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 15 aprile 2011 - 11 Nisan 5771
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l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
alef/tav
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Alfonso Arbib Alfonso
Arbib,
rabbino capo
di Milano


All'inizio della parashà di Behàr viene ripetuto per due volte una mitzvà, il divieto della honaà che comprende una serie molto eterogenea di casi. È vietato per esempio approfittare economicamente di una persona che ha necessità di vendere o comprare un terreno. È vietato dire a un padre che sta seppellendo i suoi figli "non c'è punizione senza peccato". È vietato ricordare a una persona che ha fatto teshuvà le sue azioni passate. Che rapporto c'è tra questi divieti? Una possibile risposta è che in questi casi si approfitta della debolezza altrui o di un momento particolare di debolezza. Questo tipo di atteggiamento è esattamente opposto a quello previsto dalla Torah. La debolezza di una persona dovrebbe suscitare la nostra solidarietà. Siamo chiamati non solo ad aiutare il prossimo ma a capire le necessità degli altri. È questo il significato di uno dei tre pilastri su cui, secondo i Pirkè Avot, poggia il mondo, cioè la ghemilùt chassadìm.
Alfredo
 Mordechai
 Rabello,
 giurista



Alfredo Mordechai Rabello


La tristezza chiude la porta del cielo, la preghiera apre le porte chiuse e la fede riesce a spezzare le muraglie. (Baal Shem Tov) 

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davar
Comunità-Unione: documento comune per superare la crisi
Grazie alla mediazione del Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna, e del Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, e il vice presidente dell’UCEI, Anselmo Calò, si sono incontrati per provare a spiegare alla collettività ebraica l'oggetto del contendere di una diatriba che rischiava, in assenza di chiarimenti fra le parti, di aprire un serio strappo istituzionale tra la CER e l'UCEI. Soprattutto lasciava disorientati i lettori di Moked.it  e del mensile ebraico Shalom in distribuzione in questi giorni che non conoscevano i reali contenuti di una lettera allegata alla mail di dimissioni di Anselmo Calò dalle sue cariche nella Giunta dell’Unione e da Membro del Consiglio dell’UCEI che avrebbe dovuto rimanere rigorosamente riservata fra il dimissionario vice presidente dell'UCEI ed i suoi 17 colleghi del Consiglio e invece è circolata parzialmente e impropriamente in molte “comunità” virtuali.
Le forti reazioni del presidente della CER sono state determinate dalla non conoscenza dei reali contenuti della missiva.
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Qui Torino - La riscoperta del Piemonte ebraico
logoLa riscoperta del Piemonte ebraico va in scena al Salone del Libro di Torino. Tre i libri presentati al pubblico del Lingotto per raccontare il secolare legame tra gli ebrei e la regione sabauda: Vita Ebraica a Fossano (ed. Fondazione Sacco); Ebrej, Via Vico. Mondovì XV-XX secolo (ed. Zamorani) e Gli Ebrei di Cherasco (ed. Zamorani). Tre libri, tre piccole città e la storia di una esistenza passata che lascia le sue impronte nel presente. A spiegare gli intrecci fra queste realtà sono stati gli storici Luciano Allegra per Fossano e Bruno Taricco per Cherasco mentre su Mondovì si è soffermato il ricordo personale di Franco Segre, presidente del Gruppo di Studi Ebraici. .»


Nel numero di maggio di Pagine Ebraiche, attualmente in distribuzione, un grande dossier dedicato, in occasione della manifestazione culturale torinese, al libro e alla cultura ebraica. Fra i diversi servizi gli agenti letterari Susanna Zevi e Marco Vigevani racconto il loro rapporto con i libri e la scrittura

