se
non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui
|
4
marzo
2011 - 28 Adar
5771 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Adolfo
Locci,
rabbino capo
di Padova
|
“Moshè fece...come aveva
ordinato l’Eterno a Moshè” (Shemot 39:43). Se il
verso si riferisce a Moshè in persona, perché la Torah non dice “come
l’Eterno aveva ordinato a lui”? E’ come se la Torah parlasse di
un’altra persona che si chiama Moshè del quale D-o si serve.
Rav Elchanan Wasserman (1875-1941) spiega che quando uno tzaddik fa
qualcosa di buono, poi si mette sempre da una parte, come se la cosa
non lo riguardasse e non vuole alcun beneficio per se stesso della sua
buona azione...
|
|
|
Sonia
Brunetti
Luzzati,
pedagogista
|
|
“Il femminile e la donna nella
tradizione ebraica” Nuovi orizzonti è l’originale e importante
iniziativa realizzata da Ilana Bahbout per il DEC in collaborazione con
l’ADEI e la Comunità Ebraica di Genova. Non un convegno ma un vivace
scambio di opinioni tra le relatrici, il numeroso pubblico e Rav
Momigliano. Per ora solo la prima fonte: Rabbì Yosè il Galileo
camminando per strada incontrò Berurià e le chiese “Qual è la strada
per andare a Lod?” Gli disse : “Galileano sciocco, non hanno detto i
Maestri 'Non parlare molto con una donna?'”. “Dovevi chiedere: 'Quale
per Lod?'”. (Talmud Bavlì, Trattato Erubin 53b).
|
|
|
torna su ˄
|
|
|
Dialogo - Renzo Gattegna: "Prosegue il confronto" Rav Riccardo Di Segni: "E' la linea del Concilio"
|
|
Renzo Gattegna, presidente
degli ebrei italiani, la mette sul piano istituzionale, come il segno
di un dialogo «necessario»: «Apprendiamo che in un capitolo dell'ultimo
libro di Benedetto XVI viene ribadita con forza l'infondatezza
dell'accusa di deicidio che per secoli è stata usata per diffondere
odio nei confronti degli ebrei e ha reso problematici i rapporti tra
ebrei e cristiani. E constatiamo con gioia che prosegue quel processo
di riconciliazione iniziato nel '65 con la dichiarazione Nostra
Aetate». Riccardo Di Segni, il rabbino capo di Roma che il 17 gennaio
dell'anno scorso accolse Benedetto XVI in sinagoga, parla piuttosto con
piglio da studioso: «Per la verità mi stupisce il clamore, dato che dal
punto di vista teologico ed esegetico queste cose sono state affermate
solennemente 46 anni fa e dovrebbero essere ovvie non solo agli
studiosi. Comunque il Papa le ha dette, siamo contenti. Come dicono gli
inglesi: 'No news, good news". Però non è che ogni volta dobbiamo
ringraziare, dopo aver patito per duemila anni una mostruosità
teologica...».
Certo è che le parole di Joseph Ratzinger, nella seconda parte del
libro Gesù di Nazaret, hanno fatto ieri il giro del mondo. La «realtà
storica», ha scritto, è quella dei Vangeli di Marco e Giovanni; a
chiedere la morte di Gesù non fu «tutto il popolo», come dice Matteo,
ma i seguaci di Barabba designati dal termine greco ochlos (la «folla»
dei sostenitori accorsi) e l'«aristocrazia del tempio», senza nessun
«carattere razzista», e del resto israeliti erano lo stesso Gesù, tutti
i suoi discepoli e 1'«intera comunità primitiva».
L'essenziale, certo, era già scritto nella Nostra Aetate: «Se autorità
ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo,
tuttavia quanto è stato commesso durante la sua passione non può essere
imputato né indistintamente a tutti gli ebrei allora viventi né agli
ebrei del nostro tempo». Ma l'esegesi del Papa ha approfondito,
smontandola, la genesi di quell'accusa dalle conseguenze «fatali». E
Renzo Gattegna sorride: «Prosegue una fase positiva che ha già prodotto
risultati importanti, è indispensabile continuare così per un futuro di
dialogo, di comprensione e di pace». Il presidente dell'Unione delle
comunità ebraiche italiane ricorda ciò che aveva scritto il 10 novembre
sul1'«Osservatore Romano», «a testimonianza che si presta una viva e
reciproca attenzione a tutte le azioni e le dichiarazioni che
riguardano le relazioni interreligiose», e ripete «la richiesta»
affidata al quotidiano della Santa Sede: «Per arrivare a impostare
pienamente le nostre relazioni sulla base della pari dignità e del
reciproco rispetto, auspichiamo che la Chiesa cattolica accetti di
eliminare totalmente dalla liturgia del Venerdì della Pasqua qualsiasi
accenno alla conversione degli ebrei». Il riferimento è al testo
latino: la Santa Sede ha sempre replicato che non si lavora alla
conversione e pregare perché gli ebrei «riconoscano Gesù» esprime, con
San Paolo, «una speranza escatologica, riferita alla fine dei tempi».
