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  20 maggio 2011 - 16 Iyar 5771
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l'Unione informa
ucei 
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alef/tav
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Alfonso Arbib Alfonso
Arbib,
rabbino capo
di Milano


La parashà di Bechukkotài comincia con questa frase: Se procederete nei miei precetti. Il midrash interpreta questa particolare espressione in questo modo: se sarete portati spontaneamente a seguire la strada della Torà. Sembra che i Chakhamìm ci invitino a non operare scelte, a seguire quasi istintivamente la Torà. È giusto, è positivo? Non è in contraddizione con l'idea fondamentale di libero arbitrio? In realtà non è così. Noi comunque saremo chiamati a operare delle scelte e a esercitare la nostra libertà di scelta. Non è però possibile che tutto sia oggetto di scelte quotidiane. Non possiamo decidere ogni giorno se è il caso di rapinare una banca, allo stesso modo non possiamo decidere ogni giorno se mettere i tefillìn. A un certo punto tutto ciò dovrebbe diventare naturale, dovrebbe cioè diventare un elemento quotidiano della nostra vita.
Sonia
Brunetti Luzzati,
  pedagogista



sonia brunetti luzzati
“Con la LIM (lavagna interattiva) gli occhi dei miei allievi non saranno più sul libro ma su un video”, è la provocatoria affermazione di Paola Mastrocola durante la presentazione del suo libro sulla situazione della scuola italiana al Salone di Torino. Che cosa succederà  al nostro rapporto con la parola scritta? La perderemo? Se sia più opportuno  studiare un testo su  video o su carta è questione altra sulla quale possiamo disquisire,  mentre resta prioritaria l’esigenza di sviluppare la capacità di analizzarlo, capirlo e interpretarlo. Sfida  che riguarda nello specifico anche le nostre scuole: l’educazione ebraica  non esiste senza testo e noi non siamo autoimmuni dai mali o dai problemi presenti nella scuola italiana.
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davar
Qui Roma - Stefano Gay Tachè, emozioni e memoria
stefano gay tachèHanno un’età che Stefano non ha potuto raggiungere. Sono i ragazzi di 13 scuole e 40 classi romane. Un esercito colorato di cappellini (molte anche le kippot) accorso numeroso questa mattina in piazza del Campidoglio per la cerimonia finale della nona edizione del Premio Stefano Gay Tachè, concorso per l’infanzia dedicato all’accoglienza e intitolato alla giovanissima vittima dell’attentato alla sinagoga di Roma del 9 ottobre 1982. Evento luttuoso per Roma e per i suoi ebrei che l’anno prossimo, in occasione del trentennale, Comune e Comunità ebraica ricorderanno assieme in una assemblea congiunta. Ad accogliere i bambini in Campidoglio oltre al sindaco Gianni Alemanno, l’assessore comunale Gianluigi De Palo, il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici e il presidente dell’associazione Ebraismo e dintorni Raffaele Pace. Presenti tra il pubblico i genitori di Stefano Gay Tachè e suo fratello Gadi. Una festa di colori e voci quella odierna, scandita per tutti i bambini da targhe e foto ricordo sul palco. Emozioni e applausi fortissimi quando gli alunni della scuola primaria paritaria ebraica Vittorio Polacco hanno intonato Eli Eli e Shir Hamalot. Nel suo intervento il presidente Pacifici ha annunciato il progetto di spostare la sede legale della Comunità ebraica in largo Stefano Gay Tache ed esortato i bambini a farsi promotori di iniziative che portino all’intitolazione di una scuola romana al piccolo Stefano. Pacifici ha poi annunciato il prossimo inserimento di Gay Tachè, da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nella lista dei nomi solennemente commemorati ogni 9 maggio in occasione del giorno della Memoria delle vittime del terrorismo: “Il 9 ottobre del 1982 è una data che deve entrare nella memoria collettiva italiana”. Un pensiero congiunto da parte di Alemanno, Pacifici e Pace è andato infine a Gilad Shalit, soldato israeliano da quasi cinque anni nelle mani di Hamas. “Purtroppo Stefano non siamo riusciti a salvarlo, ma con Gilad ce la faremo” ha promesso il primo cittadino della Capitale.

