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31 marzo
2011 - 25 Adar Shenì 5771 |
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Riccardo
Di Segni,
rabbino capo
di Roma
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Nell'ordine
delle letture delle parashot di questi giorni, dopo Sheminì, che tratta
degli animali che è consentito o meno mangiare, si passa a Tazria', che
parla di varie forme di impurità, tra cui la tzara'at, che si presenta
come malattia della pelle e come macchia sui muri delle case. L'ordine
logico, secondo i commentatori, è lo stesso della storia della
creazione, prima gli animali, poi l'uomo.La tzara'at, grossolanamente
ma non sicuramente identificata con la lebbra, è vista nella stessa
Torah come una punizione per l'uso improprio della parola, come avvenne
a Miriam che aveva criticato il fratello Mosè. Un danno morale
procurato con qualcosa di invisibile ma udibile, come la parola,
diventa una macchia visibile sul corpo. In tal modo Torah accosta in
successione le cose che rendono impuro l'uomo entrando nel suo corpo e
quelle che lo rendono impuro uscendo dal suo corpo. E' notevole il
fatto che la rivoluzione cristiana contro la Torah inizi proprio
scardinando questa associazione, proclamando l'impurità solo per ciò
che esce dalla bocca. La resistenza ebraica nella fedeltà alle sue
radici assume significato anche alla luce di questo
confronto.
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Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme
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Chi attacca i "coloni" lo fa
tatticamente, ma in realtà attacca tutta la nazione israeliana e
attraverso questa tutto il popolo ebraico, rifiutando una delle basi
della sua esistenza, il rapporto con Eretz Yisrael. Ha ragione Ugo
Volli. Ma ha torto Ugo Volli quando dice che siamo tutti "coloni".
Anche se la scelta di vivere in Eretz Yisrael, idealmente, non può
avere limiti spaziali, da quando esiste lo stato d'Israele è esso, e
nessun altro, il solo agente autorizzato a mediare le necessità e le
aspirazioni politiche degli ebrei in Eretz Yisrael. Purtroppo, una
parte dei "coloni" ha agito e agisce in sprezzante vilipendio nei
confronti dello stato d'Israele e delle sue autorità legalmente
costituite. Infrangere la legge dello stato mediante attività non
autorizzate, insultare e anche usare violenza fisica nei confronti dei
rappresentanti dello stato (come è realmente avvenuto in diverse
occasioni), sono comportamenti non degni di persone civili - ebrei e
non, israeliani e non, "coloni" e non. Pertanto, non siamo tutti
"coloni".
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Qui Bologna - DafDaf di aprile
protagonista alla Children's Book Fair
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Chiude i battenti l’edizione
2011 della Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna. Una Fiera che ha
rappresentato un appuntamento importante per la redazione di DafDaf, il
giornale ebraico dei bambini. Nato solo alcuni mesi fa e distribuito
insieme a Pagine Ebraiche (che questo mese presenta un dossier di 12
pagine dedicato alla letteratura per l’infanzia “Leggere per
crescere”), DafDaf a Bologna è stato protagonista di un incontro che ha
coinvolto addetti ai lavori, editori, giornalisti e agenti letterari,
esponenti della realtà bolognese e molti docenti delle scuole ebraiche
italiane, ma anche autori, disegnatori e membri del Comitato
scientifico che affianca la redazione. Un momento importante che segna
la crescita del giornale ebraico dei bambini, che ogni mese può
avvalersi un numero maggiore di collaboratori e di proposte da tutte le
realtà ebraiche italiane.
DafDaf di aprile, in distribuzione in questi giorni, ha festeggiato il
riconoscimento della Fiera di Bologna con uno speciale dedicato al
mondo dei libri, che affianca la festa di Pesach come tema portante del
numero, “Libri in libertà”. Un doppio filo conduttore rappresentato
dalla copertina firmata da Daniela Melazzi, dove un libro pop-up mostra
Mosè che divide le acque del Mar Rosso, sotto gli occhi incuriositi di
due ragazzini e un paio di gatti.
I libri sono poi protagonisti assoluti delle pagine 12-15. Una fascia
bassa, realizzata con la collaborazione della legatoria Cartabella di
Torino, insegna ai bambini a costruirli con le loro mani. DafDaf
pubblica anche un estratto di “Un dono color caffè”, l’ultima opera
della scrittrice Lia Levi, intervistata da Pagine Ebraiche nel dossier.
