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1 maggio 2011 - 27 Nisan 5771
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Benedetto Carucci Viterbi
Benedetto
Carucci
Viterbi,
rabbino

'"Siate santi": l' espressione, secondo Ramban, è un invito alla moderazione nell'ambito delle azioni permesse. Buon suggerimento per un mondo che sembra averla completamente perduta.


David
Bidussa,
storico sociale delle idee


David Bidussa
A differenza del “giorno della memoria”, Yom ha-Shoah  avviene in un clima di riservatezza. Credo che una differenza consista in questo: nel primo caso si tratta di riflettere su che cosa si fondi l’autorità e sulle conseguenze dell’obbedienza e dell’autoconservazione; nel secondo caso si tratta di riflettere sulla rilevanza delle singole persone, sulla loro storia e sui legami che  ognuno di loro ha con noi. E’ anche per questo, forse, che nel primo caso al centro stano gli eventi, nel secondo l’elenco dei nomi. Nel primo caso è importante riflettere su fin dove si può arrivare; nel secondo da dove si viene. Nel primo caso l’atteggiamento è guardare con occhi aperti e con mente aperta dentro la storia; nel secondo cercare di ritrovare un passato che abbia ancora una parte in ciò che diventeremo, senza lasciarsi sopraffare e, perciò, impedendogli di dominare e farci credere che siamo solo ciò che siamo stati.
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davar
Qui Torino - A lezione da chi lottò per la libertà
torinoEmanuele Artom, caduto per la libertà, come recita la via a lui titolata nella città di Torino, è stato uno dei protagonisti di una serata davvero densa di eventi alla Comunità Ebraica di Torino, organizzata dall'Associazione Ex Allievi e Amici della Scuola Ebraica di Torino.
La serata si è infatti aperta con la consegna da parte del Presidente Tullio Levi di un certificato di riconoscenza a Emilia Bertola, in onore dei suoi genitori, i coniugi Bertola, riconosciuti come "giusti" per aver aiutato moltissimi ebrei durante il periodo delle persecuzioni nazifasciste.
torinoÈ seguita la proiezione del cortometraggio di Nelo Risi,
"I fratelli Rosselli", vincitore del nastro d'argento nel 1959, appunto sulla vita, ed in particolare sugli ultimi anni di Carlo e Nello Rosselli, "l'opposizione attiva e l'intransigenza morale dell'antifascismo italiano".
Hanno poi commentato la lettura di alcuni brani tratti dai "Diari di un partigiano di ebreo" di Emanuele Artom la testimonianza di Ugo Sacerdote, amico di Artom, e la proiezione del film documentario "Emanuele Artom, il Ragazzo di Via Sacchi" (nell'immagine a fianco e in basso due sequenze del filmato).
torinoÈ stato infine presentato il saggio di Mario Avagliano e Marco Palmieri "Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia. Diari e lettere 1938-1945", un libro che attraversa la storia italiana di quegli anni, "dalla persecuzione dei diritti a quella delle vite", mettendo soprattutto l'accento sulla responsabilità degli italiani in quegli anni, che si tende sempre a sottovalutare.
Due libri e due film che, per dirla con le parole di Giulio Disegni, un organizzatore della serata,"ci hanno mostrato l'immagine di un'Italia che vorremmo dimenticare ma che, purtroppo, è ancora molto presente".