Adam Smulevich
   
Qui Torino - A scuola di animazione
torinoGrandi risate, entusiasmo stupore… queste le prime reazioni dei ragazzi che hanno avuto la possibilità di sperimentare la magia dell’animazione
digitale, guidati da Paul Topolos e Sandra Karpman che sono a Torino, dopo che nei giorni scorsi hanno tenuto lezioni e workshop nelle scuole delle Comunità ebraiche di Roma e Milano. Il progetto è stato realizzato grazie alla docente Sonia Brunetti e all’instancabile e appassionato lavoro della professoressa Maria Elena Gutierrez, fondatrice e direttrice di VIEWConference, la più importante manifestazione italiana sulla grafica digitale e in collaborazione con il giornale ebraico per bambini DafDaf, edito dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Paul Topolos lavora alla Pixar dal 2002 ed è un vero artista del matte painting, e non solo: fra le altre cose si occupa anche di concept painting, storyboard e model painting ed ha affascinato i bambini e ragazzi prima mostrando come lavora, con esempi da Gli Incredibili,
Cars, Ratatouille, Wall-E e Cars 2 e poi guidandoli nell’uso delle tavolette grafiche prestate dalla Wacom. Sandra Karpman invece è stata la direttrice tecnica del cortometraggio Pixar Day 6 Night, tema centrale di tutto il progetto. Ha esperienza praticamente in ogni ambito dell’animazione, da direttrice degli effetti visivi a sviluppatore della pipeline per la stereo pipeline della Pixar, tutti concetti che ha spiegato con grande efficacia anche ai più piccoli a cui ha anche mostrato - e fatto sperimentare direttamente - come avere delle limitazioni obblighi ad essere più creativi. Alla visione di tre cortometraggi, For the Birds, Lifted e del capolavoro Day & Night sono seguite per tutti spiegazioni, discussioni e infine le tanto attese esercitazioni pratiche, un'occasione unica che ha permesso ai ragazzi, di vivere in prima persona l'incanto delle creazioni del più grande studio d'animazione al mondo e d'incontrarne i guru in attesa di View Conference e ViewFest 2011, in programma dal 21 al 28 ottobre al Centro Congressi Torino Incontra e al cinema Massimo.


Per Pixar l’animazione serve a capire le differenze

davar1Un giorno si sveglia. Il sole splende e la campagna ride. Per Day è una meravigliosa giornata. Ma poi l’incontro inaspettato con Night rischia di rovinargliela. Prende così le mosse Day and Night straordinario cortometraggio targato Pixar che in pochi minuti racchiude tutta la difficoltà, ma anche la meraviglia, dell’incontro con qualcuno di diverso da sé. “Penso che la parola chiave per parlare del significato di questo cartone animato sia ‘prospettiva’ - spiega Sandy Karpam, direttore tecnico di Day and Night, in Pixar dal 2002 - Ciascuno dei due personaggi guarda il mondo secondo la propria prospettiva. All’inizio Night e Day rimangono chiusi in se stessi. poi cominciano a considerarsi, infine scoprono non solo di avere molto più in comune di quanto pensassero, ma anche quanto è bello il mondo sperimentando la prospettiva dell’altro. E penso che in pochi minuti, senza bisogno di parole, si racconti qualcosa che troppe persone non accettano di vedere”. Un messaggio forte insomma, soprattutto in un’America in cui le passioni politiche sono sempre più radicalizzate, al punto da far sembrare ancora più dirompente l’idea di veicolare in un cartone animato un messaggio così netto, nonostante la Pixar sia una società da sempre schierata in area liberal. E per Day & Night, trasmesso in tutte le sale cinematografiche del mondo come preludio a Toy Story 3, è arrivata anche la nomination all’Oscar come miglior corto d’animazione. Il cartone animato diventa ormai una forma di espressione fondamentale per arrivare al pubblico dei giovanissimi e spesso anche agli adulti. “Un mezzo come il cartone animato, dove l’immagine è protagonista, permette di trattare temi profondi come l’identità, il rapporto con gli altri e la diversità, in modo chiaro e diretto - sottolinea Maria Elena Gutierrez, docente di Cinema alla State University of New York e direttrice del VIEW Fest di Torino - Il cartone dà la possibilità di mostrare il riflesso dell’altro attraverso il nostro sguardo. Ed essendo proprio il nostro sguardo a darci l’immagine dell’altro, e lo sguardo dell’altro a trasmetterci un’immagine diversa del mondo, cosa può esserci di meglio di un disegno animato per esprimere intuitivamente questi ideali senza bisogno di parole?”. Identità, diversità, percezione di se stessi sono in effetti temi che nei cartoni animati che la Pixar ha prodotto negli anni sono sempre stati centrali, anche se, ci tiene a specificare Sandy Karpman “non vogliamo apparire come schierati a favore o contro nessuno. Quello che ci sforziamo di fare è semplicemente raccontare passioni e valori umani”. E così i due personaggi entrano in contatto. Il primo confronto fra i due è serrato: ciascuno vuole dimostrare di essere migliore dell’altro. Ma per vincere la sfida, entrambi sono stimolati a mostrare la parte migliore di sé. In questo modo però la gara diventa inutile, Day e Night scoprono che tra loro esiste una continuità e così tornano a porsi su un piano di parità reciproca. Quello del cinema d’animazione è un mondo in continua evoluzione. Anche se non sostituirà mai la lettura di un libro, il cartone animato può farsi veicolo di messaggi importanti. Messaggi racchiusi in storie che, per essere raccontate, possono avvalersi di tecnologie straordinarie, che hanno ormai varcato un’importante frontiera: l’animazione 3D. Che però non è automatico sinonimo di un prodotto di qualità, come spiega Paul Topolos, che ha lavorato a Toy Story 3. “Il lavoro artistico alla base di un cartone animato deve essere in grado di suscitare le emozioni della vicenda raccontata. Colori e forme sono ciò che un artista usa per rappresentare una storia senza utilizzare le parole. La tecnologia tridimensionale è soltanto uno strumento. Oggi il 3D ha un successo maggiore del 2D, ma non significa che sia una forma espressiva superiore. È come paragonare colori a olio e acquerelli”. Per mettere d’accordo tutti Day & Night utilizza un mix di tecnologia 2D e 3D, che colpisce particolarmente il pubblico “Dall’esperienza che ho avuto durante i workshop e le proiezioni del VIEWFest 2010 - ricorda la professoressa Gutierrez - ho potuto constatare che bambini e adulti rimanevano sempre stupiti e molto divertiti dalla poesia della continua danza di Giorno e Notte”. Una poesia che è nata nella testa del regista Teddy Newton proprio in Italia. Durante un viaggio a Firenze infatti, Newton rimase affascinato dagli stupendi scorci che riusciva a intravedere attraverso le serrature dei portoni degli antichi palazzi fiorentini. Da quei panorami a forma di toppa sono nati i due protagonisti del cortometraggio. Una storia che gli alunni delle scuole ebraiche italiane hanno approfondito, grazie all’iniziativa del Dipartimento educazione e cultura dell’UCEI portata avanti dalla morah di Torino Sonia Brunetti. Sandy Karpman, Paul Topolos e Maria Elena Gutierrez con incontri che si sono svolti a Torino, Milano e Roma. Un’occasione per capire meglio il lavoro, ma soprattutto lo spirito, che le avventure di Giorno e Notte racchiudono.

