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17 aprile
2011 - 13 Iyar 5771 |
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Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Stasera
e domani è Pesach Shenì,
una sorta di Pesach di “riserva” per coloro che non hanno potuto fare
il sacrificio pasquale
a suo tempo o perché in stato di impurità o perché impossibilitate a
raggiungere il Santuario. In questo giorno non si recita il Tachanùn
(preghiera di supplica), qualcuno usa mangiare matzòt o dolci di Pesach
per richiamare alla memoria l’atmosfera della festa passata. Qual’ è il
senso di tutto ciò ? Perché prevedere, dopo un mese, un “recupero” per
Pesach, cosa impensabile per qualsiasi altro adempimento? Pesach è il
momento, più di ogni altro, in cui ci si riconosce come popolo e nel
quale ognuno si riappropria dell’identità ebraica. E soprattutto per
quegli ebrei che si sono “…resi
impuri, o che si trovano - bederekh
rechokà - in un percorso lontano…..”
(Numeri; 9, 10), deve essere sempre concessa un’altra chance.
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Dario
Calimani,
anglista
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Nella Corea del Sud si studia
il Talmud a scuola e tutti ne hanno una copia in casa tradotta in
coreano, perché lì sono convinti che la genialità degli ebrei è dovuta
allo studio della Ghemarà. Ma è vero che tutti gli ebrei studiano il
Talmud? Ed è vero che tutti gli ebrei sono geniali? Sulla base di due
assiomi errati si costruisce l’antisemitismo. Un amico intellettuale
era solito dirmi: “Gli ebrei vengono ammirati (e accettati) per la loro
intelligenza. E se invece fossero tutti stupidi, sarebbe allora una
buona ragione per eliminarli?” L’ammirazione incondizionata è sempre
sospetta.
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Napolitano conclude con
gli Italkim la sua storica visita
"Sentimenti di amicizia e di solidarietà" a Gerusalemme |
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"Ritorno dopo qualche anno
in questo luogo di indimenticabile significato simbolico e impatto
emotivo e rinnovo sentimenti di amicizia e solidarietà". Lascia queste
parole sull'albo della comunità degli Italkim che lo ha accolto
fratenernamente a Gerusalemme. Lascia Israele circondato da sentimenti
vivi di amicizia, di affetto e di solidarietà. Ma il l'agenda della
storica, intensa visita del Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano non è ricca solo di affermazioni di principio e momenti
ufficiali. L'incontro con la comunità degli italiani in Israele,
avvenuto ieri sotto le volte della casa italiana di Gerusalemme ha
infatti aperto nuovi orizzonti di collaborazione e di intesa.
Al tempio italiano che simboleggia la nostra presenza nazionale nella
capitale ebraica il Presidente ha visitato in anteprima la mostra Da
Garibaldi a Herzl aperta da oggi al pubblico e realizzata in
collaborazione con molti enti fra cui gli archivi e il museo della
Comunità ebraica di Roma. Alla scoperta di testimonianze emozionanti e
talvolta poco conosciute che dimostrano il ruolo da protagonisti degli
ebrei italiani nel processo di unità nazionale italiana Il Capo dello
Stato ha salutato i suoi ospiti definendo quella italiana di
Gerusalemme una "comunità specialissima" in ragione dei "valori storici
e religiosi" da essa incarnati. Ad accogliere Napolitano erano presenti
tutti i leader della comunità degli italkim (il discorso di benvenuto è
stato pronunciato dal professor Sergio Della Pergola) assieme al
Presidente degli ebrei italiani Renzo Gattegna.
