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15 marzo 2011 - 9 Adar Shenì 5771
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Roberto Della Rocca
Roberto
Della Rocca,
rabbino

Nei capitoli 4 e 5 del Levitico la Torah prevede alcuni sacrifici espiatori per eventuali trasgressioni che alcune categorie del popolo potrebbero commettere. Per il Cohen, per la Comunità o per una singola persona questa eventualità è preceduta nel testo dalla congiunzione ipotetica "se..." , "im acohen..." se...un cohen..." etc. Per l'eventuale colpa del Nasì, il capo (di una tribù o di tutto il popolo), il testo usa invece la proposizione temporale "asher" , "qualora il capo commetterà una trasgressione..." (Levitico, 4; 22). Rashì in loco legge la parola "asher"  richiamando l'appellativo di "felice", "beato", commentando che è beata quella generazione i cui leader riconoscono pubblicamente di aver sbagliato e fanno ammenda per i loro errori. Rabbi Israel Salanter aggiunge mirabilmente che la vera "beatitudine" di una tale generazione sta nel fatto che le persone non praticano adulazione e piaggeria nei confronti dei loro leader spingendoli a ravvedersi. Beata quella comunità che, in ragione delle sue qualità e virtù, sa richiamare i propri capi alle proprie responsabilità.  
Alfredo
 Mordechai
 Rabello,
 giurista


Alfredo Mordechai Rabello, giurista

Quando pronuncia "Echad" (uno) nella lettura dello Shemà, l'uomo pensa a riconoscere il regno di D-o sul mondo intero, e dimentica di riconoscerlo Re su se stesso. (Rabbi Israel Salanter) 

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davar
Israele si ferma per Gilad Shalit
Traffico fermo in IsraeleTutti fermi e in silenzio come per Yom HaShoah, il giorno che ricorda lo sterminio del popolo ebraico per mano nazista. Mentre proseguono tra mille difficoltà le trattative per il suo rilascio, Israele torna con forza a chiedere la liberazione di Gilad Shalit, caporale dell’esercito israeliano ostaggio da quasi cinque anni dei terroristi di Hamas. Alle 11 esatte di questa mattina la vita degli israeliani ha smesso come per incanto di scorrere: i ritmi frenetici della quotidianità hanno lasciato posto a cinque minuti di silenzio e riflessione per Gilad. Un minuto per ogni anno di detenzione, lontano dagli affetti dei cari e degli amici. L’iniziativa è stata lanciata dal comitato che sostiene la liberazione di Shalit raccogliendo l’adesione massiccia di cittadini e istituzioni politiche. “Negli ultimi cinque anni – ha detto il presidente Shimon Peres durante un suo intervento congressuale a Eilat – l’intera nazione ha unito i cuori nella speranza di vedere il ragazzo tra noi in piena salute. Sentiamo ormai i componenti della famiglia Shalit come parte delle nostre stesse famiglie. Gilad è un soldato delle forze armate e posso garantire che il paese non avrà tregua finché non sarà tornato a casa. Le negoziazioni per il suo rilascio sono estremamente difficili, il nostro interlocutore non ha cuore né legge ma non abbiamo alcuna intenzione di arrenderci”.

Adam Smulevich


Giovanissimi verso Milano per l'appuntamento di Purim
"Nuove iniziative contro la crisi e l'allontanamento" 