Il lavoro con i libri? Un’avventura senza tregua

Susanna ZeviÈ nata e cresciuta in un mondo di libri, temprata, fin dalla più tenera età, a una severa pratica di buone letture. Bando alle storie da ragazzine e largo a Edgar Allan Poe, Kafka, Proust, Dickens e quant’altro poteva pescare dalla biblioteca di casa. Una biblioteca fornitissima e di ottima qualità, grazie a due genitori d’eccezione: il papà Alberto, matematico e inventore, cofondatore con l’amico d’infanzia Luciano Foà della casa editrice Adelphi e la mamma, Bianca Candian, di professione medico oculista avvezza a dedicare il tempo libero alla difficile alchimia della traduzione letterarie. Nulla di strano dunque se a metà degli anni Settanta Susanna Zevi, allora studentessa universitaria, imbocca, quasi per caso, la via dei libri. Per ritrovarsi subito, grazie alla rete di frequentazioni familiari, sulla strada maestra. Entra infatti nell’Agenzia letteraria internazionale, con Erich Linder, mitico agente letterario che nel suo carnet d’autori ha annoverato nomi sacri quali Ezra Pound, James Joyce, Kafka e Philip Roth.
È la nascita di una vocazione che nel giro di qualche decennio fa di Susanna Zevi un agente letterario di fama. Tra i suoi autori, uno scrittore al top delle classifiche di vendita quale Erri De Luca e, in campo ebraico, Meir Shalev, Haim Baharier e il grande Moshe Idel. Quest’ultimo pubblicato proprio da Adelphi: la casa fondata dal padre Alberto dove oggi a governare il settore dell’ebraistica è la sorella di Susanna, Elisabetta.
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Come sarà il nuovo grande romanzo ebraico italiano

Marco VigevaniIl prossimo grande romanzo ebraico italiano? Non giungerà dal mondo che abbiamo imparato a conoscere dalle pagine di Giorgio Bassani, di Natalia Ginzburg o di Alberto Vigevani. Ma si alimenterà della nuova linfa portata dalle immigrazioni. E dunque sgorgherà dalla penna di un ebreo libanese o persiano o tripolino, da quel gusto della vita che si alimenta negli incroci e scontri tra mondi e culture diverse, da quel tratto cosmopolita che contrassegna i nostri tempi.
Il pronostico è prezioso, perché viene da Marco Vigevani, figlio di quell’Alberto che nei suoi romanzi raccontò l’ebraismo italiano e agente letterario di collaudata esperienza. Uno che prima di passare a questo mestiere, dieci anni fa, si è impadronito dei delicati meccanismi editoriali, prima da Longanesi e poi alla Mondadori occupandosi di narrativa e saggistica imparando, in qualità di editor, a riconoscere le impalpabili qualità del libro che funziona.
Uno che ha seguito Vedi alla voce amore di David Grossman, il libro che in Italia diede il via al boom della letteratura israeliana, il Libro nero di Grossman e Erenburg o il Libro nero del comunismo e oggi rappresenta autori di gran successo quali Giorgio Bocca, Mario Pirani o Paolo Rumiz.
La sua agenzia letteraria si trova nel cuore chic di Milano, a due passi da Sant’Ambrogio. È un angolo di pace, affacciato sul verde di un bel cortile, stipato di libri ben allineati sugli scaffali lucidi. Ma a fugare ogni tentazione nostalgica provvede una pioggia battente di telefonate, messaggi e mail che parlano di libri, diritti, nuovi autori, fiere internazionali, aerei da prendere e appuntamenti urgenti. 
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Qui Milano - L'identità professionale medica e l'etica ebraica
logo AMEL’identità professionale in sanità tra spesa e qualità della cura è stato il tema di un prestigioso convegno tenutosi il 12 maggio all'Assolombarda di Milano.
Fra i molti interventi in programma anche una presenza di primo piano dell'Associazione Medica Ebraica.
Il convegno ha visto l’apertura di Renato Botti di Confindustria Lombardia Sanità Servizi e gli interventi, nella prima parte, moderata da Maria Giulia Marini di Fondazione ISTUD e da Giorgio Mortara dell’Associazione Medica Ebraica Italia di Delia Duccoli (Fondazione ISTUD), Cesare Efrati (Ospedale Israelitico Roma), Giovanni Fattore (Presidente economisti sanitari italiani), Alberto Scanni (Fatebenefratelli Oftalmico Milano), Lorenzo Moja (Università Statale di Milano), Enrico Mairov (Associazione Monte Sinai).
Nella seconda parte dell’incontro una tavola rotonda moderata da Giovanni Fattore e Sergio Harari, all’interno della quale sono intervenuti Walter Locatelli (Direttore Generale ASL Milano), Antonio Panti (Presidente Ordine dei medici di Firenze), Gianni Giorgi (medico e manager della sanità), Carlo Maria Terruzzi (FIMMG), Leonardo La Pietra (Direttore Sanitario IEO), Bruno Piperno (Presidente Ospedale Israelitico di Roma).
Le conclusioni sono state affidate a Luciano Bresciani, Assessore alla Sanità Regione Lombardia.
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pilpul
Tradizioni e traduzioni
Anna SegreLa versione dal latino o dal greco è un esercizio strano: i ragazzi si trovano tra le mani un testo di dieci o quindici righe, senza conoscere il contesto e nemmeno l’opera da cui è tratto, e devono tradurlo rispettando esattamente la sintassi, con una precisione che si potrebbe definire maniacale; tutto ciò non tanto per poter apprezzare il significato del testo, coglierne il messaggio, o gustarne il valore letterario, ma per dimostrare la propria conoscenza delle regole grammaticali. Potrebbe sembrare davvero bizzarro, se non fosse sostenuto da una lunga tradizione: così hanno fatto i nostri nonni, i nostri genitori, lo abbiamo fatto noi e lo facciamo fare ai nostri allievi perché lo facciano fare ai loro allievi. Credo si tratti di una tradizione tipicamente italiana. Questo non significa necessariamente che sia una cattiva tradizione, non solo perché insegna a usare la logica, ma anche perché, pur non dando troppo peso ai contenuti, insegna comunque a rispettare i testi e a coglierne ogni aspetto, anche il più sottile: perché è stata usata quella forma verbale? Perché è stato scelto quel vocabolo? Perché quel termine è ripetuto? Sembrerebbe quasi un allenamento per il midrash. Sorprende, però, che una tradizione così consolidata di attenzione alla lettera del testo si sia sviluppata in un paese in cui si considera perfettamente normale leggere e commentare i testi sacri in traduzione anziché in lingua originale.