“Gli italiani di questa
generazione – ha commentato il Presidente Ucei sintetizzando il
significato della missione - grazie alla struttura istituzionale
democratica garantita dalla Costituzione hanno vissuto 63 anni di
libertà e di rispetto dei diritti fondamentali. Gli ebrei italiani,
appartenenti a una minoranza che ha contribuito alla formazione della
civiltà e della cultura del nostro Paese e dell'Europa, ma ha anche
dovuto attraversare i millenni vedendosi spesso negare dalle stesse
società e dai governanti la pari dignità e il reciproco rispetto, forse
sono oggi in una posizione privilegiata per apprezzare più di altri
l'enorme progresso e il passo decisivo verso la libertà, l'eguaglianza
e la fratellanza iniziato nel 1948". “Infatti – ha aggiunto Gattegna -
per gli ebrei e per altre minoranze, la cosiddetta emancipazione, nel
secolo che è trascorso dall'emanazione dello Statuto Albertino del 1848
e l'entrata in vigore della Costituzione repubblicana del 1948,
esattamente 100 anni, non possono dimenticare che in questo periodo
sono compresi anche gli anni dal 1922 al 1945 durante i quali l'Italia
fu degradata dal fascismo a dittatura e gli ebrei da cittadini che
avevano combattuto nelle guerre risorgimentali e nella Prima guerra
mondiale vennero ridotti a esseri inferiori, braccati e deportati dalle
loro case e avviati verso lo sterminio. “Non si può che essere felici –
ha concluso il Presidnete dell'Unione - dei riconoscimenti che in
Israele sono stati attribuiti al Presidente della Repubblica Napolitano
e ritenere che l'impegno, la determinazione e l'equilibrio con i quali
in ogni occasione si erge a supremo difensore dei valori
costituzionali, siano alla base del vastissimo consenso e della stima
che tutti gli italiani dimostrano nei confronti del Quirinale e
dell'altissima carica ricoperta con tanto onore".
Giunto in Israele sabato notte Napolitano, ha ricevuto prestigiosi
riconoscimenti, come il Dan David Prize e anche visitato anche i
Territori palestinesi.Proprio riguardo alla notizia portata dal
Presidente della Repubblica sulla possibile apertura di una ambasciata
palestinese a Roma, la vicepresidente della Commissione Esteri della
Camera Fiamma Nirenstein ha emesso una nota in cui afferma che
"L`unificazione tra Fatah e Hamas, organizzazione terroristica e
antisemita con lo scopo di distruggere Israele, come sancito del resto
nella sua carta costitutiva, rende problematica l`istituzione di
un`ambasciata palestinese in Italia”. "Lo dico nell`apprezzamento del
viaggio in Israele del presidente Napolitano, che ha di nuovo ribadito
i sentimenti di profonda amicizia fra il popolo italiano e quello
israeliano e dopo la dichiarazione del primo ministro Berlusconi dei
giorni scorsi, in cui ha sottolineato come l`Italia sia contro la
dichiarazione unilaterale e a favore della trattativa per realizzare il
processo di pace e la speranza di due stati per due popoli". In una
dichiarazione riportata dalle agenzie di stampa il Presidente della
Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici si è dal canto suo appellato
al presidente della Repubblica. "Napolitano è un amico di Israele – ha
detto - e mi auguro che si opponga all'autoproclamazione dello Stato
palestinese. I drammatici episodi della Nakba, con il tentato ingresso
in Israele di palestinesi da Gaza, Siria e Libano, ripropongono in
maniera drammatica il problema della ostilità che circonda il popolo
israeliano".
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Un secolo e mezzo di
scambi e di esperienze Dall'Italia e da Israele: storia, realtà sociale e valori comuni |
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Chi sono gli Italkim, gli
italiani che hanno scelto di vivere in Israele? Come interpretare il
loro itinerario, le loro vicende storiche? Quale ruolo possono assumere
nell'ambito della società italiana, di quella europea e sulla scena
mediorientale?
Sul monte Scopus, all'Università Ebraica di Gerusalemme si conclude
stamane la seconda giornata del pretigioso convegno dedicato a
Italia-Israele: gli ultimi 150 anni. Un caleidoscopio di storia,
cultura, analisi sociale e politica sotto l'alto patronato del
Quirinale voluto dall'ambasciata d'Italia in Israele e coordinato da
Simonetta Della Seta che ha offerto innumerevoli spunti di riflessione
e di conoscenza.
Fra gli interventi di oggi quelli di due italkim di Israele di grande
prestigio, i professori Sergio Della Pergola e Vittorio Dan Segre.
Della Pergola ha tracciato un quadro statistico e sociologico della
comunità degli italiani che consente di comprendere, nell'ambito di
numeri piccoli ma significativi, quanto sia stata e continui ad essere
importante nel quadro della società israeliana.
I cittadini italiani che vivono in Israele sono circa 14 mila. Un
microfenomeno, ma di grande significato, che ha lasciato il segno sulla
storia e continua a lasciarlo sull'attualità.