Tommaso De Pas

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pilpul
Il professore a lezione di Talmud
Vito VolterraPer molti secoli il Talmud è stato bruciato nelle pubbliche piazze d’Europa, come nel 1553 a Campo de’ Fiori a Roma. Gli ebrei romani si ingegnarono e ovviarono in qualche modo al divieto ecclesiastico di possedere libri di Talmud, ma indubbiamente lo studio divenne difficoltoso e l’interesse scemò. Una volta abbattute le porte del ghetto di Roma, ci volle del tempo per risalire la china. Un contributo importante per la riscoperta del Talmud si deve al “rabbino straniero” venuto da Trieste, l’illustre talmudista Vittorio Castiglioni, nominato Rabbino capo di Roma nel 1903. Così si legge sul “Corriere Israelitico”, nella cronaca proveniente da Roma il 20 gennaio 1908 scritta dal rabbino Davide Panzieri:
Il Prof. Guidi alle lezioni di Talmud. Venerdì sera 18 corr. mentre il Prof. Castiglioni teneva il solito limmud di Ghemarà alla presenza dei Rabbini ebbe una gradita sorpresa. Il Prof. Ignazio Guidi, celebre orientalista, insegnante all’Università degli Studi di Roma l’Ebraico e l’Abissino, chiedeva di assistere alle lezioni di Talmud; figurarsi con che gioia fu accolta tale domanda che ritornava ad onore di tutti! Infatti egli si interessò assai alla discussione, domandando spesso dilucidazioni al Rabbino Maggiore, che in modo chiarissimo esponeva le varie questioni della Ghemarà. Soddisfattissimo, chiese di poter ancora intervenire volte alle lezioni.
Immagino che, se fosse vissuto oggi, il celebre orientalista professor Guidi, studioso dell’ebraico e dell’abissino, sarebbe stato entusiasta della traduzione del Talmud in italiano promossa dall’Ucei-Collegio rabbinico italiano in collaborazione con il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e finanziata dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca).
Forse non è una coincidenza se numerose riunioni per approntare lo statuto del Progetto Traduzione Talmud si siano svolte in un’aula del CNR intitolata alla memoria di Vito Volterra (1860-1940), il famoso matematico che del CNR fu il primo presidente. Volterra, che era chiamato “il signor Scienza Italiana”, avrebbe apprezzato la sottilissima logica che permea buona parte del Talmud, un monumento all’uso della ragione. Volterra non rimase a lungo presidente del CNR: dopo aver firmato, insieme a pochi altri, il Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce nel 1925, fu sostituito dal regime fascista con Guglielmo Marconi. Volterra perse anche la presidenza dell’Accademia dei Lincei e, dopo il rifiuto del giuramento di fedeltà richiesto nel 1931 ai docenti universitari, fu privato della cattedra. Nel ’38, le leggi razziste antiebraiche sferrarono contro di lui il colpo di grazia. Per quanto “discriminato” (in bene), grazie alla carica di senatore del regno, Volterra, espulso da tutte le accademie italiane (ma non da quelle straniere, inclusa l’accademia pontificia), si avviò a una morte civile e sociale, fino a quella fisica l’11 ottobre 1940. Ora, guardando il suo ritratto austero nell’Aula Volterra durante le riunioni per il progetto di traduzione del Talmud, mi capita a volte di pensare che noi, in quell’aula, stiamo contribuendo (insieme ad altri) al riscatto postumo della sua figura. Signor Scienza, ti hanno cacciato da quest’edificio e dalle altre accademie, prima in quanto antifascista poi in quanto ebreo. Ma i tiranni e i loro regimi passano, le idee e la cultura restano.