Anna Segre, insegnante

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notizieflash   rassegna stampa
Da una lingua all'altra,
viaggio verso l'ebraico

  Leggi la rassegna

Proiettato in anteprima italiana nella sala del Centro bibliografico dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane il documentario Misafà lesafa - Da una lingua all'altra, realizzato dalla regista israeliana Nurith Aviv. Il documentario, è costruito su interviste a intellettuali israeliani provenienti da tutto il mondo, che ‘originari’ di diverse madrelingue, ‘approdano’ in un’altra lingua, quasi fosse un’altra patria. Alla presentazione del documentario è seguito il dibattito cui ha partecipato anche la regista in videoconferenza, coordinato da Victor Magiar, assessore alla cultura UCEI, cui sono intervenuti, Muriel Drazien, Charles Melman, Shalom Bahbout, David Meghnagi e Laura Quercioli Mincer. Ci si può intendere parlando la lingua dell'altro?  E' possibile penetrare il proprio inconscio con uno psicanalista di un paese straniero?  Cos'è la lingua del paradiso? Cosa significa Babele per il variegato mondo israeliano?  Qual è il luogo dell'impossibile nel comprendersi e quale la terra della nostalgia? La parola, il narrare storie, possono salvare dal dolore del mondo? Siamo necessariamente inchiodati alla lingua materna? E quale lingua madre nel crocevia di lingue che attraversano il soggetto?. Questi, fra gli altri, gli interrogativi cui si è cercato di dare una risposta nel corso della serata.

 
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