Purim - locandinaGiovani ebrei da tutta Italia raggiungeranno nelle prossime ore la Comunità ebraica di Milano per partecipare al calendario di eventi promossi dal 17 al 20 marzo dall’Assessorato ai giovani della comunità milanese in occasione della festa di Purim.
L’iniziativa è organizzata da Assessorato ai Giovani-18 UCEI e Ufficio Giovani Nazionale in collaborazione con la Comunità ebraica di Milano e vede il coinvolgimento attivo di alcuni movimenti giovanili.
I partecipanti esterni alla realtà milanese avranno infatti la possibilità di essere ospitati dai genitori di ragazzi del Benè Akiva e dell'Hashomer Hazair per tutta la durata del loro soggiorno.
“In un periodo di profonda crisi economica e sociale e al contempo di progressivo allontanamento soprattutto nelle Comunità territoriali - spiega Riccardo Hoffman, consigliere UCEI con delega alle attività per i giovani minori di 18 anni - ci è sembrato importante offrire un evento gratuito ai giovani di quelle realtà. Si tratta di un segnale, piccolo o grande che sia, non sempre replicabile e complesso, possibile solo dove le Comunità sono più strutturate e dove si possono creare sinergie con altre istituzioni ebraiche, come ad esempio l'Adei, per far percepire le istituzioni come un Centro Servizi per la collettività”.
Questa visione delle sinergie tra ente centrale e territorio, sostiene Hoffman, dovrebbe portare l’UCEI ad assumere il ruolo fondamentale e unico di promotore e facilitatore delle iniziative locali e allo stesso tempo di organizzatore di propri eventi in sintonia con le esigenze delle singole Comunità.
“Si è cercato di rendere parte attiva i movimenti giovanili - prosegue il consigliere UCEI - perché penso che possano avere un ruolo significativo nel coinvolgimento alla vita ebraica dei giovani delle cosiddette piccole Comunità. Milano in questo senso è strategica perché vicina geograficamente alla maggior parte delle stesse. Importante dovrà essere anche il ruolo di Roma a cui stiamo proponendo di realizzare lo stesso format per altre festività, così come stiamo raccogliendo suggerimenti e proposte da Trieste e Torino restando sempre a disposizione per qualsiasi stimolo, idea o esigenza proveniente da Comunità e organizzazioni giovanili attive sul territorio”.
Hoffman rivolge poi un ringraziamento a chi si sta adoperando per la buona riuscita dell’evento: “Quello che offriamo non sarebbe ovviamente possibile senza il lavoro quotidiano dell'Ufficio giovani nazionale e dei professionisti che ne fanno parte. Lo staff Ugn è impegnato per l’evento di Purim e per le varie iniziative in calendario e non posso quindi che felicitarmi per il loro operato". 

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pilpul
Il dolore e la pace
Tobia ZeviSabato notte una famiglia israeliana, i Fogel, è stata trucidata nel sonno nella sua casa di Itamar, in piena Cisgiordania. A mezzanotte la figlia dodicenne è tornata a casa dopo una serata con gli scout. Nessuno le ha aperto, e ha dovuto scoprire da sé la verità dei suoi parenti sgozzati immersi in un lago di sangue. Tutti, dal padre al fratellino di appena tre mesi. Una strage terrificante.
In seguito alla diffusione della notizia, abbiamo assistito a varie reazioni: una folla commossa ha partecipato ai funerali delle vittime in Israele; manifestazioni di giubilo si sono tenute in varie capitali arabe o musulmane; il governo israeliano ha scelto per la prima volta di mostrare al mondo le immagini terribili dei morti per costringere il mondo a farci i conti; il Giappone è stato spazzato via da un terremoto gigantesco che ha ovviamente catturato l’attenzione dei media internazionali; gli israeliani hanno dimostrato una volta di più la loro straordinaria civiltà, senza lasciarsi andare a nessuna (!) forma di giustizia sommaria.
È difficile aggiungere qualche considerazione quando le fotografie si esprimono in un modo così definito e inappellabile. Sembra quasi di compiere una profanazione. Ma al tempo stesso occorre ricordare che l’unica risposta concreta a queste morti odiose è la ricerca, complicatissima e razionale, di una soluzione di pace. I Fogel erano stati evacuati da Gaza nel 2005. Nel cuore della Cisgiordania sono stati ammazzati da una mano vile. Ma le colonie non saranno mai sicure per gli israeliani, né si riveleranno un baluardo per la sicurezza dello Stato. L’Autorità nazionale palestinese, anziché mostrare inquietanti e ingiustificabili connivenze con terroristi e assassini, dovrebbe cercare di fare qualcosa di efficace per il suo popolo. Accreditandosi come interlocutore responsabile in una trattativa di pace. Altrimenti, quale che sia l’esito finale del conflitto israelo-palestinese, il destino dei palestinesi passerà sopra le loro teste.
Infine, la comunità internazionale deve muoversi seriamente, prendendo in considerazione le istanze e le esigenze dei due contendenti. Ma è lecito aspettarsi qualcosa da un consesso che, mentre Gheddafi sta vincendo la sua battaglia, continua a valutare se riunire il Consiglio di sicurezza entro la fine della settimana? 

