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17 gennaio
2010 - 12 Shevat 5771 |
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Riccardo
Di Segni,
rabbino capo
di Roma
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Oggi, 17 Gennaio, i cattolici
italiani celebrano la Giornata dedicata al dialogo ebraico cristiano,
che si svolge da qualche anno secondo un programma definito che prevede
in varie città delle riflessioni a due voci su uno dei dieci
comandamenti. Non è un dialogo semplice e persino una
riflessione a confronto su un testo biblico può essere messa a rischio,
come è avvenuto in passato. In realtà il dialogo è una situazione in
perenne difficoltà, con gli ottimisti e i pessimisti, i costruttori e i
disfattisti. Ogni anno, guardandosi indietro, si raccolgono i cocci di
incidenti e provocazioni, che negli ultimi mesi non sono state poche.
Come quando poco tempo fa si denunciava, un po' minacciosamente, che
"tra il popolo delle parrocchie ma anche nella Gerarchia cresce
l'insofferenza per l'ostinazione con cui alcuni settori del mondo
ebraico alimentano la leggenda nera su Pacelli". Il dialogo è forse
anche questo, riuscire a far capire che dall'altra parte c'è qualcuno
che continua a ragionare con la propria testa, anche se l'ostinazione
con cui lo fa può far "crescere" una "insofferenza" che in realtà non
si è mai sopita.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Chissà se si
farà il Memoriale Binario 21 (stando ai giornali di ieri non mi sembra
così certo). Non voglio discutere né la generosità o meno degli
amministratori pubblici (che il Presidente della Provincia di Milano,
dottor Guido Podestà, dichiari che in una raccolta a offerta libera sia
pronto a dare 5000 euro, non mi commuove, mi fa solo pensare che può
permetterselo); né se un terzo “luogo della memoria” (oltre Ferrara e
Roma) sia ridondante. Credo che un memoriale, a differenza di un museo,
sia espressione del rapporto che un’opinione pubblica intrattiene con
la storia. Di nuovo, si potrebbe osservare, che lo stato di salute di
questo rapporto è precario. Ma non è solo una questione di robustezza o
fragilità del rapporto con la storia. Più precisamente con la propria
storia. Realizzare un progetto culturale che non nasce né
esclusivamente né prevalentemente come polo turistico, è una scommessa.
Può realizzarsi solo assumendolo come iniziativa pubblica. L’umanità,
il “buon cuore”, la “generosità meneghina”, sono categorie fuori luogo.
Il Memoriale Binario 21 non garantisce un ritorno in tempi
ragionevolmente brevi; ha un costo di realizzazione alto; obbliga a
spese di mantenimento In questo senso non è né promosso né percepito
come il Museo del Novecento all’Arengario in piazza Duomo, pensato
nell'ambito dei grandi eventi per l'Expo. Il Memoriale non sarebbe una
fonte di incasso, ma una voce da collocare tra le uscite. In sintesi.
Ricordare è un impegno pubblico che si esplica in tempo di “vacche
grasse”. Appunto. Ricordare costa, e la memoria ha un prezzo, come
l’oblio, del resto. Ma questo, forse, incide come l’una tantum. Non
prevede spese di mantenimento. E dunque, anche per questo, è “più
conveniente”.
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torna su ˄
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Barak
abbandona, laburisti alla deriva
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Il Partito laburista è in
crisi da stamane, da quando cioè il suo capo Ehud Barak, ministro della
Difesa, lo ha abbandonato creando un partito nuovo denominato
“Indipendenza” insieme ad altri quattro deputati. Rimangono nel vecchio
partito laburista otto deputati tra i quali i Ministri Herzog,
Braverman e Ben Eliezer. Per il momento la coalizione governativa di
Beniamin Netanyahu può continuare a sussistere col sostegno per il
momento di 66 deputati su 120, ma già si parla di elezioni anticipate
nel 2012.
La frammentazione della vita politica israeliana porta fatalmente alle
elezioni e sono rari i governi che siano riusciti a terminare tutto il
loro mandato. Per di più le trattative di pace sono praticamente
arenate e la distanza fra qualsiasi governo israeliano e i palestinesi
è tale da dare ben poche speranze. Il sorgere di Avigdor Liberman è un
fattore supplementare che impedisce di poter giungere a un accordo coi
palestinesi i quali oggi sono ben lontani dall’accettare ipotesi
concrete e preferiscono continuare a sognare di ottenere col sostegno
internazionale la Palestina tutta intera.
Netanyahu tenta di barcamenarsi fra tendenze opposte in seno al suo
governo e mi sembra come quel ciclista che pur stando fermo spera di
rimanere in sella. A più lungo termine se non si trova la formula per
un accordo coi palestinesi si affaccia fatalmente l’ipotesi di uno
stato binazionale.
Nell’immediato il ministro laburista Herzog ha già annunciato le sue
dimissioni dal Governo e molto probabilmente gli altri due ministri Ben
Eliezer e Braverman lo seguiranno. C’è chi sogna l’unione della
sinistra in un grande partito per la pace e la giustizia sociale ma
temo che ciò sia un sogno di difficile realizzazione. Barak si
riferisce a David Ben Gurion ma della sua grandezza rimane ben poco ai
politici odierni. Rimarrà ministro della Difesa nel governo di
Netanyahu il quale era al corrente in anticipo delle intenzioni di
Barak. Si ha l’impressione che Barak abbia preferito il portafoglio
della Difesa all’alternativa della gelida opposizione, tanto più che
svaniscono le probabilità di un accordo coi palestinesi.
