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 6 maggio  2011 - 2 Iyar 5771
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rav Arbib Alfonso
Arbib,
rabbino capo
di Milano

Uno dei difetti che secondo la parashà di Emòr rendono inadatto il kohen è quello di avere uno degli arti più grande dell'altro. L'autore del commento Toràt Hannefesh, sulla base di un'interpretazione del Gaòn di Vilna, sostiene che ciò rappresenta simbolicamente un difetto nel rapporto con l'ebraismo. A volte siamo portati a sottolineare maggiormente un aspetto della tradizione ebraica a spese di altri verso cui ci sentiamo meno portati. L'ebraismo però è un sistema con un equilibrio e un'armonia interni. Rompendo quest'armonia creiamo un ebraismo squilibrato e difettoso.

Sonia
 Brunetti Luzzati, pedagogista


sonia brunetti
“Il mio vero esilio è la lingua. Vivo da molti anni in Italia ma di Israele mi mancano i proverbi, i modi di dire, la lingua di ogni giorno, quella delle strade e degli autobus Quella lingua così ricca di espressioni tratte dalla Mishnah e dal Talmud che spesso e  inconsapevolmente sono sulle labbra di tutti". Discutendo di identità ebraica tra donne israeliane nella Diaspora.
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davar
Qui Roma - La nuova Giunta sotto il segno dell'unità
dibattito sitoL’obiettivo dichiarato è l’unità di intenti, la condivisione di sfide e ostacoli da affrontare come una forza compatta e allo stesso tempo rispettosa delle diverse identità che la compongono. Nasce sotto questi auspici, nel corso di una riunione svoltasi ieri sera al Centro bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, la nuova Giunta della Comunità ebraica di Roma. Rappresentate in diversa proporzione le tre liste (Per Israele, Hazak, Efshar) che si erano proposte alla guida dell’ente in occasione della recente tornata elettorale indetta per il rinnovo del Consiglio comunitario. A coadiuvare il presidente Riccardo Pacifici sono stati nominati membri di Giunta Marco Sed (EF, assessore entrate e fund raising), Guido Coen (HZ, assessore politiche terza età e disabilità), Giacomo Moscati (HZ, assessore relazioni internazionali e organizzazione eventi), Scialom Tesciuba (PI, assessore alla Kasherut), Ruth Dureghello (PI, assessore alle scuole), Tony Spizzichino (PI, assessore al bilancio), Claudio Moscati (PI, assessore al culto), Joseph Di Porto (PI, assessore alle politiche comunitarie e rapporti UCEI). Coordinatore del Consiglio sarà infine Emanuele Pace (Hazak).
“Le sensazioni sono molto positive” dice il capolista di Efshar Raffaele Sassun. “La riunione di ieri – aggiunge – è stata lunga e non abbiamo avuto modo di sviscerare tutti i punti, però il clima di collaborazione è fattivo. Vedo un cambio significativo rispetto alla passata gestione”. Ottimista anche Guido Coen (Hazak): “Il clima che si respirava ieri – commenta – era disteso. Va detto che una rondine non fa primavera, ma sono fiducioso per il futuro”. Coen invita poi tutti i membri del Consiglio, al di là degli schieramenti di appartenenza, a rimboccarsi le maniche per il bene comune dell’ebraismo romano: “In ballo ci sono molte sfide a partire dal coinvolgimento di quel 60 per cento di aventi diritto al voto che non si è recato alle urne”. Sulla stessa lunghezza d’onda Ruth Dureghello di Per Israele. Al centro della sua riflessione sobrietà nei rapporti interconsiliari e serietà nell’agire. “I presupposti per lavorare assieme in modo serio e sereno – spiega – sono sicuramente buoni. Il clima sobrio di questa prima fase va ora completato con lavoro proficuo, serio e responsabile”. A suggellare il rinnovato spirito di collaborazione una cena a margine della riunione a cui hanno preso parte esponenti delle tre diverse formazioni.

