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8 marzo 2011 - 2 Adar Shenì 5771
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Roberto Della Rocca
Roberto
Della Rocca,
rabbino

Moshè ha appena terminato la costruzione del Tabernacolo, e, ciò nonostante, la Torah ci riferisce che "non può" accederci quando vuole (Esodo,40; 35). Volere è potere...? Si crede che una forte volontà possa portare sempre e comunque ai risultati desiderati. In questo mondo il termine "io posso" viene vissuto come la scommessa di ampliare la potenza e il potere. Se la Torah dice: "non puoi!", non significa che non ho l’opportunità o le capacità. Significa che "non hai il permesso". In un mondo in cui tutti sono convinti di potere tutto e sempre, la Torah ci insegna che vi sono situazioni in cui dobbiamo rispettare le distanze. Proprio quando qualcosa sembra appartenerci di più ed esserci molto intima dobbiamo prendere coscienza, come succede a Moshè nel Tabernacolo, che è necessario confrontarsi con tende, cortine, filtri, ricordandoci che non possiamo entrare dove e quando vogliamo e che non tutto ciò che si vuole si può fare!
Alberto
Cavaglion,
storico



Alberto Cavaglion, storico
Credevo di aver ascoltato male, giovedì sera ad “Annozero”. La trasmissione era iniziata da pochi minuti. Santoro aveva appena elogiato le cose magnifiche che sanno fare i suoi coraggiosi collaboratori. Così oggi, prima di mettermi a scrivere questa noterella, sono andato a rivedere su youtube il servizio di Corrado Formigli sui rivoltosi che s’oppongono a Gheddafi. Un servizio davvero istruttivo, una voce sincera, non c’è che dire. Ognuno potrà ascoltare, facendo scorrere il filmato al minuto 1.57. Non occorrono commenti. “Gheddafi è un ebreo!”, dice un rivoltoso di Brega davanti all’infatuato e ineffabile Formigli. E poi, a esplicita domanda: “Voi siete contro gli ebrei?”, il rivoltoso di Brega risponde: “I giovani islamici si battono per la libertà”. Che Formigli dovesse dire a caldo qualcosa è da escludere, ci mancherebbe altro; nel commento in studio, su imbeccata di Santoro o di qualcuno dei suoi illustri ospiti, qualcosa, forse, si poteva osservare. Sulle leggerezze pronunciate sempre in tono aulico di “Annozero” si sorvolerebbe volentieri, se il cupo scenario mediterraneo che si apre davanti ai nostri occhi in queste ore non fosse così preoccupante da indurci a osservare l’abisso che separa quella frase dalle ispirate e monotone elegie sul 1848 del Maghreb.