Lo speciale si completa poi con un approfondimento sul lavoro
dell’editore e con un box dedicato proprio alla Fiera del libro per
ragazzi di Bologna. Della letteratura per l’infanzia in lingua ebraica
parla anche Sarah Kaminski, docente all’Università di Torino, che firma
l’editoriale.
DafDaf continua a rappresentare anche un grande laboratorio di
illustratori, protagonisti fondamentali di qualsiasi progetto
editoriale per bambini, come ha sottolineato il disegnatore Giorgio
Albertini nel corso dell’incontro alla Fiera. Fondamentale il loro
contributo nelle pagine dedicate a Pesach: il poster centrale, con il
disegno realizzato da Luisa Valenti, racconta curiosità legate al
momento del Seder, il Ping Pong spiega la differenza tra chametz e
matzah, la ricetta fotografica di Daniela Melazzi insegna a preparare
il charoset, Viola Sgarbi ha firmato la pagina sul mese di Nissan.
Nella presentazione alla Fiera di Bologna sono intervenuti anche il
giornalista Guido Vitale, coordinatore dei dipartimenti Informazione e
Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e direttore di
Pagine Ebraiche, Odelia Liberanome del Centro pedagogico UCEI, Rossella
Tercatin, giornalista e redattrice di DafDaf, Ada Treves, responsabile
del coordinamento e controllo qualità della pubblicazione.
Una delle caratteristiche di DafDaf su cui è stato posto l’accento è la
volontà di fare giornalismo per bambini. DafDaf apre ogni numero con
due pagine di inchiesta, prendendo spunto da temi legati alla cultura o
all’attualità ebraica: ad aprile, tempo di pulizie di Pesach, le pagine
2 e 3 parlano di rifiuti, raccolta differenziata, riciclaggio.
L’impegno della redazione durante la Fiera non si è però esaurito con
l’incontro. DafDaf è stato portato negli stand delle principali case
editrici per bambini, oltre che a quello di Israele, dove spiccavano i
libri di Nurit Zarchi, ospite d’onore alla Fiera di Bologna come
rappresentante della letteratura israeliana, protagonista anche del
dossier di Pagine Ebraiche, la quale ha incontrato lo staff del
giornale in vari momenti della sua trasferta italiana.
Al termine delle sue giornate in Fiera la redazione ha voluto salutare
i padiglioni bolognesi come tanti altri partecipanti: sul muro dei
ricordi, dove gli addetti ai lavori lasciano un saggio delle proprie
opere, illustrazioni, fumetti, poesie, storie, è stata appesa anche una
copia di DafDaf.
Rossella
Tercatin
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Qui
Bologna - Leggere per crescere con Nurit Zarchi
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È la signora israeliana dei
libri per bambini. Scrittrice e poetessa di fama mondiale con un
centinaio di pubblicazioni all’attivo, Nurit Zarchi era ieri pomeriggio
ospite d’onore al Museo ebraico di Bologna a margine del duplice
incontro mattutino con giornalisti e addetti ai lavori che l’ha vista
grande protagonista della seconda giornata del Bologna Children’s Book
Fair. Introdotta dai saluti del direttore del Museo ebraico Franco
Bonilauri e dall’analisi critica di Antonio Faeti, docente di
Grammatiche della Fantasia all'Accademia di Belle Arti di Bologna che
ne ha sottolineato la vincente e immaginifica narrativa (“Nurit Zarchi
è un’autrice di tale spessore che per studiarla non basterebbe un
semestre universitario”), la scrittrice si è soffermata sul suo
percorso di approccio al mondo della parola attraverso un affascinante
excursus nei ricordi di bambina alle prese con quella straordinaria e
complessa lingua che è l’ebraico. Lingua che Zarchi modula
continuamente in senso metaforico attingendo a piene mani da un innato
senso umoristico e dal proprio vissuto. Un viaggio nei vocaboli e nelle
loro sfumature infatti, quello intrapreso ieri dall’autrice, per capire
come esperienze personali e sfide della quotidianità di Israele siano
presenti a piene mani nei suoi lavori, tradotti ormai in moltissime
lingue ma ancora in cerca di editore nel nostro paese. Grazie alla
collaborazione dell’addetta culturale dell’ambasciata israeliana in
Italia Ofra Fahri sono stati recitati e tradotti alcuni passaggi dei
suoi scritti in cui risulta evidente l’uso originalissimo fatto della
lingua ebraica in un mix unico di humour, creatività e senso
dell’immaginario che non a caso è oggetto di studio in alcune facoltà
israeliane ed europee.