L'analisi dei flussi dell'Aliya, della salita verso Israele, consente
di leggere i grandi fenomeni condizionati dai drammatici avvenimenti
del secolo scorso, dalle persecuzioni, dalla costruzione dello stato
democratico ebraico in Palestina, dell'entrata di Israele con i
conflitti del 1967 (il grande spartiacque della Guerra dei Sei giorni)
e del 1982 (prima guerra del Libano), degli Anni di piombo, della
tensione e del risorgere di un antisemitismo mimetizzato sotto le
ambiguità della critica al progetto sionista, della fine della Prima
repubblica italiana.
“Una comunità - ha concluso il demografo - che ha dato molto al paese
chiedendo pochissimo in cambio. E anche una comunità che come hanno
dimostrato alcuni dati presentati in anteprima, ha spostato in larga
maggioranza bruscamente il proprio asse politico dal fronte
progressista a quello conservatore”.
Vittorio Dan Segre, in un intervento di altissimo richiamo ai valori
che l'insigne studioso e diplomatico ha affidato per la pubblicazione
al numero di giugno del giornale dell'ebraismo italiano Pagine
Ebraiche, è tornato alla lezione mazziniana che insegnò la prevalenza
doveri sui diritti e al credo dei primi sionisti.
Gli ebrei italiani che al momento dell'unità nazionale rappresentavano
l'uno per mille della popolazione, furono il 115 per mille nelle guerre
di Indipendenza e il 139 per mille nell'esercito nazionale che prendeva
forma”.
“Il costo culturale e sociale della costruzione nazionale e
dell'entrata nella modernità fu enorme e lacerante. Ma gli ebrei
italiani lo affrontarono restando sempre, nel bene e nel male in prima
fila. Comprendere i tradimenti dell'Italia, superare l'esclusione e le
persecuzioni comportò un prezzo altissimo. E gli ebrei italiani furono
numerosi alla Marcia su Roma, come furono numerosissimi nella
partecipazione alla lotta partigiana .
“I numeri - ha concluso Segre - contano poco nelle riscosse spirituali.
Non so se i maestri di oggi potranno far rifiorire quel gentil stil
nuovo che caratterizzò le vicende degli ebrei italiani – ma sono certo
che il contributo degli Italkim possa essere ancora significativo per
sviluppare quel coraggio civile che i Italia e in Israele deve essere
risvegliato, quell'amore del libero dibattito, l'impegno inderogabile
contro il falso, l'immorale e l'ingiusto”.
Dopo il benvenuto di Ruth Fine, capo dipartimento di Studi Romanici e
Latino Americani dell'Università Ebraica, moderato dai professori
Israel Bartal,Università Ebraica di Gerusalemme, Giovanni Pillonca,
direttore Istituto italiano di cultura di Haifa, Cristina Bettin,
dell'Università Ben Gurion e Carmela Callea, direttore dell’Istituto
italiano di Cultura di Tel Aviv, il convegno è poi proseguito con
relazioni dedicate a I viaggiatori italiani a Gerusalemme negli anni
Venti e Trenta (Charles Burdett, University of Bristol), L’architettura
italiana degli anni Trenta in Palestina (Masha Halevi, Università
Ebraica di Gerusalemme); Il patrimonio archeologico legato all’Italia
(Yaacov Schaffer), L’Italia e l’aspirazione ai Luoghi Santi (Paolo
Pieraccini, Università di Firenze), Gli ordini religiosi in Israele ed
il legame con l’Italia (padre Pierbattista Pizzaballa, Custodia di
Terra Santa); I fotografi italiani e Israele (Gabriele Borghini, Comune
di Siena); Ebrei ed Israele nel cinema italiano (Asher Salah, Accademia
Bezalel), Lo scambio letterario: il racconto di un grande scrittore
(Meir Shalev); Le influenze musicali (Edwin Seroussi, Università
Ebraica).