Adam Smulevich



Qui Roma - Progetti al futuro

davarUn governo di coalizione a condizione che i consiglieri di minoranza accettino di aprire un dialogo fra le persone e non fra le formazioni politiche; la distribuzione di responsabilità e incarichi (a cominciare dalla vicepresidenza) a tutti i consiglieri disposti a rifiutare la logica della spartizione per quote; una migliore integrazione del lavoro con i componenti della Consulta anche attraverso il loro coinvolgimento nel lavoro di Commissione; interventi urgenti sul fronte dell’emergenza sociale, ma anche della cultura e dello sport. Alla vigilia di Pesach l’agenda di Riccardo Pacifici, da poco riconfermato alla guida della Comunità ebraica di Roma, è densa di impegni, di scadenze, ma anche di spunti di riflessione da maturare nel corso delle feste. Quando negli ultimi giorni di aprile Pacifici aprirà i lavori del Consiglio proponendo la sua formazione di governo avrà dalla sua non solo la riconferma del suo incarico alla guida della maggiore Comunità ebraica d’Italia, ma soprattutto la prima elezione direttamente determinata dall’elettorato e una migliore governabilità favorita dallo scatto del premio di maggioranza che viene attribuito alla lista capace di raccogliere oltre il 45 per cento dei consensi. Stanco, ma visibilmente soddisfatto, commentando l’esito decisamente favorevole alla sua formazione, Per Israele, Pacifici si lascia andare a una confessione e allude agli effetti delle dimissioni dal passato Consiglio dei componenti di minoranza: “Se la precedente consiliatura si fosse conclusa in un clima sereno forse non mi sarei ripresentato. Ma in generale con questo ultimo successo mi sento alla conclusione della mia esperienza comunitaria e credo di aver conquistato molte esperienze e molti ruoli offrendo alle nostra istituzioni energia e passione”. Forte del 47,05 per cento dei consensi e 15 consiglieri, Per Israele gode di una maggioranza assoluta in Consiglio che si regge sulla prevalenza di un numero e dovrà confrontarsi con le formazioni Hazak (leader Victor Magiar, 30,72 per cento e otto consiglieri) e Efshar (leader Raffaele Sassun, 22,23 per cento e cinque consiglieri). “Le scelte condivise – ribadisce il presidente – sono certamente le migliori, ma non ad ogni costo. Una maggioranza più ampia può essere raggiunta solo uscendo dalla vecchia logica della spartizione degli incarichi, ma confrontandosi sui fatti e sui programmi”. Ma la strategia del riconfermato presidente non ruota tutta attorno alla nuova formazione di Consiglio. “Il ruolo dei giovani – aggiunge – dovrà essere nei prossimi mesi sempre più incisivo. Per questo abbiamo visto con favore la formazione di due diverse liste di candidati per la Consulta, una delle quali composta esclusivamente da giovani e mirata a far crescere una generazione di leader abituati a entrare nel vivo dei problemi e del lavoro”. Oltre a costituire una specie di governo ombra delle nuove generazioni questi giovani dovrebbero anche essere i protagonisti di una intensa cooperazione con il nuovo Consiglio, a cominciare dal loro coinvolgimento nel lavoro delle commissioni che lo stesso Consiglio metterà all’opera. Fra le altre novità in vista, nei programmi di Pacifici la realizzazione in tempi brei del Centro sportivo nella zona di ponte Marconi (“Un’iniziativa da avviare nei prossimi due semestri per dare alla Comunità un nuovo centro di attività e di ritrovo e offrire ai ragazzi vita sociale lontano dai luoghi malsani delle periferie”), l’apertura di un nuovo centro culturale nell’edificio noto come Sant’Ambrogio, alle spalle del quartiere ebraico (“Da dedicare in particolare a una scuola di arti espressive e ai gruppi di teatro dialettale che in questi anni stanno rivelando un incredibile fermento”), ma soprattutto una nuova strategia per affrontare l’emergenza sociale. “Serve – spiega Pacifici – una pianificazione capillare che comprenda i motivi del disagio sociale ed economico delle famiglie. Ma serve anche una programmazione che conosca il territorio e cerchi di favore la concentrazione di nuclei ebraici compatti in modo da favorire la distribuzione dei servizi e degli aiuti”. “Anche quando ci si trova ad affrontare una crisi professionale – aggiunge – le organizzazioni di assistenza devono sviluppare una strategia attiva, che tenga sotto tutela le persone coinvolte e le aiuti a intraprendere nuove esperienze di lavoro anche attraverso periodi di formazione pianificata”. Paradossalmente proprio il nuovo meccanismo elettorale uscito dalla riforma e collaudato con il suo successo è quello che meno convince Pacifici: “Il nostro gruppo – spiega – è sempre stato socialmente e culturalmente molto trasversale, la nostra è la lista più trasversale e rappresentativa, non la più compatta ideologicamente”, conclude facendo trasparire una sorta di nostalgia per il vecchio sistema elettorale in cui l’elettore sceglieva liberamente fra i nomi dei candidati.