Comunque le frasi del Papa, aggiunge Gattegna, «fanno sperare che anche
questo ulteriore passo possa essere compiuto in un percorso che dovrà
proseguire nel tempo, ma che ha già permesso di raggiungere traguardi
importanti».
Tutto bene, insomma. Il rabbino Elia Richetti, presidente
dell'Assemblea rabbinica italiana, spiega: «Non è in sé una novità, ma
è importante che il Papa l'abbia riaffermato». Però ringraziare no,
sospira Di Segni: «Vede, abbiamo patito duemila anni di lutti e
sofferenze per quelle parole di Matteo: "Il suo sangue ricada sopra di
noi e sopra i nostri figli". Una mostruosità teologica, un'aberrazione
densa di lutti e orrore: non bisogna ringraziare perché non c'è più».
Il rabbino apprezza le riflessioni di Ratzinger, «in quelle pagine c'è
tutto il suo stile di professore colto, di divulgatore appassionato».
Ciò che lo «indigna» sono alcune reazioni: «Sarebbe inquietante se ci
fosse ancora bisogno di queste parole, del libro del Papa, per togliere
dalla testa della gente certe idee...». E se ce ne fosse bisogno?
«Questo non lo so. Certo, se penso a come appaiono i "giudei" in certe
rappresentazioni popolari della passione, o all'ignoranza religiosa
diffusa... Diciamo che il libro del Papa, da questo punto di vista,
sicuramente non è inutile».
Gian
Guido Vecchi, il Corriere della Sera, 4 marzo 2011
Il ringraziamento di
Netanyahu
«La ringrazio per aver rigettato nel suo libro la falsa affermazione
che è stata usata come base per l'odio contro gli ebrei nel corso di
centinaia di anni». Sono le parole con cui il primo ministro
israeliano, Benjamin Netanyahu, si è rivolto a Benedetto XVI in una
lettera nella quale gli esprime il suo apprezzamento per
l'interpretazione dei Vangeli contenuta nel secondo volume del saggio
del Pontefice Gesù di Nazaret, in cui il popolo ebraico viene
scagionato da ogni responsabilità per la condanna a morte di Cristo.
Anche il presidente del Congresso ebraico mondiale, Ronald Lander, ha
lodato Benedetto XVI per la posizione assunta, ma ha aggiunto che
sarebbe opportuno un «atto formale», come un'enciclica papale, per
chiarire definitivamente la spinosa questione.
Il
Corriere della Sera, 4 marzo 2011
|
|
La Passione secondo
Benedetto XVI
|
|
Quei
bravi ebrei che sono sempre pronti a lodare la Chiesa cattolica per
quello che fa o omette di fare, dovrebbero ora rimangiarsi quanto
scrissero a suo tempo, per poter ancora lodare Benedetto XVI. Avevano
definito la Dichiarazione Nostra Aetate del 1965 come l’assoluzione del
popolo ebraico per il crimine del deicidio. Evidentemente non avevano
letto il testo della Dichiarazione, oppure non l’avevano capito, oppure
peggio ancora illudevano il pubblico. Oggi sono a corto di superlativi.
Tenterò quindi di ripristinare la verità. La Nostra Aetate fu un enorme passo avanti, il solo in duemila anni, nelle relazioni fra cattolici ed ebrei. Esso
venne dopo che l’antisemitismo della Chiesa aveva segnato la strada al
Nazismo con le tragiche conseguenze della Shoah. Il passaggio rilevante
della Dichiarazione affermava: “E se autorità ebraiche con i propri
seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo, tuttavia quanto è
stato commesso durante la sua passione, non può essere imputato né
indistintamente a tutti gli ebrei allora viventi, né agli ebrei del
nostro tempo”. Questa non era un’assoluzione, ma solo una riduzione del
numero dei colpevoli. Fu un passo avanti, ma le sue dimensioni ridotte
non furono comprese. Perciò gli stessi osservatori stentano oggi a
capire quanto ci dice Papa Benedetto XVI (stavo per scrivere il
professor Ratzinger). Con una dotta dissertazione su Gesù e la sua
passione, egli sostiene che il Vangelo di Giovanni parlò dei Giudei
come accusatori, ma non intendeva “il popolo d’Israele come tale”..In
Marco il cerchio si allarga e compare la massa (in greco Ochlos) “In
ogni caso non è indicato il popolo degli ebrei come tale, “ma solo il
gruppo di sostenitori di Barabba. Secondo Matteo tutto il popolo
avrebbe detto 'il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli'”, ma
il cristiano “ricorderà che il sangue di Gesù è versato per molti, per
tutti. Non è maledizione, ma redenzione”. Bella spiegazione, anche
se non è ancora la dottrina ufficiale della Chiesa, ma si può presumere
che venendo da tale pulpito i fedeli la terranno in grande
considerazione.