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Qui Torino - Il Salone
del Libro chiude in bellezza |
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L’edizione 2011 del Salone
Internazionale del Libro di Torino conclusosi ieri chiude con una
grande affermazione numerica che avvicina – per alcune ore si era
pensato che potesse persino batterlo - il primato assoluto al
botteghino riscontrato nel 2010. Circa 305mila visitatori (nel 2010
erano stati 315mila) per la più partecipata manifestazione europea del
settore. Manifestazione che quest’anno aveva come ospite d’onore la
Russia e che per la prima volta apriva uno spazio significativo sulla
letteratura palestinese. “La gente - il commento del presidente del
Salone Rolando Picchioni - non si è stancata del clima di festa di
questo Salone. Avevamo pensato che dopo i bagni di folla torinesi delle
ultime settimane, con le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia,
l'Adunata degli Alpini e le notti bianche, la gente non avesse più
voglia di grandi eventi. Invece non è stato così". Molti come ogni anno
gli appuntamenti con scrittori di fama internazionale. Per quanto
riguarda gli autori nostrani overbooking tra i tanti gli incontri con
Dario Fo, Margherita Hack e Massimo Gramellini. Numeri importanti anche
per Lorenzo Del Boca e l’esegeta biblico Erri De Luca, autore di due scritti, E disse (ed.
Feltrinelli) e Le sante dello scandalo (ed. Giuntina), entrambi
posizionati ai primissimi posti nella classifica dei libri più venduti.
Vincitore del Premio Internazionale del Salone 2011, dopo la
straordinaria affermazione dell’israeliano Amos Oz nell’edizione
passata, lo scrittore spagnolo Javer Cercas, che allo sprint
ha
battuto l’algerina Assia Djebar e l’indiana Anita Desai. Anche
quest’anno moltissimi gli incontri in calendario dedicati a
ebraismo e cultura ebraica, sfide di Israele in un Medio Oriente spesso
ostile, valore imprescindibile della Memoria. Era stato proprio una
tavola rotonda dal titolo Identità italiana identità ebraica,
coordinata dal giornalista Guido Vitale con interventi del rav Roberto
Della Rocca e degli storici Anna Foa, Emiliano Perra ed Elena Mazzini,
ad accogliere alcuni tra i primissimi visitatori nella giornata
inaugurale del Salone. A seguire, nei cinque giorni di fiera,
protagonisti tra gli altri David Bidussa e Sarah Kaminski, Alberto
Cavaglion e Massimo Foa. Grande successo di pubblico anche per la
presentazione di due volumi dedicati alla partecipazione ebraica alla
Resistenza: Ebrei nella Resistenza in Piemonte 1943-1945 (ed. Zamorani)
di Gloria Arbib e Giorgio Secchi, Voci della Resistenza ebraica
italiana (ed. Le Chateau) di Alessandra Chiappano. Due testimonianze di
valore, quelle della coppia Arbib-Secchi e di Chiappano, che rendono
giustizia a una straordinaria vicenda di coraggio spesso poco
considerate dalla storiografia.
Come da tradizione infine Salone del Libro significa inevitabilmente
ancbe Pagine Ebraiche. Il giornale dell’ebraismo italiano è stato
infatti massicciamente distribuito all’ingresso principale del
padiglione centrale per il terzo anno consecutivo. Grande interesse in
particolare per il dossier che il numero di maggio dedica al libro e
alle novità letterarie di quest’anno dando appuntamento proprio al
Salone di Torino e alla Festa del Libro Ebraico di Ferrara. Molti
visitatori hanno chiesto informazioni su come abbonarsi e ricevere il
mensile UCEI a casa. Tra I tanti aneddoti quello che riguarda Franco,
simpatico e arzillo 90enne di origine ligure. “Tutti gli anni siete i
primi espositori da cui vado” ci raccontava questo nostro affezionato
lettore. Franco ha poi aperto la sua borsa a tracolla e sistemato
all’interno una decina di copie da distribuire a parenti e amici. “Ci
state simpatici” il suo saluto prima di dirigersi verso il padiglione
centrale mano nella mano con la compagna di una vita.
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Con Napolitano e i fratelli Coen la notte dei Dan David
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Marcus Feldman, i fratelli
Cohen, Cynthia Kanyon e Gary Ruvkun sono i vincitori per il 2011 del
premio Dan David, riconoscimento che prende il nome dal filantropo di
origine rumena che deve la sua fortuna a un prestito d'onore: grazie
infatti al prestito di un cugino gli fu possibile investire 200mila
dollari per acquisire una quota della Photo Me, azienda produttrice
delle macchine automatiche per fototessere della quale ora è presidente
e azionista. Un riconoscimento prestigioso ricevuto qualche giorno fa
dal presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano (per l'anno
2010) alla presenza del suo omonimo israeliano Shimon Peres, per
l'impegno da sempre dimostrato per l'affermazione dei valori
democratici.