Pagine Ebraiche, maggio 2011


Tempo di numeri e bilanci


davar“Sono fiducioso. È iniziato un tempo in cui non si può più sfuggire dalle responsabilità e dai numeri, quelli del voto e quelli dei bilanci”. Victor Magiar (nell'immagine a sinistra, a destra Raffaele Sassun), leader della seconda formazione che entra nel Consiglio della Comunità di Roma e consigliere UCEI offre una valutazione incoraggiante del nuovo meccanismo elettorale. “Per più di 15 anni nel Consiglio della Comunità di Roma si sono confrontate solo due liste, minoritarie ma consistenti, ovvero gli unici gruppi organizzati che con il vecchio sistema elettorale del panachage riuscivano a far eleggere i propri candidati. Il 10 aprile 2011 si è votato per la prima volta con un nuovo sistema elettorale proporzionale e, finalmente, ha potuto accedere un terzo gruppo. Basterebbe questo fatto a permetterci di dire che l’esperimento è riuscito”. “Da oggi due fattori oggettivi ci costringeranno a considerare diversamente sia la realtà romana che le nostre responsabilità: il primo è che i consiglieri eletti, nel loro insieme, raccolgono il consenso di appena il 32 per cento degli aventi diritto al voto; il secondo è che finalmente conosciamo il peso reale delle tre liste (minoritarie) che pretendono la rappresentanza dell’antica comunità: la lista Per Israele con il 47 per cento, la lista Hazak! con il 31 per cento, la lista Efshar con il 22 per cento. Queste osservazioni impongono una presa di coscienza: la collaborazione fra tutti è necessaria sia per poter realmente amministrare l’istituzione, sia per rappresentarne tutte le anime dell’ebraismo romano, sia per iniziare un proficuo lavoro di coinvolgimento di quel 68 per cento di ebrei che non partecipano alla vita comunitaria e che con il loro astensionismo non ne riconosco la rappresentatività”. “Altra novità – prosegue Magiar – l’introduzione del cosiddetto premio di maggioranza per la lista che avesse superato la soglia del 45 per cento dei consensi, norma questa che ha permesso alla lista Per Israele di avere una maggioranza di 15 consiglieri su 28. È questo un aspetto criticato da molti che considerano il fatto che le restanti liste (che raccolgono il 53 per cento dei voti) siano poste in condizione di minoranza. Ritengo invece sia un utile elemento di chiarezza, che non solo ci evita un inutile braccio di ferro sulla leadership della Comunità, ma soprattutto responsabilizza il maggior gruppo di minoranza a assumere scelte meditate. È infatti questa una maggioranza che, pur nella condizione tecnica di amministrare la Comunità in solitudine, dovrà assumersi la responsabilità di optare o no per una scelta politica e culturale di fondo: collaborare o no”. “La lista Efshar – afferma Raffaele Sassun – ha una sua precisa visione per raggiungere la nostra mission. Abbiamo dato la nostra completa disponibilità al presidente Pacifici per contribuire al raggiungimento di traguardi che sappiamo essere comuni. Non ci interessano né giochi di potere, né poltrone, né discussioni sterili. Siamo entrati in campo per lavorare bene per il bene di tutti”. Sassun, leader della terza lista che entra in Consiglio, commentando i risultati riferisce anche della prima riunione di Consiglio: “Posso confermare che ci sono tutti i presupposti per una proficua collaborazione”. “Durante la campagna elettorale – aggiunge – ho sentito critiche per non poter esprimere preferenze su liste diverse, in quanto vi appaiono nomi di candidati ritenuti validi e capaci. Ma ho avuto anche riscontri positivi da tante persone su questo nuovo sistema di voto, perché finalmente gli iscritti possono riconoscersi in un’idea, in un programma di lavoro”. “Grazie al nuovo meccanismo – conclude – finalmente siedono nel Consiglio della Comunità tre liste diverse. Voglio sperare che nel futuro questo numero aumenti ancora perché sono convinto che con più liste sugli argomenti cruciali per il futuro della nostra agguerrita ma purtroppo sempre piccola Comunità, la discussione e la convergenza verso soluzioni condivise non possano far altro che migliorare”.