Sergio Minerbi
|
|
|
torna su ˄
|
|
|
Imparare il confronto
|
|
Il compito degli insegnanti non
dovrebbe essere quello di “inculcare valori” (qualunque essi siano), ma
di fornire gli strumenti per imparare a ragionare con la propria testa.
Non mi pare quindi che abbia senso domandarsi quali valori siano
“inculcati” dalla scuola pubblica e se essi siano coerenti o meno con
quelli “inculcati” dalle famiglie. Francamente mi lascia un po’
perplessa anche l’idea che le famiglie siano detentrici di una sorta di
“diritto di inculcare”. Eppure lo stesso Shemà sembra contenere
qualcosa di analogo: “Veshinantam levanekhà”, tradotto come “le
ripeterai ai tuoi figli” o “le insegnerai ai tuoi figli”, ma anche come
“le inculcherai ai tuoi figli”. Qui però non si parla di valori, ma di
“queste parole/cose che io ti comando oggi”; non si ordina di imporre
ai figli cosa devono pensare, ma di ripetere, meditare, discutere con
loro, e soprattutto di richiamare concretamente “queste parole”
attraverso oggetti e azioni della vita quotidiana; non un messaggio
imposto dall’alto, ma una pratica vissuta giorno per giorno. Si tratta
comunque di precetti in positivo: non potrebbe essere sufficiente
tenere lontani i figli da chi ha opinioni diverse; chi è sicuro della
propria cultura e delle proprie idee non teme il confronto con gli
altri. Nella scuola pubblica si incontrano insegnanti e allievi di
diverse provenienze, ciascuno con le proprie opinioni, i propri valori,
le proprie usanze, e si impara a confrontarsi nel reciproco rispetto.
E’ questo che a qualcuno dà fastidio?
Anna
Segre, insegnante
|
|
|
torna su ˄
|
notizieflash |
|
rassegna
stampa |
Roma
ebraica verso il voto
|
|
Leggi la rassegna |
Depositate le liste per le elezioni per il rinnovo del Consiglio della
Comunità ebraica di Roma in programma il 10 aprile 2011. A contendersi
la presidenza della comunità capitolina, la più antica della Diaspora,
saranno tre formazioni: Per Israele, Per la Comunità e Hazak. Candidato
presidente della lista Per Israele è l’attuale leader dell’ebraismo
romano Riccardo Pacifici a cui si oppongono in questa tornata Raffaele
Sassun (Per la Comunità) e il consigliere UCEI Victor Magiar (Hazak).
Di seguito riportiamo i nomi di tutti i candidati consiglieri.
LISTA
PER ISRAELE: Pacifici Riccardo PRESIDENTE, Bruno Anav,
Giovanni Ascarelli, Eugenio Calò, Daniel Citone, Ruben Della Rocca, Alessandra Di Castro, Angelo Di Nepi, Joseph Di Porto, Ruth
Dureghello, Avner Flavio Hannuna, Loretta Kajon,
Isacco Luzon, Massimo Misano, Claudio Moscati, Giordana Moscati, Nahum Gina, David
Naman, Aide Naouri, Dario David Perugia, Ruggero Raccah, Vittorio Sasson, Angelo Sed, David Sermoneta, Antonio Spizzichino, Roberto Steindler, Scialom Tesciuba, Stefano Valabrega.
LISTA
PER LA COMUNITA': Raffaele Sassun PRESIDENTE,
Alberto Piazza o Sed, Marco Sed Yotvata,
Raffaele Terracina, Aldo Astrologo, Alberto
Pontevcorvo, Miriam Zarfati, Angelo Liscia , Marco
Sed, Giancarlo Di Castro, David Zarfati, Sergio Tagliacozzo Roberto Di
Veroli, Roberto Perugia, Robert Sassun, Ronit
Dawuan Hassan, Cesare Veneziani, Amos Tesciuba, Gioia Raccah, Sandro
Della Seta, Alessia Kahlun, Angelo Anticoli.
LISTA
HAZAK: Victor Magiar PRESIDENTE, Ariel Arbib,
Alberto Avi Anav, Massimo
Bassan, Guido Coen, Richard (Riccardo) Di Castro, Sandro
Fischer, Cesare Gattegna, Cesare Roger Hannuna, Giuseppe
Kalosky (Jominsky), Giacomo Moscati ,Meer Daniele Naim, Emilio
Nacamulli, Livia Ottolenghi, Emanuele Pace, Dora Piperno, Giampiero
Sonnino, Fiammetta Segrè Tagliacozzo, Serena Terracina, Cesare
Veneziani, Lorella Zarfati.
|
|
|
|
|
|
torna su ˄
|
|
è il giornale dell'ebraismo
italiano |
|
|
|
|
Dafdaf
è il giornale ebraico per bambini |
|
L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un
proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it
Avete ricevuto questo
messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare
con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete
comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it
indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. © UCEI -
Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo
aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione
informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale
di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.
|