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16 maggio 2011 - 12 Iyar 5771
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Riccardo Di Segni
Riccardo
Di Segni,
rabbino capo
di Roma

E' difficile capirlo, per chi osserva da fuori, e forse anche per chi sta all'interno. C'è un rapporto del tutto particolare, organico, essenziale, tra le Scritture e l'esperienza ebraica. Qualcosa che due millenni di cristianesimo non sono riusciti a scardinare, proponendo la loro lettura alternativa dell'"Antico" Testamento. Un esempio? Questa settimana leggeremo i terribili capitoli che chiudono il libro di Wayqrà, il Levitico. I primi versi del capitolo 26 li abbiamo già letti questa mattina: "se osserverete le mie leggi... metterò la pace nella terra, starete tranquilli senza chi vi incute timore, la spada non passerà nella vostra terra". Non sono messaggi astratti, la terra è sempre la stessa, la pace è sempre quella che si aspetta, la spada è sempre la stessa. Dopo più di trenta secoli dalla scrittura di questi versi, e all'indomani del "giorno della sciagura", come amabilmente viene definito l'anniversario in data civile della fondazione dello Stato d'Israele.

Anna
Foa,
storica

   
Anna Foa
Come non guardare alla visita di Giorgio Napolitano in Israele e alle parole che, dall'alto della sua  carica e soprattutto del suo elevatissimo prestigio morale, ha pronunciato ieri ritirando all'Università di Tel Aviv il premio Dan David? "Mi compete di certo la responsabilità di operare come presidente della Repubblica italiana per il consolidamento della democrazia nel mio paese. [...] La democrazia, neppure se sia sta ricostruita come in Italia sulle forti basi di una moderna Costituzione, può considerarsi moderna e vitale una volta per tutte. E' mio dovere adoperarmi perché in questo senso si esprima in Italia uno sforzo condiviso".

