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20 febbraio 2011 - 16 Adar 5771
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l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
alef/tav
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rav Roberto Della Rocca Roberto
Della Rocca,
rabbino

La Torah ci racconta che un'assenza di poche ore di Moshè fa perdere la testa al popolo che chiede minacciosamente ad Aron di fabbricare un capo che potesse sostituire Moshè creduto scomparso. Il rav Mohilever di Bialystok, rabbino sionista del diciannovesimo secolo, si chiede perché gli ebrei non abbiano chiesto direttamente ad Aron di sostituire lui stesso il fratello. In fondo lo conoscono bene, anche Aron è stato sempre un riferimento per il suo popolo condividendo la leadership con suo fratello. Quale migliore sostituzione? Eppure gli ebrei pur di non riconoscere ruolo e autorità a una persona di valore cresciuta in mezzo a loro, preferiscono un vitello inanimato fabbricato a proprio uso e consumo. Non sta forse anche in questa confusione la psicologia idolatrica?

David
Bidussa,
storico sociale delle idee


David Bidussa
Il senatore Lamberto Dini è entrato nella top ten della settimana scorsa con le sue affermazioni sulla legittimità e il diritto dell'Iran ad avere il nucleare. Non mi sembrava che da quella parte questa fosse la linea. Devo essermi perso qualcosa. Qualcuno sarebbe così cortese da raccontarlo? Oppure bisogna concludere che anche la destra non sa cosa sia la destra?

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davar
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Qui Torino - La lezione di rav Emanuele Artom z.l.
e il nuovo sito del Portale dell'ebraismo italiano 
Immagini Convegno“Sono commossa e orgogliosa che la Comunità di Torino abbia deciso di organizzare questo appuntamento in onore di mio padre” ha sottolineato in apertura del convegno Torath Chajim Naomi Goldenberg Artom, figlia di rav Menachem Emanuele Artom z.l. Davanti ad un folto pubblico, proveniente da diverse Comunità italiane, ha avuto infatti inizio questa mattina la prima sessione del convegno dedicato al grande maestro e rabbino Artom. “Lo ricordiamo con grande affetto e rispetto - ha affermato il presidente della Comunità di Torino Tullio Levi, inaugurando l’evento – tra il 1985 e il 1987, durante l’ultimo periodo del mio secondo mandato da presidente, rav Artom z.l. fu nominato rabbino capo della nostra comunità. Sono stati anni brevi ma intensi; grazie alla sua grande esperienza seppe dare un importante impulso alla vita e alla realtà ebraica torinese. Sapeva capire le esigenze delle persone e cercava sempre la strada meno conflittuale per risolvere le difficoltà”. Levi, confessando un po’ di commozione, ha poi presentato al pubblico il nuovo sito Torath Chaim, pagina web legata a moked.it, creata per offrire un moderno e alternativo spazio di dibattito per la realtà ebraica italiana. “Questo sito – ha spiegato il presidente leggendo i saluti inviati ai partecipanti dal direttore Guido Vitale – è nato proprio da un’idea avuta mentre stavamo progettando questo convegno. Parlando con Vitale si è pensato alla possibilità di tradurre telematicamente gli insegnamenti di rav Artom. E, siccome il direttore di moked ha il pregio di tenere fede a ciò che dice, oggi possiamo inaugurare effettivamente il nuovo sito”. Da oggi, dunque, curiosi ed esperti potranno visitare Torath Chaim, la pagina web dedicata alla legge ebraica, in cui peraltro sarà possibile consultare l’intera raccolta dell’omonima rivista (Torath Chajim appunto) che rav Artom fondò e guidò per oltre quarant’anni.
Dopo il messaggio di auguri della moglie di Artom, Elena, direttamente da Israele, è stata la figlia a ripercorrere la vita del padre, raccontando attraverso parole ed immagini il grande lavoro e l’impegno umano di un personaggio indimenticato dell’ebraismo italiano e non solo. “Mio padre era un uomo rigoroso, a cui non piacevano i compromessi di comodo ma sempre disponibile verso il prossimo – ha ricordato Naomi Goldenberg che, mentre alle sue spalle appariva l’immagine di suo padre con Isacco Levi nella sinagoga piccola di Torino, ha aggiunto con un sorriso – Lui sarebbe sicuramente stato fiero di mio figlio Menachem che questo shabbat ha letto l’haftarah seguendo il minhag italiano, dopo averlo studiato a lungo visto che da noi si segue quello ashkenazita”.
Sul significato della rivista Torath Chajim si è soffermato l’intervento di rav Eliahu Birnbaum, rabbino capo di Torino. “A essere sincero devo esprimere la mia invidia nei confronti di rav Artom z.l. Poco tempo fa, infatti, una persona della comunità mi ha confidato di aver sempre considerato rav Artom come il proprio padre spirituale. E che complimento maggiore può ricevere un rabbino se non questo”. Entrando poi nel vivo del suo intervento, rav Birnbaum ha spiegato che Torath Chaim non è tanto il titolo della rivista ma è il fondamento da cui tutto il lavoro e lo studio di Artom è iniziato. “Quattro credo siano i punti cardine del suo pensiero – ha continuato Birnbaum – egli considerava la Torah come indissolubilmente legata alla vita, come fonte, gioia e azione di vita; la Torah deve generare nell’uomo attivismo, deve spingerlo ad agire e non a rimanere passivo; non deve essere ricondotta solo all’ambito religioso ma è fondamento di tutta la società; e infine, legata a quest’ultimo aspetto, la Torah è dinamica, può far fronte alle condizioni della modernità”.
Alle parole di rav Birnbaum ha fatto seguito la lezione di rav Alberto Somekh su “Giornalismo: Calunnia e Maldicenza”. “Artom e il suo gruppo di studi – ha spiegato rav Somekh – analizzarono già negli anni Cinquanta e Sessanta il problema di come rapportare l’agire corretto del giornalista con le questioni halakchiche del Lashon Ha Ra e del problema della maldicenza”. La soluzione è di una sorta di bilanciamento tra l’interesse ad informare e la necessità di non arrecare danno ingiusto alla persona di cui si scrive o parla.
La sessione mattutina è terminata con le due lezioni di rav Elia Richetti su “Due grandi Maestri dell’Ebraismo Italiano: Samuel David Luzzatto e Elia Samuel Artom” e di Guido Guastalla in merito a “L’attività editoriale di M. E. Artom”. I lavori continueranno nel pomeriggio con altri interessanti interventi, moderati da Dario Disegni, di rav Roberto Colombo, rav Gianfranco Di Segni, rav Luciano Caro e Franco Segre.
 
