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17 aprile 2011 - 13 Iyar 5771
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Roberto Della Rocca
Roberto
Della Rocca,
rabbino

Stasera e domani è Pesach Shenì, una sorta di Pesach di “riserva” per coloro che non hanno potuto fare il sacrificio pasquale a suo tempo o perché in stato di impurità o perché impossibilitate a raggiungere il Santuario. In questo giorno non si recita il Tachanùn (preghiera di supplica), qualcuno usa mangiare matzòt o dolci di Pesach per richiamare alla memoria l’atmosfera della festa passata. Qual’ è il senso di tutto ciò ? Perché prevedere, dopo un mese, un “recupero” per Pesach, cosa impensabile per qualsiasi altro adempimento? Pesach è il momento, più di ogni altro, in cui ci si riconosce come popolo e nel quale ognuno si riappropria dell’identità ebraica. E soprattutto per quegli ebrei che si sono “…resi impuri, o che si trovano - bederekh rechokà -  in un percorso lontano…..” (Numeri; 9, 10), deve essere sempre concessa un’altra chance.
Dario
 Calimani,
 anglista


Dario Calimani
Nella Corea del Sud si studia il Talmud a scuola e tutti ne hanno una copia in casa tradotta in coreano, perché lì sono convinti che la genialità degli ebrei è dovuta allo studio della Ghemarà. Ma è vero che tutti gli ebrei studiano il Talmud? Ed è vero che tutti gli ebrei sono geniali? Sulla base di due assiomi errati si costruisce l’antisemitismo. Un amico intellettuale era solito dirmi: “Gli ebrei vengono ammirati (e accettati) per la loro intelligenza. E se invece fossero tutti stupidi, sarebbe allora una buona ragione per eliminarli?” L’ammirazione incondizionata è sempre sospetta. 

davar
Napolitano conclude con gli Italkim la sua storica visita
"Sentimenti di amicizia e di solidarietà" a Gerusalemme
Napolitano al Tempio italiano"Ritorno dopo qualche anno in questo luogo di indimenticabile significato simbolico e impatto emotivo e rinnovo sentimenti di amicizia e solidarietà". Lascia queste parole sull'albo della comunità degli Italkim che lo ha accolto fratenernamente a Gerusalemme. Lascia Israele circondato da sentimenti vivi di amicizia, di affetto e di solidarietà. Ma il l'agenda della storica, intensa visita del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non è ricca solo di affermazioni di principio e momenti ufficiali. L'incontro con la comunità degli italiani in Israele, avvenuto ieri sotto le volte della casa italiana di Gerusalemme ha infatti aperto nuovi orizzonti di collaborazione e di intesa.
Al tempio italiano che simboleggia la nostra presenza nazionale nella capitale ebraica il Presidente ha visitato in anteprima la mostra Da Garibaldi a Herzl aperta da oggi al pubblico e realizzata in collaborazione con molti enti fra cui gli archivi e il museo della Comunità ebraica di Roma. Alla scoperta di testimonianze emozionanti e talvolta poco conosciute che dimostrano il ruolo da protagonisti degli ebrei italiani nel processo di unità nazionale italiana Il Capo dello Stato ha salutato i suoi ospiti definendo quella italiana di Gerusalemme una "comunità specialissima" in ragione dei "valori storici e religiosi" da essa incarnati. Ad accogliere Napolitano erano presenti tutti i leader della comunità degli italkim (il discorso di benvenuto è stato pronunciato dal professor Sergio Della Pergola) assieme al Presidente degli ebrei italiani Renzo Gattegna.
Napolitano al Tempio italiano“Gli italiani di questa generazione – ha commentato il Presidente Ucei sintetizzando il significato della missione - grazie alla struttura istituzionale democratica garantita dalla Costituzione hanno vissuto 63 anni di libertà e di rispetto dei diritti fondamentali. Gli ebrei italiani, appartenenti a una minoranza che ha contribuito alla formazione della civiltà e della cultura del nostro Paese e dell'Europa, ma ha anche dovuto attraversare i millenni vedendosi spesso negare dalle stesse società e dai governanti la pari dignità e il reciproco rispetto, forse sono oggi in una posizione privilegiata per apprezzare più di altri l'enorme progresso e il passo decisivo verso la libertà, l'eguaglianza e la fratellanza iniziato nel 1948". “Infatti – ha aggiunto Gattegna - per gli ebrei e per altre minoranze, la cosiddetta emancipazione, nel secolo che è trascorso dall'emanazione dello Statuto Albertino del 1848 e l'entrata in vigore della Costituzione repubblicana del 1948, esattamente 100 anni, non possono dimenticare che in questo periodo sono compresi anche gli anni dal 1922 al 1945 durante i quali l'Italia fu degradata dal fascismo a dittatura e gli ebrei da cittadini che avevano combattuto nelle guerre risorgimentali e nella Prima guerra mondiale vennero ridotti a esseri inferiori, braccati e deportati dalle loro case e avviati verso lo sterminio. “Non si può che essere felici – ha concluso il Presidnete dell'Unione - dei riconoscimenti che in Israele sono stati attribuiti al Presidente della Repubblica Napolitano e ritenere che l'impegno, la determinazione e l'equilibrio con i quali in ogni occasione si erge a supremo difensore dei valori costituzionali, siano alla base del vastissimo consenso e della stima che tutti gli italiani dimostrano nei confronti del Quirinale e dell'altissima carica ricoperta con tanto onore".
Giunto in Israele sabato notte Napolitano, ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti, come il Dan David Prize e anche visitato anche i Territori palestinesi.Proprio riguardo alla notizia portata dal Presidente della Repubblica sulla possibile apertura di una ambasciata palestinese a Roma, la vicepresidente della Commissione Esteri della Camera Fiamma Nirenstein ha emesso una nota in cui afferma che "L`unificazione tra Fatah e Hamas, organizzazione terroristica e antisemita con lo scopo di distruggere Israele, come sancito del resto nella sua carta costitutiva, rende problematica l`istituzione di un`ambasciata palestinese in Italia”. "Lo dico nell`apprezzamento del viaggio in Israele del presidente Napolitano, che ha di nuovo ribadito i sentimenti di profonda amicizia fra il popolo italiano e quello israeliano e dopo la dichiarazione del primo ministro Berlusconi dei giorni scorsi, in cui ha sottolineato come l`Italia sia contro la dichiarazione unilaterale e a favore della trattativa per realizzare il processo di pace e la speranza di due stati per due popoli". In una dichiarazione riportata dalle agenzie di stampa il Presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici si è dal canto suo appellato al presidente della Repubblica. "Napolitano è un amico di Israele – ha detto - e mi auguro che si opponga all'autoproclamazione dello Stato palestinese. I drammatici episodi della Nakba, con il tentato ingresso in Israele di palestinesi da Gaza, Siria e Libano, ripropongono in maniera drammatica il problema della ostilità che circonda il popolo israeliano".