Per chi volesse approfondire personalità e
influenze tematiche di Nurit Zarchi è possibile leggere l’intervista
rilasciata a Daniela Gross nella pagina di apertura del dossier
coordinato da Rossella Tercatin che Pagine Ebraiche di aprile dedica
alla letteratura per l’infanzia.
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Nurit Zarchi racconta: “Il mio paese sono i
libri”
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Fa ridere, sognare. E spesso
guida i più piccoli nel ritrovare il bandolo di un’esistenza
complicata. Con tocchi leggeri e delicati che riprendono la sua
esperienza di figlia d’immigrati, rimandano al problema della
discriminazione o alludono al dolore della guerra. Nurit Zarchi, la
signora israeliana dei libri per bambini, per la prima volta ospite in
Italia alla Fiera del libro per bambini di Bologna, ha ormai all’attivo
un centinaio di volumi: romanzi, racconti, poesie, saggi e oltre
ottanta opere per l’infanzia. È una celebrità, pluripremiata e
apprezzata. Ma non ha ancora cessato d’interrogarsi sugli ingredienti
artistici capaci di catturare l’attenzione di chi muove i primi passi
sulla via della lettura.
“In ogni narrazione – spiega – mi sforzo d’introdurre elementi legati
alla mia esperienza personale. Non decido mai a priori di parlare di
temi legati alla società o alla politica: sono elementi che emergono di
solito attraverso il filtro della mia soggettività”. Le urgenze e le
ferite del mondo israeliano fanno dunque la loro apparizione nelle sue
pagine in modo sommesso. Sono un bimbo che ha perso il padre in guerra
o il ragazzino che non viene accettato dai compagni perché diverso.
Tocchi discreti che parlano della vita, l’argomento che a suo dire
appassiona di più il pubblico infantile. Basti pensare, dice, al
successo planetario di Harry Potter.
“Nei libri di Joanne K. Rowling si ritrovano i materiali della
mitologia nordica: sono temi radicati in tutte le culture, archetipi
che toccano nel profondo ciascuno di noi”. Forse non a caso, commenta,
i ragazzini in Israele leggono molto sulla Shoah: per un desiderio di
approfondire la loro storia, ma anche per un impulso insopprimibile a
confrontare con i temi della responsabilità, della scelta e del dolore,
con gli ingredienti che compongono le mille sfumature del nostro
vivere.
Anche per questo la signora
Zarchi non sembra troppo preoccupata dalla progressiva riduzione del
pubblico dei piccoli lettori. “È un peccato, certo, perché se sei un
lettore da piccolo continuerai a esserlo da grande. Ma la lettura non è
l’unica attività dei bambini e non è certo la più comoda. Credo che
oggi la narrazione di storie si stia via via spostando su altri canali:
penso ad esempio alle potenzialità offerte dal web e dalle arti
visuali. D’altronde sono solo alcune centinaia di anni che ci
dedichiamo alla lettura di libri, prima la narrazione passava
attraverso mezzi diversi”.
Chissà se la soluzione passerà attraverso i libri digitali con le loro
opportunità d’animazione multimediale. “Per ora - chiosa Nurit Zarchi -
sto imparando a usare il mio Kindle e devo dire che questa forma di
lettura non mi sembra molto diversa da quella tradizionale”. Un
risultato notevole, se si considera cosa sono i libri per questa
avventurosa signora della letteratura.
"Sono il mio paese. Mi danno forza e intimità. La nostra società non è
intima, e poi ho sempre paura di essere buttata fuori dalla mia
esistenza borghese. Come ogni persona che vive della sua scrittura, non
mi sento mai sicura. Un'ombra d’inquietudine aleggia su di noi. Saremo
qui domani? Israele è una società difficile, con un futuro incerto
davanti, una società da incubo, se volete. Herzl aveva un sogno e ha
creato una leggenda. Volevamo una leggenda e l'abbiamo avuta, ed è
difficile vivere in una leggenda”.