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davar
Italia-Israele - Napolitano e Peres, valori comuni
Il 2 giugno assieme a Roma per festeggiare la Repubblica
Napolitano-PeresC'è una strada, c'è una via aperta da percorrere anche nei giorni più difficili, anche nei momenti più dolorosi. C'è un percorso cui dobbiamo continuare a guardare con fiducia, una scelta che non conosce alternative valide. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in Israele al centro di un denso calendario di incontri di politica e di cultura, lo ha riaffermato questa mattina aprendo a Gerusalemme i lavori della prestigiosa due giorni di lavori dedicata a Italia e Israele: gli ultimi centocinquant'anni, e lo ha ricordato ieri in serata a Tel Aviv ricevendo il premio Dan David.
E', quella del Presidente, una determinazione che nemmeno in momenti tumultuosi, quando la febbre del Medio Oriente sembra puntare a nuovi picchi, lascia spazio alla disperazione. C'è una strada e nessun'altra: quella dell'affermazione della democrazia, della difesa dei valori di libertà e di eguaglianza che ci sono stati lasciati in eredità, che tutti noi siamo tenuti a coltivare. Devono saperlo gli israeliani, i palestinesi, gli italiani.
Napolitano, che nella sua missione è accompagnato fra gli altri dal presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, è venuto a riannodare i temi di un'antica amicizia con la nostra storia nazionale e con gli ideali ispiratori del sionismo. E' giunto a salutare nella comunità degli italkim, i cittadini israeliani di lingua italiana che danno vita a una straordinaria comunità di persone, di vicende e di idee, un gruppo di italiani che fanno onore all'Italia. E' venuto a ricordare la Storia, a riscoprire i valori fondanti, ma anche cercare alleati fra vecchi amici, primo fra tutti il Presidente di Israele Shimon Peres.
La più alta carica dello stato israeliano sarà al suo fianco a Roma, fra pochi giorni, in occasione di una festa della Repubblica, quella che il prossimo 2 giugno si celebra nella stagione dei 150 anni dell'unità nazionale, aperta a tutti i leader mondiali che guardano con interesse all'Italia democratica. Peres e Napolitano saranno assieme per rinnovare una nuova intesa fra Roma e Gerusalemme.
“Sono qui - ha confermato Napolitano accogliendo storici e studiosi al convegno - in questa terra ricca storia e suggestioni per celebrare i valori che ci accomunano. Il prossimo 2 giugno non sarà solo un evento italiano. Sarà con particolare piacere che accoglierò a Roma il presidente Shimon Peres. La sua presenza marcherà il decisivo contributo dei paesi amici e di alleati e persone provenienti da un grande numero di nazioni del mondo”.
“Ci accomuna - ha proseguito il Presidente - l'anelito alla conquista stato nazionale espresso dai popoli italiano ed ebraico. Due vicende intrecciate in modo ineludibile. Due popoli che hanno in comune un lungo vissuto di divisione e dispersione. Il Risorgimento italiano pose l'idea di Nazione, gli ideali di democrazia, libertà progresso sociale e solidarietà, anche internazionale. A questo proposito vorrei ricordare figure come Garibaldi, che combatté per la libertà su molti fronti, e la visione europea di Mazzini e di Cattaneo. L'evolversi della coscienza ebraica condusse alla consapevolezza di non essere più solo comunità religiosa, ma popolo e nazione. La lezione di Giuseppe Mazzini impostò la questione nazionale con una forte impronta umanistica e universalistica. Emergeva la distinzione e la distanza da approcci aggressivi e l'anelito a una società più libera, più giusta e più laica.
“In occasione dello scorso Giorno della Memoria - ha concluso Napolitano - al Quirinale il professor Giuseppe Galasso ha parlato della storia degli ebrei italiani nei termini di aspirazione alla libertà, all'indipendenza e diritto autodeterminazione dei popoli. E' questo un patrimonio prezioso ancora oggi in un'Europa alla faticosa ricerca di nuovi equilibri e a un Medio Oriente convulso. Mi auguro che dalle aspirazioni sincere dei due popoli che hanno un destino intrecciato possano emergere la forza morale e gli ideali per affrontare le grandi sfide del futuro”.
Nel corso del convegno, che si concluderà domani, sono poi intervenuti, dopo i saluti di Gabriel Motzkin, direttore dell’Istituto Van Leer di Gerusalemme, e l'introduzione di Reuven Amitai, preside della facoltà di Lettere, Università Ebraica di Gerusalemme, molti studiosi. Ecco un quadro dei temi toccati nella prima giornata di lavori moderati da Manuela Consonni (Università Ebraica di Gerusalemme), Andrea Vento (giornalista e saggista) e dall'ambasciatore Sergio Itzhak Minerbi.
Roma e Gerusalemme - Due città allo specchio nella storia (monsignor Pierfrancesco Fumagalli, Biblioteca Ambrosiana); L’Italia, gli ebrei e il sionismo; Risorgimento e sionismo nella storia europea (Shlomo Avineri, Università Ebraica di Gerusalemme); Gli ebrei italiani e il Risorgimento (Ester Capuzzo, Università “La Sapienza”); Il Risorgimento, la Chiesa e gli ebrei (Marco Cuzzi, Università di Milano); La prima guerra mondiale, gli ebrei ed il periodo coloniale: il caso della Libia e dell’Egitto (Luigi Goglia, Università Roma Tre); I rapporti tra fascismo e sionismo (Simonetta Della Seta, Ambasciata d’Italia in Israele); Il corpo di spedizione militare Italiano in Palestina 1917-1919 (Benjamin Kedar, Università Ebraica di Gerusalemme); Il coinvolgimento militare dell’Italia (Nir Arielli, Università di Worcester); L’Italia e l’Alyiah Beth; (Mario Toscano, Università “La Sapienza”); Gli italiani e lo Stato d’Israele (Arrigo Levi, Presidenza della Repubblica).