Daniel Reichel


Domande e risposte, spazio al confronto
bannerTorathChaimQuarant’anni di lavoro sulla Legge ebraica e di autorevoli studi tornano alla luce. Autorevoli, forti, segnati dalla grande identità e dall’autorevolezza degli autori, soprattutto dalla personalità dell’autore principale, il rav Menachem Emanuele Artom z.l. (1916-1972). E una rivista, Torath Chajim (Torah di vita), in lingua italiana e in ebraico, che con il suo prestigio ha condizionato a lungo il pensiero ebraico. Ora la ricchissima collezione di questa pubblicazione torna d’attualità grazie alla digitalizzazione di migliaia di pagine ormai introvabili e di difficile consultazione, che il nuovo sito Torath Chaim, entrato a far parte della galassia del Portale dell’ebraismo italiano, propone ai propri lettori.
Torath Chaim è un sito dedicato alla Legge ebraica e aperto alla sua interpretazione contemporanea. Un sito vivo, un canale continuo con i lettori, che potranno rivolgersi a fonti competenti e in particolare ai rabbini dell’Assemblea rabbinica italiana e ai loro ospiti per rivolgere quesiti, ricevere risposte e stimolare dibattiti. Il segreto della Legge ebraica e le sue
immagine_sitochiavi interpretative, che prendono effetto nel fiume di un confronto incessantemente aperto fra gli studiosi, troveranno così uno spazio per svolgersi in maniera immediata, sotto gli occhi del lettore. Al banco di prova della Halakhah, non è l’autoritarismo, non è la coercizione, ma piuttosto il riconoscimento dell’autorità dei Maestri a contare. E non è l’unanimità fra i partecipanti al dibattito, ma il rispetto delle regole del gioco a essere determinante. Con il lancio di questo sito, che va ad aggiungersi ai numerosi siti autonomi e già presenti nella struttura del Portale, la redazione spera di perseguire e rafforzare il progetto di un giornalismo ebraico vivo e non banale, aperto, pluralista, ma fedele alle radici, vicino ai valori autentici della cultura e dell’identità ebraica, al riparo dalle faziosità, dalle scorciatoie dei proclami e dalle facili lusinghe del gossip. Ma soprattutto spera di offrire ai lettori un nuovo servizio capace di coniugare le potenzialità dell’informazione online e la tradizione dell’ebraismo italiano.
Partecipare alle discussioni o apportare nuovi argomenti di discussione è facile e veloce, è sufficiente inviare una mail all'indirizzo torathchaim@moked.it 
La redazione del Portale pubblicherà le richieste di approfondimento sul sito Torath Chaim, a cui rabbini, fonti autorevoli o semplici lettori, risponderanno esprimendo la propria posizione sui casi proposti.