Un secolo e mezzo di scambi e di esperienze
Dall'Italia e da Israele: storia, realtà sociale e valori comuni


Napolitano al Tempio italianoChi sono gli Italkim, gli italiani che hanno scelto di vivere in Israele? Come interpretare il loro itinerario, le loro vicende storiche? Quale ruolo possono assumere nell'ambito della società italiana, di quella europea e sulla scena mediorientale?
Sul monte Scopus, all'Università Ebraica di Gerusalemme si conclude stamane la seconda giornata del pretigioso convegno dedicato a Italia-Israele: gli ultimi 150 anni. Un caleidoscopio di storia, cultura, analisi sociale e politica sotto l'alto patronato del Quirinale voluto dall'ambasciata d'Italia in Israele e coordinato da Simonetta Della Seta che ha offerto innumerevoli spunti di riflessione e di conoscenza.
Fra gli interventi di oggi quelli di due italkim di Israele di grande prestigio, i professori Sergio Della Pergola e Vittorio Dan Segre.
Della Pergola ha tracciato un quadro statistico e sociologico della comunità degli italiani che consente di comprendere, nell'ambito di numeri piccoli ma significativi, quanto sia stata e continui ad essere importante nel quadro della società israeliana.
I cittadini italiani che vivono in Israele sono circa 14 mila. Un microfenomeno, ma di grande significato, che ha lasciato il segno sulla storia e continua a lasciarlo sull'attualità.
L'analisi dei flussi dell'Aliya, della salita verso Israele, consente di leggere i grandi fenomeni condizionati dai drammatici avvenimenti del secolo scorso, dalle persecuzioni, dalla costruzione dello stato democratico ebraico in Palestina, dell'entrata di Israele con i conflitti del 1967 (il grande spartiacque della Guerra dei Sei giorni) e del 1982 (prima guerra del
Napolitano al Tempio italianoLibano), degli Anni di piombo, della tensione e del risorgere di un antisemitismo mimetizzato sotto le ambiguità della critica al progetto sionista, della fine della Prima repubblica italiana.
“Una comunità - ha concluso il demografo - che ha dato molto al paese chiedendo pochissimo in cambio. E anche una comunità che come hanno dimostrato alcuni dati presentati in anteprima, ha spostato in larga maggioranza bruscamente il proprio asse politico dal fronte progressista a quello conservatore”.
Vittorio Dan Segre, in un intervento di altissimo richiamo ai valori che l'insigne studioso e diplomatico ha affidato per la pubblicazione al numero di giugno del giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche, è tornato alla lezione mazziniana che insegnò la prevalenza doveri sui diritti e al credo dei primi sionisti.
Gli ebrei italiani che al momento dell'unità nazionale rappresentavano l'uno per mille della popolazione, furono il 115 per mille nelle guerre di Indipendenza e il 139 per mille nell'esercito nazionale che prendeva forma”.
“Il costo culturale e sociale della costruzione nazionale e dell'entrata nella modernità fu enorme e lacerante. Ma gli ebrei italiani lo affrontarono restando sempre, nel bene e nel male in prima fila. Comprendere i tradimenti dell'Italia, superare l'esclusione e le persecuzioni comportò un prezzo altissimo. E gli ebrei italiani furono numerosi alla Marcia su Roma, come furono numerosissimi nella partecipazione alla lotta partigiana .
“I numeri - ha concluso Segre - contano poco nelle riscosse spirituali. Non so se i maestri di oggi potranno far rifiorire quel gentil stil nuovo che caratterizzò le vicende degli ebrei italiani – ma sono certo che il contributo degli Italkim possa essere ancora significativo per sviluppare quel coraggio civile che i Italia e in Israele deve essere risvegliato, quell'amore del libero dibattito, l'impegno inderogabile contro il falso, l'immorale e l'ingiusto”. 
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Qui Torino - Il Salone del Libro chiude in bellezza
logoL’edizione 2011 del Salone Internazionale del Libro di Torino conclusosi ieri chiude con una grande affermazione numerica che avvicina – per alcune ore si era pensato che potesse persino batterlo - il primato assoluto al botteghino riscontrato nel 2010. »
 