gv 

Qui Torino - Percorsi di ebraismo
BirnbaumDue eventi diversi e indipendenti, ma legati da un filo comune che potremmo riassumere come i diversi percorsi dentro e verso l’ebraismo si sono svolti a Torino negli scorsi giorni. Nel pomeriggio si è inaugurato il progetto Yachad, un progetto pensato e organizzato da Rav Eliahu Birnbaum (nell'immagine), rabbino capo della comunità di Torino, per coppie e famiglie in cui uno dei coniugi non è di religione ebraica. Il progetto è comunque aperto a chiunque voglia avvicinarsi all’ebraismo a prescindere dal fatto che abbia o meno l’intenzione di convertirsi. A questo progetto l’UCEI fornisce un supporto educativo e culturale a cura del dipartimento Educazione e Cultura. All’incontro hanno partecipato circa 40 persone. L’incontro si è aperto con una presentazione del progetto da parte di Rav Birnbaum e di Edoardo Segre, vicepresidente della comunità. Successivamente il Rav Roberto Della Rocca, direttore del DEC, ha tenuto un discorso di introduzione al progetto nel quale ha posto l’accento sulla necessità dell’accettazione delle mizvot nei percorsi di conversione all’ebraismo e soprattutto sull’esigenza che chi intraprende questo percorso sia supportato dall’intera comunità. Dopo un breve dibattito è seguito un breve intervento del Maskil Gadi Piperno sul tema della continuità nell’ebraismo.In serata è stato proiettato il film “Il viaggio di Eti”, che racconta la ben nota storia degli ebrei di San Nicandro Garganico dalle prime mosse di Donato Manduzio fino ai giorni nostri, vista dagli occhi di Eti, una nipote di una coppia di Sannicandresi che fecero l’Aliah nel 1949. Il film ha suscitato un grande interesse e alla proiezione è seguito un dibattito alla presenza di Grazia Gualano, ebrea Sannicandrese, del Rav Della Rocca e del Maskil Gadi Piperno.

Qui Torino - Ballando sulle note dell’Yiddish Tango
logoIn una classifica dei binomi più singolari questo sarebbe con tutta probabilità in zona Champions: Yiddishkeit e cadenze sensuali del tango. Eppure, per quanto apparentemente assurdo, il binomio funziona, come testimonia questa foto scattata ieri sera in Piazzetta Primo Levi. L’obiettivo di Ada Treves coglie un momento molto suggestivo della serata Yiddish Etnotango, evento organizzato dalla Comunità ebraica del capoluogo piemontese in Torinocollaborazione con Etnotango e Circoscrizione 8 di Torino nell’ambito delle iniziative OFF Salone Internazionale del Libro. L’iniziativa, introdotta dai saluti del consigliere della Comunità ebraica Sarah Kaminski e dal presidente della Circoscrizione 8 Mario Levi, è stata suddivisa in due sessioni. Nella prima reading ispirato al volume Il ballo proibito. Storie di ebrei di Tango (ed. Le Lettere) di Furio Biagini, con intervento dei ballerini di Etnotango a eseguire Tango Muto contemporaneamente alla lettura dei brani a cura copertina librodi Monica Mantelli. Approfondito in questa fase l'insospettabile nesso che vi è tra matrice culturale ebraica e origini del popolare ballo argentino. Legame questo che si sviluppa nei vicoli di Buenos Aires nel secolo scorso grazie al contributo di numerosi emigrati ebrei provenienti dall’Europa askenazita e in misura minore da quella sefardita. Nella seconda sessione via ufficiale alle danze con milonga sulle reminiscenze ebraiche nel tango che ha celebrato, nel segno della seduzione sospesa tra ritmi latini e klezmer, un grande incontro tra mondi molto distanti nell’immaginario comune. La soddisfazione più grande è arrivata dal pubblico, partecipe e numeroso. “C'era davvero tanta gente tra cui molte facce nuove” commenta entusiasta Sarah Kaminski. Altre iniziative in Piazzetta a cura della Comunità ebraica erano previste lungo tutta la giornata di domenica. Iniziative però preventivamente annullate a causa del maltempo (poi smentito da uno splendido sole che ha irradiato Torino dall’alba al tramonto) annunciato nei giorni passati dai meteorologi.