Il professor Marcus Feldman dell'Università di Stanford è vincitore del
premio 2011 per la sua ricerca pionieristica nel campo dell'evoluzione
degli animali e delle piante nella sezione “Passato – “Evoluzione”.
L’attività di ricerca del professor Feldman ha prodotto risultati di
grande interesse nel campo dell’evoluzione animale e vegetale. Il suo
lavoro ha portato a una maggior comprensione dell’importanza del
fattore culturale nelle diverse civiltà. L’opera di Feldman non entra
solo nel merito di argomenti scientifici di base, ma indaga anche le
conseguenze sociali delle conclusioni da lui tratte in termini di
modelli evolutivi. Con il professor Luigi Cavalli Sforza, Feldman ha
dato origine alla teoria quantitativa dell’evoluzione culturale, studio
la cui applicazione potrebbe avere conseguenze molto importanti
soprattutto in riferimento alla società cinese.
Nella sezione “Presente –
“Cinema e Società” il premio è invece andato ai Joel ed Ethan Coen per
la loro originale e creativa collaborazione, unica nella storia del
cinema. I Coen sono due due celebri registi e sceneggiatori
statunitensi, famosi soprattutto per le loro commedie irriverenti e
sofisticate. Normalmente scrivono insieme il soggetto e la
sceneggiatura dei loro film e, nonostante di solito sia Joel a essere
accreditato come regista, la collaborazione tra i due fratelli è così
stretta che questa distinzione non è netta, tanto che nel mondo del
cinema vengono spesso definiti come "il regista a due teste".
Il controllo sul taglio finale dei loro film, la padronanza dei generi
cinematografici, la commedia noir e la loro capacità di portare la
complessità narrativa in trame apparentemente semplici, sono diventati
i tratti distintivi delle loro pellicole.
Il cinema di Joel e Ethan Coen ha sempre goduto di una considerazione
notevole presso i critici: il loro film d'esordio, Blood Simple, ha
avuto un immediato successo. Refrattari alle definizioni che ne
stigmatizzino il loro modo di fare cinema, Joel ed Ethan sono quelli
che più apertamente rigettano lo status di registi impegnati o la
qualifica stessa di autori. Il loro è un cinema classico, nel senso più
stretto del termine. Nella loro produzione una dozzina di film e un
gran numero di premi tra cui un Oscar per la migliore regia per No
Country for Old Men (Non è un paese per vecchi).
Ai professori Cynthia Kenyon dell'Università della California e Gary
Ruvkun della Facoltà di medicina dell'Università di Harvard
va infine il premio nella sezione “Futuro– Invecchiamento Affrontare la
sfida” per la loro ricerca a seguito della quale è stato stabilito che
l'invecchiamento è regolato geneticamente e che un ormone simile
all'insulina umana è la chiave della longevità. Nel riassumerei suoi
successi e quelli del suo gruppo di ricerca, Cynthia Kenyon ha
dichiarato: "A me sembra possibile che una fonte di giovinezza, fatta
di molecole, e non semplicemente di sogni, un giorno possa essere
realtà".
Kenyon è membro della National Academy of Sciences. Tra i tanti
riconoscimenti le sono stati conferiti una laurea honoris causa
dell'Università di Parigi, il King Faisal Premio Internazionale per la
Medicina, il premio della Fondation IPSEN e l'AARP Inspire Award Premio.
A Gary Ruvkun è stato riconosciuto il merito di aver dato un importante
contributo per il futuro della salute umana con la scoperta della
conservazione delle vie di segnalazione ormonali, con influenza
universale in materia di invecchiamento degli animali. Le sue ricerche
nell'ambito dell'invecchiamento hanno un enorme impatto nello studio
della longevità e della salute umana. Tra i riconoscimenti da lui
ottenutivi: il Benjamin Franklin Medal del Franklin Institute, il
premio Albert Lasker per la ricerca medica di base. Ruvkun è inoltre
membro dell'Accademia Americana delle Arti e delle Scienze e della
National Academy of Sciences
Istituito nel 2002, il Dan David Prize è un prestigioso premio
internazionale gestito dall’Università di Tel Aviv che promuove
ricerche innovative e interdisciplinari e che viene assegnato ogni anno
a tre personalità che si siano distinte per eccellenza, creatività,
giustizia, democrazia, progresso e nella promozione di lavori
scientificamente, tecnologicamente e umanamente rilevanti per lo
sviluppo e il miglioramento del nostro mondo. Il riconoscimento
interessa tre diverse dimensioni temporali: passato, presente e futuro.