Rossella Tercatin, Pagine Ebraiche, aprile 2011
   
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pilpul
Il furto
Anna SegreL’antisemitismo non fa piacere agli ebrei. Forse è un’affermazione meno scontata di quanto sembri. Certo, nessuno pensa che ci sia chi prova gusto ad essere discriminato, perseguitato o subire atti di violenza; ma quando si tratta semplicemente di frasi infelici, battute sgradevoli, esternazioni sopra le righe di qualche politico, attore o regista, forse qualcuno pensa che in fondo gli ebrei non hanno subito nessun danno materiale e che, anzi, dal ruolo di vittima si ricava un vantaggio di immagine.In realtà non è così. La frase sgradevole è come un veleno che si propaga e intossica tutto ciò che ha intorno. Il personaggio che prima ammiravamo si rivela nemico, e di colpo una luce sgradevole cala su libri, canzoni o film che abbiamo adorato; non riusciamo più a sentirli “nostri” come prima, e contemporaneamente ci sentiamo defraudati per questa perdita. Intorno a noi colleghi e amici continuano con l’ammirazione di sempre, e in fondo li invidiamo perché ci piacerebbe continuare a leggere quei libri o guardare quei film con gli occhi di prima. Così ci sentiamo in qualche modo discriminati, diversi dagli altri, e non per nostra scelta. Chissà se Lars Von Trier si è reso conto di avermi rubato Dogville?

Anna Segre, insegnante

Gadi Polacco: "La Laicità non ha confini"
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notizieflash   rassegna stampa
Qui Roma - Un successo la giornata
di studio su Zakhor

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davar1 È iniziata con il ricordo intenso del figlio Ariel la giornata di studio svoltasi ieri pomeriggio al Centro Bibliografico UCEI in onore dello studioso newyorkese Yosef  Haim Yerushalmi e del suo Zakhor, fondamentale opera dedicata alla storiografia ebraica nuovamente in libreria grazie alla casa editrice Giuntina che ha integrato il testo originale dell’autore con una riflessione di Harold Bloom. “Mio padre aveva un rapporto speciale con l’Italia. Amava molto questo paese” ha detto Ariel Yerushalmi. Al convegno, introdotto dai saluti del Segretario generale dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Gloria Arbib e partecipato da un pubblico ampio che ha gremito la sala in ogni ordine di posto, sono intervenuti gli studiosi David Bidussa, Manuela Consonni, Daniel Fabre, Anna Foa e Marcello Massenzio. Voci autorevoli che a distanza di un trentennio circa dalla sua uscita hanno “riletto” Zakhor da molteplici e affascinanti punti di vista.

 
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