Gianfranco Di Segni, CNR e Collegio Rabbinico Italiano



Perché dobbiamo tradurre il Talmud in italiano

Il matematico che amava le donne


Davar Acher - L'esempio di Giovanni Paolo II
Ugo VolliVoglio dedicare questa riflessione alla proclamazione che avviene oggi di papa Giovanni Paolo II a beato della Chiesa cattolica. Io personalmente, credo insieme alla maggioranza del mondo ebraico, ne sono lieto. Non perché gli ebrei possano aderire religiosamente alla decisione della Chiesa: noi non pensiamo che gli uomini possano essere oggetto di venerazione e di preghiera e in genere non conosciamo la funzione di mediazione attribuita dal Cristianesimo a beati e santi; non abbiamo neppure l'idea che il destino delle anime possa essere stabilito o conosciuto da qualche istituzione terrestre. Non possiamo e non vogliamo quindi entrare nel merito della dimensione propriamente religiosa di questa proclamazione. Ma consideriamo che la beatificazione indichi anche sul piano civile una persona come esempio da imitare per il suo comportamento, ne lodi le scelte, la proponga anche ai non cattolici come modello di umanità; ed è su questo piano che siamo lieti del fatto che essa investa il papa polacco.
Karol Wojtyla fu una persona di fede e di evidente coraggio e moralità. Nei confronti del mondo ebraico non solo si mostrò sempre amichevole, ma fece alcune scelte difficile e coraggiose, da quella di indicare, da semplice sacerdote, alle famiglie che avevano ospitato bambini ebrei rimasti orfani durante la Shoà di restituirli all'ebraismo e di non convertirli; alla visita alla Sinagoga di Roma, la prima da duemila anni; dal viaggio a Gerusalemme con la scelta di fermarsi al Kotel e di aderire al costume popolare ebraico di lasciarvi un bigliettino di preghiera; a quella fondamentale di chiedere pubblicamente scusa per le ingiustizie commesse dalla Chiesa nei secoli contro il popolo ebraico. Sono gesti che ci hanno colpito profondamente e che restano nella storia. Indicano un profondo senso di giustizia, ma soprattutto la via di una collaborazione fra fedi di versi, non di un conflitto o di una sorta di concorrenza. Speriamo che questo insegnamento abbia aperto un nuovo cammino concreto di convivenza e di amicizia e crediamo che il papa attuale, che del nuovo beato fu collaboratore insigne, voglia proseguirlo.
Vale la pena di esprimere questa soddisfazione civile, per così dire di buon vicinato, ma anche di fiducia nell'umanità, senza entrare nel merito della scelta religiosa, anche per chiarire ancora una volta la nostra difficoltà su un percorso analogo che la Chiesa ha deciso rispetto a Pio XII. In un caso o nell'altro il senso proprio del titolo di beato o di santo non ci riguardano e quel che discutiamo è la dimensione storica, sociale, pubblica delle figure che la Chiesa sceglie di esaltare e in particolare, per quel che ci riguarda, il loro rapporto con l'ebraismo – che per la Chiesa è sempre una misura di identità, essendo essa nata distaccandosi dalla nostra religione.
Naturalmente l'azione del leader spirituale di una grande religione che è anche capo di stato presenta tanti aspetti e su di essi i giudizi possono variare, specialmente se si attribuisce al papa tutta la complessa azione della Chiesa. Sicché, da un punto di vista laico, i giudizi storici sulle figure dei papi non possono che essere sempre in chiaroscuro, senza condanne assolute o esaltazioni senza ombre. Ma per il mondo ebraico è chiaro che la figura di papa Wojtyla rappresenta un modello positivo di Chiesa, l'esempio di come si possa essere autenticamente e totalmente cattolici e insieme amici del nostro popolo, davvero aperti al dialogo - oltre che naturalmente, nel caso di Giovanni Paolo II, aver offerto al mondo una grande personalità storica che ha dato un contributo essenziale alla liberazione dell'Europa dal comunismo e all'avanzamento della sensibilità e dell'immagine della Chiesa rispetto al mondo contemporaneo. Per questo oggi molti ebrei (e io fra essi) si rallegrano della scelta della Chiesa di onorare e celebrare Giovanni Paolo II.

Ugo Volli


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Netanyahu, preoccupazione per la pace
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L'accordo di riconciliazione annunciato da Hamas ed al Fatah ''deve preoccupare non solo lo Stato di Israele, ma tutti quanti nel mondo aspirano a vedere una pace fra Israele e i palestinesi'': lo ha affermato il premier israeliano Benyamin Netanyahu, aprendo oggi la consueta seduta settimanale del Consiglio dei ministri, alla vigilia di una missione diplomatica in Gran Bretagna e in Francia.






 
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