Ogni anno la commissione internazionale sceglie una materia di studio
per ciascuna categoria. Per ogni dimensione temporale viene assegnato
un premio da un milione di dollari. I vincitori donano il 10 per cento
della somma del proprio premio per il finanziamento di 20 borse di
studio destinate a studenti eccellenti che seguono corsi di dottorato e
post-dottorato in tutto il mondo. Il Premio Dan David intende svolgere
un ruolo determinante nella formazione della prossima generazione di
leader e coinvolge gli studenti delle scuole superiori attraverso un
concorso di scrittura chiamato "Name Your Hero" (Dai un nome al tuo
eroe).
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Qui Roma -
Antisemitismo e islamofobia
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“Desidero
esprimere il mio
plauso ai promotori dell'iniziativa per il carattere innovativo e
originale della metodologia seguita, consistente nell'analizzare in
modo comparativo e approfondito i fenomeni dell'antisemitismo e
dell'islamofobia”, così il presidente della Camera. Gianfranco Fini, ha
introdotto ieri nella sala del Mappamondo della Camera dei deputati il
convegno dedicato alla presentazione della ricerca su antisemitismo e
islamofobia realizzata su iniziativa del Comitato Passato e Presente di
Torino (che riunisce la Fondazione Istituto Gramsci, il Centro Studi
Piero Gobetti, l'Istituto G. Salvemini e la Fondazione Rosselli), e finanziata dalla Compagnia di San Paolo. L'iniziativa dal titolo “Antisemitismo e islamofobia. Tra ostilità e
convivenza” è stata organizzata d'intesa con l'associazione "A buon
diritto" e con l'associazione di cultura ebraica "Hans Jonas",
rispettivamente presiedute da Luigi Manconi e Tobia Zevi. Dopo i saluti
di Gianfranco Fini sono intervenuti all'incontro l'onorevole Rosy
Bindi, Luigi Manconi, Tobia Zevi, Saul Meghangi, Adriano Prosperi e
Claudio Vercelli.
Si tratta di un contributo prezioso - ha continuato Fini nel suo
intervento - alla conoscenza delle tristi dinamiche del pregiudizio
etnico, razziale e religioso che si sono da tempo riattivate
all'interno della società italiana ed europea. E' mio auspicio che le
Istituzioni sappiano trarre da ricerche come questa lo spunto e
l'impulso necessari a moltiplicare gli sforzi per la salvaguardia della
comunità nazionale da ogni pulsione razzista, integralista e xenofoba.
Venendo ai contenuti della ricerca, dobbiamo subito osservare che vi
emerge, come dato generale, il preoccupante aumento, nel giro di
qualche anno, della ignoranza, della preconcetta diffidenza, se non
dell'aperta insofferenza nei confronti delle minoranze etniche e
religiose”. “Sarebbe un grande risultato se la politica rinunciasse
sempre e comunque ad assecondare e vellicare le paure irragionevoli e
le pulsioni oscure variamente presenti nella pubblica opinione".
Ancora, la terza carica dello Stato, ha sottolineato che si producono
"danni profondi alla tenuta civile e democratica della società quando
si rappresenta l'arrivo di migranti con l'immagine pericolosamente
fuorviante dell''invasione'. Secondo Gianfranco Fini "la legge della
domanda e dell'offerta non va applicata in politica come la si applica
nel commercio. Perché accade in politica che sia spesso l'offerta a
orientare e a far crescere la domanda. E non c'è dubbio che quando la
politica offre paure e rassicurazioni ingiustificate, genera a sua
volta nei cittadini altre paure e altre richieste ingiustificate di
rassicurazione, in un circuito vizioso che danneggia la democrazia".