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davar
Rafforzare la democrazia e progettare il futuro di Israele.
Il Keren Hayesod all'incontro con il ministro Lieberman
LiebermanLe note dell'HaTikwa hanno accompagnato l'ingresso del ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman ospite d'onore della serata di gala organizzata dalla Keren Hayesod nella sala dell'albergo romano che ospitava l'apertura alla campagna 2011 dell'organizzazione. Il tradizionale appuntamento del Keren Hayesod è stato incentrato quest'anno sul desiderio di festeggiare i novant’anni di attività e di progetti per sostenere Israele e rafforzare i suoi legami con gli ebrei della Diaspora. Il ministro Lieberman, che in giornata aveva incontrato il ministro degli Esteri Franco Frattini, il cardinale Tarcisio Bertone, responsabile per le relazioni estere della Santa Sede e l’arcivescovo Dominique Mombarti, è stato accolto dalla presidentessa della Keren Hayesod mondiale Johanna Arbib e tutto il comitato organizzatore fra cui Cesare Anticoli, Enrico Campagnano e Barbara Pontecorvo.
Fra le numerosissime autorità intervenute a fianco dell'ambasciatore di Israele Gideon Meir, il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e la vicepresidente Claudia De Benedetti con i Consiglieri Ucei Victor Magiar e Sandro Di Castro, il presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici, il sindaco della Capitale Gianni Alemanno, il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, il presidente Walter Arbib manager della SkyLink Aviation.
Nel dare il benvenuto al ministro, Johanna Arbib ha immaginato lo Stato di Israele fra mezzo secolo, una nazione in pace senza guerre e un mondo in cui non esiste più l'antisemitismo grazie a tutti coloro che hanno lottato per sconfiggerlo.
Poi il discorso è tornato al presente. “Se questo quadro ora sembra impossibile - ha affermato la Arbib - immaginate come possa essere sembrato impossibile ai fondatori dello Stato di Israele trasformare una terra arida in un miracolo nazionale. Questo non è un sogno, è la nostra responsabilità. Noi abbiamo in comune un sogno futuro” ha concluso la presidente che ha anche ringraziato il sindaco Gianni Alemanno per le numerose dimostrazioni di amicizia e vicinanza all'unica democrazia del Mediterraneo e in particolar modo al soldato Gilad Shalit, prigioniero di Hamas da quasi quattro anni e cittadino onorario di Roma dal luglio 2009.
LiebermanAlemanno, nel suo intervento, ha fatto riferimento alle rivolte che in questo periodo stanno attraversando il Nordafrica e il Medio Oriente. "Guardiamo a questi movimenti con la speranza che possano generare nuove libertà e nuove democrazie nel mondo islamico e con il timore che il fondamentalismo possa strumentalizzare questi cambiamenti. Ma, noi sappiamo che nel Mediterraneo ci sono due pilastri, l'Ue e Israele e questi pilastri sono pari nel rappresentare la libertà e la democrazia", ha sottolineato il primo cittadino della Capitale ricordando "l'amicizia" che lega Roma allo Stato ebraico.
Il ministro Lieberman, introdotto dall'ambasciatore Meir ha evidenziato come "non sia giustificato identificare" gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi come "un ostacolo alla pace". Secondo Lieberman, dopo il ritiro di Israele da Gaza, "abbiamo visto" questo territorio "nelle mani di un'autorità terrorista, vediamo il potere di Hamas e vediamo come agiscono per nome e per conto dell'Iran". Allo stesso tempo, "noi abbiamo evacuato ventitre colonie nella striscia di Gaza, e il risultato è stato il lancio di diecimila missili su Israele meridionale e Gilad Shalit ancora nelle mani di chi lo ha catturato".
"Sarebbe assolutamente inaccettabile e una violazione di tutte le regole un riconoscimento unilaterale" dello Stato palestinese "per opera del Consiglio di Sicurezza o dell'Assemblea dell'Onu e non farebbe che penalizzare quanto fatto finora". La pace - ha spiegato il leader del partito Israel Beitenu - "non deve essere artificiosa. Per raggiungere una soluzione, occorrono dapprima sicurezza e benessere. Solo dopo si potrà arrivare ad un accordo sullo stato finale". Lieberman si è detto comunque "ottimista" su una conclusione positiva del processo di pace. Per il ministro "bisogna continuare a mantenere vivo il dialogo. Questo governo ha sempre detto di essere pronto a un negoziato diretto con i palestinesi che però stanno facendo di tutto per evitarlo". E Israele, "ha permesso una crescita economica dell'Anp all'8-9 per cento e, come gesto di buona volontà ha deciso di bloccare la costruzione di colonie per dieci mesi", ha quindi ricordato Lieberman passando a parlare delle rivolte in Nordafrica e Medio Oriente, "le valutazioni di Italia e Israele sugli ultimi sviluppi sono lungo la stessa linea". ha affermato il ministro "Israele, senza alcun dubbio, è l'unico alleato strategico dell'Europa e del mondo occidentale in Medio Oriente". L'alleanza strategica con il mondo occidentale "è il risultato di valori comuni condivisi". Il Paese "è l'unica democrazia stabile e affidabile" nella regione e soffermandosi poi sulle rivolte del Mediterraneo, ha evidenziato come "senza alcun dubbio non ci sia alcun legame tra la questione israelo-palestinese e i disordini ai quali assistiamo in Tunisia, Libia, Yemen o Bahrein". Le motivazioni alla base delle rivolte stanno nella "richiesta di un cambiamento economico, di più libertà e democrazia, avanzata da giovani laici", ha ancora spiegato Lieberman sottolineando che il "mondo arabo si trova davanti a una grande sfida. Qualora i governi non fossero in grado di dare risposte alla popolazioni, il rischio sarebbe l'inasprimento delle posizioni fondamentaliste" in quei Paesi. Mentre per l'Occidente "la conseguenza sarebbe l'arrivo di enormi masse di immigrati". Sia "il mondo arabo, sia i Paesi occidentali devono ben comprendere questo", ha concluso Lieberman.
Stamane invece il ministro israeliano è stato ricevuto dal presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, a Palazzo Montecitorio.