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pilpul
Unità e identità - Intimazioni e questioni di metodo
Ugo VolliMi sembra che la discussione su gli effetti dell'Unità sul mondo ebraico italiano suggerisca ancora una piccola riflessione: di metodo, questa volta. Chi l'ha seguita ha letto due intimazioni a non discutere di certi argomenti perché le parole che venivano usate per descriverle erano sbagliate: David Bidussa se l'è presa con l'uso del termine "identità", sostenendo a torto che fosse un concetto solo contemporaneo: Anna Foa ha squalificato ogni discussione sull'"assimiliazione". Il primo ha sostenuto che non si dovesse parlare di identità ebraica perché si tratta di un termine anacronistico, come se non si potesse parlare, chessò, della struttura economica delle poleis perché la parola "economia" nella Grecia antica significava solo l'arte del governo della casa e inoltre l'ideologia dominante allora disprezzava il vile denaro. O se si vuole, che non ci fosse mai stato antisemitismo prima che un certo Marr inventasse questa parola nella Germania della fine Ottocento. Una variante di questo argomento si trova nella bizzarra pretesa di illustri studiosi cattolici che la Chiesa non sia mai stata antisemita e quindi non abbia nessuna responsabilità nella Shoah perché il suo non era "antisemitismo" bensì solo innocente "antigiudaismo" - parola peraltro altrettanto recente.
Anna Foa invece ci proibisce di discutere di assimilazione semplicemente perché gli storici più recenti, glamour e che le piacciono di più (non degli altri, che sono volgari o vulgati) non amano usare questo termine, lo considerano a loro volta sbagliato o fuori moda. Be', con tutto il rispetto della storia, mi sembra una bizzarra pretesa. A parte la pretesa implicita di autorità dogmatica per una solo disciplina, la storia, o per una sua corrente, la sola motivazione che viene data è che non è la stessa cosa parlare di "emancipazione", un fatto giuridico e sociale, e di "assimilazione", un fatto culturale e religioso. Ora, a qualunque parlante italiano minimamente acculturato questa distinzione è piuttosto evidente. Di più, la discussione verte esattamente sul nesso fra due fenomeni che certamente sono avvenuti intorno alla metà dell'Ottocento: la progressiva emancipazione degli ebrei italiani ed europei e la perdita di "identità" culturale e religiosa che subirono "assimilando" la loro forma di vita a quella dei loro concittadini.
Vi è un altro esempio di questa pretesa un po' alla Don Ferrante (vi ricordate i "Promessi sposi": la peste non è sostanza ne accidente, quindi non esiste) di eliminare i problemi per via puramente verbale ed è l'idea, inaugurata forse da Hobsbawn, per cui dato che la terminologia e la discussione pubblica intorno al nazionalismo risalirebbero solo all'Ottocento, le nazioni sarebbero "tradizioni inventate", trucchi più o meno sporchi dell'ideologia borghese per perseguire interessi economici e politici. Fervidi seguaci dell'applicazione di questa linea all'ebraismo sono alcuni "nuovi storici" israeliani, Schlomo Sand in testa (non saprei se da considerarsi glamour o volgari), i quali sostengono che non vi sarebbe nessun rapporto fra quell'Am Israel che troviamo così spesso nelle Scritture con il popolo ebraico che il sionismo ha voluto riunire e quindi con lo stato di Israele attuale. Dunque hanno ragione gli arabi, noi col Medio Oriente non c'entriamo e faremmo bene, come dice Hamas, a rientrare da dove veniamo, diciamo in quel ridente territorio che si stende fra Dachau e Auschwitz. O potremmo farci assimilare da un bello stato binazionale, democratico e antisionista, che penserebbe lui a richiuderci nei ghetti di nuovo.
Purtroppo i fatti sono ostinati, assai più delle parole e delle pretese di amministrarle; c'è stato un antisemitismo prima della parola, c'è stata e c'è nell'ebraismo italiano un forte processo di assimilazione anche se la parola non piace a qualcuno, c'è stato un popolo ebraico che ha attraversato i secoli attaccato alla sua identità, anche se magari non sapeva che Aristotele usava la parola in senso logico generale, non sociologico o storico e forse avrebbe preferito un altro termine. La mossa di espellere dalla discussione certi termini (e non certi altri, non per esempio "classe") è una classica manifestazione di ideologia, un tentativo di precostituire le risposte o di rendere improponibili certi argomenti, senza discuterli davvero. Un po' come fa quel personaggio di Lewis Carroll: "`When I use a word,' Humpty Dumpty said in rather a scornful tone, `it means just what I choose it to mean -- neither more nor less."

Ugo Volli


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notizieflash   rassegna stampa
Israele in forte crescita economica
Gerusalemme, 20 febbraio 2011
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Il prodotto interno lordo di Israele ha fatto registrare un boom nell'ultimo quarto del 2010. I dati sono stati pubblicati dall'Istituto centrale di statistica dello Stato israeliano. La crescita ammonta al 7,8 per cento. «L'alta percentuale di crescita nella seconda metà del 2010 - ha commentato il ministro delle Finanze, Yuval Steinitz - dimostra il successo della politica economica del governo: responsabile e originale».«Il budget per il 2011-12 - ha aggiunto il ministro - include misure decise per valorizzare la crescita riducendo gli squilibri sociali. La più degna di nota è la redistribuzione su livello nazionale degli introiti fiscali, che consentirà a chi guadagna poco di ottenere un supplemento di salario dallo Stato. Risorse sono state destinate anche alla scuola, con un vasta riforma dell'educazione superiore, e al miglioramento delle infrastrutture tra la periferia e il centro del Paese». Mantenendo la disciplina fiscale e la cooperazione tra le forze sociali, ha concluso 
Steinitz, «Israele sarà in grado di mantenere questi livelli di crescita, e tutta la popolazione ne beneficerà».
 
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Dafdaf
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