Fra gli altri illustri e stimolanti interventi il professore Adriano
Prosepri ha offerto il seguente spunto di riflessione: “Una domanda si
impone davanti alle rivelazioni di questo rapporto: dobbiamo ammettere
che c’è stata una vittoria postuma di Osama bin Laden, qualcosa che
sopravvive alla sua scomparsa in questo levarsi di barriere mentali e
legali nelle nostre società documentato dal rapporto firmato da Alfredo
Alietti e Dario Padoan? O non si dovrà piuttosto rivolgere lo sguardo
all’interno stesso delle nostre società e al loro deficit di cultura e
di tutela dei diritti umani?”. “Per rispondere alla domanda - prosegue
- bisognerà intanto partire dal nucleo fondamentale del rapporto: la
scoperta che dopo l’11 settembre 2001 il razzismo è riemerso e si è
generalizzato al di là dei ristretti territori politici e culturali
dove dormiva il virus di questa peste del XX secolo. Oggi è diffuso
nell’atmosfera e contagia, in forme più o meno gravi, la maggioranza
della popolazione. E offre, come suggeriscono gli autori, un 'legame
sociale nella società dell’eccezione giuridica'. Il titolo richiama
l’attenzione sulla mentalità diffusa ma anche sulle regole che
governano oggi la nostra società, suggerendo implicitamente un problema
che si deve affrontare qui: quale sia il contributo alla diffusione del
razzismo offerto dal potere politico, sia in generale, sia nel caso
specifico del regime di populismo mediatico oggi vigente”.
“Dunque - prosegue Prosperi - il dato di partenza è che atteggiamenti
di tipo razzistico, ritenuti un residuo di culture obsolete e superate,
stanno riemergendo. Ne è coinvolto un numero alto di persone. Non si
tratta di un razzismo aggressivo e violento: questo però non ci
tranquillizza”. E infatti avverte: “C’è un limite in questa inchiesta:
qui si censiscono opinioni. Se accanto alle opinioni si mettono gli
episodi di cronaca che si sono infittiti nella vita del paese ci
troviamo davanti a forme di intolleranza violenta esplosa con atti
individuali e con fiammate collettive”. La
ricerca dedicata a Il razzismo come legame sociale nella società
dell’eccezione giuridica. Alcune note su anti-semitismo e
anti-islamismo in Italia, coordinata da Alfredo Alietti e Dario
Padovan, ricercatori di sociologia presso le Università di Ferrara e
Torino, è stata promossa dal Comitato Passato e Presente di Torino con
il sostegno della Compagnia di San Paolo. Il Comitato è nato nel 2007
dalla sinergia tra quattro istituti culturali, il Centro studi Piero
Gobetti, la Fondazione istituto piemontese Antonio Gramsci, la
Fondazione Rosselli e l’Istituto di studi storici Salvemini di Torino,
da molti anni operanti nelle realtà cittadina e piemontese. La ricerca
ha rilevato il grado di ostilità nei confronti degli ebrei e dei
musulmani nella nostra società. Gli strumenti sociologici utilizzati
sono stati messi a punto sulla base di una lunga tradizione di ricerca
empirica sul pregiudizio. In ragione di ciò non è stato realizzato il
tipico sondaggio d’opinione, il quale registra la frequenza di opinioni
contrarie o favorevoli nei confronti di un determinato gruppo o
minoranza. Tali opinioni sono state invece incrociate con un sistema di
credenze sociali più ampio – costituito da punti di vista autoritari,
etnocentrici e anomici – proprio per capire le strutture profonde
generatrici di pregiudizio. Ciò ha permesso di gettare uno sguardo
sulla diffusione del pregiudizio in Italia, fenomeno che viene spesso
sottostimato se non apertamente negato. Fatto, quest’ultimo, che pone
un duplice problema: da un lato tale negazione si configura come una
sorta di autoassoluzione collettiva, attribuendo i comportamenti
razzisti all’attività di minoranze ideologiche o a situazioni
eccezionali (e come tali non troppo preoccupanti); dall’altro, tale
negazione costituisce una vera e propria strategia attraverso la quale
non si riconoscono i concreti effetti razzizzanti di politiche,
discorsi, affermazioni che sono invece oramai parte del discorso
pubblico, delegittimando inoltre tutte le iniziative che cercano di
contrastarne i deleteri effetti. L’auspicio del Comitato è che la
riflessione, avviatasi con la presentazione pubblica dei risultati
della ricerca, di cui si è avuta una appassionata eco con la
discussione avvenuta alla presenza del Presidente della Camera dei
Deputati lunedì 16 maggio, possa proseguire poiché la democrazia stessa
si alementa di conoscenza, dibattito e consapevolezza, come ha
osservato lo stesso Presidente Fini.