Qui Roma - Coro Ha Kol, un concerto per il Monte Carmelo
logoSala gremita all'Auditorium di Roma dove nella sala Petrassi il Coro Ha Kol si è esibito con un concerto di beneficenza i cui fondi saranno destinati al rimboschimento del Monte Carmelo in Galilea. L'evento organizzato in collaborazione con il Keren Kayemet le Israel ha visto l'esibizione del Coro, diretto dal maestro Andrea Orlando, con un repertorio non liturgico nelle sue tre sezioni, il coro da camera, composto da dieci elementi, che ha eseguito musica del '600, il coro femminile che ha cantato brani di musica israeliana e la sezione completa composta da trenta elementi che fra gli altri brani ha eseguito l'inno israeliano e quello italiano, il salmo 98 musicato dal maestro Elio Piattelli, Al Kol Ele, Yerushalaim shel zahav, La vita è bella di Nicola Piovani e, per la prima volta, Yahalè Kolenu di Vittore Veneziani. Al concerto hanno partecipato eccezionalmente anche la cantante Evelina Meghnagi accompagnata dal chitarrista Domenico Ascione e il tenore Claudio Di Segni, già direttore musicale del Coro Ha-Kol con il quale ha condiviso diverse esibizioni in ambito nazionale spesso di grande importanza e dal 2008 direttore del Coro del Tempio Maggiore di Roma, che ha eseguito un brano tratto dall'Ebrea di Fromental Ha Levy.

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pilpul
Imprescrittibile
Donatella Di CesareIl processo a John Demjanjuk, il boia di Sobibor, sarà forse uno degli ultimi per i crimini dell’epoca nazista. La condanna ripropone la questione della necessità che quei reati siano sottratti a ogni prescrizione, dichiarati imprescrittibili.
Rispetto alla colpevolezza germanica si può perdonare l’offesa irreparabile fatta all’uomo, che è offesa fatta a Dio? Si può concedere generosamente un perdono «urbi et orbi», elargire una assoluzione che spesso sconfina in un tacito autoassolversi? Soprattutto: si può perdonare chi il perdono non l’ha neppure chiesto? E poi: in nome di chi si potrebbe perdonare? Solo alla vittima spetta il diritto di perdonare.
La grandezza della Torah sta nel provare orrore per il perdono concesso per procura e nel non poter negare giustizia a chi la reclama. L’offeso deve essere placato, risarcito, consolato. Israele rifiuta una concezione hegeliana della storia che presume di installare la pace di un ordine universale ignorando e calpestando le lacrime private.
Per essenza il perdono è impossibile. Il perdono, se c’è, non perdona che l’imperdonabile. Si può essere d’accordo con Jankélévitch secondo cui «il perdono è morto nei campi della morte». Si può pensare, con Lévinas e con Derrida, che il perdono ha a che fare con il «dono» e l’esperienza paradossale della donazione che eccede la logica penale e che, nella sua eccezionalità, è estranea allo spazio giuridico.
Ma un punto fermo deve essere l’imprescrittibilità dei crimini nazisti. Imprescrittibile non è imperdonabile. La storia continuerà, ma non con l’equivoco di un perdono confuso con il lavoro del lutto, l’assimilazione del male, l’oblio. La ferita della Shoah resta fuori dalla prescrizione giuridica, inferta nel tempo e inscritta nella storia a venire.

Donatella Di Cesare, filosofa

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notizie flash   rassegna stampa
Qui Roma - Scuola ORT Italia,
una serata per gli ex alunni
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LocandinaA distanza di trentatre anni dalla prima classe di maturità tutti gli ex studenti della scuola ebraica ORT Italia si reincontrano. Lunedì 23 maggio alle ore 20.30 presso la nuova sede di via Portico d'Ottavia 73 gli ex alunni dal 1947 a oggi, potranno riassaporare, almeno per una sera, l'atmosfera dei tempi passati sui banchi delle superiori. Ci si prenota alla serata inviando una email a bethceto@hotmail.com Sarà offerta una cena e saranno proiettati video dei tempi passati. Presenti all'iniziativa anche gli ex professori.
 
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