Sergio
Minerbi
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Qui
Milano - Il grande viaggio di Zigo Stella
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Un viaggio verso la morte,
un viaggio per riconquistare la vita. Attraverso il grande salto e
tutte le inevitabili mutazioni, amicizia, sesso, religione, ideali,
speranze, libertà, passa l'avventura di Zigo Stella. A questo
adolescente immaginato da Maurizio Rosenzweig, autore di spicco nel mondo
dell'illustrazione e docente di disegno è dedicato l'ultimo libro della
grande firma del fumetto italiano e docente alla Scuola del fumetto di
Milano.
Rosenzweig, che negli scorsi
mesi ha donato ai lettori del giornale dell'ebraismo italiano Pagine
Ebraiche una tavola dedicata a uno dei suoi miti, il bassista dei Kiss
Gene Simmons, ha presentato il nuovo libro (“Zigo Stella”, 326 pagine,
Edizioni BD) in una affollatissima serata milanese assieme al musicista Manuel Agnelli,
fondatore e leader del gruppo di rock alternativo Afterhours.
Numerosissimi i giovani che hanno partecipato. In sala anche tanti nomi
conosciuti nel mondo del fumetto e del disegno italiano, fra gli altri
Enea Riboldi, che firma ogni mese la vignetta di Pagine Ebraiche e di
Rosenzweig è stato maestro, Vanessa Belardo (cui Zigo Stella è
dedicato), autrice dei ritratti che appaiono nella pagina del ritratto
e della rubrica Donne da vicino del giornale dell'ebraismo italiano, e
Alberto Ponticelli, che sempre su Pagine Ebraiche ha partecipato a un
grande omaggio dedicato all'autore di Maus, Art Spiegelman.
A Maurizio un grande Mazal Tov da tutta la redazione.
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La colpa tedesca dopo la
Shoah. Un libro di Fackenheim
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Con
sconcerto e amarezza, ma anche con ferma condanna, Emil Fackenheim
parla della «infondata giudeo-fobia», che non è venuta meno neppure
dopo Auschwitz, e si sofferma sulla «de-giudeizzazione della Germania»
che i tedeschi, ma in fondo anche gli europei, vivono oggi come se si
trattasse di un fenomeno ovvio. Il libro, da poco uscito presso la
Giuntina, si intitola significativamente «Un epitaffio per l’ebraismo
tedesco. Da Halle a Gerusalemme». Il filosofo, scomparso nel 2003,
ripercorre le tappe della sua vita: l’infanzia e l’adolescenza a Halle,
gli studi a Berlino, l’internamento a Sachsenhausen, gli anni in Canada
in cui fu rabbino e professore di filosofia, e infine, nel 1986,
l’aliyah a Gerusalemme.
Celebre per la sua riflessione sulla
Shoah, in questo libro autobiografico, che giunge fino agli eventi del
2002, Fackenheim dedica pagine molto dure al presente. Non solo
all’antisemitismo che - sostiene - sembra rimasto immutato (anzi
l’Europa «odia gli ebrei perché è stufa di sentire parlare di
Auschwitz»). Mentre in Germania le tracce dell’ebraismo sono state
completamente cancellate, e pochi sembrano curarsene, la mira è ora
puntata sullo Stato di Israele, paragonabile per il filosofo ad un
«sopravvissuto» che, con la sua sola esistenza, ripara e redime.
Ma
Fackenheim muove anche precise accuse alla chiesa. Che cosa sarebbe
accaduto - si chiede - se «centinaia, anzi migliaia di cristiani […]
avessero pregato dinanzi alle sinagoghe distrutte dalle fiamme? Il
regime nazista sarebbe crollato?». L’antisemitismo, «che da una parte è
stato condannato dalla chiesa, riappare dall’altra mascherato da
antisionismo». Ed a questo proposito sottolinea che in questione, dopo
Auschwitz, non è la teologia ebraica, ma piuttosto la teologia
cristiana. Perché se il «falegname di Nazareth» fosse stato vivo
allora, sarebbe stato gasato insieme agli altri ebrei. «Cosa possono
fare i cristiani nella religione dell’amore per mettere la parola fine
alla terribile tradizione dell’odio verso gli ebrei?». E prosegue: «a
meno che i cristiani non rinuncino alla fede cristiana, l’Olocausto
richiede una teologia cristiana dopo la Shoah».
Donatella
Di Cesare, filosofa
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notizieflash |
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rassegna
stampa |
Netanyahu:
“Medio Oriente instabile
rischio accordi con i Paesi arabi”
Gerusalemme, 16 gennaio
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Leggi la rassegna |
All'apertura settimanale del Consiglio dei ministri, il premier
Benyamin Netanyahu, visti gli eventi in corso in Tunisia, che
confermano l'instabilità del Medio Oriente, ha affermato che da ciò
emerge “una lezione evidente: dobbiamo istillare forti basi di
sicurezza in ogni accordo (con i Paesi vicini n.d.r.) perché esso esso
rischia anche di disfarsi”. "Non possiamo dire che noi firmiamo un
accordo, e poi chiudiamo gli occhi e basta" ha insistito il premier.
"Occorre sempre una forte base di sicurezza. Ci possono essere in
futuro cambiamenti di regime che non sappiamo prevedere, ma che
potrebbero verificarsi anche domani"...»
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è il giornale dell'ebraismo
italiano |
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Dafdaf
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