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Il dibattito pubblico
sull'Islam
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Non appena sono giunti i
primi dati elettorali, molti esponenti della politica milanese si sono
abbandonati allo slogan «Con la sinistra Milano si riempirà di
minareti». La minaccia dell’invasione islamica e della città tappezzata
di moschee è stata tra le più rozze e gettonate in campagna elettorale.
Ma si è rivelata non così potente. Nella ricerca del comitato
«Passatopresente» presentata alla Camera dei Deputati è uno dei dati
più clamorosi: la maggioranza degli intervistati è favorevole alla
costruzione delle moschee.
Ma per quale motivo gli ebrei italiani dovrebbero interessarsi alle
moschee? Direi essenzialmente per tre ragioni: 1) I musulmani italiani,
quelli che vogliono pregare, lo fanno sia se la moschea c’è sia in caso
contrario. Riunirsi nei garage non è solo poco igienico, ma anche assai
meno rassicurante sul piano della sicurezza (cosa predicano gli imam?).
Solo la struttura, fisica e giuridica, della moschea consente alla
comunità islamica di discutere e negoziare con le istituzioni e con
tutta la società. 2) Il rapporto tra ebrei e musulmani, oggi ben più
numerosi, non può essere semplice. Molte questioni, a cominciare dalla
politica internazionale, ci divideranno. Ma siccome è altamente
auspicabile che le relazioni non si traducano in scontro, è altrettanto
auspicabile che le due comunità sappiano ingerirsi reciprocamente non
solo nel male ma anche nel bene. Se ebrei e musulmani (e altre
minoranze) sapranno combattere alcune battaglie comuni sarà possibile
confrontarsi lealmente, e anche animatamente, sui motivi di dissenso.
3) Come cittadini e come minoranza dobbiamo vigilare sullo stato dei
diritti nel nostro paese. La qualità del dibattito pubblico sul tema
dell’Islam (e sulle moschee) è semplicemente vergognosa. La politica
cavalca una fobia pericolosa e incivile. Gli strumenti proposti - per
esempio il referendum - sono assolutamente inadeguati: come si può
sottoporre il diritto alla libertà religiosa di una minoranza alla
valutazione di una maggioranza, per giunta strumentalmente
sobillata?
Tobia
Zevi, Associazione Hans Jonas
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notizie
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rassegna
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Calcio
- La rivincita del Maccabi Haifa,
vincitrice del campionato israeliano
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la rassegna |
Il Maccabi Haifa FC, imponendosi contro l'Hapoel Kyrat Shmona FC per 2
a 0, vince, con una giornata di anticipo, il campionato di
calcio
israeliano. E' una grandissima rivincita per la squadra che lo scorso
anno si
era fatta sfuggire il titolo all'ultima giornata di campionato. Il
patron Jaacov Schahar, all'ottavo titolo con il club, ha detto:
"Durante la preparazione estiva in Bulgaria ho parlato ai giocatri e
capito che ancora soffrivano per aver perso il titolo all'ultima
giornata. Ho chiesto loro di rialzare la testa e lavorare per poterlo
rivincere. Sono molto contento che ce l'abbiano fatta e ora possono
camminare a testa alta". Ma il tecnico Elisha Levi avverte: "Il lavoro
non è finito. Siamo in corsa per la doppietta e dobbiamo ancora
affrontare l'Hapoel Tel-Aviv in finale di Coppa di Stato".
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Due i temi principali della
rassegna stampa di oggi. Innanzitutto vi è il secondo giorno della
visita del presidente Napolitano in Israele (Voce
Repubblicana, redazione del Foglio),
con la visita a Ramallah e la promessa di elevare il rango diplomatico
della rappresentanza palestinese in Italia (Breda sul Corriere,
Cuomo su Giornale).
Poi si continua a parlare delle conseguenze dei tentativi di invasione
di massa dei confini israeliani organizzati l'altro ieri dal governo
siriano, dagli Hezbollah, da Hamas e in parte anche dall'Autorità
palestinese. Per Ferrari su Avvenire,
Ben Aluf su Liberal
e per Rousselin sul Figaro,
questo è il segno che le rivolte arabe si estendono anche a Israele.
Per la redazione del Foglio,
"l'unica rivolta siriana che è permessa è ai confini di Israele"...
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Ugo Volli
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