Con Napolitano e i fratelli Coen la notte dei Dan David
PremiazioneMarcus Feldman, i fratelli Cohen, Cynthia Kanyon e Gary Ruvkun sono i vincitori per il 2011 del premio Dan David, riconoscimento che prende il nome dal filantropo di origine rumena che deve la sua fortuna a un prestito d'onore...»




Qui Roma - Antisemitismo e islamofobia
pilpul
Il dibattito pubblico sull'Islam
Tobia ZeviNon appena sono giunti i primi dati elettorali, molti esponenti della politica milanese si sono abbandonati allo slogan «Con la sinistra Milano si riempirà di minareti». La minaccia dell’invasione islamica e della città tappezzata di moschee è stata tra le più rozze e gettonate in campagna elettorale. Ma si è rivelata non così potente. Nella ricerca del comitato «Passatopresente» presentata alla Camera dei Deputati è uno dei dati più clamorosi: la maggioranza degli intervistati è favorevole alla costruzione delle moschee.
Ma per quale motivo gli ebrei italiani dovrebbero interessarsi alle moschee? Direi essenzialmente per tre ragioni: 1) I musulmani italiani, quelli che vogliono pregare, lo fanno sia se la moschea c’è sia in caso contrario. Riunirsi nei garage non è solo poco igienico, ma anche assai meno rassicurante sul piano della sicurezza (cosa predicano gli imam?). Solo la struttura, fisica e giuridica, della moschea consente alla comunità islamica di discutere e negoziare con le istituzioni e con tutta la società. 2) Il rapporto tra ebrei e musulmani, oggi ben più numerosi, non può essere semplice. Molte questioni, a cominciare dalla politica internazionale, ci divideranno. Ma siccome è altamente auspicabile che le relazioni non si traducano in scontro, è altrettanto auspicabile che le due comunità sappiano ingerirsi reciprocamente non solo nel male ma anche nel bene. Se ebrei e musulmani (e altre minoranze) sapranno combattere alcune battaglie comuni sarà possibile confrontarsi lealmente, e anche animatamente, sui motivi di dissenso. 3) Come cittadini e come minoranza dobbiamo vigilare sullo stato dei diritti nel nostro paese. La qualità del dibattito pubblico sul tema dell’Islam (e sulle moschee) è semplicemente vergognosa. La politica cavalca una fobia pericolosa e incivile. Gli strumenti proposti - per esempio il referendum - sono assolutamente inadeguati: come si può sottoporre il diritto alla libertà religiosa di una minoranza alla valutazione di una maggioranza, per giunta strumentalmente sobillata? 

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas 


notizie flash   rassegna stampa
Calcio - La rivincita del Maccabi Haifa,
vincitrice del campionato israeliano
  Leggi la rassegna

Il Maccabi Haifa FC, imponendosi contro l'Hapoel Kyrat Shmona FC per 2 a 0, vince, con una giornata di anticipo, il campionato di calcio israeliano. E' una grandissima rivincita per la squadra che lo scorso anno si era fatta sfuggire il titolo all'ultima giornata di campionato. Ma il tecnico Elisha Levi avverte: "Il lavoro non è finito. Siamo in corsa per la doppietta e dobbiamo ancora affrontare l'Hapoel Tel-Aviv in finale di Coppa di Stato".
 

Due i temi principali della rassegna stampa di oggi. Innanzitutto vi è il secondo giorno della visita del presidente Napolitano in Israele (Voce Repubblicana, redazione del Foglio), con la visita a Ramallah e la promessa di elevare il rango diplomatico della rappresentanza palestinese in Italia (Breda sul Corriere, Cuomo su Giornale)...»

Ugo Volli











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