Daniela
Gross, Pagine Ebraiche, aprile 2011
L'autrice
Nurit Zarchi è nata a
Gerusalemme nel 1941 da genitori europei. Cresciuta nel kibbutz Geva,
al nord di Israele, dopo l’esercito ha preso il diploma d’insegnante
per poi studiare letteratura e filosofia all'Università ebraica di
Gerusalemme. Qui ha inaugurato i primi corsi di scrittura creativa. In
seguito ha insegnato in quasi tutte le università israeliane. I suoi
libri sono stati pubblicati in America, Europa ed Estremo Oriente e
sono tradotti in 15 lingue. Ha partecipato alla Fiera del libro per
bambini di Bologna martedì 29 marzo con due incontri dedicati
rispettivamente alla scrittura per i bambini di un’altra generazione e
alla letteratura per bambini in un mondo caotico. E poi al Museo
ebraico per un incontro cui ha partecipato il professor Antonio Faeti.
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Qui Milano - Nuovo impegno per la scuola
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Una buona scuola è
fondamentale per la sopravvivenza di qualsiasi Comunità ebraica. Con
questa idea fondamentale si è svolta la cena di gala organizzata dalla
Fondazione per la Scuola ebraica di Milano, in una cornice del tutto
speciale. Nell’Aula magna, per l’occasione trasformata in un elegante
salone dalle luci soffuse, oltre quattrocento persone hanno preso parte
all’evento per manifestare il proprio sostegno all’istituto milanese
che sta attraversando un momento delicato a causa di una progressiva
diminuzione del numero di iscritti che lo ha interessato negli ultimi
anni.
Oltre ai vertici delle istituzioni ebraiche del capoluogo lombardo, tra
cui Comunità, Adei-Wizo, Keren Kayemet, Keren Hayesod, sono intervenuti
diversi ospiti: hanno portato il loro saluto il sindaco Letizia
Moratti, l’architetto israeliano Daniel Libeskind, Roger Abravanel,
autore del libro “Meritocrazia”.
“Questa serata nasce per
ricreare senso di appartenenza - ha sottolineato Cobi Benatoff,
presidente della Fondazione Scuola (nell'immagine assieme a Letizia
Moratti e al presidente della Comunità Roberto Jarach), ringraziando i partecipanti
- La Comunità sta attraversando un momento difficile e dobbiamo essere
grati ai suoi organi di governo che stanno portando avanti un lavoro di
risanamento e taglio agli sprechi molto importante. Anche alla Scuola
deve essere riconosciuto il ruolo essenziale che ricopre nella vita
della nostra Comunità”. Un ruolo sottolineato dagli interventi degli
ospiti e di Claudia Bagnarelli, coordinatrice della scuola primaria e
dell’infanzia, che ha parlato dell’impegno che Scuola e Comunità
profondono per assicurare a tutti i bambini, anche a chi ha esigenze o
problemi particolari, l’aiuto di cui hanno bisogno, concetto
fondamentale della tradizione ebraica.
Per rilanciare la scuola, la Fondazione ha annunciato che si muoverà su
un doppio binario. “Da una parte puntiamo ad aumentare il numero di
studenti attraverso l’istituzione di un centinaio di borse di studio;
dall’altra lavoreremo per migliorare la qualità attraverso l’incremento
delle attività extrascolastiche. Per questo motivo - ha concluso
Benatoff - vi chiediamo di sostenere la Fondazione scuola”.
r.t.