Qui Milano - Sit in per le rette scolastiche
Sit in MilanoQualche decina di studenti accompagnati da alcuni genitori e qualche Consigliere d’opposizione della Comunità ebraica di Milano assieme all’assessore UCEI alla Formazione Raffaele Turiel, si sono dati appuntamento questa mattina per un sit in davanti alla scuola ebraica di Milano. Motivo della protesta, le dimissioni presentate da una docente, in polemica contro la politica di gestione delle rette scolastiche dell'istituto. Il fatto cade in un contesto già teso, dopo le dimissioni dal Consiglio di due componenti d'opposizione che saranno discusse questa sera in una seduta a porte chiuse.

r.t.

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pilpul
Investire sulla cultura
Tobia ZeviHo letto con attenzione l’editoriale di rav Riccardo Di Segni su Pagine Ebraiche di marzo, e devo dire che mi ha convinto. Non so se la mia modesta opinione abbia un qualche interesse su questo tema, ma vorrei provare a chiosare alcuni aspetti del suo ragionamento, in sostanza riassumibile in tre questioni: il Talmud è l’opera fondamentale della cultura ebraica, perno e fondamento della tradizione orale della Bibbia; il fatto che le risorse per questa gigantesca opera di traduzione vengano dalle istituzioni non è di per sé un male; la traduzione, con tutti i suoi problemi metodologici e teorici, è uno straordinario strumento di propagazione della cultura in chiave democratica e facilitante.
Ha ragione Di Segni ad affermare che il valore di un’operazione culturale di questo tipo non consiste solo nell’esito finale, nella pagina stampata, ma nel percorso per giungervi. È proprio così. Molti rabbini, studiosi di varie discipline, studenti di diverso ordine e grado si troveranno a discutere e collaborare per tradurre e interpretare un testo che, come tutti i grandi classici, non smetterà mai di parlarci. In questo senso, se posso azzardare un consiglio non richiesto, troverei significativo che chi si occuperà dell’impresa coinvolga pareri alternativi, personalità non omogenee, scuole di pensiero e discipline distanti. In questo sforzo inclusivo si darebbe a quest’opera nascitura una specificità straordinaria.
Il rapporto con le istituzioni e la politica. Le obiezioni dei contrari non sono prive di fondamento. Cinque milioni di euro, in tempi di crisi economica, sono una bella cifra per un testo che, già tradotto in molte lingue, non sarà certamente un best-seller. Ma questo argomento potrebbe essere del tutto rovesciato. Sono proprio questo genere di opere a meritare il contributo pubblico, quelle cioè che, indipendentemente dal proprio valore culturale, per stazza e pubblico non potranno mai essere economicamente sostenibili. La cultura, in termini politici e di amministrazione, è un sistema complesso, composto da elementi redditizi e da altri decisamente e strutturalmente in perdita. È proprio questa complessità che va tutelata, e a farlo può essere solo il pubblico. Vale per il Talmud, per un museo di provincia, per un fondo di manoscritti antichi. In tempi così grami per le politiche culturali, questi cinque milioni possono essere un bel segnale. E l’unica risposta a chi parlerà ancora di «marchette» fatte agli ebrei sarà l’auspicata qualità di questo lavoro.

Tobia Zevi, associazione Hans Jonas 


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8 marzo, Israele: statistica sulle donne
Tel Aviv, 8 marzo 2011

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Tel Aviv è la capitale delle donne single. In occasione della giornata internazionale delle donne, l'ufficio centrale di statistica israeliano ha reso noto che le donne israeliane single in età compresa fra i 25 e i 34 anni sono il 53 per cento. Hanno una longevità media di 83 anni, hanno mediamente 3 figli e il primo parto è all'età di 27 anni. I divorzi, nel 2008 sono stati circa 14 mila. L'età media delle donne divorziate nel 2008 era di 38 anni. Ancora, fra le donne, le fumatrici costituivano nel 2009 il 13 per cento. La disoccupazione femminile si aggira attorno al 6,5 per cento. Per quanto riguarda l'istruzione l'istituto di statistica afferma che le adolescenti riescono meglio dei loro compagni negli studi liceali, negli esami di maturità e anche nelle prove di accesso alle università.

 
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