Tobia Zevi, associazione Hans Jonas 
 

Libera Chiesa in libero Stato
Gadi PolaccoDinanzi ai grandi flussi migratori "bisogna saper coniugare solidarietà e rispetto delle leggi, affinché non venga stravolta la convivenza sociale e si tenga conto dei principi di diritto e della tradizione culturale e anche religiosa da cui trae origine la Nazione italiana" ha detto Papa Ratzinger parlando ai membri dell'Associazione Nazionale Comuni italiani.
Da buon liberale, quindi laico che non vede conflitto tra laicità e religioni a fronte di reciproco rispetto delle rispettive autonomie,non posso che prendere atto del fatto che il capo della Chiesa Cattolica fa il suo mestiere anche quando,come in questo caso, ribadisce concetti illiberali quali l'aggiornata versione di una sorta di religione di stato che egli ovviamente e legittimamente vede nella tradizione cattolica.
Certo non può passare inosservato come il Papa abbia significativamente scelto, per ribadire questa tesi, un'udienza agli amministratori comunali che, come ha opportunamente ricordato il Sindaco di Firenze Matteo Renzi, come tali sono comunque laici.
Se poi si aggiunge che alla base del discorso vi erano i 150 anni dell'Unità d'Italia il cerchio è chiuso, confermando quanto sia ancora oggi attuale e necessario approfondire il principio cavouriano di separazione tra Stato e religioni.
"Frate, frate, libera Chiesa in libero Stato" sarebbero state,secondo alcune fonti,le ultime parole ancora attuali del liberale e cattolico Cavour.

Gadi Polacco

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notizieflash   rassegna stampa
Israele: l'archivio di Albert Einstein
sarà computerizzato entro un anno
Gerusalemme, 14 marzo
 
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Tra circa un anno l'archivio di Albert Eistein sarà completamente computerizzato e reso accessibile a studenti e ricercatori di tutto il mondo. Lo ha annunciato oggi l' Università Ebraica di Gerusalemme alla quale il padre della teoria della relatività, morto a Princeton (Usa) nel 1955, lasciò in eredità l' archivio. Nell'annuncio dell'Università, che non per caso ha coinciso con l'anniversario della nascita di Einstein e con la Giornata Nazionale per le Scienze in Israele, si afferma che saranno computerizzati 80 mila documenti al fine di assicurarne la conservazione e l' accessibilità.
 

Nonostante l'inedita decisione israeliana di pubblicare le foto delle vittime della strage di Itamar per coinvolgere l'opinione pubblica occidentale nella percezione del pericolo del terrorismo (illustrata da Angelo Pezzana su Libero) l'eco dell'attentato va svanendo. Come spiega Meotti sul Foglio, "il mondo tace sull'eroica operazione". Ne parla per la prima volta l'Osservatore romano come premessa della (condannata) "approvazione di nuovi insediamenti in Cisgiordania" (anche se nell'essenziale le cose non stanno così, non sono nuovi insediamenti nel senso di città e villaggi, ma appartamenti dentro gli insediamenti esistenti). »

Ugo Volli











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