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San Severino Marche rende omaggio a Mosè Di
Segni
Il dottore del coraggio a rischio della vita curava i partigiani
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“E' un paese cui sono legato
da un ricordo affettivo, visto che la mia famiglia si rifugiò in quei
luoghi durante i provvedimenti razzisti e mio padre era il medico della
banda partigiana”, il Rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
(nella foto), non nasconde, non
nasconde una certa commozione nel commentare la notizia che il Comune
di San Severino Marche (Macerata) conferirà la cittadinanza onoraria a
lui e ai fratelli Frida e Elio, cardiologo che vive in Israele. Ad
annunciarlo il sindaco di San Severino, Cesare Martini. La famiglia Di
Segni si rifugiò a Serripola di San Severino dopo essere fuggita dalla
Capitale perché inserita nella lista degli "ostaggi dell'oro". Mosè Di
Segni, fu nascosto con i suoi dalla famiglia del farmacista Giulio
Strampelli, e in quel luogo si unì alla banda partigiana del comandante
Mario Depangher, organizzando un servizio di assistenza sanitaria.
Molti cittadini devono la vita alle cure ricevute dal medico, anche
durante la battaglia di Valdiola del 23 marzo 1944. Dopo la guerra Mosé
Di Segni fu decorato in vita con la medaglia d'argento al valor
militare. Riccardo, Frida e Elio Di Segni hanno mantenuto un forte
legame con San Severino Marche. In occasione della cerimonia il rav Di
Segni donerà al Comune copia di un manoscritto del padre sugli eventi
partigiani avvenuti nella zona. Pagine inedite, che l'amministrazione
comunale pubblicherà per il sessantaseiesimo anniversario della
Liberazione.
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Qui Milano - Un musical per le scuole ebraiche
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Grande successo per il
musical Sogni e Tradizioni, organizzato a Milano dall'associazione
Amici delle scuole. Una cinquantina di alunni delle tre scuole della
realtà ebraica milanese si sono ritrovati sul palco dell'Auditorium
Leone XIII, entusiasti di portare in scena scorci della loro
quotidianità e della loro realtà. Lo spettacolo ha infatti
rappresentato la storia di una famiglia ebraica sefardita legata alle
proprie tradizioni, con musiche interpretate dal gruppo Klezmer, Les
Nuages Ensemble.
Grande l'entusiasmo degli spettatori al termine del musical, che ha
segnato un bel momento di condivisione per la Comunità ebraica
milanese.
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Lo scrittore e il
prigioniero
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Il Tizio della Sera si domanda
se quando uno scrittore manda in forma privata il suo romanzo con la
storia della nazione a cui appartiene a un nemico prigioniero, stia
spedendo in segreto il romanzo a un nemico e tradisca la propria
nazione; oppure, spedendo sottovoce il romanzo, abbia cercato di
scegliere la forma privata del dialogo, e volesse mostrare al
prigioniero che contiene il nemico come siano le persone che tenta di
uccidere, lo Stato che non riconosce. E così facendo, lo scrittore non
si limiti a sapere dal giornale che il nemico è prigioniero, ma ora che
il nemico è prigioniero, lo scrittore faccia il suo mestiere di uomo;
scelga di non rinunciare, proprio col nemico, alle proprie prerogative
umane; illustri la storia, lo spirito, la civiltà, la morale, la
cultura della propria nazione. Faccia vedere al nemico che le persone
della propria nazione non sono come le persone del nemico che mandano i
propri compagni a scannare una famiglia nel buio di un villaggio, ma
nel buio di un carcere faccia arrivare loro un libro da leggere. Se il
romanzo fosse arrivato a destinazione e fosse stato letto, la persona
dello scrittore avrebbe mostrato al nemico che vive nel corpo del
prigioniero che i nemici sono persone e c'è un'universalità del mondo.
Che male c'è, nel bene?
Il
Tizio della Sera
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notizie
flash |
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rassegna
stampa |
Solidarietà
da Roma
per la gente di Itamar
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Leggi la rassegna |
Un’iniziativa di solidarietà e d’apertura al dialogo: è questo il senso
della missione di due giorni d’una rappresentanza della Comunità
ebraica di Roma guidata dal presidente, Riccardo Pacifici,
nell’insediamento ebraico di Itamar in Cisgiordania, teatro nelle
settimane scorse di un sanguinoso eccidio costato la vita a cinque
componenti di una giovane famiglia (padre, madre e tre bambini). La
missione è cominciata con un primo incontro con gli abitanti e un
momento di preghiera comune in sinagoga e prevede che l’intera
delegazione trascorra la notte nell’insediamento. »
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è il giornale dell'ebraismo
italiano |
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Dafdaf
è il giornale ebraico per bambini |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un
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