Pagine Ebraiche, maggio 2011


La riforma è promossa

Promossa a pieni voti. Senza escludere la possibilità di ulteriori perfezionamenti, i padri dello Statuto dell’ebraismo italiano varato all’ultimo Congresso UCEI esprimono un parere positivo sulla riforma e sul banco di prova del voto romano, il primo ad attuare il meccanismo proporzionale, il voto per lista, il premio di maggioranza e l’elezione diretta del presidente indicato dalla lista che supera la soglia del 45 per cento dei consensi. Autorevoli, rispettati, appartenenti ad aree differenti ma sempre gelosi della propria autonomia, Valerio Di Porto e Leone Paserman, che della riforma sono stati fra gli artefici, ne commentano ora gli esiti. “La riforma – commenta Di Porto, che è consigliere UCEI – costituisce senz’altro un successo dell’ingegneria istituzionale. Non è automatico invece che possa rappresentare altrettanto un successo della politica, sia all’interno della realtà romana, sia più in generale nei rapporti fra Comunità o con l’Unione delle Comunità. Ma si tratta di un prezzo da pagare, di una sfida da affrontare in vista di una maggiore rappresentatività, di una forte legittimazione degli eletti”. “Riccardo Pacifici – aggiunge Leone Paserman, che con il leader ebraico romano fu presidente nello stesso Consiglio fino a tre anni fa – può vantare un successo significativo, ma non travolgente, e il risultato del voto proporzionale mette ora a nudo anche la sua forza reale, le dimensioni del suo fenomeno. Ma quello che più conta è la chiarezza dei ruoli. La governabilità garantita, la possibilità di vedere la cooperazione come un dato auspicabile, ma non obbligatorio”. Punti deboli? “Certo – prosegue Paserman – siamo destinati ad assistere a una radicalizzazione delle posizioni, questo meccanismo incentiva forse le conflittualità ideologiche. Ma c’è poca ragione di lamentarsi, sappiamo tutti benissimo che la stagione delle conduzioni comunitarie familiari, unitarie e anti ideologiche di una volta ha fatto il suo tempo”.

Pagine Ebraiche, maggio 2011

Budapest, alla sbarra ex nazista il killer di Novi Sad
È entrato in aula sorreggendosi a un bastone. Poi si è seduto davanti ai giudici e ha innalzato un foglio di carta su cui c'era scritto: «Assassini di un 97enne!». Sandor Kepiro, l'ungherese sospetto criminale di guerra e ora ex super ricercato dai "cacciatori di nazisti" del Centro Simon Wiesenthal, ha fatto ieri la sua prima comparsa al processo che lo vede imputato a Budapest per un massacro compiuto nel 1942 a Novi Sad. Nella città dell'allora Backa jugoslava, la regione annessa all'Ungheria dal regime filonazista di Horthy, l'ex capitano della gendarmeria avrebbe giocato un ruolo da protagonista nella brutale eliminazione di 800 civili serbi e 400 ebrei. La pattuglia ai suoi ordini sarebbe stata responsabile dell'esecuzione di almeno 34 delle 1.200 vittime di Novi Sad, città nella quale «in tre giorni venne eliminata l'intera popolazione ebrea rimasta», illustra lo storico Milan Koljanin. La mattanza non riguardò solo Novi Sad. «In totale circa quattromila persone furono sterminate nella Backa del Sud dalla gendarmeria ungherese nel gennaio '42» denuncia Koljanin. Molte vittime furono gettate ancora vive nel Danubio e nella Tisza, in buchi aperti nel ghiaccio che ricopriva i fiumi. Kepiro ha negato ieri ogni responsabilità: «Il processo è un circo basato su menzogne». Ma le prove contro di lui sembrano schiaccianti.
La Corte utilizzerà anche le carte di un processo del 1944, in cui Kepiro fu condannato per i fatti di Novi Sad da una corte militare di Budapest, per poi essere graziato dal regime e fuggire in Argentina. «Non era stato indagato per l'eccidio, ma per avere disubbidito agli ordini. Gli omicidi furono compiuti senza l'autorizzazione di Budapest, su iniziativa autonoma degli ufficiali a Novi Sad» puntualizza Efraim Zuroff, direttore del Simon Wiesenthal Center a Gerusalemme, il cacciatore di nazisti a cui va il merito di aver portato l'ex ufficiale davanti alla giustizia.
Nel 2006, 10 anni dopo che Kepiro era rimpatriato, fu proprio lui a smascherarlo e a svelarne i crimini. Kepiro ieri ha provato a mettere in risalto la sua debolezza fisica e la sordità ma poi «ha risposto chiaramente alle domande. Senza dubbio è in grado e vuole difendersi, è convinto di essere innocente», suggerisce Zuroff, presente in aula assieme a Vladimir Vukcevic, procuratore serbo per i crimini di guerra e a un pugno di ragazzi che esibivano la stella gialla, in memoria delle vittime dell'Olocausto. Zuroff, dopo Kepiro, promette di continuare la battaglia contro i criminali nazisti ancora latitanti. Tra gli obiettivi dell'operazione "Ultima Chance" ci sono Klaas Faber, SS olandese, Adam Nagorny, aguzzino a Treblinka I, Gerhard Sommer, condannato per la strage di Sant'Anna di Stazzema, tutti residenti in Germania. E «Milivoj Asner, capo della polizia a Pozega, Croazia», durante il regime ustascia. Vive in Austria e Vienna «sostiene che è troppo malato per reggere un processo», spiega Zuroff. Ma un Asner in buona salute fu pizzicato a tifare Croazia agli Europei di calcio del 2008 a Klagenfurt. Infermo o protetto? «L'Austria non ha processato alcun criminale nazista in più di 30 anni. Traete voi le conclusioni» accusa il "cacciatore". E non è solo Vienna a offrire ancora rifugio a ex nazisti: «anche i Paesi baltici e l'Ucraina hanno fatto ben poco».

