
superficiali. Per esempio, il film Borat ha rivelato il razzismo che
esiste anche nell’Occidente sviluppato, e il mio ultimo libro (che sarà
pubblicato da Penguin nel maggio 2011) tenta di esplorare la crudeltà
umana.
Anna
Momigliano, Pagine Ebraiche 2010
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I
liberalissimi
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Esiste un dibattito di grande
ispirazione liberale, contrario a instaurare forme di censura o atti
repressivi verso l'opinione antisemita, cioè verso la libertà di
pensare, per fare un esempio qualsiasi, che gli ebrei hanno la coda e
ci giocano a golf. Si dice liberalissimamente che le azioni volte a
censurare il pensiero non favoriscano l'evoluzione del pensiero. Forse
è vero. Ma non c'è un liberalissimo che dica qualcosa se la Fiom
propone di costringere un omologo sindacato a uniformarsi alle
posizioni dei sindacati europei, boicottando la nazione dove quel
sindacato opera - Israele. Certo, se voglio costringere
un'organizzazione a pensarla come la mia organizzazione, è arduo
trovare una qualche evoluzione del pensiero. Si trova solamente che gli
operai israeliani devono lottare per far morire di fame le proprie
famiglie. E che l'antisemitismo è ciò che resta del
socialismo.
Il
Tizio della Sera
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L’impossibile
traduzione del Talmud
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È
di questi giorni la polemica sulla traduzione del Talmud in italiano.
Una polemica che proviene da aree di malevolenza antiebraica, ma che ha
purtroppo fondate ragioni di essere. E ciò per due motivi essenziali,
l’uno culturale, l’altro etico. Il motivo culturale. Tradurre il
Talmud è impossibile quanto tradurre la Torah. È impossibile per
infiniti motivi: perché non vi sono perfette corrispondenze
linguistiche (lessicali, sintattiche, fraseologiche, idiomatiche) fra
l’ebraico e una qualsiasi altra lingua; perché è cambiato il contesto
di riferimento culturale e ideologico; perché i fruitori di oggi sono
radicalmente diversi dai fruitori originali dei testi, e non sono più
in sintonia con quel genere di testualità. Che la traduzione sia
impossibile lo dimostrano le mille carenze degli sforzi compiuti da
Eugene Nida, pioniere della scienza della traduzione biblica. Sia che
lo si traduca letteralmente o che lo si parafrasi o che lo si renda per
equivalenze culturali, il testo si rifiuterà sempre di concedersi alla
trasposizione in un’altra lingua. Pensare di leggersi il Talmud da
soli, senza un Maestro (di lingua, di cultura e di vita) è velleitario,
e semplicemente folle; il testo lo si può solo leggere con accanto un
Maestro che ti avvii al suo intraducibile senso. Il motivo etico.
Anche ammesso ci si volesse accingere all’arduo compito della
traduzione, è d’obbligo chiedersi a quanta cultura e a quanta etica
ebraica siamo disposti a rinunciare pur di tradurre il testo che quella
cultura e quell’etica ci insegna. La polemica di questi giorni lascia
perplessi. Li abbiamo chiesti noi i sostanziosi fondi statali necessari
all’impresa o ci sono stati offerti? Da chi e perché? È ebreo chi dice
tefillah tre volte al giorno e chi tutela l’immagine dell’ebraismo
celebrando la giornata della memoria e quella della cultura ebraica una
volta all’anno, ma essere ebrei forse significa anche aderire a certi
principi etici, fra questi quello del disinteresse. Nessuno può credere
che il consenso dell’ebreo o il suo silenzio si possano ottenere
attraverso operazioni come quella della traduzione del Talmud. Ne va
dell’immagine stessa del Talmud, oltre che della dignità del nostro
ebraismo. In un momento come questo, forse la politica italiana
avrebbe bisogno di destinare ad altri fini, sociali e umanitari, i
propri finanziamenti. E noi ebrei a questo dovremmo incoraggiare quella
politica. Quanto alla tutela dello studio talmudico in Italia,
perché UCEI e rabbinato non pensano di avviare un progetto culturale su
scala nazionale, per un anno di studio di una stessa Massechet in tutte
le nostre comunità? Questo impegno farebbe davvero onore al nostro
ebraismo e alla nostra cultura.
Dario Calimani
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notizieflash |
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rassegna
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Israele
- Scoperto giacimento di Gas
Gerusalemme,
29 dicembre 2010 |
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Un giacimento di gas naturale
di ben 453 miliardi di metri cubi, per un
valore stimato in almeno 45 miliardi di dollari, è stato scoperto da un
consorzio di imprese a largo di Haifa in Israele. I media locali
cominciano a parlare apertamente della possibilità che Israele, oltre a
soddisfare interamente il suo fabbisogno energetico di gas, possa tra
diversi anni anche divenire paese esportatore. Il ministro per le
infrastrutture israeliano Uzi Landau ha detto che il giacimento darà un
contributo "importante" all'economia dello Stato. A giudizio di esperti
è possibile e pure probabile, inoltre, che al di sotto degli strati di
gas ci possano essere anche giacimenti di petrolio.
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italiano |
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Dafdaf
è il giornale ebraico per bambini |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
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