Stefano Giantin,  Il Piccolo-Trieste, 6 maggio 2011

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pilpul
Sentirsi a casa nelle stanze del potere
Anna Segre“Com’è andata questa settimana?” mi chiede mia madre dall’altra parte del telefono, a tremila chilometri di distanza. Siamo nel 1986 e sto trascorrendo alcuni mesi in un kibbutz. “Bene, siamo andati a Gerusalemme per incontrare il Presidente”.
“Quale presidente?”
“Il Presidente della Repubblica” rispondo con tono quasi spazientito: di che altro presidente avrei dovuto parlare? Poi, posata la cornetta, mi fermo a riflettere: in Italia sarebbe possibile che un gruppetto di diciannovenni vada a casa del Presidente della Repubblica, gironzoli per il parlamento e, dopo una chiacchierata con un deputato, si insedi per una mezz’oretta nel suo ufficio senza di lui? Probabilmente no. Forse è normale sentire le istituzioni più vicine in un paese abbastanza piccolo, dove i rapporti tra le persone sono più informali e si fa di tutto perché i giovani che arrivano dalla diaspora si sentano a casa loro; eppure ho l’impressione che si tratti di una specificità positiva di Israele, poco evidenziata anche all’interno del mondo ebraico. Chissà se ancora oggi è così; chissà se questa vicinanza alla politica può essere sentita da tutti gli israeliani senza distinzioni di religione, razza o sesso, come recita la Dichiarazione d’Indipendenza del 1948. Chissà come sarà Israele a 150 anni.
Comunque sia, in Israele per la prima volta ho sentito concretamente che la politica ci riguarda da vicino, che il Presidente della Repubblica ha la funzione di rappresentare tutti, che i deputati sono pagati per discutere e risolvere i nostri problemi. Ci voleva Israele perché imparassi a sentirmi cittadina italiana.

Anna Segre, insegnante

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notizieflash   rassegna stampa
Eurolega - Maccabi Tel Aviv
e Montepaschi Siena inseguono il sogno
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Grandi emozioni stasera con le semifinali della Final Four di Eurolega: a contendersi l’Europa del basket sul caldo parquet di Barcellona un quartetto di team che promette spettacolo. Si inizia alle 18 con Maccabi Tel Aviv versus Real Madrid per proseguire alle 21 con Montepaschi Siena contro Panathinaikos. Molte possibilità quindi per una finale italo-israeliana anche se i bookmaker propendono per una sfida al vertice tra Maccabi e Panathinaikos. Finale per il terzo posto e finalissima domenica a partire dalle 13.30. Per la corsa all’alloro la Snai vede favorite nell’ordine Panathinaikos (2.30), Maccabi Tel Aviv (3.50), Montepaschi Siena (4.00) e Real Madrid (6.00). Nel palmares del Maccabi cinque Euroleghe: ultimo trionfo nel 2005 contro Tau Vitoria. Il Montepaschi invece è ancora a quota zero.

I servizi di stamane (notiziario del mattino Bokertov, selezione della Rassegna stampa e Portale dell'ebraismo italiano www.moked.it) escono in forma incompleta a causa di uno sciopero proclamato dalla Cgil cui aderisce parte del personale addetto alla produzione. Ce ne scusiamo con i lettori.


 
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Dafdaf
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